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Giurisprudenza Civile

Compenso professionale: come si calcola? La Cassazione
Un professionista ha assistito una cliente in una richiesta di risarcimento per un sinistro stradale, conclusasi con una transazione di 2.000 euro. I giudici di merito avevano limitato il compenso professionale a 380 euro, ovvero l'importo forfettario incluso nella transazione. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il compenso professionale deve essere valutato in base all'attività effettivamente svolta e al valore iniziale della pratica, non solo in base all'importo finale ottenuto. L'accordo tra la cliente e l'assicurazione non vincola il distinto contratto d'opera tra professionista e cliente.
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Responsabilità precontrattuale: limiti del ricorso
Una società creditrice accusava l'amministratore di una società debitrice di aver condotto trattative dilatorie per consentire la cancellazione della sua azienda, frustrando il recupero del credito. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione d'appello. Ha dichiarato inammissibili i motivi volti a un riesame del merito sulla valutazione delle prove e sul nesso di causalità, ribadendo i rigidi limiti del giudizio di legittimità in tema di responsabilità precontrattuale.
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Immobile abusivo: No al trasferimento dal giudice
La Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile ottenere il trasferimento coattivo di un immobile tramite sentenza (ex art. 2932 c.c.) se questo è stato modificato sostanzialmente dopo la firma del contratto preliminare. In particolare, la costruzione di un immobile abusivo, privo di titolo edilizio e non sanabile, impedisce al giudice di emettere una sentenza che produca gli effetti del contratto non concluso, sia per la mancanza di identità tra il bene promesso e quello attuale, sia per la nullità dell'atto di trasferimento per violazioni urbanistiche.
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Acquisizione sanante: si applica ai fatti passati?
Il caso riguarda un'occupazione di un terreno privato da parte di un Comune, iniziata nel 1986 e mai perfezionata con un decreto di esproprio. I proprietari hanno chiesto la restituzione e il risarcimento. Durante il giudizio di Cassazione, l'ente pubblico ha emesso un provvedimento di acquisizione sanante ex art. 42-bis TUE. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rimesso la causa alla pubblica udienza per risolvere il dubbio sulla possibilità di applicare l'istituto dell'acquisizione sanante a procedimenti iniziati prima dell'entrata in vigore della norma (2001), evidenziando un contrasto interpretativo.
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Inquadramento dipendente pubblico: il caso CONI
La Cassazione conferma il diritto di un ex dipendente CONI, passato a un'altra P.A., al corretto inquadramento dipendente pubblico. L'inquadramento deve basarsi sulle tabelle di corrispondenza dei CCNL e non sulla mera comparazione delle mansioni. Il ricorso dell'amministrazione è stato dichiarato inammissibile.
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Responsabilità promotore finanziario: i limiti
Un risparmiatore ha perso il suo investimento in prodotti finanziari di terzi, non offerti dalla società di intermediazione per cui lavorava il suo promotore. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, escludendo la responsabilità del promotore finanziario in capo alla società preponente. La Corte ha ritenuto assente il "nesso di occasionalità necessaria", poiché l'attività illecita del promotore era del tutto estranea e personale, non collegata alle mansioni affidategli dall'intermediario.
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Assegno ad personam: spetta al personale richiamato?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30419/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex militare della Croce Rossa che chiedeva il riconoscimento dell'assegno ad personam dopo il transito nel ruolo civile. La decisione si fonda su un precedente giudicato amministrativo che aveva già escluso la natura di lavoro subordinato del servizio prestato, e sulla corretta interpretazione della normativa, che riserva tale beneficio economico solo al personale in servizio continuativo e non a quello richiamato.
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Segnalazione Centrale Rischi: quando è legittima?
Un cliente ha citato in giudizio una banca per un'illegittima segnalazione alla Centrale Rischi. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. I giudici hanno chiarito che una precedente sentenza che nega l'esistenza del debito per mera mancanza di prova da parte della banca, non per un accertamento positivo della sua inesistenza, non rende automaticamente illegittima la segnalazione. Il caso sottolinea i criteri di legittimità per una segnalazione centrale rischi in presenza di un debito contestato.
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Anticipo fatture: prova del credito e onere della prova
Una società in liquidazione ha citato in giudizio una banca per usura su finanziamenti. La Corte d'Appello ha concordato, ritenendo gli ordini d'acquisto prova sufficiente per qualificare le operazioni come anticipo fatture e applicare la relativa soglia antiusura. La banca ha fatto ricorso in Cassazione, contestando la validità degli ordini d'acquisto come prova del credito. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove spetta ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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Protesto illegittimo: quando il ricorso è inammissibile
Un ex amministratore ha citato in giudizio una banca per un protesto illegittimo, ma la sua richiesta di risarcimento è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile applicando il principio della 'doppia conforme', che limita la possibilità di riesaminare i fatti quando due sentenze di merito sono concordi. La decisione sottolinea l'onere della prova per il danno e i limiti del giudizio di legittimità.
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Deposito ricorso cassazione: onere della prova e termini
Un'azienda sanitaria vede il suo ricorso dichiarato improcedibile per tardivo deposito ricorso cassazione. La Corte sottolinea che l'onere di provare la data dell'ultima notifica, per il calcolo dei termini, spetta al ricorrente. La mancata prova del fallimento di una prima notifica rende irrilevante una successiva rinnovazione.
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Onere della prova e diritto alla prova testimoniale
Un cittadino si è visto negare il contributo di autonoma sistemazione post-sisma perché i giudici di merito hanno ritenuto non provata la sua dimora abituale nell'immobile danneggiato. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che non si può respingere una domanda per mancato assolvimento dell'onere della prova se al contempo si nega alla parte l'ammissione di prove testimoniali decisive per dimostrare il proprio diritto.
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Scioglimento società: inammissibile il ricorso in Cassazione
Un socio di una S.r.l. ha richiesto lo scioglimento della società a causa di una paralisi gestionale e della mancata approvazione dei bilanci per oltre un decennio. I tribunali di merito hanno accolto la richiesta. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che i provvedimenti in materia di scioglimento società, rientrando nella volontaria giurisdizione, non hanno carattere decisorio e non sono quindi impugnabili in Cassazione.
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Prova versamento decimi: la quietanza non basta
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un socio che non è riuscito a fornire una prova adeguata del versamento dei decimi di capitale. La curatela fallimentare aveva richiesto il pagamento, e le prove fornite dal socio - un estratto conto della società, una quietanza del padre-amministratore e una scrittura contabile - sono state ritenute insufficienti. La sentenza sottolinea che la prova del versamento decimi deve essere inequivocabile e non può basarsi su documenti che non chiariscono l'origine e la causale dei fondi, specialmente in un contesto di fallimento e rapporti familiari.
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Giudicato amministrativo: limiti all’estensione
Un dipendente pubblico, dopo una lunga vicenda giudiziaria, ha chiesto il riconoscimento economico retroattivo basandosi su una sentenza amministrativa alla quale non aveva preso parte. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che gli effetti del giudicato amministrativo sono, di norma, limitati alle parti del processo, salvo l'effetto di annullamento dell'atto che vale per tutti (erga omnes), ma che non si estende agli obblighi conseguenti come le ricostruzioni di carriera.
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Occupazione abusiva: no sospensione per condono
L'appello di una società di ristorazione contro un'indennità per occupazione abusiva di suolo pubblico è stato respinto. La Corte di Cassazione ha confermato che una domanda di condono edilizio pendente non sospende l'obbligo di pagamento per l'uso non autorizzato del terreno, trattandosi di due questioni giuridiche distinte. Il ricorso è stato giudicato generico e privo di prove sufficienti riguardo a presunti pagamenti precedenti.
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Gestione Separata INPS: quando l’iscrizione è dovuta
Un professionista ha contestato una richiesta di contributi alla Gestione Separata INPS, sostenendo che il suo reddito fosse inferiore alla soglia di 5.000 euro. La Corte di Cassazione ha stabilito che il fattore decisivo non è l'importo del reddito, ma la natura 'abituale' o 'occasionale' dell'attività professionale. Il limite di reddito è rilevante solo per il lavoro occasionale. Di conseguenza, il caso è stato rinviato al giudice di merito per accertare la natura dell'attività svolta dal professionista.
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Usura originaria: conta il patto, non l’erogazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30404/2024, ha respinto il ricorso di un cliente contro una società finanziaria, chiarendo un punto fondamentale in materia di usura originaria. La Corte ha stabilito che, per verificare il superamento del tasso soglia, si deve considerare la data in cui gli interessi sono stati pattuiti e non la data successiva in cui è stata erogata la somma. Qualsiasi contestazione sulla data di stipula deve essere sollevata tempestivamente e non tardivamente nel corso del processo. La decisione conferma anche la validità della "clausola di salvaguardia" che previene l'applicazione di interessi usurari.
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Azione revocatoria donazione: la prova della simulazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di azione revocatoria promossa da una curatela fallimentare contro gli atti di donazione di immobili posti in essere dall'ex amministratrice della società fallita in favore dei propri familiari. I convenuti sostenevano che le donazioni fossero in realtà vendite simulate. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, per superare la presunzione di gratuità dell'atto e dimostrare la simulazione, è necessaria una prova scritta (controdichiarazione) con data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, non essendo sufficiente la produzione di assegni o scritture private prive di tale requisito.
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Ricorso autosufficiente: inammissibile senza bando
Un dipendente pubblico impugna una graduatoria per progressione economica, contestando l'ammissione di un collega sanzionato. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per violazione del principio del ricorso autosufficiente, poiché l'appellante non ha riportato in modo specifico il contenuto del bando di selezione, impedendo alla Corte di valutare le censure.
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