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Giurisprudenza Civile

Obblighi informativi datore di lavoro e sindacati
Una compagnia aerea internazionale, operante sul territorio nazionale, è stata citata in giudizio da organizzazioni sindacali per condotta antisindacale, consistita nel rifiuto di fornire informazioni e di avviare consultazioni. I tribunali di merito hanno dato ragione ai sindacati, affermando la giurisdizione italiana e l'esistenza degli obblighi informativi anche in assenza di applicazione di un contratto collettivo specifico. La società ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la giurisdizione e la base legale di tali obblighi. La Corte di Cassazione, riconoscendo la particolare rilevanza delle questioni di diritto sollevate, ha disposto il rinvio della causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita.
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Condotta antisindacale: quando persiste l’interesse?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'interesse di un sindacato a far accertare una condotta antisindacale persiste anche se l'azione viene intentata dopo mesi e l'azienda ha già rimosso gli effetti economici, come la restituzione delle multe ai lavoratori in sciopero. La Corte ha chiarito che non esiste un termine di decadenza per l'azione e che l'interesse del sindacato a ottenere una pronuncia definitiva sulla illegittimità del comportamento datoriale, per prevenire future reiterazioni e tutelare la propria immagine, è sufficiente a giustificare il ricorso.
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Disdetta CCNL: quando è valida prima della scadenza?
Un'azienda sanitaria ha applicato un nuovo CCNL dopo aver dato disdetta a quello precedente, che includeva una clausola di ultrattività. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d'Appello, incaricandola di riesaminare il caso. Il punto cruciale è la validità della disdetta CCNL, un aspetto che il giudice precedente aveva trascurato. La Cassazione ha quindi rinviato nuovamente la causa, sottolineando che la validità della risoluzione anticipata del contratto è un fatto decisivo da accertare.
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Licenziamento dirigente: quando è giustificato?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26609/2025, ha confermato la legittimità del licenziamento di un dirigente ritenendolo 'giustificato' pur in assenza di 'giusta causa'. Il caso riguardava un direttore generale licenziato per inadeguato coordinamento in un appalto internazionale. La Corte ha chiarito che per il licenziamento dirigente è sufficiente una condotta che mini il rapporto fiduciario, anche se non così grave da impedire la prosecuzione temporanea del rapporto. Di conseguenza, al dirigente spetta l'indennità di preavviso ma non l'indennità supplementare prevista dalla contrattazione collettiva.
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Mansioni superiori: quando è legittimo il rigetto?
Un lavoratore di un'azienda radiotelevisiva, addetto alla pianificazione dei turni, ha richiesto l'inquadramento a un livello superiore per mansioni superiori svolte. I tribunali di merito hanno concesso un inquadramento intermedio, negando il livello massimo richiesto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando le decisioni precedenti. La Corte ha sottolineato che la valutazione delle mansioni è un giudizio di fatto riservato ai giudici di merito e ha applicato il principio della "doppia conforme", che limita la possibilità di ricorso in Cassazione quando due sentenze di grado inferiore sono identiche nella valutazione dei fatti.
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Diritto di assemblea: quando è legittimo il no ai locali?
La Corte di Cassazione ha stabilito che non costituisce condotta antisindacale il comportamento di un'azienda che, a fronte di impedimenti logistici e di sicurezza, nega l'uso dei locali interni per un'assemblea ma offre a proprie spese una soluzione alternativa adeguata e vicina. La sentenza analizza il bilanciamento tra il diritto di assemblea dei lavoratori e le esigenze oggettive dell'impresa.
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Responsabilità datore di lavoro: il caso del furto
Una cassiera di banca è stata ritenuta responsabile per un ammanco di cassa causato da un furto commesso da un collega. La Corte di Cassazione, pur riconoscendo la negligenza della dipendente, ha stabilito che va valutata anche la responsabilità del datore di lavoro (la banca) per non aver informato la dipendente dei precedenti penali del collega, configurando un concorso di colpa che può ridurre il risarcimento dovuto. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione.
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Ripetizione d’indebito: Ente pubblico e diritto societario
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un istituto di credito privato alla restituzione di ingenti utili percepiti da un ente creditizio pubblico. La controversia sulla ripetizione d'indebito nasce dall'annullamento retroattivo di uno statuto che aveva illegittimamente favorito la banca privata. La Corte ha stabilito la prevalenza del diritto pubblico su quello societario, qualificando i pagamenti come indebiti fin dall'origine e respingendo le difese della banca basate sulla buona fede e sulla prescrizione societaria.
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Prova addebiti disciplinari: onere e limiti del giudice
Una società di servizi postali ha sanzionato un dipendente per negligenza nella gestione di un titolo contraffatto. La Corte d'Appello ha annullato la sanzione, ritenendo non raggiunta la prova certa della colpa. La Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che la valutazione della prova degli addebiti disciplinari spetta al giudice di merito e non è riesaminabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e sufficiente.
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Licenziamento disciplinare: prova e onere del datore
Un dipendente di un'azienda di trasporti, licenziato per la presunta appropriazione indebita di 40 litri di carburante, ha impugnato il provvedimento. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, ritenendo inverosimile la tesi difensiva di un mero errore di trascrizione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, sottolineando che non è possibile, in sede di legittimità, una nuova valutazione dei fatti e delle prove. La Corte ha confermato che il datore di lavoro aveva assolto al proprio onere probatorio e che la motivazione dei giudici di merito era logica e completa, respingendo tutti i motivi di ricorso.
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Ritenuta d’acconto agenti: Cassazione sulla tassazione
La Corte di Cassazione ha confermato che l'indennità di fine rapporto corrisposta a un agente è soggetta a ritenuta d'acconto. L'ordinanza analizza la natura fiscale di tale indennità, qualificandola come reddito da lavoro autonomo e respingendo il ricorso dell'agente. Il caso chiarisce l'obbligo del sostituto d'imposta di applicare la ritenuta d'acconto agenti su queste somme, consolidando un principio giurisprudenziale importante.
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Prova del credito bancario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito importanti principi sulla prova del credito bancario. È stato stabilito che, in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la banca può provare il suo credito anche con estratti conto parziali, a condizione che il primo documento disponibile mostri un saldo a debito. In tal caso, il calcolo può partire dal cosiddetto "saldo zero". La Corte ha invece confermato la decisione di merito che negava l'estensione automatica di una fideiussione specifica a un nuovo e distinto contratto di finanziamento.
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Trattenuta sulla retribuzione: procedura e limiti
La Cassazione conferma l'illegittimità di una trattenuta sulla retribuzione per un danno causato da un lavoratore, se effettuata prima della conclusione del procedimento disciplinare. La sentenza chiarisce che il rispetto delle procedure previste dal CCNL è inderogabile, anche se la responsabilità del dipendente per il danno è accertata.
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Legittimazione attiva: contestabile in ogni fase
Un'organizzazione sindacale aveva citato in giudizio un'azienda di telecomunicazioni per condotta antisindacale, a causa della mancata attivazione di una procedura di confronto per un trasferimento collettivo di personale. L'azienda si era difesa tardivamente contestando la legittimazione attiva del sindacato a ricorrere. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d'appello, ha stabilito che la contestazione della titolarità del diritto non è un'eccezione soggetta a preclusioni, ma una mera difesa proponibile in ogni stato e grado del processo, e rilevabile anche d'ufficio dal giudice.
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Giudicato esterno COSAP: la Cassazione fa chiarezza
Un condominio si opponeva al pagamento del canone per l'occupazione di suolo pubblico (COSAP) per l'anno 2009, eccependo l'esistenza di precedenti sentenze passate in giudicato che avevano già negato la debenza del canone per la stessa situazione. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha stabilito il principio del giudicato esterno COSAP: una decisione definitiva che accerta la non debenza del canone per una determinata annualità estende i suoi effetti anche alle annualità successive, se i presupposti di fatto e di diritto restano invariati. La Corte d'Appello aveva errato nel non pronunciarsi su tale eccezione decisiva.
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Correzione errore materiale: il caso della Cassazione
Un'ordinanza della Corte di Cassazione affronta un'istanza di correzione errore materiale. Un precedente provvedimento presentava una palese contraddizione tra la motivazione, che accoglieva il primo motivo di ricorso di un istituto bancario, e il dispositivo, che invece accoglieva il secondo. La Corte, riconoscendo l'errore palese, ha rettificato l'ordinanza per garantire coerenza, affermando che tale procedura non serve a modificare la decisione, ma solo a sanare discordanze evidenti.
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Concorrenza sleale del dipendente: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un ex dipendente di una società di vigilanza, confermando la sua condanna al risarcimento dei danni per concorrenza sleale. Il lavoratore, tramite una società di comodo, aveva ottenuto un subappalto dalla propria datrice di lavoro a prezzi gonfiati, violando il dovere di fedeltà. La Corte ha ritenuto provata la condotta illecita e ha confermato le sentenze dei gradi precedenti, sottolineando l'inviolabilità del principio di lealtà nel rapporto di lavoro.
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Probatio Diabolica: la prova della proprietà è d’obbligo
In una disputa ereditaria su beni immobili, la Corte di Cassazione ha chiarito i limiti della cosiddetta probatio diabolica attenuata. La Corte ha stabilito che, anche quando la controparte non contesta la titolarità originaria del bene, chi agisce in rivendica per ottenere il rilascio di un immobile deve comunque produrre in giudizio il titolo di proprietà, come l'atto notarile di acquisto. La mancata produzione di tale prova fondamentale rende la domanda di rivendica non accoglibile. La sentenza ha quindi cassato la decisione d'appello, che aveva erroneamente esonerato i rivendicanti da tale onere probatorio.
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Correzione errore materiale: l’importanza dei nomi
La Corte di Cassazione interviene con un'ordinanza per effettuare una correzione errore materiale su un suo precedente provvedimento. Il caso riguardava l'omessa indicazione di uno dei due ricorrenti, un socio accomandatario, menzionando solo la società. La Corte ha stabilito che, essendo l'identità della parte omessa inequivocabilmente desumibile dagli atti processuali, si trattava di un mero errore materiale sanabile e non di una causa di nullità della decisione, disponendo quindi la correzione del provvedimento originale.
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Recesso per giusta causa: l’inammissibilità del ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un agente che aveva effettuato un recesso per giusta causa da un contratto con un istituto bancario. L'agente sosteneva che la banca avesse violato gli obblighi di buona fede. La Corte ha respinto il ricorso per motivi procedurali, confermando le decisioni dei gradi precedenti e sottolineando che non può riesaminare i fatti del caso, specialmente in presenza di una "doppia conforme".
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