LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisprudenza Civile

Giudizio di rinvio civile: la Cassazione decide sulle spese
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31860/2024, ha rigettato il ricorso di un proprietario terriero che chiedeva un risarcimento danni in un complesso caso originato da un processo penale. La Corte ha stabilito importanti principi sul giudizio di rinvio civile, chiarendo che la condanna al pagamento delle spese legali deve basarsi sull'esito globale dell'intera vicenda processuale, inclusi i gradi penali. Inoltre, ha confermato che non è possibile estendere l'azione in sede di rinvio a soggetti che non erano parte del giudizio originario.
Continua »
Deindicizzazione notizie: quando sorge il diritto?
Un individuo, coinvolto in una vicenda penale del 2013 e poi assolto, ha chiesto a diverse testate giornalistiche la deindicizzazione e l'aggiornamento degli articoli che lo riguardavano. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, specificando che il diritto a richiedere la deindicizzazione sorge principalmente dopo la sentenza di assoluzione definitiva, non essendo sufficiente il solo trascorrere del tempo. La Corte ha ritenuto le richieste premature e in parte infondate, confermando la necessità di bilanciare il diritto di cronaca con il diritto all'oblio del singolo.
Continua »
Assunzione concorso pubblico: il bando può prevalere
Un lavoratore, vincitore di un concorso pubblico per un ruolo dirigenziale nel 2005, non è mai stato assunto. Dopo anni di contenzioso, la Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due principi chiave: il bando di concorso è 'lex specialis' e una sua clausola subordinava l'assunzione concorso pubblico a vincoli finanziari; inoltre, la graduatoria era ormai scaduta e il ricorso del lavoratore non ha contestato efficacemente tutte le motivazioni della corte inferiore.
Continua »
Cessazione materia del contendere: il caso di Venezia
La Corte di Cassazione dichiara la cessazione della materia del contendere in un caso tra una società e un comune. La disputa, nata da un'ordinanza-ingiunzione, si è conclusa dopo che il comune ha annullato il proprio atto in autotutela, riconoscendo l'illegittimità del provvedimento a monte sulla base di una nuova giurisprudenza della Cassazione. Le spese legali sono state compensate.
Continua »
Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi e analisi
Un ex dirigente medico ricorre in Cassazione per una disputa sul calcolo del suo Trattamento di Fine Servizio (TFS). La Corte Suprema dichiara l'inammissibilità del ricorso cassazione per mancanza di specificità nei motivi, non potendo verificare se una parte della sentenza precedente fosse passata in giudicato. Anche il ricorso incidentale dell'ex datore di lavoro viene dichiarato inammissibile, portando a una compensazione delle spese per soccombenza reciproca. La decisione sottolinea il rigore formale necessario per adire la Corte di Cassazione.
Continua »
Comunicazione concorsi pubblici: telegramma valido?
Un candidato a un concorso pubblico perde l'opportunità di assunzione per una comunicazione inviata dall'ente via telegramma e, a suo dire, mai ricevuta. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che, all'epoca dei fatti (2018), l'uso del telegramma per la comunicazione concorsi pubblici era legittimo non essendoci ancora l'obbligo di utilizzare la PEC. Inoltre, la Corte ha ribadito che per superare la presunzione di conoscenza non è sufficiente una generica contestazione, ma occorre una prova rigorosa dell'impossibilità di ricevere l'atto senza propria colpa.
Continua »
Opposizione cartella esattoriale: appello inammissibile
Una società ha proposto opposizione a una cartella esattoriale per contributi previdenziali, contestando sia il merito della pretesa che la regolarità formale degli atti. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, non perché infondato, ma a causa di un errore procedurale: la società aveva impugnato con appello ordinario una decisione che, per la parte relativa ai vizi formali, andava contestata direttamente con ricorso in Cassazione. Questo errore ha reso definitiva la decisione di primo grado sui vizi formali, precludendo l'esame nel merito dell'appello successivo. La sentenza sottolinea la cruciale distinzione tra i mezzi di impugnazione nell'ambito dell'opposizione cartella esattoriale.
Continua »
Responsabilità contrattuale banca: Cassazione chiarisce
Un ente previdenziale ha citato in giudizio un istituto di credito per aver continuato a erogare ratei di pensione all'erede di una pensionata deceduta. La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità dell'istituto di credito è di natura contrattuale, e non extracontrattuale. Questa qualificazione deriva dalla violazione di specifici doveri professionali imposti dalla legge, che generano un affidamento qualificato. Di conseguenza, il termine di prescrizione applicabile per l'azione di risarcimento è quello ordinario di dieci anni, e non quello breve di cinque anni, riformando la decisione della corte d'appello che aveva dichiarato il diritto prescritto.
Continua »
Giurisdizione concessioni: quando decide il giudice?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31843/2024, ha chiarito la questione sulla giurisdizione concessioni. Un'azienda del settore giochi contestava un pagamento richiesto dall'Agenzia statale per un numero eccessivo di apparecchi installati. Le Sezioni Unite hanno stabilito che la controversia appartiene al giudice ordinario, non a quello amministrativo. La motivazione risiede nel fatto che il pagamento non è una sanzione, ma un corrispettivo previsto dalla legge, che si colloca nella fase esecutiva e paritetica del rapporto di concessione, dove la Pubblica Amministrazione non esercita poteri autoritativi.
Continua »
Giurisdizione giudice ordinario su canoni concessioni
Una società concessionaria nel settore dei giochi ha contestato una richiesta di pagamento da parte dell'ente regolatore per il mantenimento di apparecchi in numero eccedente. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto la questione di giurisdizione sollevata. Ha stabilito che la controversia appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario, poiché il pagamento non costituisce una sanzione, ma un corrispettivo che il concessionario sceglie di versare per continuare a utilizzare gli apparecchi. Questo configura un rapporto paritetico di natura contrattuale, escludendo la competenza del giudice amministrativo.
Continua »
Giurisdizione concessioni pubbliche: chi decide?
Una società concessionaria di giochi ha impugnato un'ingiunzione di pagamento per apparecchi in eccedenza. La Cassazione ha stabilito che la controversia rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, non amministrativo. La Corte ha chiarito che il pagamento non è una sanzione, ma un corrispettivo previsto dalla legge, rientrando così nella fase esecutiva del rapporto di concessione. Si conferma la giurisdizione concessioni pubbliche in capo al giudice civile per questioni patrimoniali.
Continua »
Giurisdizione concessioni pubbliche: a chi spetta?
Un operatore del settore del gioco ha contestato una richiesta di pagamento per apparecchi da gioco in eccesso, sostenendo che l'atto fosse espressione di un potere pubblico illegittimo. Le Sezioni Unite della Cassazione, definendo la giurisdizione nelle concessioni pubbliche, hanno stabilito che la controversia rientra nella competenza del giudice ordinario. La richiesta di pagamento, infatti, non è una sanzione ma un corrispettivo legato a un rapporto contrattuale paritetico, e riguarda quindi diritti soggettivi di natura patrimoniale.
Continua »
Impugnazione tardiva sanzioni: ricorso inammissibile
Un automobilista ha richiesto un risarcimento danni per la sospensione della patente, causata da multe per eccesso di velocità non pagate che hanno azzerato i suoi punti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l'impugnazione tardiva delle sanzioni rende il rapporto giuridico 'esaurito' e definitivo, precludendo qualsiasi successiva richiesta di risarcimento, anche se basata sulla presunta lesione di un diritto soggettivo perfetto come quello alla guida.
Continua »
Inammissibilità dell’appello: la Cassazione chiarisce
Una federazione sportiva ha citato in giudizio un'amministrazione comunale per il risarcimento dei danni derivanti dalla mancata delocalizzazione di un impianto sportivo. Dopo la sconfitta in primo grado, la Corte d'Appello ha respinto il gravame con una motivazione contraddittoria, dichiarando prima l'inammissibilità dell'appello per aspecificità e poi esaminando il merito. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della federazione, cassando la sentenza d'appello. La Suprema Corte ha chiarito che se un giudice dichiara l'inammissibilità, le eventuali argomentazioni sul merito sono irrilevanti ('ad abundantiam') e non devono essere impugnate. Ha inoltre riscontrato che la Corte d'Appello aveva errato nel dichiarare l'inammissibilità, in quanto il motivo di gravame era sufficientemente specifico. Di conseguenza, ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
Continua »
Cancellazione trascrizione: onere del proprietario?
Un proprietario ha citato in giudizio un Comune per i danni derivanti dalla mancata vendita di un immobile, causata dalla tardiva cancellazione della trascrizione di un provvedimento amministrativo annullato. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione di merito, stabilendo che la responsabilità del danno ricade unicamente sul proprietario. Quest'ultimo, infatti, aveva la facoltà e l'interesse ad attivarsi autonomamente per richiedere l'annotazione dell'annullamento nei registri immobiliari ai sensi dell'art. 2655 c.c., senza attendere l'iniziativa dell'ente. La sua inerzia ha interrotto il nesso causale, escludendo il diritto al risarcimento.
Continua »
Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31824/2024, ha stabilito che il massimale pensionabile previsto per i lavoratori dello spettacolo si applica anche alla cosiddetta "quota B" della pensione, relativa ai contributi versati dopo il 1992. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'ente previdenziale, annullando la decisione della Corte d'Appello che aveva invece escluso tale limite. La sentenza sottolinea la perdurante vigenza della norma sul massimale pensionabile spettacolo, ritenendola non tacitamente abrogata dalle riforme successive e necessaria per garantire l'equilibrio delle gestioni previdenziali.
Continua »
Debiti imprenditore individuale e fallimento: la guida
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31823/2024, ha confermato che per la dichiarazione di fallimento di una ditta individuale, devono essere conteggiati tutti i debiti dell'imprenditore individuale, inclusi quelli di natura fiscale o derivanti da altre attività non collegate all'impresa. La Corte ha rigettato il ricorso di un imprenditore, affermando che non esiste separazione tra il patrimonio dell'impresa e quello personale, rendendo irrilevante l'origine del debito ai fini del superamento delle soglie di fallibilità.
Continua »
Fallimento SRL: pignoramento non esclude l’attivo
Una società in liquidazione ha impugnato la propria dichiarazione di fallimento sostenendo che un suo immobile pignorato non dovesse essere conteggiato nell'attivo patrimoniale, portandolo sotto la soglia di fallibilità. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il pignoramento non esclude il bene dal patrimonio ai fini della valutazione della fallibilità. Inoltre, ha chiarito che la procedura di sovraindebitamento del socio unico non impedisce il fallimento della società, a causa del principio di autonomia patrimoniale che separa i due soggetti giuridici.
Continua »
Contributo solidarietà: illegittimo se imposto da Casse
La Corte di Cassazione ha stabilito l'illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una Cassa di previdenza privatizzata sulle pensioni dei propri iscritti. Secondo la Corte, tale prelievo, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non rientra nei poteri regolamentari autonomi dell'ente previdenziale. Di conseguenza, il pensionato ha diritto alla restituzione delle somme trattenute, con un termine di prescrizione decennale.
Continua »
Ricognizione di debito: onere della prova per il debitore
Una società riconosceva un debito verso una fornitrice all'interno di un contratto, per poi contestarlo in giudizio. La Corte d'Appello aveva erroneamente posto a carico della creditrice l'onere di provare l'origine del debito. La Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che in caso di ricognizione di debito, spetta al debitore dimostrare che il rapporto sottostante non è mai sorto, è invalido o si è estinto. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio.
Continua »