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Diritto Civile

Compenso direttore lavori: quando non è dovuto
Un geometra si è visto negare dal Tribunale il compenso come direttore lavori a causa di un grave inadempimento dei suoi doveri di supervisione. Nonostante i notevoli ritardi e i difetti lamentati dal condominio committente, il professionista non ha dimostrato di aver vigilato sul cantiere né di aver sollecitato l'impresa esecutrice. La sentenza ha riconosciuto solo i compensi per le attività effettivamente e correttamente completate (come la redazione del capitolato e del piano di sicurezza), negando quelle viziate da negligenza. Questo caso sottolinea l'importanza dell'onere della prova e la responsabilità che deriva dall'incarico di direttore dei lavori.
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Leasing traslativo: regole pre-fallimento e clausole
Una società di leasing ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare per canoni insoluti derivanti da un contratto di leasing traslativo risolto prima del fallimento. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che in tali casi si applica l'art. 1526 c.c. e non la legge fallimentare, e ha sottolineato l'onere del creditore di provare gli elementi per la valutazione delle clausole penali.
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Medici specializzandi e prescrizione: la Cassazione
Un gruppo di medici specializzandi ha citato in giudizio lo Stato per ottenere una remunerazione adeguata per i corsi seguiti tra il 1980 e il 1992, in base a direttive europee recepite in ritardo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la sua giurisprudenza consolidata. Il tema centrale è la prescrizione del diritto al risarcimento, che secondo la Corte decorre dal 27 ottobre 1999. Poiché l'azione legale è stata avviata nel 2013, il diritto è stato ritenuto estinto.
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Contributo pubblico: acconto non garantisce il saldo
Un cittadino ha ricevuto un parziale contributo pubblico per danni da alluvione. Dopo aver richiesto il saldo, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'erogazione di un "acconto" non crea un diritto automatico al pagamento dell'intera somma. La decisione dell'amministrazione è discrezionale e limitata dai fondi disponibili. L'interpretazione del termine "acconto" da parte dei giudici di merito è stata confermata, sottolineando che si trattava di un'anticipazione su future e incerte provvidenze, non di una prima rata di un importo già dovuto.
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Preliminare non firmato: la colpa è del venditore
La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che un contratto preliminare di vendita immobiliare è risolto per inadempimento dei promittenti venditori se non tutti i comproprietari lo hanno sottoscritto. Anche se la promissaria acquirente non ha rispettato il termine per il rogito, la mancata acquisizione del consenso di tutti i proprietari è una violazione più grave che giustifica la risoluzione del contratto e la condanna dei venditori a restituire il doppio della caparra. Questo caso evidenzia come un preliminare non firmato da tutti i contitolari renda i venditori inadempienti sin dall'inizio.
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Danni fauna selvatica: chi paga in un parco nazionale?
Un automobilista ha subito danni da un cinghiale in un parco nazionale. La Cassazione ha stabilito che la responsabilità per i danni da fauna selvatica in queste aree non è della Regione, ma dell'ente Parco, in quanto soggetto deputato al controllo degli animali sul suo territorio. Il ricorso contro la Regione è stato quindi respinto.
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Deposito cauzionale e compensazione: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni inquilini che si opponevano alla compensazione del loro deposito cauzionale con i canoni di locazione non versati. Nonostante una clausola contrattuale vietasse l'uso del deposito per pagare i canoni, i giudici hanno confermato che, a fine rapporto, la compensazione legale tra debiti e crediti reciproci è possibile. L'inammissibilità del ricorso è stata determinata da motivi procedurali, tra cui la mancata impugnazione di tutte le ragioni a fondamento della decisione d'appello.
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Azione di rivalsa: ok alla condanna condizionata
Una società di leasing, citata in giudizio per vizi di un immobile venduto, ha intrapreso un'azione di rivalsa contro il venditore originario. La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità della condanna condizionata del venditore a tenere indenne la società, anche prima della conclusione del giudizio principale. Questa pronuncia chiarisce che l'azione di rivalsa autonoma è ammissibile, richiedendo al giudice un accertamento incidentale della responsabilità nel rapporto principale, senza dover attendere il giudicato.
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Remunerazione medici specializzandi: sì anche pre-1982
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14941/2024, ha stabilito che la remunerazione medici specializzandi spetta anche a chi ha iniziato il corso prima del 1982, per il periodo successivo al 1° gennaio 1983, in linea con il diritto UE. Ha inoltre chiarito che una precedente sentenza su una specializzazione non costituisce giudicato per una seconda e distinta specializzazione, respingendo l'appello dello Stato.
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Frazionamento del credito: la Cassazione alle Sezioni Unite
Una società cooperativa ha contestato la pratica di un professionista di suddividere il proprio credito per compensi in più azioni legali, denunciando un abusivo frazionamento del credito. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulle conseguenze di tale pratica (improponibilità della domanda o solo sanzioni sulle spese processuali), ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per ottenere un principio di diritto definitivo.
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Compenso amministratore giudiziario: la decadenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14906/2024, ha stabilito che la richiesta di compenso dell'amministratore giudiziario di beni sequestrati in ambito penale è soggetta al termine di decadenza di 100 giorni previsto dall'art. 71 del D.P.R. 115/2002. La Corte ha chiarito che tale termine decorre dalla data del dissequestro dei beni, che segna il compimento delle operazioni, e non dalla successiva presentazione del rendiconto finale. Questa decisione sottolinea l'importanza della diligenza nel richiedere il compenso amministratore giudiziario per non incorrere nella perdita del diritto.
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Confessione stragiudiziale: la prova di proprietà
La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito in una causa sulla proprietà di tre dipinti di valore. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso, ribadendo che una confessione stragiudiziale contenuta in un documento scritto e non revocata costituisce prova piena della proprietà, precludendo una nuova valutazione dei fatti in sede di legittimità. La sentenza chiarisce anche i limiti del sindacato della Cassazione in presenza di una "doppia conforme" e l'autonomia del giudice civile nella quantificazione del danno rispetto al processo penale.
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Frazionamento del credito: Cassazione attende le SU
Una società cooperativa ha contestato l'abusivo frazionamento del credito per compensi professionali da parte di un avvocato. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sul tema, ha sospeso il giudizio. La Corte attende la decisione delle Sezioni Unite per chiarire se tale pratica comporti l'improponibilità della domanda o solo conseguenze sulle spese processuali.
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Frazionamento del credito: la Cassazione si interroga
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato alle Sezioni Unite la questione sulle conseguenze del frazionamento del credito. Il caso nasce da un ricorso per il pagamento di compensi professionali, a cui la parte debitrice si è opposta sollevando l'abusivo frazionamento del credito da parte del professionista. Data l'esistenza di un contrasto giurisprudenziale sul tema, la Corte ha ritenuto necessario un intervento chiarificatore per stabilire se tale pratica comporti l'improponibilità della domanda o solo conseguenze sulla ripartizione delle spese processuali.
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Cessione crediti in blocco: prova e legittimazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14852/2024, si è pronunciata su un caso di azione revocatoria in cui era contestata la legittimazione del creditore, subentrato a seguito di una cessione crediti in blocco. La Corte ha stabilito che la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a provare la titolarità del singolo credito se questa viene contestata. Tuttavia, ha ritenuto ammissibile la produzione del contratto di cessione in appello per fornire tale prova e ha confermato che la consapevolezza del danno da parte del terzo può essere provata anche tramite presunzioni basate su elementi come i rapporti di parentela.
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Azione revocatoria: ipoteca su beni del garante
Un istituto di credito ha intentato un'azione revocatoria contro due fideiussori che avevano concesso un'ipoteca sui propri beni a favore di una terza società, sostenendo che tale atto pregiudicasse il recupero del credito. La Corte di Cassazione ha confermato l'inefficacia dell'ipoteca, ribadendo i principi fondamentali dell'azione revocatoria, come la nozione di danno al creditore (eventus damni) e la consapevolezza del debitore (scientia damni). Tuttavia, ha parzialmente accolto il ricorso dei garanti sulla questione delle spese legali, stabilendo che la banca deve rimborsare le spese sostenute dalla garante risultata estranea al rapporto debitorio principale.
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Canone Telecomunicazioni Autostrade: Cassazione chiarisce
Una società di telecomunicazioni installava cavi in fibra ottica lungo la rete autostradale in base ad accordi che prevedevano un canone annuo. Con l'entrata in vigore del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (CCE), la società interrompeva i pagamenti, sostenendo che la nuova legge avesse eliminato tale onere. La Corte di Cassazione ha stabilito che, nonostante il principio generale del CCE volto a rimuovere oneri per favorire la concorrenza, una norma specifica (Art. 94) per le autostrade conferma l'obbligo di pagare un'indennità. Di conseguenza, il canone telecomunicazioni autostrade resta dovuto. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Frazionamento del credito: la Cassazione alle Sezioni Unite
Un'ordinanza interlocutoria della Cassazione ha rinviato alle Sezioni Unite la questione sul frazionamento del credito. Il caso riguarda la richiesta di compensi professionali da parte di un avvocato contro una società cooperativa. La Corte deve decidere se il frazionamento abusivo di un credito unitario comporti l'improponibilità della domanda o solo conseguenze sulle spese processuali, data la presenza di un contrasto giurisprudenziale sul punto. La causa è quindi sospesa in attesa della pronuncia chiarificatrice.
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Estinzione anticipata: rimborso di tutti i costi
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale a tutela dei consumatori: in caso di estinzione anticipata di un finanziamento, il cliente ha diritto alla riduzione del costo totale del credito, comprensivo di tutte le spese sostenute, anche quelle iniziali definite "up-front". La Corte ha rigettato la distinzione tra costi legati alla durata e costi indipendenti da essa, allineandosi alla giurisprudenza europea e rafforzando la protezione del consumatore.
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Frazionamento credito: la Cassazione attende i giudici
In un caso riguardante la richiesta di pagamento per compensi professionali, la Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio a causa di un ricorso incidentale che sollevava la questione del frazionamento del credito. Rilevando un contrasto giurisprudenziale sulle conseguenze di tale pratica (improponibilità della domanda o solo sanzioni sulle spese), la Corte ha deciso di attendere la pronuncia delle Sezioni Unite, già investite della medesima questione, per garantire certezza del diritto.
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