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Giurisprudenza Civile

Giudicato penale: non vincola chi revoca la parte civile
Uno Stato estero contesta la validità di un contratto in sede civile dopo aver revocato la propria costituzione di parte civile nel processo penale per falso. La Cassazione chiarisce che il giudicato penale di assoluzione non ha efficacia vincolante nei confronti della parte che si è ritirata, poiché è richiesta una partecipazione effettiva e costante al dibattimento. Viene quindi cassata la sentenza d'appello.
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Delega di funzioni: licenziamento e responsabilità
La Corte di Cassazione conferma il licenziamento per giusta causa di un direttore di supermercato, ritenendolo responsabile per la mancata vigilanza sulla conservazione degli alimenti. La sentenza stabilisce che la sua delega di funzioni era valida ed efficace, in quanto gli conferiva pieni poteri decisionali, di controllo e autonomia, oltre ad essere supportata da adeguata formazione. Di conseguenza, il suo ricorso, basato sulla presunta invalidità della delega, è stato respinto.
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Mansioni superiori: diritto alla retribuzione
Un dipendente amministrativo di un'azienda sanitaria pubblica ha svolto di fatto mansioni dirigenziali senza un incarico formale. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto a percepire le differenze retributive per le mansioni superiori effettivamente svolte, stabilendo che il diritto a un'equa retribuzione, basato sull'art. 52 del D.Lgs. 165/2001, prevale sulla mancanza di un concorso pubblico o di un atto formale di assegnazione.
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Restituzione somme lorde: solo il netto va ridato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2691/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di restituzione somme lorde. A seguito della riforma di una sentenza, chi ha ricevuto un pagamento è tenuto a restituire solo l'importo netto effettivamente incassato, e non la somma lorda comprensiva delle ritenute fiscali. Spetta all'ente che ha effettuato il pagamento, in qualità di sostituto d'imposta, richiedere il rimborso delle tasse all'amministrazione finanziaria.
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Indebito previdenziale: quando si restituisce la pensione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2692/2024, ha stabilito che le somme percepite a titolo di pensione provvisoria devono essere restituite in caso di successiva rideterminazione in peius. Nel caso di specie, gli eredi di un pensionato si opponevano alla richiesta di restituzione di oltre 234.000 euro da parte dell'ente previdenziale. La Corte ha rigettato il ricorso, sottolineando che il principio di non ripetibilità dell'indebito previdenziale si applica solo ai pagamenti basati su un provvedimento formale e definitivo, condizione assente quando la prestazione è erogata in via provvisoria.
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Diritto di recesso: quando si applica ai derivati?
La Cassazione ha stabilito che il diritto di recesso previsto per le offerte 'fuori sede' potrebbe non applicarsi ai contratti derivati (IRS) se questi sono parte di un'operazione economica complessa e pianificata, come un leasing con copertura del tasso. In questi casi, può mancare l'effetto 'sorpresa' che giustifica tale tutela. La Corte ha cassato la sentenza di merito, che aveva dichiarato la nullità dei contratti per omessa indicazione del diritto di recesso, e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Retribuzione feriale: indennità incluse? La Cassazione
Una società di trasporti ha contestato l'inclusione di alcune indennità (guida, riserva, assenza da residenza) nella retribuzione feriale dei suoi macchinisti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, in linea con il diritto dell'Unione Europea, la retribuzione durante le ferie deve comprendere tutte le componenti retributive intrinsecamente legate alla mansione, per evitare di scoraggiare il lavoratore dal fruire del riposo. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione dei crediti di lavoro decorre dalla fine del rapporto a causa della ridotta stabilità introdotta dalle recenti riforme.
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Nullità licenziamento disciplinare: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2672/2024, ha stabilito che la violazione della procedura disciplinare prevista per i lavoratori del settore trasporti comporta la nullità del licenziamento disciplinare. Tale violazione non dà diritto a una semplice indennità, ma alla tutela reintegratoria piena, con l'obbligo per l'azienda di riammettere il lavoratore al suo posto.
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Licenziamento ritorsivo: i limiti del ricorso
Un lavoratore, licenziato per una causa poi ritenuta illegittima, ha impugnato il provvedimento sostenendo che si trattasse di un licenziamento ritorsivo. La Corte d'Appello ha escluso la natura ritorsiva della sanzione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del lavoratore inammissibile, specificando che la valutazione del motivo ritorsivo costituisce un accertamento di fatto (quaestio facti) che non può essere riesaminato in sede di legittimità, specialmente in presenza di una doppia decisione conforme dei giudici di merito.
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Restituzione pensione dopo licenziamento illegittimo
La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore, il cui licenziamento sia stato dichiarato illegittimo con reintegra nel posto di lavoro, è tenuto alla restituzione della pensione percepita nel periodo intermedio. Tale obbligo sussiste perché la sentenza di reintegra ripristina il rapporto di lavoro con effetto retroattivo, rendendolo incompatibile con la prestazione pensionistica. La Corte ha chiarito che la restituzione della pensione è dovuta anche se il lavoratore sceglie l'indennità sostitutiva anziché il ritorno effettivo al lavoro.
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Licenziamento dirigente: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di un dirigente per negligenza, dichiarando inammissibile il suo ricorso. L'ordinanza sottolinea come, in presenza di due sentenze conformi nei gradi di merito ('doppia conforme'), non sia possibile contestare la ricostruzione dei fatti. Inoltre, il ricorso è stato respinto perché, pur lamentando formalmente una violazione di legge, mirava in realtà a un riesame delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità.
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Retribuzione feriale: indennità incluse nel calcolo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2677/2024, ha stabilito che la retribuzione feriale deve includere tutte le indennità intrinsecamente connesse alle mansioni svolte dal lavoratore, come quelle di condotta e di riserva per i macchinisti. Conformandosi al diritto dell'Unione Europea, la Corte ha affermato che una paga ridotta durante le ferie potrebbe dissuadere il lavoratore dal goderne. Ha inoltre rigettato l'eccezione di prescrizione, confermando che il termine per i crediti di lavoro non decorre in costanza di rapporto a causa della ridotta stabilità introdotta dalle riforme del 2012.
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Criteri di scelta CIGS: obblighi di comunicazione
La Cassazione ha confermato l'illegittimità della sospensione di alcuni lavoratori, ribadendo che l'azienda deve sempre comunicare i Criteri di scelta CIGS e le ragioni della mancata rotazione, anche in caso di cessazione di attività di una singola unità produttiva. La comunicazione generica è stata ritenuta una violazione procedurale.
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Legittimazione attiva e perdita della proprietà
Una controversia sulle distanze tra edifici si trasforma in un caso sulla legittimazione attiva quando i proprietari dell'immobile in contestazione ne perdono la titolarità a favore del Comune durante il processo. La Corte d'Appello aveva respinto il gravame per carenza di legittimazione, ma la Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione complessa e meritevole di trattazione in pubblica udienza, data la pendenza di giudizi amministrativi per l'annullamento dell'atto di acquisizione.
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Criteri Cassa Integrazione: obblighi di comunicazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2686/2024, ha stabilito l'illegittimità di una procedura di Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) avviata da un'azienda per la chiusura di un'unità produttiva. La Corte ha ribadito che l'obbligo di comunicare in modo trasparente i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere e le ragioni della mancata applicazione della rotazione è inderogabile. La genericità della comunicazione iniziale, che non motivava l'infungibilità delle mansioni, vizia la procedura, rendendo la sospensione illegittima e dando diritto ai lavoratori al risarcimento del danno, pari alla differenza tra la retribuzione piena e l'integrazione salariale percepita. La sentenza sottolinea che questi obblighi procedurali servono a garantire la trasparenza e la verificabilità delle scelte aziendali, anche in caso di cessazione di attività.
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Società in house: no assunzione senza concorso pubblico
Un gruppo di lavoratori, impiegati tramite un appalto di servizi, ha citato in giudizio una società di gestione energetica per ottenere il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'azienda, una società in house a totale partecipazione pubblica, stabilendo che la sua natura giuridica impedisce la costituzione automatica di un rapporto di lavoro in assenza di un concorso pubblico. La Corte ha chiarito che tale qualifica non è un'eccezione da sollevare entro termini perentori, ma una difesa che il giudice deve valutare d'ufficio. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Clausola di mero gradimento: quando si può recedere?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2660/2024, ha stabilito che la rimozione di una clausola di mero gradimento dallo statuto di una S.r.l. non conferisce di per sé il diritto di recesso ai soci di minoranza. Il recesso è legato al diniego effettivo del gradimento. Tuttavia, la delibera di modifica può essere annullata se si dimostra un 'abuso della maggioranza', ovvero se è stata approvata con l'intento fraudolento di pregiudicare gli interessi dei soci di minoranza, un aspetto che il giudice di merito deve sempre verificare.
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Sottoscrizione duplice qualità: una firma basta?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una singola firma su un contratto può essere sufficiente a vincolare una persona in una sottoscrizione duplice qualità, sia a titolo personale che come legale rappresentante di una società. La Corte ha chiarito che il contenuto del contratto, che esplicita la duplice veste del firmatario, prevale sulla mera collocazione fisica della firma sopra il timbro societario. La sentenza di merito che aveva dichiarato nullo il contratto è stata cassata con rinvio.
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Litisconsorzio necessario: nullità per omessa notifica
La Corte di Cassazione ha dichiarato la nullità di un intero procedimento di opposizione alla liquidazione del compenso di un perito. La causa della nullità è stata l'omessa notifica del ricorso a una società i cui beni erano oggetto della perizia, violando il principio del litisconsorzio necessario. Secondo la Corte, in tali giudizi, tutte le parti del procedimento originario devono obbligatoriamente partecipare, poiché la decisione ha riflessi patrimoniali diretti su di loro. L'omissione ha comportato la cassazione con rinvio della decisione.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: onere prova notifica
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità di un ricorso in una causa per distanze tra costruzioni. La decisione si fonda su un vizio puramente procedurale: i ricorrenti, pur avendo dichiarato nel loro atto di aver ricevuto la notifica della sentenza d'appello, non hanno depositato la copia autentica della stessa munita della relata di notifica, violando un onere previsto a pena di improcedibilità dal codice di procedura civile. L'ordinanza sottolinea il principio di autoresponsabilità della parte, che subisce le conseguenze della propria dichiarazione processuale.
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