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Giurisprudenza Civile

Credito prededucibile: no per quote non versate
Una società in amministrazione straordinaria aveva sottoscritto quote di un consorzio senza versarle integralmente. Il consorzio ha chiesto l'ammissione al passivo con privilegio prededucibile. La Corte di Cassazione ha negato tale status, stabilendo che l'obbligazione è sorta al momento della sottoscrizione, antecedente alla procedura. Pertanto, non può essere un credito prededucibile. La Corte ha inoltre affermato il principio dell'effetto preclusivo di una precedente ammissione al passivo dello stesso credito in via chirografaria.
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Contraffazione brevetto: limiti di interpretazione
Un'azienda del settore bevande ha citato in giudizio una concorrente per contraffazione brevetto, sostenendo che il design di una sua bottiglia violasse un proprio brevetto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. La sentenza chiarisce che l'ambito di protezione di un brevetto è definito dalle sue rivendicazioni, interpretate restrittivamente alla luce di descrizione e disegni. È stata esclusa anche la contraffazione per equivalenti, poiché la bottiglia concorrente utilizzava una soluzione tecnica diversa, e non equivalente, per ottenere lo stesso risultato di rigidità.
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Vivenza a carico: requisiti per la reversibilità
Un figlio disabile si è visto negare la pensione di reversibilità del padre perché non ha provato la 'vivenza a carico'. La Cassazione chiarisce che la non autosufficienza economica non basta: è necessario dimostrare che il genitore provvedeva al mantenimento in modo prevalente e continuativo.
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Estinzione del giudizio: rinuncia e spese legali
Una società ha rinunciato a un ricorso in Cassazione contro il fallimento di una casa da gioco, a causa di un sopravvenuto difetto di interesse. La Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio e, riconoscendo che la rinuncia era dovuta a un fatto non imputabile alla ricorrente, ha disposto la compensazione integrale delle spese legali tra le parti.
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Legittimazione sostanziale: appello in Cassazione
Un erede impugna in Cassazione la sentenza che negava la restituzione di una collezione di francobolli per mancanza di prove. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per difetto di legittimazione sostanziale, poiché l'appellante non ha contestato la precedente decisione che negava la titolarità del diritto di proprietà al suo dante causa.
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Opposizione decreto ingiuntivo: il rinvio della causa
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione su un'opposizione a decreto ingiuntivo per spese condominiali. La causa è stata sospesa in attesa di essere trattata congiuntamente al ricorso pendente contro l'annullamento della delibera assembleare su cui si fondava il credito. Questa decisione sottolinea il legame di pregiudizialità tra i due procedimenti, poiché la validità del decreto ingiuntivo dipende direttamente dalla validità della delibera.
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Conflitto di interessi: annullata la fideiussione
La Corte di Cassazione ha confermato l'annullamento di una fideiussione prestata da una società a favore di un'altra, entrambe gestite dallo stesso amministratore. La decisione si fonda sulla sussistenza di un concreto conflitto di interessi, riconoscibile dalla banca creditrice. La Corte ha stabilito che l'assenza di un vantaggio economico per la società garante, unita alla sproporzione della garanzia rispetto al suo capitale e alla diversità degli oggetti sociali, costituiscono elementi chiave per l'annullabilità del contratto ai sensi dell'art. 1394 c.c.
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Giudicato esterno: limiti e applicazione nei giudizi
Una società correntista ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per ottenere la restituzione di somme indebitamente pagate. La banca si è difesa sostenendo che una precedente sentenza avesse già definito la questione, creando un 'giudicato esterno'. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15032/2024, ha respinto il ricorso della società, chiarendo che il giudicato esterno non si forma se il primo giudizio aveva un oggetto diverso e non includeva una specifica domanda di restituzione (ripetizione di indebito), permettendo così la proposizione di una nuova azione per le questioni non trattate in precedenza.
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Fallimento omisso medio: quando è possibile?
Una società, dopo l'approvazione di un concordato preventivo, è stata dichiarata fallita per l'incapacità di far fronte a nuovi debiti e per un conclamato stato di insolvenza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, respingendo il ricorso dell'impresa e chiarendo le condizioni per il cosiddetto 'fallimento omisso medio'. La Corte ha stabilito che, di fronte a un'insolvenza manifesta successiva all'omologa, è possibile procedere alla dichiarazione di fallimento senza dover prima risolvere formalmente l'accordo di concordato, specialmente quando l'inadempimento rende oggettivamente impossibile l'attuazione del piano.
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Blocco licenziamenti dirigenti: la Cassazione dubita
Un'azienda ha licenziato un dirigente per motivi economici durante la pandemia. La Corte d'Appello aveva annullato il licenziamento, estendendo il divieto emergenziale anche ai dirigenti. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ritenuto che la legge, interpretata letteralmente, escluda i dirigenti dal blocco dei licenziamenti individuali. Tuttavia, ha giudicato questa esclusione irragionevole e potenzialmente incostituzionale, data la protezione invece garantita per i licenziamenti collettivi. Di conseguenza, ha sospeso il giudizio e ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.
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Impugnazione matrimonio affini: l’interesse ereditario
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15028/2024, ha stabilito che l'erede legittimo possiede un interesse valido e attuale per l'impugnazione del matrimonio tra affini in linea retta, quando tale unione pregiudica i suoi diritti successori. Nel caso specifico, un uomo aveva impugnato il matrimonio contratto dal suo defunto parente con la figlia della prima moglie di quest'ultimo (la sua figliastra). La Corte ha confermato la nullità del matrimonio, ritenendo l'interesse economico dell'erede sufficiente a giustificare l'azione, poiché il matrimonio, affetto da nullità insanabile per violazione di norme di ordine pubblico, stava erodendo il patrimonio ereditario.
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Dichiarazione di fallimento concordato: quando è?
Una società, dopo aver ottenuto l'omologazione di un concordato preventivo, è stata dichiarata fallita su istanza di un creditore. La Corte d'Appello aveva annullato il fallimento, ritenendo che il creditore non potesse agire per il credito intero e che l'insolvenza fosse solo prospettica. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, stabilendo che la dichiarazione di fallimento concordato è legittima quando l'esecuzione del piano diventa oggettivamente impossibile, a prescindere dalla scadenza dei termini. L'insolvenza originaria, infatti, riemerge e giustifica l'azione, ripristinando la posizione dei creditori.
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Preclusioni processuali: limiti in appello
Un debitore e il suo garante ricorrono in Cassazione dopo la condanna al pagamento di un debito. La Corte Suprema rigetta il ricorso, sottolineando l'importanza delle preclusioni processuali. Le nuove domande, eccezioni e prove presentate per la prima volta in appello o nelle memorie finali sono state dichiarate inammissibili, poiché le parti devono formulare tutte le loro difese fin dal primo grado del giudizio. La sentenza ribadisce che l'appello non può essere utilizzato per rimediare a precedenti omissioni difensive.
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Impresa familiare: onere della prova sugli utili
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15026/2024, ha chiarito importanti principi sull'onere della prova nell'impresa familiare. In una controversia tra ex coniugi per la liquidazione degli utili, la Corte ha stabilito che spetta all'imprenditore dimostrare di aver pagato il collaboratore familiare, una volta che quest'ultimo abbia fornito prove presuntive del suo diritto, come le dichiarazioni fiscali. La Corte ha anche ribadito che l'eccezione di decadenza dall'impugnazione di una rinuncia deve essere sollevata dalla parte e non può essere rilevata d'ufficio dal giudice. La sentenza d'appello è stata cassata con rinvio.
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Onere della prova del credito: non basta il mandato
La richiesta di pagamento di un avvocato nei confronti di una società fallita è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che l'onere della prova del credito non si esaurisce con la presentazione del contratto di mandato. È indispensabile dimostrare l'effettivo svolgimento dell'attività professionale con prove concrete e tempestive, poiché la Corte non può riesaminare nel merito le prove già valutate dal Tribunale.
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Credito prededucibile: quando è negato al professionista
Un professionista ha richiesto il riconoscimento di un credito prededucibile per l'attività svolta in un concordato preventivo, poi dichiarato inammissibile. Anni dopo, la società è fallita. La Cassazione ha respinto la richiesta, sottolineando che il lungo lasso di tempo e la prosecuzione dell'attività aziendale hanno interrotto la continuità tra le due procedure. Di conseguenza, il credito non è stato ritenuto funzionale al successivo fallimento e la prededuzione è stata negata.
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Privilegio professionale avvocato: la Cassazione chiarisce
Una professionista legale si opponeva alla reiezione parziale del suo credito professionale nello stato passivo di un fallimento. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo principi fondamentali sul privilegio professionale avvocato. In particolare, ha chiarito che il biennio per il privilegio decorre dalla cessazione dell'incarico e non dalla data del fallimento, e che il giudice deve esaminare eventuali accordi scritti sul compenso. La causa è stata rinviata al Tribunale per un nuovo esame.
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Cessione del credito: prova e oneri in Cassazione
Una società che interviene in un processo affermando di essere subentrata in un credito deve fornire la prova del suo titolo. Secondo la Suprema Corte, in caso di contestazione da parte del debitore, la sola pubblicazione dell'avviso di cessione del credito in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente. È necessario depositare il contratto di cessione per dimostrare l'effettiva titolarità del diritto. La Corte ha dichiarato inammissibile l'intervento della società cessionaria per carenza di prova, rigettando poi nel merito il ricorso dei debitori su altre questioni procedurali, tra cui l'abuso del processo.
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Credito prededucibile: no per il concordato fallito
Un avvocato ha richiesto che il suo compenso per la redazione di una proposta di concordato preventivo, poi dichiarata inammissibile, fosse riconosciuto come credito prededucibile nel successivo fallimento della società. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che la declaratoria di inammissibilità della domanda di concordato impedisce il riconoscimento della prededuzione, poiché la prestazione del professionista non è risultata funzionale né ha apportato alcun beneficio alla massa dei creditori.
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Abuso del processo: appello inammissibile e condanna
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro una banca in un caso di presunta usura e anatocismo su un mutuo. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero un tentativo di riesaminare i fatti, già valutati nei gradi precedenti, configurando un abuso del processo. Di conseguenza, ha confermato la condanna della società al risarcimento dei danni per lite temeraria, aggiungendo un'ulteriore sanzione economica.
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