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Diritto Bancario

Onere della prova contratto bancario: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30391/2024, chiarisce l'onere della prova nel contratto bancario. Se il cliente non contesta in modo chiaro e inequivocabile la totale assenza di un contratto scritto, spetta a lui dimostrare l'illegittimità delle singole clausole applicate dalla banca. L'ambiguità nelle richieste del correntista ha portato al rigetto del ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Procura speciale mediazione: quando è valida?
Un ex socio di una banca cooperativa ha richiesto il pagamento del sovrapprezzo delle azioni. La banca si è opposta e il caso è finito in mediazione obbligatoria. Il Tribunale ha ritenuto valida la partecipazione tramite avvocati muniti di procura speciale mediazione. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso dell'ex socio inammissibile, confermando che l'interpretazione del contenuto della procura, volta a verificarne la natura sostanziale, è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato.
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Fideiussione omnibus: la Cassazione e la nullità
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un garante in una fideiussione omnibus. La Corte ha escluso la qualifica di consumatore, ha respinto l'eccezione ex art. 1956 c.c. per la provata conoscenza delle difficoltà del debitore e ha dichiarato inammissibile la tardiva eccezione di nullità antitrust per mancata prova.
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Onere della prova: ricorso inammissibile per il cliente
Un correntista ha chiesto la restituzione di somme indebitamente pagate alla banca. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova grava sul cliente, il quale deve produrre tutti gli estratti conto del rapporto per dimostrare il suo diritto. La redazione del ricorso tramite "copia e incolla" di atti e documenti è stata inoltre censurata.
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Onere della prova credito bancario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni fideiussori contro una banca. I ricorrenti contestavano l'adeguatezza della documentazione prodotta dall'istituto di credito per dimostrare il proprio credito. La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un vizio procedurale: il ricorso è stato ritenuto carente del requisito di autosufficienza, in quanto non specificava adeguatamente le censure e non riportava i documenti contestati. La decisione sottolinea come, al di là del merito della questione sull'onere della prova del credito bancario, sia fondamentale rispettare rigorosi requisiti formali nella redazione degli atti processuali.
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Onere mediazione opposizione: inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un debitore contro la decisione che aveva confermato un decreto ingiuntivo. L'inammissibilità deriva dal fatto che il ricorrente ha sollevato per la prima volta in Cassazione la questione relativa all'onere della mediazione nell'opposizione, un argomento mai discusso nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ribadito che non è possibile introdurre 'questioni nuove' in sede di legittimità.
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Istanze istruttorie: come reiterarle per non perderle
La Cassazione chiarisce che le istanze istruttorie, come la richiesta di esibizione di documenti, devono essere specificamente reiterate in sede di precisazione delle conclusioni. In caso contrario, si presumono abbandonate. Il ricorso di una società contro un istituto di credito è stato dichiarato inammissibile proprio per non aver seguito questa regola procedurale fondamentale.
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Domanda di accertamento: non include condanna implicita
Un correntista si oppone a un decreto ingiuntivo bancario, chiedendo il ricalcolo del saldo. Il Tribunale, riscontrando un credito a suo favore, condanna la banca al pagamento. La Corte d'Appello annulla la condanna per vizio di `ultra petita`, poiché non era stata formulata una specifica domanda di pagamento. La Cassazione conferma questa decisione, stabilendo che la domanda di accertamento non contiene implicitamente una richiesta di condanna, e dichiara il ricorso inammissibile.
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Giudicato endofallimentare: limiti all’azione revocatoria
La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudicato endofallimentare, derivante dall'ammissione di un credito con privilegio ipotecario al passivo di un fallimento, non preclude automaticamente al curatore l'esercizio dell'azione revocatoria. L'ordinanza chiarisce che l'ammissione del credito residuo non sana la potenziale revocabilità dei pagamenti pregressi o dell'intera operazione, specialmente se questa costituisce un mezzo anomalo di pagamento, come nel caso di un mutuo fondiario utilizzato per estinguere debiti chirografari preesistenti (c.d. eterovestizione fondiaria). La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva respinto le domande del fallimento basandosi su un'errata applicazione del principio della "ragione più liquida".
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Commissione massimo scoperto: quando è nulla la clausola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30298/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto bancario, confermando la nullità della clausola sulla commissione di massimo scoperto. La Corte ha ribadito che la semplice indicazione di una percentuale, senza specificare le modalità e la base di calcolo, rende la clausola nulla per indeterminatezza dell'oggetto, impedendo al correntista di comprendere l'effettivo onere economico.
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Contratto nullo: obbligo di restituzione del capitale
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di contratto nullo per firma falsa, chi ha ricevuto un finanziamento è comunque tenuto a restituire il capitale. Questa obbligazione sorge automaticamente dalla nullità del titolo e non richiede una specifica domanda di ingiustificato arricchimento da parte della finanziaria. Il ricorso dei clienti, che chiedevano la restituzione delle rate già pagate, è stato respinto proprio perché avevano ricevuto la somma capitale senza un valido titolo contrattuale.
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Pagamento indebito: la Cassazione sul credito non ceduto
La Corte di Cassazione ha stabilito che una banca deve restituire alla curatela fallimentare la parte di un versamento ricevuta per una fattura che non le era mai stata ceduta. Anche se il debitore ha commesso un errore, si configura un pagamento indebito (oggettivo dal lato di chi riceve) che impone la restituzione. La Corte ha ritenuto irrilevante sia una successiva comunicazione del debitore per correggere l'imputazione, sia la tesi della banca di un mero "errore materiale", accogliendo il ricorso del Fallimento.
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Usura sopravvenuta: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30253/2024, ha affrontato il tema dell'usura sopravvenuta in un contratto di apertura di credito. Ha stabilito che se un tasso d'interesse, legittimo al momento della stipula, supera la soglia di usura in un momento successivo, la clausola contrattuale non diventa né nulla né inefficace. La Corte ha respinto il ricorso dei debitori, confermando che la pretesa della banca di riscuotere gli interessi al tasso originariamente pattuito non viola il principio di buona fede.
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Prova cessione credito: non basta la Gazzetta Ufficiale
Un'ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della prova cessione credito, stabilendo principi chiave. Un garante aveva chiesto la revocazione di una precedente decisione della Suprema Corte, sostenendo che il creditore originario non fosse più titolare del diritto al momento dell'azione legale. La Corte ha dichiarato inammissibile sia l'intervento di un nuovo presunto creditore, per non aver fornito adeguata prova della catena di cessioni, sia il ricorso per revocazione del garante. La decisione chiarisce che la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a dimostrare la cessione se questa è contestata, e distingue nettamente l'errore di fatto (valido per la revocazione) dall'errore di giudizio.
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Clausola di sopravvivenza: Garanzia valida e mutuo nullo
Un garante ha contestato la sua obbligazione dopo l'annullamento del contratto di mutuo principale. I tribunali hanno confermato il suo dovere di garantire la restituzione delle somme erogate, grazie a una specifica clausola di sopravvivenza. Questa clausola ha creato un'obbligazione distinta e autonoma rispetto a quella del mutuo. La Corte di Cassazione ha infine dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione del garante, confermando le decisioni precedenti.
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Mandato irrevocabile all’incasso: revocatoria sicura
La Corte di Cassazione conferma che il pagamento ottenuto da una banca tramite un mandato irrevocabile all'incasso, conferito da una società poi fallita, è soggetto a revocatoria. Tale strumento, utilizzato per estinguere un debito preesistente, costituisce un mezzo di pagamento anormale che lede la parità di trattamento dei creditori, anche se coevo alla concessione di un finanziamento. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della banca, ribadendo che l'atto revocabile è la materiale riscossione della somma nel periodo sospetto, non il conferimento del mandato in sé.
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Estinzione anticipata mutuo: quando non è revocabile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare volto a revocare l'estinzione anticipata di un mutuo fondiario. La Suprema Corte chiarisce che il pagamento, effettuato in virtù di una facoltà contrattuale, trasforma il debito in scaduto, rendendolo non assoggettabile all'azione revocatoria ai sensi dell'art. 2901 c.c., a prescindere dal potenziale pregiudizio per gli altri creditori.
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Responsabilità della banca per illeciti del dipendente
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un istituto di credito a risarcire un cliente per oltre un milione di euro, a causa di operazioni fraudolente compiute da un proprio dipendente. L'ordinanza ribadisce la piena responsabilità della banca quando l'illecito del dipendente è reso possibile dalle mansioni a lui affidate (nesso di occasionalità necessaria). La Corte ha inoltre chiarito che la pendenza di un giudizio su una querela di falso non obbliga alla sospensione del processo principale, essendo una facoltà del giudice.
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Responsabilità amministratori non esecutivi: la Cassazione
Un ex amministratore di un istituto di credito contesta una pesante sanzione irrogata dall'Autorità di Vigilanza per carenze gestionali. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, consolidando il principio della responsabilità amministratori non esecutivi. Secondo la Corte, anche in assenza di deleghe specifiche, questi soggetti hanno un dovere attivo di informazione e monitoraggio sulla gestione aziendale. L'ordinanza sottolinea che spetta all'amministratore dimostrare di aver agito con diligenza, e non all'autorità provare la sua colpa.
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Inammissibilità del ricorso: requisiti di forma
La Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di una società contro una banca in una disputa su conto corrente. La ragione principale è la mancata riproduzione nel ricorso degli atti essenziali a sostegno delle proprie tesi, violando i requisiti di specificità. La decisione sottolinea l'importanza di formulare correttamente gli atti processuali per evitare l'inammissibilità del ricorso.
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