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Giurisprudenza Civile

Estinzione processo per rinuncia: guida alle spese

Una società di trasporti aveva impugnato una sentenza della Corte d’Appello, ma ha successivamente rinunciato al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del processo per rinuncia. Di conseguenza, ha condannato la società ricorrente a pagare tutte le spese legali sostenute dalla controparte, liquidate in € 2.500,00 per compensi e € 200,00 per esborsi, oltre accessori, con distrazione a favore del legale avversario.

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Inadempimento contratto preliminare: onere della prova

La Corte di Cassazione chiarisce l’onere della prova in caso di inadempimento contratto preliminare. La mancata consegna della documentazione che attesta la rinuncia alla prelazione da parte dei confinanti costituisce un grave inadempimento del promittente venditore, tale da giustificare il recesso del promissario acquirente. Spetta sempre al venditore dimostrare di aver adempiuto, anche se la documentazione prodotta è contestata solo in un secondo momento.

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Buoni postali fruttiferi: tassi di interesse e decreti

Un risparmiatore ha citato in giudizio l’ente emittente di buoni postali fruttiferi per ottenere il pagamento degli interessi calcolati secondo i tassi stampati sul titolo, anziché quelli inferiori stabiliti da un successivo decreto ministeriale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, stabilendo che la normativa dell’epoca (art. 173 D.P.R. 156/1973) consentiva la modifica unilaterale dei tassi di interesse. Tale norma, essendo cogente, prevale sulle condizioni contrattuali originali, integrando il contratto per legge.

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Obbligo di repêchage: reintegra se violato

Una società di logistica licenzia una dirigente per riorganizzazione aziendale. Tuttavia, la Corte di Cassazione conferma l’illegittimità del licenziamento perché l’azienda non ha rispettato l’obbligo di repêchage, ovvero non ha offerto alla lavoratrice una posizione lavorativa inferiore resasi disponibile prima del recesso. Tale violazione, secondo la Corte, equivale all’insussistenza del fatto e comporta il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro.

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Lavoro straordinario pubblico impiego: come si prova?

Un lavoratore del settore forestale, dipendente di un’agenzia pubblica con contratto privatistico, ha richiesto il pagamento di ore extra. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto, stabilendo che per il compenso del lavoro straordinario pubblico impiego è sufficiente dimostrare il consenso, anche implicito, del datore di lavoro. La prova può essere fornita anche tramite testimoni, superando la mancanza di sistemi di timbratura automatica.

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Risarcimento del danno: la stabilizzazione non sana l'abuso

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto al risarcimento del danno per una lavoratrice a causa dell’abusivo ricorso a contratti a termine da parte di un’Agenzia Regionale. La Corte ha stabilito che la successiva assunzione a tempo indeterminato (stabilizzazione) non elimina il diritto al risarcimento se non è direttamente finalizzata a sanare l’abuso pregresso. È stato inoltre ribadito il principio di non discriminazione, che impone il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata durante il periodo di precariato.

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Distanze tra costruzioni: vince la legge del tempo

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che ordinava l’arretramento di un edificio. L’errore del giudice di secondo grado è stato applicare una normativa sulle distanze tra costruzioni entrata in vigore dopo la fine dei lavori, violando il principio ‘tempus regit actum’. La Suprema Corte ha ribadito che la legittimità di una costruzione va valutata sulla base delle norme vigenti al momento della sua edificazione, non di quelle successive.

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Danno da demansionamento: onere della prova del lavoratore

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di una lavoratrice per danno da demansionamento, chiarendo che il pregiudizio non è mai automatico (in re ipsa). La sentenza sottolinea che il lavoratore ha l’onere di allegare e provare in modo specifico e non generico il danno professionale, biologico o morale subito, altrimenti la domanda di risarcimento non può essere accolta.

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Estinzione del giudizio: silenzio dopo proposta 380-bis

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione. A seguito della proposta di definizione del giudizio formulata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., la società non ha chiesto la decisione del ricorso entro il termine di 40 giorni. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio per tacita rinuncia, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali in favore delle controparti.

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Estinzione giudizio Cassazione per inerzia del fisco

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a causa dell’inerzia dell’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia, dopo aver proposto ricorso, non ha chiesto una decisione entro 40 giorni dalla ricezione della proposta di definizione. Questa inazione ha portato alla presunzione di rinuncia al ricorso. Di conseguenza, il procedimento si è concluso con l’estinzione del giudizio di Cassazione e la condanna dell’ente al pagamento delle spese legali.

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Abuso contratti a termine: docenti e risarcimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20274/2025, ha stabilito che la reiterazione di contratti a termine per i docenti di religione per oltre tre anni scolastici, senza un concorso, costituisce un abuso contratti a termine. Sebbene non dia diritto alla conversione del rapporto in tempo indeterminato, l’abuso fonda il diritto del docente a ottenere un risarcimento del danno, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello che aveva ritenuto legittima tale pratica.

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Azione revocatoria: vendita tra parenti a prezzo vile

La Corte di Cassazione ha confermato la revoca di una vendita immobiliare tra parenti stretti. L’atto di compravendita, avvenuto a un prezzo vile, era stato posto in essere dai fideiussori di una società poco dopo la sottoscrizione della garanzia. La Corte ha rigettato il ricorso, specificando che ai fini dell’azione revocatoria, il debito da fideiussione sorge al momento della firma della garanzia e non del successivo inadempimento. Inoltre, il rapporto di parentela, unito ad altre circostanze come il prezzo basso, costituisce prova sufficiente della consapevolezza del danno arrecato ai creditori (scientia damni).

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Benefici vittime mafia: estraneità è requisito chiave

La Corte di Cassazione ha stabilito che i benefici per le vittime di mafia richiedono come presupposto originario e immanente la totale estraneità del beneficiario ad ambienti delinquenziali. La sentenza chiarisce che una legge del 2016, che esplicita tale requisito, ha natura meramente interpretativa e non innovativa, potendosi quindi applicare a procedimenti non ancora definiti da un giudicato. Di conseguenza, è stata confermata la revoca di una provvisionale inizialmente concessa ai familiari di una vittima di omicidio, poiché quest’ultima non risultava estranea a contesti malavitosi.

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Qualità promesse: quando il contratto non si risolve

Un acquirente acquista una cavalla, credendo che appartenga a una specifica razza pregiata come garantito verbalmente. Nonostante la mancanza delle qualità promesse, la Cassazione nega la risoluzione del contratto. La decisione si fonda sulla mancata prova da parte dell’acquirente che quella specifica qualità fosse determinante per l’acquisto, conclusione supportata anche dal prezzo di vendita eccezionalmente basso.

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Stato di insolvenza: la Cassazione sulla liquidità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società immobiliare contro la dichiarazione di fallimento. Viene confermato che lo stato di insolvenza si valuta sulla base dell’incapacità strutturale di generare flussi di cassa per adempiere regolarmente alle obbligazioni, a prescindere dal valore patrimoniale o da crisi temporanee.

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Errore materiale: quando non si può correggere?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la correzione di un errore materiale relativo alla liquidazione delle spese legali. I ricorrenti sostenevano che l’importo fosse sproporzionato rispetto al valore della causa. La Corte ha chiarito che contestare i criteri di valutazione del giudice non costituisce un errore materiale, bensì un “error in iudicando” (errore di giudizio), non emendabile con la procedura di correzione.

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Riqualificazione personale giustizia: la Cassazione frena

Due dipendenti del Ministero della Giustizia avevano ottenuto in primo e secondo grado il diritto alla riqualificazione in un’area funzionale superiore. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Ministero, ha ribaltato la decisione. L’ordinanza chiarisce che la normativa sulla riqualificazione personale giustizia ha natura programmatica e non crea un diritto soggettivo automatico all’inquadramento superiore, il quale resta subordinato all’espletamento di specifiche procedure selettive e alla disponibilità di risorse.

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Scavo sottosuolo condominiale: quando è illegale?

La Corte di Cassazione ha stabilito che lo scavo del sottosuolo condominiale da parte di un singolo proprietario per abbassare il pavimento e aumentare l’altezza dei propri locali non costituisce un semplice ‘uso più intenso’ della cosa comune, ma una vera e propria appropriazione illegittima di uno spazio comune. Tale azione, compiuta senza il consenso degli altri condomini, configura uno spoglio e altera la destinazione del bene, giustificando la richiesta di ripristino dei luoghi. La Corte ha cassato la precedente sentenza d’appello che aveva invece ritenuto l’opera legittima.

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Impugnazione delibera: limiti del sindacato del giudice

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema dell’impugnazione di una delibera condominiale relativa alla ripartizione di spese straordinarie. La Corte ha rigettato il ricorso di una condomina, ribadendo che il controllo del giudice è limitato alla legittimità e non al merito delle decisioni assembleari. L’ordinanza sottolinea un principio fondamentale: è necessario impugnare tempestivamente la delibera che approva i lavori, non essendo sufficiente contestare solo la successiva delibera di rendicontazione delle spese.

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Esenzione spese legali: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di una cittadina contro un ente previdenziale, annullando la condanna al pagamento delle spese legali inflitta dalla Corte d’Appello. Nonostante la soccombenza nel merito della causa, relativa alla restituzione di indennità percepite, la Suprema Corte ha riconosciuto il diritto all’esenzione spese legali in base ai requisiti di reddito previsti dalla legge, cassando la sentenza precedente e dichiarando la ricorrente esente da ogni onere processuale.

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