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Giurisprudenza Civile

Inquadramento pubblico impiego: no al trascinamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18747/2024, ha negato l'inquadramento pubblico impiego a una qualifica superiore per alcuni dipendenti statali. Essi basavano la loro richiesta sul meccanismo del 'trascinamento', innescato dalla riammissione in servizio di un collega con una qualifica più alta. La Corte ha stabilito che la norma invocata (art. 7, D.L. 344/1990) era di natura speciale e temporanea, con effetti limitati alle situazioni maturate entro il 31.12.1990. Pertanto, un evento successivo come la riammissione non può riattivare tale meccanismo.
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Mobilità verticale: non è automatica per il CCNL
Un lavoratore ha richiesto differenze retributive sostenendo di avere diritto a una promozione automatica in base al CCNL Metalmeccanici. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18744/2024, ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito. Ha stabilito che la mobilità verticale prevista dal contratto non è automatica ma subordinata a un preciso iter di valutazione delle capacità del lavoratore, che deve avvenire solo dopo il decorso di 18 mesi di esperienza nella categoria di appartenenza.
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Stabilizzazione del personale: il contratto è decisivo
Un ufficiale della Capitaneria di Porto ha richiesto l'inclusione in una procedura di stabilizzazione del personale indetta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La sua domanda è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che per la stabilizzazione del personale è indispensabile un rapporto di lavoro subordinato e formale con l'amministrazione che bandisce la procedura. Un mero collegamento funzionale o un rapporto di fatto non sono sufficienti, data la natura eccezionale di tali procedure rispetto al principio del concorso pubblico.
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Sfratto alloggi popolari: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'inquilina contro un ordine di sfratto alloggi popolari per morosità. La Corte ha chiarito che le contestazioni sulle procedure speciali di ingiunzione diventano irrilevanti una volta instaurato il giudizio di opposizione, che valuta il merito della morosità. I motivi di ricorso sono stati respinti per vizi procedurali e perché miravano a un riesame dei fatti.
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Uso aziendale: accordi scaduti ma pagati valgono
Una società metalmeccanica, dopo la scadenza di alcuni accordi aziendali, ha continuato a erogare i relativi benefici economici ai dipendenti, per poi decidere di interromperli. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, stabilendo che tale comportamento reiterato costituisce un "uso aziendale". Questo uso si integra nei contratti di lavoro individuali, trasformando la prassi in un obbligo vincolante per l'azienda. L'ordinanza chiarisce che il datore di lavoro non può unilateralmente revocare benefici consolidati attraverso una pratica costante e generalizzata.
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Disdetta contratti collettivi: i limiti del datore
Una società metalmeccanica cessa di erogare alcuni emolumenti economici ai dipendenti a seguito della disdetta di contratti collettivi aziendali. I lavoratori ottengono ragione in primo e secondo grado. La società ricorre in Cassazione, ma il suo ricorso viene dichiarato inammissibile per vizi procedurali, tra cui la critica al merito della valutazione delle prove e la mancata trascrizione dei contratti oggetto di contestazione. La Suprema Corte conferma quindi le decisioni favorevoli ai lavoratori.
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Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18738/2024, interviene sulla questione della prescrizione dei crediti retributivi per i dipendenti pubblici a tempo determinato. Riformando la decisione della Corte d'Appello, ha stabilito che si applica la prescrizione quinquennale, e non decennale. Crucialmente, la Corte ha affermato che il termine di prescrizione decorre anche in corso di rapporto, rigettando la tesi secondo cui il timore del mancato rinnovo del contratto potesse sospenderne la decorrenza. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Indennità di bilinguismo: no se l’ente è privato
Un docente impiegato presso una fondazione di diritto privato ha richiesto l'indennità di bilinguismo, prevista da una legge regionale per il personale delle scuole "dipendenti dalla Regione". La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, chiarendo che una scuola gestita da un ente privato, sebbene con legami e finanziamenti pubblici, non rientra nella nozione di "scuola dipendente". Pertanto, in assenza di una previsione nel contratto individuale o collettivo, l'indennità non è dovuta.
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Domanda tardiva: termini e onere della prova
La Corte di Cassazione ha confermato l'inammissibilità di una domanda tardiva di ammissione al passivo di una banca in liquidazione coatta. Nonostante i creditori avessero ottenuto una sentenza favorevole, la loro richiesta è stata presentata oltre il termine di decadenza previsto dalla legge. La Corte ha ribadito che il creditore ha l'onere di dimostrare che il ritardo è dipeso da una causa a lui non imputabile, e che un lungo lasso di tempo trascorso dopo il passaggio in giudicato della sentenza, senza agire, costituisce un ritardo colpevole. La sentenza sottolinea la rigidità dei termini procedurali e l'inderogabilità della procedura di accertamento del passivo.
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Errore materiale: la correzione di un’ordinanza
La Corte di Cassazione ha corretto un'ordinanza in cui, per un palese errore materiale, era stato indicato il nome di un soggetto estraneo al giudizio al posto di quello della parte effettivamente coinvolta. L'Agenzia Fiscale aveva presentato istanza per emendare l'atto, che è stata accolta per ripristinare la corretta identità delle parti e garantire la precisione formale del provvedimento, senza pronuncia sulle spese.
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Contratto preliminare nullo: quando il prezzo è vago
La Corte di Cassazione conferma la nullità di un contratto preliminare di compravendita immobiliare a causa di una clausola sul prezzo ritenuta indeterminata. La clausola legava il prezzo alla futura cubatura edificabile, non definita al momento della stipula. La Corte ha stabilito che un contratto preliminare nullo non può essere risolto per inadempimento e ha respinto la tesi della malafede dei venditori, poiché la clausola era stata concordata da entrambe le parti.
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Compenso avvocato: valore della domanda o transazione?
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sul calcolo del compenso avvocato. In una causa per il pagamento di onorari, il Tribunale aveva liquidato il compenso basandosi sul valore della transazione, notevolmente inferiore alla richiesta iniziale. La Suprema Corte ha cassato la decisione, stabilendo che, per le domande di valore determinato, il compenso va calcolato sul valore della domanda originaria, non sull'importo effettivamente recuperato tramite transazione. Questa decisione riafferma un principio cruciale per la determinazione degli onorari professionali.
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Eccesso di potere giurisdizionale: limiti e Cassazione
Un professore, condannato dalla Corte dei Conti per attività esterne non autorizzate, ha fatto ricorso in Cassazione lamentando un eccesso di potere giurisdizionale. Sosteneva che i giudici contabili avessero ignorato una nuova legge interpretativa a lui favorevole. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l'errata o mancata applicazione di una legge costituisce un errore di giudizio e non un eccesso di potere, vizio che non rientra nella sua giurisdizione sulle decisioni della Corte dei Conti.
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Condizione risolutiva potestativa e interessi legali
Un farmacista si avvale di una condizione risolutiva potestativa per recedere da un contratto di fornitura di un sistema informatico. La Corte di Cassazione conferma la validità della clausola, ma chiarisce un punto fondamentale sugli interessi dovuti sulla somma da restituire: sono dovuti solo gli interessi legali, e non quelli convenzionali o moratori, poiché si tratta di un'obbligazione restitutoria e non di un risarcimento per inadempimento.
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Responsabilità soci cancellazione: la Cassazione decide
Un condominio ha citato in giudizio la società costruttrice per gravi difetti dell'edificio. Dopo la cancellazione della società dal registro delle imprese, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della responsabilità dei soci. La sentenza stabilisce che la responsabilità soci cancellazione sorge automaticamente con il trasferimento del patrimonio residuo in comunione tra loro, senza necessità di provare l'effettivo incasso delle somme. Inoltre, la Corte ha dichiarato nulla qualsiasi rinuncia preventiva alla garanzia per gravi difetti ex art. 1669 c.c., poiché posta a tutela di interessi pubblici.
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Giudicato interno sulla giurisdizione: i limiti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso che tentava di rimettere in discussione la giurisdizione del giudice amministrativo, già definita con una precedente sentenza non definitiva passata in giudicato. La Corte ha stabilito che il 'giudicato interno sulla giurisdizione' formatosi in una fase precedente del processo impedisce alle parti di sollevare nuovamente la questione. A causa della riproposizione di una questione già decisa, la società ricorrente è stata condannata per responsabilità aggravata (lite temeraria).
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Credito prededucibile: quando è negato ai professionisti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18714/2024, ha negato il riconoscimento del credito prededucibile a due professionisti per l'attività svolta in una procedura di concordato preventivo mai aperta. La decisione si fonda sulla mancanza di continuità temporale tra il tentativo di concordato, dichiarato inammissibile, e il successivo fallimento della società, avvenuto quasi un anno dopo. Secondo la Corte, l'assenza di apertura della procedura e la discontinuità escludono la 'funzionalità' della prestazione professionale all'interesse dei creditori, requisito essenziale per la prededuzione.
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Demansionamento: ricorso inammissibile senza vizi di legge
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico che lamentava un presunto demansionamento. La Corte ha stabilito che il ricorso, pur denunciando violazioni di legge, mirava in realtà a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. La decisione della Corte d'Appello, che aveva escluso il demansionamento e il mobbing pur riconoscendo un danno all'immagine, è stata quindi confermata in quanto basata su un'analisi fattuale non sindacabile in Cassazione.
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Improcedibilità del ricorso: errore formale fatale
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze del mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata. In un caso relativo a un contratto di locazione commerciale, dove si contestava una presunta simulazione e usura, la Corte ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso. La decisione sottolinea come l'onere probatorio procedurale a carico del ricorrente sia inderogabile, rendendo un errore formale determinante per l'esito del giudizio, a prescindere dalle questioni di merito sollevate.
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Aiuti agricoli: revoca totale se manca il 20% della sup.
La Corte di Cassazione, conformandosi a una sentenza della Corte di Giustizia UE, ha stabilito la legittimità della revoca totale degli aiuti agricoli per l'imboschimento e dell'obbligo di restituzione integrale delle somme ricevute. La decisione si applica quando il beneficiario riduce la superficie rimboschita di oltre il 20% rispetto a quella pattuita. Tale sanzione non viola il principio di proporzionalità, in quanto mira a tutelare gli interessi finanziari dell'Unione e a garantire l'efficacia degli obiettivi della politica agricola.
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