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Diritto Commerciale

Comodato d’azienda: la durata e la volontà dei co-eredi
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27406/2024, ha stabilito che la detenzione di un'azienda in comproprietà, basata su un contratto di comodato d'azienda concesso dalla maggioranza dei contitolari, è legittima anche dopo la scadenza di un separato contratto di locazione relativo a una quota di minoranza. La Corte ha chiarito che l'azienda può essere oggetto di comodato e che, in assenza di un termine, la volontà della maggioranza dei comproprietari di non richiedere la restituzione prevale sull'iniziativa del singolo, rendendo lecita la detenzione.
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Responsabilità del mandatario: la Cassazione decide
Una società cooperativa stipula un contratto con una banca per il trasporto valori, avvalendosi di un'altra società per le aree fuori competenza. Quest'ultima si appropria di oltre 3 milioni di euro. La banca agisce contro la cooperativa, che viene condannata in primo e secondo grado. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ritiene la questione sulla natura della clausola di piena responsabilità del mandatario di particolare rilevanza, rinviando la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Competenza territoriale: dove si fa causa per software?
Una società cliente ha citato in giudizio il proprio fornitore di software per inadempimento contrattuale presso il Tribunale di Milano. Il fornitore ha eccepito l'incompetenza, sostenendo che il foro competente fosse Pisa. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha dato ragione al fornitore, stabilendo che per determinare la competenza territoriale si deve guardare al luogo di esecuzione dell'obbligazione principale e fondamentale del contratto, e non a quello di eventuali attività accessorie o preparatorie svolte altrove.
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Termine accertamento illecito: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul termine accertamento illecito in materia di sanzioni finanziarie. Annullando una decisione della Corte d'Appello, ha chiarito che il termine di 180 giorni per contestare una violazione non decorre dalla semplice conoscenza iniziale dei fatti, ma dal momento in cui l'organo di vigilanza completa l'istruttoria e acquisisce tutti gli elementi necessari per una valutazione definitiva. La sentenza rafforza l'autonomia dell'autorità nel condurre indagini complesse, limitando il sindacato del giudice alla verifica di un'inerzia ingiustificata, da valutarsi con un giudizio 'ex ante' e non con il senno di poi.
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Privilegio finanziamenti pubblici: quando sorge?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il privilegio finanziamenti pubblici a garanzia della restituzione sorge al momento dell'erogazione dei fondi e non al momento della successiva revoca o risoluzione del contratto. L'ordinanza chiarisce che la natura pubblicistica del credito è il fondamento della prelazione, rendendola efficace anche se attivata dopo l'inizio di una procedura concorsuale. La risoluzione contrattuale è equiparata alla revoca amministrativa ai fini dell'attivazione del privilegio.
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Riacquisto area industriale: la delibera è sufficiente
La Corte di Cassazione stabilisce che nel contesto del riacquisto di aree industriali disciplinato da normative speciali, la delibera di revoca emessa dall'ente pubblico (consorzio) è sufficiente a ritrasferire la proprietà del bene, senza la necessità di un formale decreto di esproprio. Questa procedura, di natura pubblicistica, prevale sulle ordinarie regole civilistiche, rendendo inefficace il pignoramento successivo da parte di un creditore dell'acquirente inadempiente.
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Agente monomandatario: indennità e decisione Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27355/2024, ha stabilito una distinzione cruciale tra agente con patto di esclusiva e agente monomandatario. La Corte ha chiarito che un agente con un semplice divieto di concorrenza non è automaticamente un agente monomandatario, e ciò incide sull'importo dell'indennità di preavviso dovuta. È stato accolto il ricorso della società preponente su questo punto, cassando la sentenza d'appello e rinviando per una nuova determinazione. È stato invece respinto il motivo relativo alla quantificazione dell'indennità di fine rapporto ex art. 1751 c.c.
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Abuso di dipendenza economica: Cassazione e contratti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda subfornitrice che lamentava un abuso di dipendenza economica. La decisione si fonda sul principio di irretroattività della legge: la normativa in materia (L. 192/1998) non può essere applicata a un contratto stipulato nel 1996, ovvero prima della sua entrata in vigore. La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso relativi a un patto di non concorrenza e a vizi procedurali, ribadendo i limiti del proprio giudizio.
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Voto concordato: l’astensione non è dissenso
La Cassazione chiarisce che l'astensione dal voto concordato preventivo non qualifica il creditore come 'dissenziente'. Di conseguenza, non ha diritto alla notifica personale dell'udienza di omologa, e il suo reclamo contro il decreto emesso in assenza di opposizioni è inammissibile. La Corte distingue nettamente tra l'astensione, che non esprime un giudizio, e il voto contrario, che manifesta una disapprovazione attiva della proposta.
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Ente non commerciale: quando perde la qualifica?
Un'organizzazione ecclesiastica non-profit, in amministrazione straordinaria, ha contestato l'ammissione di debiti fiscali sostenendo la sua qualifica di ente non commerciale, che le darebbe diritto alla sospensione dei pagamenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'ammissione a una procedura concorsuale per grandi imprese presuppone intrinsecamente la natura commerciale dell'ente. La Corte ha ribadito che è l'attività concretamente svolta a prevalere sulla finalità statutaria, determinando così la perdita dei benefici legati allo status di ente non commerciale.
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Ente non commerciale: quando prevale l’impresa
Un ente non commerciale ecclesiastico, in amministrazione straordinaria, si opponeva all'ammissione di crediti tributari sostenendo la propria natura non imprenditoriale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'ammissione a una procedura concorsuale per grandi imprese presuppone l'accertamento dello status di impresa commerciale. La Corte ha ribadito che è l'attività prevalente a qualificare un ente, indipendentemente dai suoi scopi altruistici, consolidando un principio chiave per ogni ente non commerciale che svolge attività economiche.
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Rinuncia al ricorso: il caso si estingue in Cassazione
Una società aveva presentato ricorso in Cassazione contro una condanna al risarcimento danni per 100.000 euro. Tuttavia, prima della decisione, la stessa società ha presentato una rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, rendendo definitiva la sentenza di condanna della Corte d'Appello.
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Interpretazione contratto: la condotta prevale sul testo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27330/2024, ha rigettato il ricorso di una società turistica contro una sua partecipata, confermando la condanna al pagamento di un cospicuo finanziamento soci. Il caso verteva sulla corretta interpretazione del contratto e di accordi scritti. La Corte ha ribadito che, ai fini della corretta interpretazione del contratto, non ci si può fermare al dato letterale, ma occorre valutare il comportamento complessivo delle parti, anche successivo alla stipula, per ricostruire la loro comune intenzione.
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Clausola penale nel leasing: la Cassazione interviene
Una società immobiliare contesta la risoluzione di un contratto di leasing, sostenendo l'eccessività della clausola penale che permetteva alla concedente di trattenere l'immobile e tutti i canoni. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente ignorato tale contestazione. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione sull'equità della clausola penale.
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Transazione commerciale e sanità: gli interessi dovuti
Una casa di cura privata ha richiesto il pagamento di interessi di mora per ritardi da parte di un'amministrazione regionale. La Corte di Cassazione ha stabilito che, una volta accertato il diritto al pagamento del capitale, il rapporto costituisce una transazione commerciale ai sensi del D.Lgs. 231/2002. Di conseguenza, sono dovuti i più elevati interessi di mora previsti da tale normativa e non solo quelli legali, annullando la decisione contraria della Corte d'Appello basata sul principio del giudicato interno.
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Ricorso in Cassazione: onere deposito notifica
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa di un vizio procedurale. Il caso riguardava una disputa sulla validità di un noto marchio psicologico. La Corte non ha esaminato il merito della questione, ma ha fermato il processo perché la società ricorrente, pur avendo dichiarato che la sentenza d'appello le era stata notificata, non ha depositato la copia del provvedimento con la relativa relata di notifica. Questa omissione ha impedito alla Corte di verificare la tempestività del ricorso in Cassazione, portando alla sua improcedibilità.
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Valutazione merito creditizio: non invalida il mutuo
Una società ha richiesto la nullità di un finanziamento da 500.000 euro, sostenendo la nullità del contratto per mancata valutazione del merito creditizio, commissioni eccessive e usura. Il Tribunale di Milano ha rigettato tutte le domande, affermando che il debitore, avendo richiesto e ottenuto il prestito, non può lamentare un presunto danno derivante dalla sua concessione. La sentenza chiarisce che l'omessa valutazione non è causa di nullità del contratto, ma può al massimo configurare una responsabilità risarcitoria, non richiesta in questo caso.
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Liquidazione Giudiziale: Requisiti e Prova Insolvenza
Una società creditrice ha richiesto l'apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società debitrice per un credito insoluto. Il Tribunale di Milano ha accolto la richiesta, dichiarando lo stato di insolvenza della debitrice. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte della debitrice, di essere al di sotto delle soglie dimensionali previste dalla legge, oltre che sulla presenza di ingenti debiti tributari e sull'incapacità strutturale di far fronte alle proprie obbligazioni.
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Interessi moratori usurari: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di presunti interessi moratori usurari in un contratto di leasing nautico. L'utilizzatore del bene contestava il superamento del tasso soglia, basandosi su una consulenza tecnica. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che un presunto errore di calcolo del giudice d'appello non costituisce motivo di ricorso per violazione di legge, ma una questione di fatto. Inoltre, ha ribadito che il giudice non è vincolato alle conclusioni del consulente tecnico se motiva adeguatamente la sua decisione e che non è possibile sollevare nuove questioni, come la nullità di una clausola, per la prima volta in sede di Cassazione.
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Patto leonino: quando la clausola di garanzia è valida?
Una società holding ha contestato un'obbligazione di pagamento derivante da una permuta azionaria, sostenendo che la clausola di indennizzo costituisse un patto leonino vietato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la clausola è valida. La Corte ha chiarito che il divieto si applica solo quando l'esclusione di un socio dalle perdite è totale e costante. In questo caso, la garanzia era limitata nel tempo e parte di un'operazione più ampia, configurandosi come una legittima opzione 'put' all'interno di un patto parasociale.
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