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Diritto Commerciale

Giurisdizione giudice ordinario per penali in appalti
Una società di trasporti veniva sanzionata da un'autorità regionale per inadempienze in un contratto di servizio pubblico. Dopo un lungo iter nei tribunali amministrativi, la Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario, poiché la controversia riguarda una penale di natura contrattuale. L'ordinanza introduce anche un'importante novità procedurale: a seguito delle recenti riforme, la causa, una volta cassata la decisione amministrativa, deve essere riassunta direttamente davanti alla Corte d'Appello civile, e non al tribunale di primo grado, per accelerare i tempi della giustizia.
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Interessi moratori D.Lgs. 231/2002: sì a factoring
Una società di factoring, cessionaria di crediti per forniture sanitarie verso un'azienda ospedaliera pubblica, ha richiesto il pagamento degli interessi di mora secondo il D.Lgs. 231/2002. L'azienda sanitaria si opponeva, sostenendo che la cessione del credito avesse natura finanziaria e non commerciale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la natura del debito è determinata dall'operazione originaria (la fornitura) e non dalla successiva cessione. Di conseguenza, alla società di factoring spettano gli interessi moratori D.Lgs. 231/2002, poiché acquisisce tutti i diritti del creditore originario.
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Quorum azioni proprie: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23557/2024, ha confermato un principio cruciale in diritto societario: nelle società per azioni non quotate, le azioni proprie devono sempre essere incluse nella base di calcolo del quorum deliberativo. Il caso riguardava l'annullamento di una delibera per la distribuzione gratuita di azioni proprie, in cui il presidente aveva illegittimamente escluso i voti della minoranza. La Corte ha stabilito che la norma vigente (art. 2357-ter c.c.) serve a preservare gli equilibri di potere tra soci, impedendo che la maggioranza possa rafforzare artificialmente la propria posizione attraverso l'acquisto di azioni proprie. La sentenza ha anche ribadito la responsabilità degli amministratori che hanno dato esecuzione alla delibera illegittima.
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Fideiussore consumatore: il legame con l’azienda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 23533/2024, ha chiarito i criteri per stabilire se un garante possa essere qualificato come 'fideiussore consumatore'. Nel caso esaminato, due familiari avevano prestato fideiussione per un debito di leasing della società di famiglia. Sostenendo di aver agito come consumatori, hanno contestato la competenza territoriale del Tribunale adito dal creditore. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che il 'collegamento funzionale' con l'attività d'impresa, desumibile dal contesto familiare e dal coinvolgimento passato e presente nell'attività, esclude la qualifica di consumatore, anche in assenza di ruoli formali o di partecipazioni societarie rilevanti.
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Sospensione processo civile: inammissibile il ricorso
Una società ambientale ha richiesto la sospensione di un processo civile per il pagamento di fatture, in attesa della definizione di un procedimento penale a carico degli amministratori di entrambe le parti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per violazione del principio di autosufficienza, non entrando nel merito della questione sulla sospensione processo civile. Il ricorso non conteneva un'esposizione sommaria e completa dei fatti, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure.
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Appalto di servizi di trasporto: responsabilità solidale
Una società committente è stata ritenuta solidalmente responsabile per i contributi non versati da un'impresa di trasporti. La Cassazione ha confermato che il rapporto era un appalto di servizi di trasporto, e non un semplice contratto di trasporto, a causa della continuità, sistematicità e organizzazione del servizio, giustificando così l'applicazione della responsabilità solidale.
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Interessi moratori sanità: sì a D.Lgs. 231/2002
Una struttura sanitaria privata accreditata ha citato in giudizio un'Azienda Sanitaria Locale per il ritardo nel pagamento di prestazioni erogate. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che il rapporto tra ASL e struttura privata rientra nella nozione di 'transazione commerciale' ai sensi del D.Lgs. 231/2002. Di conseguenza, sono dovuti gli interessi moratori sanità, che decorrono automaticamente alla scadenza dei termini di pagamento, senza necessità di una formale messa in mora.
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Risoluzione contratto fallimento: quando è possibile?
Una società committente chiede la risoluzione di un contratto di appalto per inadempimento e la restituzione del prezzo pagato contro la società appaltatrice, poi fallita. Il tribunale rigetta la domanda, ma la Cassazione cassa la decisione. Si afferma che un'azione per la risoluzione contratto fallimento, sebbene proposta dopo la dichiarazione di fallimento, è ammissibile se l'iniziativa (come un accertamento tecnico preventivo) è stata presa prima o contestualmente alla dichiarazione stessa, producendo effetti restitutori e risarcitori nei confronti della massa fallimentare.
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Garanzia autonoma: quando l’escussione è abusiva?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23434/2024, ha stabilito che l'escussione di una garanzia autonoma è abusiva se l'obbligazione principale si è estinta. Il garante può non solo rifiutare il pagamento tramite l'eccezione di dolo ('exceptio doli'), ma anche chiedere la restituzione di somme già versate se il beneficiario le ha incassate pur sapendo dell'estinzione del debito. Questo principio protegge il garante da richieste fraudolente, indipendentemente dalla sua conoscenza dell'abuso al momento del pagamento.
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Ente incaricato del pagamento: chi paga i farmacisti?
Una società finanziaria ha agito in giudizio contro un'Azienda Sanitaria Locale per recuperare ingenti crediti vantati da farmacie. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando un principio cruciale: il soggetto passivo dell'obbligazione non è l'ente che autorizza la prestazione (l'ASL), bensì l'ente incaricato del pagamento. La Corte ha stabilito che la corretta identificazione del debitore è fondamentale, pena il rigetto della domanda per difetto di legittimazione passiva.
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Riempimento abusivo: quando non serve la querela
Una società di autotrasporti si opponeva a un pagamento basato su cambiali, lamentando un riempimento abusivo. La Corte di Cassazione ha chiarito che, se il riempimento viola un accordo preesistente (contra pacta), non è necessaria la querela di falso, ma basta provare l'accordo. La Corte ha anche specificato che le spese legali vanno valutate sull'esito complessivo del giudizio, non grado per grado.
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Delegazione di pagamento: i requisiti secondo la Cassazione
In una controversia relativa a un appalto per la gestione dei rifiuti, la Corte di Cassazione ha esaminato la natura della delegazione di pagamento. Una società di raccolta rifiuti, appaltatrice di un comune, è stata citata in giudizio dall'operatore dell'impianto di smaltimento per il mancato pagamento di alcune fatture. La Corte d'Appello aveva ritenuto la società appaltatrice solidalmente responsabile con il comune, qualificando il rapporto come delegazione di pagamento accettata tacitamente. La Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la semplice ricezione di fatture senza contestazione immediata non è sufficiente a dimostrare l'assunzione di un'obbligazione diretta, in assenza di un chiaro incarico delegatorio da parte del debitore originario (il comune).
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Responsabilità del vettore: il caso della doppia rapina
La Corte di Cassazione affronta un caso di responsabilità del vettore a seguito di due rapine identiche di merce di valore. Mentre la prima rapina viene considerata caso fortuito, la seconda, avvenuta a breve distanza e con le stesse modalità, viene ritenuta prevedibile ed evitabile. La Corte stabilisce che la ripetizione dell'evento impone al vettore una diligenza superiore, la cui omissione integra la colpa grave, escludendo i limiti al risarcimento. Viene invece accolto il ricorso del secondo sub-vettore, in quanto non era stato provato che fosse a conoscenza del rischio specifico derivante dalla prima rapina.
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Società pubblica: può citare l’ente locale socio?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23386/2024, ha stabilito che una società pubblica, anche se interamente partecipata da un ente locale, possiede una personalità giuridica autonoma e distinta. Di conseguenza, può agire in giudizio contro l'ente stesso per ottenere il pagamento dei corrispettivi dovuti. Il caso riguardava una società di gestione ambientale che aveva richiesto il pagamento di interessi di mora a un Comune per il ritardato saldo di fatture. La Corte ha confermato che tale rapporto costituisce una "transazione commerciale" ai sensi del D.Lgs. 231/2002, legittimando l'applicazione degli interessi moratori previsti dalla normativa, e ha respinto la tesi del Comune secondo cui la società fosse una semplice "longa manus" dell'amministrazione.
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Giurisdizione sub-concessioni aeroportuali: la Cassazione
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha chiarito la questione della giurisdizione sulle sub-concessioni aeroportuali. In una controversia riguardante l'affidamento di spazi per attività di ristorazione (c.d. "non-aviation"), la Corte ha stabilito che la competenza spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo. La decisione si fonda sulla natura privatistica e non pubblicistica di tali rapporti commerciali, anche se si svolgono all'interno di un'area demaniale gestita da una società a partecipazione pubblica.
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Crediti prededucibili: cosa succede nel fallimento?
Una società di servizi energetici ha richiesto il riconoscimento dello status prededucibile per crediti maturati prima del fallimento di un'azienda cliente, dato che il contratto di fornitura era proseguito durante l'esercizio provvisorio. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, specificando che i crediti prededucibili antecedenti al fallimento, in contratti di durata, sono tali solo se il curatore subentra formalmente nel contratto al termine del periodo provvisorio. Solamente i crediti sorti durante l'esercizio provvisorio sono automaticamente prededucibili.
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Indennità di preavviso preponente: non spetta mai
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23057/2024, ha stabilito un principio cruciale nel contratto di agenzia: l'indennità di preavviso preponente non è dovuta, neanche in caso di recesso per giusta causa a causa di un grave inadempimento dell'agente. La Corte ha chiarito che nessuna norma prevede tale diritto per il mandante, il cui unico vantaggio è poter interrompere il rapporto immediatamente senza versare l'indennità di fine rapporto. La sentenza ha anche accolto le ragioni dell'agente riguardo a una richiesta di provvigioni, cassando la decisione d'appello per non aver considerato le istanze istruttorie volte a ottenere la documentazione necessaria dalla società preponente.
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Indennità di cessazione: il fisso va calcolato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23043/2024, ha stabilito un principio fondamentale per l'indennità di cessazione rapporto di agenzia. La Corte ha chiarito che nel calcolo dell'indennità massima deve essere incluso anche il 'fisso provvigionale' o 'minimo garantito' percepito dall'agente, e non solo le provvigioni maturate sul fatturato. Questa decisione si basa su un'interpretazione ampia del concetto di 'retribuzioni riscosse', in linea con la normativa europea, volta a garantire un'equa compensazione all'agente per la perdita dei vantaggi derivanti dal contratto.
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Contratto di subappalto: limiti al compenso extra
Una ditta subappaltatrice ha richiesto il pagamento di un credito per lavori extra rispetto a quanto pattuito in un contratto di subappalto con un'impresa poi fallita. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22853/2024, ha respinto il ricorso, confermando che il compenso massimo pattuito nel contratto era vincolante. La Corte ha sottolineato l'importanza dell'interpretazione letterale delle clausole e l'inammissibilità di introdurre nuove questioni in sede di legittimità.
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Assegno in bianco: quando vale come promessa di pagamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22848/2024, ha chiarito la valenza probatoria di un assegno in bianco. Il caso riguardava un decreto ingiuntivo per quasi due milioni di euro, basato su un assegno. La Corte ha stabilito che il mero possessore di un assegno in bianco, privo dell'indicazione del beneficiario, non è legittimato a pretenderne il pagamento. Per far valere il titolo come promessa di pagamento, il possessore deve dimostrare l'esistenza del rapporto giuridico sottostante da cui deriva il credito, in quanto la semplice detenzione del titolo non è sufficiente a provarne la titolarità.
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