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Giurisprudenza Civile

Contestazione compenso avvocato: il calcolo finale

Un legale ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo che la Corte d’Appello aveva significativamente ridotto i suoi onorari professionali. La riduzione era stata motivata dall’esito negativo delle prestazioni legali fornite e dalla contestazione del compenso da parte degli eredi del cliente. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando che anche una contestazione generica da parte del cliente è sufficiente a innescare una rivalutazione giudiziale della parcella. Il giudice può quindi ridurla fino ai minimi tariffari, specialmente se il lavoro del professionista non ha portato ai risultati sperati.

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Impugnativa stragiudiziale: serve la procura scritta?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un gruppo di lavoratori, confermando che l’impugnativa stragiudiziale di un trasferimento, se firmata dal solo avvocato, è inefficace se non si prova l’esistenza di una procura scritta precedente. Anche se non è necessario allegarla alla comunicazione, il datore di lavoro può contestarne l’esistenza in giudizio e, in tal caso, spetta al lavoratore dimostrare di averla conferita tempestivamente. In assenza di tale prova, il diritto di impugnare decade.

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Equo compenso avvocati: non è retroattivo

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi compensi a un istituto di credito, che si è opposto invocando accordi tariffari. La Corte di Cassazione ha stabilito due principi chiave: primo, l’accordo sul compenso deve essere provato per iscritto e non può desumersi dalla mancata contestazione; secondo, la normativa sull’equo compenso avvocati (art. 13 bis L. 247/2012) non è retroattiva e si applica solo alle prestazioni successive al 1° gennaio 2018.

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Equo compenso avvocati: non è retroattivo

Un avvocato ha richiesto il pagamento di compensi professionali a un istituto di credito, che si è opposto citando accordi tariffari preesistenti. La Corte di Cassazione ha stabilito che la legge sull’equo compenso avvocati non è retroattiva e non può invalidare le convenzioni stipulate prima della sua entrata in vigore (1 gennaio 2018). La Corte ha inoltre ritenuto legittimo il frazionamento del credito da parte del legale, data la complessità dei fascicoli che giustificava azioni separate.

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Estinzione giudizio: conseguenze della rinuncia

Una società impugnava in Cassazione una sentenza d’appello sfavorevole in una controversia bancaria. Successivamente, la società ha rinunciato al ricorso e la banca ha accettato. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, senza pronunciarsi sulle spese legali, applicando l’articolo 391 del codice di procedura civile.

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Contestazione CTU: quando è possibile farla?

In una causa contro un istituto bancario per interessi su un conto corrente, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di merito. La Corte ha stabilito che la contestazione CTU, ovvero le critiche alla consulenza tecnica d’ufficio, costituisce una mera argomentazione difensiva e non un’eccezione in senso stretto, potendo quindi essere sollevata anche nelle memorie finali. È stato inoltre accolto il motivo relativo al tempestivo disconoscimento di una firma su un documento contrattuale.

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Capitalizzazione Interessi: Cassazione e reciprocità

Una società immobiliare ha citato in giudizio un istituto di credito per la nullità di alcune clausole di un contratto di conto corrente, con particolare riferimento alla capitalizzazione interessi. Dopo due sentenze sfavorevoli, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società su questo specifico punto. La Corte ha stabilito che, affinché la clausola di capitalizzazione sia valida, deve essere garantita una reale ed effettiva reciprocità nella periodicità di calcolo tra interessi debitori e creditori. Se il tasso creditore annuo nominale coincide con quello effettivo, significa che non avviene alcuna capitalizzazione infrannuale per il cliente, rendendo nulla l’intera clausola. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.

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Compenso avvocato: minimo tariffario inderogabile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7361/2025, ha stabilito l’inderogabilità dei minimi tariffari per il compenso avvocato. La Corte ha cassato una decisione che liquidava onorari inferiori a quelli di legge in una causa per irragionevole durata del processo, precisando che il compenso per la fase di trattazione è sempre dovuto. È un principio fondamentale a tutela della dignità della professione forense.

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Iscrizione Cassa Geometri: obbligatoria per soci?

Un geometra, amministratore di una società edile, ha contestato l’obbligo di iscrizione alla Cassa Geometri sostenendo la mancanza di abitualità nell’esercizio della professione. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando che l’iscrizione all’albo professionale crea una legittima presunzione di attività lavorativa. Di conseguenza, sussiste l’obbligo di iscrizione Cassa Geometri e del relativo versamento dei contributi, anche per chi opera come amministratore di una società il cui oggetto sociale è connesso alla professione.

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Anatocismo bancario: divieto operativo subito

La Corte di Cassazione accoglie parzialmente il ricorso di due garanti contro un istituto bancario. La Corte chiarisce due principi fondamentali: il divieto di anatocismo bancario, introdotto dalla riforma del 2013, è immediatamente operativo anche senza la delibera attuativa del CICR. Inoltre, nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il giudice deve considerare ogni variazione del debito avvenuta fino al momento della decisione, revocando l’ingiunzione se l’importo risulta diverso, senza rimandare la questione alla fase esecutiva. Respinte invece le censure sulla nullità della fideiussione per violazione antitrust, in quanto sollevate tardivamente in appello.

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Pensione di anzianità: no al pro rata sulle riforme

Un professionista ottiene la pensione di anzianità, ma il suo ente previdenziale applica dei coefficienti di riduzione previsti da nuove delibere. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione dei giudici d’appello, ha affermato la piena legittimità di tali riduzioni. Ha chiarito che queste sono parte di una riforma sistemica complessiva, che non viola il principio del pro rata e si applica integralmente al momento in cui sorge il diritto alla pensione.

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Responsabilità sinistro stradale e velocità eccessiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei familiari di un motociclista deceduto in un incidente. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano attribuito la responsabilità esclusiva del sinistro stradale al motociclista a causa della sua elevatissima velocità. Tale condotta è stata ritenuta causa unica dell’impatto, rendendo irrilevante la manovra del conducente dell’auto che si era immesso da un incrocio con segnale di STOP, poiché la moto era imprevedibile e l’urto inevitabile.

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Sgravio debiti e cessata materia del contendere: il caso

Un contribuente ha contestato alcuni avvisi di addebito per contributi previdenziali, sostenendo un difetto di notifica. Mentre il caso era pendente in Cassazione, una nuova legge ha disposto lo sgravio di tali debiti. La Corte, preso atto dell’annullamento del debito, ha dichiarato la cessata materia del contendere, ponendo fine al processo senza decidere nel merito delle questioni procedurali sollevate.

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Evasione contributiva: la Cassazione fa chiarezza

Un’azienda ha proposto opposizione a un avviso di addebito per omissioni contributive. La questione centrale del contenzioso riguardava la corretta qualificazione dell’inadempimento: semplice omissione o più grave evasione contributiva. Mentre l’Ente Previdenziale sosteneva la tesi dell’evasione, i giudici di merito hanno qualificato la condotta come omissione, applicando sanzioni meno severe. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’Ente, ribadendo che la valutazione sull’intento fraudolento del contribuente è un accertamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità, e che la tardiva presentazione delle denunce seguita da pagamenti è indice dell’assenza di una volontà di evadere.

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Compensazione legale: quando va richiesta in giudizio?

Una curatela fallimentare ha contestato la decisione di una Corte d’Appello che non aveva applicato la compensazione legale tra due conti correnti, uno a debito e uno a credito, intestati al soggetto fallito. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che la compensazione legale, pur prevista dalla legge, non opera d’ufficio ma deve essere espressamente e tempestivamente richiesta dalla parte interessata. Poiché la richiesta era stata avanzata tardivamente e il ricorso non specificava i dettagli processuali di tale richiesta, è stato respinto per violazione del principio di autosufficienza.

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Capitalizzazione interessi: no a ogni forma di anatocismo

Un istituto di credito ha contestato una decisione d’appello che eliminava ogni forma di capitalizzazione degli interessi su un conto corrente di una società fallita. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la nullità della clausola di capitalizzazione trimestrale comporta la sua totale disapplicazione, senza sostituzioni. La Corte ha inoltre chiarito che la riproposizione delle domande in appello, ai sensi dell’art. 346 c.p.c., consente al giudice di riesaminare pienamente le conseguenze della nullità, senza incorrere in vizi di ultrapetizione o violazione del giudicato.

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Perpetuatio jurisdictionis: la giurisdizione non cambia

Un’associazione culturale ha citato in giudizio un ente regionale per il pagamento di un contributo. Durante la causa, l’ente ha revocato il contributo. La Corte di Cassazione, applicando il principio di perpetuatio jurisdictionis, ha stabilito che la giurisdizione del giudice ordinario, esistente al momento dell’avvio della causa, non viene meno a seguito della revoca successiva, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva declinato la propria giurisdizione.

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Prova testimoniale: quando eccepire l'inammissibilità?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che aveva dichiarato inammissibile una prova testimoniale perché l’eccezione era stata sollevata tardivamente. Il caso riguardava un patto fiduciario su un conto corrente. La Suprema Corte ha ribadito che l’inammissibilità della prova testimoniale, non essendo materia di ordine pubblico, deve essere eccepita dalla parte interessata prima dell’ammissione della prova stessa. In caso contrario, si verifica una sanatoria per acquiescenza e la prova, anche se assunta, è validamente acquisita al processo.

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Inammissibilità ricorso cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un correntista contro una banca. La Corte ha stabilito che i motivi di ricorso, relativi alla qualificazione del contratto, all’applicazione di tassi usurari e alla commissione di massimo scoperto, erano inammissibili. Le ragioni principali risiedono nella genericità delle censure, nel tentativo di riesaminare il merito dei fatti (non consentito in sede di legittimità) e nella formulazione non conforme ai requisiti di specificità richiesti dalla legge, confermando così l’importanza del rigore formale negli atti di impugnazione e l’inammissibilità del ricorso cassazione in sua assenza.

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Appello inammissibile: quando mancano i motivi specifici

La Corte di Cassazione conferma la decisione di inammissibilità di un gravame contro una banca. L’appello inammissibile era privo di motivi specifici e di una chiara domanda, limitandosi a richieste generiche su presunto anatocismo e usura in due contratti di mutuo. La Corte ribadisce i requisiti formali stringenti dell’atto di appello.

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