LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Commerciale

Termine di accertamento: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha chiarito la decorrenza del termine di accertamento per l'irrogazione di sanzioni da parte dell'Autorità di Vigilanza sui Mercati Finanziari. Un dirigente bancario, sanzionato dall'Autorità, aveva ottenuto l'annullamento della sanzione in appello perché ritenuta tardiva. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il termine per la contestazione non decorre dalla prima acquisizione di notizie, ma dal momento in cui l'Autorità, a seguito di un'istruttoria completa, ha un quadro chiaro e definitivo dell'illecito. Questo principio garantisce che le indagini complesse non siano affrettate, bilanciando la necessità di celerità con quella di un'accurata valutazione.
Continua »
Promessa di pagamento: onere della prova del creditore
La Corte di Cassazione chiarisce che, in presenza di una promessa di pagamento derivante da assegni prescritti, se il debitore contesta la causa del debito, l'onere della prova torna in capo al creditore. Un creditore, che aveva agito sulla base di quattro assegni, si è visto respingere la richiesta poiché non ha saputo dimostrare il rapporto fondamentale sottostante alla dazione dei titoli, a fronte della contestazione del debitore. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando che l'appello deve contenere una critica specifica alle motivazioni della sentenza di primo grado, non potendosi limitare a riaffermare la validità dei titoli di credito.
Continua »
Contratto di fornitura: il pagamento vale accettazione
Una società termale cita in giudizio il suo ex fornitore di gas per ottenere un rimborso, sostenendo che il coefficiente di prezzo applicato fosse eccessivo. La Corte di Cassazione conferma le decisioni dei gradi precedenti, dichiarando il ricorso inammissibile. Il pagamento costante delle fatture senza contestazioni è stato ritenuto una prova presuntiva dell'accettazione delle nuove condizioni del contratto di fornitura, escludendo il diritto alla restituzione.
Continua »
Onere della prova: chi deve provare il saldo del conto?
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo per un finanziamento, lamentando anomalie su un conto corrente collegato e danni per investimenti non autorizzati. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'onere della prova per dimostrare le presunte illegalità sul conto e un saldo diverso ricade sul correntista. Inoltre, ha chiarito che una domanda di risarcimento danni non può essere accolta se formulata in modo generico, senza specificare la natura e l'esistenza del danno stesso.
Continua »
Error in procedendo: quando il ricorso è inammissibile
Una compagnia aerea, condannata per recesso ingiustificato da trattative con un'azienda di moda, ricorre in Cassazione lamentando un error in procedendo relativo a una perizia tecnica. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la denuncia di vizi procedurali deve rispettare il principio di autosufficienza, indicando con precisione gli atti e le circostanze a fondamento del motivo, senza limitarsi a critiche generiche.
Continua »
Ricorso per Cassazione: i motivi devono essere chiari
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una presunta vendita fittizia di caffè. La decisione si fonda su vizi procedurali, in particolare sulla confusione e sovrapposizione dei motivi di ricorso, che mescolavano erroneamente violazioni di legge ed omesso esame di fatti. La Corte ha ribadito che un ricorso per Cassazione deve presentare censure chiare e distinte per essere esaminato nel merito, sottolineando l'importanza del rigore formale nell'atto di appello.
Continua »
Clausola risolutiva espressa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la risoluzione di un contratto di leasing immobiliare per inadempimento. La controversia verteva sulla validità di una clausola risolutiva espressa, contestata dalla società utilizzatrice perché ritenuta generica. La Corte ha stabilito che la clausola era sufficientemente specifica e che la sua applicazione prevale sulla valutazione legale della gravità dell'inadempimento prevista dalla L. 124/2017, poiché la volontà delle parti è sovrana. Rigettati anche i motivi relativi alla mancata conversione del rito processuale e al presunto omesso esame del diritto di riscatto, considerato estinto con la risoluzione del contratto.
Continua »
Avallo cambiale: eccezioni opponibili dal garante
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26930/2024, ha ribadito il principio dell'autonomia dell'obbligazione di chi presta un avallo cambiale. Un garante si era opposto al pagamento di alcune cambiali, sostenendo la nullità del contratto sottostante. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l'avallante non può opporre al creditore eccezioni relative al rapporto fondamentale tra debitore principale e creditore. L'obbligazione del garante è autonoma e valida, salvo vizi di forma del titolo, e distinta da quella del debitore principale.
Continua »
Clausola penale: risarcimento senza risoluzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26915/2024, ha stabilito che il diritto al risarcimento del danno previsto da una clausola penale è autonomo e non richiede la preventiva risoluzione del contratto. Il caso riguardava una società che, avendo violato un accordo transattivo omettendo di assumere dei lavoratori, è stata condannata a pagare la penale pattuita, a prescindere dalla continuazione del rapporto contrattuale. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso della società, confermando la validità della richiesta di risarcimento basata sulla sola clausola penale.
Continua »
Fideiussione omnibus: appello inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso relativo a una fideiussione omnibus. La Corte d'Appello aveva dichiarato nulla la garanzia perché priva dell'importo massimo garantito. Il ricorso è stato respinto per violazione del principio di autosufficienza, in quanto la parte ricorrente non ha trascritto le clausole contrattuali decisive, impedendo alla Corte di esaminare il merito.
Continua »
Risarcimento danni software: il caso della Cassazione
Una società cliente ha richiesto un risarcimento danni software a un fornitore per inadempimento. A seguito del recesso anticipato del fornitore, si sono verificate anomalie e carenze di assistenza che hanno compromesso l'archiviazione digitale delle fatture. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del fornitore, confermando la condanna al pagamento dei danni per l'acquisto di un nuovo software e per la perdita di produttività, stabilita dalla Corte d'Appello.
Continua »
Ricorso inammissibile: i requisiti del ricorso
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della sua formulazione generica e del mancato rispetto del principio di autosufficienza. La decisione sottolinea che l'appello non può essere un pretesto per richiedere un nuovo esame dei fatti, ma deve limitarsi a censure di legittimità, formulate in modo specifico e completo. Il caso nasceva da una controversia su un contratto di fornitura, ma la Cassazione si è concentrata esclusivamente sui vizi procedurali dell'atto di impugnazione.
Continua »
Responsabilità autorità di vigilanza: il caso CONSOB
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'erede di un risparmiatore che chiedeva il risarcimento dei danni alla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB). Il caso riguardava la presunta responsabilità dell'autorità di vigilanza per aver autorizzato una società di intermediazione mobiliare (SIM), poi fallita. La Corte ha confermato la decisione d'appello, sottolineando che la parte ricorrente non ha fornito la prova del nesso di causalità, ovvero non ha dimostrato che gli investimenti fossero stati effettuati dopo e a causa dell'autorizzazione concessa dall'autorità. Senza tale prova, la responsabilità dell'autorità di vigilanza non può essere affermata.
Continua »
Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26847/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni garanti, confermando la natura di contratto autonomo di garanzia dell'accordo in esame. La Corte ha ribadito che tale qualificazione, basata sull'assenza di accessorietà rispetto al debito principale, esclude l'applicazione di tutele tipiche della fideiussione, come la decadenza prevista dall'art. 1957 c.c. e la nullità per violazione della normativa antitrust relativa allo schema ABI per le fideiussioni omnibus. Respinta anche la doglianza sul divieto di patto commissorio.
Continua »
Finanziamento valuta estera: non è uno strumento derivato
La Corte di Cassazione ha stabilito che un finanziamento in valuta estera non si trasforma in uno strumento finanziario derivato solo per la presenza del rischio di cambio. Analizzando un caso in cui un debitore contestava la natura di un prestito, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la causa del contratto resta quella del finanziamento e non della speculazione, non applicando quindi la normativa del Testo Unico della Finanza.
Continua »
Responsabilità autorità di vigilanza: onere della prova
Un gruppo di investitori ha citato in giudizio l'autorità di vigilanza finanziaria per i danni subiti a seguito del fallimento di una società di intermediazione mobiliare (SIM). La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli investitori, sottolineando che non è stata fornita la prova decisiva del nesso causale. In particolare, è mancata la dimostrazione di quando fossero stati effettuati gli investimenti, se prima o dopo l'autorizzazione concessa dall'autorità alla SIM. Questa lacuna probatoria ha reso impossibile accertare la responsabilità dell'autorità di vigilanza.
Continua »
Nullità fideiussione antitrust: l’onere della prova
La Cassazione ha respinto il ricorso di due fideiussori che lamentavano la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust. La Corte ha ribadito che la nullità non può essere rilevata d'ufficio se la parte non allega e prova i presupposti di fatto, come la conformità del contratto allo schema ABI illecito. Confermato anche l'onere della prova a carico del garante. I ricorrenti sono stati condannati per abuso del processo.
Continua »
Regolamento preventivo di giurisdizione: l’inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento preventivo di giurisdizione in un complesso caso di arbitrato internazionale e contenzioso nazionale. I venditori di partecipazioni societarie, dopo aver citato in giudizio l'acquirente in Italia, si sono visti opporre una domanda riconvenzionale. Invece di contestare la giurisdizione del giudice italiano, hanno adito direttamente la Cassazione. La Corte ha stabilito che, non essendoci stata una contestazione della giurisdizione del giudice nazionale sulla domanda riconvenzionale, il ricorso è inammissibile in quanto mira impropriamente a ottenere una pronuncia sulla competenza del collegio arbitrale estero, esulando dai limiti dello strumento processuale.
Continua »
Valore del bene evitto: come si calcola nella permuta
Una società, a seguito di evizione da un immobile ricevuto tramite permuta, ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare della controparte per il valore indicato nel contratto. La Cassazione ha stabilito che, in caso di permuta, il credito per il valore del bene evitto si calcola in base al suo valore di mercato effettivo al momento della stipula, e non secondo il prezzo consensualmente pattuito, confermando la decisione del tribunale di merito.
Continua »
Clausola penale leasing: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26562/2024, ha stabilito che la richiesta di risarcimento del danno per inadempimento contrattuale comprende implicitamente l'applicazione della clausola penale leasing prevista dal contratto, senza che ciò costituisca vizio di ultrapetizione. Il caso riguardava una società utilizzatrice che, a seguito della risoluzione di due contratti di leasing, contestava la decisione dei giudici di merito di applicare la penale contrattuale, sostenendo che non fosse stata esplicitamente richiesta dalla società concedente. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che la penale è una mera liquidazione anticipata del danno e rientra pienamente nell'oggetto della domanda di risarcimento.
Continua »