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Giurisprudenza Civile

Liquidazione giudiziale: i segnali di insolvenza
Il Tribunale di Torino ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società di noleggio veicoli. La decisione si fonda su chiari indicatori di insolvenza, tra cui un debito significativo non onorato, il mancato rispetto di un piano di rientro, ulteriori esposizioni debitorie, la mancata comparizione in udienza e l'assenza di beni liquidabili. La sentenza evidenzia come una pluralità di elementi sintomatici, e non un singolo inadempimento, conduca alla dichiarazione di apertura della procedura concorsuale.
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Piano concordatario inidoneo: l’analisi del Tribunale
Una società in crisi ha presentato una proposta di concordato in continuità aziendale basata sull'affitto e successiva cessione di un ramo d'azienda. Il Tribunale di Torino, tuttavia, ha ritenuto il piano concordatario inidoneo, evidenziando una manifesta incapacità dell'azienda offerente di generare i flussi di cassa necessari per soddisfare i creditori, oltre a garanzie parziali e incerte. Nonostante le criticità, il Tribunale ha concesso alla società debitrice un termine di 15 giorni per integrare e modificare il piano, in applicazione dell'art. 47 del Codice della Crisi.
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Assegno sociale stranieri: soggiorno lungo e diritto
Il Tribunale di Torino ha riconosciuto il diritto all'assegno sociale a un cittadino straniero, chiarendo che il possesso continuativo di un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo è prova sufficiente per soddisfare il requisito della residenza legale e continuativa di dieci anni in Italia. La sentenza ha stabilito che, una volta accertata la sussistenza dei requisiti sostanziali, l'iniziale diniego dell'ente previdenziale per una tardiva presentazione documentale non può precludere il diritto alla prestazione. Il caso in esame riguardava la richiesta di assegno sociale stranieri, e la decisione sottolinea l'importanza della storia dei permessi di soggiorno come elemento probatorio.
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Contratto collegato: quando si risolve il finanziamento?
Un consumatore stipula un contratto per un sistema di risparmio energetico e un finanziamento collegato. A seguito dell'interruzione della fornitura di energia, chiede la risoluzione del finanziamento. Il Tribunale respinge la domanda, chiarendo che per un contratto collegato, se l'operazione include contratti di appalto o somministrazione, non si applica la tutela legale automatica. Inoltre, la risoluzione è opponibile al finanziatore solo se quest'ultimo era a conoscenza della complessiva operazione commerciale.
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Responsabilità solidale: colpa del conducente e danno
Un'azienda di trasporti ha citato in giudizio un suo autista per i danni subiti da un autocarro uscito di strada. L'autista si è difeso sostenendo che l'incidente fosse stato aggravato da un guardrail inadeguato. La Corte di Cassazione, applicando il principio della responsabilità solidale, ha confermato la piena responsabilità del conducente nei confronti del datore di lavoro danneggiato. Ha chiarito che l'eventuale colpa di un terzo (il gestore stradale) non riduce l'obbligo del conducente di risarcire interamente il danno, ma rileva solo in un'eventuale azione di regresso successiva.
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Indennità di coordinamento: requisiti e onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18978/2024, ha chiarito i presupposti per il riconoscimento dell'indennità di coordinamento nel pubblico impiego sanitario. Il caso riguardava un'infermiera che chiedeva tale indennità per aver svolto di fatto mansioni superiori. La Corte ha stabilito che non è sufficiente la mera esecuzione delle mansioni, ma è necessario che il lavoratore provi di possedere tutti i requisiti formali previsti dalla contrattazione collettiva, inclusa la partecipazione a procedure selettive. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva accolto la domanda della lavoratrice, è stata quindi cassata con rinvio.
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Revocazione Cassazione: limiti all’errore di fatto
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, ribadendo la netta distinzione tra "errore di fatto", unico motivo valido per la revocazione, e "errore di giudizio". Le contestazioni del ricorrente, relative alla forma del provvedimento, alla motivazione e all'analisi degli atti, sono state qualificate come censure su errori di giudizio e, pertanto, non idonee a giustificare la revocazione della precedente decisione della Corte.
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Nullità contratto locazione: l’appello inammissibile
Un inquilino ricorre in Cassazione sostenendo la nullità del contratto di locazione per inesistenza dell'immobile. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per motivi procedurali, evidenziando come le eccezioni debbano essere sollevate correttamente nei gradi di merito e il ricorso debba rispettare il principio di specificità.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce
Una società contribuente, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un Comune per una questione relativa all'ICI, ha rinunciato all'impugnazione. A seguito dell'accettazione della controparte, la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio. La decisione chiarisce che in caso di estinzione non si applica il raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura ha natura sanzionatoria ed è prevista solo per rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.
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Indennità di coordinamento: no senza incarico formale
Un dipendente del settore sanitario si è visto negare l'indennità di coordinamento poiché non è riuscito a provare l'esistenza di un incarico formale. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, ribadendo che, per ottenere tale indennità, è indispensabile una 'traccia documentale' che attesti il conferimento delle specifiche funzioni da parte di un soggetto autorizzato. Lo svolgimento di fatto delle mansioni non è sufficiente.
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Indennità di perequazione: onere della prova
La richiesta di un ricercatore universitario per l'indennità di perequazione è stata respinta dalla Corte di Cassazione. Per ottenere l'indennità, non basta la stessa anzianità, ma è necessario provare lo svolgimento di funzioni e incarichi comparabili a quelli dei colleghi del Servizio Sanitario Nazionale. La Corte ha sottolineato che l'onere di fornire tale prova spetta al richiedente.
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Indennità di perequazione: no a retribuzione di posizione
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità di perequazione per i dipendenti universitari in servizio presso aziende ospedaliere non include automaticamente la retribuzione di posizione. Tale emolumento è legato all'effettivo svolgimento di un incarico dirigenziale, che i ricorrenti non ricoprivano. La Corte ha così confermato un orientamento consolidato, distinguendo tra trattamento economico fondamentale e componenti accessorie legate a specifiche funzioni.
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Assorbimento motivi: Cassazione su omessa motivazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18966/2024, ha chiarito i limiti dell'assorbimento dei motivi di appello. In una controversia immobiliare riguardante una servitù di veduta e danni da costruzione, la Corte d'Appello aveva rigettato la domanda principale sulla servitù, dichiarando assorbite le altre domande relative a danni e rimozioni. La Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il rigetto di una domanda non giustifica automaticamente l'assorbimento di altre domande autonome, le quali richiedono una specifica e autonoma motivazione. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Indennità perequativa: diritto e prova in giudizio
Un ricercatore universitario ha richiesto l'indennità perequativa a un'azienda ospedaliera, sostenendo che le sue mansioni fossero equivalenti a quelle di un dirigente medico di una struttura semplice. I tribunali di primo e secondo grado hanno accolto la sua richiesta. L'azienda ospedaliera ha presentato ricorso in Cassazione, che ha però rigettato il ricorso. La Suprema Corte ha chiarito che il diritto all'indennità perequativa deve essere valutato secondo un principio dinamico, che tiene conto dell'evoluzione normativa e contrattuale del sistema sanitario. Ha inoltre stabilito che la valutazione dei fatti, come la dimostrazione dell'equivalenza delle mansioni, spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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Interruzione prescrizione: la domanda giudiziale basta?
Una lavoratrice, dopo aver ottenuto il riconoscimento del diritto all'equiparazione economica con sentenza passata in giudicato, ha agito per ottenere le successive differenze retributive. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda per intervenuta prescrizione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la domanda giudiziale iniziale aveva causato l'interruzione prescrizione per tutti i diritti conseguenti, con effetto protratto fino al passaggio in giudicato della prima sentenza. Di conseguenza, il diritto alle ulteriori differenze retributive non era prescritto.
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Equiparazione personale universitario: le regole valide
Una ricercatrice universitaria ha richiesto l'equiparazione economica a un ruolo dirigenziale sanitario. La Corte d'appello aveva respinto la domanda applicando il CCNL del 2005. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che per i rapporti di lavoro iniziati prima del 27 gennaio 2005, si devono applicare i criteri di equiparazione personale universitario previsti dalla normativa precedente (d.i. 9 novembre 1982), in quanto più favorevoli e tutelati da una clausola di salvaguardia.
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Indennità di funzione: no a leggi regionali superate
Un dipendente pubblico ha richiesto un'indennità di funzione basandosi su una legge regionale del 1992 per mansioni svolte dopo il 1998. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, a seguito della riforma del pubblico impiego, la valutazione delle mansioni e della retribuzione deve fondarsi sulla nuova normativa nazionale (d.lgs. 165/2001), che prevale sulle disposizioni regionali precedenti.
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Querela di falso: come si prova con le presunzioni?
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha accolto una querela di falso contro una dichiarazione di remissione del debito. La sentenza stabilisce che la falsità di un documento, in questo caso un foglio firmato in bianco e riempito abusivamente, può essere provata attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, senza la necessità di una perizia tecnica. Gli elementi considerati includevano l'incompatibilità tra le competenze informatiche della firmataria e la formattazione del documento, e la mancata restituzione dei titoli di credito originali.
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Ritenuta d’acconto: la rivalsa del sostituto
Una società paga un compenso lordo a un professionista senza operare la ritenuta d'acconto. La Corte di Cassazione stabilisce che la società, in qualità di sostituto d'imposta, ha diritto di rivalsa per recuperare la somma, anche se non ha ancora versato l'importo all'Erario, cassando la decisione del Tribunale che negava tale diritto.
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Ricorso inammissibile: chiarezza è obbligatoria
Una società metalmeccanica vede il suo appello contro una condanna per licenziamento illegittimo dichiarato come ricorso inammissibile dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sulla grave mancanza di chiarezza e sintesi nell'atto, che non esponeva in modo comprensibile i fatti di causa e i motivi di diritto. La Corte ribadisce che la precisione espositiva è un requisito fondamentale, la cui assenza impedisce l'esame nel merito della questione.
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