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Giurisprudenza Civile

Regolamento di confini: poteri del giudice e prove
La Corte di Cassazione chiarisce i poteri del giudice nell'azione di regolamento di confini, affermando che può utilizzare ogni mezzo di prova, inclusa la CTU, per determinare la linea di demarcazione. Il caso riguardava uno sconfinamento edilizio ai danni di un ente ecclesiastico. La Corte ha rigettato il ricorso principale della proprietaria che contestava l'accertamento, ma ha accolto parzialmente il ricorso incidentale dell'ente per un'omessa pronuncia su un impianto di condizionamento.
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Inammissibilità ricorso cassazione: doppia conforme
Una società operante nel settore dell'estetica ricorre in Cassazione dopo che la Corte d'Appello ha confermato la natura subordinata del rapporto di lavoro con un'acconciatrice, condannandola al pagamento di differenze retributive. La Suprema Corte ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso cassazione, applicando il principio della "doppia conforme" e ribadendo che la valutazione delle prove è di esclusiva competenza dei giudici di merito, non sindacabile in sede di legittimità.
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Partecipazione personale mediazione: la Cassazione decide
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo. Il tribunale disponeva la mediazione obbligatoria, ma le parti non si presentavano personalmente, inviando un sostituto del difensore senza procura speciale. Di conseguenza, l'opposizione veniva dichiarata improcedibile. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che la partecipazione personale in mediazione è essenziale. La parte può essere sostituita solo da un rappresentante munito di una procura sostanziale specifica, che conferisca il potere di negoziare e definire la lite, non essendo sufficiente la normale procura alle liti.
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Patto di prova illegittimo: l’assunzione è un diritto
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha dichiarato l'illegittimità del patto di prova imposto da una società di servizi postali a una lavoratrice. La lavoratrice, già inserita in una graduatoria per l'assunzione a tempo indeterminato, si era vista negare il posto per il mancato superamento di una prova di guida del motomezzo. I giudici hanno ritenuto la clausola nulla e contraria a buona fede, poiché inserita unilateralmente e dopo che la lavoratrice aveva già dimostrato le sue capacità in precedenti rapporti a termine. Di conseguenza, è stato dichiarato costituito il rapporto di lavoro con diritto al risarcimento del danno.
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Servitù di veduta: quando le nuove finestre sono lecite
Un proprietario di immobile è stato citato in giudizio per la creazione di nuove finestre e l'installazione di una canna fumaria. La Corte d'Appello, riformando la decisione iniziale, ha stabilito che le nuove finestre erano legittime in virtù di una preesistente servitù di veduta da un terrazzo, che non risultava sostanzialmente aggravata. Tuttavia, ha confermato l'ordine di rimozione della canna fumaria, in quanto invadeva illegalmente la proprietà confinante. La sentenza chiarisce anche che la vendita dell'immobile durante la causa non fa venir meno la legittimazione ad agire del venditore.
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Servitù di scolo: serre e aggravamento del deflusso
La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, negando l'esistenza di una servitù di scolo a favore di un fondo con serre. La costruzione ha aggravato il deflusso delle acque, e l'eccezione di usucapione è stata respinta per tardività. L'art. 913 c.c. tutela esclusivamente il deflusso naturale, non quello modificato da opere umane.
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Contratto a termine pubblico impiego: no conversione
Una collaboratrice linguistica, assunta da un'università pubblica con una serie di contratti a tempo determinato, ha chiesto la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, riaffermando il principio secondo cui il contratto a termine nel pubblico impiego, anche se illegittimo, non si converte in un rapporto stabile. Tale divieto deriva dai principi costituzionali che regolano l'accesso al pubblico impiego, che deve avvenire tramite concorso.
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Lavoro subordinato: la prova spetta al lavoratore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18102/2024, ha rigettato il ricorso di una lavoratrice che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con un ristorante. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l'onere della prova grava interamente sul lavoratore. Non è possibile invertire tale onere o desumere una confessione da stralci della memoria difensiva del datore di lavoro se quest'ultimo nega la subordinazione. La valutazione delle prove testimoniali resta di competenza esclusiva dei giudici di merito.
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Onere della prova carburante: la misura unilaterale
Un gestore di una stazione di servizio ha richiesto al fornitore il rimborso per i cali di volume del carburante, basando la sua pretesa su misurazioni da lui stesso effettuate. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale sull'onere della prova carburante: una misurazione unilaterale, condotta senza la partecipazione della controparte (in contraddittorio), non ha valore di prova in un contenzioso contrattuale privato. Le procedure valide ai fini fiscali non sono automaticamente applicabili nei rapporti tra privati.
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Compenso per espropriazione: i nuovi parametri
Un professionista ha impugnato la liquidazione del suo compenso per una perizia di stima in una procedura di espropriazione, contestando sia l'autorità della società concessionaria a liquidare, sia i criteri di calcolo utilizzati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la legittimazione della società in quanto autorità espropriante delegata e stabilendo che, a seguito dell'abolizione delle tariffe professionali, il compenso per espropriazione deve essere calcolato secondo i parametri del D.M. 140/2012 e non più con le vecchie tariffe. Il criterio a vacazioni è stato ritenuto solo residuale.
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Donazione indiretta: la forma dell’atto pubblico
La Corte di Cassazione ha chiarito che una promessa gratuita, qualificabile come donazione indiretta, non richiede la forma solenne dell'atto pubblico per la sua validità. Nel caso specifico, l'impegno di una società a estinguere i mutui di un terzo, sebbene considerato un atto di liberalità, è stato ritenuto potenzialmente valido in quanto formalizzato tramite scrittura privata, forma sufficiente per il negozio utilizzato. La Corte ha cassato la decisione del tribunale che aveva erroneamente dichiarato nullo l'impegno per vizio di forma, rinviando la causa per un nuovo esame basato sul corretto principio della donazione indiretta.
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Recesso agente: quando il ricorso è inammissibile
Un agente di commercio ha impugnato il licenziamento per giusta causa dovuto al mancato raggiungimento degli obiettivi contrattuali. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità del recesso agente. La Corte ha chiarito che non può riesaminare i fatti del caso e che non è possibile introdurre nuove questioni legali, come la presunta vessatorietà di una clausola, per la prima volta in sede di legittimità.
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Criteri di scelta licenziamento: conta l’esperienza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 18093/2024, ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui non sono stati applicati correttamente i criteri di scelta. La Corte ha stabilito che la valutazione della fungibilità professionale di un lavoratore deve basarsi sull'intero bagaglio di esperienze e conoscenze acquisite durante il rapporto di lavoro, e non limitarsi all'ultima mansione svolta. Di conseguenza, il licenziamento di una dipendente è stato annullato perché non era stata comparata con colleghi in posizioni fungibili che avevano un punteggio inferiore ma sono stati mantenuti in servizio.
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Licenziamento ritorsivo: limiti del ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una lavoratrice che sosteneva la natura di licenziamento ritorsivo del proprio recesso. La Corte ha ribadito che la valutazione del motivo ritorsivo è una questione di fatto, di competenza dei giudici di merito, e non può essere riesaminata in sede di legittimità. Anche la quantificazione dell'indennità risarcitoria rientra nella discrezionalità del giudice di merito.
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Giurisdizione consumatore: sito web non basta
La Corte di Cassazione stabilisce che la semplice accessibilità di un sito web dall'estero non è sufficiente a radicare la giurisdizione nel paese di residenza del consumatore. Per applicare il foro del consumatore, l'attività del professionista deve essere intenzionalmente 'diretta' verso quello specifico Stato. Nel caso di specie, un agente immobiliare italiano ha legittimamente agito in Italia contro un cliente austriaco, nonostante questi lo avesse contattato tramite il suo sito web.
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Ricorso inammissibile: quando l’atto è nullo
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due lavoratori che chiedevano il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La decisione si fonda sulla nullità dell'atto introduttivo originario, giudicato confuso e lacunoso già nei gradi di merito, e sulla scorretta formulazione dei motivi di ricorso, che mescolavano impropriamente censure procedurali e di merito, rendendo impossibile l'esame della Corte.
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Giurisdizione contributi previdenziali: decide il Lavoro
Una società agricola ha contestato una cartella di pagamento per contributi previdenziali. A seguito di un conflitto tra Giudice del Lavoro e Giudice Tributario, la Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione sui contributi previdenziali spetta sempre al Giudice del Lavoro, indipendentemente dal fatto che la riscossione avvenga tramite cartella esattoriale. La natura previdenziale del credito prevale sulla forma dell'atto di riscossione.
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Eccesso di potere giurisdizionale: limiti al ricorso
Un ex amministratore pubblico, condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un eccesso di potere giurisdizionale. Sosteneva che i giudici contabili avessero invaso la sfera della discrezionalità amministrativa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo sindacato è confinato ai limiti esterni della giurisdizione e non può estendersi a presunti errori di giudizio (error in iudicando), confermando così la decisione della Corte dei conti.
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Leasing traslativo: la Cassazione sulla risoluzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing contro l'esclusione del proprio credito dal passivo fallimentare di una società utilizzatrice. L'ordinanza ribadisce che, per un contratto di leasing traslativo risolto prima del fallimento dell'utilizzatore e prima dell'entrata in vigore della L. 124/2017, si applica in via analogica l'art. 1526 c.c. La società concedente deve formulare una domanda completa, che includa la restituzione dei canoni e la richiesta di un equo compenso, non potendosi limitare a chiedere le rate insolute.
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Nullità parziale fideiussione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribadito il principio della nullità parziale fideiussione per i contratti che replicano lo schema ABI, giudicato anticoncorrenziale. Dei fideiussori avevano richiesto la nullità totale del loro contratto di garanzia, ma la Corte ha respinto il ricorso. È stato stabilito che solo le singole clausole viziate sono nulle, mentre il resto del contratto rimane valido, a meno che il garante non dimostri che non avrebbe mai firmato senza quelle specifiche clausole. La decisione conferma un orientamento consolidato che protegge la stabilità dei contratti bancari.
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