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Diritto Bancario

Mandato irrevocabile all’incasso: revocatoria sicura
La Corte di Cassazione conferma che il pagamento ottenuto da una banca tramite un mandato irrevocabile all'incasso, conferito da una società poi fallita, è soggetto a revocatoria. Tale strumento, utilizzato per estinguere un debito preesistente, costituisce un mezzo di pagamento anormale che lede la parità di trattamento dei creditori, anche se coevo alla concessione di un finanziamento. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della banca, ribadendo che l'atto revocabile è la materiale riscossione della somma nel periodo sospetto, non il conferimento del mandato in sé.
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Estinzione anticipata mutuo: quando non è revocabile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare volto a revocare l'estinzione anticipata di un mutuo fondiario. La Suprema Corte chiarisce che il pagamento, effettuato in virtù di una facoltà contrattuale, trasforma il debito in scaduto, rendendolo non assoggettabile all'azione revocatoria ai sensi dell'art. 2901 c.c., a prescindere dal potenziale pregiudizio per gli altri creditori.
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Responsabilità della banca per illeciti del dipendente
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un istituto di credito a risarcire un cliente per oltre un milione di euro, a causa di operazioni fraudolente compiute da un proprio dipendente. L'ordinanza ribadisce la piena responsabilità della banca quando l'illecito del dipendente è reso possibile dalle mansioni a lui affidate (nesso di occasionalità necessaria). La Corte ha inoltre chiarito che la pendenza di un giudizio su una querela di falso non obbliga alla sospensione del processo principale, essendo una facoltà del giudice.
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Responsabilità amministratori non esecutivi: la Cassazione
Un ex amministratore di un istituto di credito contesta una pesante sanzione irrogata dall'Autorità di Vigilanza per carenze gestionali. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, consolidando il principio della responsabilità amministratori non esecutivi. Secondo la Corte, anche in assenza di deleghe specifiche, questi soggetti hanno un dovere attivo di informazione e monitoraggio sulla gestione aziendale. L'ordinanza sottolinea che spetta all'amministratore dimostrare di aver agito con diligenza, e non all'autorità provare la sua colpa.
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Inammissibilità del ricorso: requisiti di forma
La Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di una società contro una banca in una disputa su conto corrente. La ragione principale è la mancata riproduzione nel ricorso degli atti essenziali a sostegno delle proprie tesi, violando i requisiti di specificità. La decisione sottolinea l'importanza di formulare correttamente gli atti processuali per evitare l'inammissibilità del ricorso.
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Apertura di credito: onere della prova e prescrizione
Un'azienda ha citato in giudizio un istituto di credito per l'applicazione di interessi illegittimi su un conto corrente, sostenendo l'esistenza di un'apertura di credito non formalizzata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova sull'esistenza dell'affidamento grava sul correntista. Poiché tale prova non è stata fornita, la richiesta di far decorrere la prescrizione per la restituzione delle somme dalla chiusura del conto è stata respinta.
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Decreti anti-usura: valore normativo e jura novit curia
Una società ha citato in giudizio un istituto bancario per l'applicazione di interessi usurari su alcuni contratti di mutuo. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda, sostenendo che la società non avesse prodotto in giudizio i decreti ministeriali che stabiliscono i tassi soglia, ritenendoli atti amministrativi. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato tale decisione, affermando che i decreti anti-usura hanno natura normativa. Di conseguenza, il giudice è tenuto a conoscerli e applicarli d'ufficio in virtù del principio 'jura novit curia', senza che la parte debba provarne l'esistenza.
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Penale leasing: la clausola è valida se c’è scomputo
Una società utilizzatrice di un bene in leasing si opponeva alla clausola penale applicata dopo la risoluzione del contratto per inadempimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la penale leasing è legittima se prevede la deduzione, dalle somme dovute dall'utilizzatore, dell'importo ricavato dalla vendita o riallocazione del bene. Questo meccanismo di scomputo garantisce che la penale abbia una finalità risarcitoria e non sia manifestamente eccessiva, allineandosi ai principi di equità contrattuale.
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Ricorso inammissibile: le questioni nuove in Cassazione
Una società immobiliare e i suoi garanti hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro una società di leasing. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i ricorrenti hanno sollevato argomenti legali nuovi, in particolare relativi a presunte violazioni antitrust nei contratti di garanzia, che non erano stati presentati e discussi nei gradi di giudizio inferiori. La decisione ribadisce il principio fondamentale secondo cui non è possibile introdurre nuove questioni per la prima volta nel giudizio di legittimità.
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Responsabilità banca: Cassazione su recesso dal fido
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società edile contro un istituto bancario, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il caso verteva sulla presunta responsabilità della banca per aver indotto la società a denunciare lo smarrimento di alcuni titoli e aver poi revocato gli affidamenti. La Cassazione ha dichiarato i motivi del ricorso inammissibili per ragioni procedurali, tra cui la mancata autosufficienza e la genericità delle censure, senza entrare nel merito della questione sulla responsabilità della banca.
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Decreti usura: il giudice deve conoscerli (Cass. 21421/24)
In una causa relativa a un mutuo con interessi usurari, la Corte di Cassazione ha stabilito che i decreti ministeriali che fissano le soglie dell'usura hanno natura normativa. Di conseguenza, in base al principio 'jura novit curia', spetta al giudice conoscerli e applicarli d'ufficio, senza che sia onere della parte che agisce in giudizio produrli come prova. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva respinto la domanda proprio per la mancata produzione di tali decreti usura, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Extrapetizione: condanna senza domanda specifica
Una banca ha citato in giudizio una società e i suoi fideiussori per uno scoperto di conto corrente. La Corte d'Appello ha dichiarato nullo il contratto ma ha comunque condannato i fideiussori a pagare una somma ridotta. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione per extrapetizione, stabilendo che il giudice non può concedere una somma a titolo di restituzione se la banca aveva chiesto solo l'adempimento di un contratto poi dichiarato nullo. Era necessaria una specifica domanda di restituzione.
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Responsabilità del committente: il caso della banca
Una banca è stata ritenuta responsabile per una frode milionaria perpetrata da una sua dipendente con la complicità di un consigliere di una fondazione cliente. La Cassazione ha rigettato il ricorso della banca, escludendo il concorso di colpa della fondazione e confermando la piena responsabilità del committente per l'illecito del preposto.
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Responsabilità banca: quando il ricorso è inammissibile
L'ordinanza analizza il caso di due risparmiatori che hanno citato in giudizio un istituto di credito per i danni subiti a causa delle condotte di un promotore finanziario non dipendente. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei risparmiatori, chiarendo che non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione per sollecitare una nuova valutazione delle prove già esaminate nei gradi di merito. Il Collegio ha sottolineato la netta distinzione tra un 'vizio di motivazione' (una critica alla ricostruzione dei fatti) e una 'violazione di legge', ribadendo che la valutazione delle prove spetta esclusivamente al giudice di merito. La decisione verte quindi sui limiti del sindacato di legittimità in tema di responsabilità banca.
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Divieto di anatocismo: la Cassazione chiarisce
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto di anatocismo, introdotto con la legge di stabilità del 2013, è immediatamente applicabile dal 1° gennaio 2014, senza la necessità di attendere una delibera attuativa del CICR. Il caso nasce dall'azione di un'associazione di consumatori contro diversi istituti di credito per l'illegittima capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi. La Suprema Corte, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha affermato che la nuova norma ha sostituito la precedente, rendendo inapplicabile la vecchia disciplina che permetteva l'anatocismo a determinate condizioni e ripristinando il divieto generale previsto dal codice civile.
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Azione revocatoria: valida contro gli eredi acquirenti
Un istituto di credito ha agito con un'azione revocatoria contro gli eredi di un debitore, i quali, prima della sua morte, avevano acquistato il suo intero patrimonio immobiliare. Nonostante gli eredi avessero rinunciato all'eredità, la Cassazione ha confermato la validità dell'azione, stabilendo che la vendita aveva leso la garanzia patrimoniale generica del creditore. La Corte ha chiarito che anche i creditori con garanzie speciali possono esperire tale azione e che la natura personale del debito originario non è un ostacolo.
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Leasing traslativo: la penale e l’art. 1526 c.c.
Una società di leasing termina tre contratti di leasing traslativo per inadempimento. Dopo il fallimento dell'utilizzatore, chiede l'ammissione al passivo basandosi su una clausola penale. La Corte di Cassazione chiarisce che per i contratti risolti prima della Legge 124/2017, si applica l'art. 1526 c.c. Tuttavia, il tribunale ha errato a ignorare la clausola penale. La decisione viene cassata con rinvio per valutare se la penale sia eccessiva e vada ridotta.
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Impugnazione incidentale: quando è ammissibile?
La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per l'impugnazione incidentale tardiva. In un caso di assegni falsi, la Corte ha stabilito che l'interesse a proporre l'impugnazione sorge ogni volta che l'appello principale mette in discussione l'assetto di interessi definito dalla sentenza di primo grado, anche se l'appello principale non viene accolto integralmente. La Corte ha quindi respinto il ricorso di una banca che contestava la condanna in solido con un altro istituto, confermando la validità della procedura seguita.
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Responsabilità amministratori: dovere di agire informati
La Corte di Cassazione conferma la sanzione a un amministratore di un intermediario finanziario per carenze nei controlli interni. L'ordinanza ribadisce l'ampia responsabilità degli amministratori, anche non esecutivi, sottolineando il loro dovere di agire informati. Essi devono monitorare attivamente la gestione dei rischi, senza potersi limitare a recepire passivamente le informazioni fornite dagli organi esecutivi. La decisione chiarisce che la presunzione di colpa grava sull'amministratore, che deve provare di aver agito diligentemente per prevenire i danni.
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Sanzioni antiriciclaggio: annullamento per errore
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di una Corte d'Appello che aveva condannato un ex responsabile di filiale al pagamento di ingenti sanzioni antiriciclaggio. La decisione è stata motivata da un palese errore di calcolo commesso dalla corte territoriale, la quale aveva quantificato la sanzione basandosi su un importo delle operazioni sospette doppio rispetto a quello effettivamente contestato, alterando così la valutazione sulla gravità della violazione.
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