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Giurisprudenza Civile

Insolvenza società in liquidazione: la Cassazione

Una società immobiliare in liquidazione ha impugnato la dichiarazione di fallimento, sostenendo che per le società in tale stato l’insolvenza vada valutata diversamente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che non esiste una distinzione nel concetto di insolvenza. Anche per una società in liquidazione, lo stato di insolvenza sussiste quando il patrimonio attivo non è sufficiente a soddisfare integralmente tutti i creditori. La Corte ha inoltre ribadito che l’onere di dimostrare la capacità di far fronte ai debiti grava sulla società debitrice, la quale non era riuscita a fornire prove attendibili del valore del proprio patrimonio.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

Una società di trasporti ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello. La Cassazione, ricevuta una proposta di definizione agevolata, non ha reagito nel termine di 40 giorni. Di conseguenza, il suo ricorso è stato considerato rinunciato, portando all’estinzione del giudizio e alla condanna al pagamento delle spese legali.

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Revocazione inammissibile: errore di diritto e appelli

Un utente, in lite con una compagnia telefonica, ha percorso tutti i gradi di giudizio impugnando provvedimenti cautelari. La Cassazione, dopo aver dichiarato inammissibile il ricorso, si è pronunciata anche sulla successiva istanza di revocazione. Il caso chiarisce che la revocazione inammissibile si configura quando si contesta un presunto errore di diritto e non un errore di fatto, ribadendo i confini precisi degli strumenti di impugnazione nel processo civile.

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Prescrizione del credito: quando inizia a decorrere?

Un’ordinanza del Tribunale di Venezia chiarisce un punto cruciale sulla prescrizione del credito. Un creditore si è visto rigettare una richiesta di ammissione al passivo fallimentare per oltre 1,6 milioni di euro perché il suo diritto era prescritto. Il creditore sosteneva che il termine decennale dovesse decorrere da un momento successivo, legato all’insorgere di un suo specifico interesse in un’altra causa. Il Tribunale ha respinto questa tesi, ribadendo che la prescrizione inizia a decorrere da quando il diritto può essere legalmente esercitato, non da quando il titolare lo ritenga opportuno o conveniente. L’inazione dovuta a scelte strategiche personali non sposta l’inizio del termine.

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Ferie forzate: quando il datore può imporle?

Un lavoratore con un notevole accumulo di ferie non godute viene posto in ferie forzate per un intero anno dal datore di lavoro. Il lavoratore si oppone con un ricorso d’urgenza chiedendo la sospensione del provvedimento. Il Tribunale del Lavoro rigetta la richiesta cautelare, stabilendo che il potenziale danno è di natura prettamente economica e risarcibile, mancando quindi il presupposto del ‘periculum in mora’ (pericolo di un danno irreparabile nel ritardo).

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Congedo dottorato: diritto allo studio vince

Un’ordinanza del Tribunale del Lavoro ha stabilito che il diritto di un dipendente pubblico al congedo dottorato prevale sulle esigenze organizzative dell’amministrazione, a meno che queste non siano di eccezionale gravità. Il giudice ha accolto la richiesta di una lavoratrice, a cui era stato negato il permesso per frequentare un dottorato di ricerca, ritenendo che le difficoltà gestionali addotte dall’ente non fossero sufficienti a comprimere il diritto allo studio legalmente riconosciuto.

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Competenza sezioni impresa: esclusa per i consorzi

Il Tribunale di Venezia ha dichiarato inammissibile una denuncia per gravi irregolarità gestionali (ex art. 2409 c.c.) promossa da un socio contro un consorzio. La decisione si fonda sulla carenza di giurisdizione, poiché la competenza delle sezioni impresa è tassativamente limitata alle società di capitali e cooperative, escludendo i consorzi, anche se costituiti in forma societaria. Il Tribunale ha sottolineato la diversa finalità dei consorzi (supporto all’attività dei consorziati) rispetto alle società (scopo di lucro), confermando una rigida interpretazione delle norme sulla competenza specializzata.

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Nomina amministratore supercondominio: la decisione

Un proprietario ha richiesto la nomina giudiziale di un amministratore per le parti comuni di un supercondominio (impianto fognario, pompe e accessi ai garage) che ne era sprovvisto. Diversi altri condomini hanno sostenuto la richiesta. Il Tribunale di Venezia, constatata l’effettiva esistenza di un supercondominio e la necessità di una gestione, ha accolto il ricorso e proceduto alla nomina di un amministratore, fornendo precise indicazioni per la corretta gestione futura.

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Espromissione e risanamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso riguardante la validità di un contratto di espromissione stipulato da due soci per garantire il debito residuo della loro società verso una banca. L’accordo era collegato all’adesione della banca a un piano di risanamento, che implicava una rinuncia parziale al credito. I soci avevano sostenuto la nullità dell’espromissione per mancanza di causa. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Ha stabilito che l’accordo era valido, interpretandolo come un’espromissione liberatoria finalizzata a garantire l’integrale soddisfacimento del creditore. I motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili per genericità e per la pretesa di un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.

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Irrisorietà pretesa: la Cassazione fissa i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21313/2025, ha stabilito che l’irrisorietà della pretesa, che esclude il diritto all’indennizzo per l’eccessiva durata di un processo, non può essere valutata solo in rapporto alla ricchezza del creditore. Un credito di oltre 82.000 euro non può essere considerato insignificante, anche se il titolare è una società con elevati profitti. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva negato l’indennizzo, riaffermando che la valutazione deve basarsi primariamente su un criterio oggettivo legato al valore assoluto della causa.

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Indebito previdenziale: quando non si pagano le spese

Una pensionata si è opposta alla richiesta di restituzione di un indebito previdenziale di circa 4.700 euro, sorto per superamento dei limiti di reddito per l’integrazione al minimo. La Corte di Cassazione ha confermato che la somma era dovuta, respingendo la tesi della comunicazione poco chiara da parte dell’ente. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo alle spese legali, annullando la condanna al pagamento e stabilendo l’esonero per la pensionata, come previsto da una specifica norma processuale.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso tra un’azienda di trasporti e un suo ex dipendente. La decisione è stata presa perché la società ricorrente non ha chiesto la prosecuzione del processo entro 40 giorni dalla ricezione della proposta di definizione accelerata, come previsto dalla legge. Tale silenzio è stato interpretato come una rinuncia al ricorso, con conseguente condanna della società al pagamento delle spese legali.

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Estinzione del giudizio: la guida completa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso tra una società e un suo ex dipendente. La decisione è scaturita dalla mancata risposta della società ricorrente alla proposta di definizione del giudizio formulata dalla Corte, interpretata come una rinuncia al ricorso. Di conseguenza, la società è stata condannata al pagamento delle spese processuali.

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Estinzione ricorso Cassazione: il silenzio costa caro

Una società cooperativa ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello. La Corte di Cassazione, in base alla procedura semplificata, ha comunicato una proposta di definizione del giudizio. La società non ha dato seguito alla proposta entro il termine di 40 giorni, non chiedendo una decisione sul ricorso. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione del ricorso per Cassazione, condannando la società ricorrente al pagamento di tutte le spese legali sostenute dalla controparte.

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Concorrenza sleale: quando l'imitazione è lecita?

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso di concorrenza sleale tra due aziende produttrici di sistemi di sigillatura modulari. La Corte ha escluso l’imitazione servile quando la forma del prodotto è dettata da esigenze funzionali, respingendo le accuse di concorrenza parassitaria e appropriazione di pregi per mancanza di prove. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo al mendacio concorrenziale, censurando l’uso della dicitura “halogen free” su prodotti pubblicizzati prima dell’entrata in vigore della normativa tecnica di riferimento, poiché potenzialmente ingannevole per i consumatori. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova valutazione su questo specifico punto.

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Sospensione cautelare: quando è legittima?

Un lavoratore, indagato in un procedimento penale, veniva sottoposto a sospensione cautelare dal proprio datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della misura, specificando che la sospensione cautelare prevista dal contratto collettivo non è una sanzione disciplinare, ma un provvedimento provvisorio e autonomo. La sua validità è legata all’esito del procedimento penale e non richiede le garanzie procedurali tipiche delle sanzioni disciplinari.

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Conguagli regolatori: Cassazione attende Sezioni Unite

Una società di gestione del servizio idrico ha presentato ricorso in Cassazione dopo che i giudici di merito avevano annullato le sue richieste di pagamento per conguagli regolatori nei confronti di un utente. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione sul caso. La ragione del rinvio è l’attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite su una questione identica, al fine di garantire un’interpretazione uniforme della legge in materia di recupero dei costi del servizio idrico.

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Usucapione servitù distanze: quando è possibile?

Una proprietaria ha citato in giudizio la vicina per una costruzione realizzata a distanza non regolamentare dal confine. La vicina ha eccepito con successo l’usucapione servitù distanze, dimostrando che l’edificio esisteva da oltre vent’anni. La Corte di Cassazione ha confermato che tale diritto può essere acquisito per usucapione, chiarendo il valore probatorio delle dichiarazioni rese in sede di condono edilizio e i termini processuali per la contestazione dei fatti.

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Giurisdizione giudice ordinario: i contratti della PA

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra una società concessionaria e la Pubblica Amministrazione. Il caso riguardava la restituzione di una quota tariffaria basata su un accordo paritetico. Sebbene il contesto fosse la gestione di un servizio pubblico (smaltimento rifiuti), la Corte ha ritenuto che la natura puramente patrimoniale della pretesa, senza l’esercizio di poteri autoritativi da parte dell’ente pubblico, radicasse la competenza presso il giudice ordinario.

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Indennità di occupazione: chi paga? Cassazione chiarisce

Una società proprietaria di un terreno, occupato per la realizzazione di un’opera pubblica, ha richiesto il pagamento dell’indennità di occupazione alla società concessionaria e al Ministero. La concessionaria sosteneva di non essere più responsabile a seguito di modifiche contrattuali. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità solidale di entrambi i soggetti, stabilendo che gli accordi interni tra concedente e concessionario non possono modificare la posizione di quest’ultimo quale beneficiario dell’espropriazione nei confronti del proprietario del suolo. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile la domanda di manleva della concessionaria verso il Ministero nel giudizio specifico per la determinazione dell’indennità.

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