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Diritto Bancario

Responsabilità promotore finanziario: i limiti
Un risparmiatore ha perso il suo investimento in prodotti finanziari di terzi, non offerti dalla società di intermediazione per cui lavorava il suo promotore. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, escludendo la responsabilità del promotore finanziario in capo alla società preponente. La Corte ha ritenuto assente il "nesso di occasionalità necessaria", poiché l'attività illecita del promotore era del tutto estranea e personale, non collegata alle mansioni affidategli dall'intermediario.
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Segnalazione Centrale Rischi: quando è legittima?
Un cliente ha citato in giudizio una banca per un'illegittima segnalazione alla Centrale Rischi. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. I giudici hanno chiarito che una precedente sentenza che nega l'esistenza del debito per mera mancanza di prova da parte della banca, non per un accertamento positivo della sua inesistenza, non rende automaticamente illegittima la segnalazione. Il caso sottolinea i criteri di legittimità per una segnalazione centrale rischi in presenza di un debito contestato.
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Anticipo fatture: prova del credito e onere della prova
Una società in liquidazione ha citato in giudizio una banca per usura su finanziamenti. La Corte d'Appello ha concordato, ritenendo gli ordini d'acquisto prova sufficiente per qualificare le operazioni come anticipo fatture e applicare la relativa soglia antiusura. La banca ha fatto ricorso in Cassazione, contestando la validità degli ordini d'acquisto come prova del credito. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove spetta ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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Protesto illegittimo: quando il ricorso è inammissibile
Un ex amministratore ha citato in giudizio una banca per un protesto illegittimo, ma la sua richiesta di risarcimento è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile applicando il principio della 'doppia conforme', che limita la possibilità di riesaminare i fatti quando due sentenze di merito sono concordi. La decisione sottolinea l'onere della prova per il danno e i limiti del giudizio di legittimità.
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Usura originaria: conta il patto, non l’erogazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30404/2024, ha respinto il ricorso di un cliente contro una società finanziaria, chiarendo un punto fondamentale in materia di usura originaria. La Corte ha stabilito che, per verificare il superamento del tasso soglia, si deve considerare la data in cui gli interessi sono stati pattuiti e non la data successiva in cui è stata erogata la somma. Qualsiasi contestazione sulla data di stipula deve essere sollevata tempestivamente e non tardivamente nel corso del processo. La decisione conferma anche la validità della "clausola di salvaguardia" che previene l'applicazione di interessi usurari.
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Buoni postali: la Cassazione sulla variazione dei tassi
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un ente emittente contro la decisione della Corte d'Appello in un caso riguardante i buoni postali fruttiferi. La controversia verteva sulla legittimità della modifica unilaterale dei tassi di interesse. La Suprema Corte ha stabilito che la variazione dei tassi, disposta con decreto ministeriale, è valida ed efficace nei confronti dei risparmiatori con la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Inoltre, ha chiarito che l'atto di appello non richiede formule sacramentali, ma deve esporre chiaramente le ragioni della contestazione.
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Accordo Transattivo: perché blocca la causa bancaria
Una garante ha siglato un accordo transattivo con un istituto di credito, pagando una somma per chiudere un debito e ottenere la cancellazione di un'ipoteca. Successivamente, ha cercato di recuperare parte della somma sostenendo che il debito reale, accertato in un'altra causa, era molto inferiore. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, stabilendo che l'accordo transattivo, una volta concluso validamente per porre fine alla lite, è definitivo e assorbe ogni altra pretesa, rendendo inammissibili le altre contestazioni.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi e limiti
Una società e i suoi soci hanno citato in giudizio una banca per presunte pratiche illecite, tra cui usura e concessione abusiva del credito. Dopo la sconfitta in primo grado e in appello, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso, stabilendo che i motivi presentati non denunciavano reali violazioni di legge, ma miravano a ottenere un nuovo esame dei fatti e delle prove, compito che non rientra nelle competenze della Cassazione. La decisione sottolinea la netta distinzione tra l'errore di diritto, sindacabile in sede di legittimità, e l'errata valutazione del merito, non censurabile.
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Onere della prova contratto bancario: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30391/2024, chiarisce l'onere della prova nel contratto bancario. Se il cliente non contesta in modo chiaro e inequivocabile la totale assenza di un contratto scritto, spetta a lui dimostrare l'illegittimità delle singole clausole applicate dalla banca. L'ambiguità nelle richieste del correntista ha portato al rigetto del ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Procura speciale mediazione: quando è valida?
Un ex socio di una banca cooperativa ha richiesto il pagamento del sovrapprezzo delle azioni. La banca si è opposta e il caso è finito in mediazione obbligatoria. Il Tribunale ha ritenuto valida la partecipazione tramite avvocati muniti di procura speciale mediazione. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso dell'ex socio inammissibile, confermando che l'interpretazione del contenuto della procura, volta a verificarne la natura sostanziale, è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato.
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Fideiussione omnibus: la Cassazione e la nullità
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un garante in una fideiussione omnibus. La Corte ha escluso la qualifica di consumatore, ha respinto l'eccezione ex art. 1956 c.c. per la provata conoscenza delle difficoltà del debitore e ha dichiarato inammissibile la tardiva eccezione di nullità antitrust per mancata prova.
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Onere della prova: ricorso inammissibile per il cliente
Un correntista ha chiesto la restituzione di somme indebitamente pagate alla banca. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova grava sul cliente, il quale deve produrre tutti gli estratti conto del rapporto per dimostrare il suo diritto. La redazione del ricorso tramite "copia e incolla" di atti e documenti è stata inoltre censurata.
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Onere della prova credito bancario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni fideiussori contro una banca. I ricorrenti contestavano l'adeguatezza della documentazione prodotta dall'istituto di credito per dimostrare il proprio credito. La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un vizio procedurale: il ricorso è stato ritenuto carente del requisito di autosufficienza, in quanto non specificava adeguatamente le censure e non riportava i documenti contestati. La decisione sottolinea come, al di là del merito della questione sull'onere della prova del credito bancario, sia fondamentale rispettare rigorosi requisiti formali nella redazione degli atti processuali.
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Onere mediazione opposizione: inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un debitore contro la decisione che aveva confermato un decreto ingiuntivo. L'inammissibilità deriva dal fatto che il ricorrente ha sollevato per la prima volta in Cassazione la questione relativa all'onere della mediazione nell'opposizione, un argomento mai discusso nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ribadito che non è possibile introdurre 'questioni nuove' in sede di legittimità.
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Istanze istruttorie: come reiterarle per non perderle
La Cassazione chiarisce che le istanze istruttorie, come la richiesta di esibizione di documenti, devono essere specificamente reiterate in sede di precisazione delle conclusioni. In caso contrario, si presumono abbandonate. Il ricorso di una società contro un istituto di credito è stato dichiarato inammissibile proprio per non aver seguito questa regola procedurale fondamentale.
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Domanda di accertamento: non include condanna implicita
Un correntista si oppone a un decreto ingiuntivo bancario, chiedendo il ricalcolo del saldo. Il Tribunale, riscontrando un credito a suo favore, condanna la banca al pagamento. La Corte d'Appello annulla la condanna per vizio di `ultra petita`, poiché non era stata formulata una specifica domanda di pagamento. La Cassazione conferma questa decisione, stabilendo che la domanda di accertamento non contiene implicitamente una richiesta di condanna, e dichiara il ricorso inammissibile.
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Giudicato endofallimentare: limiti all’azione revocatoria
La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudicato endofallimentare, derivante dall'ammissione di un credito con privilegio ipotecario al passivo di un fallimento, non preclude automaticamente al curatore l'esercizio dell'azione revocatoria. L'ordinanza chiarisce che l'ammissione del credito residuo non sana la potenziale revocabilità dei pagamenti pregressi o dell'intera operazione, specialmente se questa costituisce un mezzo anomalo di pagamento, come nel caso di un mutuo fondiario utilizzato per estinguere debiti chirografari preesistenti (c.d. eterovestizione fondiaria). La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva respinto le domande del fallimento basandosi su un'errata applicazione del principio della "ragione più liquida".
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Commissione massimo scoperto: quando è nulla la clausola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30298/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto bancario, confermando la nullità della clausola sulla commissione di massimo scoperto. La Corte ha ribadito che la semplice indicazione di una percentuale, senza specificare le modalità e la base di calcolo, rende la clausola nulla per indeterminatezza dell'oggetto, impedendo al correntista di comprendere l'effettivo onere economico.
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Contratto nullo: obbligo di restituzione del capitale
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di contratto nullo per firma falsa, chi ha ricevuto un finanziamento è comunque tenuto a restituire il capitale. Questa obbligazione sorge automaticamente dalla nullità del titolo e non richiede una specifica domanda di ingiustificato arricchimento da parte della finanziaria. Il ricorso dei clienti, che chiedevano la restituzione delle rate già pagate, è stato respinto proprio perché avevano ricevuto la somma capitale senza un valido titolo contrattuale.
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Pagamento indebito: la Cassazione sul credito non ceduto
La Corte di Cassazione ha stabilito che una banca deve restituire alla curatela fallimentare la parte di un versamento ricevuta per una fattura che non le era mai stata ceduta. Anche se il debitore ha commesso un errore, si configura un pagamento indebito (oggettivo dal lato di chi riceve) che impone la restituzione. La Corte ha ritenuto irrilevante sia una successiva comunicazione del debitore per correggere l'imputazione, sia la tesi della banca di un mero "errore materiale", accogliendo il ricorso del Fallimento.
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