LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Commerciale

Responsabilità avvocato concordato: compenso negato
Un professionista ha richiesto il pagamento per l'assistenza fornita a una società in una procedura di concordato preventivo. La sua richiesta è stata respinta a tutti i livelli di giudizio, inclusa la Corte di Cassazione. La Corte ha confermato la grave negligenza del legale, il quale aveva redatto un piano di concordato non conforme alla legge, omettendo il calcolo degli interessi sui crediti privilegiati. Tale errore ha reso la sua prestazione professionalmente inutile, legittimando il curatore fallimentare a rifiutare il pagamento tramite l'eccezione di inadempimento. Il caso sottolinea la profonda responsabilità dell'avvocato nel concordato.
Continua »
Modifica Contratto di Agenzia: la prova scritta decisiva
Una società mandante ha contestato delle commissioni dovute a un'agente, sostenendo che una "circolare sconti" avesse modificato il loro contratto. I tribunali, inclusa la Cassazione, hanno respinto le pretese della mandante, stabilendo che la modifica contratto di agenzia richiede una prova scritta e l'accettazione da parte di un legale rappresentante, elementi che in questo caso mancavano.
Continua »
Modifica verbale contratto: vale l’accordo tacito?
In una controversia su un contratto d'appalto, la Cassazione ha stabilito che una modifica verbale del contratto è valida se provata da comportamenti concludenti, come l'emissione e il pagamento di fatture a un prezzo diverso da quello pattuito per un lungo periodo. La condotta delle parti può quindi prevalere sull'accordo scritto originario.
Continua »
Fattibilità piano concordatario: l’analisi della Corte
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società fallita, la cui proposta di concordato era stata respinta. La decisione si fonda sulla valutazione della concreta fattibilità del piano concordatario, giudicando inadeguata la relazione del professionista attestatore e carente la prova della copertura finanziaria. La Corte sottolinea che non basta riproporre le stesse argomentazioni dei gradi precedenti e che il giudice ha il dovere di verificare la reale sostenibilità economica della proposta, al di là degli aspetti puramente formali.
Continua »
Insinuazione al passivo leasing: oneri del creditore
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing, confermando la reiezione della sua domanda di insinuazione al passivo leasing. La sentenza ribadisce che, in caso di contratto risolto prima del fallimento dell'utilizzatore, si applica l'art. 1526 c.c. e il creditore ha l'onere di presentare una domanda 'completa', fornendo una stima attendibile del valore del bene restituito per determinare il proprio credito.
Continua »
Inefficacia contratto locazione: no al canone
Un sublocatore perde il diritto a riscuotere i canoni di sublocazione dopo che il contratto di locazione originario è stato dichiarato inefficace a seguito del fallimento del proprietario. La Cassazione ha stabilito che la sentenza di inefficacia del contratto di locazione, una volta divenuta definitiva, estingue gli obblighi del subconduttore verso il sublocatore, legittimando un nuovo contratto diretto con la curatela fallimentare.
Continua »
Patrimonio separato: scudo legale per le società veicolo
Una società e i suoi soci avevano ottenuto in appello la condanna di una banca e della società veicolo (SPV) cessionaria del credito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che in un'operazione di cartolarizzazione, i crediti acquisiti costituiscono un patrimonio separato. Tale patrimonio è destinato esclusivamente a soddisfare i portatori dei titoli emessi per finanziare l'operazione e non può essere aggredito con domande riconvenzionali del debitore relative al rapporto con la banca originaria. L'SPV, quindi, non risponde delle passività del cedente.
Continua »
Responsabilità del socio unico: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ex dirigente contro il socio unico di una società estinta. Il caso verteva sulla mancata attuazione di un accordo transattivo e sulla conseguente richiesta di risarcimento per la responsabilità del socio unico. La Corte ha rigettato il ricorso per motivi procedurali, sottolineando la necessità di formulare con precisione i motivi di cassazione, specialmente in materia di interpretazione contrattuale e vizi di motivazione.
Continua »
Legittimazione studio associato: chi incassa il credito?
Un professionista si è visto negare il pagamento per le sue prestazioni da una società in fallimento, poiché il tribunale riteneva che il creditore fosse lo studio associato e non il singolo. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la titolarità del credito spetta al singolo professionista se lo statuto dell'associazione non prevede diversamente in modo inequivocabile. La sentenza chiarisce la questione della legittimazione dello studio associato, dando prevalenza al testo contrattuale rispetto al comportamento successivo delle parti, come la fatturazione.
Continua »
Esenzione Bolar: limiti per produttori di principi attivi
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18372 del 2024, ha stabilito i limiti di applicazione dell'esenzione Bolar per i produttori di principi attivi farmaceutici. Il caso riguardava due società che producevano e offrivano in vendita un principio attivo ancora coperto da brevetto, sostenendo che tale attività fosse lecita in quanto finalizzata a consentire a terzi di ottenere l'autorizzazione all'immissione in commercio per farmaci generici. La Corte ha rigettato questa tesi, chiarendo che l'esenzione Bolar per un produttore terzo presuppone una richiesta preventiva e specifica da parte del genericista. La produzione e l'offerta proattiva, slegate da una committenza, costituiscono contraffazione di brevetto.
Continua »
Condizione sospensiva: contratto inefficace?
La Corte di Cassazione ha confermato l'inefficacia di un contratto di compravendita di azioni a causa del mancato avveramento della condizione sospensiva entro il termine pattuito. La Corte ha stabilito che, una volta scaduto il termine, il contratto diventa definitivamente inefficace e il comportamento successivo delle parti non può essere interpretato come una proroga tacita della condizione, a meno che non si configuri un nuovo accordo. È stata inoltre respinta l'applicazione della finzione di avveramento, poiché non è stata provata una condotta colposa della controparte volta a impedire l'evento prima della scadenza.
Continua »
Responsabilità del vettore: non serve la proprietà
Una società aveva affidato due escavatori a un'azienda di trasporti, che li ha smarriti per poi fallire. La richiesta di risarcimento era stata inizialmente respinta per mancata prova della proprietà dei macchinari. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per la responsabilità del vettore è sufficiente il contratto di trasporto. La pretesa di risarcimento nasce dall'inadempimento contrattuale, non dal diritto di proprietà sulla merce. La Corte ha anche censurato il giudice di merito per non aver considerato i dati disponibili per una stima del valore dei beni.
Continua »
Credito studio associato: legittimazione e fallimento
La Corte di Cassazione esamina il caso del credito di uno studio associato escluso dal passivo di un fallimento. La questione verte sulla titolarità del credito, originariamente conferito a un singolo professionista, e su una complessa problematica procedurale legata a una precedente sentenza di rigetto divenuta definitiva. Con ordinanza interlocutoria, la Corte ha rinviato la decisione a una pubblica udienza per approfondire le implicazioni della normativa fallimentare vigente sulla gestione di crediti oggetto di sentenze non definitive al momento della dichiarazione di fallimento.
Continua »
Legittimazione passiva: divieto di mutatio libelli
Una società ha citato in giudizio un'altra società e il suo legale rappresentante per un debito. I tribunali di merito hanno escluso la responsabilità personale del rappresentante per difetto di legittimazione passiva, poiché il debito era riconducibile alla società. Il tentativo della parte attrice di modificare la domanda in corso di causa, definendo il debito come un prestito 'personale', è stato respinto in quanto costituiva una modifica inammissibile della domanda (mutatio libelli). La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni precedenti, dichiarando il ricorso inammissibile e ribadendo che i fatti e le ragioni della pretesa non possono essere alterati sostanzialmente dopo l'inizio del processo.
Continua »
Azione cambiaria: onere della prova e rapporto causale
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso riguardante un'opposizione a un precetto basato su cambiali emesse per la fornitura di un impianto fotovoltaico. La questione centrale era l'onere della prova nell'azione cambiaria. La Corte ha stabilito che, nei rapporti tra i contraenti originali, il creditore che agisce con l'azione cambiaria non deve provare il rapporto sottostante. Spetta al debitore dimostrare l'inesistenza o l'estinzione del debito. Chiarire la composizione del credito in giudizio non trasforma l'azione da cambiaria a causale, né inverte l'onere probatorio. La sentenza impugnata è stata confermata nel dispositivo ma corretta nella motivazione.
Continua »
Leasing traslativo: nullità clausola e onere prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18235/2024, si è pronunciata su un caso di leasing traslativo. Un'impresa aveva sospeso il pagamento dei canoni a causa di presunti vizi del bene fornito. La Corte ha rigettato il ricorso dell'utilizzatore, stabilendo che la clausola penale che prevede il pagamento dei canoni futuri è valida, sebbene riducibile dal giudice in caso di manifesta eccessività. Inoltre, ha ribadito che l'onere di provare l'esistenza dei vizi del bene grava sull'utilizzatore e che la mancata indicazione dell'ISC/TAEG non comporta la nullità del contratto.
Continua »
Recesso bancario: i limiti della buona fede in Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di recesso bancario da aperture di credito. Dopo una decisione di primo grado favorevole all'azienda, la Corte d'Appello aveva ribaltato il verdetto. La Cassazione ha confermato la legittimità dell'operato della banca, dichiarando inammissibile il ricorso dell'azienda. La sentenza sottolinea che, pur in presenza di un diritto di recesso, l'istituto di credito deve agire secondo buona fede, ma evidenzia anche i limiti del sindacato di legittimità sull'interpretazione del contratto e sulla valutazione dei fatti.
Continua »
Leasing traslativo: la clausola penale è valida
In un caso di leasing traslativo immobiliare risolto per inadempimento dell'utilizzatore, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società alberghiera. È stata confermata la validità della clausola penale che permette al concedente di trattenere i canoni riscossi e pretendere quelli futuri, a condizione che venga detratto l'importo ricavato dalla vendita del bene. La Corte ha inoltre ribadito la rigidità delle regole processuali sull'introduzione di nuove prove in appello.
Continua »
Clausola arbitrale: effetti su terzi e litisconsorzio
La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola arbitrale inserita in un contratto di leasing non è vincolante per un soggetto terzo, anche se coinvolto nell'operazione economica complessiva. In un caso di presunto patto commissorio, è stato chiarito che non sussiste litispendenza tra cause pendenti davanti allo stesso giudice, né un litisconsorzio necessario con la società venditrice originaria, estranea al contratto di leasing contenente la clausola arbitrale. Il ricorso è stato rigettato.
Continua »
Frazionamento del credito nel leasing: è lecito?
Una società di leasing ha ottenuto prima un'ingiunzione per la restituzione di un escavatore e poi una seconda per i canoni non pagati. I debitori hanno contestato questa pratica come un illegittimo frazionamento del credito. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che il diritto alla restituzione del bene e quello al pagamento dei canoni sono diritti distinti, anche se derivanti dallo stesso contratto, e possono quindi essere perseguiti con azioni legali separate e successive.
Continua »