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Giurisprudenza Civile

Avviamento categorie protette: la prova di idoneità
Un lavoratore iscritto alle categorie protette, primo in graduatoria per un posto in un ente comunale, è stato giudicato non idoneo dopo un colloquio. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, chiarendo che nell'avviamento categorie protette, la prova di idoneità non deve essere necessariamente un test pratico-manuale. Un colloquio è sufficiente per verificare le capacità del candidato, specialmente per mansioni concettuali, e il diritto all'assunzione sorge solo dopo il superamento di tale prova.
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Prova idoneità categorie protette: il colloquio basta
Un candidato appartenente alle categorie protette ha impugnato la sua esclusione da una selezione pubblica, avvenuta a seguito di un colloquio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che un colloquio costituisce una valida prova idoneità categorie protette quando è finalizzato a valutare le capacità pratiche e relazionali richieste dalla mansione, rendendo superflua un'ulteriore prova manuale in caso di esito negativo.
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Errore materiale: la Cassazione corregge un’ordinanza
La Corte di Cassazione ha corretto un proprio precedente provvedimento a causa di un errore materiale. Invece di decidere nel merito una controversia, la Corte avrebbe dovuto dichiarare l'estinzione del giudizio, poiché la parte ricorrente aveva rinunciato al ricorso con l'accordo della controparte. L'ordinanza in esame rettifica questo sbaglio, disponendo l'estinzione del procedimento senza alcuna pronuncia sulle spese, ripristinando così il corretto corso processuale basato sulla volontà delle parti.
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Errore di fatto: quando è inammissibile la revocazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. Due società della moda, legate da un accordo di coesistenza sui marchi, erano in lite sull'interpretazione di una clausola. La società ricorrente sosteneva che la Corte avesse travisato le sue argomentazioni in un precedente provvedimento. La Suprema Corte, pur ammettendo una 'svista' nella descrizione della tesi della ricorrente, ha stabilito che tale errore di fatto non era 'decisivo'. La precedente decisione si fondava su un'altra e autonoma ragione: il fatto che la parte si fosse limitata a proporre una propria interpretazione del contratto, senza specificare quali canoni legali di ermeneutica fossero stati violati dal giudice di merito. Di conseguenza, l'errore non ha influenzato l'esito finale, rendendo il ricorso per revocazione inammissibile.
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Leasing traslativo: la Cassazione sulla penale
In un caso di risoluzione di un contratto di leasing traslativo per un'imbarcazione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'utilizzatore. La Corte ha confermato che la clausola penale, che prevede il pagamento dei canoni scaduti, di quelli a scadere e del prezzo di riscatto, non è nulla. Essa deve essere valutata dal giudice per verificarne l'eventuale eccessività. Il calcolo del danno deve mirare a ripristinare la posizione finanziaria del concedente, sottraendo dal totale dovuto il valore ricavato dalla vendita del bene, confermando così un principio di pieno ristoro del creditore.
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Licenziamento collettivo e subappalto: i limiti
Un'azienda di ristorazione esternalizza un servizio tramite subappalto, procedendo a un licenziamento collettivo. La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità del licenziamento, chiarendo che le deroghe previste per il "cambio appalto" non si estendono al "subappalto", che rappresenta una libera scelta imprenditoriale e non una successione nel contratto principale. Di conseguenza, l'azienda avrebbe dovuto seguire l'intera procedura prevista dalla legge per il licenziamento collettivo.
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Condanna alle spese per ricorso palesemente infondato
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna alle spese a carico dell'Agenzia delle Entrate in un caso di estinzione del processo. L'Agenzia aveva proposto un reclamo contro la condanna alle spese, sostenendo che il suo ricorso mirava a ottenere un chiarimento giurisprudenziale. La Corte ha rigettato il reclamo, applicando il principio della soccombenza virtuale, poiché il ricorso originario era manifestamente infondato, basandosi su questioni già ampiamente consolidate in giurisprudenza, in particolare sulla possibilità per il contribuente di modificare la dichiarazione DOCFA.
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Opposizione atti esecutivi: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un'opposizione atti esecutivi proposta contro un'ordinanza del giudice dell'esecuzione. La decisione si fonda su due motivi: la natura meramente preparatoria e non decisoria dell'atto impugnato, che conteneva semplici istruzioni per l'ausiliario, e la tardività della sua proposizione, avvenuta oltre il termine perentorio di legge.
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Errore Revocatorio: limiti e inammissibilità in Cassazione
Un investitore propone ricorso per revocazione contro un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto su un'eccezione di nullità. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che il presunto sbaglio costituisce un errore di diritto e non di fatto. La questione, infatti, era già stata decisa in una precedente sentenza, formando un giudicato interno non più contestabile tramite un ricorso per errore revocatorio.
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Responsabilità PA Concessioni: Analisi Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità della Pubblica Amministrazione nelle concessioni per mutamenti di mercato. Pur confermando la giurisdizione del giudice ordinario, la Corte ha annullato una decisione che riteneva la P.A. responsabile per danni derivanti da operatori illegali e ritardi nell'innovazione, sottolineando il concetto di rischio d'impresa e una non corretta applicazione dei principi di buona fede. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Istanza istruttoria: quando si considera abbandonata?
La Corte di Cassazione chiarisce le regole sulla reiterazione dell'istanza istruttoria. Nel caso di una richiesta di pagamento per occupazione di suolo pubblico, la Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva ritenuto abbandonate le richieste di prova della parte ricorrente solo perché non ripetute testualmente in sede di precisazione delle conclusioni. È stato affermato che la volontà di insistere sulle prove può emergere dalla condotta processuale complessiva. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.
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Giudizio di rinvio: gli obblighi del giudice
La Corte di Cassazione chiarisce l'estensione dei poteri del giudice nel giudizio di rinvio. A seguito di una cassazione per vizio di procedura, il giudice di merito a cui la causa viene rinviata ha l'obbligo di esaminare tutte le domande e le eccezioni originariamente proposte, anche se non esplicitamente riproposte nell'atto di riassunzione. Nel caso specifico, una pubblica amministrazione contestava la competenza arbitrale in una controversia con un concessionario. La Corte ha respinto i motivi sulla competenza, ma ha accolto quello sull'omessa pronuncia, cassando la sentenza e rinviando nuovamente alla Corte d'Appello per un esame completo del merito.
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Canoni concessori minerari: aggiornamento periodico
Una società mineraria ha contestato l'aumento periodico dei canoni concessori, sostenendo la specialità del proprio regime. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, in assenza di una norma derogatoria specifica, si applicano le regole generali sulla rivalutazione dei canoni per l'uso di beni pubblici. La sentenza ribadisce la natura non tributaria di tali canoni, considerandoli un corrispettivo per lo sfruttamento di un bene dello Stato.
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Giudicato implicito: la Cassazione fa chiarezza
Una società contesta una decisione della Commissione Tributaria Regionale che aveva dichiarato il proprio difetto di giurisdizione in un appello. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che sulla questione si era formato un giudicato implicito. Poiché il giudice di primo grado aveva deciso nel merito (affermando implicitamente la propria giurisdizione) e le parti non avevano contestato tale punto in appello, la questione della giurisdizione non poteva più essere sollevata d'ufficio dal giudice di secondo grado.
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Correzione materiale: obbligo di notifica alla controparte
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha chiarito che un'istanza di correzione materiale di un precedente provvedimento deve essere notificata a tutte le controparti. Nel caso specifico, i richiedenti avevano omesso di notificare la loro istanza volta ad aggiungere il nominativo di un ricorrente dimenticato nella precedente decisione. La Corte ha quindi sospeso il giudizio, ordinando ai richiedenti di effettuare la notifica entro 60 giorni, riaffermando il principio del contraddittorio anche in questa fase procedurale.
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Contiguità dei fondi: il fosso pubblico la esclude?
Una coltivatrice diretta ha agito in giudizio per esercitare il diritto di retratto agrario su un terreno confinante, venduto a terzi. La sua richiesta è stata respinta perché tra la sua proprietà e quella venduta era presente un fosso di natura pubblica. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la contiguità dei fondi è un requisito essenziale che il giudice deve verificare d'ufficio. Di conseguenza, l'assenza di tale requisito, dovuta alla presenza del fosso pubblico, può essere accertata anche sulla base di prove prodotte tardivamente, non trattandosi di un'eccezione in senso stretto ma di un fatto costitutivo del diritto stesso.
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Incandidabilità amministratori locali: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 26389/2024, ha confermato la declaratoria di incandidabilità di un presidente del consiglio comunale. La decisione si fonda non su singoli atti, ma sulla valutazione complessiva del suo comportamento, includendo l'inerzia istituzionale e la frequentazione pubblica di soggetti legati alla criminalità organizzata. Questo caso chiarisce i criteri per l'incandidabilità degli amministratori locali, sottolineando che anche condotte omissive possono contribuire a un ambiente di illegalità.
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Ricorso ex art. 348-bis: quando è inammissibile
Una società ha impugnato in Cassazione un'ordinanza di inammissibilità emessa dalla Corte d'Appello ai sensi dell'art. 348-bis c.p.c. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il **ricorso ex art. 348-bis** può essere proposto solo per vizi procedurali propri dell'ordinanza stessa e non per contestare il merito della decisione di primo grado. Inoltre, l'impugnazione avrebbe dovuto essere rivolta contro la sentenza di primo grado, non contro l'ordinanza d'appello.
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Prescrizione depositi bancari: la Cassazione decide
Un ente religioso ha richiesto il pagamento di un certificato di deposito oltre 10 anni dopo la sua scadenza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, dichiarando il diritto al rimborso estinto per prescrizione. La normativa sui conti dormienti, che impone alla banca un obbligo di avviso, non sospende né interrompe i termini di prescrizione depositi bancari, come chiarito in questa importante ordinanza.
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Contratto autonomo di garanzia: no eccezioni
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni garanti, confermando la distinzione tra fideiussione e contratto autonomo di garanzia. Quest'ultimo, caratterizzato dalla clausola di pagamento 'a prima richiesta', non consente al garante di opporre eccezioni relative al rapporto sottostante tra creditore e debitore principale. La Corte ha rigettato il ricorso per gravi carenze procedurali, tra cui la mancanza di chiarezza e di autosufficienza, ribadendo che il giudice di merito ha il potere di qualificare giuridicamente il contratto indipendentemente dal nome datogli dalle parti.
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