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Giurisprudenza Civile

Prescrizione incentivo esodo: quando è quinquennale?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31240/2024, ha stabilito che la prescrizione per l'incentivo all'esodo è quinquennale, non decennale. Il caso riguardava la richiesta degli eredi di un lavoratore contro un ente regionale. La Corte ha qualificato l'incentivo come retribuzione corrisposta in occasione della fine del rapporto, soggetta quindi al termine breve previsto dall'art. 2948, n. 5) c.c., respingendo il ricorso.
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Compensazione spese legali: quando è legittima?
La Cassazione analizza un caso di compensazione spese legali. A seguito della rinuncia al ricorso principale da parte di un ente previdenziale, la Corte rigetta il ricorso incidentale dei pensionati, confermando che la 'complessità della materia' è un valido motivo per compensare le spese, esercitando un potere discrezionale del giudice.
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Indennità per mancata riconsegna: chi prova cosa?
Una società, successore di un ex conduttore di un cinema, è stata citata per l'indennità di occupazione relativa al periodo 2002-2014, nonostante il contratto fosse scaduto nel 1990. Un precedente giudicato aveva già stabilito il diritto al risarcimento. La Cassazione ha respinto il ricorso della società, chiarendo che l'onere di provare l'avvenuta restituzione del bene grava sull'ex conduttore. La Corte ha confermato che l'indennità per mancata riconsegna è dovuta fino a tale prova, indipendentemente da eventuali cessioni a terzi.
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Accesso ZTL NCC: la Cassazione chiarisce le regole
Un operatore di Noleggio con Conducente (NCC), titolare di licenza rilasciata da un comune diverso da Roma, si è visto annullare dalla Corte di Cassazione una serie di multe per accesso ZTL non autorizzato nel 2018. L'ordinanza chiarisce che, a causa della sospensione di normative più restrittive, in quel periodo vigeva la legge originaria che equiparava gli NCC ai taxi per l'uso delle corsie preferenziali e l'accesso ZTL. La Corte ha ritenuto le sanzioni illegittime, sottolineando però che i Comuni mantengono il potere di regolare la materia con specifici regolamenti, che in questo caso non sono stati provati in giudizio.
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Legittimazione amministratore condominio: la Cassazione
Una società costruttrice ricorre in Cassazione contro la condanna al risarcimento danni per gravi vizi in un condominio. La Corte conferma la legittimazione amministratore condominio ad agire per i difetti originati nelle parti comuni, anche se causano danni alle proprietà private, quando l'edificio è compromesso nella sua unitarietà. Accoglie invece il motivo sul compenso non dovuto al professionista per l'attività di mediazione immobiliare svolta senza iscrizione all'albo.
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Motivazione apparente: sentenza annullata dalla Cassazione
Una società committente contestava gli onorari di un professionista, adducendo un grave inadempimento. La Corte d'Appello confermava la decisione di primo grado a favore del professionista, basandosi sulla perizia tecnica (CTU). La Cassazione ha annullato tale decisione, ravvisando una motivazione apparente. I giudici d'appello, infatti, non avevano risposto alle specifiche critiche mosse dalla società alla CTU, limitandosi ad affermarne l'affidabilità. Questa carenza di un percorso logico-giuridico comprensibile rende nulla la sentenza. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio d'appello.
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Abuso personalità giuridica: Ente Pubblico risponde
Una professionista ha svolto un'attività per una fondazione interamente controllata da un Comune. A seguito del fallimento della fondazione, la professionista ha richiesto il pagamento al Comune. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità del Comune, ravvisando un abuso della personalità giuridica, poiché la fondazione agiva come mero braccio operativo dell'ente pubblico, priva di reale autonomia decisionale e patrimoniale.
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Caparra confirmatoria: recesso legittimo e proroghe
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del recesso di una promittente venditrice che ha trattenuto una cospicua caparra confirmatoria, pari a circa il 45% del prezzo di vendita. Nonostante le numerose proroghe concesse al promissario acquirente, il suo inadempimento finale, seguito a una formale diffida ad adempiere, ha giustificato la risoluzione del contratto. La Corte ha ritenuto che le proroghe precedenti non escludessero la gravità dell'inadempimento finale, respingendo così il ricorso del compratore.
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Contratto misto vendita appalto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di contratto misto vendita appalto relativo alla fornitura e posa in opera di serramenti. L'ordinanza stabilisce che, in base al principio di prevalenza, se il valore della fornitura supera nettamente quello della manodopera, si applicano le regole della compravendita. La Corte ha confermato la condanna al pagamento del prezzo, ridotto per i vizi accertati, ritenendo irrilevanti il ritardo nella consegna (poiché l'opera era stata accettata) e il mancato collaudo (imputabile allo stesso committente).
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Licenziamento disciplinare: rifiuto DAD è giusta causa
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare di una docente che si era rifiutata di svolgere la didattica a distanza durante l'emergenza pandemica. Le giustificazioni addotte, come la fobia per le telecamere e la mancanza di competenze informatiche, non sono state provate. La Corte ha stabilito che l'assenza prolungata e ingiustificata costituisce un grave inadempimento contrattuale che giustifica la sanzione espulsiva, e che spetta al lavoratore l'onere di provare l'esistenza di cause di giustificazione.
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Accesso pubblico impiego: condanna penale e diniego
La Corte di Cassazione ha stabilito che una Pubblica Amministrazione può legittimamente negare l'assunzione a un candidato per una condanna penale che, sebbene non sia causa di esclusione automatica, costituirebbe motivo di licenziamento. Questa decisione sottolinea il principio di parallelismo tra i requisiti per l'accesso pubblico impiego e quelli per il mantenimento del rapporto di lavoro, affidando all'ente una valutazione discrezionale ma motivata sulla compatibilità della condanna con le mansioni da svolgere.
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Cessione di cubatura: obblighi del Comune venditore
Una società edile acquista diritti edificatori (cessione di cubatura) da un Comune. Quando successive modifiche urbanistiche limitano l'uso di tali diritti, la società cita in giudizio l'ente. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che il Comune, agendo come venditore privato, non è responsabile per le sue future azioni come ente pubblico regolatore. Il contratto era valido poiché i diritti erano stati trasferiti ed erano utilizzabili al momento della vendita.
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Vendita franco partenza: la garanzia per vizi
Un'azienda acquista una partita di mele con clausola 'vendita franco partenza'. La merce arriva difettosa. La Cassazione chiarisce che il venditore rimane responsabile per i vizi preesistenti alla consegna al trasportatore. Spetta al venditore, non al compratore, provare che i difetti sono sorti durante il trasporto.
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Improcedibilità del ricorso: Cassazione inflessibile
Una società ricorre in Cassazione ma omette di depositare la relata di notifica della sentenza impugnata. La Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso, confermando che tale omissione è insanabile e non superabile dalla mancata contestazione della controparte. La decisione sottolinea il rigore delle norme procedurali e sanziona la parte ricorrente per abuso del processo.
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Mediazione obbligatoria: basta l’avvocato all’incontro?
In un caso di risarcimento danni tra vicini, la Corte d'Appello aveva dichiarato un appello improcedibile per l'assenza della parte al primo incontro di mediazione obbligatoria, nonostante la presenza del suo avvocato. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la condizione di procedibilità si considera avverata se la mediazione fallisce sul nascere a causa della manifesta volontà di un'altra parte di non voler conciliare. L'eventuale irregolarità nella partecipazione di una parte diventa irrilevante se la procedura è comunque destinata a terminare con esito negativo per volontà altrui.
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Diritto di opzione: no senza pagamenti regolari
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della figlia di un conduttore che intendeva acquistare un immobile pubblico. La Corte ha stabilito che la regolarità nel pagamento dei canoni di locazione è un presupposto essenziale per l'esercizio del diritto di opzione, non una semplice condizione per il trasferimento finale. La morosità, anche se relativa a una sola mensilità precedente l'esercizio dell'opzione, preclude l'acquisto.
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Interesse ad agire: l’appello inutile è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cliente contro un'impresa edile. La questione centrale era se un tribunale avesse errato a dichiarare la litispendenza anziché applicare il principio del giudicato. La Suprema Corte ha stabilito che, poiché l'esito finale (la revoca di un decreto ingiuntivo) sarebbe stato identico in entrambi i casi, la ricorrente mancava di un concreto interesse ad agire, rendendo l'impugnazione priva di scopo pratico e quindi inammissibile.
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Titolarità del diritto: la prova chiave nell’appello
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in un caso di violazione delle distanze tra edifici. La decisione si fonda sul fatto che la ricorrente, pur avendo avviato un'azione negatoria, non era riuscita a dimostrare la titolarità del diritto di proprietà sul fondo effettivamente leso. L'appello era già stato respinto perché non aveva contestato la motivazione centrale della sentenza di primo grado, ovvero la provata mancanza di titolarità del diritto, un errore che ha precluso ogni ulteriore esame del merito.
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Iscrizione REA: obbligatoria per la provvigione?
La Corte di Cassazione conferma che l'iscrizione REA (Repertorio Economico Amministrativo) è un requisito fondamentale per il diritto alla provvigione del procacciatore d'affari. Nel caso esaminato, un agente che aveva mediato importanti contratti di fornitura di arredi si è visto negare il compenso perché non era iscritto al registro al momento dell'attività. La Corte ha ribadito che la mancata iscrizione determina la nullità del contratto di mediazione, vizio che può essere rilevato d'ufficio dal giudice.
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Regolamento di competenza: appello inammissibile
In un caso riguardante il mancato pagamento per la creazione di un sito web, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la decisione di incompetenza territoriale della Corte d'Appello. La ragione risiede nell'errato strumento processuale utilizzato: la questione doveva essere sollevata tramite il regolamento di competenza entro 30 giorni, e non con un ricorso ordinario. Di conseguenza, anche il ricorso incidentale è stato dichiarato inefficace, con condanna dei ricorrenti principali alle spese e al risarcimento per lite temeraria.
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