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Diritto Civile

Contratto consulenza finanziaria: quando è valido?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15800/2024, ha stabilito che un contratto di consulenza finanziaria atipico non necessita di forma scritta per essere valido. Il caso riguardava una società che contestava il pagamento di un compenso a una società di consulenza, negando l'esistenza di un accordo formale. La Corte ha confermato che l'esistenza del contratto e il diritto al compenso possono essere provati attraverso altri elementi, come la prova testimoniale e clausole inserite in contratti collegati, distinguendo nettamente tale attività dalla mediazione creditizia, che invece richiede requisiti formali specifici.
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Appello e rationes decidendi: il caso di un medico
Una dottoressa specializzanda ha citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri per ottenere un adeguamento della borsa di studio percepita tra il 1999 e il 2002. La sua richiesta è stata respinta in primo grado per due motivi autonomi (rationes decidendi): prescrizione del diritto e difetto di legittimazione passiva dello Stato, essendo l'Università il debitore corretto. La dottoressa ha appellato la decisione contestando solo il motivo della prescrizione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, rigettando il ricorso perché la mancata impugnazione di una delle rationes decidendi ha reso quel punto definitivo (giudicato), precludendo l'esame del gravame.
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Mandato avvocato e compenso: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15792/2024, ha esaminato il caso di un legale che aveva trattenuto parte di una somma ricevuta da una cliente per un acquisto immobiliare a titolo di compenso professionale. La Corte ha stabilito che l'attività svolta rientrava in un regolare mandato avvocato e non in una mediazione immobiliare, vietata ai legali. Di conseguenza, ha ritenuto legittima l'operazione di 'compensazione impropria' tra il debito del legale (restituzione della somma) e il suo credito (onorari), poiché entrambi derivanti dal medesimo rapporto. L'ordinanza rigetta sia il ricorso della cliente sia quello incidentale del legale sulla ripartizione delle spese.
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Giurisdizione su polizza accessoria: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rimesso alle Sezioni Unite la decisione sulla giurisdizione su polizza accessoria. Il caso riguarda la richiesta di risarcimento danni da parte di terzi, danneggiati da un incendio in Germania, a seguito di un contratto assicurativo collegato a un mutuo stipulato da contraenti italiani. Mentre la giurisdizione italiana è stata riconosciuta per gli assicurati principali, è stata negata per i terzi. La Suprema Corte dovrà ora chiarire se il foro del contraente si estenda anche ai terzi danneggiati.
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Responsabilità Motorizzazione: esclusa per colpa agenzia
Un'automobilista ha citato in giudizio la Motorizzazione Civile per i danni subiti a causa della mancata immatricolazione del suo veicolo da parte di un'agenzia di pratiche auto. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità della Motorizzazione, affermando che, pur avendo un dovere generale di vigilanza, non aveva violato alcuna norma specifica. In particolare, non esiste un obbligo di legge di comunicare direttamente al cittadino l'esito negativo della pratica e le sanzioni verso l'agenzia rientrano nella discrezionalità amministrativa, non sindacabile dal giudice ordinario.
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Cronaca giudiziaria: verità e limiti del giornalismo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un gruppo della ristorazione per diffamazione contro un settimanale. L'ordinanza chiarisce i confini della cronaca giudiziaria, distinguendola dal giornalismo d'inchiesta. Si afferma che è legittimo riportare fatti tratti da un'indagine penale, anche se riguardano soggetti non indagati, purché sia rispettata la verità dei fatti e l'articolo distingua chiaramente tra fatti oggettivi e analisi del giornalista.
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Prescrizione specializzandi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si pronuncia su un vasto contenzioso relativo al risarcimento danni per medici specializzandi a causa della tardiva attuazione di direttive UE. Con l'ordinanza n. 15748/2024, la Corte conferma che il termine di prescrizione decennale decorre dal 27 ottobre 1999. Tuttavia, stabilisce un principio cruciale: l'eccezione di prescrizione sollevata contro gli attori originari non si estende automaticamente agli interventori volontari se non viene specificamente riproposta. La Corte accoglie anche il ricorso di una specializzanda che aveva interrotto la prescrizione con un atto di costituzione in mora. La sentenza viene quindi cassata con rinvio per i ricorsi accolti.
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Responsabilità professionale commercialista: la prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15743/2024, ha rigettato il ricorso di un cliente contro il proprio commercialista per una mancata impugnazione di un avviso di accertamento. Il caso chiarisce che, per ottenere il risarcimento, il cliente deve provare che l'azione omessa avrebbe avuto ragionevoli probabilità di successo. La Corte ha stabilito che la difesa del professionista, che contesta tale probabilità, è legittima e non costituisce abuso del processo, anche se in un altro giudizio aveva sostenuto tesi favorevoli al cliente. Questa pronuncia ribadisce la centralità della valutazione prognostica nella responsabilità professionale commercialista.
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Obbligo contributivo: iscrizione all’albo sufficiente
Un professionista iscritto all'albo, ma anche lavoratore dipendente, ha contestato l'obbligo contributivo verso la propria cassa professionale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: la semplice iscrizione all'albo è condizione sufficiente a generare l'obbligo di versare i contributi. La Corte ha specificato che un presunto errore del giudice nel citare un regolamento interno della cassa non era decisivo per cambiare l'esito della causa, poiché il principio giuridico di fondo resta valido.
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Annullamento polizze vita: onere della prova
Un risparmiatore, indotto con dolo a sostituire due polizze vita in scadenza con altre meno vantaggiose, si è visto trattenere una somma di oltre 22.000 euro. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15728/2024, ha stabilito che in caso di annullamento delle polizze vita per dolo, spetta alla compagnia di assicurazioni, e non al cliente, l'onere della prova sulla legittimità delle somme trattenute, ribaltando la decisione della Corte d'Appello.
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Improcedibilità ricorso: mancato deposito notifica
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da un avvocato in una causa per compensi professionali. La decisione si fonda su un vizio procedurale: il mancato deposito della relazione di notificazione del provvedimento impugnato entro i termini di legge. Questo errore formale ha impedito alla Corte di esaminare il merito della questione, confermando come la stretta aderenza alle regole procedurali sia un requisito fondamentale per l'ammissibilità del ricorso in Cassazione.
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Foro del consumatore: spese legali e incompetenza
La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice che dichiara la propria incompetenza territoriale, in particolare per la violazione del foro del consumatore, deve sempre pronunciarsi sulle spese legali del procedimento svoltosi dinanzi a sé. In un caso tra un avvocato e la sua cliente, la Corte ha cassato la sentenza d'appello che negava tale obbligo, affermando che la parte che ha agito nel foro sbagliato deve essere condannata al pagamento delle spese, a prescindere dall'adesione della controparte all'eccezione di incompetenza.
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Responsabilità direttore lavori: l’esame dei pagamenti
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il tema della responsabilità direttore lavori. Il caso riguarda una richiesta di risarcimento per il ritardo nell'avvio di un'attività commerciale e per pagamenti eccessivi a un'impresa, autorizzati dal professionista. La Corte ha rigettato la domanda per il ritardo, per mancata prova del nesso causale, ma ha accolto quella sui pagamenti. Ha stabilito che il giudice di merito deve esaminare attentamente se i certificati di pagamento emessi dal direttore dei lavori tenessero conto degli acconti già versati, configurando altrimenti una sua chiara responsabilità professionale.
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Giurisdizione manleva P.A.: decide il giudice amministrativo
Una società appaltatrice ha citato in giudizio un Comune per danni derivanti da ritardi nei lavori. Il Comune ha a sua volta chiamato in causa Regione e Ministero, ritenendoli responsabili a causa dei loro provvedimenti. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha stabilito che la competenza a decidere sulla richiesta di indennizzo (manleva) del Comune rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, poiché il cuore della controversia riguarda la legittimità di atti espressione di potere pubblico. La questione, quindi, verte sulla giurisdizione manleva pubblica amministrazione e non su una semplice causa di forza maggiore.
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Giurisdizione accordo di programma: la Cassazione
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che le controversie relative alla formazione, conclusione ed esecuzione degli accordi di programma tra enti pubblici rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Il caso riguardava una domanda di manleva presentata da una società di gestione idrica contro due Regioni, a seguito di una condanna al pagamento di somme per una fornitura idrica. La società sosteneva che la responsabilità fosse delle Regioni per non aver attuato le previsioni tariffarie di un accordo di programma. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso e affermando che la questione, inerendo all'esecuzione di un patto tra pubbliche amministrazioni, esula dalla competenza del giudice ordinario.
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Errore revocatorio: quando è inammissibile il ricorso?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15665/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione. Il caso riguardava una fornitura di automezzi a un ente pubblico. La Corte ha chiarito che l'errore revocatorio è configurabile solo per un'errata percezione dei fatti documentati in atti, e non per contestare l'interpretazione giuridica o la valutazione delle prove fatte dal giudice nella precedente decisione, respingendo così il tentativo di ottenere un nuovo esame del merito.
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Buoni postali cointestati: rimborso senza eredi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15655/2024, ha stabilito un principio fondamentale per i buoni postali cointestati con clausola di 'pari facoltà di rimborso'. In caso di decesso di uno degli intestatari, il superstite ha il diritto di ottenere il rimborso dell'intera somma senza la necessità di ottenere la quietanza degli eredi del defunto. La Corte ha distinto nettamente la disciplina dei buoni da quella dei libretti di risparmio, affermando che la natura 'a vista' del rimborso dei buoni prevale, tutelando gli eredi attraverso l'azione di rivalsa successiva nei confronti del cointestatario che ha incassato.
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Migliorie su immobile altrui: diritti e indennità
In una complessa controversia immobiliare tra due sorelle, la Corte di Cassazione ha chiarito importanti principi sull'indennità per migliorie. La Corte ha stabilito che chi esegue lavori su un bene altrui, prima di diventarne comproprietario, va considerato come un terzo e ha diritto a un'indennità secondo l'art. 936 c.c. e non secondo le norme sulla comunione. La sentenza ha anche corretto il metodo di calcolo per il risarcimento del danno derivante dall'uso esclusivo di un bene comune, specificando che deve basarsi sul pregiudizio effettivo subito dall'altro comproprietario.
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Valutazione delle prove: ricorso inammissibile
Un assicurato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo che i giudici di merito avevano liquidato un indennizzo, per il furto di un motociclo, di importo inferiore a quello richiesto. Il cuore della controversia era la valutazione delle prove relative al valore effettivo del veicolo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o le prove, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge. Il ricorso, infatti, mirava a una nuova valutazione del merito, non consentita in sede di legittimità.
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Responsabilità precontrattuale e danno risarcibile
Un'imprenditrice agricola ha citato in giudizio un istituto di credito per l'interruzione ingiustificata delle trattative relative a un finanziamento agevolato. La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della domanda, chiarendo che in caso di responsabilità precontrattuale il danno risarcibile è limitato al cosiddetto 'interesse negativo' (spese sostenute e perdita di altre occasioni), e non si estende al beneficio che si sarebbe ottenuto dal contratto non concluso ('interesse positivo'). La domanda dell'imprenditrice è stata respinta perché mirava a ottenere il risarcimento del mancato guadagno, una voce di danno non coperta da questa forma di responsabilità.
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