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Giurisprudenza Civile

Rinuncia al ricorso: estinzione del processo in Cassazione

Un imprenditore individuale, dopo aver proposto ricorso in Cassazione contro una sentenza di condanna al pagamento emessa dalla Corte d’Appello, ha effettuato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato estinto il giudizio, specificando che, ai sensi dell’art. 390 c.p.c., tale rinuncia è un atto unilaterale che non necessita dell’accettazione della controparte per essere efficace, determinando il passaggio in giudicato della sentenza impugnata.

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Notificazione licenziamento: quando è valida? La Cass.

La Corte di Cassazione ha confermato la validità della notificazione di un licenziamento a un dipendente agli arresti domiciliari, ritenendo l’impugnazione tardiva. La Corte ha stabilito che le annotazioni postali sulla tentata consegna e sulla compiuta giacenza hanno valore probatorio, anche in assenza di firma dell’operatore. Il ricorso del lavoratore è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e non a contestare una violazione di legge.

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Mansioni superiori: quando il superminimo basta?

Un lavoratore ha fatto ricorso per ottenere differenze retributive per mansioni superiori e straordinari non pagati. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. È stato stabilito che il ‘superminimo’ percepito dal dipendente era sufficiente a compensare le mansioni di livello superiore svolte e che il lavoratore non aveva fornito prova adeguata né dello svolgimento di mansioni di livello ancora più alto, né del lavoro straordinario non retribuito.

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Responsabilità direttore lavori: i confini del ruolo

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un direttore dei lavori e del suo studio di progettazione per danni strutturali causati a un edificio adiacente. La sentenza ribadisce che la responsabilità direttore lavori va oltre la mera sorveglianza, includendo un dovere di alta competenza tecnica, controllo attivo sull’esecuzione e l’obbligo di intervenire per correggere carenze progettuali o esecutive, anche sospendendo i lavori se necessario. Viene rigettata la tesi difensiva che lo qualificava come semplice esecutore di ordini.

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Lavoro precario: abuso contratti a termine nel Comune

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di lavoro precario protratto per anni all’interno di un’amministrazione comunale. Diversi lavoratori, assunti con contratti a termine successivi per svolgere mansioni istituzionali e stabili, avevano citato in giudizio l’ente. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la reiterazione dei contratti era illegittima e abusiva, poiché non supportata da reali esigenze temporanee ma utilizzata per coprire fabbisogni organici permanenti. Pur negando la conversione del rapporto in un contratto a tempo indeterminato, come previsto dalla legge per il pubblico impiego, ha confermato il diritto dei lavoratori a un cospicuo risarcimento del danno.

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Sospensione processo civile: quando non è necessaria

Un istituto di credito ha citato in giudizio una sua ex dipendente per il risarcimento dei danni derivanti dall’uso illecito di strumenti di pagamento. Il Tribunale ha sospeso il processo civile in attesa della definizione di un procedimento penale a carico della lavoratrice per gli stessi fatti. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della dipendente, ha annullato l’ordinanza di sospensione. La Corte ha ribadito il principio di autonomia e separazione tra giudizio civile e penale, specificando che la sospensione del processo civile è un’eccezione e non la regola. Poiché l’istituto di credito non si era costituito parte civile nel processo penale e l’azione civile era stata avviata prima di una sentenza penale, non sussisteva un rapporto di pregiudizialità necessaria che giustificasse la sospensione.

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Errore di fatto: quando non si può revocare la Cassazione

Un professionista ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Corte di Cassazione, lamentando un errore di fatto. La Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione chiarisce che l’errore di fatto revocatorio deve essere una svista percettiva evidente e decisiva, non un disaccordo con la valutazione giuridica o l’interpretazione dei fatti compiuta dai giudici. Il caso sottolinea la natura eccezionale di questo rimedio, che non può essere utilizzato per ottenere un ulteriore grado di giudizio.

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Decadenza Somministrazione: no per differenze retributive

Un lavoratore in somministrazione per anni ha rivendicato differenze retributive basate sull’anzianità maturata, senza impugnare i contratti. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza somministrazione, un termine perentorio, non si applica in questi casi. La richiesta, fondata sul principio di parità di trattamento e non sulla costituzione di un nuovo rapporto di lavoro, è stata ritenuta legittima. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una decisione nel merito.

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Creditori irreperibili: no alla redistribuzione somme

La Corte di Cassazione ha stabilito che nelle procedure fallimentari soggette alla normativa anteriore alla riforma del 2006, le somme accantonate per i creditori irreperibili non possono essere redistribuite agli altri creditori insoddisfatti. La decisione si fonda sul principio del “ratione temporis”, evidenziando che il deposito di tali somme presso un istituto di credito aveva un effetto liberatorio immediato, facendole uscire definitivamente dal patrimonio del fallimento. Il ricorso di una società creditrice è stato quindi dichiarato inammissibile.

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Responsabilità del notaio: l'errore del Conservatore

Un acquirente perde un immobile a causa di un pignoramento non rilevato al momento dell’acquisto. La Corte di Cassazione annulla la condanna per responsabilità del notaio, ritenendo che la Corte d’Appello non abbia adeguatamente motivato come il professionista avrebbe potuto scoprire l’errore del Conservatore dei registri immobiliari, che aveva trascritto l’atto con un codice fiscale errato.

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Prezzo immobili pubblici: non contestazione e nullità

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito che dichiaravano la nullità parziale di un contratto di compravendita di un immobile pubblico. Il contenzioso verteva sulla corretta determinazione del prezzo immobili pubblici, in particolare sull’applicazione di un coefficiente di abbattimento. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, ritenendo decisivo il principio di non contestazione: poiché l’ente non aveva specificamente contestato il calcolo del prezzo proposto dall’acquirente nel corso del giudizio, tale calcolo doveva ritenersi provato. Inoltre, è stata esclusa l’applicazione retroattiva di una normativa successiva al contratto.

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Giudicato esterno e decreto ingiuntivo non opposto

Una società creditrice si è vista negare il pagamento di un acconto da una ASL. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che un precedente decreto ingiuntivo non opposto, relativo al saldo dello stesso credito, aveva creato un giudicato esterno sull’esistenza del contratto, impedendo una nuova valutazione dei fatti.

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Termine impugnazione: appello tardivo è inammissibile

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze del mancato rispetto del termine di impugnazione di sei mesi previsto dall’art. 327 c.p.c. Il caso riguarda un ricorso presentato oltre la scadenza, a seguito di una controversia su un pagamento per lavori edili, ridotto in appello. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito, confermando l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.

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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento di competenza sollevato d’ufficio da un Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche in una causa per danni da tracimazione fognaria. La decisione si fonda su due motivi: la tardività della richiesta, avanzata oltre la prima udienza di trattazione, e l’impossibilità per il secondo giudice di sollevare un conflitto d’ufficio quando la competenza si basa su criteri ordinari (valore/territorio) anziché su una specifica competenza per materia inderogabile.

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Ordinanza di assegnazione: limiti dell'opposizione

Un ente comunale ha ricevuto un’ordinanza di assegnazione che lo obbligava a pagare il creditore di un suo debitore. L’ente si è opposto all’esecuzione forzata, sostenendo di non aver mai avuto un debito originario. La Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta emessa l’ordinanza di assegnazione, il terzo pignorato può opporsi all’esecuzione solo per fatti accaduti successivamente all’ordinanza stessa, non per contestazioni pregresse. Di conseguenza, l’opposizione è stata ritenuta virtualmente infondata e l’ente condannato al pagamento delle spese legali.

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Competenza amministrazione sostegno: le nuove regole

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15189/2025, ha stabilito un importante principio sulla competenza nell’amministrazione di sostegno. In un caso di conflitto tra Tribunale e Corte d’Appello, la Corte ha chiarito che per tutti i reclami contro i decreti del giudice tutelare, instaurati dopo il 28 febbraio 2023, la competenza spetta al Tribunale in composizione collegiale, anche se l’amministrazione di sostegno è stata aperta prima di tale data. La decisione si fonda sul principio che ogni reclamo costituisce un procedimento autonomo, soggetto alle norme vigenti al momento della sua proposizione.

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Ricorso inammissibile: i requisiti del giudicato

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile a causa della violazione del principio di autosufficienza. Una società immobiliare aveva impugnato una decisione relativa alla decorrenza della rivalutazione monetaria di un canone di manutenzione, basando le proprie argomentazioni su precedenti sentenze. Tuttavia, non avendone riportato il testo integrale nel ricorso, ha impedito alla Corte di valutare la fondatezza delle sue pretese, portando alla declaratoria di inammissibilità.

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Protezione internazionale: la richiesta di sospensione

La Corte di Cassazione chiarisce che la presentazione di un’istanza cautelare contro un rigetto di protezione internazionale per ‘manifesta infondatezza’ sospende automaticamente l’efficacia del provvedimento di allontanamento fino alla decisione del giudice sulla sospensione stessa. Un richiedente asilo aveva impugnato il diniego della Commissione territoriale, chiedendo la sospensione. Nonostante ciò, il Questore ne disponeva l’accompagnamento coattivo, convalidato dal Giudice di pace. La Suprema Corte ha annullato tale convalida, affermando che, in assenza di una decisione sull’istanza cautelare, il provvedimento di rigetto doveva considerarsi temporaneamente sospeso, tutelando così il diritto di difesa del richiedente.

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Interessi moratori appalti: quando si fermano?

In una controversia sugli interessi moratori in appalti pubblici, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo della stazione appaltante cessa non con l’effettivo accredito delle somme, ma con l’emissione e l’invio del titolo di pagamento all’organo deputato a eseguirlo (es. Tesoreria). Questo principio ribalta la decisione della Corte d’Appello, distinguendo la responsabilità della stazione appaltante da quella dell’ente pagatore.

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Efficacia del giudicato: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l’efficacia del giudicato in un rapporto contrattuale di lunga durata. La controversia verteva sulla decorrenza della rivalutazione di un canone annuo. Il ricorso è stato respinto per motivi procedurali, in particolare per il difetto di autosufficienza, poiché la parte ricorrente non aveva allegato integralmente la sentenza precedente su cui basava le proprie pretese, e per non aver contestato tutte le ragioni della decisione impugnata.

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