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Giurisprudenza Civile

Compenso CTU: no a vacazioni se il valore è incerto
Una società di costruzioni ha impugnato la liquidazione del compenso di un Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU), calcolato con il criterio a tempo (vacazioni) a causa dell'incertezza sul valore della causa. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il criterio a vacazioni è puramente residuale e non può essere applicato solo per la difficoltà di determinare il valore. Il giudice deve prima tentare di ricavare tale valore dagli atti di causa. L'ordinanza è stata cassata anche per mancanza di motivazione sull'elevato numero di ore riconosciute al consulente.
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Conguagli regolatori: la Cassazione attende le Sezioni Unite
Una società fornitrice del servizio idrico ha richiesto a un utente dei conguagli regolatori per consumi pregressi. I giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione al consumatore, ritenendo illegittima la richiesta retroattiva. La società ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando questioni sulla giurisdizione e sulla legittimità dei conguagli. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, ha deciso di sospendere il giudizio in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite su un caso analogo, per garantire un'interpretazione uniforme della legge.
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Compenso CTU: come si calcola? La Cassazione decide
Una società ha contestato la liquidazione del compenso CTU per una perizia in ambito fallimentare. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il calcolo del compenso si basa sulla natura dell'incarico conferito dal giudice e non sugli strumenti usati dal consulente. Ha inoltre confermato che il valore di riferimento per il calcolo può essere il patrimonio netto della società esaminata, e che nuove questioni, come il valore indeterminabile della causa, non possono essere sollevate per la prima volta in sede di legittimità.
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Rinuncia al ricorso: ecco le conseguenze sulle spese
Una procedura fallimentare aveva impugnato in Cassazione un'ordinanza del Tribunale relativa a crediti da contratti di leasing e factoring. A seguito di un accordo transattivo con l'istituto di credito, la procedura ha effettuato una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, compensando le spese e chiarendo che in caso di rinuncia non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.
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Responsabilità precontrattuale: quando si può recedere
Una società immobiliare ha citato in giudizio un ente pubblico per responsabilità precontrattuale a seguito del fallimento di una trattativa durata oltre un decennio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di secondo grado, negando il risarcimento del danno. È stato stabilito che l'ente non aveva mai generato un legittimo affidamento sulla conclusione del contratto, rendendo il suo recesso dalle negoziazioni un atto legittimo.
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Notifica telematica: quando la PEC è valida
Un gruppo di società edili ha impugnato una sentenza di primo grado oltre il termine di 30 giorni, sostenendo che la notifica telematica della sentenza via PEC fosse nulla. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che, nel contesto normativo dell'epoca (un periodo di transizione verso il processo telematico), la prova della notifica poteva essere fornita anche tramite una scansione PDF del messaggio PEC, purché corredata da attestazione di conformità. Secondo la Corte, eventuali vizi formali, come l'omissione del codice fiscale, sono semplici irregolarità se la notifica ha raggiunto il suo scopo di informare il destinatario, sanando così ogni nullità.
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Assegnazione canoni locazione e pignoramento immobiliare
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, affronta il complesso tema dell'assegnazione canoni locazione. Il caso riguarda il conflitto tra un creditore, che aveva ottenuto un'ordinanza di assegnazione su canoni di affitto futuri, e un altro creditore che aveva successivamente pignorato l'immobile da cui provenivano tali canoni. Il Tribunale aveva dato ragione al primo creditore, considerando l'assegnazione come un trasferimento di proprietà del credito. La Cassazione, riconoscendo la 'particolare rilevanza' della questione giuridica, non decide nel merito ma rinvia la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito, al fine di chiarire se i canoni maturati dopo il pignoramento immobiliare spettino al creditore assegnatario o rientrino nella procedura esecutiva immobiliare.
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Risoluzione concordato preventivo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione concordato preventivo di una società per inadempimento. La Corte ha stabilito che la mancata soddisfazione dei creditori, dovuta a una liquidità inferiore alle attese, giustifica la risoluzione a prescindere da una colpa specifica del debitore, poiché la funzione primaria del concordato è tutelare i creditori.
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Conguagli regolatori: la Cassazione rinvia la decisione
Una società fornitrice del servizio idrico ha richiesto a un utente il pagamento di conguagli regolatori per consumi risalenti a diversi anni prima. Il Tribunale ha ritenuto illegittima tale richiesta retroattiva. La Corte di Cassazione, investita del caso, ha sospeso la decisione (rinvio a nuovo ruolo), ritenendo necessario attendere la pronuncia delle Sezioni Unite su una questione analoga e di fondamentale importanza.
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Prescrizione cartella esattoriale: si può sempre agire
Un automobilista si oppone a un'intimazione di pagamento per una multa stradale, sostenendo l'avvenuta prescrizione del credito. I giudici di merito respingono la sua richiesta perché non aveva impugnato la cartella di pagamento originaria. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione, ha stabilito un principio fondamentale: la prescrizione della cartella esattoriale può essere fatta valere in qualsiasi momento con un'opposizione all'esecuzione, in quanto estingue il diritto stesso del creditore a procedere alla riscossione.
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Assegno senza luogo di emissione: quando è nullo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18151/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un creditore che agiva sulla base di un assegno senza luogo di emissione. I giudici hanno confermato la nullità del titolo come strumento esecutivo, ribadendo che tale requisito essenziale non può essere desunto indirettamente da altri elementi, come la sede della banca trattaria. L'assegno, seppur nullo, conserva il valore di promessa di pagamento, ma spetta al creditore l'onere di provare il rapporto sottostante che giustifica la pretesa.
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Servitù coattiva: quando la motivazione è apparente
Una disputa su un confine immobiliare approda in Cassazione. La Corte chiarisce la differenza tra azione di regolamento di confini e accertamento contrattuale, rigettando le doglianze sulla proprietà. Tuttavia, accoglie il ricorso in tema di servitù coattiva, cassando la decisione d'appello per 'motivazione apparente', in quanto il giudice non aveva spiegato adeguatamente le ragioni del rigetto della domanda di passaggio, specie in relazione all'accesso per persone con disabilità.
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Inammissibilità sopravvenuta: ricorso perso?
Un professionista ricorre in Cassazione per il mancato pagamento dei suoi compensi da parte di una società fallita. Durante il giudizio, dichiara di aver perso interesse alla causa. La Corte dichiara l'inammissibilità sopravvenuta del ricorso e compensa le spese legali tra le parti, escludendo il pagamento del doppio contributo unificato.
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Ricorso inammissibile: prova tardiva dell’identità
La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della violazione del principio di autosufficienza e della tardiva produzione di documenti. L'avvocato ricorrente non ha provato tempestivamente l'identità della persona che rappresentava, portando alla reiezione delle sue domande. L'ordinanza sottolinea anche la diversità dei codici fiscali come elemento cruciale.
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Prova cessione credito: oneri del cessionario
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 18144/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni garanti che si opponevano a un decreto ingiuntivo. Pur dichiarando inammissibile la costituzione in giudizio della società cessionaria del credito per mancata prova della titolarità dello specifico credito, la Corte ha respinto i motivi di ricorso dei garanti. È stato sottolineato che la questione sulla nullità delle fideiussioni per violazione della normativa antitrust non poteva essere sollevata per la prima volta in Cassazione. La decisione ribadisce l'importanza della corretta prova cessione credito e il principio di autosufficienza dei motivi di ricorso.
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Prova fallibilità: bilancio non depositato è valido?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prova della fallibilità di un'impresa non si basa esclusivamente sui bilanci depositati. Con l'ordinanza n. 18141/2024, ha chiarito che un imprenditore può dimostrare di non superare le soglie di fallibilità anche attraverso documenti contabili interni, come un bilancio di verifica, sebbene non depositato al registro delle imprese. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva escluso tale prova a priori, imponendo ai giudici di merito una valutazione complessiva di tutta la documentazione prodotta per accertarne la veridicità.
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Notifica nulla: quando si converte in motivo d’appello
La Corte di Cassazione chiarisce che la nullità di una sentenza, dovuta alla mancata notifica dell'atto introduttivo a una delle parti, si converte in motivo di impugnazione. Se l'appello non viene proposto entro i termini decorrenti dalla notifica (anche se contestata) della sentenza, la parte perde il diritto di far valere il vizio. Il caso riguardava un liquidatore condannato personalmente senza essere stato citato in proprio, che ha visto il suo appello dichiarato inammissibile per tardività, decisione confermata dalla Suprema Corte perché la notifica nulla non era stata eccepita tempestivamente.
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Contratto di finanziamento: proposta e accettazione
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un garante in un contratto di finanziamento. Una differenza tra la richiesta iniziale e l'importo erogato è vista come controproposta accettata tacitamente con l'esecuzione. La Corte non può rivalutare nel merito l'interpretazione dei documenti, confermando la posizione di coobbligato del ricorrente.
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Carenza di interesse: ricorso inammissibile
Un avvocato ricorre in Cassazione contro la riduzione del compenso liquidato a un CTU. Durante il giudizio, una sentenza definitiva nel merito pone le spese a carico della parte soccombente, che rimborsa l'avvocato. La Cassazione dichiara quindi il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché il ricorrente ha già ottenuto quanto richiesto, rendendo inutile una pronuncia nel merito.
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Compenso amministratore giudiziario: no se c’è revoca
Un amministratore giudiziario, a cui era stato revocato l'incarico per condotte illegittime, ha richiesto un cospicuo saldo per la sua attività. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: il diritto al compenso dell'amministratore giudiziario è strettamente legato al corretto e fedele svolgimento dell'incarico. Poiché l'amministratore aveva agito in violazione dei suoi doveri, gli acconti già percepiti sono stati ritenuti sufficienti, escludendo qualsiasi ulteriore liquidazione.
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