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Giurisprudenza Civile

Competenza territoriale liquidazione: il COMI e la sede

Una sentenza della Corte d’Appello di Roma chiarisce i criteri per la determinazione della competenza territoriale liquidazione. Il caso riguardava una società con sede legale a Roma e centro operativo a Novara. La Corte ha rigettato il reclamo contro la dichiarazione di liquidazione, stabilendo che, a seguito della chiusura della sede operativa, la presunzione di coincidenza del Centro degli Interessi Principali (COMI) con la sede legale non era stata superata, confermando così la competenza del Tribunale di Roma e lo stato di insolvenza della società.

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Compensazione crediti: illegittima senza titolo certo

Una società appaltante operava delle trattenute sui pagamenti dovuti a un’impresa di costruzioni, sostenendo di dover recuperare un indennizzo pagato in eccesso. La Corte d’Appello ha dichiarato illegittima tale compensazione crediti, poiché il credito vantato dall’appaltante non era né certo né basato su un titolo valido, non potendo derivare da un ricalcolo unilaterale in contrasto con un precedente lodo arbitrale. La sentenza ha però parzialmente riformato la decisione di primo grado, escludendo l’applicazione degli interessi di mora del D.Lgs. 231/2002, in quanto la normativa all’epoca del contratto non si estendeva agli appalti di lavori pubblici.

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Azione contro ex amministratore: quale scegliere?

Un condominio ha citato in giudizio il suo ex amministratore per risarcimento danni e presunta appropriazione indebita. La Corte d’Appello ha respinto la domanda perché il condominio ha intrapreso un’azione legale errata (extracontrattuale invece che contrattuale) e non ha fornito prove sufficienti. La sentenza sottolinea l’importanza di scegliere la corretta azione contro un ex amministratore, basata sulla violazione del mandato.

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Contratto pubblico nullo per corruzione: la decisione

La Corte d’Appello di Roma ha stabilito che un contratto pubblico non è automaticamente nullo a causa di episodi di corruzione. La sentenza chiarisce che la pubblica amministrazione, pur a conoscenza dei fatti illeciti, deve scegliere attivamente di risolvere il contratto, non potendo semplicemente sospendere i pagamenti. Il caso riguardava un appalto per servizi di trasporto scolastico. La Corte ha rigettato l’appello dell’ente pubblico, confermando l’obbligo di pagamento verso la società appaltatrice e respingendo la richiesta di risarcimento per danno all’immagine per mancanza di prove adeguate.

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Responsabilità amministratore: quando le dimissioni contano

La Corte di Cassazione annulla una condanna per bancarotta impropria, evidenziando gravi vizi nella sentenza d’appello. La decisione chiarisce punti cruciali sulla responsabilità amministratore, stabilendo che le dimissioni sono efficaci dalla comunicazione agli organi sociali, non dalla successiva iscrizione. Viene inoltre riaffermato che il reato di falso in bilancio è assorbito in quello di bancarotta se seguito dal fallimento. A causa di una contraddizione insanabile tra motivazione e dispositivo, il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Responsabilità amministratori e prestiti infragruppo

Una società ha citato in giudizio il suo ex amministratore di diritto e due presunti amministratori di fatto, chiedendo il risarcimento per atti di mala gestio, in particolare per cospicui finanziamenti concessi ad altre società del gruppo. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, confermando la sentenza di primo grado. Secondo i giudici, la responsabilità amministratori per prestiti infragruppo sorge solo se si prova che, al momento dell’erogazione, l’amministratore era consapevole dell’impossibilità di restituzione da parte della società beneficiaria. La semplice appartenenza al gruppo giustifica tali operazioni in un’ottica di sinergia. Inoltre, la Corte ha ritenuto non provata la qualifica di amministratori di fatto dei due consulenti, le cui attività rientravano nei limiti del loro incarico professionale.

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Ordinanza di Cassazione: Analisi del Provvedimento

Il documento analizzato è l’Ordinanza di Cassazione n. 17478 del 2025, emessa dalla Terza Sezione Civile. Poiché il testo fornito contiene unicamente l’intestazione del provvedimento, non è possibile esaminare i fatti di causa, le motivazioni o la decisione nel merito. L’analisi si concentra sui dati formali disponibili.

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Bancarotta per distrazione: compenso non deliberato

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta per distrazione a carico di un amministratore che aveva prelevato somme dalle casse sociali a titolo di compenso. La Corte stabilisce che, in assenza di una previsione statutaria o di una delibera assembleare, tale prelievo costituisce distrazione di beni sociali e non un pagamento preferenziale. La sentenza ribadisce che l'”autoliquidazione” del compenso da parte dell’amministratore è illegittima.

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Cessata materia del contendere: il caso risolto

Una lavoratrice ha citato in giudizio la sua azienda per demansionamento. La Corte d’Appello ha riconosciuto il demansionamento ma ha negato il risarcimento dei danni. Durante il ricorso in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, estinguendo la lite. Di conseguenza, la Suprema Corte ha dichiarato la cessata materia del contendere, compensando le spese legali tra le parti.

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Accordo conciliativo: limiti e interpretazione

Un lavoratore ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, una società di telecomunicazioni, per demansionamento avvenuto dopo la firma di un accordo conciliativo. La Corte d’Appello ha dato ragione al dipendente, ma la Corte di Cassazione ha annullato la decisione. La Suprema Corte ha stabilito che i giudici d’appello avevano errato nell’interpretare l’accordo conciliativo, non considerando adeguatamente una clausola specifica. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione basata su una corretta interpretazione del patto.

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Risarcimento danno demansionamento: limiti della domanda

La Corte di Cassazione conferma la condanna di una società di telecomunicazioni per risarcimento danno demansionamento a favore di un dipendente. La Corte chiarisce che la domanda del lavoratore va interpretata nella sua interezza, includendo l’atto introduttivo e i conteggi allegati, non solo le conclusioni finali. Viene inoltre stabilito che una precedente sentenza sull’inquadramento non preclude una successiva richiesta di risarcimento, in quanto si tratta di diritti diversi e non coperti da giudicato.

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Retribuzione feriale: le indennità vanno incluse

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un processo a seguito della rinuncia al ricorso da parte di una società di trasporti. Applicando il principio della soccombenza virtuale, ha condannato la stessa al pagamento delle spese legali, confermando implicitamente che la retribuzione feriale deve comprendere anche le indennità variabili e non solo la paga base, come già deciso nei gradi di merito.

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Carenza di interesse: inammissibile il ricorso

Un cittadino straniero impugnava in Cassazione il provvedimento di trasferimento in un altro Stato UE, secondo il Regolamento di Dublino. Nelle more del giudizio, l’Italia riconosceva la propria competenza e concedeva al ricorrente lo status di rifugiato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché il ricorrente aveva già ottenuto il risultato a cui mirava, rendendo inutile una pronuncia sulla legittimità del trasferimento.

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Contributo di solidarietà pensioni: quando è illegale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa previdenziale privata contro un suo pensionato. La Corte ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà pensioni imposto autonomamente dalla cassa, in quanto tale prelievo viola la riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione, che affida solo al legislatore il potere di imporre prestazioni patrimoniali. È stato inoltre ribadito che il diritto al rimborso di tali somme si prescrive in dieci anni e non nel termine breve di cinque anni.

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Procura speciale nulla: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro un provvedimento di espulsione. La decisione si fonda su un vizio insanabile: la procura speciale nulla, in quanto priva della firma del ricorrente. La Corte ha ribadito che, nel giudizio di legittimità, una procura invalida costituisce un requisito di ammissibilità non sanabile, impedendo l’esame del merito della causa.

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Appello inammissibile: l'omessa impugnazione di un motivo

Una società di pelletteria ha proposto ricorso in Cassazione contro una decisione che dichiarava inammissibile la sua opposizione in una procedura esecutiva. La Corte ha dichiarato l’appello inammissibile perché la società ha contestato solo una delle due autonome ragioni su cui si fondava la sentenza di primo grado. L’omessa impugnazione della seconda motivazione ha reso l’intero ricorso inammissibile per carenza di interesse, confermando un consolidato principio giurisprudenziale.

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Notifica telematica: quando la nullità è sanabile

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata produzione della prova completa di una notifica telematica (come le ricevute di accettazione e consegna) non causa l’inesistenza della notifica, ma una semplice nullità. Tale vizio è sanato dalla costituzione in giudizio della parte destinataria, in applicazione del principio del raggiungimento dello scopo. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva dichiarato improcedibile un appello per questo motivo, ribadendo la prevalenza della sostanza sulla forma nel processo telematico.

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Legami familiari: Cassazione annulla espulsione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che confermava l’espulsione di un cittadino straniero, stabilendo che il giudice di merito aveva erroneamente ignorato prove decisive. Il caso ruotava attorno all’importanza dei legami familiari e dell’integrazione sociale, anche se la residenza anagrafica era in un’altra città. La Suprema Corte ha chiarito che l’omesso esame di fatti cruciali, come l’iscrizione a scuola o un’offerta di lavoro, vizia la decisione, imponendo un nuovo processo che valuti la situazione complessiva della persona.

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Permesso di soggiorno UE: legittima la presenza in Italia

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di espulsione emesso nei confronti di un cittadino straniero in possesso di un valido permesso di soggiorno rilasciato da un altro Stato membro dell’UE (Croazia). La Corte ha stabilito che tale titolo legittima la permanenza sul territorio italiano per un periodo fino a 90 giorni. Il giudice di merito aveva errato nel non considerare questo ‘fatto decisivo’, basando la sua decisione solo sulla precedente posizione irregolare del cittadino in Italia. Il possesso di un permesso di soggiorno UE è quindi un elemento cruciale che deve essere attentamente valutato.

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Diritto intertemporale: la Cassazione decide su leggi

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha chiarito un importante principio di diritto intertemporale in materia di concessioni idroelettriche. La Corte ha stabilito che una nuova legge provinciale, più restrittiva, si applica immediatamente a tutte le domande di concessione presentate ma non ancora pubblicate alla data della sua entrata in vigore. La decisione ribalta la sentenza di un tribunale specializzato che aveva accusato l’ente pubblico di un ritardo colpevole, ritenendo applicabile la vecchia normativa. La Cassazione ha affermato che la nuova disciplina deve essere applicata senza eccezioni alle procedure pendenti, cassando la sentenza e rinviando il caso al giudice di merito.

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