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Diritto Commerciale

Extrapetizione: condanna senza domanda specifica
Una banca ha citato in giudizio una società e i suoi fideiussori per uno scoperto di conto corrente. La Corte d'Appello ha dichiarato nullo il contratto ma ha comunque condannato i fideiussori a pagare una somma ridotta. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione per extrapetizione, stabilendo che il giudice non può concedere una somma a titolo di restituzione se la banca aveva chiesto solo l'adempimento di un contratto poi dichiarato nullo. Era necessaria una specifica domanda di restituzione.
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Azione individuale socio: danno diretto e riflesso
Un'ordinanza della Cassazione rinvia la decisione su un caso cruciale riguardante l'azione individuale del socio. La Corte d'Appello aveva negato il risarcimento a un socio per la perdita di valore della sua quota, qualificando il danno come 'riflesso' del pregiudizio subito dalla società. Tale danno, secondo i giudici di merito, non legittima un'azione individuale ma solo un'azione sociale di responsabilità, a tutela del patrimonio aziendale e dei creditori.
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Riconoscimento di debito: fusione e prova del credito
La Corte di Cassazione ha stabilito che la partecipazione e il voto favorevole di un socio all'assemblea che delibera una fusione per incorporazione, basata su una situazione patrimoniale che evidenzia un suo debito verso la società, costituisce un tacito riconoscimento di debito. Questa pronuncia chiarisce come tale comportamento possa essere utilizzato come prova per la compensazione di crediti reciproci, anche in una complessa vicenda societaria iniziata con la cessione di quote e un decreto ingiuntivo.
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Riduzione clausola penale: i poteri del giudice
Una casa automobilistica ricorre in Cassazione contro la decisione di merito che aveva operato una drastica riduzione della clausola penale a carico di un'ex concessionaria. La Corte Suprema rigetta il ricorso, confermando che il giudice può ridurre una penale manifestamente eccessiva valutando, con ampio potere discrezionale, l'interesse del creditore all'adempimento, anche alla luce della sua stessa inerzia nel pretenderlo.
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Soglia minima concordato: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21336/2024, ha confermato che la proposta di concordato preventivo liquidatorio deve garantire inderogabilmente il pagamento di almeno il 20% ai creditori chirografari. La Corte ha rigettato il ricorso di un consorzio la cui proposta, offrendo solo il 14%, era stata dichiarata inammissibile, portando alla dichiarazione di fallimento. È stato chiarito che la soglia minima concordato è un presupposto di ammissibilità della domanda, che non può essere sanato da successive argomentazioni, come la presunta prescrizione di alcuni debiti. La decisione ribadisce la rigidità di tale requisito a tutela dei creditori.
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Leasing traslativo: oneri del creditore nel fallimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing contro la decisione di un tribunale in un caso di fallimento. La controversia riguardava un contratto di leasing traslativo risolto prima della dichiarazione di fallimento dell'utilizzatore. La Corte ha ribadito che, in tali casi, si applica per analogia l'art. 1526 c.c. e che il concedente, per ottenere l'ammissione al passivo, deve fornire la prova del valore del bene recuperato per permettere al giudice di calcolare l'eventuale eccessività della penale. La mancata allegazione di una stima attendibile del valore del bene ha reso la domanda incompleta e ha giustificato il rigetto.
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Indennità di incasso: quando è dovuta all’agente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità di incasso non è dovuta in aggiunta alla provvigione se l'incarico di riscuotere i crediti è stato affidato all'agente sin dall'inizio del rapporto contrattuale. In tal caso, si presume che il compenso per tale attività sia già conglobato nella provvigione pattuita. Un compenso separato è previsto solo se l'incarico viene conferito in un momento successivo o se, secondo la contrattazione collettiva, l'agente è responsabile per errori contabili.
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Leasing traslativo: la penale e l’art. 1526 c.c.
Una società di leasing termina tre contratti di leasing traslativo per inadempimento. Dopo il fallimento dell'utilizzatore, chiede l'ammissione al passivo basandosi su una clausola penale. La Corte di Cassazione chiarisce che per i contratti risolti prima della Legge 124/2017, si applica l'art. 1526 c.c. Tuttavia, il tribunale ha errato a ignorare la clausola penale. La decisione viene cassata con rinvio per valutare se la penale sia eccessiva e vada ridotta.
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Atti di straordinaria amministrazione: quando serve l’ok
La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di fallimento di una società per aver compiuto atti di straordinaria amministrazione senza l'autorizzazione del tribunale durante la procedura di concordato preventivo. La modifica di un contratto di affitto d'azienda, che ha ridotto le garanzie per i creditori, è stata considerata un atto pregiudizievole che ha reso inammissibile la proposta di concordato. La decisione sottolinea che ogni operazione che incide negativamente sul patrimonio destinato a soddisfare i creditori richiede un preventivo vaglio giudiziale.
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Leasing traslativo: oneri del creditore nel fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di fallimento dell'utilizzatore di un leasing traslativo già risolto, la società concedente che si insinua al passivo deve fornire una stima del valore del bene recuperato. Questa allegazione è indispensabile per permettere al giudice di calcolare l'equo compenso e l'eventuale risarcimento, evitando un'ingiusta locupletazione del creditore. La mancata indicazione del valore del bene rende la domanda di ammissione al passivo inammissibile.
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Fattibilità del piano: limiti al controllo del giudice
Una società ha visto respingere la sua proposta di concordato preventivo e, di conseguenza, è stata dichiarata fallita. Dopo aver perso in appello, si è rivolta alla Cassazione, sostenendo che i giudici avessero ecceduto nel valutare il suo piano di risanamento. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, affermando che il controllo giudiziario sulla fattibilità del piano è non solo legittimo ma necessario. Il tribunale deve verificare sia la fattibilità giuridica sia quella economica, quest'ultima per escludere piani palesemente irrealizzabili, prima che i creditori si esprimano sulla convenienza. Il ricorso è stato respinto perché i motivi non contestavano adeguatamente le ragioni della decisione d'appello.
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Patto di non concorrenza: quando è valido?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21211/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di patto di non concorrenza nel contratto di agenzia. La Corte ha chiarito che il mancato o ritardato pagamento dell'indennità da parte della società preponente non giustifica automaticamente la violazione del patto da parte dell'agente. Il giudice di merito ha il dovere di effettuare una valutazione comparativa e di proporzionalità tra i rispettivi inadempimenti prima di decidere. La sentenza impugnata è stata cassata perché aveva omesso tale valutazione, considerando erroneamente l'obbligo di pagamento come una condizione sospensiva per l'efficacia del patto stesso.
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Contratto atipico: la Cassazione e la cessione crediti
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contratto di cessione crediti, stabilendo che, anche in assenza di un obbligo di acquisto da parte del cessionario (elemento tipico del factoring), il rapporto può essere qualificato come un valido contratto atipico. La controversia nasceva dal mancato adempimento dell'obbligo del cedente di fornire la documentazione probatoria di un credito, che attivava una clausola di ritrasferimento del rischio di insolvenza. La Corte ha rigettato il ricorso del cedente, confermando che le parti, in virtù dell'autonomia contrattuale, possono definire accordi non riconducibili a schemi legali predefiniti, la cui disciplina risiede nelle clausole pattuite.
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Prescrizione e amministrazione straordinaria: il rinvio
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza la trattazione di un ricorso. La questione centrale, ritenuta di particolare rilevanza, riguarda l'efficacia interruttiva permanente della prescrizione nell'ambito di una procedura di amministrazione straordinaria e del successivo fallimento. La Corte non decide nel merito ma ritiene necessario un approfondimento data la complessità del tema.
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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio in Cassazione
Una controversia su un contratto di affitto d'azienda è giunta fino alla Corte di Cassazione, che ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione chiarisce che la Suprema Corte non può riesaminare i fatti o le prove già valutate nei gradi di merito. L'ordinanza sottolinea i rigorosi requisiti procedurali necessari per l'ammissibilità di un ricorso, come la corretta formulazione delle eccezioni processuali e la riproposizione delle istanze istruttorie in appello.
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Sospensione fornitura: illegittima per debiti passati
Una società fornitrice di energia ha tentato una sospensione fornitura nei confronti di un'azienda cliente, in concordato preventivo, a causa di debiti derivanti da un contratto precedente e già scaduto. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima tale azione, specificando che il rimedio della sospensione della prestazione (ex art. 1460 c.c.) non può essere utilizzato per inadempimenti relativi a rapporti contrattuali distinti e autonomi. La Corte ha inoltre negato la qualifica di 'creditore strategico' al fornitore, poiché il bene fornito era reperibile sul mercato, respingendo così la sua richiesta di risarcimento danni.
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Liquidazione equitativa del danno: la Cassazione
Una società fornitrice di distributori automatici ha citato in giudizio un'azienda cliente per la violazione di una clausola di esclusiva. Dopo una riforma in appello, l'azienda cliente è stata condannata al risarcimento. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, validando il ricorso alla liquidazione equitativa del danno data l'impossibilità di calcolare con precisione il lucro cessante. La Corte ha inoltre chiarito i criteri per interpretare le sentenze di primo grado quando motivazione e dispositivo appaiono in conflitto.
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Prescrizione contratto trasporto: la fattura non basta
Una società di trasporti ha perso il diritto al risarcimento danni per ritardi perché ha agito legalmente dopo la scadenza del termine annuale. La Corte di Cassazione ha chiarito che, nella prescrizione del contratto di trasporto, il termine decorre dalla consegna della merce e non può essere posticipato o interrotto dalla semplice emissione di una fattura, anche se questa indica una data di pagamento futura.
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Interruzione prescrizione e parte civile: la guida
Un gruppo di risparmiatori ha citato in giudizio l'autorità di vigilanza sui mercati finanziari per i danni subiti a causa del fallimento di una società di intermediazione. L'autorità sosteneva che il diritto al risarcimento fosse prescritto. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21049/2024, ha stabilito che la costituzione di parte civile degli investitori in un precedente processo penale ha prodotto un'interruzione prescrizione con effetto permanente, valido per tutta la durata del procedimento penale. Tale effetto si estende anche all'autorità di vigilanza, in qualità di coobbligata solidale, annullando di fatto la prescrizione.
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Polizze unit-linked: quando sono contratti finanziari
Una società finanziaria ha impugnato una sentenza che qualificava le sue polizze unit-linked come contratti di investimento finanziario, dichiarandole nulle. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che se il rischio demografico a carico dell'assicuratore è irrisorio (nella fattispecie una maggiorazione dell'1% in caso di morte) e il rischio finanziario grava interamente sul cliente, il contratto non è una polizza vita ma un prodotto finanziario. Tale qualificazione impone il rispetto delle norme del Testo Unico della Finanza, la cui violazione comporta la nullità del contratto.
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