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Diritto Bancario

Scientia decoctionis: prova e onere nella revocatoria
Un'ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione riesamina il concetto di scientia decoctionis in un caso di azione revocatoria fallimentare. La controversia nasce dall'opposizione di un istituto di credito all'esclusione di un suo credito milionario, derivante da contratti derivati, dal passivo di una grande società alimentare in amministrazione straordinaria. La Corte d'Appello aveva riformato la decisione di primo grado, negando la sussistenza della scientia decoctionis in capo alla banca. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto che la questione della prova per presunzioni della conoscenza dello stato di insolvenza meriti un approfondimento in pubblica udienza, rinviando la decisione finale.
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Azione revocatoria: onere della prova del curatore
Una banca si è vista revocare una garanzia ipotecaria dal curatore fallimentare di una società debitrice. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che nell'azione revocatoria spetta sempre al curatore l'onere di provare l'effettivo pregiudizio per gli altri creditori (eventus damni). Non è sufficiente affermare che la concessione di un'ipoteca per un debito preesistente costituisca di per sé un danno, ma occorre dimostrare l'esistenza di altri creditori anteriori e la concreta diminuzione delle loro possibilità di soddisfarsi.
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Obbligo di segnalazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20848/2024, ha chiarito la portata dell'obbligo di segnalazione antiriciclaggio. Il caso riguardava sanzioni a una banca per omesse segnalazioni di operazioni sospette. La Suprema Corte ha annullato la decisione d'appello, affermando che l'obbligo di segnalazione si fonda su un giudizio oggettivo di anomalia e non richiede la certezza di un reato presupposto. La valutazione soggettiva dell'operatore bancario o l'esito di un procedimento penale non sono decisivi.
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Fideiussione consumatore: competenza territoriale
La Corte di Cassazione ha stabilito che la qualifica di 'consumatore' per un garante (fideiussore) deve essere valutata autonomamente rispetto al contratto principale. Nel caso di una fideiussione per un leasing aziendale, un professionista che agisce per scopi personali e familiari è considerato consumatore, con diritto al foro di competenza della propria residenza. Tale competenza, però, non si estende agli altri co-debitori (l'azienda e il garante-amministratore), per i quali resta valido il foro contrattualmente pattuito.
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Revocatoria fallimentare: mutuo per debito pregresso
Una banca ha concesso un mutuo ipotecario a una società per coprire un debito preesistente non garantito. Dopo il fallimento della società, il Tribunale ha accolto l'eccezione del curatore, sottoponendo la garanzia a revocatoria fallimentare e ammettendo il credito solo in via chirografaria. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso della banca in quanto volto a un riesame del merito e non alla denuncia di un'omissione di un fatto decisivo.
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Azione revocatoria ordinaria: la prova del danno
Un istituto di credito aveva concesso un mutuo fondiario a una società, poi fallita, per estinguere un debito chirografario preesistente. Il tribunale aveva revocato l'ipoteca, ritenendola una garanzia per debito preesistente lesiva della par condicio creditorum. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha cassato la decisione, specificando che per l'azione revocatoria ordinaria non basta dimostrare la trasformazione del credito da chirografario a privilegiato. Il curatore fallimentare ha l'onere di provare il concreto pregiudizio, ovvero che il patrimonio residuo del debitore è diventato insufficiente a soddisfare gli altri creditori a seguito dell'atto. La Corte ha inoltre stabilito che, in caso di nullità della clausola sugli interessi per indeterminatezza, non si azzerano gli interessi ma si applica il tasso sostitutivo previsto dall'art. 117 TUB.
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Responsabilità del preponente: banca paga per il dipendente
Una risparmiatrice ha citato in giudizio un istituto di credito e un suo dipendente per la restituzione di ingenti somme di denaro che aveva affidato a quest'ultimo e che erano state indebitamente sottratte. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di merito, ha affermato la responsabilità del preponente (la banca) per il fatto illecito del proprio dipendente. Ha chiarito che la responsabilità sussiste quando le mansioni lavorative, anche indirettamente, hanno agevolato o reso possibile l'illecito, a prescindere dal fatto che il dipendente abbia agito per fini personali e al di fuori dei suoi compiti specifici.
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Revoca finanziamento: il credito sopravvive chirografo
Una banca concede un nuovo finanziamento garantito da ipoteca a una società, che utilizza i fondi per estinguere precedenti debiti non garantiti verso la stessa banca. In seguito al fallimento della società, l'operazione viene revocata. La Corte di Cassazione chiarisce che, sebbene la garanzia ipotecaria sia inefficace, il credito derivante dal finanziamento effettivamente erogato deve essere ammesso al passivo fallimentare come credito chirografario.
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Clausola penale leasing: la Cassazione fissa i limiti
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità di una clausola penale leasing in caso di risoluzione contrattuale. Pur rigettando la tesi del patto commissorio vietato, la Corte ha accolto il ricorso relativo all'eccessiva onerosità della penale. È stato stabilito che il concedente non può differire indefinitamente la vendita del bene restituito, poiché ciò comporterebbe un'indebita locupletazione. Il giudice deve garantire che il valore di mercato del bene venga detratto a favore dell'utilizzatore per riequilibrare il sinallagma contrattuale.
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Revocatoria fallimentare: quando l’operazione è valida
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di revocatoria fallimentare riguardante un'operazione di finanziamento contestata. La curatela sosteneva che un nuovo finanziamento garantito fosse stato concesso solo per estinguere un precedente debito chirografario verso una banca collegata, danneggiando gli altri creditori. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. La motivazione principale si basa su un principio processuale: il ricorso non ha efficacemente contestato la prima ratio decidendi della sentenza, ovvero la mancata prova di un accordo fraudolento a tre. Poiché questa motivazione era sufficiente a sostenere la decisione, le censure sulle altre motivazioni sono diventate irrilevanti.
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Azione revocatoria fallimentare: onere della prova
Una società di gestione crediti ricorre in Cassazione contro una decisione che negava il privilegio ipotecario su un credito, a seguito di un'azione revocatoria del curatore fallimentare. La Suprema Corte, accogliendo parzialmente il ricorso, stabilisce che nell'azione revocatoria fallimentare l'onere di provare il danno ai creditori (eventus damni) spetta interamente al curatore. Quest'ultimo deve dimostrare la consistenza dei crediti preesistenti e l'impatto negativo dell'atto contestato sul patrimonio del debitore. La sentenza di merito viene cassata per aver erroneamente invertito tale onere probatorio.
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Penale leasing traslativo: Cassazione inammissibile
Una società di leasing ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva ridotto una penale contrattuale in un caso di leasing traslativo risolto. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, confermando la corretta applicazione analogica dell'art. 1526 c.c. per riequilibrare le posizioni delle parti e determinare un'equa indennità, ritenendo la penale leasing traslativo originaria eccessivamente sproporzionata.
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Competenza funzionale e fideiussione: la decisione
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il giudice adito ha competenza funzionale inderogabile. Se l'opponente solleva una domanda riconvenzionale di nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust (di competenza di una sezione specializzata), il giudice deve separare le cause: trattiene la causa di opposizione e rimette solo la domanda sulla nullità al tribunale specializzato. La sentenza chiarisce l'applicazione del principio di competenza funzionale in questi casi.
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Costi assicurativi usura: inclusi nel calcolo del TEG
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20699/2024, ha stabilito che i costi assicurativi legati a un finanziamento, come la cessione del quinto, devono essere sempre inclusi nel calcolo del Tasso Effettivo Globale (TEG) per la verifica del superamento della soglia di usura. La Corte ha chiarito che le istruzioni della Banca d'Italia, essendo fonte normativa secondaria, non possono derogare al principio onnicomprensivo dettato dall'art. 644 del codice penale. Pertanto, se un costo è collegato all'erogazione del credito, deve essere conteggiato, e le eventuali disposizioni amministrative contrarie vanno disapplicate dal giudice.
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Nullità fideiussione ABI: no se è garanzia autonoma
Una società agricola e il suo garante ricorrono in Cassazione contro una banca, lamentando la nullità di un finanziamento per mancata indicazione dell'ISC e la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile. Ribadisce che l'omissione dell'ISC non causa nullità e chiarisce che la nullità della fideiussione basata sul modello ABI non si estende al contratto autonomo di garanzia, che ha una natura giuridica diversa.
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Azione revocatoria fallimentare: la prova richiesta
In un caso di opposizione allo stato passivo, la Corte di Cassazione ha analizzato i presupposti dell'azione revocatoria fallimentare. La Corte ha stabilito che, per revocare una garanzia, il curatore deve provare la specifica conoscenza del pregiudizio arrecato ai creditori (scientia damni) da parte della banca, non essendo sufficiente la mera conoscenza dello stato di insolvenza del debitore. Viene così cassata con rinvio la decisione di merito che aveva confuso i due concetti, accogliendo il ricorso della banca su questo punto cruciale.
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Clausola penale leasing: il potere del giudice
Una società di leasing ha agito contro il garante per il pagamento di somme dovute a seguito della risoluzione di un contratto di leasing immobiliare. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale sulla clausola penale leasing: il giudice ha il potere, esercitabile anche d'ufficio, di ridurre una penale manifestamente eccessiva. Tale potere sussiste anche in presenza di un contratto autonomo di garanzia, poiché mira a tutelare un interesse generale all'equità contrattuale, impedendo l'indebito arricchimento del creditore.
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Responsabilità intermediario finanziario e colpa cliente
Un istituto bancario era stato ritenuto responsabile per le frodi commesse da un suo promotore. La Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che la responsabilità dell'intermediario finanziario può essere esclusa se il cliente adotta una condotta "anomala", come la cessione delle proprie credenziali di home banking. Tale comportamento, infatti, interrompe il nesso causale tra l'attività del promotore e il danno subito. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Fideiussione obbligazione futura: autorizzazione è d’obbligo
Un garante per una fideiussione obbligazione futura contesta la richiesta di una banca dopo che questa ha concesso ulteriore credito a un debitore in difficoltà finanziarie. La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai sensi dell'art. 1956 c.c., la banca è obbligata a richiedere e ottenere una specifica autorizzazione dal garante prima di erogare nuovo credito. Una clausola contrattuale che impone al garante di informarsi autonomamente non è sufficiente per eludere tale obbligo. L'unica eccezione si applica quando il garante è anche l'amministratore della società debitrice, non un semplice socio.
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Obbligo informativo assicuratore: dovere e limiti
Una banca, beneficiaria di una polizza assicurativa stipulata dalla sua società di trasporto valori, si è vista negare l'indennizzo dopo un furto a causa del mancato rispetto delle misure di sicurezza da parte della società contraente. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo informativo dell'assicuratore non si estende alla verifica delle dichiarazioni del contraente né all'informazione del terzo beneficiario circa le inadempienze di cui l'assicuratore stesso non sia a conoscenza.
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