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Giurisprudenza Civile

Giurisdizione servizi aeroportuali: il caso dei bus
Una società di trasporti ha contestato la procedura di assegnazione degli stalli per bus navetta indetta dalla società di gestione di un grande aeroporto del Nord Italia. Quest'ultima sosteneva la competenza del giudice ordinario, trattandosi di un rapporto privatistico. La Corte di Cassazione ha invece stabilito la giurisdizione dei servizi aeroportuali in capo al giudice amministrativo, poiché il servizio di collegamento via bus è strumentale e strettamente connesso all'attività 'aviation' principale dell'aeroporto, rientrando nell'ambito della concessione pubblica.
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Regime previdenziale: la competenza statale prevale
Un dipendente di un ente pubblico regionale, trasferito dal regime previdenziale privato (ENPAIA) a quello pubblico (INPS), ha chiesto la liquidazione dei contributi versati al fondo originario. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto, stabilendo che il regime previdenziale per i dipendenti pubblici è materia di competenza esclusiva dello Stato e non può essere derogato da leggi regionali o contratti collettivi. La Corte ha inoltre precisato che la cessazione del rapporto assicurativo, e non di quello lavorativo, è il presupposto per la restituzione delle somme.
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Legislazione previdenziale applicabile: il caso aereo
La Corte di Cassazione ha stabilito che la 'crew room' di una compagnia aerea straniera in Italia costituisce una 'succursale'. Di conseguenza, la legislazione previdenziale applicabile al personale di volo ivi basato è quella italiana, a meno che non siano coperti da validi certificati E101. L'ordinanza chiarisce il valore vincolante di tali certificati e la necessità di una loro contestazione tramite procedure comunitarie specifiche.
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Omessa contribuzione: inammissibile il ricorso
Una società contesta una richiesta di pagamento per omessa contribuzione previdenziale, sostenendo di aver ceduto l'azienda. I giudici di merito respingono la tesi, evidenziando che l'impresa continuava a fatturare ed emettere buste paga. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile un riesame delle prove in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una doppia sentenza conforme.
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Contratti a progetto: quando sono lavoro subordinato?
La Corte di Cassazione conferma la riqualificazione di diversi contratti a progetto in rapporti di lavoro subordinato. La decisione si basa sulla genericità dei progetti, che di fatto coincidevano con l'attività ordinaria dell'azienda, e sulla presenza di chiari indici di subordinazione come orario fisso, controllo costante e retribuzione fissa. L'ordinanza sottolinea che la sostanza del rapporto prevale sulla forma contrattuale, legittimando la richiesta di contributi previdenziali da parte dell'ente preposto.
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Legittimazione edilizia comproprietario: la Cassazione
Una società contesta la comunicazione di inizio lavori presentata da un comproprietario per opere su aree comuni. Il nodo centrale è la legittimazione edilizia del comproprietario e il riparto di giurisdizione. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che il giudice amministrativo può valutare in via incidentale la titolarità a richiedere il permesso, senza invadere la giurisdizione del giudice ordinario, unico competente a decidere nel merito dei diritti di proprietà.
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Succursale estera: quando pagare i contributi in Italia
La Corte di Cassazione ha stabilito che la base operativa italiana di una compagnia aerea straniera, anche se limitata a una "crew room", costituisce una succursale estera. Di conseguenza, i lavoratori lì impiegati, se privi di certificato E101, devono essere iscritti alla previdenza italiana. La Corte ha distinto il caso dei lavoratori con certificato E101, per i quali vige una presunzione di regolarità contributiva nel paese di origine, da quello dei lavoratori senza tale certificato. Per questi ultimi, la presenza di una sede stabile in Italia determina l'applicazione della legislazione previdenziale nazionale. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per le necessarie verifiche sui singoli lavoratori.
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Prescrizione presuntiva avvocato: quando non si applica
Un'avvocatessa agisce per ottenere il pagamento dei propri compensi professionali, ma la cliente si oppone eccependo la prescrizione presuntiva. Tuttavia, la cliente contesta anche l'esistenza stessa del debito. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32554/2024, chiarisce che la difesa basata sulla prescrizione presuntiva è incompatibile con la negazione del rapporto obbligatorio. Sostenere che un debito non sia mai sorto equivale ad ammettere che non è stato pagato, facendo così crollare il presupposto della prescrizione stessa. La Corte ha quindi cassato la decisione precedente, affermando un principio fondamentale sull'uso corretto di questa eccezione.
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Prescrizione presuntiva avvocato: quando non si applica
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32552/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di compensi professionali. Se un cliente si oppone alla richiesta di pagamento di un avvocato eccependo la prescrizione presuntiva, ma allo stesso tempo contesta l'esistenza stessa del debito (ad esempio, sostenendo che c'era un accordo per non pagare), l'eccezione di prescrizione deve essere respinta. La contestazione del debito equivale a un'ammissione che lo stesso non è stato pagato, rendendo inapplicabile l'istituto della prescrizione presuntiva, che si basa sulla presunzione di avvenuto pagamento. La Corte ha inoltre ribadito che il diritto dell'avvocato a essere pagato dal proprio cliente rimane valido anche in caso di distrazione delle spese.
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Servitù di passaggio: la prova delle opere apparenti
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un proprietario che rivendicava una servitù di passaggio sul fondo del vicino. La Corte ha stabilito che, per il riconoscimento di tale diritto per usucapione o destinazione del padre di famiglia, non è sufficiente la presenza di un percorso, ma è necessaria la prova di opere visibili, permanenti e inequivocabilmente destinate all'esercizio della servitù, un 'quid pluris' che nel caso di specie non è stato dimostrato.
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Competenza territoriale previdenza: Cassazione chiarisce
Una società si opponeva a una richiesta di contributi da parte di un ente previdenziale per agenti. Il tribunale di primo grado si dichiarava incompetente. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha chiarito la regola sulla competenza territoriale previdenza: per le controversie tra azienda preponente ed ente, si applica il foro della sede centrale dell'ente stesso, data la natura 'trilaterale' del rapporto contributivo (azienda-agente-ente).
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Prova del danno: Rifiuto illegittimo delle testimonianze
A seguito dell'affondamento di un'imbarcazione in un porto turistico durante una mareggiata, il proprietario ha intrapreso una lunga battaglia legale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale sulla prova del danno: il giudice non può ritenere generica e quindi inammissibile una prova testimoniale volta a dimostrare l'esistenza e la natura dei danni, per poi concludere che il danno non è stato provato. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, rinviando la causa per un nuovo esame che tenga conto delle testimonianze ingiustamente escluse.
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Improcedibilità del ricorso: errore fatale in appello
Un ente comunale ha visto il suo ricorso per cassazione dichiarato inammissibile a causa di un vizio di forma. Nonostante avesse dichiarato la notifica della sentenza d'appello, non ha depositato la copia completa della relata di notifica. La Suprema Corte ha ribadito che tale adempimento è un presupposto essenziale per la procedibilità del ricorso, portando alla condanna dell'ente al pagamento delle spese legali. La decisione sottolinea l'importanza del rigore formale nei procedimenti giudiziari.
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Litisconsorte necessario: appello nullo senza il terzo
Un debitore ha impugnato un pignoramento presso terzi fino alla Corte di Cassazione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non identificava correttamente il terzo pignorato, figura considerata dalla Corte un litisconsorte necessario. La sentenza sottolinea come l'omissione di una parte obbligatoria nel giudizio costituisca un vizio insanabile che impedisce l'esame del merito.
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Ricorso assemblato: quando è inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per violazione del principio di sinteticità. L'atto, definito come "ricorso assemblato", consisteva nella riproduzione integrale di documenti precedenti senza una chiara esposizione dei fatti essenziali, rendendo impossibile per la Corte comprendere le censure mosse. La decisione riafferma la necessità di redigere ricorsi chiari e autosufficienti, pena la loro inammissibilità.
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Sospensione termini Covid: accolta opposizione tardiva
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un debitore la cui opposizione a un'esecuzione immobiliare era stata dichiarata inammissibile per tardività. La Corte ha stabilito che la sospensione termini Covid, introdotta dalla legislazione emergenziale, doveva essere applicata, rendendo l'opposizione tempestiva. Il caso è stato rinviato al Tribunale per l'esame nel merito.
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Danno da demansionamento: risarcimento e trasferimento
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un'azienda per danno da demansionamento, stabilendo che il pregiudizio professionale può essere provato anche in via presuntiva. L'ordinanza chiarisce che il trasferimento di un lavoratore che assiste un familiare disabile è illegittimo anche se avviene all'interno della stessa città, qualora leda la possibilità di assistenza. La Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto l'illegittimità del trasferimento e il demansionamento del dipendente, assegnato a mansioni di call center non equivalenti alle precedenti.
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Estinzione processo per rinuncia: guida completa
Un istituto di credito, dopo aver impugnato una sentenza sfavorevole in materia di demansionamento, ha raggiunto un accordo extragiudiziale con un ex dipendente. A seguito della rinuncia al ricorso accettata dalla controparte, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo. La decisione chiarisce che in caso di estinzione processo per rinuncia, la parte che ha impugnato è esonerata dal pagamento del doppio del contributo unificato, poiché tale esito non equivale a un rigetto o a una declaratoria di inammissibilità.
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Errore di fatto vs Errore di giudizio: la Cassazione
Una lavoratrice del settore sanitario impugna l'assegnazione di una sede lavorativa, sostenendo che un collega con punteggio inferiore le sia stato preferito. Dopo aver perso in appello, tenta la via della revocazione, lamentando un errore di fatto dei giudici. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo la distinzione fondamentale tra errore di fatto, che riguarda una svista materiale su un dato non controverso, e errore di giudizio, che attiene alla valutazione di fatti dibattuti nel processo. Quest'ultimo, ha stabilito la Corte, non può essere corretto tramite revocazione.
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Danno da demansionamento: come provarlo in giudizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32534/2024, ha rigettato il ricorso di un dipendente bancario, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il caso verteva su una richiesta di risarcimento per danno da demansionamento. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il danno non è una conseguenza automatica del demansionamento. Il lavoratore ha l'onere di allegare specificamente e provare concretamente il pregiudizio subito alla sua professionalità, immagine e dignità, non essendo sufficiente dimostrare il solo inadempimento del datore di lavoro.
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