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Diritto Societario

Competenza sezioni specializzate impresa: il caso s.a.s.
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6325/2024, ha risolto un conflitto di competenza tra un Tribunale ordinario e una Sezione specializzata in materia di impresa. La controversia riguardava un'azione di responsabilità per mala gestio promossa dal socio accomandante contro il socio accomandatario di una s.a.s. La Corte ha stabilito che la competenza delle sezioni specializzate impresa è limitata esclusivamente alle società di capitali, come elencate tassativamente dalla legge, e non si estende alle società di persone. Di conseguenza, la competenza è stata attribuita al Tribunale ordinario originariamente adito.
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Impugnazione lodo arbitrale: la Cassazione chiarisce
Una società ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva parzialmente annullato un lodo arbitrale a suo favore. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, sottolineando come i motivi di impugnazione del lodo arbitrale debbano essere specifici e non generici. Inoltre, il ricorrente non aveva colto la vera ragione giuridica (ratio decidendi) della sentenza d'appello, che aveva correttamente rilevato una violazione di legge da parte degli arbitri (nella specie, del principio di 'business judgment rule') e non un riesame del merito.
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Competenza funzionale: opposizione a decreto ingiuntivo
Una società fornitrice ottiene un decreto ingiuntivo per una fornitura di beni. La società cliente, di cui la fornitrice è socia, si oppone sostenendo che il credito sia un finanziamento soci e che la competenza sia del Tribunale delle Imprese. La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 6125/2024, ha chiarito il principio di competenza funzionale: il giudice che emette il decreto ingiuntivo è sempre competente a decidere sull'opposizione. La domanda riconvenzionale di natura societaria, invece, deve essere separata e trattata dal tribunale specializzato competente.
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Errore revocatorio: quando un ricorso è inammissibile?
Una società in liquidazione ha impugnato per errore revocatorio un'ordinanza della Cassazione, lamentando l'omesso esame di una memoria sulla nullità della procura di una controparte. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due motivi principali: la carenza di interesse ad agire, poiché la decisione impugnata sarebbe rimasta valida grazie a un'altra parte processuale con procura valida; e l'insussistenza dell'errore, in quanto l'eccezione era stata implicitamente rigettata dalla Corte decidendo nel merito della questione principale.
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Riassunzione processo soci: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6135/2024, ha stabilito che la riassunzione del processo, a seguito della cancellazione di una società dal registro imprese, è valida anche se l'atto è notificato ai soci 'quali soci della cancellata società'. La Corte ha rigettato il ricorso degli ex soci di una ditta di autotrasporti, condannati a pagare differenze retributive a un ex dipendente. Secondo la Suprema Corte, la cancellazione estingue la società ma trasferisce la legittimazione processuale ai soci, quali successori universali, rendendo sufficiente la loro identificazione in tale veste per la valida prosecuzione del giudizio.
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Arbitrato irrituale e lodo nullo: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6140/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di arbitrato. Se le parti hanno concordato un arbitrato irrituale, volto a una composizione negoziale della lite, ma gli arbitri emettono un lodo con le forme e gli effetti di un arbitrato rituale, tale lodo è nullo. La volontà delle parti prevale sulla forma data alla decisione, in quanto gli arbitri hanno agito al di fuori dei limiti del mandato conferito. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente ritenuto valido il lodo, rinviando per un nuovo esame.
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Esclusione socio cooperativa: obbligo di motivazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6120/2024, ha stabilito che l'esclusione di un socio da una cooperativa deve essere sempre motivata. La mancanza di motivazione rende la delibera illegittima. Di conseguenza, l'annullamento della delibera di esclusione socio cooperativa comporta la ricostituzione automatica di tutti i rapporti preesistenti, incluso quello di lavoro, senza necessità di un'azione separata.
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Responsabilità del socio: Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di azione revocatoria in cui, dopo l'estinzione di una società a responsabilità limitata, il creditore (una banca) aveva proseguito l'azione nei confronti dell'unico socio. La Corte d'Appello aveva dichiarato il socio tenuto a restituire una somma ingente. La Cassazione, pur respingendo i motivi relativi all'azione revocatoria, ha accolto il ricorso del socio sul punto della sua responsabilità patrimoniale. È stato chiarito che la responsabilità del socio per i debiti della società estinta non è automatica, ma sussiste solo nei limiti delle somme da lui riscosse in base al bilancio finale di liquidazione. Poiché il creditore non aveva né allegato né provato tale riscossione, la domanda di condanna del socio è stata rigettata.
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Ricorso in malafede: condanna dell’amministratore
Una società di costruzioni impugna la dichiarazione di apertura della liquidazione controllata, sostenendo che i debiti fossero inferiori alla soglia di legge. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, evidenziando la sua palese infondatezza. A causa del palese ricorso in malafede, la Corte ha condannato non solo la società, ma anche il suo legale rappresentante, in solido, al pagamento di tutte le spese legali.
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Successione societaria: continuità dei rapporti
In un caso di appalto per lavori di ristrutturazione, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della successione societaria da una società in nome collettivo a una ditta individuale. La Corte ha stabilito che i rapporti giuridici, inclusa la capacità di agire in giudizio per il recupero di un credito, proseguono in capo al socio superstite. La sentenza chiarisce anche i poteri del Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU) nell'acquisire documenti e la validità della prova presuntiva per dimostrare l'esistenza di lavori extra-capitolato, rigettando il ricorso del committente.
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Centro unico di imputazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che riconosceva un centro unico di imputazione tra tre società collegate. Una dipendente, formalmente assunta da una sola società, prestava la sua attività lavorativa per tutte e tre. La Corte ha stabilito che, ai fini della responsabilità solidale, è sufficiente la connessione economico-funzionale e l'utilizzo condiviso della prestazione lavorativa, non essendo più necessaria l'individuazione di un unico soggetto che impartisce ordini.
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Ricorso inammissibile: società cancellata non può agire
Una società di produzione, già ritenuta inadempiente verso un artista in Appello, propone ricorso in Cassazione. Tuttavia, il ricorso è dichiarato inammissibile perché la società era stata cancellata dal Registro delle Imprese giorni prima della notifica dell'atto. La Suprema Corte ribadisce che un ente estinto non ha capacità processuale, rendendo l'azione legale nulla. Anche il ricorso personale dell'amministratore viene respinto per genericità. La decisione sottolinea gli effetti perentori della cancellazione di una società sulla sua legittimazione ad agire in giudizio. La parola chiave è ricorso inammissibile.
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Intervento in appello: limiti per il successore
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell'intervento in appello del successore a titolo particolare. Se la titolarità del diritto trasferito è contestata, le domande del successore sono inammissibili perché ampliano l'oggetto del giudizio, introducendo un nuovo tema di indagine non consentito in fase di impugnazione. Il caso riguarda la cessione di crediti derivanti da un contratto di appalto.
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Onere della prova: Cassazione su decreto ingiuntivo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società fallita contro ex soci. Il caso verteva su un decreto ingiuntivo per il pagamento di beni aziendali. Gli ex soci si sono opposti sostenendo che i beni costituivano parte del corrispettivo per la cessione delle loro quote. La Cassazione ha confermato la decisione d'appello, evidenziando che la società non aveva adempiuto al suo onere della prova circa l'esistenza di un contratto di vendita separato e che il ricorso non aveva adeguatamente contestato tutte le motivazioni della sentenza di secondo grado.
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Errore di fatto: quando la Cassazione respinge la revoca
Una socia minoritaria impugna una delibera societaria. Dopo un lungo iter giudiziario, il suo ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per più motivi. La socia chiede la revocazione dell'ordinanza per un presunto errore di fatto, sostenendo che la Corte avesse erroneamente ritenuto mancante un documento nel ricorso. La Suprema Corte respinge la richiesta, chiarendo che l'errore di fatto, per giustificare la revoca, deve essere decisivo. Poiché la precedente decisione si fondava su altre ragioni autonome e non contestate, l'eventuale errore su un singolo punto non avrebbe cambiato l'esito finale, risultando quindi non decisivo.
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Legittimazione passiva post-fusione: chi citare?
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rimesso a pubblica udienza una complessa questione di diritto societario. Il caso riguarda la corretta individuazione della legittimazione passiva post-fusione, ovvero chi debba essere citato in giudizio per impugnare una delibera dell'assemblea degli azionisti di risparmio di una società che è stata successivamente incorporata in un'altra. Data la novità e la rilevanza delle questioni, che toccano la tutela degli azionisti di risparmio e la sorte delle loro delibere dopo un'operazione straordinaria, la Corte ha ritenuto necessario un approfondimento prima di decidere.
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Responsabilità amministratori: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi presentati da ex amministratori di una società cooperativa, condannati in appello per i danni causati da mala gestio. I ricorrenti hanno sollevato diverse questioni procedurali e di merito. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale e dichiarato inammissibile quello incidentale, confermando la condanna e la responsabilità amministratori. La decisione sottolinea l'inammissibilità di censure che mirano a un riesame dei fatti in sede di legittimità e chiarisce i principi sull'estromissione tacita dal processo e sulla validità dell'atto di citazione.
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Responsabilità amministratori: obblighi e limiti
La Corte di Cassazione esamina un caso complesso di responsabilità amministratori in una società partecipata. La vicenda origina da un'azione per mala gestio contro l'amministratore delegato, estesa poi ai consiglieri di gestione e sorveglianza. La Corte chiarisce i confini del dovere di agire informati per gli amministratori senza deleghe, affermando che non possono esimersi da responsabilità invocando una mera passività. I ricorsi principali e incidentali vengono dichiarati inammissibili per motivi procedurali, confermando la condanna solidale decisa in appello e ribadendo l'impossibilità di rivalutare il merito dei fatti in sede di legittimità.
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Prestazioni accessorie: quando si maschera un appalto?
Un gruppo di lavoratori, dipendenti di una cooperativa, ha citato in giudizio sia il loro datore di lavoro che una società committente, chiedendo il riconoscimento della responsabilità solidale per retribuzioni non pagate. Il rapporto tra le due società era stato inquadrato come un obbligo di "prestazioni accessorie" legato alle azioni possedute dalla cooperativa nella società committente. La Corte di Cassazione ha stabilito che quando il valore di tali servizi è enormemente sproporzionato rispetto al conferimento di capitale, il rapporto deve essere qualificato come un contratto di appalto, con conseguente applicazione della responsabilità solidale.
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Regolamento di giurisdizione: il contraddittorio
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha affrontato un caso di regolamento di giurisdizione in una complessa lite ereditaria e societaria a carattere internazionale. La Corte non ha deciso sulla competenza giurisdizionale, ma ha rilevato un vizio procedurale: la mancata notifica del ricorso a una delle parti originarie del giudizio. Ribadendo il principio del litisconsorzio necessario processuale in questa sede, ha ordinato l'integrazione del contraddittorio, sospendendo la decisione nel merito e rinviando la causa a nuovo ruolo.
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