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Giurisprudenza Civile

Sospensione esecuzione sentenza: tutela della casa
Una parte ha richiesto la sospensione dell'esecuzione di una sentenza che ordinava il rilascio di un immobile, sostenendo di avervi costruito la propria abitazione. La Corte d'Appello di Cagliari ha accolto la richiesta, ordinando la sospensione esecuzione sentenza. La decisione si è basata esclusivamente sulla valutazione del 'periculum in mora', ovvero il rischio di danno grave e irreparabile derivante dalla perdita della casa, senza analizzare la fondatezza nel merito dell'opposizione.
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Accordi tra Enti Pubblici: quando non è appalto
Una recente sentenza della Corte d'Appello ha stabilito che gli accordi tra enti pubblici finalizzati al perseguimento di un interesse comune non sono contratti d'appalto e, pertanto, non richiedono una gara pubblica. Il caso riguardava un ente regionale che si rifiutava di pagare un ente strumentale per l'organizzazione di un evento, sostenendo la nullità delle convenzioni per mancato ricorso all'evidenza pubblica. La Corte ha riformato la decisione di primo grado, qualificando il rapporto come un legittimo accordo di collaborazione e condannando l'ente regionale al pagamento delle somme dovute.
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Mancata risposta all’interrogatorio: non è confessione
La Corte d'Appello di Cagliari conferma la risoluzione di un contratto di locazione per morosità, rigettando l'appello del conduttore. La sentenza chiarisce che la mancata risposta all'interrogatorio formale di un terzo chiamato in causa non costituisce una confessione automatica. Il giudice deve valutare tale comportamento discrezionalmente, insieme a tutte le altre prove, che nel caso di specie erano sufficienti a smentire la tesi dell'appellante circa un presunto accordo sulla responsabilità del pagamento dei canoni.
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Vendita immobile difettoso: quando scatta la risoluzione
La Corte d'Appello di Cagliari ha confermato la risoluzione di un contratto di compravendita per una vendita di immobile difettoso. Gli acquirenti avevano riscontrato gravi vizi, come infiltrazioni e muffa, che rendevano l'appartamento di nuova costruzione inabitabile. La Corte ha stabilito che tali difetti, compromettendo la funzione abitativa del bene, giustificano la risoluzione del contratto ai sensi dell'art. 1490 c.c., senza la necessità di configurare un'ipotesi di 'aliud pro alio'. L'appello della società costruttrice è stato respinto, con condanna alla restituzione delle somme e al pagamento delle spese.
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Sanatoria contributiva: quando la richiesta è valida?
Una società ha avviato una sanatoria contributiva tramite un'istanza di dilazione, ma l'ente previdenziale l'ha respinta per incompletezza e per il pagamento tardivo di una rata non oggetto della sanatoria. La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, ritenendo la procedura di regolarizzazione perfezionata. La Corte ha stabilito che la richiesta del consulente di integrare la domanda era valida e che un debito maturato successivamente non poteva invalidare la procedura di regolarizzazione già correttamente avviata.
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Eccessiva durata del processo: risarcimento di 6.000€
La Corte d'Appello ha riconosciuto un'equa riparazione ai familiari di una vittima di un incidente sul lavoro a causa dell'eccessiva durata del processo di primo grado, durato quasi 18 anni. Sottraendo i ritardi non imputabili allo Stato, la Corte ha calcolato un ritardo indennizzabile di 15 anni, liquidando un importo di 6.000 euro per ciascun ricorrente. La decisione si fonda sulla Legge Pinto, che stabilisce il diritto a un indennizzo quando la giustizia non rispetta tempi ragionevoli.
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Avviso di addebito: l’annullamento non basta
Una contribuente impugna un avviso di addebito per omissioni contributive, basato su un accertamento fiscale a sua volta contestato. Il Tribunale annulla l'atto per un vizio procedurale. La Corte d'Appello, pur confermando il vizio, riforma la sentenza stabilendo che il giudice dell'opposizione deve sempre esaminare il merito della pretesa creditoria. La Corte, analizzando la fondatezza del credito e respingendo l'eccezione di prescrizione, condanna la contribuente al pagamento dei contributi dovuti.
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Danno biologico: come si calcola l’indennizzo
La Corte d'Appello interviene su un caso di malattia professionale da amianto, riformando parzialmente la sentenza di primo grado. A seguito di una nuova consulenza tecnica, il danno biologico del lavoratore viene rideterminato dal 36% al 34%. La decisione, basata su un accordo tra l'ente previdenziale e gli eredi del lavoratore defunto, conferma il diritto all'indennizzo ma ne adegua l'importo, liquidando le somme maturate fino al decesso in favore degli eredi.
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Responsabilità sinistro animale: la divisione delle colpe
Una recente sentenza della Corte d'Appello analizza un caso di sinistro stradale tra un furgone e un bovino incustodito. La Corte conferma la divisione della responsabilità (70% al proprietario dell'animale, 30% al conducente), ma riforma la quantificazione del danno escludendo l'IVA, non dovuta alla società danneggiata in quanto detraibile. Questo caso chiarisce i principi sulla responsabilità in un sinistro con animale e sul calcolo del risarcimento.
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Assegnazione casa familiare: il diritto non si eredita
La Corte d'Appello ha confermato la condanna di una figlia a rilasciare la casa familiare di proprietà del padre e a risarcire i danni per occupazione senza titolo. Dopo la morte della madre assegnataria, il diritto all'assegnazione della casa familiare non si trasferisce al figlio maggiorenne, che non può vantare un valido titolo per permanere nell'immobile contro la volontà del genitore proprietario.
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Conflitto di interessi in condominio: la guida completa
Una società immobiliare ha impugnato le delibere di un'assemblea condominiale, sostenendo un conflitto di interessi da parte di altri condomini. La Corte d'Appello ha respinto il ricorso, confermando la decisione di primo grado. La sentenza chiarisce che per l'annullamento non basta il conflitto, ma la delibera deve essere dannosa per il condominio e il voto del condomino in conflitto deve essere stato determinante (la cosiddetta 'prova di resistenza'), circostanze non provate nel caso di specie. La Corte ha inoltre ritenuto legittime le delibere su questioni non dettagliate nell'ordine del giorno ma ad esso collegate, e la redazione del verbale in un momento successivo alla chiusura dell'assemblea.
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Doppio della caparra: recesso per inadempimento
La Corte d'Appello di Cagliari, in sede di rinvio, ha condannato i promittenti venditori di quote societarie a restituire il doppio della caparra confirmatoria. La decisione si fonda sul grave inadempimento dei venditori, che avevano taciuto l'esistenza di vincoli e finanziamenti agevolati gravanti sulla società, legittimando così il recesso della parte acquirente e la sua richiesta di ottenere il doppio della caparra versata, per un totale di 200.000 euro.
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Nullità carta revolving: la decisione della Corte
La Corte d'Appello di Firenze ha confermato la nullità di un contratto per una carta revolving. Il contratto era stato promosso e concluso presso un negozio di elettrodomestici, un soggetto non autorizzato a svolgere attività di agenzia finanziaria. La Corte ha stabilito che la violazione di norme imperative rende il contratto nullo fin dall'origine. È stato inoltre respinto l'argomento della società finanziaria secondo cui la procura alle liti del consumatore era inesistente perché firmata con firma elettronica semplice. La decisione ribadisce la sussistenza dell'interesse del consumatore ad agire per la declaratoria di nullità, a prescindere dalla prescrizione dell'azione di ripetizione delle somme. Questa sentenza consolida la tutela del consumatore nel settore del credito al consumo, in particolare per la nullità carta revolving.
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Indennità di buonuscita: il riscatto è necessario
Una lavoratrice ha richiesto l'inclusione di un periodo di lavoro non di ruolo nel calcolo della sua indennità di buonuscita. La Corte d'Appello ha respinto la domanda, stabilendo che, poiché quel periodo non era legalmente soggetto a contribuzione obbligatoria, la lavoratrice avrebbe dovuto presentare una specifica domanda di riscatto. Il principio dell'automatismo delle prestazioni, in questo caso, non è applicabile.
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Segnalazione Centrale Rischi: quando è legittima?
Una società sanitaria ha citato in giudizio una banca per una presunta illegittima segnalazione Centrale Rischi, sostenendo che le avesse impedito di ottenere finanziamenti. La Corte d'Appello di Firenze ha respinto la richiesta, stabilendo che la segnalazione era legittima. La Corte ha verificato che la banca aveva correttamente informato il cliente prima della segnalazione e che la decisione si basava su uno stato di insolvenza persistente e non su un semplice ritardo. Di conseguenza, non sussistendo alcun illecito, la domanda di risarcimento è stata respinta.
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Fondo patrimoniale: inammissibile ricorso generico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due coniugi contro la sentenza che rendeva inefficace il loro fondo patrimoniale. L'inefficacia era stata richiesta dai creditori tramite azione revocatoria. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano generici, non contestavano la specifica ragione giuridica della decisione d'appello (ratio decidendi) e sollevavano questioni considerate estranee alla causa, come la presunta applicazione di tassi usurari sul debito originario.
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Valutazione delle prove: Cassazione e prove atipiche
Un pubblico ufficiale, sanzionato per eccesso di velocità, reagiva con frasi offensive e minacciose nei confronti degli agenti di polizia. La Corte di Cassazione ha confermato la sua condanna al risarcimento del danno, chiarendo importanti principi sulla valutazione delle prove. La decisione del giudice si è basata su elementi 'atipici', come le dichiarazioni rese in un precedente processo penale (poi annullato) e una lettera di scuse inviata dall'uomo, ritenuta una conferma del suo comportamento illecito. La sentenza ribadisce l'ampio potere del giudice civile nella libera valutazione delle prove.
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Azione revocatoria: quando è impugnabile un atto
La Corte di Cassazione analizza un caso di azione revocatoria contro un conferimento immobiliare in una società e la successiva cessione delle quote. La Corte ha ritenuto che la sostituzione di un bene stabile (immobile) con uno più volatile (quote societarie) costituisce un pregiudizio per i creditori ('eventus damni'), anche in presenza di un'ipoteca sul bene. L'operazione rende infatti più incerta e difficile la soddisfazione del credito. Di conseguenza, ha dichiarato inammissibile il ricorso della società debitrice, confermando le decisioni dei giudici di merito che avevano accolto l'azione revocatoria.
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Documentazione ipocatastale: quando è completa?
In un caso di esecuzione immobiliare, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un debitore che lamentava l'incompletezza della documentazione ipocatastale. La Corte d'Appello aveva già accertato che la documentazione era completa, e che un'apparente lacuna era dovuta a una mera variazione dei dati catastali nel tempo. La Cassazione ha stabilito che il ricorso era generico e mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Azione revocatoria: vendita tra parenti inammissibile
Una banca esercita un'azione revocatoria contro la vendita di un immobile tra genitori e figlia, avvenuta dopo una richiesta di pagamento per una fideiussione. La Corte d'Appello accoglie la domanda della banca, presumendo la consapevolezza del debito da parte della figlia acquirente in virtù dello stretto legame familiare. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dei familiari, confermando che la valutazione delle prove e l'uso di presunzioni da parte del giudice di merito non sono sindacabili in sede di legittimità, se non per vizi logici macroscopici, qui non riscontrati.
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