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Giurisprudenza Civile

Ferie non godute: onere della prova e responsabilità
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto del lavoratore all'indennità per ferie non godute sussiste anche in caso di disorganizzazione interna dell'ente pubblico. Spetta al datore di lavoro, e non al dipendente, l'onere di organizzare e autorizzare le ferie. Un disconoscimento generico della documentazione prodotta dal lavoratore non è sufficiente a escludere la responsabilità del datore.
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Sospensione feriale termini: il calcolo per l’appello
Una società si è opposta a un decreto ingiuntivo per forniture non pagate. L'appello è stato dichiarato tardivo dalla Corte d'Appello. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo il corretto metodo di calcolo del termine lungo per l'impugnazione. La Suprema Corte ha specificato che ai sei mesi previsti dalla legge devono essere aggiunti i 31 giorni interi del periodo di sospensione feriale termini, correggendo l'errore di calcolo del giudice di secondo grado e riammettendo di fatto l'appello.
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Onere della prova bollette: chi deve dimostrare il guasto?
Una società ha contestato l'importo di alcune bollette elettriche, sostenendo un malfunzionamento del contatore. I giudici di merito e la Corte di Cassazione hanno respinto la richiesta, chiarendo che l'onere della prova bollette grava inizialmente sull'utente. Quest'ultimo deve fornire elementi specifici e concreti per contestare i consumi (es. confronto con bollette passate), altrimenti la sua contestazione è considerata generica e inefficace. Solo a fronte di una contestazione circostanziata, l'onere si sposta sul fornitore, che dovrà dimostrare il corretto funzionamento del contatore.
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Eccezione di inadempimento: il sindaco non pagato
Un professionista, membro del collegio sindacale di una società poi fallita, si è visto negare il pagamento del proprio compenso. La curatela fallimentare ha sollevato con successo un'eccezione di inadempimento, accusando il sindaco di non aver vigilato su un grave errore contabile: un finanziamento ministeriale era stato iscritto a bilancio come ricavo anziché come debito, mascherando così la perdita del capitale sociale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del professionista inammissibile, confermando che il grave inadempimento ai doveri di controllo giustifica il mancato pagamento del corrispettivo.
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Interpretazione del contratto: la Cassazione decide
Una società di servizi ha contestato il pagamento di una campagna pubblicitaria, invocando un complesso accordo di baratto. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'interpretazione del contratto fornita dal giudice di merito, se plausibile, non può essere riesaminata. Il caso evidenzia i limiti del sindacato di legittimità sulla valutazione delle prove.
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Progressioni per saltum: domanda essenziale per agire
Un gruppo di dipendenti pubblici ha contestato l'esclusione dalle progressioni per saltum. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per impugnare le regole di una selezione è indispensabile aver prima presentato la relativa domanda di partecipazione, altrimenti manca l'interesse ad agire.
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Possesso vale titolo: auto estera è bene mobile
Una società acquista un'auto di provenienza estera e ne ottiene il possesso in buona fede. Un'altra società rivendica la proprietà sulla base di un acquisto successivo. La Cassazione chiarisce che se l'auto non è ancora iscritta al P.R.A. italiano, si applica la regola del "possesso vale titolo" propria dei beni mobili semplici. Di conseguenza, chi ha ottenuto per primo il possesso in buona fede ne è il legittimo proprietario, a prescindere dalla registrazione estera del veicolo, che ha finalità di sola circolazione.
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Onere della prova compensi: come provarli nel fallimento
Un professionista ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società per compensi non pagati. La sua domanda è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere della prova del credito, sia nella sua esistenza (an) che nel suo ammontare (quantum), grava interamente sul professionista, senza che la procedura fallimentare attenui tale rigore. La Corte ha inoltre chiarito i limiti del principio di non contestazione, escludendone l'applicazione alla corrispondenza extraprocessuale.
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Onere della prova inadempimento: chi deve provare?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4197/2024, ha stabilito un principio fondamentale sull'onere della prova inadempimento contrattuale. In un caso riguardante la mancata migrazione di una linea telefonica aziendale, la Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente addossato al cliente la prova del disservizio. È il fornitore del servizio, in qualità di debitore della prestazione, a dover dimostrare di aver adempiuto correttamente o che l'inadempimento è dovuto a cause a lui non imputabili.
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Valutazione performance PA: le conseguenze del ritardo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4177/2024, ha rigettato il ricorso di una Pubblica Amministrazione, confermando l'annullamento della valutazione della performance di un suo dirigente. La decisione si fonda sul grave ritardo dell'ente nell'adottare il nuovo sistema di valutazione imposto dalla legge, rendendo illegittima la valutazione effettuata con il sistema precedente. La sentenza sottolinea che la PA era inadempiente e che il giudice ordinario ha il potere di scrutinare l'effettività dell'adeguamento normativo, non solo la sua formale adozione.
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Progressione economica: diritto anche se cessato servizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4154/2024, ha stabilito che i dipendenti pubblici hanno diritto alla progressione economica anche se cessano dal servizio prima dell'approvazione della graduatoria finale. Il requisito fondamentale è essere in servizio all'avvio della procedura selettiva, poiché la progressione non è solo un incentivo per il futuro, ma anche un premio per le competenze già maturate.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
Un'ordinanza della Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente, accettata dalla controparte. La decisione evidenzia che, in caso di accordo, non vi è condanna alle spese, illustrando un meccanismo di chiusura consensuale del contenzioso.
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Incapacità a testimoniare: il fallito non può deporre
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del fallimento di un imprenditore che chiedeva la restituzione di beni mobili dal fallimento di una società sportiva. La richiesta, basata su fatture e scritture private, è stata respinta in quanto i documenti erano privi di data certa e generici. La Corte ha ribadito il principio dell'incapacità a testimoniare del soggetto fallito nelle cause che coinvolgono la massa fallimentare, poiché egli mantiene la qualità di parte sostanziale nel procedimento.
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Termine impugnazione delibera: quando decorre per l’assente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4191/2024, ha stabilito un principio fondamentale sul termine impugnazione delibera condominiale. Se il rappresentante di un condomino si allontana dall'assemblea prima di una votazione, il condomino è da considerarsi 'assente'. Di conseguenza, il termine di 30 giorni per contestare la decisione non decorre dal giorno della riunione, ma dalla data in cui riceve la comunicazione del verbale. Questa decisione ribalta le sentenze di merito che avevano qualificato l'allontanamento come 'sostanziale astensione', ritenendo irrilevante la possibilità di aver udito l'esito della votazione dall'esterno della sala.
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Inadempimento preliminare: ritardi e buona fede
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto preliminare per inadempimento della società promittente acquirente. La sentenza evidenzia come il ritardo nell'avviare le operazioni di frazionamento, a carico dell'acquirente, e la mancata convocazione per il rogito costituiscano un inadempimento preliminare di importanza tale da giustificare lo scioglimento del contratto, a nulla valendo un lieve ritardo successivo delle promittenti venditrici.
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Inammissibilità ricorso cassazione: ecco i requisiti
Una compagnia assicurativa ha fatto ricorso contro una banca per il pagamento di assegni contraffatti. La Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità ricorso cassazione perché i motivi erano formulati in modo confuso e non specifico, violando i requisiti procedurali. La Corte ha ribadito la necessità di una redazione chiara e puntuale degli atti di impugnazione.
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Domanda Interessi: quando il giudice non può decidere
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito che aveva concesso gli interessi sul prezzo di una compravendita immobiliare in assenza di una specifica domanda interessi da parte del creditore. L'ordinanza ribadisce che, in base al principio della domanda (art. 112 c.p.c.), il giudice non può pronunciarsi su accessori del credito, come gli interessi, se non espressamente richiesti, a differenza del risarcimento del danno dove essi sono una componente intrinseca.
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Servitù di passaggio: limiti e opere sul fondo servente
La Corte di Cassazione ha stabilito i limiti della servitù di passaggio, negando ai proprietari di un immobile il diritto di costruire una scala a chiocciola che avrebbe occupato interamente il vano (la cosiddetta "torretta") sul fondo servente, di proprietà altrui. La Corte ha chiarito che l'esercizio di una servitù non può spingersi fino a privare di fatto il proprietario del fondo servente della sua proprietà, specialmente se il titolo originario non prevede modalità così invasive.
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Cessione ramo d’azienda: la sola licenza non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4150/2024, ha stabilito la nullità di un contratto di cessione ramo d'azienda nel settore dell'autotrasporto che prevedeva il trasferimento della sola licenza, senza alcun bene strumentale. La Corte ha chiarito che, ai sensi dell'art. 2555 c.c., una cessione d'azienda richiede il trasferimento di un complesso di beni organizzati e che una licenza, avendo carattere personale, non può da sola costituire un'azienda. La normativa di settore, pur regolando l'accesso al mercato, non deroga alla definizione civilistica di azienda.
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Remunerazione medici specializzandi: no a importi maggiori
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4183/2024, ha stabilito che la corretta remunerazione medici specializzandi è quella prevista dal D.Lgs. 257/1991. Un medico, che aveva percepito la borsa di studio prevista da tale decreto, non ha diritto al trattamento economico più favorevole introdotto successivamente dal D.Lgs. 368/1999. Secondo la Corte, il primo decreto ha rappresentato il pieno adempimento degli obblighi comunitari, mentre il secondo costituisce una nuova e discrezionale scelta legislativa, non applicabile retroattivamente.
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