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Giurisprudenza Civile

Responsabilità solidale: chi paga per le infiltrazioni?

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce il principio della responsabilità solidale in un caso di danni da infiltrazioni. La Corte ha stabilito che tutti i titolari di diritti reali (nudi proprietari, usufruttuari) sull’immobile da cui origina il danno sono responsabili in solido verso il danneggiato. Il ricorso di uno dei corresponsabili è stato dichiarato inammissibile perché non ha colto la ratio decidendi della sentenza d’appello e ha introdotto tardivamente questioni sulla ripartizione interna della colpa.

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Doppia Assicurazione: Cassazione e oneri probatori

Una società si è vista negare un indennizzo assicurativo per danni da allagamento a causa di una presunta doppia assicurazione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7335/2025, ha rigettato il ricorso della società, non per il merito della questione, ma per ragioni procedurali. La Corte ha sottolineato l’inammissibilità del ricorso a causa della ‘doppia decisione conforme’ dei giudici di primo e secondo grado e per la mancata specificità dei motivi di appello, ribadendo che la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito.

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Dichiarazioni inesatte assicurazione: quando si perde?

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare l’indennizzo a un’azienda a seguito di un incendio. La causa del rigetto risiede nelle dichiarazioni inesatte fornite in fase di stipula della polizza assicurativa, relative a sinistri pregressi. La Suprema Corte ha chiarito che, se il sinistro avviene prima che l’assicuratore scopra la falsità, quest’ultimo può semplicemente rifiutare il pagamento eccependo la violazione, senza dover avviare un’azione legale per l’annullamento del contratto, a condizione che le dichiarazioni inesatte dell’assicurato siano state rese con dolo o colpa grave.

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Anatocismo bancario: decorrenza del divieto chiarita

Con un’ordinanza di correzione di errore materiale, la Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto di anatocismo bancario, introdotto dalla Legge n. 147/2013, decorre dal 1° gennaio 2014. L’ordinanza corregge una precedente sentenza che indicava erroneamente la data del 1° dicembre 2014, confermando l’immediata applicabilità della norma a prescindere dall’emanazione della successiva delibera del CICR.

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Liquidazione spese processuali: i criteri del giudice

Una società finanziaria ha impugnato un’ordinanza che la condannava a pagare ingenti costi legali dopo aver rinunciato a due opposizioni esecutive riunite. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la decisione sulla liquidazione spese processuali del giudice di merito era priva di una motivazione adeguata e basata su un errato calcolo del valore della causa. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione delle spese.

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Improcedibilità del ricorso: errore formale fatale

La Corte di Cassazione dichiara l’improcedibilità del ricorso di un’assicurata contro una compagnia assicurativa a causa del mancato deposito della relazione di notificazione della sentenza impugnata, attestata conforme all’originale. La Corte sottolinea che tale onere processuale non è sanabile oltre la prima udienza di trattazione e che tale rigore è compatibile con i principi della Corte Europea dei Diritti Umani, dato che la parte ha avuto quasi tre anni per adempiere.

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Ricorso per cassazione: inammissibile se non specifico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito contro una società debitrice. La decisione si fonda sul principio di autosufficienza: il ricorso per cassazione non era sufficientemente dettagliato, non permettendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure senza dover consultare altri atti. Il caso verteva sulla validità di un pignoramento immobiliare basato su un contratto di mutuo, la cui prova di erogazione non era stata, secondo la Corte d’Appello, correttamente notificata.

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Ricorso per revocazione: l'errore di fatto non provato

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso per revocazione contro una propria ordinanza. Il ricorrente lamentava un errore di fatto, sostenendo che la Corte avesse erroneamente dichiarato improcedibile il suo precedente ricorso per mancato deposito di un documento. La Corte ha confermato la sua decisione, non trovando agli atti la prova della notifica che il ricorrente affermava di aver depositato, rendendo così il presunto errore di fatto insussistente.

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Opposizione atti esecutivi: limiti e spese legali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7343/2025, si è pronunciata su un complesso caso di opposizione agli atti esecutivi. La controversia nasce da un pignoramento presso terzi in cui il terzo pignorato si opponeva all’ordinanza di assegnazione. La Corte ha stabilito che una domanda di accertamento del credito, seppur formalmente autonoma ma intrinsecamente connessa all’opposizione, segue le stesse regole di impugnazione del rito esecutivo. Inoltre, ha cassato la sentenza d’appello per l’errata liquidazione delle spese legali, precisando che i compensi per la fase istruttoria non sono dovuti se questa non si è concretamente svolta.

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Contratto a favore di terzo: No al reintegro

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di alcuni lavoratori licenziati da una società cessionaria che chiedevano il reintegro presso la società cedente originaria. La Corte ha qualificato l’accordo sindacale alla base della cessione come un contratto a favore di terzo, stabilendo che l’inadempimento dell’obbligo di garantire l’occupazione da parte della cedente può dar luogo solo a un risarcimento del danno e non a una reintegrazione in forma specifica, pretesa peraltro non formulata dai lavoratori. Di conseguenza, il ricorso principale è stato respinto.

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Risarcimento in forma specifica: limiti e obblighi

Un lavoratore, licenziato da un’azienda subentrante, ha citato in giudizio l’impresa originaria chiedendo la reintegrazione sulla base di un vecchio accordo di garanzia occupazionale. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che quando un’azienda si impegna a garantire che un terzo mantenga l’occupazione, la violazione di tale patto non consente un risarcimento in forma specifica (come la reintegrazione), ma solo un risarcimento monetario. La sentenza distingue nettamente tra l’obbligo di garantire l’azione di un terzo e l’obbligo di agire direttamente.

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Contestazione compenso avvocato: il calcolo finale

Un legale ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo che la Corte d’Appello aveva significativamente ridotto i suoi onorari professionali. La riduzione era stata motivata dall’esito negativo delle prestazioni legali fornite e dalla contestazione del compenso da parte degli eredi del cliente. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando che anche una contestazione generica da parte del cliente è sufficiente a innescare una rivalutazione giudiziale della parcella. Il giudice può quindi ridurla fino ai minimi tariffari, specialmente se il lavoro del professionista non ha portato ai risultati sperati.

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Impugnativa stragiudiziale: serve la procura scritta?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un gruppo di lavoratori, confermando che l’impugnativa stragiudiziale di un trasferimento, se firmata dal solo avvocato, è inefficace se non si prova l’esistenza di una procura scritta precedente. Anche se non è necessario allegarla alla comunicazione, il datore di lavoro può contestarne l’esistenza in giudizio e, in tal caso, spetta al lavoratore dimostrare di averla conferita tempestivamente. In assenza di tale prova, il diritto di impugnare decade.

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Equo compenso avvocati: non è retroattivo

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi compensi a un istituto di credito, che si è opposto invocando accordi tariffari. La Corte di Cassazione ha stabilito due principi chiave: primo, l’accordo sul compenso deve essere provato per iscritto e non può desumersi dalla mancata contestazione; secondo, la normativa sull’equo compenso avvocati (art. 13 bis L. 247/2012) non è retroattiva e si applica solo alle prestazioni successive al 1° gennaio 2018.

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Equo compenso avvocati: non è retroattivo

Un avvocato ha richiesto il pagamento di compensi professionali a un istituto di credito, che si è opposto citando accordi tariffari preesistenti. La Corte di Cassazione ha stabilito che la legge sull’equo compenso avvocati non è retroattiva e non può invalidare le convenzioni stipulate prima della sua entrata in vigore (1 gennaio 2018). La Corte ha inoltre ritenuto legittimo il frazionamento del credito da parte del legale, data la complessità dei fascicoli che giustificava azioni separate.

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Estinzione giudizio: conseguenze della rinuncia

Una società impugnava in Cassazione una sentenza d’appello sfavorevole in una controversia bancaria. Successivamente, la società ha rinunciato al ricorso e la banca ha accettato. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, senza pronunciarsi sulle spese legali, applicando l’articolo 391 del codice di procedura civile.

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Contestazione CTU: quando è possibile farla?

In una causa contro un istituto bancario per interessi su un conto corrente, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di merito. La Corte ha stabilito che la contestazione CTU, ovvero le critiche alla consulenza tecnica d’ufficio, costituisce una mera argomentazione difensiva e non un’eccezione in senso stretto, potendo quindi essere sollevata anche nelle memorie finali. È stato inoltre accolto il motivo relativo al tempestivo disconoscimento di una firma su un documento contrattuale.

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Capitalizzazione Interessi: Cassazione e reciprocità

Una società immobiliare ha citato in giudizio un istituto di credito per la nullità di alcune clausole di un contratto di conto corrente, con particolare riferimento alla capitalizzazione interessi. Dopo due sentenze sfavorevoli, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società su questo specifico punto. La Corte ha stabilito che, affinché la clausola di capitalizzazione sia valida, deve essere garantita una reale ed effettiva reciprocità nella periodicità di calcolo tra interessi debitori e creditori. Se il tasso creditore annuo nominale coincide con quello effettivo, significa che non avviene alcuna capitalizzazione infrannuale per il cliente, rendendo nulla l’intera clausola. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.

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Compenso avvocato: minimo tariffario inderogabile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7361/2025, ha stabilito l’inderogabilità dei minimi tariffari per il compenso avvocato. La Corte ha cassato una decisione che liquidava onorari inferiori a quelli di legge in una causa per irragionevole durata del processo, precisando che il compenso per la fase di trattazione è sempre dovuto. È un principio fondamentale a tutela della dignità della professione forense.

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Iscrizione Cassa Geometri: obbligatoria per soci?

Un geometra, amministratore di una società edile, ha contestato l’obbligo di iscrizione alla Cassa Geometri sostenendo la mancanza di abitualità nell’esercizio della professione. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando che l’iscrizione all’albo professionale crea una legittima presunzione di attività lavorativa. Di conseguenza, sussiste l’obbligo di iscrizione Cassa Geometri e del relativo versamento dei contributi, anche per chi opera come amministratore di una società il cui oggetto sociale è connesso alla professione.

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