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Diritto Commerciale

Fideiussione omnibus: appello inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso relativo a una fideiussione omnibus. La Corte d'Appello aveva dichiarato nulla la garanzia perché priva dell'importo massimo garantito. Il ricorso è stato respinto per violazione del principio di autosufficienza, in quanto la parte ricorrente non ha trascritto le clausole contrattuali decisive, impedendo alla Corte di esaminare il merito.
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Risarcimento danni software: il caso della Cassazione
Una società cliente ha richiesto un risarcimento danni software a un fornitore per inadempimento. A seguito del recesso anticipato del fornitore, si sono verificate anomalie e carenze di assistenza che hanno compromesso l'archiviazione digitale delle fatture. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del fornitore, confermando la condanna al pagamento dei danni per l'acquisto di un nuovo software e per la perdita di produttività, stabilita dalla Corte d'Appello.
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Ricorso inammissibile: i requisiti del ricorso
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della sua formulazione generica e del mancato rispetto del principio di autosufficienza. La decisione sottolinea che l'appello non può essere un pretesto per richiedere un nuovo esame dei fatti, ma deve limitarsi a censure di legittimità, formulate in modo specifico e completo. Il caso nasceva da una controversia su un contratto di fornitura, ma la Cassazione si è concentrata esclusivamente sui vizi procedurali dell'atto di impugnazione.
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Responsabilità autorità di vigilanza: il caso CONSOB
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'erede di un risparmiatore che chiedeva il risarcimento dei danni alla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB). Il caso riguardava la presunta responsabilità dell'autorità di vigilanza per aver autorizzato una società di intermediazione mobiliare (SIM), poi fallita. La Corte ha confermato la decisione d'appello, sottolineando che la parte ricorrente non ha fornito la prova del nesso di causalità, ovvero non ha dimostrato che gli investimenti fossero stati effettuati dopo e a causa dell'autorizzazione concessa dall'autorità. Senza tale prova, la responsabilità dell'autorità di vigilanza non può essere affermata.
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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26847/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni garanti, confermando la natura di contratto autonomo di garanzia dell'accordo in esame. La Corte ha ribadito che tale qualificazione, basata sull'assenza di accessorietà rispetto al debito principale, esclude l'applicazione di tutele tipiche della fideiussione, come la decadenza prevista dall'art. 1957 c.c. e la nullità per violazione della normativa antitrust relativa allo schema ABI per le fideiussioni omnibus. Respinta anche la doglianza sul divieto di patto commissorio.
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Finanziamento valuta estera: non è uno strumento derivato
La Corte di Cassazione ha stabilito che un finanziamento in valuta estera non si trasforma in uno strumento finanziario derivato solo per la presenza del rischio di cambio. Analizzando un caso in cui un debitore contestava la natura di un prestito, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la causa del contratto resta quella del finanziamento e non della speculazione, non applicando quindi la normativa del Testo Unico della Finanza.
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Responsabilità autorità di vigilanza: onere della prova
Un gruppo di investitori ha citato in giudizio l'autorità di vigilanza finanziaria per i danni subiti a seguito del fallimento di una società di intermediazione mobiliare (SIM). La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli investitori, sottolineando che non è stata fornita la prova decisiva del nesso causale. In particolare, è mancata la dimostrazione di quando fossero stati effettuati gli investimenti, se prima o dopo l'autorizzazione concessa dall'autorità alla SIM. Questa lacuna probatoria ha reso impossibile accertare la responsabilità dell'autorità di vigilanza.
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Nullità fideiussione antitrust: l’onere della prova
La Cassazione ha respinto il ricorso di due fideiussori che lamentavano la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust. La Corte ha ribadito che la nullità non può essere rilevata d'ufficio se la parte non allega e prova i presupposti di fatto, come la conformità del contratto allo schema ABI illecito. Confermato anche l'onere della prova a carico del garante. I ricorrenti sono stati condannati per abuso del processo.
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Regolamento preventivo di giurisdizione: l’inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento preventivo di giurisdizione in un complesso caso di arbitrato internazionale e contenzioso nazionale. I venditori di partecipazioni societarie, dopo aver citato in giudizio l'acquirente in Italia, si sono visti opporre una domanda riconvenzionale. Invece di contestare la giurisdizione del giudice italiano, hanno adito direttamente la Cassazione. La Corte ha stabilito che, non essendoci stata una contestazione della giurisdizione del giudice nazionale sulla domanda riconvenzionale, il ricorso è inammissibile in quanto mira impropriamente a ottenere una pronuncia sulla competenza del collegio arbitrale estero, esulando dai limiti dello strumento processuale.
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Valore del bene evitto: come si calcola nella permuta
Una società, a seguito di evizione da un immobile ricevuto tramite permuta, ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare della controparte per il valore indicato nel contratto. La Cassazione ha stabilito che, in caso di permuta, il credito per il valore del bene evitto si calcola in base al suo valore di mercato effettivo al momento della stipula, e non secondo il prezzo consensualmente pattuito, confermando la decisione del tribunale di merito.
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Clausola penale leasing: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26562/2024, ha stabilito che la richiesta di risarcimento del danno per inadempimento contrattuale comprende implicitamente l'applicazione della clausola penale leasing prevista dal contratto, senza che ciò costituisca vizio di ultrapetizione. Il caso riguardava una società utilizzatrice che, a seguito della risoluzione di due contratti di leasing, contestava la decisione dei giudici di merito di applicare la penale contrattuale, sostenendo che non fosse stata esplicitamente richiesta dalla società concedente. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che la penale è una mera liquidazione anticipata del danno e rientra pienamente nell'oggetto della domanda di risarcimento.
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Poteri rappresentativi: i limiti della delibera del CdA
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dei poteri rappresentativi di un direttore generale. Una delibera del CdA che autorizza la stipula di un finanziamento e la concessione di garanzie specifiche (ipoteca e pegno) non abilita implicitamente alla firma di una fideiussione personale, anche in presenza di clausole generiche. La Corte ha inoltre ribadito che l'accertamento dei crediti in sede di concordato preventivo non costituisce giudicato opponibile in un successivo giudizio ordinario.
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Clausola penale leasing: quando è valida e non eccessiva
Una società di leasing ha terminato un contratto di leasing immobiliare per inadempimento. La curatela fallimentare della società utilizzatrice ha citato in giudizio la concedente per ottenere la riduzione della clausola penale. La Corte di Cassazione ha confermato la validità della clausola penale leasing, ritenendola non manifestamente eccessiva in quanto bilanciava il diritto della concedente al risarcimento con il diritto dell'utilizzatore a ricevere il valore del bene restituito.
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Contratto autonomo di garanzia e prescrizione
Una società assicurativa aveva concesso polizze a garanzia di un'impresa. Dopo anni, l'ente creditore ha richiesto il pagamento, ma l'assicurazione ha eccepito la prescrizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che nel contratto autonomo di garanzia, l'atto che interrompe la prescrizione nei confronti del debitore principale non ha effetto sul garante, poiché le obbligazioni sono distinte e non solidali, annullando la decisione della Corte d'Appello.
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Prova del credito in appalto: la Cassazione decide
Una società di gestione aeroportuale ricorre in Cassazione contro la condanna al pagamento di somme a favore di una cooperativa di servizi, contestando la prova del credito in appalto. La Suprema Corte rigetta il ricorso, validando la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto il debito basandosi su un'appendice contrattuale e su copie fotostatiche di cartellini marcatempo. La sentenza sottolinea che la contestazione delle copie deve essere specifica e che l'uso dei documenti da parte del debitore ne rafforza il valore probatorio.
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Contratto preliminare: quando è valido dopo il definitivo
Una società acquirente ha agito in giudizio per ottenere l'esecuzione specifica di un contratto preliminare di cessione d'azienda. I venditori si opponevano, sostenendo che la questione fosse superata dalla stipula di un successivo contratto definitivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: se il contratto definitivo viene dichiarato inefficace con sentenza passata in giudicato, il contratto preliminare riacquista piena validità e la parte adempiente può chiederne l'esecuzione. La Corte ha inoltre ribadito che l'offerta di pagamento del prezzo è implicita nella domanda giudiziale stessa.
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Notifica inesistente: quando un vizio è sanabile?
Una società garante ha impugnato una decisione della Corte d'Appello sostenendo che la notifica di un decreto ingiuntivo fosse inesistente. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo la distinzione fondamentale tra notifica nulla e notifica inesistente. Secondo la Corte, un vizio nel luogo di notifica la rende semplicemente nulla, un difetto sanabile con la costituzione in giudizio dell'opponente. La notifica è considerata inesistente solo in casi estremi, come la totale mancanza materiale dell'atto. La Corte ha anche esaminato e respinto altre censure relative alla validità di clausole contrattuali e alla forma del contratto di finanziamento.
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Contratto di leasing nullo per barca non sicura
La Cassazione ha dichiarato la nullità del contratto di leasing di un'imbarcazione non conforme alle norme di sicurezza. La violazione di norme imperative che rendono il bene illecito o giuridicamente impossibile comporta la nullità del contratto di vendita e, di conseguenza, del collegato contratto di leasing, a tutela anche del consumatore.
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Garanzia fideiussoria: quando copre i debiti futuri
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo alla portata di una garanzia fideiussoria. Una banca aveva garantito i debiti di un gestore di stazione di servizio verso una società petrolifera. La Corte ha stabilito che la garanzia copre le obbligazioni sorte durante il suo periodo di validità, anche se la scadenza per il pagamento è successiva. L'appello della banca è stato dichiarato inammissibile principalmente per un vizio procedurale: non aver riportato il testo integrale del contratto di garanzia, violando il principio di specificità del ricorso. Questa ordinanza ribadisce che, per determinare l'oggetto della garanzia fideiussoria, è fondamentale il momento in cui l'obbligazione sorge, non quando diventa esigibile.
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Obbligazioni future: la Cassazione e la garanzia
La Corte di Cassazione ha stabilito che una garanzia prestata per un'obbligazione condizionale, come quella che sorge in caso di inadempimento di un contratto d'appalto, non rientra nella categoria delle garanzie per obbligazioni future. Di conseguenza, non è nulla se non indica l'importo massimo garantito, come invece previsto dall'art. 1938 c.c. per le fideiussioni omnibus. Il caso riguardava una compagnia assicurativa che, dopo aver pagato una polizza a seguito dell'inadempimento di un'ATI, si era vista negare il regresso verso i coobbligati perché la relativa garanzia era stata ritenuta nulla in appello. La Suprema Corte ha cassato la decisione, chiarendo la distinzione fondamentale tra i due tipi di obbligazione.
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