La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22732/2024, ha ribadito un principio fondamentale nel diritto di famiglia: il rifiuto test DNA ingiustificato da parte del presunto padre costituisce un elemento di prova talmente significativo da poter, da solo, fondare la dichiarazione giudiziale di paternità. La Corte ha chiarito che tale comportamento processuale, valutabile dal giudice ai sensi dell'art. 116 c.p.c., assume un valore indiziario elevatissimo, rendendo superflua la valutazione di altre prove, come una registrazione telefonica, che diventano argomenti secondari.
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