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Giurisprudenza Civile

Licenziamento dirigente: la Cassazione sui motivi di ricorso
Una società contesta il licenziamento di un dirigente, giudicato illegittimo in due gradi di giudizio. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, confermando il diritto del dirigente a diverse indennità. La Corte dichiara i principali motivi di ricorso inammissibili per la scorretta mescolanza di questioni di fatto e di diritto e per l'applicazione della regola della "doppia conforme", fornendo chiarimenti sul calcolo dell'indennità nel contesto del licenziamento dirigente.
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Licenziamento disciplinare: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un licenziamento disciplinare a carico di un direttore sanitario per comportamento gravemente scorretto verso un'infermiera durante un'emergenza. La Corte ha stabilito che la valutazione della 'particolare gravità' della condotta, che giustifica il licenziamento, spetta al giudice di merito e, se ben motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Nuova costruzione e distanze: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che una ristrutturazione che modifica la sagoma e l'altezza di un edificio deve essere considerata a tutti gli effetti una nuova costruzione. Di conseguenza, deve rispettare le distanze minime legali dai confini e dagli altri fabbricati. La controversia nasceva dalla modifica di un garage, il cui tetto era stato trasformato da piano a spiovente con un conseguente aumento di altezza. La Corte d'Appello aveva escluso che si trattasse di nuova costruzione, ma la Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che qualsiasi alterazione della conformazione planivolumetrica e del profilo estetico-architettonico qualifica l'opera come nuova, imponendo l'applicazione delle norme sulle distanze.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla liquidazione
Una professionista legale ha impugnato la liquidazione del proprio compenso per l'attività di difensore d'ufficio, ritenendola inadeguata. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, annullando la decisione del tribunale per 'motivazione apparente'. La Corte ha stabilito che una giustificazione meramente formale, generica e non ancorata al caso specifico viola l'obbligo costituzionale di motivare i provvedimenti, rendendoli nulli.
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Distanze legali vedute: veranda e diritto di affaccio
La Corte di Cassazione ha chiarito che la costruzione di una veranda, pur interessando parti comuni dell'edificio, non può violare il diritto di veduta in appiombo del proprietario dell'appartamento superiore. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente applicato le norme sull'uso della cosa comune (art. 1102 c.c.) invece di quelle specifiche a tutela delle distanze legali vedute (art. 907 c.c.), affermando la prevalenza della protezione del diritto di affaccio.
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Azione Revocatoria: prova della conoscenza del danno
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una moglie contro la sentenza che aveva dichiarato inefficace l'acquisto della quota immobiliare del marito-debitore. La decisione conferma che la conoscenza del pregiudizio ai creditori (scientia damni), elemento chiave dell'azione revocatoria, può essere provata tramite un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti, quali la rapidità dell'operazione, la mancata prova del pagamento e la contestuale costituzione di un fondo patrimoniale.
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Inammissibilità ricorso cassazione: requisiti e limiti
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso di un debitore contro una sentenza di revocatoria. La decisione si fonda su vizi formali del ricorso e sull'applicazione del principio della "doppia conforme", che preclude l'esame nel merito quando le sentenze di primo e secondo grado sono concordi. Il caso verteva sulla vendita della nuda proprietà di un immobile a un familiare, ritenuta lesiva delle ragioni del creditore, l'Agenzia delle Entrate Riscossione.
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Usucapione distanza illegale: quando inizia il termine?
Una proprietaria viene citata in giudizio per una costruzione realizzata a distanza inferiore a quella legale. La Corte di Cassazione, accogliendo il suo ricorso, chiarisce un principio fondamentale sull'usucapione distanza illegale: il termine ventennale per acquisire il diritto non inizia con i lavori, ma solo quando l'opera, nei suoi elementi strutturali essenziali, rende palese e inequivocabile la violazione a danno del vicino. La sentenza di merito è stata cassata per non aver verificato se la realizzazione di alcuni pilastri fosse già sufficiente a tal fine.
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Onere della prova: contratto con l’editore giuridico
Un professionista si oppone a un decreto ingiuntivo di una casa editrice per la fornitura di materiale, lamentando la mancata consegna di un omaggio e l'applicazione di prezzi errati. Le corti di merito respingono in gran parte le sue difese, sottolineando come l'onere della prova delle proprie affermazioni gravasse su di lui. La Corte di Cassazione, prima di decidere nel merito dei quattordici motivi di ricorso, emette un'ordinanza interlocutoria per risolvere una questione procedurale legata alla notifica dell'atto, disponendo l'acquisizione del fascicolo d'ufficio.
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Giurisdizione giudice ordinario su detenzione beni PA
Un'impresa subappaltatrice chiede il risarcimento per la detenzione di un ponteggio da parte di un ente pubblico dopo la risoluzione del contratto principale. La Cassazione stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario, poiché la controversia riguarda il comportamento della P.A. e non l'esercizio di poteri amministrativi in una procedura di gara.
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Legittimazione soci: agire dopo la cancellazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due ex socie di una società cancellata. La decisione si fonda sulla mancata allegazione e prova della loro qualità di "successori" della società estinta, requisito indispensabile per la legittimazione soci ad agire in giudizio. La Corte ribadisce che non è sufficiente qualificarsi come meri soci, ma è necessario esplicitare e dimostrare la successione nei rapporti giuridici dell'ente estinto.
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Contributo di solidarietà: illegittimo sulle pensioni
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale privato contro un suo iscritto, confermando l'illegittimità del contributo di solidarietà applicato sulla pensione. La Corte ha ribadito che il diritto al rimborso delle somme indebitamente trattenute si prescrive in dieci anni e non in cinque, in linea con la sua giurisprudenza consolidata. L'ente è stato anche condannato per abuso del processo.
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Contributo di solidarietà: inammissibile il ricorso
Una cassa di previdenza per professionisti ha impugnato una decisione che dichiarava illegittimo il contributo di solidarietà applicato sulla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il prelievo era illegittimo. Inoltre, ha sanzionato la cassa per abuso del processo, poiché il ricorso si basava su argomenti già ampiamente respinti dalla giurisprudenza consolidata.
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Scientia damni: un indizio non basta per la revocatoria
Un creditore agisce in revocatoria contro una compravendita immobiliare. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10925/2025, stabilisce che per dimostrare la 'scientia damni' (consapevolezza del danno) dell'acquirente non è sufficiente basarsi su un singolo indizio, come la mera conoscibilità di iscrizioni pregiudizievoli tramite i registri pubblici. La prova presuntiva richiede elementi gravi, precisi e concordanti, non un'unica inferenza non univoca.
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Contributo di solidarietà: illegittimo senza legge
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa di previdenza privata, confermando l'illegittimità del contributo di solidarietà trattenuto dalle pensioni dei suoi iscritti. La Corte ha ribadito che tale prelievo, essendo una prestazione patrimoniale imposta, necessita di una base legale specifica che non può essere surrogata dall'autonomia regolamentare dell'ente. È stata inoltre confermata la prescrizione decennale per le azioni di rimborso.
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Azione revocatoria trust: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di azione revocatoria trust, stabilendo principi chiave sulla prescrizione e sull'oggetto dell'impugnazione. Dei creditori avevano agito per dichiarare inefficace un trust costituito dal loro debitore. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso del debitore, chiarendo che il termine di prescrizione quinquennale decorre non dalla data dell'atto, ma dalla sua trascrizione, momento in cui i terzi ne acquisiscono conoscenza. Inoltre, ha affermato che l'azione revocatoria può legittimamente colpire l'atto istitutivo del trust, in quanto atto fondamentale e inscindibilmente connesso al successivo trasferimento dei beni.
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Contributo di solidarietà: Cassazione lo dichiara illegittimo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro la sentenza che lo condannava a restituire il contributo di solidarietà prelevato sulla pensione di un professionista. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato sull'illegittimità di tale prelievo e ha condannato l'ente per abuso del processo, avendo insistito su una questione già ampiamente decisa dalla giurisprudenza.
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Onere della prova: vendita fittizia tra fratelli
In una controversia tra fratelli per il pagamento di azioni, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova dell'intestazione fittizia delle stesse spetta alla parte che la eccepisce. Un fratello aveva citato in giudizio la sorella per ottenere il pagamento del prezzo di una compravendita di azioni. La sorella si difendeva sostenendo che la titolarità del fratello era solo apparente, essendo il loro padre il vero proprietario. La Corte ha confermato la condanna al pagamento, ribadendo che, a fronte di un contratto valido, chi sostiene la simulazione deve fornirne la prova.
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Contributo di solidarietà: illegittimo per i professionisti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale professionale contro la sentenza che lo condannava a restituire le somme trattenute a un pensionato a titolo di contributo di solidarietà. L'ordinanza conferma l'illegittimità di tale prelievo e stabilisce che il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni, non in cinque, consolidando un principio a favore dei pensionati.
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Impugnazione estratto di ruolo: Cassazione chiarisce
Un cittadino ha contestato un debito previdenziale venuto a conoscenza tramite un estratto di ruolo, lamentando la mancata notifica della cartella e la prescrizione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l'inammissibilità dell'impugnazione dell'estratto di ruolo come atto autonomo, in applicazione di una recente normativa (ius superveniens) che limita tale possibilità a casi specifici e tassativi, non riscontrati nella fattispecie.
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