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Giurisprudenza Civile

Trasferimento lavoratore: quando è illegittimo?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro la sentenza che annullava il trasferimento di una lavoratrice. La dipendente, riammessa in servizio dopo una causa, era stata immediatamente trasferita in un'altra regione. L'azienda ha giustificato il provvedimento sulla base di un accordo sindacale per la gestione delle eccedenze di personale. La Suprema Corte ha stabilito che tale accordo non esonera il datore di lavoro dal provare le specifiche e concrete ragioni tecniche, organizzative e produttive che legittimano il singolo trasferimento lavoratore, confermando l'illegittimità della decisione aziendale.
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Legittimazione società fallita: l’inerzia del curatore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21333/2024, ha stabilito che la 'mera inerzia' del curatore fallimentare è sufficiente a far sorgere la legittimazione processuale straordinaria della società fallita, e quindi dei suoi ex amministratori, a impugnare un avviso di accertamento. Tuttavia, la mancata notifica dell'atto impositivo alla società fallita, ma solo al curatore, non comporta la nullità o la decadenza del potere accertativo, bensì la semplice inefficacia e inopponibilità dell'atto nei confronti della società stessa fino a quando non ne venga a conoscenza.
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Danno biologico iure proprio: quando allegare i fatti?
In un caso di responsabilità medica, la Cassazione ha stabilito che la richiesta di risarcimento per danno biologico iure proprio, subìto dai familiari di una vittima, è valida se formulata nell'atto di citazione. Le specifiche patologie, quali fatti secondari a sostegno della prova, possono essere introdotte successivamente, nei termini previsti per le memorie istruttorie. La Corte ha cassato la decisione d'appello che le aveva erroneamente ritenute tardive, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Rimborso spese legali: CCNL prevale sulla delibera
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di un dipendente pubblico al rimborso delle spese legali è strettamente vincolato alle condizioni previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), ovvero la connessione dei fatti con il servizio e l'assenza di conflitto di interessi. Una delibera comunale che promette un rimborso incondizionato, a seguito di assoluzione penale, non può derogare a tali requisiti. Nel caso specifico, l'azione del dipendente (timbrare il cartellino per un collega) non è stata ritenuta connessa al servizio, negando così il diritto al rimborso integrale.
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Azione revocatoria: valida contro gli eredi acquirenti
Un istituto di credito ha agito con un'azione revocatoria contro gli eredi di un debitore, i quali, prima della sua morte, avevano acquistato il suo intero patrimonio immobiliare. Nonostante gli eredi avessero rinunciato all'eredità, la Cassazione ha confermato la validità dell'azione, stabilendo che la vendita aveva leso la garanzia patrimoniale generica del creditore. La Corte ha chiarito che anche i creditori con garanzie speciali possono esperire tale azione e che la natura personale del debito originario non è un ostacolo.
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Successore nel processo: onere della prova in appello
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto subentrato nel diritto controverso tra il primo e il secondo grado di giudizio. La decisione si fonda sulla mancata prova documentale della propria qualità di successore nel processo, un onere imprescindibile per poter validamente impugnare la sentenza.
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Deroga distanze legali: nullo l’accordo tra privati
Una società costruttrice ha edificato un immobile violando la distanza minima dal confine, sulla base di un presunto accordo con i vicini. La Corte di Cassazione ha confermato che qualsiasi patto privato che preveda una deroga alle distanze legali è nullo, poiché le norme edilizie tutelano un interesse pubblico inderogabile. La Corte ha tuttavia accolto il ricorso riguardo l'inammissibilità di una nuova domanda di risarcimento danni, introdotta tardivamente nel processo.
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Servitù di passaggio: l’atto del 1921 è decisivo
Il caso riguarda una servitù di passaggio veicolare contestata tra proprietari confinanti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, stabilendo che per interpretare un atto di divisione del 1921, è fondamentale ricostruire la comune intenzione delle parti originarie, anche oltre il tenore letterale. Il contesto agricolo dell'epoca giustificava un passaggio carrabile, funzionale alla coltivazione dei fondi.
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Risoluzione contratto: Cassazione chiarisce recesso
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla risoluzione contratto preliminare per inadempimento. Un promittente venditore, a seguito del mancato pagamento da parte dell'acquirente, aveva agito per il recesso e la ritenzione della caparra. I giudici hanno riqualificato la domanda come risoluzione con clausola penale. La Suprema Corte ha confermato la decisione, chiarendo che quando è presente una caparra, le azioni di recesso e risoluzione sono funzionalmente equivalenti. Ha inoltre stabilito che la diffida ad adempiere inviata dall'avvocato senza procura scritta è valida se seguita dall'atto giudiziario, che funge da ratifica.
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Leasing traslativo: oneri del creditore nel fallimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing contro la decisione di un tribunale in un caso di fallimento. La controversia riguardava un contratto di leasing traslativo risolto prima della dichiarazione di fallimento dell'utilizzatore. La Corte ha ribadito che, in tali casi, si applica per analogia l'art. 1526 c.c. e che il concedente, per ottenere l'ammissione al passivo, deve fornire la prova del valore del bene recuperato per permettere al giudice di calcolare l'eventuale eccessività della penale. La mancata allegazione di una stima attendibile del valore del bene ha reso la domanda incompleta e ha giustificato il rigetto.
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Omessa pronuncia e servitù: la Cassazione decide
In una complessa disputa su una servitù di passaggio in un cortile, la Corte di Cassazione interviene per un vizio di omessa pronuncia. La Corte d'Appello aveva omesso di decidere su una specifica domanda riguardante l'esistenza del diritto di una delle parti. La Cassazione ha cassato la sentenza, rinviando il caso per un nuovo esame del punto tralasciato, chiarendo i limiti del sindacato sulla motivazione e i requisiti per denunciare un errore procedurale.
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Indennità di incasso: quando è dovuta all’agente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità di incasso non è dovuta in aggiunta alla provvigione se l'incarico di riscuotere i crediti è stato affidato all'agente sin dall'inizio del rapporto contrattuale. In tal caso, si presume che il compenso per tale attività sia già conglobato nella provvigione pattuita. Un compenso separato è previsto solo se l'incarico viene conferito in un momento successivo o se, secondo la contrattazione collettiva, l'agente è responsabile per errori contabili.
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Buoni pasto turno notturno: diritto anche di notte
Un operatore sanitario si è visto negare i buoni pasto per i turni notturni. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che il diritto ai buoni pasto per il turno notturno è intrinsecamente legato alla pausa obbligatoria per i turni superiori a sei ore, indipendentemente dalla fascia oraria, e non può essere limitato da accordi aziendali inferiori.
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Ricorso inammissibile Cassazione: la guida completa
Una condomina ha presentato un secondo ricorso alla Corte di Cassazione riproponendo le stesse doglianze già respinte in una precedente ordinanza. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che le proprie decisioni non sono soggette a un ulteriore ricorso per cassazione, ma solo a rimedi straordinari come la revocazione. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese legali e a una sanzione economica per aver proposto un'impugnazione estranea al sistema processuale.
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Ricorso inammissibile: onere della prova e autosufficienza
Un'infermiera ha fatto ricorso per ottenere i buoni pasto per i turni notturni. La sua richiesta è stata respinta in appello per prescrizione del diritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo successivo ricorso inammissibile perché non ha adeguatamente provato l'interruzione della prescrizione, violando il principio di autosufficienza del ricorso stesso. La sentenza sottolinea che chi fa valere un'eccezione deve fornirne prova specifica nell'atto di ricorso.
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Autosufficienza del ricorso: Cassazione inammissibile
Un operatore sanitario ha fatto ricorso per ottenere i buoni pasto per i turni notturni. La Corte d'Appello ha respinto la domanda per prescrizione. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la violazione del principio di autosufficienza del ricorso: il ricorrente non aveva trascritto il contenuto essenziale dei documenti che provavano l'interruzione della prescrizione, impedendo alla Corte di valutare il motivo.
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Vendita verbale immobile: possesso o detenzione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21304/2024, chiarisce un punto fondamentale in materia di usucapione. Nel caso di una vendita verbale immobile, sebbene il contratto sia nullo per vizio di forma, la consegna del bene all'acquirente genera una situazione di possesso e non di mera detenzione. Di conseguenza, l'acquirente non è tenuto a dimostrare un'interversione del possesso per poter usucapire il bene. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente richiesto tale prova, rinviando il caso per un nuovo esame basato su questo principio.
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Interpretazione accordi aziendali: il limite in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva l'assunzione sulla base di vecchi accordi aziendali. La Corte ha ribadito che l'interpretazione di tali accordi è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d'Appello) e non può essere contestata in sede di legittimità, a differenza di quanto avviene per i contratti collettivi nazionali.
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Motivazione contraddittoria e usucapione: la Cassazione
Un soggetto ricorre in Cassazione dopo che la sua domanda di usucapione su un immobile è stata respinta. La Corte d'Appello aveva fornito una motivazione contraddittoria, non chiarendo se l'occupazione fosse basata su tolleranza, comodato o locazione. La Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza per vizio di motivazione e rinviando il caso a un nuovo esame, sottolineando l'importanza di una motivazione chiara e coerente.
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Spese di lite incompetenza: chi paga se c’è accordo?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21300/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese di lite per incompetenza territoriale. In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, dove le parti si sono accordate sulla competenza di un altro foro, la Corte ha chiarito che il giudice originariamente adito, nel dichiarare la propria incompetenza, non deve pronunciarsi sulle spese legali. Tale decisione spetta unicamente al giudice competente a cui la causa viene trasferita, il quale valuterà l'esito finale dell'intera lite.
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