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Diritto Fallimentare

Legittimazione curatore fallimentare: la Cassazione

Una curatela fallimentare ha impugnato un’ordinanza che confermava un sequestro preventivo per reati tributari. Il punto cruciale era la legittimazione del curatore fallimentare a contestare il sequestro, disposto prima della dichiarazione di fallimento. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno risolto un contrasto giurisprudenziale, affermando il principio per cui il curatore è sempre legittimato a impugnare i provvedimenti di sequestro reale, anche se anteriori alla dichiarazione di fallimento. La Corte identifica il curatore come il soggetto avente diritto alla restituzione dei beni, in virtù della sua funzione di amministrazione e salvaguardia della massa attiva. Nonostante il riconoscimento della legittimazione, nel caso specifico il ricorso è stato rigettato nel merito, confermando che le somme sequestrate costituivano provento del reato di evasione fiscale.

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Rinuncia al ricorso: come si estingue il processo?

Una parte privata, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un’ordinanza del Tribunale di Verona nei confronti di un fallimento societario, ha deciso di rinunciare all’atto. La Suprema Corte, verificata la conformità della rinuncia al ricorso ai requisiti legali (artt. 390 e 391 c.p.c.), ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Di particolare rilievo è la decisione di non provvedere sulle spese legali, motivata dalla totale assenza di attività difensiva da parte della controparte (il fallimento).

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Ricorso contro fallimento: un caso in Cassazione

Una società a responsabilità limitata presenta un ricorso alla Corte di Cassazione contro una società per azioni in stato di fallimento. L’appello contesta un decreto emesso da un tribunale di merito, portando la controversia all’esame della suprema corte. Questo caso evidenzia la fase finale di un contenzioso legato a un ricorso contro fallimento, in cui si valuta la legittimità della decisione precedente e non i fatti della causa.

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Ricorso in Cassazione: analisi di un caso

Un soggetto privato ha presentato un ricorso in Cassazione contro un’ordinanza emessa dal Tribunale di Verona. La controparte è una società dichiarata fallita. Il documento introduce le parti e l’atto impugnato, senza esporre la decisione finale della Suprema Corte.

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Dichiarazione di fallimento: l'appello in Cassazione

Un’imprenditrice individuale e una società a responsabilità limitata hanno proposto ricorso per Cassazione avverso un’ordinanza del Tribunale che aveva confermato la dichiarazione di fallimento a carico della prima. Il caso verte sulla legittimità di tale provvedimento, con la Corte Suprema chiamata a pronunciarsi sulle censure mosse dai ricorrenti.

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Composizione negoziata crisi: le misure protettive

Il Tribunale di Firenze analizza un caso di composizione negoziata della crisi per un gruppo societario. Nonostante la grave situazione finanziaria, il giudice conferma le misure protettive e concede misure cautelari per salvaguardare la continuità aziendale e favorire le trattative con i creditori. La decisione si fonda sulla sussistenza di una ragionevole prospettiva di risanamento (fumus boni iuris) e sul rischio che azioni esecutive individuali possano compromettere l’esito della procedura (periculum in mora).

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Fattibilità del piano: limiti al controllo del giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19467/2019, ha rigettato il ricorso della curatela fallimentare contro una decisione della Corte d’Appello che aveva ammesso un’azienda farmaceutica a un concordato preventivo con continuità aziendale. La Corte ha ribadito che il controllo del giudice sulla fattibilità del piano non deve sconfinare in una valutazione di merito sulla convenienza economica, riservata ai creditori. Il sindacato giudiziale si limita a verificare la non manifesta inettitudine del piano a raggiungere gli obiettivi, controllandone la coerenza logica e la plausibilità delle assunzioni, senza sostituirsi all’imprenditore nelle scelte strategiche.

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Collaborazione a progetto: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex collaboratore che chiedeva il riconoscimento di crediti di lavoro, sostenendo che il suo rapporto, inizialmente configurato come *collaborazione a progetto*, avrebbe dovuto essere convertito in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte ha motivato l’inammissibilità sul fatto che le questioni sollevate erano nuove e non erano state proposte ritualmente nei gradi precedenti del giudizio di opposizione allo stato passivo del fallimento.

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Il Tribunale di Milano ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per una società su sua stessa istanza. La decisione si basa sulla sussistenza dello stato di insolvenza, evidenziato da debiti erariali significativi, un calo di fatturato e il superamento delle soglie previste dal Codice della Crisi. Il Tribunale ha nominato gli organi della procedura e fissato i termini per i creditori.

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Legge Pinto: Indennizzo per ritardo eccessivo

La Corte di Appello di Bologna ha concesso un indennizzo per la durata irragionevole di una procedura fallimentare, applicando la Legge Pinto. Il processo, durato oltre 12 anni, ha superato il limite di 6 anni, portando al riconoscimento di un risarcimento calcolato su 7 anni di ritardo, parzialmente già liquidato con un precedente decreto.

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura

Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per un’impresa in grave stato di dissesto. La decisione si basa sull’enorme esposizione debitoria (oltre 2,6 milioni di euro) a fronte di un attivo irrisorio (€ 37), sulla richiesta dei creditori e sulla stessa adesione del debitore. La sentenza nomina il Giudice Delegato e il Curatore, fissando le scadenze per la procedura di accertamento del passivo.

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Privilegio artigiano per consorzi: la decisione

Un consorzio di imprese artigiane si è visto negare il privilegio artigiano su un credito vantato verso una società fallita. Il tribunale di merito aveva escluso il privilegio a causa della natura giuridica del consorzio, ritenuta incompatibile con la nozione di impresa artigiana. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione complessa e non di pronta soluzione. Pertanto, ha deciso di non definire il caso in camera di consiglio, ma di rimetterlo alla discussione in pubblica udienza presso la sezione semplice, per un esame più approfondito.

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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura

Un’impresa del settore alimentare, gravata da ingenti debiti verso fornitori, erario ed enti previdenziali, è stata dichiarata in stato di liquidazione giudiziale dal Tribunale di Bergamo. La sentenza evidenzia lo stato di grave dissesto finanziario, l’incapacità di far fronte alle obbligazioni e la mancata costituzione in giudizio del debitore. Il Tribunale ha nominato un curatore e un giudice delegato, fissando i termini per il deposito dei bilanci e l’udienza di verifica dei crediti, applicando le norme del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per una società debitrice su ricorso di un creditore. Nonostante la società resistente avesse tentato di difendersi allegando piani di rientro parzialmente onorati e un presunto credito fiscale, il Tribunale ha accertato uno stato di insolvenza conclamato. La decisione si fonda sull’elevato indebitamento verso il ricorrente e l’erario, sull’esistenza di altre procedure monitorie e sulla mancanza di mezzi liquidi per far fronte alle obbligazioni. È stata inoltre rigettata la richiesta della società di un termine per presentare un piano alternativo, giudicata troppo generica e priva di supporto documentale.

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Fondo di Garanzia INPS: quando non paga le retribuzioni

Con la sentenza n. 34462/2019, la Cassazione Civile, Sez. Lavoro, ha stabilito che il Fondo di Garanzia INPS non è tenuto a corrispondere le ultime retribuzioni se il rapporto di lavoro del dipendente prosegue con la procedura di amministrazione straordinaria del datore di lavoro. La Corte ha chiarito che la funzione del Fondo è di natura previdenziale, per sostenere il reddito perso a causa della cessazione del rapporto, e non per recuperare crediti quando l’attività lavorativa continua. Il ricorso dell’INPS è stato quindi accolto, cassando la precedente decisione di merito.

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Prescrizione crediti tributari: la giurisdizione

La sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 34447 del 24/12/2019 risolve un contrasto sulla giurisdizione in materia di prescrizione crediti tributari. Il caso riguarda un’opposizione allo stato passivo fallimentare in cui la curatela eccepiva la prescrizione di debiti erariali maturata dopo la notifica della cartella di pagamento. Le Sezioni Unite stabiliscono che la giurisdizione appartiene al giudice ordinario (e quindi al giudice fallimentare), e non a quello tributario. La notifica della cartella segna il discrimine: le questioni successive, come la prescrizione, attengono alla fase esecutiva e sono di competenza del giudice ordinario, garantendo piena tutela al debitore.

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura

Il Tribunale di Ancona, con sentenza del 01/07/2025 nel caso R.G. 52-1/2025, ha dichiarato aperta la procedura di liquidazione giudiziale nei confronti di una ditta individuale. La decisione si fonda sullo stato di insolvenza dell’impresa, evidenziato da ingenti debiti verso ex dipendenti, fisco e enti previdenziali, e sulla mancata costituzione in giudizio della debitrice, che non ha così assolto all’onere di provare la sussistenza dei requisiti dimensionali per evitare la procedura.

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Liquidazione giudiziale: quando si presume l'insolvenza

Il Tribunale di Ancona (Sentenza 62/2025 del 01/07/2025) ha aperto la liquidazione giudiziale di una S.R.L.S. su ricorso di due creditori. La decisione si fonda sulla presunzione di superamento dei limiti dimensionali (art. 2 CCII), dato il mancato deposito dei bilanci dal 2014, e sullo stato di insolvenza conclamato, con debiti per oltre 400.000 euro verso dipendenti, fisco e enti previdenziali, superando la soglia di cui all’art. 49 CCII.

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Reclamo contro sentenza apertura liquidazione giudiziale

La sentenza conferma la validità della notifica del ricorso di liquidazione giudiziale anche in caso di irreperibilità del debitore presso la sede legale, purché siano state effettuate le ricerche previste dalla legge. Inoltre, si ribadisce l’onere della prova a carico del debitore circa la sussistenza dei requisiti dimensionali per l’esenzione dalla liquidazione giudiziale in caso di impresa minore.

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L'azione revocatoria ordinaria nelle società di persone

L’ordinanza n. 11296 del 2025 rappresenta un importante contributo alla definizione dei presupposti dell’azione revocatoria ordinaria nelle società di persone, fornendo criteri chiari per l’accertamento dell’eventus damni e precisando la distribuzione dell’onere probatorio nel contesto concorsuale. La decisione evidenzia l’importanza di una valutazione specifica del patrimonio dei soci illimitatamente responsabili, superando approcci meramente formalistici in favore di un’analisi sostanziale della situazione patrimoniale complessiva.

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