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Giurisprudenza Civile

Risoluzione di diritto: quando si qualifica la domanda
In un caso riguardante un contratto preliminare di vendita immobiliare, la Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di risoluzione va qualificata come risoluzione di diritto, e non giudiziale, quando nell'atto introduttivo si fa esplicito riferimento a una diffida ad adempiere rimasta inadempiuta. La Corte ha chiarito che il giudice deve interpretare la volontà sostanziale della parte, andando oltre il tenore letterale delle conclusioni, senza incorrere nel vizio di ultrapetizione. Il ricorso del promissario acquirente, inadempiente all'obbligo di presentare un progetto edilizio, è stato quindi respinto.
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Accessione del possesso e regime tavolare: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8621/2024, ha stabilito che l'istituto dell'accessione del possesso è compatibile con il regime tavolare, anche in assenza di una formale intavolazione (registrazione) del diritto. Il caso riguardava l'acquirente di un immobile che intendeva usucapire delle porzioni condominiali inglobate nel suo appartamento dai precedenti proprietari. La Corte ha chiarito che, per unire il proprio possesso a quello del dante causa, è sufficiente un titolo astrattamente idoneo a trasferire il diritto, la cui analisi è fondamentale per verificare il collegamento tra i due possessi. La sentenza della Corte d'Appello è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Perdita di chance e selezione pubblica: la Cassazione
Un professionista ha citato in giudizio il Ministero degli Affari Esteri per il risarcimento del danno da perdita di chance, sostenendo di essere stato illegittimamente escluso da un incarico di missione in Liberia. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che, sebbene l'amministrazione debba agire secondo principi di imparzialità e correttezza, la procedura di selezione era stata sostanzialmente legittima. Non essendo stata provata un'irregolarità decisiva né una concreta probabilità di successo per il ricorrente, la domanda di risarcimento per perdita di chance è stata rigettata.
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Mobilità volontaria: sì al mantenimento anzianità
Un infermiere, trasferito per mobilità volontaria da un'ASL a un istituto scolastico, si è visto negare il riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8599/2024, ha stabilito che la mobilità volontaria si configura come una cessione del contratto di lavoro, non come una nuova assunzione. Pertanto, il lavoratore ha diritto alla conservazione dell'anzianità e del trattamento economico acquisito, annullando la decisione della Corte d'Appello.
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Spese di lite: chi paga se il credito è prescritto?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8587/2024, ha stabilito un importante principio in materia di ripartizione delle spese di lite. Se una cartella di pagamento viene annullata per prescrizione dovuta all'inerzia dell'agente della riscossione, solo quest'ultimo è tenuto al pagamento dei costi legali. L'ente impositore, come un Comune, non può essere condannato se non ha causato la prescrizione. La decisione si fonda sul principio di causalità, distinguendo nettamente le responsabilità in base alla fase in cui si è verificata l'inerzia che ha portato all'estinzione del credito.
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Punteggio servizio militare: sì nelle graduatorie
Un docente si è visto annullare un contratto a tempo determinato dopo che l'amministrazione scolastica aveva rettificato il suo punteggio, escludendo i 12 punti per il servizio militare obbligatorio non prestato in costanza di servizio. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8586/2024, ha ribaltato la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che il punteggio servizio militare deve essere sempre riconosciuto nelle graduatorie, in quanto le norme primarie (come l'art. 485, co. 7, D.Lgs. 297/1994) hanno portata generale e non possono essere derogate da fonti secondarie come i decreti ministeriali. La Corte ha affermato che il servizio reso alla patria è valido 'a tutti gli effetti', inclusa la valutazione nelle selezioni pubbliche come le graduatorie scolastiche.
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Interpretazione del contratto: ricorso inammissibile
Una proprietaria chiedeva il riconoscimento di una servitù di passaggio e parcheggio su un cortile adiacente. I giudici di merito hanno qualificato il diritto come meramente personale e non reale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che non è possibile contestare l'interpretazione del contratto fatta dal giudice di merito semplicemente proponendo una lettura alternativa, senza specificare quale canone ermeneutico sia stato violato. La ricorrente è stata condannata anche per responsabilità aggravata.
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Inquadramento superiore: no all’automatismo nel pubblico
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8585/2024, ha stabilito che nel pubblico impiego non è possibile ottenere un inquadramento superiore in modo automatico, neanche se si svolgono mansioni di livello più elevato. Il caso riguardava alcuni dipendenti, assunti come autisti, che chiedevano il riconoscimento della qualifica superiore di 'autista soccorritore'. La Corte ha chiarito che il passaggio a un'area superiore è subordinato al superamento di procedure selettive, come previsto dalla legge. Lo svolgimento di mansioni superiori può giustificare solo differenze retributive, ma non la promozione automatica, confermando la rigidità delle regole di accesso e progressione nelle pubbliche amministrazioni.
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Cessione del credito: limiti e poteri del cessionario
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del cessionario di un credito. In un caso relativo a un contratto preliminare di compravendita di quote societarie, la Corte ha stabilito che la cessione del credito alla restituzione della caparra non conferisce al cessionario la legittimazione a chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento. Tale azione rimane di competenza esclusiva del cedente, titolare della posizione contrattuale. La sentenza ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso del cessionario su questo punto, distinguendo nettamente tra cessione del credito e cessione del contratto.
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Ratifica delibera condominiale: la Cassazione decide
Un condomino impugna una delibera assembleare. La Cassazione, confermando la decisione di merito, stabilisce la piena validità della ratifica delibera condominiale con cui l'assemblea chiarisce una precedente nomina dell'amministratore e ne sana l'operato processuale. Viene ribadito il potere dell'assemblea di interpretare le proprie decisioni e di agire con effetto retroattivo per sanare vizi di rappresentanza.
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Trascrizione domanda nullità e diritti dei terzi
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8580/2024, chiarisce gli effetti della trascrizione della domanda di nullità di un contratto di compravendita immobiliare sui diritti dei sub-acquirenti. Il caso riguarda una catena di vendite successive a un primo atto nullo per violazione di una prelazione agraria. La Corte ha stabilito che la trascrizione della domanda giudiziale di nullità, se effettuata entro cinque anni dalla trascrizione dell'atto nullo, rende inopponibili ai vincitori della causa tutti gli acquisti successivi, anche se trascritti prima della domanda stessa. Di conseguenza, i diritti dei sub-acquirenti vengono meno, e la loro pretesa di acquisto per usucapione abbreviata è stata respinta a causa dell'interruzione del possesso da parte dell'azione legale. La sentenza conferma il principio della "prenotazione" degli effetti della sentenza grazie alla trascrizione domanda nullità.
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Litisconsorzio necessario: agenzie escluse dal giudizio
Un lavoratore, impiegato presso un'azienda sanitaria tramite agenzie di somministrazione, ha contestato la legittimità dei contratti a termine. La Corte d'Appello gli ha riconosciuto un risarcimento. L'azienda ha fatto ricorso in Cassazione lamentando la mancata partecipazione delle agenzie al giudizio d'appello (litisconsorzio necessario). La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che, essendosi formato un giudicato interno sull'assenza di domande contro le agenzie, la loro presenza non era più necessaria.
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Obbligo informativo banca: la clausola che fa la differenza
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una banca per la violazione di un obbligo informativo banca di natura contrattuale. L'istituto non aveva comunicato tempestivamente ai clienti la significativa variazione del livello di rischio di obbligazioni, poi risultate in default. La Corte ha ritenuto che la clausola specifica inserita negli ordini di acquisto, che impegnava la banca a informare su tali variazioni, costituisse un'obbligazione autonoma e il suo inadempimento, giudicato di non scarsa importanza, giustificasse la risoluzione dei contratti di investimento e la restituzione delle somme.
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Riconoscimento anzianità docente: la Cassazione decide
Una docente di scuola materna, passata dal ruolo comunale a quello statale, si è vista negare il riconoscimento dell'anzianità maturata. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8605/2024, ha ribaltato la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha stabilito che, in base a un'interpretazione sistematica delle norme e al principio di fungibilità dei ruoli, il servizio di ruolo prestato presso un ente comunale deve essere pienamente riconosciuto ai fini giuridici ed economici anche nel passaggio allo stesso ordine di scuola statale. La decisione sottolinea l'importanza del corretto riconoscimento anzianità docente per la ricostruzione di carriera.
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Prescrizione azione di responsabilità: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8553/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni ex amministratori societari. La Corte ha ribadito che la prescrizione dell'azione di responsabilità promossa dalla curatela fallimentare decorre, in via presuntiva, dalla data della sentenza di fallimento. Spetta agli amministratori convenuti fornire la prova rigorosa di una data anteriore in cui l'insufficienza patrimoniale della società era divenuta oggettivamente percepibile dai creditori. Nel caso di specie, la semplice esistenza di accertamenti fiscali non è stata ritenuta sufficiente a superare tale presunzione.
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Termine perentorio: quando la notifica tardiva è fatale
Un'azione revocatoria fallimentare è stata respinta a causa del mancato rispetto, da parte del creditore, del termine perentorio fissato dal giudice per la rinnovazione di un atto di citazione nullo. La Corte di Cassazione ha confermato che la violazione di tale termine provoca l'estinzione automatica del giudizio, un effetto che non può essere sanato dalla successiva costituzione del convenuto se finalizzata a eccepire proprio l'estinzione. La Corte ha inoltre corretto la liquidazione delle spese legali, ritenuta errata.
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Usi civici e opere interrate: la decisione della Cassazione
Con la sentenza 8573/2024, la Corte di Cassazione affronta il tema degli usi civici, chiarendo che per le opere interrate non basta l'occupazione del sottosuolo, ma va dimostrato un concreto pregiudizio al godimento pubblico. Viene inoltre ribadito che l'espropriazione di tali beni richiede una formale sdemanializzazione e che i poteri del Commissario agli usi civici non possono eccedere le domande delle parti. La Corte ha cassato la precedente decisione, rinviando alla Corte d'Appello per una nuova valutazione dei fatti.
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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame dei fatti
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni risparmiatori contro una banca per la presunta appropriazione indebita da parte di un promotore finanziario. La decisione si fonda sul principio che il ricorso in Cassazione non consente un riesame dei fatti già valutati nei gradi di merito, ma solo un controllo sulla corretta applicazione della legge. Gli eredi dei risparmiatori contestavano la valutazione delle prove da parte della Corte d'Appello, ma la Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti.
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Danno in re ipsa: la Cassazione nega il risarcimento
Una lunga controversia relativa a uno scarico fognario abusivo si conclude in Cassazione. La proprietaria di un cortile aveva citato in giudizio i vicini per l'inesistenza di una servitù di scarico e per i danni subiti. Nonostante la successiva rimozione dello scarico, la richiesta di risarcimento è stata portata avanti, invocando un danno in re ipsa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il danno non è automatico ma deve essere specificamente provato. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito che, basandosi su una CTU, avevano escluso la presenza di sversamenti o inquinamento.
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Difetto di titolarità passiva: la Cassazione chiarisce
Una società immobiliare citava in giudizio un gruppo di eredi per ottenere la cancellazione di una trascrizione pregiudizievole su un immobile acquistato e il risarcimento dei danni. Gli eredi rispondevano con una domanda riconvenzionale per occupazione illegittima. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8549/2024, ha cassato la sentenza d'appello, stabilendo che il difetto di titolarità passiva, sollevato dalla società riguardo a una pretesa risarcitoria, costituisce una mera difesa e non un'eccezione nuova, potendo quindi essere sollevata per la prima volta anche in appello.
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