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Giurisprudenza Civile

Estinzione giudizio per inerzia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio per inerzia di un ricorrente che non ha chiesto la decisione del ricorso entro 40 giorni dalla proposta di definizione ex art. 380-bis c.p.c. Questa inattività è stata interpretata come rinuncia tacita, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

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Liquidazione giudiziale: quando viene aperta?

Il Tribunale di Venezia ha dichiarato aperta la procedura di liquidazione giudiziale nei confronti di una società, su ricorso di alcuni creditori. La decisione si basa sulla conclamata insolvenza dell’impresa, provata da un cospicuo ammontare di debiti fiscali e contributivi non pagati, e sulla sua mancata costituzione in giudizio. La sentenza nomina un giudice delegato e un curatore, fissando i termini per le successive fasi della procedura.

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Liquidazione controllata: via libera con legale gratuito

Il Tribunale di Venezia ha aperto la procedura di liquidazione controllata per un debitore con un passivo di oltre 245.000 euro e un reddito familiare di 1.700 euro. La decisione si basa sui presupposti del sovraindebitamento e sulla recente sentenza della Corte Costituzionale n. 121/2024, che ha esteso il patrocinio a spese dello Stato a questa procedura, consentendo al debitore di accedere alla giustizia senza doverne sostenere i costi.

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Accollo interno: chi paga il professionista?

Un professionista ha richiesto il pagamento delle sue parcelle a un committente, il quale si è opposto sostenendo l’esistenza di un accordo con l’impresa costruttrice per il pagamento delle spese tecniche. La Corte di Cassazione ha chiarito che un simile accordo, qualificabile come “accollo interno”, non libera il committente dalla sua obbligazione originaria. Anzi, la sua stessa esistenza presuppone che il debito verso il professionista sia sorto in capo al committente. La sentenza d’appello, che negava sia il debito del committente sia quello dell’impresa, è stata giudicata contraddittoria e cassata con rinvio.

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Trasferimento ramo d'azienda: licenziamento e manleva

Una lavoratrice veniva licenziata nel contesto di una complessa operazione di trasferimento di ramo d’azienda che coinvolgeva tre società. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18805/2025, ha chiarito importanti principi. Ha stabilito che l’impugnazione del licenziamento va rivolta al datore di lavoro che lo ha emesso e a quello in carica al momento in cui l’atto ha prodotto effetto. Soprattutto, ha affermato la piena validità della clausola di manleva tra le società, specificando che essa non pregiudica i diritti del lavoratore ma regola solo i rapporti economici interni tra le imprese coinvolte nel trasferimento ramo d’azienda.

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Donazione con usufrutto a terzi: la Cassazione decide

Una donna rivendica il diritto di usufrutto su un immobile donato dal fratello a un Comune. I tribunali di merito hanno negato tale diritto. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ritiene la questione sulla validità della donazione con usufrutto a favore di un terzo, tramite schemi alternativi alla riserva ex art. 796 c.c., di particolare rilevanza e rinvia la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.

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Danni da randagismo: responsabilità di Comune e ASL

Un motociclista subisce un incidente a causa di un cane randagio. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20522/2025, affronta il tema dei danni da randagismo, confermando la legittimazione passiva solidale del Comune e dell’ASL. Tuttavia, chiarisce che il danneggiato ha l’onere di provare la colpa specifica degli enti nella gestione del fenomeno. Nonostante l’accoglimento del primo motivo di ricorso sulla corretta individuazione dei responsabili, la domanda di risarcimento è stata respinta per mancato assolvimento dell’onere probatorio.

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Delibera condominiale nulla: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che una delibera condominiale è nulla se, approvata a maggioranza, priva un singolo condomino del godimento di un bene comune, come l’impianto idrico. Nel caso specifico, un condominio aveva deciso di realizzare un nuovo impianto a servizio dei soli appartamenti, escludendo un’unità commerciale. La Corte ha chiarito che una tale decisione, trasformando un bene comune in bene esclusivo per alcuni, incide sul diritto di proprietà individuale e richiede pertanto il consenso unanime di tutti i condòmini.

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Errore di fatto revocatorio: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo che l’errore di fatto revocatorio consiste in una errata percezione dei fatti documentali e non in una diversa valutazione giuridica. Nel caso specifico, un condomino contestava una sentenza sostenendo un errore della Corte, ma in realtà chiedeva un nuovo giudizio di diritto, motivo per cui il suo ricorso è stato respinto.

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Estinzione giudizio Cassazione: silenzio vale rinuncia

Il decreto analizza un caso di estinzione del giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione. A seguito di una proposta di definizione formulata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., la parte ricorrente non ha richiesto una decisione entro il termine di 40 giorni. La Corte, applicando la norma, ha considerato il ricorso come rinunciato e ha dichiarato l’estinzione del giudizio, sottolineando come l’inerzia processuale possa avere conseguenze definitive.

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Liquidazione controllata: ok con il gratuito patrocinio

Il Tribunale di Venezia ha approvato una richiesta di liquidazione controllata per un privato cittadino in stato di sovraindebitamento. A fronte di debiti per oltre 167.000 euro e un reddito mensile di 2.000 euro, il debitore possedeva unicamente un’auto di scarso valore. La decisione è di grande importanza perché, applicando la recente sentenza della Corte Costituzionale n. 121/2024, ha ammesso il debitore alla procedura con il beneficio della prenotazione a debito delle spese, di fatto estendendo il gratuito patrocinio a questa tipologia di procedura.

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Abuso di direzione: onere della prova e controllo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare per un presunto abuso di direzione e coordinamento. La sentenza chiarisce che spetta a chi agisce in giudizio dimostrare i presupposti del controllo societario per poter invocare la responsabilità della capogruppo, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva respinto la domanda per mancanza di prove.

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Impugnazione sentenza: limiti e motivi di ricorso

La Corte di Cassazione rigetta l’impugnazione sentenza presentata da alcuni soci di cooperative edilizie. La decisione si fonda sul principio del giudicato parziale, che aveva già reso definitive le pronunce sul rigetto della domanda di esecuzione specifica del contratto e sulla restituzione di somme. La Corte ha inoltre ritenuto inammissibili i motivi di ricorso poiché non criticavano efficacemente la ratio decidendi della Corte d’Appello, confermando la condanna al pagamento di un’indennità di occupazione.

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Licenziamento giusta causa per violazione sicurezza

Un caposquadra viene licenziato per gravi violazioni della sicurezza sul lavoro e per aver falsamente attestato il rispetto delle norme in un verbale. La Corte di Cassazione conferma il licenziamento per giusta causa, sottolineando che la condotta del lavoratore, aggravata dal suo ruolo di responsabilità e dalla falsa attestazione, ha irrimediabilmente compromesso il vincolo fiduciario con il datore di lavoro. La sentenza chiarisce anche la validità di una contestazione disciplinare che richiama documenti noti al dipendente.

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Notificazione atto introduttivo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene su un caso di contenzioso elettorale riguardante l’eleggibilità di un sindaco. La Corte d’Appello aveva annullato il giudizio di primo grado per nullità della notificazione dell’atto introduttivo, rimettendo la causa al tribunale. La Cassazione, accogliendo il ricorso incidentale del sindaco, cassa la sentenza d’appello. Stabilisce che, tra due notifiche effettuate, quella eseguita presso la residenza privata del sindaco era valida e sufficiente a instaurare correttamente il giudizio, rendendo irrilevante la nullità della prima notifica indirizzata al Comune. La causa viene quindi rinviata alla Corte d’Appello per l’esame del merito.

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Reiterazione contratti a termine: la decadenza

Un lavoratore ha citato in giudizio un’amministrazione pubblica per l’abusiva reiterazione di contratti a termine per oltre vent’anni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo un principio fondamentale: in caso di reiterazione di contratti a termine, il termine di decadenza per l’impugnazione decorre dalla cessazione dell’ultimo contratto. Tuttavia, nel caso specifico, il lavoratore non aveva rispettato nemmeno questo termine, portando all’inammissibilità della sua domanda.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente e della contestuale accettazione da parte del controricorrente. La decisione si fonda sulla conformità della rinuncia ai requisiti degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, senza alcuna statuizione sulle spese processuali.

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Interessi art 1284: quando si applicano all'indebito

Una società cliente ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente addebitate sul conto corrente. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna della banca alla restituzione, stabilendo un principio fondamentale: i maggiori interessi previsti dall’art. 1284, quarto comma, c.c., si applicano anche alle obbligazioni di ripetizione di indebito, a partire dalla data della domanda giudiziale. La decisione chiarisce che la finalità della norma è disincentivare la resistenza in giudizio, a prescindere dalla fonte contrattuale o meno dell’obbligazione.

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Mediazione obbligatoria: firma vale presenza personale

Una società ricorre in Cassazione dopo che il suo appello è stato dichiarato improcedibile per presunta assenza alla mediazione obbligatoria. La Corte di Appello aveva ritenuto invalida la mediazione perché il verbale non menzionava la presenza del legale rappresentante. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che la firma del legale rappresentante in calce al verbale costituisce prova decisiva della sua partecipazione personale, superando l’omissione formale nel testo del documento.

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Diritto di abitazione: non serve la domanda esplicita

In una causa di divisione ereditaria, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul diritto di abitazione del coniuge superstite. L’ordinanza chiarisce che tale diritto è automatico e non necessita di una domanda esplicita da parte dell’interessato. La Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato inammissibile la richiesta perché tardiva, ma la Cassazione ha cassato la sentenza, sottolineando che il diritto sorge “ex lege” come un prelegato. Di conseguenza, il suo valore deve essere detratto dall’asse ereditario prima della divisione, imponendo un nuovo esame della causa.

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