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Giurisprudenza Civile

Lesione quota di legittima: la Cassazione decide
Un erede ha citato in giudizio la sorella e la madre, lamentando una lesione della quota di legittima a causa di quattro testamenti redatti dal padre defunto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Basandosi sulla consulenza tecnica d'ufficio (CTU), la Corte ha stabilito che non vi era stata alcuna lesione della quota di legittima spettante al ricorrente. L'ordinanza ha inoltre affrontato importanti questioni procedurali, come l'ultrattività del mandato dell'avvocato in caso di morte della parte e i criteri per la sospensione del processo in pendenza di un'altra causa.
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Vittime del dovere: assegni anche ai figli non a carico
La Corte di Cassazione affronta il caso dei figli maggiorenni e non a carico di una vittima del dovere, i quali richiedono il riconoscimento degli assegni vitalizi. I giudici di merito avevano accolto la domanda, estendendo la disciplina prevista per le vittime del terrorismo. A causa di un contrasto giurisprudenziale sulla portata di tale estensione (se limitata ai soli benefici o estesa anche alla platea dei beneficiari), la Sezione Lavoro ha ritenuto la questione di massima importanza e ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per un pronunciamento definitivo sul diritto dei figli non a carico a ricevere tali provvidenze in presenza di un coniuge superstite.
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Prescrizione azione responsabilità: il dies a quo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8651/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex sindaco di una società fallita, confermando un principio chiave sulla prescrizione dell'azione di responsabilità. Il ricorrente sosteneva che il termine di prescrizione quinquennale fosse decorso prima della notifica dell'atto di citazione, individuando il 'dies a quo' nel momento in cui si erano deteriorati i rapporti con il principale creditore. La Suprema Corte ha ribadito che esiste una presunzione 'iuris tantum' secondo cui il termine di prescrizione decorre dalla data della dichiarazione di fallimento, momento in cui l'insufficienza patrimoniale diventa oggettivamente percepibile dalla generalità dei creditori. Spetta al sindaco o all'amministratore fornire la prova contraria, dimostrando con fatti di assoluta evidenza una diversa e anteriore data di percepibilità, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Azioni illiquide: quando il contratto è valido?
Un investitore ha acquistato azioni illiquide da una banca, riscontrando poi l'impossibilità di venderle. Ha citato in giudizio la banca chiedendo la nullità dei contratti di acquisto e la restituzione della somma investita. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno respinto la domanda, sostenendo che la violazione degli obblighi informativi può portare a un risarcimento, non alla nullità. La Corte di Cassazione ha confermato queste decisioni, dichiarando il ricorso inammissibile. Ha stabilito che la natura illiquida delle azioni non rende il contratto nullo per mancanza di causa, specialmente quando l'investitore era stato adeguatamente informato dei rischi, come nel caso di specie attraverso un prospetto informativo. La difficile monetizzazione è una caratteristica intrinseca di tali investimenti, non un vizio del contratto.
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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8664/2024, ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le indennità variabili connesse alla mansione, come quelle per attività di scorta e riserva. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti, confermando che una diminuzione sensibile dello stipendio durante le vacanze ha un effetto dissuasivo, contrario al diritto dell'Unione Europea. La decisione rafforza il principio secondo cui la retribuzione durante il riposo deve essere equiparabile a quella dei periodi lavorativi.
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Natura giuridica IPAB: la Cassazione fa chiarezza
Un'Arcidiocesi e una Casa di Riposo (IPAB) hanno richiesto il riconoscimento della natura giuridica di diritto privato per quest'ultima. La richiesta, respinta sia in primo grado che in appello, è giunta in Cassazione. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. La motivazione principale si basa sul fatto che la valutazione della natura giuridica IPAB deve essere condotta in base allo statuto vigente al momento della domanda amministrativa, e la scelta di tale criterio da parte della corte d'appello rappresenta un accertamento di merito non sindacabile in sede di legittimità. Il ricorso è stato giudicato un tentativo inammissibile di ottenere un nuovo esame dei fatti.
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Responsabilità dirigenziale: omesso controllo e sanzione
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione disciplinare della sospensione a una dirigente pubblica per omessa vigilanza sulle procedure di inserimento dati. La mancata supervisione ha causato la prescrizione di numerose sanzioni amministrative, con un grave danno potenziale per l'ente. La sentenza ribadisce che la valutazione sulla proporzionalità della sanzione spetta al giudice di merito e che la responsabilità dirigenziale include il dovere attivo di organizzare e controllare i processi lavorativi.
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Vendita aliud pro alio: quando si applica?
Una società costruttrice acquista un terreno per un progetto turistico, ma scopre che la sua edificabilità è parziale e le concessioni sono irregolari. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si tratta di vendita aliud pro alio, ma di mancanza di qualità essenziali, applicando quindi il breve termine di prescrizione di un anno dalla consegna. La domanda dell'acquirente è stata respinta. È stata invece accolta la domanda riconvenzionale dei venditori per l'inadempimento della società costruttrice a un collegato contratto di appalto.
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Conservazione miglior trattamento: ferie e CCNL
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di alcuni lavoratori a mantenere il numero di giorni di ferie previsto dal precedente CCNL, in quanto più favorevole rispetto a quello successivo. L'ordinanza sottolinea l'importanza delle clausole di salvaguardia e del principio di conservazione del miglior trattamento nel passaggio tra contratti collettivi, rigettando il ricorso dell'azienda che sosteneva l'applicazione del nuovo regime meno vantaggioso.
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Pausa retribuita: a chi spetta l’onere della prova?
Una guardia giurata ha citato in giudizio la propria azienda per il mancato godimento della pausa di dieci minuti prevista per turni superiori alle sei ore. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8626/2024, ha stabilito un principio fondamentale sull'onere della prova. Spetta al lavoratore dimostrare di aver lavorato oltre sei ore consecutive senza fruire della pausa retribuita. Spetta invece al datore di lavoro, che si difende sostenendo di aver concesso un riposo compensativo alternativo, fornire la prova di tale concessione. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente addossato l'intero onere probatorio sul lavoratore.
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Legittimazione ex soci: il caso della società estinta
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli ex soci di una società estinta hanno la legittimazione a proseguire un giudizio iniziato dalla società, anche se il diritto controverso (un credito) era stato ceduto a terzi prima della cancellazione della società dal registro delle imprese. La Corte ha chiarito che la posizione di 'sostituto processuale', assunta dalla società cedente ai sensi dell'art. 111 c.p.c., si trasferisce agli ex soci per successione universale (art. 110 c.p.c.), indipendentemente dalla titolarità sostanziale del credito e dall'aver ricevuto o meno beni in sede di liquidazione. Di conseguenza, la sentenza della Corte d'Appello, che aveva negato la legittimazione ex soci, è stata cassata con rinvio.
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Anatocismo bancario e vecchi contratti: parla la Corte
Una società contesta l'applicazione di anatocismo bancario e commissioni di massimo scoperto su un conto corrente anteriore al 2000. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide il caso ma lo rimette a pubblica udienza. L'obiettivo è risolvere un contrasto giurisprudenziale sulla validità dell'adeguamento dei vecchi contratti alle nuove regole sull'anatocismo: è sufficiente la comunicazione della banca o serve una nuova pattuizione scritta? La decisione futura avrà un impatto significativo su numerosi rapporti bancari.
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Risoluzione di diritto: quando si qualifica la domanda
In un caso riguardante un contratto preliminare di vendita immobiliare, la Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di risoluzione va qualificata come risoluzione di diritto, e non giudiziale, quando nell'atto introduttivo si fa esplicito riferimento a una diffida ad adempiere rimasta inadempiuta. La Corte ha chiarito che il giudice deve interpretare la volontà sostanziale della parte, andando oltre il tenore letterale delle conclusioni, senza incorrere nel vizio di ultrapetizione. Il ricorso del promissario acquirente, inadempiente all'obbligo di presentare un progetto edilizio, è stato quindi respinto.
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Accessione del possesso e regime tavolare: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8621/2024, ha stabilito che l'istituto dell'accessione del possesso è compatibile con il regime tavolare, anche in assenza di una formale intavolazione (registrazione) del diritto. Il caso riguardava l'acquirente di un immobile che intendeva usucapire delle porzioni condominiali inglobate nel suo appartamento dai precedenti proprietari. La Corte ha chiarito che, per unire il proprio possesso a quello del dante causa, è sufficiente un titolo astrattamente idoneo a trasferire il diritto, la cui analisi è fondamentale per verificare il collegamento tra i due possessi. La sentenza della Corte d'Appello è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Perdita di chance e selezione pubblica: la Cassazione
Un professionista ha citato in giudizio il Ministero degli Affari Esteri per il risarcimento del danno da perdita di chance, sostenendo di essere stato illegittimamente escluso da un incarico di missione in Liberia. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che, sebbene l'amministrazione debba agire secondo principi di imparzialità e correttezza, la procedura di selezione era stata sostanzialmente legittima. Non essendo stata provata un'irregolarità decisiva né una concreta probabilità di successo per il ricorrente, la domanda di risarcimento per perdita di chance è stata rigettata.
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Mobilità volontaria: sì al mantenimento anzianità
Un infermiere, trasferito per mobilità volontaria da un'ASL a un istituto scolastico, si è visto negare il riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8599/2024, ha stabilito che la mobilità volontaria si configura come una cessione del contratto di lavoro, non come una nuova assunzione. Pertanto, il lavoratore ha diritto alla conservazione dell'anzianità e del trattamento economico acquisito, annullando la decisione della Corte d'Appello.
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Spese di lite: chi paga se il credito è prescritto?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8587/2024, ha stabilito un importante principio in materia di ripartizione delle spese di lite. Se una cartella di pagamento viene annullata per prescrizione dovuta all'inerzia dell'agente della riscossione, solo quest'ultimo è tenuto al pagamento dei costi legali. L'ente impositore, come un Comune, non può essere condannato se non ha causato la prescrizione. La decisione si fonda sul principio di causalità, distinguendo nettamente le responsabilità in base alla fase in cui si è verificata l'inerzia che ha portato all'estinzione del credito.
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Punteggio servizio militare: sì nelle graduatorie
Un docente si è visto annullare un contratto a tempo determinato dopo che l'amministrazione scolastica aveva rettificato il suo punteggio, escludendo i 12 punti per il servizio militare obbligatorio non prestato in costanza di servizio. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8586/2024, ha ribaltato la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che il punteggio servizio militare deve essere sempre riconosciuto nelle graduatorie, in quanto le norme primarie (come l'art. 485, co. 7, D.Lgs. 297/1994) hanno portata generale e non possono essere derogate da fonti secondarie come i decreti ministeriali. La Corte ha affermato che il servizio reso alla patria è valido 'a tutti gli effetti', inclusa la valutazione nelle selezioni pubbliche come le graduatorie scolastiche.
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Interpretazione del contratto: ricorso inammissibile
Una proprietaria chiedeva il riconoscimento di una servitù di passaggio e parcheggio su un cortile adiacente. I giudici di merito hanno qualificato il diritto come meramente personale e non reale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che non è possibile contestare l'interpretazione del contratto fatta dal giudice di merito semplicemente proponendo una lettura alternativa, senza specificare quale canone ermeneutico sia stato violato. La ricorrente è stata condannata anche per responsabilità aggravata.
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Inquadramento superiore: no all’automatismo nel pubblico
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8585/2024, ha stabilito che nel pubblico impiego non è possibile ottenere un inquadramento superiore in modo automatico, neanche se si svolgono mansioni di livello più elevato. Il caso riguardava alcuni dipendenti, assunti come autisti, che chiedevano il riconoscimento della qualifica superiore di 'autista soccorritore'. La Corte ha chiarito che il passaggio a un'area superiore è subordinato al superamento di procedure selettive, come previsto dalla legge. Lo svolgimento di mansioni superiori può giustificare solo differenze retributive, ma non la promozione automatica, confermando la rigidità delle regole di accesso e progressione nelle pubbliche amministrazioni.
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