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Giurisprudenza Civile

Usucapione servitù: passaggio occasionale non basta

Un condominio rivendicava l’usucapione di una servitù di passaggio su un’area cortilizia vicina. Il transito, però, avveniva solo durante gli orari di apertura delle attività commerciali presenti, poiché i condomini non possedevano le chiavi del cancello. La Corte di Cassazione ha escluso l’usucapione, chiarendo che un passaggio occasionale e dipendente dalla volontà di terzi non configura il possesso continuo e autonomo richiesto dalla legge.

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Licenziamento fine cantiere: quando è legittimo

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento fine cantiere. Il caso riguardava un lavoratore edile licenziato dopo la conclusione dei lavori nel sito a cui era assegnato. La Corte ha stabilito che, se l’azienda dimostra l’impossibilità di ricollocare il dipendente in altre mansioni o cantieri al momento del recesso, il licenziamento è valido, anche se nuove opportunità lavorative si presentano mesi dopo.

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Trasferimento azienda: la tutela del lavoratore escluso

La Corte di Cassazione conferma il diritto all’assunzione di un lavoratore escluso da un accordo sindacale in un’operazione di trasferimento azienda. Poiché l’attività d’impresa proseguiva e non era cessata, la Corte ha ritenuto inapplicabile la deroga che permette il mancato assorbimento di parte del personale, riaffermando la tutela prevista dall’art. 2112 c.c. anche per le aziende in amministrazione straordinaria.

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Patto commissorio: vendita come garanzia è nulla

Una società immobiliare ha citato in giudizio due coniugi per ottenere il rilascio di un immobile, sostenendo di esserne la legittima proprietaria. I coniugi si sono opposti, eccependo che la vendita era simulata e parte di un’operazione complessa finalizzata a eludere il divieto di patto commissorio. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso. Ha stabilito che anche una serie di contratti di compravendita, formalmente leciti, possono essere dichiarati nulli se il loro scopo reale è quello di garantire un prestito con il trasferimento della proprietà in caso di inadempimento, violando così l’art. 2744 c.c.

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Prescrizione assegno vitalizio: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17448/2025, ha stabilito che per l’assegno vitalizio dovuto alle vittime del dovere, la prescrizione decennale non estingue il diritto in sé, ma solo i singoli ratei maturati oltre dieci anni prima della domanda. La Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato l’intero diritto prescritto. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Autorizzazione lavoro straordinario: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15984/2025, ha stabilito che l’autorizzazione preventiva per il lavoro straordinario nel pubblico impiego è un elemento costitutivo del diritto al compenso. Di conseguenza, il lavoratore deve provarne l’esistenza. La contestazione della sua assenza da parte della Pubblica Amministrazione in appello non è un’eccezione nuova inammissibile, ma una mera difesa. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva ritenuto tardiva tale contestazione.

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Notifica perfezionata sabato: proroga al lunedì

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo, ma i tribunali di merito ritenevano l’atto tardivo. Il problema riguardava il calcolo dei termini, poiché la notifica si era perfezionata per compiuta giacenza di sabato. La Cassazione ha stabilito che quando una notifica perfezionata sabato conclude un termine, la scadenza viene prorogata di diritto al lunedì successivo. Di conseguenza, l’opposizione è stata ritenuta tempestiva e la sentenza annullata con rinvio.

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Donazione e rinuncia eredità: possesso non è accettazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che chi riceve un bene in donazione dal defunto (de cuius) e, dopo la sua morte, rinuncia all’eredità, non può essere considerato erede per il solo fatto di possedere quel bene. Il possesso, in questo caso, deriva dal diritto di proprietà acquisito con la donazione stessa (iure proprietatis) e non da un titolo ereditario. Di conseguenza, il possesso del bene donato non costituisce un’accettazione tacita dell’eredità e non impedisce una valida rinuncia, proteggendo il donatario dai debiti del defunto.

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Riunione ricorsi: Cassazione unisce cause connesse

Con un’ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione ha disposto la riunione di due ricorsi proposti separatamente contro la medesima sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sull’applicazione dell’articolo 335 del codice di procedura civile, che impone il trattamento congiunto di tutte le impugnazioni relative allo stesso provvedimento per garantire l’uniformità della decisione ed evitare giudicati contrastanti. La Suprema Corte ha pertanto unito il nuovo ricorso a quello precedentemente iscritto, assicurando che entrambe le cause procedano come un unico giudizio.

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Responsabilità da custodia: incendio e onere prova

La Cassazione chiarisce che in caso di incendio, la responsabilità da custodia sorge anche se il bene ha solo propagato le fiamme, senza esserne l’origine. Il custode è responsabile se non prova il caso fortuito, e il rischio della causa ignota ricade su di lui.

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Credito prededucibile: status non trasferibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che un credito prededucibile, sorto durante un’amministrazione giudiziaria (misura di prevenzione antimafia), non conserva tale privilegio in una successiva procedura di amministrazione straordinaria (procedura per insolvenza). La Corte ha chiarito che le due procedure non sono in continuità (‘consecutio’) poiché hanno finalità e presupposti diversi: la prima mira a liberare l’azienda da influenze criminali, la seconda a gestire una crisi d’impresa. Di conseguenza, lo status di credito prededucibile non si trasferisce automaticamente.

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Azione revocatoria: quando un atto è inefficace

Un creditore ha ottenuto la dichiarazione di inefficacia di una vendita immobiliare tramite un’azione revocatoria. Il debitore aveva venduto un immobile a un amico intimo per sottrarlo alla garanzia dei creditori. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso inammissibile perché mirava a una nuova valutazione dei fatti. La Corte ha ribadito che la consapevolezza del terzo acquirente del pregiudizio al creditore può essere provata anche tramite presunzioni, come il forte legame personale, un elemento chiave dell’azione revocatoria.

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Eredi testamentari polizza vita: chi sono i beneficiari?

In un caso riguardante la designazione dei beneficiari di una polizza vita come “eredi testamentari”, la Corte di Cassazione è chiamata a decidere se tale qualifica spetti anche ai soggetti designati nel testamento come legatari di beni specifici (le sorelle del defunto) o solo agli eredi universali (i figli). La Corte d’Appello aveva escluso le sorelle, ritenendole semplici legatarie. Data la rilevanza della questione per l’interpretazione uniforme della legge, la Suprema Corte ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza ancora risolvere la disputa nel merito.

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Risarcimento specializzandi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici che chiedevano il risarcimento per la mancata remunerazione durante la scuola di specializzazione frequentata prima del 1991. Il diritto al risarcimento specializzandi è stato negato a coloro la cui specializzazione non era esplicitamente prevista dalle direttive comunitarie e per i quali non era stata provata un’effettiva equipollenza. È stata inoltre respinta la richiesta di una quantificazione del danno basata su normative più recenti e favorevoli.

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Credito prededucibile: no al compenso del fallito

Un professionista ha richiesto l’ammissione del proprio compenso come credito prededucibile nel fallimento di una società per un’attività svolta dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che un credito prededucibile deve essere legato all’attività degli organi della procedura e non a quella del soggetto fallito. Il compenso del professionista ingaggiato dal fallito non può quindi gravare sulla massa dei creditori con priorità.

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Orario medici: no a risarcimento senza prova del nesso

Un gruppo di dirigenti medici ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un risarcimento danni a causa della violazione delle direttive europee sull’orario di lavoro. La Corte di Cassazione, pur riconoscendo la violazione “grave e manifesta” della normativa UE da parte dell’Italia, ha respinto la richiesta. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte dei medici, del nesso di causalità tra l’illecito dello Stato e il danno subito. Secondo la Corte, non è stato provato che le ore di lavoro extra fossero una conseguenza diretta di turni imposti e non una scelta volontaria legata al raggiungimento di obiettivi professionali, un aspetto cruciale per definire il corretto orario medici.

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Deposito telematico rifiutato: oneri e conseguenze

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un processo d’appello a causa della tardiva riassunzione. Dopo l’interruzione del giudizio per il decesso di una parte, il ricorrente aveva tentato un deposito telematico dell’atto di riassunzione, ma il sistema lo aveva rifiutato. La parte, tuttavia, è rimasta inerte per quasi tre anni prima di agire nuovamente. La Corte ha stabilito che, in caso di deposito telematico rifiutato, la parte ha l’onere di attivarsi immediatamente per rimediare, altrimenti il tentativo di deposito si considera come mai avvenuto, con conseguente estinzione del processo per superamento dei termini.

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Notifica inesistente: quando non giustifica l'appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un avvocato che aveva proposto un appello tardivo sostenendo la notifica inesistente dell’atto di citazione di primo grado. La Corte ha chiarito la distinzione tra nullità e inesistenza della notificazione, affermando che solo la totale assenza di collegamento tra l’atto e il destinatario configura l’inesistenza. In caso di vizi meno gravi, si parla di nullità e spetta alla parte che si dichiara ‘contumace involontaria’ fornire la prova rigorosa del vizio e della mancata conoscenza del processo, prova che nel caso di specie non è stata raggiunta.

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Azione revocatoria preliminare: quando si valuta?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17480/2025, si è pronunciata su un caso di azione revocatoria preliminare. Ha ribadito il principio secondo cui, in caso di vendita immobiliare preceduta da un contratto preliminare, il danno per il creditore (eventus damni) va valutato al momento del contratto definitivo. Invece, lo stato soggettivo del terzo acquirente (scientia damni) va accertato con riferimento alla data di stipula del preliminare. La Corte ha inoltre precisato che, nel caso di contratto per persona da nominare, il “terzo” rilevante ai fini della valutazione è la persona nominata, e la sua consapevolezza va verificata al momento dell’accettazione della nomina, applicando le regole sulla rappresentanza.

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Soccombenza reciproca: chi paga le spese legali?

Un datore di lavoro, pur vincendo parzialmente in appello, ricorre in Cassazione per la condanna alle spese legali. La Corte rigetta il ricorso, affermando che la soccombenza reciproca va valutata sull’esito complessivo della lite e non sul singolo grado di giudizio. La discrezionalità del giudice di merito nella compensazione delle spese è insindacabile se correttamente motivata.

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