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Giurisprudenza Civile

Carta docente per educatori: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9895/2024, ha stabilito che anche il personale educativo dei convitti ha diritto a percepire la Carta docente. La Corte ha annullato la precedente decisione della Corte d'Appello, la quale aveva negato il beneficio basandosi sulla diversità delle funzioni tra docenti ed educatori. Secondo la Cassazione, gli educatori sono a tutti gli effetti parte del personale docente, come previsto dal CCNL Comparto Scuola, e sono soggetti a specifici obblighi formativi. Escluderli dal bonus costituirebbe una discriminazione ingiustificata, dato che la Carta docente è finalizzata a sostenere l'aggiornamento professionale di tutto il personale impegnato nel processo formativo.
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Indennità ferie non godute: Cassazione favorevole
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9859/2024, ha accolto il ricorso di alcuni docenti supplenti, riconoscendo il loro diritto all'indennità ferie non godute per l'anno scolastico 2012-2013. La Suprema Corte ha stabilito che la normativa contrattuale preesistente, che permetteva la monetizzazione delle ferie, è rimasta in vigore fino al 31 agosto 2013, nonostante l'introduzione di un divieto generale nel pubblico impiego. La decisione ribadisce la natura di diritto fondamentale e irrinunciabile delle ferie, in linea con il diritto dell'Unione Europea, e cassa la precedente sentenza della Corte d'appello che aveva negato tale diritto.
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Sentenza Giudice di Pace: quando l’appello è negato?
Un erede impugna in Cassazione una sentenza giudice di pace sfavorevole, emessa in una controversia su una bolletta energetica. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che per tali sentenze l'unico rimedio è l'appello a motivi limitati, non il ricorso diretto in Cassazione.
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Errore materiale: Cassazione corregge il rinvio
La Corte di Cassazione ha corretto un proprio errore materiale in un'ordinanza. A seguito dell'accoglimento di un ricorso, aveva erroneamente indicato la Corte di Appello di Milano come sede per il nuovo giudizio. Su istanza della parte, ha rettificato l'atto, disponendo che il rinvio avvenga presso la corretta Corte di Appello di Genova.
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Rimessione in termini: no se l’istanza è tardiva
La Corte di Cassazione ha confermato l'improcedibilità di un appello a causa di un'istanza di rimessione in termini presentata con eccessivo ritardo. Nonostante l'appellante avesse invocato un presunto 'fatal error' del sistema di deposito telematico, i giudici hanno stabilito che l'inerzia di quattro mesi nel richiedere la rimessione fosse ingiustificabile, rendendo irrilevante la causa del mancato deposito.
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Risarcimento posizioni organizzative: la Cassazione
Un dipendente di un ente pubblico si è visto negare illegittimamente una posizione organizzativa. La Corte di Cassazione conferma il suo diritto al risarcimento per il danno subito, basandosi su una precedente sentenza passata in giudicato. Tuttavia, corregge il calcolo degli importi dovuti, ribadendo il divieto di cumulare interessi e rivalutazione monetaria per i crediti di lavoro nel pubblico impiego. L'ordinanza analizza quindi i limiti del risarcimento posizioni organizzative e l'efficacia del giudicato esterno.
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Diritto all’assunzione: che succede se la PA cambia?
Un lavoratore, vincitore di un concorso pubblico nel 1988, si è visto negare l'impiego perché l'ente comunale ha successivamente eliminato la posizione dalla sua pianta organica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, stabilendo che il diritto all'assunzione del vincitore di concorso non è assoluto. L'amministrazione pubblica ha il potere discrezionale di modificare la propria organizzazione interna per esigenze funzionali, trasformando il diritto soggettivo del vincitore in un interesse legittimo, e può legittimamente decidere di non procedere con l'assunzione.
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Cessazione materia contendere: effetti sulla sentenza
Una azienda sanitaria locale ha impugnato in Cassazione una sentenza d'appello che riconosceva agli eredi di un lavoratore il diritto a differenze retributive per mansioni superiori. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, specificando che tale pronuncia non annulla la sentenza impugnata, ma ne determina la perdita automatica di efficacia, poiché la volontà delle parti espressa nell'accordo prevale sulla decisione giudiziale.
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Integrazione del contraddittorio: notifica e processo
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione sul merito di un ricorso per risarcimento danni avanzato da Amministrazioni statali. Il motivo è un vizio di notifica a due parti del processo. La Corte ha ordinato l'integrazione del contraddittorio nei confronti di una parte non correttamente avvisata e la rinnovazione della notifica nulla verso un'altra, sottolineando l'importanza fondamentale di garantire il diritto di difesa a tutti i soggetti coinvolti prima di procedere.
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Ferie part-time orizzontale: diritto pieno come full-time
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9857/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di ferie part-time orizzontale. Un medico, il cui orario di lavoro ridotto era distribuito su tutta la settimana, si è visto riconoscere il diritto allo stesso numero di giorni di ferie di un lavoratore a tempo pieno. La Corte ha chiarito che la riduzione delle ferie è proporzionale solo all'orario (come nel part-time verticale) e non al numero di giorni lavorati, se questi coincidono con quelli dei colleghi full-time. Inoltre, è stata affermata la giurisdizione del giudice ordinario per l'intera durata del rapporto di lavoro, anche per i periodi precedenti al 30 giugno 1998, per garantire una tutela unitaria.
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Appello inammissibile: i requisiti secondo la Cassazione
Una lavoratrice si è vista dichiarare l'appello inammissibile in una causa per mobbing. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che i requisiti per l'atto di appello non devono essere interpretati con eccessivo formalismo. Secondo la Corte, non è necessario un 'progetto alternativo di sentenza', ma è sufficiente una chiara indicazione delle censure mosse alla decisione di primo grado. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione nel merito.
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Rinuncia al ricorso: quando il processo si estingue
Una lavoratrice, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza della Corte d'Appello sfavorevole in materia di contratti a termine con un ente pubblico, ha presentato una rinuncia al ricorso. L'ente ha accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Corte di Cassazione, verificati i requisiti di legge, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la controversia a quel livello.
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Trattamento economico lettori: Cassazione chiarisce
Due ex lettori di lingua straniera hanno citato in giudizio un'università per ottenere la ricostruzione della carriera e il trattamento economico equiparato a quello di un ricercatore confermato. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha respinto il ricorso. Ha chiarito che la normativa nazionale (art. 26, L. 240/2010) va applicata nella sua parte interpretativa, garantendo la conservazione dei diritti economici già maturati (assegno ad personam) ma non una piena equiparazione retributiva per il futuro, ritenendo tale disciplina conforme al diritto europeo e non discriminatoria.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una società di servizi ambientali, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza sfavorevole in materia di rimborso IVA sulla tariffa ambientale, ha depositato un atto di rinuncia al ricorso a seguito di un accordo con la controparte. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiarendo un principio fondamentale: in caso di rinuncia al ricorso, non si applica l'obbligo del versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto 'doppio contributo').
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Appalto illecito di manodopera: Cassazione conferma
Un'importante società di servizi ha impugnato una sentenza della Corte d'Appello che riconosceva un rapporto di lavoro subordinato con alcuni lavoratori, formalmente dipendenti di cooperative, a causa di un appalto illecito di manodopera. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell'azienda inammissibile, stabilendo che i motivi presentati non denunciavano reali violazioni di legge, ma tentavano di ottenere un riesame dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Suprema Corte. Di conseguenza, la decisione che ha accertato l'esistenza di un rapporto di lavoro diretto è stata definitivamente confermata.
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Incarico dirigenziale a termine: no abuso, sì mansioni
Una dipendente pubblica di ruolo ha ricevuto per oltre 15 anni un incarico dirigenziale a termine. A seguito della cessazione dell'incarico, dovuta a una sentenza della Corte Costituzionale, ha chiesto un risarcimento per abuso del contratto a termine. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che non si tratta di un rapporto di lavoro precario, ma di un'ipotesi di svolgimento di mansioni superiori all'interno di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato già esistente. Pertanto, la disciplina sull'abuso dei contratti a termine non è applicabile.
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Responsabilità PA per falso affidamento su slot machine
L'Agenzia statale, successore dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, è stata condannata a risarcire i danni subiti da alcuni operatori del settore del gioco. Gli operatori avevano acquistato apparecchi da intrattenimento basandosi su nulla osta rilasciati dall'amministrazione, che si sono poi rivelati non conformi alla legge. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità della PA per aver generato un 'falso affidamento', respingendo la tesi difensiva che la colpa fosse dell'ente terzo incaricato della certificazione tecnica. La Corte ha chiarito che, anche se l'attività di verifica è esternalizzata, la Pubblica Amministrazione rimane direttamente responsabile verso i terzi per i propri atti ufficiali.
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Ferie non godute supplenti: diritto all’indennità
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di alcuni insegnanti precari, affermando il loro diritto all'indennità per ferie non godute supplenti relative all'anno scolastico 2012-2013. La Corte ha stabilito che la normativa nazionale che vieta la monetizzazione delle ferie non si applicava in quel periodo, in quanto le regole del contratto collettivo, che permettevano tale indennizzo, sono rimaste in vigore fino al 31 agosto 2013, in linea con i principi del diritto europeo. La sentenza della Corte d'Appello è stata annullata con rinvio.
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Inquadramento superiore infermiere: la Cassazione decide
Un infermiere con mansioni di coordinamento ha ottenuto in un primo giudizio l'indennità specifica e, in un secondo, l'inquadramento superiore. L'azienda sanitaria ha contestato la seconda richiesta, ma la Cassazione ha respinto il ricorso. La Corte ha stabilito che la richiesta di inquadramento superiore per l'infermiere non costituisce un frazionamento abusivo del credito rispetto alla precedente richiesta di indennità, essendo diritti distinti e autonomi. La sentenza chiarisce i presupposti per il passaggio al livello DS, basati sullo svolgimento effettivo delle funzioni di coordinamento.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo
Una società di servizi ambientali aveva presentato ricorso in Cassazione in una controversia relativa alla restituzione dell'IVA su una tariffa. Successivamente, le parti hanno raggiunto un accordo, portando la società a presentare una formale rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo, chiarendo un punto fondamentale: in caso di rinuncia al ricorso, non si applica il raddoppio del contributo unificato, sanzione prevista invece per i ricorsi respinti o inammissibili.
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