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Diritto Commerciale

Dichiarazioni inesatte assicurazione: quando si perde?

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare l’indennizzo a un’azienda a seguito di un incendio. La causa del rigetto risiede nelle dichiarazioni inesatte fornite in fase di stipula della polizza assicurativa, relative a sinistri pregressi. La Suprema Corte ha chiarito che, se il sinistro avviene prima che l’assicuratore scopra la falsità, quest’ultimo può semplicemente rifiutare il pagamento eccependo la violazione, senza dover avviare un’azione legale per l’annullamento del contratto, a condizione che le dichiarazioni inesatte dell’assicurato siano state rese con dolo o colpa grave.

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Cessione d'azienda e fideiussione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che in una cessione d’azienda, il contratto di fideiussione non si trasferisce automaticamente all’acquirente. La sentenza chiarisce che la norma sulla successione dei contratti (art. 2558 c.c.) si applica solo ai contratti a prestazioni corrispettive, escludendo quindi la fideiussione, che è un contratto con obbligazioni a carico di una sola parte. Questa decisione sottolinea l’importanza di analizzare la natura di ogni singolo contratto nell’ambito di operazioni di cessione d’azienda e fideiussione.

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Notifica atti amministrativi: Cassazione annulla sanzione

La Corte di Cassazione ha annullato una pesante sanzione per insider trading inflitta a un manager residente all’estero. La decisione non si basa sul merito dell’accusa, ma su un vizio procedurale fondamentale: l’errata notifica degli atti amministrativi iniziali. La Corte ha stabilito che il Regolamento UE per la notifica di atti civili e commerciali non si applica ai procedimenti sanzionatori della pubblica amministrazione, poiché questi rientrano nella categoria esclusa degli atti compiuti ‘iure imperii’. Tale vizio, violando il diritto di difesa, non è sanabile e comporta la nullità dell’intero provvedimento sanzionatorio.

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Compenso professionale concordato: quando è unico?

Un professionista chiede il pagamento per un incarico legato a un concordato preventivo. La Cassazione conferma la decisione di merito che ha ridotto il compenso professionale concordato, ritenendo che due incarichi formalmente separati costituissero in realtà un unico mandato, già in gran parte retribuito.

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Giudicato interno: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione interviene su una complessa vicenda giudiziaria durata decenni, relativa allo scioglimento di una società di fatto. L’ordinanza chiarisce i limiti del ricorso per revocazione avverso le proprie decisioni, ribadendo la distinzione tra errore percettivo (revocatorio) ed errore di valutazione (non revocatorio). Viene inoltre affermata la forza del giudicato interno, formatosi su sentenze non definitive precedenti, che cristallizza determinati punti della controversia, impedendo che vengano riesaminati nelle fasi successive del giudizio. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione e rigettato sia il ricorso principale che quello incidentale, consolidando le decisioni dei gradi inferiori sulla base del principio di definitività delle statuizioni già passate in giudicato.

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Recesso da cooperativa: limiti e durata del vincolo

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di alcuni soci di una cooperativa agricola che intendevano esercitare il recesso a seguito di una sospensione della raccolta del latte. La Corte ha rigettato il ricorso dei soci, confermando la decisione della Corte d’Appello e la validità del lodo arbitrale. È stato stabilito che le clausole statutarie che prevedono un vincolo associativo di lunga durata sono legittime e limitano il diritto di recesso da cooperativa, non potendo essere equiparate a un vincolo a tempo indeterminato che consentirebbe il recesso libero. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili i motivi volti a ottenere una nuova interpretazione delle clausole contrattuali.

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Responsabilità amministratori: danno da discriminazione

Un ex socio di una cooperativa edilizia ha citato in giudizio gli amministratori per un comportamento discriminatorio, consistito nel rifiuto di rilasciare una garanzia fideiussoria a lui concessa ad altri soci. La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità degli amministratori per discriminazione sussiste anche se il rapporto sociale viene successivamente dichiarato nullo con effetto retroattivo. Tuttavia, ha annullato la precedente sentenza per carenza di motivazione sulla quantificazione del danno, che non può essere automaticamente equiparata alle somme versate alla cooperativa, ma deve derivare direttamente dalla mancata offerta della garanzia.

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Cessione del credito volo: quando è valida?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce indirettamente i contorni della cessione del credito volo per indennizzi da ritardo aereo. Il caso, originato dalla richiesta di una società di recupero crediti nei confronti di una compagnia aerea, si è concluso con l’estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso. Tuttavia, il provvedimento riporta la decisiva motivazione della corte d’appello, la quale aveva stabilito che la cessione del credito non costituisce attività di finanziamento illecita se il passeggero viene pagato solo dopo l’effettiva riscossione del credito dalla compagnia aerea, rendendo così l’operazione legittima.

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Cessione del credito pro solvendo: la guida completa

Una società cede i propri crediti a un’azienda di factoring con garanzia di solvenza (cessione del credito pro solvendo). Quando il debitore contesta la fornitura, il factor si rivale sul cedente. La Cassazione chiarisce che l’esercizio di tale garanzia risolve il contratto di cessione, facendo tornare il credito in capo al cedente originale. Di conseguenza, il factor perde il diritto di agire contro il debitore. La sentenza esplora anche l’effetto riflesso di un precedente giudicato tra cedente e cessionario sul debitore.

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Ricorso inammissibile: requisiti di specificità

Un garante ha presentato ricorso in Cassazione contro una società di leasing per una fideiussione legata a contratti non pagati. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza: il ricorrente non ha adeguatamente riportato nel suo atto gli elementi e i documenti essenziali, come i contratti di fideiussione, impedendo alla Corte di valutare le censure. L’esito sottolinea l’impossibilità per la Cassazione di riesaminare i fatti del caso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Prescrizione del credito pignorato: le regole

La Corte di Cassazione chiarisce le regole sulla prescrizione del credito pignorato. In un caso riguardante la liquidazione della quota di un socio escluso, pignorata da suoi creditori, la Corte ha stabilito che la notifica dell’atto di pignoramento interrompe la prescrizione. Successivamente, l’avvio del giudizio di accertamento dell’obbligo del terzo crea un’interruzione permanente fino alla sentenza definitiva. La Corte ha quindi respinto il ricorso della società, confermando che il diritto di credito non era prescritto.

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Domanda riconvenzionale: quando è ammissibile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società può presentare una domanda riconvenzionale per canoni di gestione aziendale, anche se eccepisce il proprio difetto di legittimazione passiva riguardo a una diversa pretesa di restituzione per una cessione di quote. La Corte ha chiarito che i due rapporti giuridici, uno tra la ricorrente e la società e l’altro tra la ricorrente e i soci, sono distinti e autonomi. L’ammissibilità della domanda riconvenzionale è stata quindi confermata, respingendo il ricorso.

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Compenso professionista concordato: quando è negato?

La richiesta di compenso di un professionista per l’assistenza in un concordato preventivo è stata respinta a causa di una prestazione negligente. La Corte di Cassazione ha confermato che gravi mancanze, come non rilevare ammanchi di magazzino o rapporti con parti correlate, rendono la prestazione inutile e giustificano il mancato pagamento del compenso al professionista del concordato, accogliendo l’eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela fallimentare.

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Indennità di fine rapporto: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto del Tribunale di Roma che negava a un’agenzia marittima l’indennità di fine rapporto da una compagnia di navigazione. Il rapporto, durato dal 1966 al 2010 e regolato da due contratti successivi, era stato oggetto di una novazione nel 1991. La Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale ‘apparente’ e illogica, in quanto trattava il rapporto in modo contraddittorio. Inoltre, ha stabilito che il Tribunale ha errato nel non applicare gli Accordi Economici Collettivi di settore, che prevedono condizioni più favorevoli per l’agente rispetto al Codice Civile, riconoscendo l’indennità anche senza la prova di un aumento della clientela.

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Obbligazione di mezzi: la brochure fa parte del contratto

Un’azienda di consulenza è stata condannata per inadempimento contrattuale nonostante avesse formalmente raggiunto il numero minimo di contatti promessi. La Cassazione ha confermato che le promesse qualitative contenute nella brochure promozionale, presentata prima della firma, contribuiscono a definire lo standard di diligenza richiesto nell’esecuzione di un’obbligazione di mezzi. La prestazione offerta, di qualità nettamente inferiore a quella pubblicizzata, ha giustificato la risoluzione del contratto e la restituzione del corrispettivo.

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Recesso appalto servizi: preavviso e validità

Un fornitore di servizi di guardiania ha contestato il recesso da un contratto a tempo indeterminato a causa di un preavviso troppo breve. La Corte di Cassazione ha stabilito che in un recesso appalto servizi di questo tipo, un preavviso inadeguato non rende nullo il recesso stesso. L’atto rimane valido, ma la sua efficacia viene posticipata alla fine di un termine congruo, stabilito dal giudice. Di conseguenza, il prestatore del servizio ha diritto al corrispettivo solo per la durata di questo periodo di preavviso esteso.

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Polizza fideiussoria: la scadenza scritta prevale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Comune contro una compagnia assicurativa. Il caso verteva sulla validità di una polizza fideiussoria che il Comune riteneva ancora efficace, nonostante la data di scadenza fosse trascorsa. La Corte ha stabilito che l’interpretazione letterale della clausola di scadenza, operata dai giudici di merito, è corretta e non sindacabile in sede di legittimità, confermando che la garanzia era estinta e non più escutibile.

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Impugnazione lodo arbitrale: quando è possibile?

Una società di autotrasporti ha proposto ricorso in Cassazione dopo che la Corte d’Appello ha respinto la sua impugnazione di un lodo arbitrale. Il lodo non le aveva riconosciuto le differenze tariffarie basate su norme inderogabili. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma, riconoscendo la complessità della questione sull’impugnazione lodo arbitrale per contrarietà all’ordine pubblico, rinvia la causa alla Sezione competente per materia.

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Calcolo spese legali: conta il valore deciso dal giudice

Una società fornitrice di energia ha richiesto un pagamento di quasi 50.000 euro, ma il tribunale ha concesso solo 765 euro. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per il calcolo spese legali: si deve fare riferimento alla somma effettivamente riconosciuta dal giudice (il ‘decisum’) e non a quella originariamente domandata. La Corte ha rigettato il ricorso della società cliente, confermando che la liquidazione delle spese basata sul valore ridotto della condanna è corretta e che la richiesta di danni per lite temeraria non è applicabile in caso di soccombenza reciproca.

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Obblighi comunicazione cooperative: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sanzione amministrativa contro una cooperativa sociale, stabilendo che gli obblighi comunicazione cooperative riguardanti i soci lavoratori non possono essere applicati retroattivamente. La decisione si fonda sul principio che le normative introdotte con il D.Lgs. 297/2002 valgono solo per i rapporti di lavoro costituiti dopo la sua entrata in vigore, rendendo irrilevante la discussione sulla natura subordinata o autonoma del rapporto stesso per i fatti antecedenti.

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