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Giurisprudenza Civile

Estinzione del giudizio: silenzio che costa caro

Un decreto della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dell’inerzia della parte ricorrente. A seguito di una proposta di definizione del giudizio, la mancata richiesta di una decisione entro 40 giorni ha comportato l’estinzione del giudizio, equiparando il silenzio a una rinuncia al ricorso. La società ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese legali a favore della controparte.

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Responsabilità patronato: risarcimento anche con colpa

Una lavoratrice perde l’indennità NASPI per una domanda errata presentata da un patronato. Il Tribunale di Venezia riconosce la responsabilità professionale del patronato, ma la riduce del 50% per il concorso di colpa della lavoratrice, che aveva omesso di dichiarare un secondo rapporto di lavoro. La sentenza stabilisce un risarcimento basato sul danno effettivo, ripartendo la colpa tra le parti.

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Impugnazione bilancio fallimento: domanda inammissibile

Un socio ha impugnato i bilanci di una società per violazione dei principi di chiarezza e veridicità, chiedendo anche l’accertamento di un credito. Durante la causa, la società è stata dichiarata fallita. Il Tribunale ha dichiarato entrambe le domande inammissibili. La prima per carenza di interesse ad agire, poiché l’azione di responsabilità spetta al curatore fallimentare. La seconda perché l’accertamento dei crediti verso un’impresa fallita è di competenza esclusiva del giudice fallimentare. Questa sentenza chiarisce i limiti procedurali per un socio in caso di impugnazione bilancio fallimento.

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Servitù di passaggio su area autostradale: si può?

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto a una servitù di passaggio su un terreno di proprietà di una società concessionaria autostradale. Il terreno, pur essendo nella fascia di rispetto, non è stato ritenuto pertinenza essenziale e quindi non demaniale, permettendo così la costituzione del diritto a favore di un fondo adiacente rimasto intercluso. La Corte ha chiarito che l’interclusione è derivata dai lavori di costruzione e non dalla vendita originaria, giustificando l’applicazione dell’art. 1051 c.c.

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Riconoscimento del debito: Cassazione annulla sentenza

In una disputa tra due società energetiche per fatture insolute, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di secondo grado. Il fulcro della sentenza è il valore probatorio del riconoscimento del debito: la Corte d’Appello aveva erroneamente ignorato un’ammissione fatta dalla società debitrice in un atto processuale, considerandola un fatto non decisivo. La Cassazione ha invece stabilito che tale ammissione è una prova cruciale che non può essere trascurata, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Contribuzione volontaria: non si può rinunciare

La Corte di Cassazione ha stabilito l’illegittimità della rinuncia alla contribuzione volontaria da parte di un lavoratore nell’ambito di un accordo transattivo. L’ordinanza chiarisce che, quando tale contribuzione è prevista da una legge speciale a tutela di specifiche categorie di lavoratori (in questo caso, ex minatori), essa assume natura di obbligazione di diritto pubblico, inderogabile e indisponibile. Di conseguenza, qualsiasi patto contrario è nullo. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva invece ritenuto valida la rinuncia, sottolineando la natura assistenziale e legale dell’obbligo contributivo, che non può essere oggetto di negoziazione privata tra le parti.

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Concordato fallimentare: tassazione per il terzo

Una società, terza assuntrice in un concordato fallimentare, ha impugnato un avviso di liquidazione dell’imposta di registro. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la trattazione del caso per permettere alle parti di finalizzare un accordo transattivo, sospendendo la decisione sui complessi motivi di ricorso relativi alla base imponibile e al principio di alternatività IVA/registro.

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Passaggio di cattedra non è nuova assunzione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una docente che chiedeva l’assunzione retroattiva, sostenendo un’errata assegnazione dei posti. La Corte ha stabilito che il passaggio di cattedra, utilizzato per uno dei posti vacanti, è un’operazione di mobilità interna del personale già di ruolo e non una nuova assunzione. Pertanto, precede le immissioni in ruolo e non dà diritto a compensazioni per le graduatorie esterne.

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Travisamento della prova: quando il ricorso è inammissibile

Un ente di riscossione ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un travisamento della prova da parte del giudice di merito, che non aveva riconosciuto la validità della notifica di una cartella. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l’errore di percezione di una prova (travisamento) va contestato con la revocazione e non con il ricorso in Cassazione, riservato agli errori di diritto.

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Preliminare di vendita: prova del pagamento e cambiali

Un promissario acquirente ha richiesto il trasferimento di un immobile in base a un contratto preliminare di vendita, sostenendo di aver pagato parte del prezzo con cambiali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la semplice emissione di cambiali non prova l’avvenuto pagamento. In un preliminare di vendita, l’onere di dimostrare l’effettivo incasso dei titoli spetta all’acquirente. Senza tale prova, o un’offerta formale di pagamento del saldo, la domanda di esecuzione specifica del contratto non può essere accolta.

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Indennità di turno ferie: va inclusa nella busta paga?

Un infermiere ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria per cui lavorava, chiedendo che l’indennità di turno fosse inclusa nella sua retribuzione durante le ferie. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che, in base al diritto dell’Unione Europea, l’indennità di turno ferie è una componente fissa e continuativa della retribuzione. Escluderla potrebbe scoraggiare il lavoratore dal godere del suo diritto al riposo. Pertanto, la normativa nazionale che ne prevede l’esclusione deve essere disapplicata.

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Proroga termine lodo: la Cassazione decide

La Cassazione ha stabilito che la proroga termine lodo automatica, prevista dall’art. 820 c.p.c. in caso di CTU, si applica anche nell’arbitrato amministrato, a meno che il regolamento arbitrale non la escluda espressamente. Il silenzio del regolamento non equivale a una deroga alla norma di legge, confermando la validità di un lodo depositato oltre il termine originario ma entro quello prorogato.

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Litisconsorzio necessario e usucapione in condominio

La Corte di Cassazione chiarisce che in una causa per usucapione di un bene condominiale, è indispensabile la partecipazione di tutti i singoli condomini (litisconsorzio necessario). La causa, avviata da un condominio contro una società alberghiera per la proprietà di un cortile, era stata decisa nei primi due gradi di giudizio senza il coinvolgimento di tutti i proprietari. La Suprema Corte ha annullato le sentenze precedenti e rinviato il caso al primo grado per integrare correttamente il contraddittorio, affermando che una decisione che incide sul diritto di proprietà di ciascun condomino sarebbe altrimenti inefficace.

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Liquidazione gratuito patrocinio: non c'è decadenza

Un avvocato si vede rigettare l’istanza di liquidazione del compenso per il gratuito patrocinio perché presentata dopo la conclusione del giudizio. La Corte di Cassazione accoglie il suo ricorso, stabilendo che la norma non prevede alcuna decadenza per il deposito tardivo dell’istanza. Presentare la richiesta dopo la fine della causa non equivale a una rinuncia al compenso.

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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

Un privato cittadino, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello, ha deciso di ritirarlo. La Suprema Corte, verificata la regolarità formale dell’atto, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione sulla rinuncia al ricorso ha comportato anche la condanna del cittadino al pagamento delle spese legali sostenute dalla controparte, un condominio.

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Subappalto pubblico: la forma scritta è essenziale

Una società di servizi informatici ha citato in giudizio la sua subappaltatrice per inadempimento contrattuale, sostenendo la mancata fornitura di banche dati nell’ambito di un progetto pubblico. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: poiché il contratto principale era un appalto pubblico che richiedeva la forma scritta per la sua validità, tale requisito si estende anche al contratto derivato. Di conseguenza, qualsiasi presunto accordo verbale relativo al subappalto è nullo e non può essere provato in giudizio, rendendo la richiesta infondata. La decisione sottolinea l’importanza della forma scritta del subappalto nei contratti collegati ad appalti pubblici.

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Responsabilità professionale avvocato: onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per responsabilità professionale avvocato. Il caso verteva su un presunto errore del legale in un procedimento di pignoramento. La Corte ha stabilito che il ricorso era una richiesta di riesame dei fatti, non una censura per violazione di legge, ribadendo che la valutazione del nesso causale e delle prove spetta ai giudici di merito.

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Canone enfiteutico: estinzione e frazionamento

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di estinzione del canone enfiteutico. In un caso riguardante un vasto terreno concesso in enfiteusi nel 1928 con un canone unico e successivamente frazionato in lotti, la Corte ha chiarito che, ai fini dell’estinzione prevista dalla Legge n. 16/1974, non si deve considerare il canone originario dell’intero fondo, ma il valore del canone riferibile a ogni singolo lotto al momento dell’entrata in vigore della legge. Se tale valore è inferiore a 1.000 lire annue, il rapporto si estingue. La sentenza sottolinea che il frazionamento del terreno comporta una divisione proporzionale del canone, indipendentemente da un formale assenso per ogni singola divisione, basandosi sullo stato di fatto e di diritto esistente.

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Spese legali contumace: no rimborso se non si partecipa

Un contribuente ha impugnato una sentenza che, pur dandogli torto nel merito di una controversia su contributi consortili, lo condannava a pagare le spese legali all’Agente della Riscossione, sebbene quest’ultimo non si fosse costituito in giudizio (contumace). La Corte di Cassazione ha accolto questo specifico motivo, affermando il principio per cui non possono essere liquidate spese processuali in favore della parte vittoriosa ma contumace, poiché questa non ha svolto attività difensiva e non ha sostenuto costi rimborsabili. La Corte ha invece respinto il motivo relativo all’efficacia di precedenti sentenze favorevoli (giudicato) su annualità diverse, specificando che la debenza del contributo va verificata anno per anno.

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Opposizione all'esecuzione: i limiti dei nuovi motivi

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rigettato il ricorso di alcuni debitori, chiarendo i limiti dell’opposizione all’esecuzione. Il caso riguardava un debito bancario, già oggetto di un lungo contenzioso definito con sentenza passata in giudicato. I debitori avevano avviato una nuova opposizione contestando la legittimità del creditore e i criteri di calcolo degli interessi. La Corte ha dichiarato i motivi inammissibili, affermando che non è possibile riproporre questioni già coperte da giudicato né introdurre censure generiche e non adeguatamente argomentate.

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