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Diritto Civile

Nullità transazione: quando l’appello è inammissibile
Una società cinematografica ha impugnato in Cassazione la sentenza che respingeva la sua richiesta di restituzione di somme, basata sulla nullità transazione stipulata con un'altra società. La Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il motivo principale è stata l'inammissibilità dell'appello, giudicato troppo generico per non aver spiegato come la declaratoria di nullità (invece dell'annullabilità originariamente richiesta) avrebbe potuto portare all'accoglimento della domanda.
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Compenso professionale: come si calcola? La Cassazione
Un professionista ha assistito una cliente in una richiesta di risarcimento per un sinistro stradale, conclusasi con una transazione di 2.000 euro. I giudici di merito avevano limitato il compenso professionale a 380 euro, ovvero l'importo forfettario incluso nella transazione. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il compenso professionale deve essere valutato in base all'attività effettivamente svolta e al valore iniziale della pratica, non solo in base all'importo finale ottenuto. L'accordo tra la cliente e l'assicurazione non vincola il distinto contratto d'opera tra professionista e cliente.
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Responsabilità precontrattuale: limiti del ricorso
Una società creditrice accusava l'amministratore di una società debitrice di aver condotto trattative dilatorie per consentire la cancellazione della sua azienda, frustrando il recupero del credito. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione d'appello. Ha dichiarato inammissibili i motivi volti a un riesame del merito sulla valutazione delle prove e sul nesso di causalità, ribadendo i rigidi limiti del giudizio di legittimità in tema di responsabilità precontrattuale.
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Onere della prova e diritto alla prova testimoniale
Un cittadino si è visto negare il contributo di autonoma sistemazione post-sisma perché i giudici di merito hanno ritenuto non provata la sua dimora abituale nell'immobile danneggiato. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che non si può respingere una domanda per mancato assolvimento dell'onere della prova se al contempo si nega alla parte l'ammissione di prove testimoniali decisive per dimostrare il proprio diritto.
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Usura originaria: conta il patto, non l’erogazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30404/2024, ha respinto il ricorso di un cliente contro una società finanziaria, chiarendo un punto fondamentale in materia di usura originaria. La Corte ha stabilito che, per verificare il superamento del tasso soglia, si deve considerare la data in cui gli interessi sono stati pattuiti e non la data successiva in cui è stata erogata la somma. Qualsiasi contestazione sulla data di stipula deve essere sollevata tempestivamente e non tardivamente nel corso del processo. La decisione conferma anche la validità della "clausola di salvaguardia" che previene l'applicazione di interessi usurari.
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Azione revocatoria donazione: la prova della simulazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di azione revocatoria promossa da una curatela fallimentare contro gli atti di donazione di immobili posti in essere dall'ex amministratrice della società fallita in favore dei propri familiari. I convenuti sostenevano che le donazioni fossero in realtà vendite simulate. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, per superare la presunzione di gratuità dell'atto e dimostrare la simulazione, è necessaria una prova scritta (controdichiarazione) con data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, non essendo sufficiente la produzione di assegni o scritture private prive di tale requisito.
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Accordo Transattivo: perché blocca la causa bancaria
Una garante ha siglato un accordo transattivo con un istituto di credito, pagando una somma per chiudere un debito e ottenere la cancellazione di un'ipoteca. Successivamente, ha cercato di recuperare parte della somma sostenendo che il debito reale, accertato in un'altra causa, era molto inferiore. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, stabilendo che l'accordo transattivo, una volta concluso validamente per porre fine alla lite, è definitivo e assorbe ogni altra pretesa, rendendo inammissibili le altre contestazioni.
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Difetto legittimazione passiva: ecco quando agire
Una società di autonoleggio ha ricevuto una cartella di pagamento per multe commesse dai suoi clienti, opponendosi per difetto di legittimazione passiva. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che tale eccezione va sollevata impugnando i singoli verbali di accertamento nei termini di legge, e non successivamente tramite opposizione all'esecuzione. La Corte ha inoltre sanzionato la scarsa chiarezza nella formulazione del motivo di ricorso.
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Promessa di pagamento: assegno e onere della prova
La Corte di Cassazione ha stabilito che un assegno bancario, anche se privo del suo valore cartolare, funge da promessa di pagamento. Questo comporta un'inversione dell'onere della prova: non spetta al creditore dimostrare l'esistenza del debito, ma al debitore che ha emesso l'assegno provare la sua inesistenza, invalidità o estinzione. Nel caso specifico, il ricorso di un imprenditore contro un ex collaboratore, a cui aveva consegnato un assegno come garanzia, è stato respinto proprio in applicazione di questo principio consolidato.
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Azione revocatoria: la cessione del bene tra coniugi
Un creditore ha ottenuto con successo un'azione revocatoria contro un trasferimento immobiliare effettuato da un debitore a sua moglie durante la loro separazione. La Corte di Cassazione ha confermato che il credito, derivante da un contratto del 2005, era anteriore al trasferimento. L'atto è stato considerato gratuito in assenza di prova contraria e pregiudizievole per il creditore, poiché i restanti beni del debitore erano gravati da ipoteca.
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Inadempimento contrattuale: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30384/2024, ha rigettato il ricorso di un'azienda che lamentava un inadempimento contrattuale da parte di un fornitore di macchinari. La Corte ha ribadito che, in caso di inadempimento contrattuale, non basta una generica denuncia, ma è necessario allegare e provare specificamente le circostanze del disservizio. La decisione chiarisce anche l'autonomia dell'azione di risarcimento del danno rispetto a quella di risoluzione del contratto e i criteri per la valutazione comparativa delle condotte delle parti.
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Danni da fauna selvatica: il ricorso è inammissibile
Un'automobilista chiede il risarcimento per i danni da fauna selvatica subiti dal proprio veicolo a causa di un cinghiale. La sua domanda viene respinta nei primi due gradi di giudizio. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il suo ricorso, poiché l'interessata non ha contestato una delle due autonome ragioni della decisione precedente, ovvero la mancata prova di aver subito un effettivo pregiudizio economico. L'ordinanza sottolinea l'importanza di impugnare tutte le 'rationes decidendi' di una sentenza.
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Responsabilità dello Stato: danno senza prova, niente risarcimento
Una società produttrice di tabacco ha citato in giudizio lo Stato per i danni derivanti da una legge che imponeva prezzi minimi, in violazione del diritto dell'Unione Europea. La Corte di Cassazione ha confermato la grave violazione da parte del legislatore, ma ha negato il risarcimento perché la società non è riuscita a fornire una prova concreta e adeguata del danno economico subito. La sentenza sottolinea come, nella richiesta di risarcimento per la Responsabilità dello Stato, la dimostrazione del danno sia un onere imprescindibile per il danneggiato.
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Legittimo affidamento: niente risarcimento se si agisce a proprio rischio
Una società ha chiesto un risarcimento danni a un ente regionale a seguito dell'annullamento di un'autorizzazione per una discarica, invocando la violazione del proprio legittimo affidamento. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che non poteva esistere un affidamento giustificato. La società aveva infatti contribuito all'errore dell'amministrazione e, soprattutto, era stata informata del contenzioso legale poco dopo aver ricevuto il provvedimento, rendendo ogni investimento successivo un'assunzione di rischio consapevole.
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Responsabilità ente pubblico: onere della prova del danno
La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di risarcimento di un'azienda contro una Regione per danni derivanti da presunta concussione e successiva inerzia amministrativa. La decisione sottolinea che non sussiste la responsabilità ente pubblico quando manca un nesso di occasionalità necessaria tra l'illecito del funzionario e le funzioni istituzionali. Inoltre, viene ribadito che l'onere della prova dei fatti illeciti e del danno spetta interamente a chi agisce in giudizio.
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Responsabilità del datore di lavoro: il caso Poste
Una società è stata ritenuta civilmente responsabile per i fondi sottratti da una sua dipendente, la quale aveva ricevuto da un cliente contanti e moduli F24 per pagamenti fiscali mai eseguiti. La Cassazione ha confermato la condanna, sottolineando che la responsabilità del datore di lavoro sussiste quando le mansioni del dipendente, anche se non specifiche per l'operazione, hanno agevolato o reso possibile l'illecito. Il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Onere della prova bollette: la Cassazione chiarisce
Una cliente contesta una bolletta energetica ritenuta eccessiva dopo la sostituzione del contatore in un immobile disabitato. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, stabilendo che l'onere della prova è a carico del fornitore, ma una volta che questo fornisce documentazione (come il verbale di sostituzione), spetta al cliente contestare specificamente i dati e fornire prova contraria. Una contestazione generica non è sufficiente. La Corte ha confermato la condanna della cliente al pagamento della fattura.
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Travisamento della prova: limiti del ricorso
Una società agricola ha perso un contratto di affitto di un vigneto a seguito di una perizia tecnica (CTU) e ha citato in giudizio il consulente. La Corte di Cassazione ha analizzato il caso, dichiarando inammissibile il motivo di ricorso basato sul travisamento della prova, poiché non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione del merito. La Corte ha inoltre stabilito che, ai fini della liquidazione delle spese legali, anche le domande subordinate e condizionali concorrono a determinare il valore della causa (disputatum).
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Ripartizione spese consorzio: l’uso differenziato
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di una delibera che applicava una ripartizione spese consorzio basata sull'uso differenziato di una strada comune. Un consorziato, unico ad avere un accesso carrabile, era stato chiamato a coprire il 50% dei costi. I giudici hanno respinto il ricorso, stabilendo che le norme statutarie e regolamentari del consorzio, che prevedono una suddivisione proporzionale al godimento, possono derogare validamente al criterio generale dei millesimi di proprietà, come previsto dall'art. 1123 c.c.
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Cessazione materia contendere: accordo annulla sentenza
Un Comune, ritenuto responsabile per i debiti di un Consorzio di cui era membro, ha presentato ricorso in Cassazione. Prima della decisione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. La Corte ha quindi dichiarato la cessazione materia del contendere, specificando che l'accordo tra le parti priva automaticamente di efficacia la sentenza impugnata, risolvendo la lite.
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