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Giurisprudenza Civile

Ricorso per cassazione: inammissibile se generico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero avverso la convalida del suo trattenimento in un Centro di Permanenza. Il ricorso per cassazione è stato respinto per violazione del principio di autosufficienza, in quanto le censure sollevate non erano supportate dalla specifica indicazione e illustrazione degli atti e documenti processuali su cui si fondavano, rendendo impossibile per la Corte valutarne la fondatezza.
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Carenza d’interesse: ricorso inammissibile
Un ente previdenziale ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello. Tuttavia, nel corso del giudizio, la stessa Corte d'Appello ha revocato la propria sentenza. La Cassazione ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza d'interesse, poiché l'atto impugnato non esisteva più giuridicamente.
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Esdebitazione legge applicabile: la Cassazione chiarisce
La richiesta di esdebitazione di due coniugi è stata respinta. La Cassazione chiarisce la questione della esdebitazione legge applicabile, stabilendo che per le procedure di liquidazione avviate sotto la vigenza della L. n. 3/2012, continuano ad applicarsi le norme previgenti, anche se la domanda di esdebitazione è presentata dopo l'entrata in vigore del Codice della Crisi. La Corte ha ritenuto irrilevante la distinzione tra colpa grave e colpa semplice, poiché la vecchia normativa negava il beneficio in caso di ricorso colposo e sproporzionato al credito.
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Responsabilità dirigenti SGR: la Cassazione decide
Un direttore di una società di gestione del risparmio (SGR) era stato sanzionato dall'Autorità di Vigilanza per un'operazione non autorizzata. La Corte d'Appello aveva annullato la sanzione, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con questa ordinanza, la Suprema Corte ha chiarito che la responsabilità dei dirigenti di SGR, ai sensi dell'art. 190-bis TUF, non si limita alla mancata predisposizione di un'adeguata struttura organizzativa, ma include anche specifici atti operativi che, violando le norme prudenziali, creano un rischio per la società.
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Spese processuali: i criteri della Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i principi sulla ripartizione delle spese processuali. In un caso tra una società e una banca, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la statuizione sulle spese, ribadendo che la valutazione sulla soccombenza e l'eventuale compensazione rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito e non sono sindacabili in sede di legittimità, salvo casi eccezionali. L'accoglimento parziale di una domanda non trasforma la parte attrice in soccombente per la porzione rigettata, ma può giustificare una compensazione delle spese.
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Sanzioni amministrative e tempus regit actum
Una società multata per violazioni della privacy ha visto la sanzione annullata in primo grado perché la norma era stata abrogata. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per le sanzioni amministrative si applica il principio del "tempus regit actum", ovvero la legge in vigore al momento del fatto. L'abrogazione successiva è irrilevante. Inoltre, il ricorso iniziale è stato dichiarato tardivo a causa di una normativa transitoria.
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Responsabilità amministratore: anche senza deleghe
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione a un amministratore di un istituto di credito per omissioni in un prospetto informativo. La decisione chiarisce che la responsabilità amministratore sussiste anche in assenza di deleghe specifiche e per il solo fatto di aver accettato la carica, in quanto l'illecito omissivo si considera permanente. L'amministratore non esecutivo ha un dovere di vigilanza e informazione attiva, non potendo invocare a propria discolpa di essere entrato in carica dopo le delibere iniziali.
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Distanze legali: usucapione e onere della prova
Una società immobiliare, citata in giudizio per aver violato le distanze legali nella costruzione di un edificio e di altre opere, ha perso la causa perché non è riuscita a provare di aver acquisito per usucapione il diritto a mantenere tali opere. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere di dimostrare con certezza la data di inizio del possesso ventennale necessario per l'usucapione grava interamente su chi invoca tale diritto. L'incertezza sulla data di completamento delle opere ha reso impossibile accogliere l'eccezione, portando alla condanna al risarcimento dei danni.
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Poteri commissario liquidatore e nomina dell’avvocato
La Corte di Cassazione ha stabilito che il commissario liquidatore in una liquidazione coatta amministrativa non necessita di una specifica autorizzazione per nominare un avvocato e concludere un contratto d'opera professionale per difendere l'ente in giudizio. La sentenza chiarisce i limiti dei poteri del commissario liquidatore, equiparandoli a quelli del curatore fallimentare e affermando che l'obbligo di autorizzazione è previsto solo per atti specificamente indicati dalla legge. Viene inoltre ribadita l'inammissibilità della domanda di indebito arricchimento se proposta per la prima volta in appello, in quanto considerata domanda nuova rispetto a quella di adempimento contrattuale.
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Omessa vigilanza: responsabilità e prescrizione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28119/2025, affronta un caso di omessa vigilanza da parte di un'autorità di controllo su un intermediario finanziario fallito. La Corte stabilisce che la domanda di ammissione al passivo fallimentare dell'intermediario interrompe la prescrizione anche nei confronti dell'autorità, data la natura risarcitoria del credito e la responsabilità solidale. Tuttavia, annulla la sentenza d'appello per carenza di motivazione riguardo all'effettiva sussistenza della colpa dell'autorità, rinviando la causa per un nuovo esame.
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Onere della prova apertura di credito: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28086/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro un istituto di credito. Il caso verteva sulla richiesta di restituzione di somme per anatocismo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale sull'onere della prova apertura di credito: spetta al correntista, che agisce in giudizio, dimostrare l'esistenza di un'apertura di credito per superare l'eccezione di prescrizione sollevata dalla banca. La consulenza tecnica d'ufficio non può sopperire alla mancata produzione di prove da parte del cliente.
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Prova apertura credito: inammissibile in Cassazione
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per il ricalcolo del saldo di un conto corrente. Dopo una vittoria parziale in primo grado, la Corte d'Appello ha ridotto la somma dovuta alla società, accogliendo l'eccezione di prescrizione sollevata dalla banca. Il successivo ricorso della società alla Corte di Cassazione, incentrato sulla prova apertura credito e sui metodi di calcolo, è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito di non poter riesaminare nel merito le prove, confermando che la valutazione sull'esistenza di un contratto di fido spetta esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti.
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Deroga art. 1957 c.c.: Poteri del Giudice d’Appello
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di fideiussione. La decisione chiarisce che il giudice d'appello ha il potere di interpretare autonomamente le clausole contrattuali, come quella sulla deroga art. 1957 c.c., se la questione è stata sollevata in appello, senza incorrere in ultrapetizione. Viene inoltre ribadito che un decreto ingiuntivo revocato in primo grado non può essere 'riattivato' dalla sentenza di appello.
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Responsabilità amministratore prospetto: la Cassazione
Un amministratore di un istituto di credito viene sanzionato dall'autorità di vigilanza per aver omesso informazioni cruciali in un prospetto informativo relative a finanziamenti per l'acquisto di azioni. L'amministratore ricorre in Cassazione lamentando una violazione del diritto di difesa e l'errata qualificazione della sanzione. La Suprema Corte rigetta il ricorso, confermando la piena responsabilità dell'amministratore per il prospetto e chiarendo che la sanzione ha natura amministrativa, escludendo quindi l'applicazione del principio di retroattività della norma penale più favorevole.
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Improcedibilità ricorso: la guida completa
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso in una complessa causa immobiliare. La decisione si fonda sulla mancata ottemperanza da parte del ricorrente all'ordine di integrare il contraddittorio, ovvero di notificare il ricorso a tutte le parti necessarie del processo. Questo caso evidenzia l'importanza cruciale del rispetto dei termini e delle procedure per evitare la chiusura anticipata del giudizio.
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Obblighi restitutori: no all’art. 1227 c.c. post risoluzione
La Corte di Cassazione, in un caso relativo a investimenti in obbligazioni argentine, ha stabilito un principio fondamentale sugli obblighi restitutori a seguito della risoluzione di un contratto di intermediazione finanziaria. La Corte ha chiarito che il dovere del creditore di non aggravare il danno (art. 1227 c.c.) non si applica alle pretese di restituzione. Di conseguenza, il rifiuto dell'investitore di aderire a un'offerta pubblica di scambio (OPSV) non può ridurre l'importo che la banca inadempiente è tenuta a restituire. La sentenza conferma invece che l'investitore deve restituire le cedole percepite e che la mala fede della banca non è presunta ma va provata.
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Tassi sostitutivi bancari: non sono retroattivi
Un cliente bancario ha contestato gli interessi applicati a un conto corrente stipulato prima del 1992. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: le norme sui tassi sostitutivi bancari, introdotte con la legge sulla trasparenza bancaria, non sono retroattive. Per i contratti antecedenti, in caso di nullità delle clausole sugli interessi, si applica il tasso legale previsto dal codice civile e non i tassi previsti dalla normativa speciale successiva.
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Promessa di pagamento: quando un documento è vincolante?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a una promessa di pagamento. Una società, opponendosi a un decreto ingiuntivo, sosteneva che un documento firmato fosse una mera accettazione di cessione di credito e non una ricognizione di debito. La Corte d'Appello aveva qualificato l'atto come promessa di pagamento, invertendo l'onere della prova. La Cassazione ha confermato, rigettando il ricorso. Ha stabilito che l'interpretazione del giudice di merito era plausibile e non sindacabile in sede di legittimità, in quanto basata su una valutazione logica della volontà delle parti emergente dal testo e dal contesto, rendendo irrilevante l'applicazione di criteri interpretativi sussidiari come quello 'contra stipulatorem'.
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Eccezione di decadenza: come perderla per sempre
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'erede di un fideiussore, chiarendo un punto fondamentale sulla fideiussione. Anche se la clausola di deroga all'art. 1957 c.c. è nulla, l'eccezione di decadenza del creditore deve essere sollevata tempestivamente in primo grado. Non avendolo fatto, il garante ha perso definitivamente la possibilità di avvalersene, poiché si tratta di un'eccezione 'propria' non rilevabile d'ufficio dal giudice. La nullità della clausola ripristina la norma, ma non esonera la parte dall'onere di farla valere.
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Sanzioni CONSOB: la responsabilità dell’amministratore
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un amministratore di un istituto di credito, confermando le sanzioni CONSOB a suo carico. L'ordinanza stabilisce che anche gli amministratori senza deleghe hanno un dovere di agire informati e di vigilanza, non potendo invocare l'ignoranza di fronte a evidenti segnali di allarme. La Corte ha inoltre ribadito che, in materia di illeciti amministrativi, vige una presunzione di colpa, spettando all'amministratore l'onere di provare di aver agito con la dovuta diligenza.
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