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Diritto Commerciale

Responsabilità precontrattuale: risarcimento e limiti
Una società interrompeva bruscamente delle trattative avanzate per l'acquisizione di un ramo d'azienda. La Corte di Cassazione ha chiarito che in caso di responsabilità precontrattuale, il risarcimento del danno non può equivalere al guadagno che si sarebbe ottenuto dal contratto non concluso (interesse positivo). Il risarcimento è limitato al solo interesse negativo, ovvero alle spese sostenute e alle occasioni alternative perdute.
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Abuso di dipendenza economica: quando è nullo?
Una società di distribuzione bevande ha contestato un accordo di prestito con il suo fornitore di birra, sostenendo che fosse nullo per abuso di dipendenza economica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la semplice difficoltà nel trovare alternative sul mercato non è sufficiente a provare la dipendenza, se non si dimostra l'impossibilità concreta di reperire fornitori soddisfacenti. L'accordo, derivante dalla conversione di un saldo cauzioni per fusti di birra, è stato considerato un valido contratto di mutuo.
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Diritto d’opzione: prevale sullo sfratto per morosità?
La Corte di Appello ha confermato la risoluzione di un contratto di sublocazione con patto di futura vendita. La notifica dell'atto di sfratto per morosità, essendo anteriore, ha reso inefficace il successivo esercizio del diritto d'opzione d'acquisto da parte della società subconduttrice. La Corte ha stabilito che l'effetto risolutivo del contratto retroagisce al momento della notifica dell'intimazione di sfratto, invalidando ogni azione successiva basata sul contratto stesso.
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Autoriparazione abusiva: sanzioni e registro imprese
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di una pesante sanzione pecuniaria e della confisca di attrezzature a carico di un artigiano che svolgeva attività di autoriparazione abusiva, ovvero senza la necessaria iscrizione nel registro delle imprese o nell'albo artigiano. La sentenza chiarisce che la normativa speciale sulla riparazione di veicoli (L. 122/1992) prevale su quella generale, imponendo sanzioni specifiche e severe per chi opera illegalmente nel settore, a prescindere dal carattere artigianale dell'impresa.
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Contratto di subagenzia: quando il ricorso è nullo
Un subagente ha citato in giudizio l'agente per ottenere il pagamento di provvigioni e indennità. Le sue richieste sono state respinte sia in primo grado che in appello per mancanza di prove sui termini specifici del contratto di subagenzia. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il ricorrente cercava una rivalutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte Suprema, e non aveva formulato correttamente i motivi di ricorso.
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Contratto di subagenzia: nuove regole su contratti vecchi
Un subagente recede da un contratto di subagenzia del 1988. La Cassazione chiarisce che le nuove norme (D.Lgs. 303/1991) si applicano anche ai contratti preesistenti. Rigettata la richiesta di indennità del subagente e confermata la sua condanna a pagare l'indennità per mancato preavviso e a restituire le provvigioni.
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Ricorso agenzia inammissibile: le regole della Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'agente contro la società preponente. Il caso riguarda la legittimità del recesso per giusta causa a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi di fatturato. La Suprema Corte ha respinto il ricorso non nel merito, ma per vizi formali e procedurali, sottolineando come un ricorso agenzia inammissibile derivi da una errata formulazione dei motivi, che tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Interessi moratori: no a forniture ortopediche alla ASL
Una società cessionaria di crediti ha richiesto gli interessi moratori commerciali per il ritardato pagamento di forniture ortopediche da parte di un'Azienda Sanitaria Locale. La Corte d'Appello di Napoli ha respinto la richiesta, stabilendo che il rapporto non deriva da un contratto commerciale, ma da una procedura amministrativa regolata dalla legge. Di conseguenza, non sono applicabili gli interessi moratori previsti per le transazioni commerciali dal D.Lgs. 231/2002.
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Clausola compromissoria: quando non vale per i danni
Una società mandataria di un raggruppamento di imprese ha citato in giudizio le altre società partner per il rimborso di una cauzione e per il risarcimento dei danni derivanti dall'esclusione da una gara. Una delle società convenute ha invocato la clausola compromissoria presente nel contratto di raggruppamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza è del tribunale ordinario, poiché la richiesta di risarcimento per responsabilità extracontrattuale esula dall'ambito di applicazione della clausola, che copre solo le controversie relative all'interpretazione ed esecuzione del contratto stesso.
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Giurisdizione appalti postali: decide il giudice civile
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha chiarito la questione della giurisdizione appalti postali. In un caso riguardante l'affidamento di servizi di trasporto e gestione di denaro, è stato stabilito che la competenza appartiene al giudice ordinario e non a quello amministrativo. La decisione si fonda sulla distinzione tra le attività rientranti nei settori speciali (servizi postali) e quelle, come i servizi finanziari, che operano in un mercato concorrenziale. Poiché l'appalto non era strumentale all'attività postale ma a quella bancaria, la controversia esula dalla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.
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Notifica atto giudiziario: la querela di falso
Un ex agente assicurativo, condannato in contumacia, ha impugnato la sentenza sostenendo la nullità della notifica dell'atto giudiziario iniziale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'attestazione dell'agente postale sulla presenza di una cassetta nominativa e sull'avvenuto deposito degli avvisi ha valore di atto pubblico. Pertanto, può essere contestata solo attraverso una querela di falso. La Corte ha inoltre ritenuto valida la notifica atto giudiziario anche se la cassetta si trovava a un numero civico diverso ma facente parte dello stesso stabile.
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Recesso agente per giusta causa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24092/2024, ha esaminato un caso di recesso agente per giusta causa. La controversia verteva sulla legittimità del recesso di un agente a seguito del blocco, da parte della società preponente, del portale telematico per l'invio degli ordini, ritenuto l'unico strumento operativo. La Corte ha rigettato sia il ricorso principale della società che quello incidentale dell'agente, confermando la decisione d'appello. È stata riconosciuta la giusta causa di recesso, con diritto all'indennità per l'agente, ma è stata anche confermata la sua condanna al pagamento di una penale per la violazione del patto di non concorrenza post-contrattuale.
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Subentro società di progetto: la Cassazione decide
Una società, cessionaria di un ramo d'azienda di un membro di un'A.T.I. aggiudicataria di una concessione in project financing, si è vista negare il subentro nel contratto. La Corte di Cassazione ha chiarito che la normativa successiva, che prevede una sostituzione totale dell'A.T.I. con la società di progetto, ha natura innovativa e non retroattiva. Pertanto, per le gare bandite prima della sua entrata in vigore, il subentro società di progetto non comporta una novazione, ma un acquisto a titolo derivato, mantenendo l'A.T.I. come titolare originario del rapporto.
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Danno non patrimoniale persona giuridica: la prova
La Corte di Cassazione affronta il caso di un istituto di credito contro un suo ex agente. Viene negata l'applicabilità di una clausola penale poiché contenuta in un allegato contrattuale già risolto consensualmente dalle parti prima del recesso. Tuttavia, la Corte accoglie il ricorso sul risarcimento del danno all'immagine, stabilendo un principio chiave: la prova del danno non patrimoniale persona giuridica non richiede la dimostrazione di costi specifici per il ripristino della reputazione, potendo essere fornita anche tramite presunzioni.
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Notifica ditta individuale: quando la PEC è sempre valida
Una recente sentenza della Corte d'Appello ha confermato la liquidazione giudiziale di un imprenditore, chiarendo un punto fondamentale sulla notifica ditta individuale. La Corte ha stabilito che, data la perfetta coincidenza giuridica tra l'imprenditore e la sua ditta, la notifica di atti giudiziari all'indirizzo PEC dell'impresa è pienamente valida, anche per debiti non strettamente aziendali. Inoltre, è stato ribadito che lo stato di insolvenza può essere dichiarato anche in presenza di un unico, ma ingente, debito che l'imprenditore non è in grado di onorare, rendendo irrilevante il superamento delle soglie dimensionali previste dalla legge.
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Responsabilità socio uscente: diritto alla polizza
Un ex socio di una s.n.c. chiede copia di una polizza fideiussoria. Il Tribunale lo condanna alle spese per difetto di legittimazione, ma la Corte d'Appello riforma la decisione. Viene riconosciuto il suo interesse personale ad agire in virtù della potenziale responsabilità del socio uscente per le obbligazioni sociali contratte prima della sua uscita, compensando le spese di lite.
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Attività professionale riservata: limiti e società
Due professionisti hanno citato in giudizio due società, una pubblica "in house" e la sua controllata, accusandole di svolgere illecitamente attività professionale riservata di analisi chimiche. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che tali analisi, se svolte come "controlli interni" per conto degli enti pubblici soci e da personale dipendente qualificato, non costituiscono esercizio abusivo di professione né concorrenza sleale, data l'assenza di un monopolio assoluto e l'operatività al di fuori del mercato.
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Giurisdizione giudice ordinario per penali in appalti
Una società di trasporti veniva sanzionata da un'autorità regionale per inadempienze in un contratto di servizio pubblico. Dopo un lungo iter nei tribunali amministrativi, la Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario, poiché la controversia riguarda una penale di natura contrattuale. L'ordinanza introduce anche un'importante novità procedurale: a seguito delle recenti riforme, la causa, una volta cassata la decisione amministrativa, deve essere riassunta direttamente davanti alla Corte d'Appello civile, e non al tribunale di primo grado, per accelerare i tempi della giustizia.
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Interessi moratori D.Lgs. 231/2002: sì a factoring
Una società di factoring, cessionaria di crediti per forniture sanitarie verso un'azienda ospedaliera pubblica, ha richiesto il pagamento degli interessi di mora secondo il D.Lgs. 231/2002. L'azienda sanitaria si opponeva, sostenendo che la cessione del credito avesse natura finanziaria e non commerciale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la natura del debito è determinata dall'operazione originaria (la fornitura) e non dalla successiva cessione. Di conseguenza, alla società di factoring spettano gli interessi moratori D.Lgs. 231/2002, poiché acquisisce tutti i diritti del creditore originario.
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Quorum azioni proprie: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23557/2024, ha confermato un principio cruciale in diritto societario: nelle società per azioni non quotate, le azioni proprie devono sempre essere incluse nella base di calcolo del quorum deliberativo. Il caso riguardava l'annullamento di una delibera per la distribuzione gratuita di azioni proprie, in cui il presidente aveva illegittimamente escluso i voti della minoranza. La Corte ha stabilito che la norma vigente (art. 2357-ter c.c.) serve a preservare gli equilibri di potere tra soci, impedendo che la maggioranza possa rafforzare artificialmente la propria posizione attraverso l'acquisto di azioni proprie. La sentenza ha anche ribadito la responsabilità degli amministratori che hanno dato esecuzione alla delibera illegittima.
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