Un docente, licenziato per assenza ingiustificata, ha chiesto la revocazione di una sentenza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto. A suo dire, la Corte aveva frainteso il suo motivo di ricorso, centrato sulla tardiva notifica della convocazione disciplinare. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che non si trattava di un errore di fatto, bensì di una precisa interpretazione giuridica. La Corte aveva infatti valutato che, nonostante la tardività, il lavoratore avrebbe dovuto attivarsi per esercitare il proprio diritto di difesa, cosa che non ha fatto. La decisione distingue nettamente tra errore percettivo sui fatti (revocabile) ed errore interpretativo sul diritto (non revocabile).
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