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Giurisprudenza Civile

Estinzione del giudizio per rinuncia in Cassazione
Una controversia condominiale per il rimborso di spese urgenti sul tetto, giunta fino in Cassazione, si conclude con l'estinzione del giudizio. La parte che aveva proposto ricorso vi ha rinunciato e la controparte ha accettato tale rinuncia. La Suprema Corte, prendendo atto dell'accordo, ha dichiarato estinto il processo, chiarendo che in questi casi non si procede a una condanna sulle spese legali né si applica il raddoppio del contributo unificato a carico del rinunciante.
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Installazione condizionatori: il diritto del condomino
Una condomina, titolare di un'attività commerciale, ha impugnato una delibera che le negava l'autorizzazione a mantenere dei condizionatori installati nel cortile comune. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17975/2024, ha accolto il suo ricorso. Ha stabilito che l'installazione condizionatori sulle parti comuni è un diritto del singolo condomino, esercitabile senza autorizzazione assembleare, a patto che non alteri la destinazione del bene e non impedisca agli altri di farne parimenti uso. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per verificare se l'installazione leda il decoro architettonico o il godimento del bene comune.
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Onere della prova del danno: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17974/2024, ha rigettato il ricorso di un committente che chiedeva un cospicuo risarcimento per la mancata fornitura di una porta blindata. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l'inadempimento contrattuale non basta per ottenere il risarcimento. Chi si ritiene danneggiato ha l'onere della prova del danno, ovvero deve dimostrare non solo che il danno esiste (an debeatur), ma anche fornire tutti gli elementi possibili per quantificarlo. Solo se la quantificazione è impossibile o molto difficile, il giudice può intervenire in via equitativa. In questo caso, il committente non ha fornito prove sufficienti sull'esistenza stessa del danno, rendendo la sua richiesta infondata.
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Opposizione stato passivo: onere della prova del creditore
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un professionista la cui richiesta di compenso in un fallimento era stata parzialmente respinta. La decisione si fonda su un principio procedurale cruciale: nell'opposizione allo stato passivo, il creditore ha l'onere di indicare specificamente tutti i documenti a sostegno della sua tesi, anche se già depositati nella fase precedente. La mancata indicazione di un documento chiave (una procura alle liti) è stata fatale, confermando la decisione del giudice che aveva ritenuto l'accordo originario sui compensi superato (novato).
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Notifica telematica nulla: quando è sanabile l’errore
La Cassazione stabilisce che una notifica telematica nulla, a causa dell'invio di un allegato sbagliato, è considerata sanabile e non inesistente. Se il messaggio PEC contiene gli elementi essenziali per identificare l'impugnazione e la controparte si costituisce e si difende nel merito, il vizio si sana, garantendo il principio di strumentalità delle forme processuali.
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Compensazione spese legali: quando è illegittima?
Un lavoratore vince una causa per differenze retributive. La società datrice di lavoro perde anche in appello, ma la Corte territoriale dispone la compensazione delle spese legali. La Cassazione interviene, cassando la sentenza d'appello su questo punto. Viene ribadito che la compensazione spese legali è un'eccezione applicabile solo in casi tassativi e gravi, come la novità della questione o un mutamento giurisprudenziale, e non può basarsi su motivazioni generiche come la "particolarità della controversia".
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Compenso avvocato fallimento: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17965/2024, chiarisce le regole per la liquidazione del compenso dell'avvocato che assiste un fallimento. Se l'accordo transattivo con la controparte prevede un importo per le spese legali superiore a quello poi liquidato dal giudice delegato, il difensore ha diritto a recuperare la differenza a titolo di ingiustificato arricchimento. Tale diritto, però, è condizionato all'effettivo incasso della somma da parte della curatela fallimentare. La Corte ha inoltre specificato che il valore della controversia deve tenere conto di tutte le domande proposte, inclusa quella di risarcimento danni.
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Principio di non contestazione nel processo del lavoro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 17964/2024, ha rigettato il ricorso di una datrice di lavoro, sottolineando l'importanza del principio di non contestazione. La Corte ha stabilito che la negazione generica delle affermazioni del lavoratore non è sufficiente. Il datore di lavoro ha l'onere di contestare in modo specifico e dettagliato i fatti posti a fondamento della domanda, altrimenti tali fatti si considerano provati.
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Cessazione materia del contendere: il caso del concordato
Un creditore aveva impugnato in Cassazione il decreto del Tribunale relativo alla sua opposizione allo stato passivo di una società fallita. Nelle more del giudizio, è intervenuta l'omologazione di un concordato fallimentare proposto da un terzo, che prevedeva il pagamento integrale dei crediti oggetto di opposizione. Le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando la Corte a dichiarare la cessazione della materia del contendere, essendo venuto meno ogni motivo di contrasto.
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Credito prededucibile: quando non è ammesso
La Corte di Cassazione ha negato il riconoscimento di un credito prededucibile a un professionista per l'assistenza in una procedura di concordato preventivo. La Corte ha stabilito che la rinuncia alla domanda di concordato da parte della società, prima del decreto di ammissione, interrompe il nesso di funzionalità necessario, rendendo il credito non prededucibile nel successivo fallimento.
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Permuta cosa futura: nullità se l’oggetto è incerto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17961/2024, ha confermato la nullità di un contratto preliminare di permuta cosa futura. Il caso riguardava lo scambio di un terreno con appartamenti da costruire. La Corte ha stabilito che, per la sua validità, il contratto deve contenere criteri oggettivi e prestabiliti per individuare con certezza i futuri immobili, non potendo rimettere la loro determinazione a un successivo accordo o alla scelta discrezionale di una delle parti.
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Risoluzione permuta cosa futura: è inadempimento?
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risoluzione permuta cosa futura. La controversia nasce da un contratto preliminare per lo scambio di un terreno contro due villette da costruire. I proprietari del terreno avevano richiesto la risoluzione per inadempimento, accusando il costruttore di aver agito in malafede richiedendo i permessi a proprio nome. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il promissario acquirente era legittimato a richiedere il titolo edilizio e che il comportamento dei proprietari, che si erano rifiutati di collaborare per la creazione di un vincolo a parcheggio, era contrario a buona fede.
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Azione revocatoria: il debito pagato non la invalida
Una professionista avvia un'azione revocatoria contro la costituzione di un fondo patrimoniale da parte di una sua debitrice. Sebbene il debito venga saldato durante il processo, la Cassazione stabilisce che l'azione revocatoria era originariamente fondata. La Corte d'Appello ha errato nel rigettarla; avrebbe dovuto dichiarare la cessata materia del contendere e decidere le spese secondo il principio della soccombenza virtuale, condannando la parte che avrebbe perso la causa.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso riguardante un'opposizione allo stato passivo di un fallimento. La decisione è stata presa a seguito della rinuncia formale al ricorso da parte del creditore ricorrente, alla quale ha aderito anche la società fallita. La controversia, originata dal rigetto di una domanda di insinuazione per un credito di notevole importo, si conclude quindi senza una pronuncia nel merito da parte della Suprema Corte, ma con la terminazione del processo.
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Diritto d’uso e servitù: chi prova la compatibilità?
Un acquirente non riesce a utilizzare il posto auto acquistato a causa di una servitù di passaggio preesistente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17956/2024, stabilisce un principio fondamentale: in caso di conflitto tra diritto d'uso e servitù, spetta al venditore, e non all'acquirente, dimostrare la compatibilità tra i due diritti. La sentenza chiarisce che la coesistenza di diritti reali limitati sullo stesso bene crea una presunzione di conflitto, invertendo l'onere probatorio a carico di chi ha concesso il nuovo diritto.
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Clausola rischio cambio nel leasing: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17958/2024, ha annullato una decisione di merito che aveva dichiarato la nullità di una clausola rischio cambio in un contratto di leasing. La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione della 'meritevolezza' di una clausola atipica, ai sensi dell'art. 1322 c.c., non deve basarsi su un'analisi astratta della sua convenienza economica o del suo squilibrio, ma deve indagare lo scopo pratico (causa concreta) perseguito dalle parti, verificando che non sia in contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento come solidarietà e parità. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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Responsabilità venditore costruttore: la Cassazione chiarisce
La Cassazione, con l'ordinanza n. 17955/2024, ha stabilito che la responsabilità del venditore costruttore per gravi difetti si applica anche se non ha costruito direttamente l'immobile. È sufficiente che abbia mantenuto un potere di direzione o controllo sui lavori, invertendo l'onere della prova. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso tale responsabilità basandosi solo su un contratto d'appalto con terzi, ordinando un nuovo esame del caso.
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Eccezione di inadempimento: il curatore può usarla?
Un professionista ha richiesto il pagamento del proprio compenso a una società fallita per l'assistenza prestata in una procedura concorsuale. La curatela ha sollevato un'eccezione di inadempimento, sostenendo che la prestazione del professionista fosse stata negligente e dannosa. La Corte di Cassazione ha confermato che il curatore può legittimamente sollevare nuove eccezioni in sede di opposizione allo stato passivo, respingendo il ricorso del professionista e negandogli il compenso a causa della sua grave negligenza professionale.
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Lavoro straordinario: pagamento dovuto anche senza ok
Una infermiera ha richiesto il pagamento per ore di lavoro aggiuntive svolte in un servizio di 'dialisi estiva'. L'Azienda Sanitaria si opponeva per la mancanza delle autorizzazioni specifiche per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in assenza dei requisiti per le 'prestazioni aggiuntive', il lavoro svolto oltre l'orario ordinario con il consenso del datore di lavoro deve essere comunque retribuito come lavoro straordinario, in applicazione dei principi costituzionali di giusta retribuzione.
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Lavoro straordinario pubblico impiego: il diritto al pago
Un infermiere ha richiesto il pagamento per prestazioni svolte in un servizio di 'dialisi estiva'. Inizialmente la richiesta è stata respinta per mancanza delle autorizzazioni specifiche per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha però ribaltato la decisione, stabilendo che il lavoro svolto oltre l'orario normale con il consenso del datore di lavoro costituisce lavoro straordinario e deve essere retribuito ai sensi dell'art. 2126 c.c., indipendentemente da vizi formali e nel rispetto del diritto a una giusta retribuzione sancito dalla Costituzione.
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