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Giurisprudenza Civile

Conferimento socio cooperativa: diritto al prezzo?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14850/2024, ha stabilito che il diritto del socio di una cooperativa agricola a ricevere un compenso per il conferimento dei propri prodotti non è automatico, ma dipende dalle specifiche previsioni dello statuto e del regolamento interno. Nel caso esaminato, un socio produttore di latte si è visto negare il pagamento a causa delle perdite registrate dalla cooperativa nell'anno di riferimento. La Corte ha chiarito che, sebbene esista un rapporto di scambio distinto dal contratto sociale, le sue modalità, inclusa la remunerazione, sono disciplinate dalle regole della cooperativa. Poiché il regolamento legava il valore definitivo del conferimento socio cooperativa ai risultati di bilancio, la perdita d'esercizio ha legittimamente escluso il diritto del socio al pagamento.
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Canone Telecomunicazioni Autostrade: Cassazione chiarisce
Una società di telecomunicazioni installava cavi in fibra ottica lungo la rete autostradale in base ad accordi che prevedevano un canone annuo. Con l'entrata in vigore del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (CCE), la società interrompeva i pagamenti, sostenendo che la nuova legge avesse eliminato tale onere. La Corte di Cassazione ha stabilito che, nonostante il principio generale del CCE volto a rimuovere oneri per favorire la concorrenza, una norma specifica (Art. 94) per le autostrade conferma l'obbligo di pagare un'indennità. Di conseguenza, il canone telecomunicazioni autostrade resta dovuto. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Tempo tuta: quando va pagato? La Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14848/2024, ha stabilito che il tempo impiegato da un lavoratore tra la timbratura del cartellino all'ingresso e il login alla propria postazione, così come il percorso inverso a fine turno, deve essere considerato orario di lavoro effettivo e quindi retribuito. Il caso riguardava alcuni dipendenti di una società di telecomunicazioni. La Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda, affermando che questo lasso di tempo, definito 'tempo tuta', rientra nell'orario di lavoro quando le attività preparatorie sono necessarie, obbligatorie e soggette al potere direttivo del datore di lavoro, che decide l'organizzazione della sede e le procedure da seguire.
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Istanza di fallimento: il rinvio non è rinuncia
La Cassazione ha stabilito che la richiesta di rinvio di un'udienza prefallimentare, avanzata dal creditore in attesa di un pagamento, non costituisce una rinuncia tacita all'istanza di fallimento. La rinuncia deve essere espressa. Di conseguenza, il tribunale può dichiarare il fallimento anche dopo tale richiesta. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva revocato il fallimento, ritenendo erroneamente che il rinvio implicasse una desistenza.
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Orario di lavoro effettivo: il tempo per il login vale
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo impiegato da un lavoratore tra la timbratura del cartellino all'ingresso e il login alla postazione di lavoro deve essere considerato orario di lavoro effettivo e, di conseguenza, retribuito. La Corte ha respinto il ricorso di una grande società di telecomunicazioni, la quale sosteneva che tale periodo non fosse sotto il suo diretto potere di controllo. Secondo i giudici, tutte le attività preparatorie, necessarie e obbligatorie per l'inizio della prestazione, rientrano a pieno titolo nell'orario di lavoro, poiché il dipendente è già a disposizione dell'azienda.
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Appello Giudice di Pace: quando è possibile?
Una cittadina contestava un contratto per un loculo cimiteriale con un Comune. Dopo una vittoria iniziale davanti al Giudice di Pace, il Comune ha proposto appello per difetto di giurisdizione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della cittadina, chiarendo che, dopo la riforma del 2006, un appello giudice di pace contro una sentenza di equità è ammissibile per violazione delle norme sul procedimento, categoria che include espressamente le questioni di giurisdizione.
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Orario di lavoro: il tempo per log-in è retribuito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14843/2024, ha stabilito che il tempo impiegato dal lavoratore per spostarsi dall'ingresso aziendale alla postazione e per avviare i sistemi informatici rientra a pieno titolo nell'orario di lavoro e deve essere retribuito. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di una grande società di telecomunicazioni, confermando la nullità della clausola del contratto aziendale che escludeva tale periodo dal computo delle ore lavorate. Si tratta di attività preparatorie essenziali, svolte sotto la direzione del datore di lavoro, e quindi da considerarsi prestazione lavorativa effettiva.
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Credito da ristorni: quando spetta al socio consorziato?
Una società di supermercati ha visto respingere la sua richiesta di ammissione di un credito da ristorni al passivo di un consorzio di acquisto fallito. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che il diritto a tali somme non è automatico ma è subordinato alle condizioni previste dallo statuto e dal regolamento consortile, come la regolarità dei pagamenti del socio e la salute finanziaria del consorzio stesso, condizioni che in questo caso non erano state soddisfatte.
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Società consortile: responsabilità e ristorni ai soci
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un socio contro il fallimento di una società consortile. Il socio chiedeva l'ammissione di un credito per "ristorni". La Corte ha confermato la decisione di merito, che negava il diritto al credito poiché il socio non era in regola con i pagamenti e la società era insolvente, condizioni ostative previste dal regolamento interno. La Cassazione ha ribadito che l'interpretazione del contratto è riservata al giudice di merito.
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Cessione del ramo d’azienda: i requisiti essenziali
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 14840/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società tecnologica contro la sentenza che aveva giudicato inefficace la cessione del ramo d'azienda ad un'altra impresa. Al centro della decisione vi è il principio secondo cui, per una valida cessione del ramo d'azienda ai sensi dell'art. 2112 c.c., il ramo trasferito deve possedere i requisiti di autonomia funzionale e preesistenza al momento della cessione, senza i quali è necessario il consenso del lavoratore.
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Frazionamento del credito: la Cassazione alle Sezioni Unite
Un'ordinanza interlocutoria della Cassazione ha rinviato alle Sezioni Unite la questione sul frazionamento del credito. Il caso riguarda la richiesta di compensi professionali da parte di un avvocato contro una società cooperativa. La Corte deve decidere se il frazionamento abusivo di un credito unitario comporti l'improponibilità della domanda o solo conseguenze sulle spese processuali, data la presenza di un contrasto giurisprudenziale sul punto. La causa è quindi sospesa in attesa della pronuncia chiarificatrice.
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Estinzione anticipata: rimborso di tutti i costi
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale a tutela dei consumatori: in caso di estinzione anticipata di un finanziamento, il cliente ha diritto alla riduzione del costo totale del credito, comprensivo di tutte le spese sostenute, anche quelle iniziali definite "up-front". La Corte ha rigettato la distinzione tra costi legati alla durata e costi indipendenti da essa, allineandosi alla giurisprudenza europea e rafforzando la protezione del consumatore.
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Sanzione amministrativa personale: cosa succede se muori?
Un ex amministratore di un istituto bancario, sanzionato dall'autorità di vigilanza per carenze gestionali, ha impugnato la sanzione. Durante il giudizio in Cassazione, l'amministratore è deceduto. La Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, stabilendo che la sanzione amministrativa personale non si trasmette agli eredi, estinguendosi con la morte del responsabile. Di conseguenza, non si applicano le regole sulla soccombenza per le spese legali.
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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio
Una cittadina ha impugnato una sentenza della Corte d'Appello contro un istituto bancario. Successivamente, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, specificando che, in caso di rinuncia, non è dovuto il pagamento del cosiddetto 'doppio contributo unificato', una sanzione solitamente applicata in caso di rigetto o inammissibilità dell'impugnazione. La Corte ha inoltre chiarito che non era necessaria una pronuncia sulle spese legali poiché la banca non si era costituita attivamente nel giudizio.
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Domanda nuova in appello e acquisto immobiliare
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso di un acquirente di un lastrico solare. La sua richiesta di accertamento della proprietà, basata su un acquisto 'a non domino', è stata considerata una domanda nuova in appello e quindi inammissibile, poiché non era stata formalmente avanzata nel primo grado di giudizio. La Corte ha ribadito che l'istituto dell'acquisto 'a non domino' in buona fede si applica solo ai beni mobili e non a quelli immobili.
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Frazionamento credito: la Cassazione attende i giudici
In un caso riguardante la richiesta di pagamento per compensi professionali, la Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio a causa di un ricorso incidentale che sollevava la questione del frazionamento del credito. Rilevando un contrasto giurisprudenziale sulle conseguenze di tale pratica (improponibilità della domanda o solo sanzioni sulle spese), la Corte ha deciso di attendere la pronuncia delle Sezioni Unite, già investite della medesima questione, per garantire certezza del diritto.
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Onere della prova nel fallimento: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ex socio contro la sentenza di fallimento della sua società. L'ordinanza sottolinea che il ricorrente non ha adempiuto al proprio onere della prova nel dimostrare una sede effettiva diversa da quella legale, né ha contestato validamente la legittimazione del creditore istante o lo stato di insolvenza. La Corte ribadisce che il ricorso per cassazione non può limitarsi a richiedere una nuova valutazione dei fatti, ma deve basarsi su vizi di legittimità.
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Azione petitoria: quando interrompe l’usucapione?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un'azione petitoria, intentata dal convenuto in un giudizio possessorio, pur essendo proceduralmente inammissibile ai sensi dell'art. 705 c.p.c., è comunque idonea a interrompere il termine per l'usucapione. La Corte ha chiarito che il rischio del maturare dell'usucapione non costituisce quel "danno grave e irreparabile" che, secondo la Corte Costituzionale, consentirebbe di derogare al divieto di cumulo tra giudizio possessorio e petitorio. Di conseguenza, l'azione è stata rigettata e la parte ricorrente condannata alle spese, in quanto la sua domanda, sebbene efficace sul piano sostanziale, era proceduralmente superflua e inammissibile.
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Contributo calamità naturali: quando spetta il saldo?
Una cittadina ha ricevuto un acconto come contributo per calamità naturali a seguito di un'alluvione. Avendo agito in giudizio per ottenere il saldo, la sua richiesta è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che il versamento di un acconto non crea un diritto automatico al saldo. Tale diritto sorge solo con un successivo e specifico provvedimento amministrativo che, nel caso di specie, non è mai stato emesso. La corretta interpretazione degli atti amministrativi è stata cruciale per la decisione.
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Rinuncia al ricorso: niente doppia sanzione
Una società agricola ha rinunciato al proprio ricorso in Cassazione contro una Regione in una disputa su aiuti comunitari. La Suprema Corte ha dichiarato estinto il giudizio, compensato le spese legali e, soprattutto, ha chiarito che in caso di rinuncia al ricorso non è dovuto il versamento del cosiddetto "doppio contributo unificato", poiché tale misura sanzionatoria si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell'impugnazione, non di ritiro volontario.
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