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Diritto Civile

Responsabilità medica: prova e danno morale presunto
Un paziente subisce una lesione nervosa permanente dopo un intervento di artroprotesi d'anca. La Corte d'Appello conferma la responsabilità medica della struttura sanitaria, respingendo l'ipotesi di una mera complicanza. La sentenza chiarisce che, in caso di lesioni gravi, il danno morale può essere riconosciuto anche tramite presunzioni, basandosi sull'impatto della lesione sulla vita del paziente. Viene inoltre corretto il calcolo delle spese legali, includendo fasi processuali precedentemente omesse.
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Responsabilità medica ginecologo: no risarcimento
Una recente sentenza della Corte d'Appello ha escluso la responsabilità medica di un ginecologo per la mancata diagnosi prenatale di gravi malformazioni. La decisione si fonda sull'assenza di nesso di causalità, in quanto le patologie erano congenite e non rilevabili con la tecnologia dell'epoca. La Corte ha stabilito che, anche in caso di diagnosi, non sussistevano i presupposti per un'interruzione di gravidanza, negando così il risarcimento ai genitori.
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Retratto agrario: I.A.P. deve provare la capacità?
Un'imprenditrice agricola professionale (I.A.P.) ha tentato di esercitare il diritto di retratto agrario su un fondo confinante. La Corte d'Appello ha respinto la sua richiesta, confermando la decisione di primo grado. La sentenza stabilisce che la qualifica di I.A.P. non è sufficiente a esonerare chi agisce in giudizio dall'onere di provare tutti i requisiti di legge, in particolare l'adeguata capacità lavorativa del proprio nucleo familiare, elemento indispensabile per l'esercizio del diritto.
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Danno da diffamazione: la presunzione per i familiari
In un caso di diffamazione a mezzo stampa contro un politico deceduto, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul danno da diffamazione. La Corte ha chiarito che il pregiudizio morale e reputazionale subito dai parenti stretti, come un fratello, si presume (presunzione 'iuris tantum'). Le corti inferiori avevano negato il risarcimento al fratello del defunto, ritenendo non provato un danno concreto. La Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che spetta al diffamatore dimostrare l'assenza di un legame affettivo, e non al familiare provarne l'esistenza. Fattori come la distanza geografica non sono sufficienti a escludere il diritto al risarcimento.
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Domanda nuova in appello: il divieto di modifica
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del principio 'iura novit curia' in appello. Una richiesta di risarcimento basata su un titolo giuridico nuovo, che presuppone fatti non allegati in primo grado, costituisce una domanda nuova inammissibile. Nel caso specifico, un'utente di servizi telefonici, non titolare del contratto, non può in appello fondare la sua pretesa sull'esistenza di un contratto di mandato con il titolare se non lo aveva dedotto nel giudizio di primo grado.
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Onere della prova: il danno va sempre dimostrato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20257/2024, ha respinto il ricorso di una società fornitrice di gas contro un cliente industriale. Nonostante fosse stato accertato l'inadempimento del cliente, che aveva ritirato meno gas del pattuito, la richiesta di risarcimento è stata negata. La Corte ha sottolineato che spetta al danneggiato l'onere della prova del danno effettivo, che non può essere presunto. Il fornitore non è riuscito a dimostrare di aver acquistato il gas in eccesso e di averlo poi rivenduto in perdita, rendendo la sua richiesta risarcitoria infondata.
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Ricostruzione consumi per manomissione: i criteri
Un'impresa alberghiera contesta la ricostruzione consumi effettuata da una società elettrica dopo la scoperta di un allaccio abusivo. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando la validità del criterio di calcolo basato sulla 'potenza tecnicamente prelevabile' e rigettando la richiesta di una nuova valutazione dei fatti.
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Opposizione a precetto: quando è parzialmente nullo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20238/2024, chiarisce un principio fondamentale in materia di esecuzione forzata. Se un creditore intima il pagamento di una somma superiore a quella effettivamente dovuta, l'opposizione a precetto non comporta la nullità totale dell'atto, ma solo una sua riduzione. L'intimazione rimane valida per l'importo corretto. Il caso analizzato nasce da un lungo contenzioso relativo a un appalto di opere pubbliche, dove il creditore aveva richiesto somme per interessi moratori non riconosciuti da una precedente sentenza passata in giudicato.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso riguardante un contratto d'opera professionale. Il ricorrente, un avvocato, aveva impugnato una decisione della Corte d'Appello. Tuttavia, prima della decisione finale, ha presentato un atto di rinuncia al ricorso. Le controparti hanno accettato la rinuncia, concordando anche sulla compensazione delle spese legali. Di conseguenza, la Suprema Corte ha formalizzato la fine del processo, senza pronunciarsi nel merito e senza disporre sul pagamento delle spese.
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Clausola risolutiva espressa e buona fede: il caso
Una società immobiliare ha citato in giudizio una promissaria acquirente per la risoluzione di un contratto preliminare, invocando una clausola risolutiva espressa per la mancata stipula del rogito. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che, anche in presenza di una clausola risolutiva espressa, il giudice deve valutare il comportamento delle parti secondo il principio di buona fede. La risoluzione non è automatica se la condotta della parte inadempiente, nel contesto generale del rapporto, appare conforme a tale principio.
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Accettazione tacita opera: la Cassazione decide
Un condominio si opponeva al pagamento di lavori di ristrutturazione lamentando vizi. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la presa in consegna dell'immobile senza formale collaudo, unita a ritardi nei pagamenti da parte del committente, configura una accettazione tacita opera. Tale accettazione rende legittima la richiesta di pagamento dell'appaltatore, nonostante la mancata verifica formale.
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Riconoscimento vizi appalto: la Cassazione decide
In un caso di lavori di ristrutturazione, un committente si opponeva al pagamento del saldo, lamentando vizi e ritardi. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, chiarendo che il ritiro delle chiavi da parte dell'impresa non costituisce automaticamente un riconoscimento dei vizi dell'appalto. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove è di competenza del giudice di merito e non può essere rivista in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
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Caparra confirmatoria: recesso e rinuncia al ricorso
Un caso di preliminare di vendita d'azienda finito in Cassazione. La controversia riguardava il recesso del venditore e il suo diritto a trattenere la caparra confirmatoria per mancato pagamento di una rata. Tuttavia, la Corte Suprema ha dichiarato l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte di entrambe le parti, senza decidere nel merito.
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Conflitto di interessi: annullamento contratto immobiliare
La Corte di Cassazione conferma l'annullamento di un contratto di cessione immobiliare per conflitto di interessi. La vicenda riguarda una cooperativa che ha trasferito un immobile a un'altra società sulla base di una delibera votata da amministratori che erano anche soci della beneficiaria. La Corte chiarisce che si applica l'art. 1394 c.c. (rappresentanza) e non l'art. 2391 c.c. (societario) poiché la delibera era stata annullata in autotutela dal commissario liquidatore, privando il contratto della sua base autorizzativa.
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Consegna Aliud Pro Alio: la Cassazione chiarisce
Un'azienda edile ha contestato una fornitura di pedane in legno, ritenendole inadatte all'uso pattuito e invocando la cosiddetta consegna aliud pro alio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: se il bene consegnato appartiene allo stesso genere di quello ordinato, anche se di qualità inferiore o con caratteristiche diverse, si tratta di un vizio e non di una consegna di 'qualcosa per qualcos'altro'. L'ordinanza chiarisce che per la risoluzione generale del contratto è necessaria una diversità radicale del bene, non solo qualitativa. La Corte ha inoltre confermato che le fatture accompagnatorie, se firmate dal destinatario, costituiscono piena prova del contratto.
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Responsabilità del preponente: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione esamina un caso di responsabilità del preponente. Un'impresa nautica è stata ritenuta responsabile per l'affondamento di un'imbarcazione, causato da un incendio durante il trasferimento ad opera di marinai da essa incaricati. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'impresa, confermando che chi si avvale dell'opera di terzi, anche non dipendenti, ne assume il rischio e risponde dei danni causati, in base al principio di 'occasionalità necessaria'.
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Canone a scaletta: valido nelle locazioni commerciali?
La Corte di Cassazione ha confermato la piena legittimità della clausola di "canone a scaletta" nei contratti di locazione ad uso diverso dall'abitazione. Tale pattuizione, che prevede un importo del canone crescente nel tempo secondo scadenze predeterminate, è valida a meno che la parte che ne contesta la nullità non dimostri che essa avesse il solo scopo di eludere i limiti di aggiornamento ISTAT previsti dalla legge. Nel caso di specie, il ricorso della società conduttrice è stato rigettato.
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Composizione collegiale: Cassazione annulla decreto
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza della Corte d'Appello che liquidava il compenso a degli amministratori giudiziari. La decisione è stata annullata perché emessa da un giudice singolo (composizione monocratica) anziché da un collegio di tre giudici, come richiesto dalla legge per questa materia. La Suprema Corte ha stabilito che la violazione delle norme sulla composizione collegiale del giudice comporta la nullità assoluta del provvedimento. Inoltre, ha ritenuto scusabile l'errore procedurale dei ricorrenti, che avevano inizialmente seguito il rito penale basandosi su precedenti decisioni.
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Recesso contratto preliminare: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione conferma la legittimità del recesso dal contratto preliminare da parte del promissario acquirente a causa di un grave vizio dell'immobile. Un tasso di umidità superiore ai limiti di legge, che rende la proprietà inidonea all'uso abitativo, costituisce un inadempimento grave del venditore, giustificando la risoluzione del contratto e la restituzione del doppio della caparra versata. La sentenza chiarisce che la gravità dell'inadempimento va valutata in relazione all'interesse della parte non inadempiente.
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Diritto al contraddittorio: Cassazione annulla sanzione
Un odontoiatra, sanzionato dal proprio Ordine professionale con la sospensione, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha annullato la decisione, accogliendo il motivo relativo alla violazione del diritto al contraddittorio. Un parere era stato acquisito e utilizzato contro il professionista dopo la chiusura della fase dibattimentale, impedendogli di difendersi. La Corte ha ritenuto la motivazione della commissione disciplinare 'insanabilmente contraddittoria', rinviando il caso per un nuovo giudizio.
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