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Giurisprudenza Civile

Credito in prededuzione: no tra procedure diverse

La Corte di Cassazione ha stabilito che un credito sorto durante un’amministrazione giudiziaria (misura antimafia) non mantiene il suo status di credito in prededuzione se l’impresa debitrice entra successivamente in amministrazione straordinaria (procedura per insolvenza). La Corte ha negato l’esistenza di una “consecuzione” tra le due procedure, data la loro diversa natura e finalità, affermando che la prededuzione è una priorità processuale legata alla singola procedura in cui sorge.

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Ricorso improcedibile: l'onere del deposito

Un Comune proponeva ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello relativa a una complessa vicenda di espropriazione e restituzione di somme. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso improcedibile a causa di un vizio formale: il mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata. Tale adempimento è ritenuto fondamentale per permettere alla Corte di verificare la tempestività del ricorso, e la sua omissione non è sanabile, comportando l’inammissibilità dell’impugnazione a prescindere dalle ragioni di merito.

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Danno emergente e lucro cessante: come si calcola

Una società licenziataria non utilizzava i fondi per la pubblicità come da contratto. La Cassazione, riformando la decisione di merito, chiarisce che il risarcimento deve includere sia il danno emergente (la perdita economica diretta) sia il lucro cessante (il mancato guadagno). I giudici precedenti avevano erroneamente liquidato solo il lucro cessante. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la mancata valutazione del danno emergente costituisce un errore di diritto e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova e completa quantificazione del danno.

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Retribuzione dirigente scolastico: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16941/2025, ha chiarito il regime della retribuzione del dirigente scolastico in caso di sostituzione. La Corte ha stabilito che la figura del “vicario” è stata superata da quella del “collaboratore”, remunerato da fondi di istituto. L’indennità per mansioni superiori spetta solo in caso di “sostituzione piena” del dirigente, con carattere di prevalenza, e non per la normale sostituzione durante le ferie.

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Azione revocatoria: legame di parentela non basta

Un creditore ha agito con azione revocatoria contro le vendite immobiliari di un garante. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per gli atti a favore di familiari, il solo rapporto di parentela non è sufficiente a dimostrare la consapevolezza del terzo acquirente di arrecare un danno al creditore, soprattutto in presenza di prove contrarie come una crisi coniugale. La Corte ha quindi annullato la decisione per le vendite ai familiari, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Giudicato ultrattività: limiti nei rapporti di durata

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della ultrattività del giudicato nei rapporti di lavoro. Sebbene un precedente giudicato avesse confermato il diritto di alcuni collaboratori linguistici universitari a un determinato trattamento retributivo, la Corte ha stabilito che tale diritto non si estende ai periodi successivi in cui sono intervenuti un nuovo contratto collettivo e modifiche normative. Questi nuovi elementi costituiscono una “sopravvenienza” idonea a interrompere l’efficacia estesa della precedente sentenza, modificando la regolamentazione del rapporto.

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Uso parti comuni condominio: limiti e decoro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 17038/2025, ha rigettato il ricorso di un esercente che aveva installato strutture fisse su un marciapiede condominiale. La Corte ha confermato che l’uso delle parti comuni del condominio non può limitare il godimento degli altri condòmini né alterare il decoro architettonico dell’edificio. È stata inoltre ribadita la presunzione di proprietà comune del marciapiede, non superata da prove contrarie.

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Prescrizione contributi: quando inizia a decorrere

Una professionista si opponeva alla richiesta di pagamento di contributi previdenziali, ritenendoli prescritti. La Corte d’Appello aveva respinto la sua domanda, sostenendo che la prescrizione non fosse mai iniziata a causa della mancata comunicazione dei redditi all’ente. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla prescrizione contributi: il termine decorre dalla data di scadenza del versamento, non dalla presentazione della dichiarazione. La conoscenza del rapporto lavorativo da parte dell’ente è stata un fattore decisivo. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

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Buoni postali fruttiferi: estinzione e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio riguardante il calcolo degli interessi su buoni postali fruttiferi. Una risparmiatrice aveva rinunciato al ricorso a seguito del consolidamento di una giurisprudenza sfavorevole. La Corte ha compensato le spese legali tra le parti, motivando che al momento della notifica del ricorso, la giurisprudenza in materia non era ancora considerata pienamente consolidata.

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Riduzione canone locazione Covid: no al diritto

Un’azienda conduttrice di un immobile commerciale, costretta alla chiusura a causa delle misure anti-Covid, ha richiesto una riduzione del canone di locazione. Dopo una decisione favorevole in primo grado, la Corte d’Appello aveva respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato quest’ultima decisione, stabilendo che le restrizioni pandemiche, pur potendo giustificare il ritardo nel pagamento, non conferiscono al conduttore un diritto automatico a ottenere una riduzione del canone dal giudice. Il rimedio principale per l’eccessiva onerosità sopravvenuta resta la risoluzione del contratto, non il suo adeguamento forzato.

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Codatorialità: la guida completa della Cassazione

Un dirigente, formalmente assunto da una società ma di fatto operante per l’intero gruppo aziendale, ha visto riconosciuta la situazione di codatorialità. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito che la codatorialità implica un unico rapporto di lavoro con una pluralità di datori, i quali sono responsabili in solido per le obbligazioni. Tuttavia, ciò non dà diritto al lavoratore di ricevere più retribuzioni. Inoltre, il licenziamento intimato dal solo datore di lavoro formale è stato ritenuto efficace per l’intero rapporto, in assenza di un’impugnazione rivolta a tutti i co-datori. La Corte ha quindi respinto le richieste del lavoratore di una retribuzione aggiuntiva e di prosecuzione del rapporto con le altre società del gruppo.

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Eccezione di prescrizione: omessa pronuncia e rinvio

Due cittadini hanno citato in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni derivanti da un’espropriazione basata su decreti ritenuti inefficaci. Dopo una lunga battaglia legale, la Corte d’Appello ha riconosciuto il loro diritto al risarcimento. Il Comune ha però presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando, tra le altre cose, che i giudici d’appello non si fossero pronunciati sulla sua eccezione di prescrizione. La Corte Suprema ha ritenuto decisiva questa omissione, ha annullato la sentenza e ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà obbligatoriamente esaminare la questione della prescrizione.

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Nullità citazione appello: sanabile il difetto di vocatio

Un medico specializzando si è opposto alla decisione della Corte d’Appello che aveva sanato la nullità della citazione in appello delle Amministrazioni statali per un difetto di *vocatio in ius*. La Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la notifica di un atto integrativo entro i termini procedurali sana con effetto retroattivo la nullità dell’atto originale, impedendo il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado. La Corte ha stabilito che la sanatoria per nullità citazione appello è un principio consolidato.

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Decreto di espulsione nullo con ricorso pendente

La Corte di Cassazione ha stabilito che un decreto di espulsione è illegittimo se emesso mentre è ancora pendente un ricorso giurisdizionale contro il diniego del permesso di soggiorno. La non definitività del provvedimento di diniego, in quanto ‘sub iudice’, costituisce una causa di temporanea non espellibilità che il Giudice di Pace ha il dovere di verificare, annullando l’espulsione emessa prematuramente dalla Prefettura.

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Correzione errore materiale: sentenza corretta

La Corte di Cassazione ha ordinato la correzione di un errore materiale in una propria precedente sentenza. L’errore consisteva nell’omissione, nell’intestazione del provvedimento, dei nomi di due dei ricorrenti. Su istanza di una delle parti, la Corte ha riconosciuto l’evidenza della svista, desumibile dagli atti di causa, e ha disposto l’integrazione dei nomi mancanti, applicando la procedura specifica prevista dal codice di procedura civile.

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Condanna alle spese: chi paga se non è soccombente?

Un ex amministratore di condominio, vittorioso in una causa per il recupero dei suoi compensi, viene erroneamente condannato in appello al pagamento delle spese legali relative a una controversia interna tra il condominio e un condomino moroso. La Corte di Cassazione interviene, annullando la condanna alle spese e riaffermando il principio fondamentale secondo cui solo la parte soccombente (perdente) è tenuta a sostenere i costi del giudizio.

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Demansionamento: onere della prova del lavoratore

Un dipendente di un istituto di credito ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro per un presunto demansionamento a seguito di due trasferimenti, lamentando una drastica riduzione del portafoglio clienti e un impoverimento delle mansioni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. L’ordinanza sottolinea un principio fondamentale: in una causa per demansionamento, è il lavoratore ad avere l’onere della prova, che include non solo la dimostrazione ma, prima ancora, la specifica e dettagliata allegazione dei fatti. La mancata descrizione puntuale delle nuove e inferiori mansioni svolte impedisce al giudice di effettuare la necessaria valutazione comparativa, rendendo la domanda infondata.

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Calcolo pensione commercialisti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene sul calcolo pensione commercialisti, rigettando il ricorso di una Cassa previdenziale. L’ordinanza stabilisce l’illegittimità dell’applicazione retroattiva di regolamenti peggiorativi e del contributo di solidarietà imposto senza base legale. Accolto invece il ricorso del professionista sulla corretta inclusione degli anni di reddito per la determinazione della media pensionabile, riaffermando il principio del pro rata.

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Punteggio servizio civile: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17861/2025, ha stabilito la legittimità della differente valutazione del punteggio servizio civile nelle graduatorie del personale scolastico (ATA). Viene confermato che il servizio civile svolto non in costanza di rapporto di lavoro riceve un punteggio inferiore (0,60 punti per anno) rispetto a quello prestato durante un rapporto di lavoro preesistente (6 punti per anno). La Corte ha ritenuto ragionevole questa distinzione, poiché mira a non penalizzare chi è costretto a sospendere il proprio lavoro per adempiere a un dovere civico, equiparandolo al servizio effettivamente reso, mentre valuta correttamente il servizio autonomo come una generica prestazione presso un ente pubblico.

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Risarcimento mancata assunzione: la prova del danno

In un caso di illegittima esclusione da una graduatoria pubblica, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio chiave sul risarcimento per mancata assunzione. La Corte ha chiarito che il lavoratore danneggiato deve solo allegare la perdita delle retribuzioni, mentre spetta al datore di lavoro l’onere di provare che il lavoratore abbia percepito altri redditi (aliunde perceptum). La sentenza di merito, che aveva negato il risarcimento per mancanza di prova del danno da parte del lavoratore, è stata annullata con rinvio.

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