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Giurisprudenza Civile

Annullamento crediti previdenziali: rinvio al ruolo
Una cassa di previdenza professionale ha impugnato in Cassazione la sentenza che applicava l'annullamento automatico dei crediti iscritti a ruolo prima del 1999. La Corte Suprema, data la presenza di un caso analogo pendente, ha emesso un'ordinanza interlocutoria di rinvio, sospendendo la decisione sull'argomento dell'annullamento crediti previdenziali per garantire coerenza giurisprudenziale.
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Annullamento debiti e Cassa Forense: caso in Cassazione
Una Cassa di previdenza privata si oppone all'applicazione della normativa sull'annullamento debiti statali ai propri crediti contributivi. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione sul caso. La questione centrale è se le leggi di sanatoria fiscale, che prevedono la cancellazione automatica di vecchi debiti di importo limitato, possano ledere l'autonomia e i diritti patrimoniali di un ente previdenziale privato. La Corte ha sospeso il giudizio per attendere l'esito di un procedimento con questioni giuridiche analoghe, al fine di garantire un'interpretazione uniforme della legge.
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Abuso di dipendenza economica: prova e applicazione
La Corte di Cassazione interviene sul tema dell'abuso di dipendenza economica, chiarendo che la sua applicazione è generale e non limitata ai contratti di subfornitura. Il caso riguardava una concessionaria auto che lamentava modifiche contrattuali unilaterali da parte della casa madre. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva negato la produzione di documenti ritenuti indispensabili per quantificare il danno, stabilendo che nel rito sommario l'indispensabilità della prova in appello va intesa in senso ampio per compensare le limitazioni istruttorie del primo grado.
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Danno da diffamazione: la presunzione per i familiari
In un caso di diffamazione a mezzo stampa contro un politico deceduto, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul danno da diffamazione. La Corte ha chiarito che il pregiudizio morale e reputazionale subito dai parenti stretti, come un fratello, si presume (presunzione 'iuris tantum'). Le corti inferiori avevano negato il risarcimento al fratello del defunto, ritenendo non provato un danno concreto. La Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che spetta al diffamatore dimostrare l'assenza di un legame affettivo, e non al familiare provarne l'esistenza. Fattori come la distanza geografica non sono sufficienti a escludere il diritto al risarcimento.
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Domanda nuova in appello: il divieto di modifica
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del principio 'iura novit curia' in appello. Una richiesta di risarcimento basata su un titolo giuridico nuovo, che presuppone fatti non allegati in primo grado, costituisce una domanda nuova inammissibile. Nel caso specifico, un'utente di servizi telefonici, non titolare del contratto, non può in appello fondare la sua pretesa sull'esistenza di un contratto di mandato con il titolare se non lo aveva dedotto nel giudizio di primo grado.
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Distrazione delle spese: come correggere l’errore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20261/2024, ha chiarito che l'omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese costituisce un errore materiale. In un caso in cui una precedente sentenza aveva dimenticato di attribuire le spese legali direttamente all'avvocato della parte vittoriosa, che ne aveva fatto richiesta, la Corte ha accolto l'istanza di correzione. È stato stabilito che il rimedio corretto non è l'impugnazione, ma la procedura di correzione dell'errore materiale, più rapida ed efficiente, in linea con il principio della ragionevole durata del processo.
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Allegazione difensiva: la perizia vale come atto
La Cassazione stabilisce che una perizia tecnica allegata a un atto processuale non è mera produzione documentale, ma costituisce una valida allegazione difensiva. La Corte ha cassato la sentenza d'appello per difetto di motivazione, poiché non aveva considerato la perizia per valutare la specificità delle contestazioni su un contratto di leasing. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Ricorso inammissibile: requisiti secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un'azienda sanitaria contro la sentenza che riconosceva il diritto ai buoni pasto a un infermiere per i turni notturni. La decisione si fonda su vizi procedurali: il ricorso mancava di specificità e criticava la motivazione in modo non conforme alla legge, limitandosi a citare un'altra sentenza favorevole anziché contestare puntualmente la decisione impugnata.
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Onere della prova: il danno va sempre dimostrato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20257/2024, ha respinto il ricorso di una società fornitrice di gas contro un cliente industriale. Nonostante fosse stato accertato l'inadempimento del cliente, che aveva ritirato meno gas del pattuito, la richiesta di risarcimento è stata negata. La Corte ha sottolineato che spetta al danneggiato l'onere della prova del danno effettivo, che non può essere presunto. Il fornitore non è riuscito a dimostrare di aver acquistato il gas in eccesso e di averlo poi rivenduto in perdita, rendendo la sua richiesta risarcitoria infondata.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti al riesame
La Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso di una società produttrice di energia contro una società di distribuzione. I motivi, incentrati su presunto abuso di posizione dominante e errata valutazione contrattuale, sono stati respinti in quanto miravano a un riesame del merito, precluso in sede di legittimità, confermando le decisioni dei gradi precedenti.
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Risarcimento danno edificatorio: la motivazione è chiave
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito in un caso di risarcimento danno edificatorio, criticando la motivazione confusa e incomprensibile. Il caso riguardava una richiesta di danni per la demolizione di un'opera edilizia, ordinata a seguito di un'azione possessoria poi rivelatasi infondata. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice d'appello non ha spiegato adeguatamente perché i diritti edificatori fossero andati definitivamente persi, rimandando il caso per una nuova e più chiara valutazione del nesso causale tra la demolizione e il danno effettivo.
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Onere della prova: responsabilità amministratore negata
Una società creditrice ha agito in giudizio contro l'amministratore di una società debitrice, sostenendo che avesse causato l'insolvenza di quest'ultima. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l'onere della prova grava sul creditore, il quale deve dimostrare le specifiche condotte illecite dell'amministratore e non può limitarsi a un'allegazione generica sul declino patrimoniale della società.
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Diritto buono pasto: sì anche per il turno notturno
Una dipendente di un'azienda sanitaria pubblica ha richiesto il riconoscimento del suo diritto al buono pasto per i turni notturni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'azienda, confermando che il diritto buono pasto è una misura assistenziale legata alla durata del turno di lavoro (superiore a sei ore), a prescindere che sia diurno o notturno. La Corte ha inoltre ribadito che la prescrizione per questo diritto è decennale e non quinquennale.
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Ricostruzione consumi per manomissione: i criteri
Un'impresa alberghiera contesta la ricostruzione consumi effettuata da una società elettrica dopo la scoperta di un allaccio abusivo. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando la validità del criterio di calcolo basato sulla 'potenza tecnicamente prelevabile' e rigettando la richiesta di una nuova valutazione dei fatti.
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Comodato familiare: quando non puoi riavere la casa
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due proprietari che chiedevano la restituzione di un immobile concesso in comodato. La Corte ha stabilito che, anche in assenza di contratto scritto, la destinazione a casa familiare (cd. comodato familiare) si può provare tramite presunzioni, come la lunga durata dell'utilizzo, il matrimonio degli occupanti e le spese di ristrutturazione sostenute. Tale destinazione impedisce al proprietario di recedere liberamente dal contratto, se persistono le esigenze abitative della famiglia.
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Buono pasto turno notturno: la Cassazione decide
Un'infermiera ha richiesto i buoni pasto per i suoi turni notturni svolti tra il 2002 e il 2008. La Corte d'Appello le ha dato ragione, interpretando gli accordi collettivi e aziendali. L'azienda sanitaria ha fatto ricorso in Cassazione, ma la Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per vizi di forma. La decisione conferma il diritto al buono pasto per il turno notturno in base alla specifica articolazione oraria, consolidando la sentenza di secondo grado.
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Inquadramento pubblico impiego: come si determina?
Una lavoratrice, trasferita da un ente postale privatizzato a un'amministrazione statale, ha contestato il suo inquadramento professionale. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo un principio fondamentale per l'inquadramento nel pubblico impiego in casi di mobilità: il confronto per la nuova qualifica non va fatto con l'ultima posizione detenuta nell'ente privatizzato, ma con la qualifica originaria dell'ordinamento pubblicistico. La sentenza della Corte d'Appello è stata annullata e il caso rinviato per una nuova valutazione.
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Opposizione a precetto: quando è parzialmente nullo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20238/2024, chiarisce un principio fondamentale in materia di esecuzione forzata. Se un creditore intima il pagamento di una somma superiore a quella effettivamente dovuta, l'opposizione a precetto non comporta la nullità totale dell'atto, ma solo una sua riduzione. L'intimazione rimane valida per l'importo corretto. Il caso analizzato nasce da un lungo contenzioso relativo a un appalto di opere pubbliche, dove il creditore aveva richiesto somme per interessi moratori non riconosciuti da una precedente sentenza passata in giudicato.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso riguardante un contratto d'opera professionale. Il ricorrente, un avvocato, aveva impugnato una decisione della Corte d'Appello. Tuttavia, prima della decisione finale, ha presentato un atto di rinuncia al ricorso. Le controparti hanno accettato la rinuncia, concordando anche sulla compensazione delle spese legali. Di conseguenza, la Suprema Corte ha formalizzato la fine del processo, senza pronunciarsi nel merito e senza disporre sul pagamento delle spese.
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Rinuncia al ricorso: niente doppia tassa in Cassazione
Una contribuente impugnava un avviso di accertamento IMU. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, le parti raggiungevano una conciliazione. La ricorrente procedeva quindi alla rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio, specificando che in caso di rinuncia non è dovuto l'ulteriore versamento del contributo unificato, poiché tale misura si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell'impugnazione.
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