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Giurisprudenza Civile

Indennità collaboratore di studio: spetta per intero?
Un medico di gruppo chiedeva l'indennità collaboratore di studio per intero. L'ASL la concedeva solo pro quota. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell'ASL, confermando il diritto del medico a percepire l'intera indennità, data la chiarezza delle clausole contrattuali.
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Servitù convenzionale: il titolo detta le regole
Due fratelli ricorrono in Cassazione per vedersi riconosciuta una servitù convenzionale di passaggio su un'area più estesa di quella ammessa dai proprietari del fondo vicino. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per una servitù convenzionale, l'estensione e le modalità di esercizio sono determinate primariamente dal titolo costitutivo (l'atto notarile) e non dall'uso di fatto successivo. Poiché il titolo faceva riferimento a una specifica stradina esistente all'epoca e i fondi non erano interclusi, la pretesa di un passaggio più ampio è stata respinta.
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Contratto di appalto: quando il lavoro prevale
Una società installatrice ricorre in Cassazione dopo essere stata condannata per l'installazione difettosa di un portone industriale. La Corte rigetta il ricorso, confermando che si trattava di un contratto di appalto e non di vendita, poiché il lavoro di installazione era prevalente rispetto alla fornitura del bene. La decisione si basa sulla volontà delle parti e sulla valutazione dei difetti emersi dalla consulenza tecnica, ritenendo irrilevante l'intervento di terzi.
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Onnicomprensività retribuzione: dirigente pubblico
La Corte di Cassazione ha confermato il principio di onnicomprensività della retribuzione per un dirigente pubblico, negandogli un compenso extra per l'incarico di presidente di una commissione di gara. La Suprema Corte ha stabilito che la retribuzione del dirigente copre qualsiasi incarico conferito dalla propria amministrazione, rigettando il ricorso e confermando l'obbligo di restituire le somme indebitamente percepite.
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Revoca patrocinio a spese dello Stato per colpa grave
La Corte di Cassazione ha confermato la revoca del patrocinio a spese dello Stato a un cittadino, dichiarando inammissibile il suo ricorso. La decisione si fonda sulla 'colpa grave' del ricorrente, che ha insistentemente proseguito un'azione legale con mezzi di impugnazione errati e su questioni già consolidate in giurisprudenza, dimostrando un abuso del processo. La Corte ha chiarito che ogni fase del giudizio richiede una nuova valutazione dei presupposti per il beneficio, escludendo l'esistenza di un giudicato interno.
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Potere rappresentativo amministratore: limiti e validità
Un'impresa edile ha visto respingere il proprio ricorso dalla Cassazione in una controversia con un condominio. La Corte ha ribadito i limiti del potere rappresentativo dell'amministratore, specificando che non può validamente riconoscere un debito per lavori straordinari senza una specifica autorizzazione assembleare, né pattuire compensi extra non deliberati, agendo al di fuori del suo mandato.
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Revocatoria fallimentare: anomalo il pagamento terzo
Una società creditrice riceve il pagamento da un terzo, su delega del debitore poi fallito. La Cassazione conferma la revocatoria fallimentare di tale pagamento, qualificandolo come 'mezzo anomalo'. Questo sistema viola la par condicio creditorum e inverte l'onere della prova sul creditore, che deve dimostrare di non essere a conoscenza dello stato di insolvenza del debitore per evitare la restituzione delle somme.
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Revocatoria fallimentare e prova della scientia decoctionis
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30260/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società fornitrice contro un'azione di revocatoria fallimentare. La Corte ha confermato che la restituzione di merce (datio in solutum) costituisce un mezzo di pagamento anomalo. In tali casi, la conoscenza dello stato di insolvenza del debitore (scientia decoctionis) da parte del creditore è presunta, e spetta a quest'ultimo dimostrare il contrario. La Corte ha ritenuto sufficienti gli indizi valutati dal giudice di merito (protesti, vicinanza territoriale, pagamenti parziali) per confermare la decisione.
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APE sociale: ok con lavori brevi dopo licenziamento
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30258/2024, ha stabilito che un lavoratore ha diritto all'APE sociale anche se, dopo la perdita del lavoro principale, ha svolto contratti a tempo determinato di durata inferiore a sei mesi. Secondo la Corte, questi brevi periodi lavorativi non interrompono lo stato di disoccupazione necessario per accedere al beneficio. La decisione respinge il ricorso dell'ente previdenziale, chiarendo che i requisiti vanno valutati in riferimento all'ultimo rapporto di lavoro significativo cessato, e non alle successive occupazioni precarie.
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Efficacia riflessa giudicato: limiti e tutele
La Corte di Cassazione stabilisce che una sentenza definitiva tra datore di lavoro e INPS, che nega l'esistenza di un rapporto di lavoro, non ha efficacia riflessa vincolante per il lavoratore. Quest'ultimo, rimasto estraneo a quel giudizio, conserva il suo autonomo diritto di far accertare il rapporto ai fini pensionistici. La Corte chiarisce che i rapporti tra lavoratore, datore e istituto previdenziale sono distinti e bilaterali, non un unico rapporto trilaterale, impedendo così l'estensione automatica del giudicato.
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Fondo di Garanzia INPS: No se l’azienda è ceduta
La Cassazione nega l'accesso al Fondo di Garanzia INPS ai lavoratori di un'azienda ceduta in amministrazione straordinaria. Se il rapporto di lavoro prosegue con un acquirente solvente, quest'ultimo resta coobbligato per i crediti pregressi, nonostante accordi sindacali contrari. L'accordo privato non vincola l'INPS.
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Usura sopravvenuta: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30253/2024, ha affrontato il tema dell'usura sopravvenuta in un contratto di apertura di credito. Ha stabilito che se un tasso d'interesse, legittimo al momento della stipula, supera la soglia di usura in un momento successivo, la clausola contrattuale non diventa né nulla né inefficace. La Corte ha respinto il ricorso dei debitori, confermando che la pretesa della banca di riscuotere gli interessi al tasso originariamente pattuito non viola il principio di buona fede.
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Revocatoria fallimentare: pagamento con beni è anomalo
Un'impresa in crisi finanziaria paga un fornitore vendendogli dei beni (pani di ghisa) il cui valore viene poi compensato con il debito esistente. La Corte di Cassazione ha confermato che questa operazione costituisce un mezzo anomalo di pagamento, soggetto a revocatoria fallimentare, poiché la vendita era funzionalmente diretta a estinguere il debito in modo non ordinario, ledendo la parità di trattamento tra i creditori.
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Improcedibilità ricorso: onere deposito notifica
La Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità di un ricorso a causa del mancato deposito della prova di notifica della sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che questo adempimento è un onere inderogabile del ricorrente per dimostrare la tempestività dell'impugnazione, specialmente quando il termine lungo è già scaduto.
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Revocatoria fallimentare del pagamento via delegazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30252/2024, ha confermato la revocatoria fallimentare di un pagamento eseguito da un terzo su delega del debitore, poi fallito. Tale modalità è stata qualificata come 'mezzo anormale di pagamento', facendo scattare la presunzione di conoscenza dello stato di insolvenza (scientia decoctionis) in capo al creditore. Poiché il creditore non è riuscito a fornire prova contraria, l'appello è stato dichiarato inammissibile e la revoca del pagamento confermata.
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Decreto di espulsione: ricorso valido senza deposito
Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione. Il Giudice di Pace ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancato deposito dell'atto. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la legge non sanziona con l'inammissibilità il mancato deposito del decreto di espulsione in questo tipo di procedimenti, che devono essere improntati alla massima semplicità. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Legittimazione passiva e avvisi di pagamento nulli
La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di pagamento emesso da una società concessionaria per l'occupazione di suolo pubblico. La decisione si fonda sulla mancata prova della legittimazione passiva della società. Quest'ultima non ha dimostrato di aver ricevuto dal Comune l'incarico di accertare anche le entrate patrimoniali, oltre a quelle tributarie. Di conseguenza, l'atto emesso è stato dichiarato nullo per difetto di potere.
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Azione revocatoria credito litigioso: la guida
La Corte di Cassazione ha confermato che un creditore può esercitare l'azione revocatoria anche se il suo credito è ancora oggetto di una causa in corso (credito litigioso). Il caso riguardava un fallimento che ha agito contro la vendita di un immobile effettuata da un suo debitore (a sua volta debitore per oltre 1,6 milioni di euro in un altro giudizio) a una società da lui stesso rappresentata. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società acquirente, ribadendo che la funzione cautelare dell'azione revocatoria giustifica il suo utilizzo anche per crediti non definitivi, e ha confermato la responsabilità della società acquirente per aver successivamente rivenduto l'immobile a terzi, rendendone impossibile il recupero.
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Giurisdizione estera per liti tra eredi su società
In una controversia tra coeredi riguardante la gestione di partecipazioni societarie ereditate, la Corte di Cassazione ha affermato la giurisdizione estera. La Corte ha stabilito che la natura della lite non era successoria, bensì civile e commerciale, poiché verteva sull'abuso di diritti societari e su operazioni come aumenti di capitale. Di conseguenza, la competenza è stata determinata in base alla Convenzione di Lugano, che indicava i tribunali svizzeri come foro competente, dato il domicilio delle parti convenute e il luogo del presunto danno.
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Giurisdizione elenco ISTAT: chi decide? Cassazione
Una società concessionaria ha contestato la sua inclusione nell'elenco ISTAT delle amministrazioni pubbliche. La Corte di Cassazione, pur dichiarando inammissibile il ricorso, ha enunciato un fondamentale principio di diritto sulla giurisdizione elenco ISTAT. La competenza è ripartita: il giudice amministrativo decide sull'annullamento generale dell'iscrizione, mentre la Corte dei conti ha giurisdizione limitatamente all'applicazione delle norme sul contenimento della spesa pubblica. Questa soluzione evita vuoti di tutela e garantisce il rispetto del diritto europeo.
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