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Giurisprudenza Civile

Onere della prova nell’accertamento negativo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9706/2024, ribadisce un principio fondamentale in materia di onere della prova. In un'azione di accertamento negativo, con cui un soggetto chiede al giudice di dichiarare l'inesistenza di un debito, spetta sempre al presunto creditore dimostrare i fatti costitutivi della sua pretesa. La sola emissione di una fattura non è sufficiente. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che, invertendo tale onere, aveva ritenuto provato il credito sulla base di documenti inadeguati e di una motivazione apparente.
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Ritenuta contributiva tardiva: quando è illegittima?
Un'università ha impugnato una sentenza che considerava illegittima la sua ritenuta contributiva tardiva sullo stipendio di una collaboratrice linguistica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il datore di lavoro che paga i contributi in ritardo perde il diritto di trattenere la quota a carico del dipendente. Il credito salariale del lavoratore si espande per includere tale quota, che deve essere pagata per intero. La Corte ha anche escluso l'applicazione di una decurtazione prevista per i dipendenti pubblici, data la natura privatistica del contratto della collaboratrice.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo
Una società immobiliare, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza d'appello sfavorevole relativa all'occupazione di un posto auto, ha effettuato una rinuncia al ricorso. La controparte ha accettato la rinuncia. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiarendo un principio fondamentale: in caso di rinuncia, la parte ricorrente non è tenuta a versare l'ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell'impugnazione.
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Lavoro subordinato università: no alla conversione
Una docente di lingua ha richiesto la conversione della sua serie di contratti a termine con un'università in un unico rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha stabilito che la valutazione sulla natura subordinata del rapporto è una questione di fatto insindacabile in sede di legittimità e che la continuità delle mansioni con precedenti incarichi non era decisiva, data la diversa natura giuridica di questi ultimi (collaborazione di diritto pubblico).
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non decide
Una società correntista ha impugnato una sentenza d'appello sfavorevole in un contenzioso bancario su interessi e commissioni. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che i motivi presentati non costituivano una violazione di legge, ma un tentativo di riesaminare i fatti, compito non spettante alla Corte di legittimità. La società è stata condannata alle spese.
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Cessazione materia del contendere: no al doppio contributo
La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in un caso relativo alla mobilità di un'insegnante. Avendo la ricorrente ottenuto il trasferimento desiderato durante il processo, è venuto meno il suo interesse a proseguire. La Corte ha stabilito che, in caso di accordo tra le parti sull'estinzione del giudizio, non è dovuto il versamento del doppio contributo unificato, sanzione prevista solo per i ricorsi respinti, inammissibili o improcedibili.
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Prezzo massimo cessione: la clausola è inderogabile
La Corte di Cassazione ha confermato che il prezzo massimo di cessione per gli immobili in edilizia convenzionata è una norma imperativa. Qualsiasi clausola in un contratto preliminare che stabilisca un prezzo superiore è parzialmente nulla e viene automaticamente sostituita dal prezzo legale. Nel caso di specie, un costruttore è stato condannato a trasferire l'immobile al prezzo imposto dalla convenzione comunale e a restituire all'acquirente la somma versata in eccedenza, consolidando la tutela per gli acquirenti in questo settore.
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Promessa di pagamento: onere della prova e limiti
Un debitore, dopo aver firmato una promessa di pagamento per oltre 2 milioni di euro, ha cercato di contestarne la validità sostenendo l'inesistenza del rapporto sottostante. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che una promessa di pagamento inverte l'onere della prova, costringendo il debitore a dimostrare la non esistenza del debito. La semplice menzione del rapporto da parte del creditore non costituisce una rinuncia a tale beneficio legale.
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Distanza legale costruzioni: il box interrato deroga
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società immobiliare, confermando che un box auto completamente interrato non è tenuto al rispetto della distanza legale costruzioni dal confine. La Suprema Corte ha chiarito che l'articolo 873 del codice civile si applica solo alle opere che sporgono stabilmente dal suolo, in quanto solo queste possono creare intercapedini dannose per la sicurezza e la salubrità. Poiché il garage in questione era interamente ricompreso nel terrapieno preesistente, senza alterare il piano di campagna, la sua costruzione è stata ritenuta legittima.
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Capitalizzazione interessi: l’obbligo del TAE
Una società correntista ha contestato alla propria banca la capitalizzazione interessi trimestrale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata indicazione del Tasso Annuo Effettivo (TAE) nel contratto rende inapplicabile la capitalizzazione stessa, non potendosi sanare il vizio con l'applicazione di un tasso sostitutivo. La sentenza della Corte d'Appello è stata cassata con rinvio.
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Contratti a termine: ricorso inammissibile se vago
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di lavoratori della scuola con contratti a termine. I ricorrenti chiedevano il risarcimento del danno per la reiterazione dei contratti e il riconoscimento di differenze retributive. La Corte ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, sottolineando che le domande erano state formulate in modo generico e non sufficientemente dettagliato, impedendo ai giudici di valutarne la fondatezza. La sentenza ribadisce l'importanza cruciale della specificità e completezza degli atti processuali, soprattutto in materia di contratti a termine.
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Ricognizione di debito: la richiesta di dilazione
Una società chiede una dilazione di pagamento per una fattura. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 9666/2024, conferma che tale richiesta costituisce una ricognizione di debito, con l'effetto di invertire l'onere della prova. Il debitore deve quindi dimostrare l'inesistenza del debito, non il creditore la sua esistenza. Il ricorso del debitore è stato dichiarato inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti e non era autosufficiente.
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Riconoscimento anzianità: no se il ricorso è generico
Un gruppo di dipendenti pubblici, trasferiti da enti locali al Ministero dell'Istruzione, ha richiesto il pieno riconoscimento anzianità di servizio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La motivazione principale risiede nella genericità e nella mancanza di allegazioni specifiche nel ricorso iniziale, che non dettagliava per ogni singolo lavoratore il danno economico subito.
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Accessione invertita: la buona fede va provata
Un costruttore edifica parzialmente sul terreno del vicino, invocando l'acquisto della proprietà per accessione invertita. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9694/2024, ha respinto il ricorso, stabilendo che la buona fede del costruttore non può essere presunta, ma deve essere rigorosamente provata. In assenza di chiari segni di confine, è richiesto un onere di diligenza maggiore. La Corte ha inoltre confermato l'inammissibilità delle censure relative alla valutazione delle prove sull'usucapione e sulla servitù di passaggio.
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Impugnazione ordine liberazione: quando è inappellabile
Un soggetto, rivendicando la proprietà di un immobile venduto all'asta, si opponeva all'ordine di liberazione. Il Tribunale qualificava la sua azione come "opposizione agli atti esecutivi", una decisione che il soggetto impugnava erroneamente davanti alla Corte d'Appello. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha cassato la sentenza d'appello, ribadendo che la decisione sull'impugnazione ordine liberazione, se qualificata come opposizione agli atti esecutivi, non è appellabile ma ricorribile direttamente in Cassazione. L'errore procedurale ha reso inammissibile l'intero giudizio di secondo grado.
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Anzianità di servizio: la Cassazione sul CCNL
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una dipendente comunale al riconoscimento della sua anzianità di servizio, maturata prima della riforma contrattuale, ai fini della progressione economica. La decisione si basa sull'interpretazione delle tabelle di corrispondenza del CCNL Enti Locali del 1999, che equiparavano la vecchia qualifica della lavoratrice alla nuova categoria C. La Corte ha ritenuto che tale equiparazione fosse sufficiente a validare l'intero periodo di servizio per il calcolo dell'anzianità. Inoltre, ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso del Comune relativo alla tardiva produzione di documenti, poiché non era stata sollevata una tempestiva eccezione durante il processo di merito.
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Ritenuta contributiva: quando il datore non può farla
Un'università ha perso in Cassazione una causa contro una collaboratrice esperta linguistica. La Corte ha stabilito che se il datore di lavoro paga in ritardo i contributi all'ente previdenziale, non può più effettuare la ritenuta contributiva sulla busta paga della lavoratrice. In tal caso, la quota contributiva a carico del dipendente diventa parte integrante della sua retribuzione. È stata inoltre dichiarata illegittima una decurtazione del 2,5% applicata al suo stipendio, in quanto non assimilabile a una dipendente pubblica.
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Rinuncia al ricorso: no al doppio contributo unificato
Un'agenzia territoriale, dopo aver impugnato una sentenza sfavorevole in materia di rimborso IMU, ha presentato rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, nel dichiarare l'estinzione del giudizio, ha stabilito un principio fondamentale: la rinuncia al ricorso non comporta l'obbligo di pagare il doppio del contributo unificato. Questa sanzione si applica solo nei casi di rigetto o inammissibilità dell'impugnazione, non quando il processo si estingue per volontà della parte ricorrente.
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Falsus procurator: chi restituisce il prezzo pagato?
La Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità del falsus procurator, ovvero di chi agisce come rappresentante senza averne i poteri. In un caso di vendita di beni non consegnati, la Corte ha stabilito che l'acquirente può chiedere la restituzione del prezzo direttamente al falsus procurator che lo ha materialmente ricevuto. Questa azione di ripetizione dell'indebito è distinta e autonoma da un'eventuale richiesta di risarcimento danni. L'onere di dimostrare l'esistenza della rappresentanza spetta a chi se ne dichiara titolare.
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Potere del giudice dell’esecuzione: analisi Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9674/2024, ha stabilito che il potere del giudice dell'esecuzione di dichiarare l'improcedibilità di un pignoramento per mancanza del titolo esecutivo non viene meno neanche dopo aver disposto la sospensione del processo. I due poteri, quello di sospensione e quello di verifica del titolo, sono autonomi e distinti. Il giudice può quindi porre fine a un'esecuzione infondata in qualsiasi momento, anche in pendenza del giudizio di merito sull'opposizione del debitore.
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