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Giurisprudenza Civile

Giudicato esterno e tasse: la Cassazione fa chiarezza

Un’amministrazione comunale richiedeva a un condominio il pagamento di un canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) per l’anno 2013. Il condominio si è opposto, invocando una precedente sentenza definitiva (giudicato esterno) che aveva già stabilito la non debenza del canone per l’anno 2009 per la medesima situazione di fatto. La Corte di Cassazione ha confermato la validità del giudicato esterno, rigettando il ricorso del Comune. Ha stabilito che, per le obbligazioni periodiche, una decisione su un fatto costitutivo immutato (la presenza di griglie e intercapedini) si estende anche alle annualità future, salvo modifiche normative o fattuali.

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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

L’ordinanza analizza il caso di due medici che, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole relativa al mancato compenso per corsi di specializzazione, hanno presentato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, verificata la regolarità della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, condannando i ricorrenti al pagamento di due terzi delle spese legali a favore delle amministrazioni statali resistenti.

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Domanda di rivendica: modifica in prededuzione

Una società proprietaria di un bene aveva presentato una domanda di rivendica nei confronti di un’altra società in amministrazione straordinaria. Dopo che il curatore ha perso il possesso del bene, la società proprietaria ha chiesto di modificare la sua richiesta in una domanda di ammissione al passivo per il controvalore del bene, in prededuzione. La Corte di Cassazione, riconoscendo la particolare rilevanza delle questioni legali sollevate, ha emesso un’ordinanza interlocutoria rinviando il caso a una pubblica udienza per una trattazione approfondita.

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Estraneità ambienti malavitosi: requisito per le vittime

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei familiari di un soggetto deceduto, i quali richiedevano l’accesso al Fondo di solidarietà per le vittime di mafia. La Corte ha stabilito che il requisito dell’estraneità ad ambienti malavitosi non è una novità introdotta nel 2016, ma una condizione immanente e originaria della normativa. Lo scopo della legge è sostenere le vere vittime, non soggetti coinvolti in contesti criminali, pertanto la domanda è stata respinta poiché il congiunto risultava inserito in tali ambienti.

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Azione revocatoria: inammissibile il ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un acquirente contro una sentenza che aveva accolto l’azione revocatoria promossa da un creditore. Il creditore aveva ottenuto la dichiarazione di inefficacia della vendita di un immobile, poiché l’operazione pregiudicava le sue ragioni. La Suprema Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità, ribadendo che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito della controversia.

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Responsabilità avvocato: quando il danno non è ingiusto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una cliente contro il proprio legale. La richiesta di risarcimento per la responsabilità avvocato è stata respinta poiché la restituzione di una provvisionale, rivelatasi poi eccessiva, non costituisce un danno “ingiusto”, ma il ripristino di una situazione lecita. Il cliente non è mai stato titolare del diritto a trattenere quelle somme.

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Ricorso inammissibile: le sanzioni per abuso processo

Un caso di divisione immobiliare tra ex soci giunge in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per vizi procedurali e per la regola della “doppia conforme”. L’appellante viene condannato per abuso del processo, con pesanti sanzioni economiche, per aver insistito in un’impugnazione palesemente infondata.

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Presunzione di conoscenza: licenziamento valido?

Un dipendente pubblico ha impugnato un licenziamento oltre i termini, sostenendo che la madre convivente gli avesse nascosto la lettera. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo il principio della presunzione di conoscenza. Secondo la Corte, l’atto si considera conosciuto quando giunge all’indirizzo del destinatario. L’occultamento da parte di un familiare non costituisce un’impossibilità oggettiva e incolpevole di venire a conoscenza dell’atto, poiché rientra nella sfera di controllo del destinatario. La decadenza dall’impugnazione è stata quindi confermata.

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Divieto conversione fondazioni liriche: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato il divieto di conversione dei contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato per i dipendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche. Nel caso di una professoressa d’orchestra impiegata per anni con contratti a termine, la Corte ha stabilito che, nonostante l’accertato abuso, la normativa speciale prevale, escludendo la conversione ma garantendo al lavoratore un risarcimento del danno. La decisione si fonda sulla natura peculiare di tali enti e su norme imperative che limitano le assunzioni. Viene quindi ribadito il principio del divieto conversione fondazioni liriche.

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Procura speciale cassazione: i requisiti di validità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso tributario per vizi della procura speciale. La procura era stata rilasciata prima della pubblicazione della sentenza impugnata o dopo la notifica del ricorso, violando i requisiti di specialità. Il ricorrente è stato condannato anche per abuso del processo.

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Distanze tra costruzioni: la Cassazione e la nuova legge

Un proprietario ha ricostruito un immobile con un lieve aumento di volume, scatenando una causa con il vicino per le distanze tra costruzioni. La Corte d’Appello ha considerato l’opera una nuova costruzione, imponendo l’arretramento. La Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che i giudici avrebbero dovuto applicare le recenti riforme legislative che hanno ampliato la nozione di “ristrutturazione edilizia”, la quale può consentire modifiche volumetriche mantenendo le distanze preesistenti. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Prelazione societaria: no al riscatto nelle S.r.l.

Un socio di una S.r.l. ha agito in giudizio dopo che un altro socio ha ceduto le proprie quote a un terzo, violando la clausola di prelazione statutaria. Il socio pretermesso chiedeva di poter riscattare le quote dall’acquirente. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: la prelazione societaria prevista dallo statuto di una S.r.l. ha natura meramente obbligatoria e non reale. Di conseguenza, la sua violazione non conferisce al socio il diritto di riscatto, ma solo la possibilità di chiedere il risarcimento del danno e di considerare la cessione inefficace nei confronti della società.

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Azione revocatoria: vendita a familiari e presunzioni

La Cassazione conferma l’inefficacia di una vendita immobiliare tra figlio e genitori. L’azione revocatoria è legittima se basata su presunzioni gravi, precise e concordanti, come il ruolo del debitore in azienda e lo stretto legame familiare, che dimostrano la consapevolezza del danno ai creditori.

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Compensazione spese legali: quando è illegittima?

Una società creditrice intenta un’azione revocatoria contro una debitrice per annullare la vendita di un immobile. Il tribunale e la Corte d’Appello rigettano la domanda per mancanza di prova della frode dell’acquirente. Tuttavia, la Corte d’Appello dispone la compensazione spese legali, ritenendo la venditrice parzialmente soccombente in quanto debitrice. La Cassazione cassa questa decisione, affermando che il rigetto della domanda nel merito costituisce una vittoria piena, che dà diritto al rimborso integrale delle spese legali secondo il principio della soccombenza.

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Motivazione apparente: quando la prova va ammessa

Un fornitore si è visto negare l’ammissione di un credito di oltre 245.000 euro nel fallimento di un’azienda cliente, a causa di prove documentali ritenute insufficienti. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione del tribunale, rilevando un vizio di motivazione apparente. Il giudice di merito aveva infatti respinto le richieste di prova testimoniale con giustificazioni generiche e contraddittorie, senza spiegare in modo concreto perché fossero inammissibili. La Corte ha stabilito che una simile motivazione viola il diritto a un giusto processo, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Scelta scuola figli: prevale l'interesse pratico?

In un caso di separazione, la Corte d’Appello di Roma ha riformato la decisione di primo grado sulla scelta scuola figli. Ha stabilito che, in caso di disaccordo, la minore deve essere iscritta alla scuola pubblica vicina alla residenza del genitore collocatario (la madre), privilegiando le esigenze organizzative e la continuità della vita quotidiana rispetto all’indirizzo scolastico religioso preferito dal padre, pur riconoscendo il percorso religioso della famiglia.

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Inammissibilità istanza sospensiva: quando è possibile?

Un’ordinanza della Corte d’Appello di Roma chiarisce i presupposti per la riproposizione dell’istanza di sospensione della sentenza di primo grado. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità dell’istanza sospensiva in quanto l’appellante non ha dimostrato la sussistenza di nuove circostanze di fatto, come richiesto dalla Riforma Cartabia (art. 283 c.p.c.), ritenendo irrilevanti le azioni esecutive subite nel frattempo.

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Specificità motivi appello: la Cassazione decide

Una società utilizzatrice in un contratto di leasing ha impugnato la risoluzione del contratto, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla mancata specificità motivi appello, poiché le censure mosse non erano sufficientemente dettagliate per contestare efficacemente la sentenza di primo grado.

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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile

Un professionista ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto per un’presunta omessa pronuncia su un motivo di ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che non si trattava di un errore di fatto revocatorio, bensì di un errore di giudizio. La Corte aveva infatti esaminato il motivo, giudicandolo irrilevante ai fini della decisione, compiendo così una valutazione di merito e non una svista percettiva.

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Vittime del dovere: lo status è imprescrittibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16193/2025, ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Interno, stabilendo un principio fondamentale per le vittime del dovere. La Corte ha confermato che la condizione di ‘vittima del dovere’ costituisce uno status giuridico permanente e, come tale, l’azione per il suo riconoscimento è imprescrittibile. Tuttavia, i singoli ratei delle prestazioni economiche correlate sono soggetti alla normale prescrizione. La decisione distingue nettamente tra il diritto allo status e il diritto alle singole prestazioni economiche periodiche.

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