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Diritto del Lavoro

Licenziamento fine cantiere: quando è legittimo

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento fine cantiere. Il caso riguardava un lavoratore edile licenziato dopo la conclusione dei lavori nel sito a cui era assegnato. La Corte ha stabilito che, se l’azienda dimostra l’impossibilità di ricollocare il dipendente in altre mansioni o cantieri al momento del recesso, il licenziamento è valido, anche se nuove opportunità lavorative si presentano mesi dopo.

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Trasferimento azienda: la tutela del lavoratore escluso

La Corte di Cassazione conferma il diritto all’assunzione di un lavoratore escluso da un accordo sindacale in un’operazione di trasferimento azienda. Poiché l’attività d’impresa proseguiva e non era cessata, la Corte ha ritenuto inapplicabile la deroga che permette il mancato assorbimento di parte del personale, riaffermando la tutela prevista dall’art. 2112 c.c. anche per le aziende in amministrazione straordinaria.

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Prescrizione assegno vitalizio: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17448/2025, ha stabilito che per l’assegno vitalizio dovuto alle vittime del dovere, la prescrizione decennale non estingue il diritto in sé, ma solo i singoli ratei maturati oltre dieci anni prima della domanda. La Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato l’intero diritto prescritto. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Autorizzazione lavoro straordinario: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15984/2025, ha stabilito che l’autorizzazione preventiva per il lavoro straordinario nel pubblico impiego è un elemento costitutivo del diritto al compenso. Di conseguenza, il lavoratore deve provarne l’esistenza. La contestazione della sua assenza da parte della Pubblica Amministrazione in appello non è un’eccezione nuova inammissibile, ma una mera difesa. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva ritenuto tardiva tale contestazione.

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Orario medici: no a risarcimento senza prova del nesso

Un gruppo di dirigenti medici ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un risarcimento danni a causa della violazione delle direttive europee sull’orario di lavoro. La Corte di Cassazione, pur riconoscendo la violazione “grave e manifesta” della normativa UE da parte dell’Italia, ha respinto la richiesta. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte dei medici, del nesso di causalità tra l’illecito dello Stato e il danno subito. Secondo la Corte, non è stato provato che le ore di lavoro extra fossero una conseguenza diretta di turni imposti e non una scelta volontaria legata al raggiungimento di obiettivi professionali, un aspetto cruciale per definire il corretto orario medici.

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Soccombenza reciproca: chi paga le spese legali?

Un datore di lavoro, pur vincendo parzialmente in appello, ricorre in Cassazione per la condanna alle spese legali. La Corte rigetta il ricorso, affermando che la soccombenza reciproca va valutata sull’esito complessivo della lite e non sul singolo grado di giudizio. La discrezionalità del giudice di merito nella compensazione delle spese è insindacabile se correttamente motivata.

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Vittima del dovere: prescrizione e benefici

Un servitore dello Stato, ferito durante un’operazione, ha richiesto il riconoscimento dello status di ‘vittima del dovere’ e i relativi benefici. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: mentre lo status di ‘vittima del dovere’ è imprescrittibile, il diritto ai benefici economici, come la speciale elargizione, si prescrive in dieci anni. Tale termine decorre dal momento in cui la legge ha previsto il beneficio, non dalla data di formale riconoscimento dello status. Di conseguenza, sono stati respinti sia il ricorso del cittadino sulla prescrizione dei benefici, sia quello dell’Amministrazione che sosteneva la prescrittibilità dello status stesso.

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Conversione contratto di collaborazione: fine contesa

Una società ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello che aveva disposto la conversione di un contratto di collaborazione in rapporto di lavoro subordinato, a causa della mancanza di uno specifico progetto. Tra i motivi di ricorso, l’azienda contestava la decorrenza del rapporto da una data anteriore alla sua stessa costituzione. La Suprema Corte, tuttavia, non ha deciso nel merito, dichiarando cessata la materia del contendere in seguito a un accordo transattivo raggiunto tra le parti e alla conseguente rinuncia al ricorso.

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Iscrizione gestione separata: il reddito fa la prova

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito riguardo l’obbligo di iscrizione gestione separata di un professionista. La Corte d’Appello aveva escluso tale obbligo basandosi su un reddito inferiore alla soglia legale, ma ha omesso di esaminare la dichiarazione dei redditi, prodotta dall’ente previdenziale, che attestava un reddito superiore. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione che tenga conto di tutte le prove documentali.

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Prescrizione aspettativa sindacale: no sospensione

Una funzionaria in aspettativa sindacale ha richiesto differenze retributive all’organizzazione sindacale. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni di merito, ha stabilito che la prescrizione in aspettativa sindacale non è sospesa. La Corte ha chiarito che il rapporto tra il funzionario e il sindacato è di lavoro autonomo e non subordinato, pertanto non si applica la regola eccezionale della sospensione, basata sul timore del licenziamento, poiché il posto di lavoro originario del funzionario è garantito per legge.

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Sanzioni civili omissione: quando il ricorso è generico

Un datore di lavoro paga in ritardo i contributi su un’indennità per licenziamento illegittimo. I tribunali qualificano il fatto come ‘omissione’. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell’ente previdenziale per il pagamento di ulteriori sanzioni civili per omissione, ritenendolo generico e non supportato da prove adeguate a confutare l’avvenuto pagamento già accertato nei gradi di merito.

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Risarcimento danni medici: Cassazione chiarisce onere

Un gruppo di dirigenti medici ha citato in giudizio lo Stato per danni derivanti dal mancato rispetto delle direttive UE sull’orario di lavoro. La Corte di Cassazione ha respinto la loro richiesta di risarcimento danni medici. Pur riconoscendo la violazione da parte dello Stato, la Corte ha stabilito che i medici non hanno provato il nesso di causalità diretto tra la normativa illegittima e le loro ore di lavoro extra, poiché queste potevano derivare dal loro dovere manageriale di raggiungere specifici obiettivi.

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Contributo di solidarietà: illegittimo per le Casse

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza privata, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto sulle pensioni. Secondo la Corte, tale prelievo costituisce una prestazione patrimoniale che solo il legislatore può istituire, e non può essere deliberato autonomamente dagli enti. La Corte ha inoltre stabilito che il diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute si prescrive in dieci anni e non in cinque.

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Dottorato di ricerca progressione: non è servizio effettivo

Una dipendente pubblica in congedo per dottorato di ricerca si è vista negare il punteggio per “competenze professionali” in una selezione interna per l’avanzamento di carriera. La lavoratrice sosteneva che il periodo di dottorato dovesse essere equiparato al servizio attivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che per il dottorato di ricerca progressione e carriera sono garantite in termini di anzianità, ma questo non equivale al “servizio effettivo” richiesto dal bando per valutare le competenze pratiche. La decisione dell’amministrazione di valutare il dottorato sotto un altro parametro è stata quindi ritenuta legittima.

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Lavoro subordinato giornalistico: la Cassazione decide

Una società editoriale ha contestato l’obbligo di versare i contributi previdenziali per alcuni collaboratori, negandone la natura di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La sentenza ribadisce i limiti del giudizio di legittimità, che non può riesaminare i fatti, e chiarisce l’autonomia del regime sanzionatorio degli enti previdenziali privatizzati, come quello dei giornalisti, rispetto alla normativa generale.

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Indebito contributivo: chi rimborsa il lavoratore?

Ex dipendenti pubblici a tempo determinato si sono visti negare la restituzione dell’indennità di fine servizio, che il loro datore di lavoro aveva erroneamente versato all’ente previdenziale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che in caso di indebito contributivo, l’azione del lavoratore per recuperare le somme trattenute va diretta esclusivamente contro il datore di lavoro, e non verso l’ente che ha ricevuto i versamenti. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione del diritto decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro.

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Notifica PA nulla, non inesistente: la Cassazione

Un cittadino ha notificato un appello contro l’Ispettorato del Lavoro presso la cancelleria del Tribunale. La Corte d’Appello ha dichiarato l’atto inammissibile, qualificando la notifica come inesistente. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che un errore nel luogo della notifica PA (Pubblica Amministrazione) la rende semplicemente nulla, non inesistente. Questa distinzione è fondamentale perché la nullità consente al giudice di ordinare la rinnovazione dell’atto, sanando il vizio e permettendo al processo di proseguire.

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Competenza per territorio nel pubblico impiego: la guida

In una controversia avviata da una docente precaria per il riconoscimento della carta elettronica, la Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di giurisdizione. È stato stabilito che la competenza per territorio si radica presso il tribunale nella cui circoscrizione si trova l’ufficio dove il dipendente pubblico presta servizio al momento del deposito del ricorso, anche se la domanda riguarda periodi lavorativi svolti in altre sedi.

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Contributo di solidarietà: illegittimo per le casse

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale privato sulla pensione di un suo iscritto. Secondo la Corte, tale prelievo costituisce una prestazione patrimoniale la cui imposizione è riservata esclusivamente alla legge dello Stato, come previsto dall’art. 23 della Costituzione. Le casse private non possono, di propria iniziativa, introdurre trattenute di questo tipo, neanche per garantire l’equilibrio di bilancio. Il ricorso dell’ente è stato dichiarato inammissibile.

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Lavoro festivo: quando è obbligatorio per il dipendente?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto del lavoratore di astenersi dal lavoro durante le festività infrasettimanali non è assoluto, ma disponibile. Può essere oggetto di rinuncia tramite accordo individuale o collettivo. In particolare, nei settori che richiedono un servizio continuativo, come il trasporto aereo, l’organizzazione del lavoro su turni prevista dalla contrattazione collettiva implica un bilanciamento di interessi che legittima la richiesta di prestazione lavorativa durante le feste. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello che riteneva necessario un accordo individuale esplicito, affermando che il richiamo al contratto collettivo nel contratto di assunzione è sufficiente a regolare il lavoro festivo.

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