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Giurisprudenza Civile

Legittimazione del fallito: appello tributario valido
La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimazione del fallito a impugnare un avviso di accertamento fiscale quando il curatore fallimentare rimane inerte. Una società immobiliare, dichiarata fallita, si era vista notificare un accertamento per maggiore IVA. L'ex legale rappresentante aveva riassunto il processo d'appello, che era stato dichiarato inammissibile dalla Commissione Tributaria Regionale per genericità. La Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che la legittimazione straordinaria del fallito sorge dall'inerzia del curatore e che l'appello, anche se ripropone le censure di primo grado, ha pieno effetto devolutivo e deve essere esaminato nel merito.
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Onere della prova appalto: chi paga i lavori parziali?
Una società edile citava in giudizio un committente per il pagamento di lavori di ristrutturazione. Quest'ultimo, a sua volta, chiedeva la risoluzione del contratto per vizi e difformità. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso della società, stabilendo che l'onere della prova appalto grava sull'impresa. Non essendo riuscita a dimostrare quali lavori avesse effettivamente eseguito prima dell'interruzione del rapporto e della prosecuzione da parte di un'altra ditta, la sua richiesta di pagamento è stata respinta.
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Giurisdizione occupazione temporanea: la Cassazione decide
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che la controversia sull'indennità per l'occupazione temporanea di un terreno, non preordinata all'esproprio ma utilizzata come cava per lavori pubblici, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha chiarito che la domanda originaria di opposizione alla stima dell'indennità, basata sull'art. 54 del Testo Unico Espropriazioni, radica la competenza della Corte d'Appello, a prescindere da come la domanda venga poi qualificata (es. risarcimento per illecito) nel corso del giudizio.
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Responsabilità socio srl cancellata: i limiti
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14575/2024, ha chiarito i limiti della responsabilità del socio di srl cancellata. Il caso riguardava un ex socio condannato a risarcire i debiti della società fino al valore di un immobile ricevuto durante la liquidazione. La Corte ha stabilito che anche i beni trasferiti ai soci prima del bilancio finale, a titolo di 'anticipo sulla liquidazione', rientrano nelle somme riscosse che determinano il limite della loro responsabilità verso i creditori insoddisfatti, a meno che il socio non provi rigorosamente la natura di tale trasferimento come rimborso di un credito legittimo e non postergato.
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Remunerazione extra budget: no pagamenti oltre il tetto
La Corte di Cassazione ha negato a una clinica privata la remunerazione extra budget per prestazioni di terapia intensiva erogate in regime di urgenza su richiesta di ospedali pubblici. La sentenza stabilisce che il tetto di spesa concordato con il sistema sanitario è invalicabile, anche in caso di prestazioni indifferibili. Viene inoltre esclusa la possibilità di ricorrere all'azione di ingiustificato arricchimento, poiché il rapporto è regolato da un preciso quadro normativo e contrattuale.
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Decadenza vizi appalto: l’eccezione va fatta in tempo
Una società appaltatrice si è vista annullare una sentenza favorevole per un vizio di procedura. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'eccezione di decadenza vizi appalto, relativa alla tardiva denuncia dei difetti da parte del committente, deve essere sollevata dal convenuto nei termini previsti dal codice di procedura civile, e non può essere rilevata d'ufficio dal giudice. Avendola sollevata in ritardo, l'eccezione è stata considerata inammissibile e la decisione d'appello basata su di essa è stata cassata con rinvio.
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Project financing giurisdizione: chi decide sui contratti
Un'ordinanza della Cassazione sul tema della project financing giurisdizione stabilisce che le controversie per inadempimento del contratto stipulato a valle dell'aggiudicazione, inclusa la richiesta di risoluzione e risarcimento, rientrano nella competenza del giudice ordinario e non di quello amministrativo. Il caso riguardava la riqualificazione di un'area comunale.
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Contratto preliminare immobile: nullità per oggetto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14568/2024, ha confermato la nullità di un contratto preliminare immobile per indeterminabilità dell'oggetto. Il caso riguardava l'acquisto di unità immobiliari in un edificio da costruire. La Corte ha stabilito che se il contratto rinvia a una planimetria per l'individuazione specifica dei beni, ma tale documento non è effettivamente allegato, il contratto è nullo. La volontà delle parti di affidare l'identificazione a un documento specifico impedisce di ricorrere ad altri elementi per determinare l'oggetto del contratto.
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Revoca incarico dirigenziale: il risarcimento del danno
La Corte di Cassazione chiarisce la natura del danno risarcibile in caso di revoca di un incarico dirigenziale da parte della Pubblica Amministrazione, avvenuta prima della registrazione del contratto da parte della Corte dei Conti. L'ordinanza stabilisce che l'illegittimità del comportamento della PA, che viola il legittimo affidamento del dirigente, non dà diritto al risarcimento dello stipendio non percepito (danno da interesse positivo), bensì solo al rimborso delle spese sostenute e delle occasioni di lavoro perse (danno da interesse negativo), che devono essere specificamente provate.
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Correzione errore materiale: ordinanza e costi di lite
La Corte di Cassazione interviene con un'ordinanza per la correzione di un errore materiale in un suo precedente provvedimento. L'errore consisteva nell'omessa indicazione di una delle parti ricorrenti, un amministratore che agiva anche in proprio. La correzione chiarisce che anche l'amministratore, insieme alla società, è tenuto al pagamento delle spese processuali, sanando un'imprecisione che avrebbe potuto compromettere il recupero dei costi di lite da parte della controparte.
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Durata irragionevole processo: il rinvio va calcolato
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell'equa riparazione per la durata irragionevole del processo, il giudizio di rinvio non può essere considerato isolatamente. La sua durata va sommata a quella delle fasi precedenti. Di conseguenza, se la durata complessiva del procedimento ha già superato i limiti ragionevoli alla data di introduzione dei rimedi preventivi, l'onere di esperirli non sussiste. La Corte ha quindi cassato la decisione di merito che aveva ridotto l'indennizzo per il mancato utilizzo di tali rimedi, basandosi erroneamente solo sulla durata della fase di rinvio.
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Giudicato: cosa copre la sentenza definitiva?
Un dipendente pubblico ha richiesto un risarcimento danni, sostenendo la "falsità ideologica" di un provvedimento di distacco. La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, confermando le decisioni dei gradi inferiori basate sul principio del giudicato. La Corte ha ribadito che una sentenza definitiva impedisce di riproporre non solo le questioni già sollevate (il dedotto), ma anche tutte quelle che si sarebbero potute sollevare nel medesimo giudizio (il deducibile).
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Prescrizione lavoro pubblico: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14559/2024, ha stabilito che la prescrizione dei crediti retributivi nel lavoro pubblico decorre anche in costanza di rapporto. A differenza del settore privato, nel pubblico impiego non si applica la sospensione del termine, poiché la stabilità del rapporto è considerata intrinseca e non sussiste un 'metus' (timore) giuridicamente rilevante che possa impedire al lavoratore di far valere i propri diritti.
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Compensatio lucri cum damno e onere della prova
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risarcimento danni richiesto da alcuni investitori nei confronti di un istituto di credito per l'acquisto di obbligazioni poi rivelatesi rischiose. La Corte ha confermato la decisione di merito che, in applicazione del principio di compensatio lucri cum damno, ha sottratto dal danno risarcibile tutti i vantaggi economici conseguiti dagli investitori, come le cedole incassate e il valore derivante dal concambio dei titoli. La sentenza chiarisce che tale principio, stabilito in una precedente pronuncia di cassazione, ha valore vincolante per tutte le parti nel giudizio di rinvio e che la valutazione dei fatti relativi ai benefici percepiti spetta al giudice di merito.
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Immanenza parte civile: onere prova e durata processo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14557/2024, ha stabilito che la parte civile non è tenuta a produrre tutti gli atti di impugnazione per dimostrare la durata irragionevole di un processo penale ai fini dell'equa riparazione. In virtù del principio di immanenza parte civile, la sua presenza è costante nel processo. La durata palesemente eccessiva (circa vent'anni nel caso di specie) può essere desunta anche solo dalle sentenze prodotte, senza che la mancata produzione di altri atti possa precludere il diritto al risarcimento.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo
In una causa relativa alla restituzione di somme in una trattativa immobiliare, il ricorrente ha presentato rinuncia al ricorso in Cassazione. La controparte ha aderito e la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio. La decisione chiarisce che in caso di estinzione per rinuncia accettata, non si applica l'obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto per le impugnazioni respinte o dichiarate inammissibili.
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Deposito veicoli abbandonati: chi paga i costi?
Una società che gestisce un deposito di veicoli abbandonati ha citato in giudizio un'amministrazione provinciale per ottenere il pagamento dei costi di giacenza prolungata di alcuni veicoli. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che il compito del custode non è la mera custodia, ma la demolizione del veicolo entro 60 giorni. Di conseguenza, il diritto al compenso e la relativa prescrizione decorrono da tale termine, escludendo il diritto a un risarcimento per l'inerzia successiva.
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Risoluzione del contratto: la gravità dell’inadempimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 14552/2024, chiarisce i limiti del proprio sindacato sulla risoluzione del contratto per inadempimento. In un caso relativo a un appalto per la verniciatura di banchi scolastici, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito che attribuiva la colpa della mancata esecuzione all'appaltatore, nonostante quest'ultimo accusasse il committente di ritardi. L'ordinanza ribadisce che la valutazione sulla gravità dell'inadempimento è una questione di fatto, di competenza dei tribunali di primo e secondo grado, e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è logica e completa.
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Incentivo progettazione: serve il regolamento interno
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14551/2024, ha stabilito che il diritto del dipendente pubblico all'incentivo progettazione, previsto dalla Legge Merloni, sorge solo se l'ente che ha conferito l'incarico ha adottato un apposito regolamento interno. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva riconosciuto il compenso basandosi sul regolamento di un altro ente, successivamente incorporato nello stesso consorzio datore di lavoro. Secondo la Suprema Corte, la successione tra enti non può sanare la mancanza originaria del presupposto normativo richiesto per l'erogazione del compenso.
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Compenso incentivante RUP: l’onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14550/2024, ha stabilito che per ottenere il compenso incentivante RUP, il dipendente pubblico deve fornire prova rigorosa del completamento effettivo dei progetti supervisionati. Il ricorso di un dirigente contro un'Amministrazione Provinciale è stato dichiarato inammissibile proprio per la mancata dimostrazione di questo presupposto fondamentale, rendendo irrilevanti le altre censure sollevate.
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