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Giurisprudenza Civile

Danno comunitario: risarcimento anche per contratti nulli
La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore del settore pubblico ha diritto al risarcimento del danno comunitario per l'abusiva reiterazione di contratti a termine, anche se tali contratti sono nulli per mancanza di forma scritta. La nullità formale, imputabile alla Pubblica Amministrazione, non può vanificare la tutela sostanziale prevista dal diritto europeo contro il lavoro precario.
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Risoluzione consensuale: fine contratto agenzia tacito
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di agenzia può considerarsi terminato per risoluzione consensuale anche in assenza di una comunicazione scritta, basandosi sui comportamenti concludenti delle parti. Nel caso specifico, la prolungata inattività dell'agente e l'operato diretto del preponente nella zona di esclusiva, senza reciproche contestazioni per oltre due anni, sono stati ritenuti sufficienti a manifestare la volontà comune di sciogliere il rapporto. Di conseguenza, è stato negato all'agente il diritto di accedere alla documentazione contabile del preponente per il periodo successivo alla cessazione del contratto, non avendo dimostrato un interesse concreto legato a provvigioni post-contrattuali.
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Superminimo: quando può essere eliminato? La Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che un superminimo non assorbibile, concesso per compensare differenze retributive dopo un trasferimento d'azienda e derivante da un accordo collettivo, può essere legittimamente eliminato se tale accordo viene disdettato. La tutela dell'art. 2112 c.c. non congela le condizioni retributive per sempre, ma le protegge solo al momento del trasferimento. Le successive dinamiche della contrattazione collettiva possono modificare o rimuovere tali voci retributive.
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Appalto condominiale senza delibera: chi paga?
Una società di manutenzione ha agito contro un condominio per il pagamento di lavori. La Cassazione ha respinto il ricorso della società, confermando che un appalto condominiale senza delibera assembleare è inefficace. La Corte ha sottolineato che l'assenza di autorizzazione è l'elemento decisivo, rendendo irrilevante l'analisi sulla validità della proposta contrattuale presentata dall'amministratore.
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Superminimo non assorbibile: si può eliminare?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un superminimo non assorbibile, se istituito tramite un accordo collettivo, può essere legittimamente eliminato qualora tale accordo venga disdettato dall'azienda. Il caso analizzato riguarda dei lavoratori che, a seguito di un trasferimento d'azienda, avevano ottenuto un emolumento per compensare la differenza retributiva. La Corte ha chiarito che le tutele previste per il trasferimento d'azienda non impediscono le successive modifiche derivanti dalla dinamica della contrattazione collettiva.
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Danno comunitario: tutela anche senza contratto scritto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18935/2024, ha stabilito un principio fondamentale a tutela dei lavoratori precari della Pubblica Amministrazione. Anche in assenza di un contratto scritto, e quindi in presenza di un rapporto formalmente nullo, il lavoratore ha diritto al risarcimento del cosiddetto 'danno comunitario' se subisce una reiterazione abusiva di contratti a termine. La Corte ha chiarito che la nullità formale, imputabile alla P.A., non può vanificare la tutela sostanziale imposta dal diritto dell'Unione Europea contro l'abuso dei contratti precari.
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Responsabilità direttore lavori: la Cassazione decide
In un caso di gravi difetti in un appalto condominiale, la Corte di Cassazione ha confermato la piena responsabilità del direttore dei lavori, in solido con l'impresa esecutrice. La sentenza stabilisce che il professionista ha un inderogabile dovere di alta sorveglianza per prevenire vizi e difformità, non potendo limitarsi a una mera constatazione ex post. Questa responsabilità non può essere esclusa da clausole contrattuali che la attribuiscano unicamente all'appaltatore, specialmente in presenza di gravi difetti che toccano la funzionalità e la sicurezza dell'immobile.
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Clausola sociale: onere della prova del lavoratore
Un lavoratore si è visto negare il diritto all'assunzione dalla nuova azienda in un cambio appalto. La Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che la clausola sociale richiede la prova, a carico del lavoratore, di aver maturato l'anzianità di 240 giorni presso il cantiere. Le comunicazioni tra aziende non bastano se non supportate da prove concrete del servizio effettivo.
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Trasferimento d’azienda: lo stipendio è intoccabile?
La Cassazione chiarisce che nel trasferimento d'azienda, l'obbligo di mantenere le condizioni economiche non è eterno. Un 'superminimo' nato da un accordo collettivo per compensare un cambio di contratto può essere legittimamente eliminato se l'accordo viene disdettato, senza violare l'art. 2112 c.c.
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Condizione risolutiva mutuo: quando il contratto salta
La Corte di Cassazione ha confermato che se un contratto preliminare di compravendita è subordinato a una condizione risolutiva mutuo, e la banca nega il finanziamento per cause non imputabili all'acquirente, il contratto si considera inefficace fin dall'inizio. Di conseguenza, il venditore è tenuto a restituire la caparra ricevuta. La Corte ha qualificato la condizione come 'mista', il cui avveramento dipende sia dalla diligenza dell'acquirente che dalla decisione insindacabile di un terzo, la banca.
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Composizione del collegio: sentenza nulla se cambia
Un avvocato ricorre in Cassazione per il mancato pagamento di onorari. La Corte accoglie il ricorso non nel merito della questione, ma per un vizio procedurale fondamentale: la diversa composizione del collegio giudicante tra l'udienza di precisazione delle conclusioni e la delibera. La sentenza d'appello è stata annullata con rinvio, affermando il principio di immutabilità del giudice come garanzia di un giusto processo.
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Garanzia vizi autocarro usato: la consapevolezza esclude
La Corte di Cassazione ha stabilito che la garanzia vizi autocarro usato non è dovuta se l'acquirente era pienamente consapevole, al momento dell'acquisto, dello stato vetusto del mezzo e della necessità di riparazioni. Nel caso specifico, un acquirente aveva comprato un camion del 1988, accettando contrattualmente la presenza di difetti dovuti all'usura. Dopo aver perso in appello, il suo ricorso in Cassazione è stato respinto perché i motivi sono stati ritenuti inammissibili e perché la Corte d'Appello aveva correttamente valutato che la consapevolezza dei difetti, determinante per il prezzo, escludeva il diritto alla garanzia.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non riesamina
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dirigente licenziato per giusta causa. La decisione si fonda sul principio che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti. Il ricorrente, secondo la Corte, ha tentato di ottenere un riesame del merito della vicenda, presentando motivi di ricorso che, pur apparendo come violazioni di legge, miravano in realtà a contestare gli accertamenti fattuali dei giudici precedenti. Di conseguenza, il licenziamento basato sulla rottura del rapporto fiduciario è stato definitivamente confermato, con condanna del dirigente al pagamento delle spese legali.
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Rito sommario: onere della prova e conversione del rito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18914/2024, ha rigettato il ricorso di un venditore immobiliare, confermando la sua responsabilità per inadempimento contrattuale. La Corte ha stabilito che la scelta del giudice di utilizzare il rito sommario non è sindacabile se basata sulle prove già fornite dalle parti, le quali hanno l'onere di presentare tutte le loro istanze istruttorie sin dall'inizio del procedimento. Inoltre, ha ribadito il principio di autosufficienza del ricorso, dichiarando inammissibili le censure non supportate dalla trascrizione degli atti processuali rilevanti.
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Superminimo non assorbibile: quando è modificabile?
Una lavoratrice si oppone alla cancellazione del suo "superminimo non assorbibile", introdotto anni prima da un accordo collettivo per compensare un cambio di CCNL. L'azienda aveva successivamente disdetto l'accordo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, poiché il superminimo aveva origine collettiva e non era legato a meriti individuali, non si è mai incorporato nel contratto individuale come diritto quesito. Pertanto, la sua fonte (il contratto collettivo aziendale) poteva essere legittimamente modificata o cessare, anche con effetti peggiorativi per il lavoratore, senza violare il principio di irriducibilità della retribuzione.
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Ricorso inammissibile mutuo: motivi e Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due mutuatari contro una decisione relativa a un contratto di mutuo. L'analisi del caso si concentra sulla distinzione tra questioni di diritto e di fatto, ribadendo che la valutazione delle prove, come il piano di ammortamento o l'applicazione di tassi usurari, spetta al giudice di merito. Il ricorso inammissibile mutuo conferma che la Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.
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Cessione contratto preliminare: quando è valida?
Un soggetto subentra come venditore in un preliminare di compravendita immobiliare e si rifiuta di stipulare il definitivo. La Cassazione, con l'ordinanza 18911/2024, conferma il trasferimento coattivo del bene, chiarendo che la cessione del contratto preliminare è valida anche se il promissario acquirente ha già saldato il prezzo. L'obbligo principale che persiste, infatti, è quello di prestare il consenso al rogito definitivo.
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Esecuzione in forma specifica: l’ordinanza finale
I promissari acquirenti di un immobile si opponevano alla richiesta di esecuzione in forma specifica del contratto preliminare da parte del costruttore, lamentando la mancata consegna della fideiussione obbligatoria e difformità dell'immobile. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, i ricorrenti hanno rinunciato al ricorso in Cassazione, portando all'estinzione del procedimento.
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Obbligo di informazione avvocato: compenso a rischio
Un avvocato ha avviato una seconda causa per i suoi clienti nell'ambito di una complessa controversia ereditaria, ma senza dimostrare di averli adeguatamente informati sulla necessità e sulle implicazioni di tale azione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, negando il compenso professionale al legale. La sentenza sottolinea come l'obbligo di informazione dell'avvocato sia un dovere fondamentale, la cui violazione può comportare la perdita totale del diritto al pagamento per l'attività svolta.
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Errore di fatto: quando la Cassazione è inappellabile
Un'impresa edile ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto. L'impresa riteneva che la Corte avesse erroneamente ignorato le prove dell'esecuzione dei lavori. La Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che il presunto sbaglio non era un errore di fatto (una svista materiale), ma un errore di giudizio (una diversa valutazione delle prove), motivo per cui lo strumento della revocazione non era applicabile.
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