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Giurisprudenza Civile

Accettazione eredità: termine fissato dal Giudice
Un soggetto interessato ha chiesto al Tribunale di fissare un termine per l'accettazione eredità da parte di un chiamato. Il Giudice, ai sensi dell'art. 481 c.c., ha concesso un termine definitivo, avvisando che la mancata dichiarazione entro tale data comporterà la perdita del diritto di accettare.
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Liquidazione giudiziale: quando si dichiara?
Un creditore, titolare di un credito da lavoro, ha richiesto con successo la liquidazione giudiziale di una società. Il Tribunale ha dichiarato lo stato di insolvenza sulla base di molteplici indicatori, tra cui ingenti debiti previdenziali, la mancata presentazione dei bilanci e l'esito negativo di precedenti azioni esecutive. La mancata costituzione in giudizio della società debitrice è stata un fattore decisivo, poiché non ha fornito la prova contraria sull'assoggettabilità alla procedura.
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Contumacia Errata: Sentenza Annullata per Difesa Lesa
Un Ente Pubblico, erroneamente dichiarato assente (in contumacia) in un giudizio di ottemperanza, ha ottenuto l'annullamento della sentenza. La Corte di Cassazione ha stabilito che la contumacia errata lede il diritto di difesa e il principio del contraddittorio, poiché impedisce al giudice di valutare le prove e le argomentazioni della parte. La sentenza è stata cassata con rinvio, ribadendo che la violazione procedurale è di per sé un pregiudizio sufficiente per l'annullamento.
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Ricorso inammissibile: l’obbligo di deposito
Un cittadino ha proposto ricorso in Cassazione in una causa per diffamazione, ma la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla mancata produzione in giudizio della sentenza impugnata, un adempimento procedurale essenziale previsto dalla legge. Questo caso sottolinea l'importanza cruciale della diligenza formale negli atti processuali.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte della Curatela dell'eredità giacente, subentrata al ricorrente deceduto. La rinuncia, accettata dalle controparti, ha portato alla chiusura del processo senza una decisione sul merito e senza condanna alle spese, evidenziando il ruolo della curatela nella gestione dei procedimenti legali pendenti.
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Inquadramento superiore: quando le mansioni contano
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una lavoratrice a un inquadramento superiore, basandosi sulle mansioni effettivamente svolte di 'eco-informatrice' e non sulla qualifica formale. La sentenza stabilisce che gli accordi sindacali successivi al periodo lavorativo in questione non possono pregiudicare i diritti già acquisiti dal dipendente. La decisione ribadisce il principio della prevalenza della sostanza sulla forma nel rapporto di lavoro, sottolineando che l'analisi delle attività concretamente eseguite è decisiva per determinare il corretto livello contrattuale.
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Ricalcolo TFR: quali voci includere nella base?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un gruppo di lavoratori contro un'azienda di gestione autostradale, stabilendo un principio chiave per il ricalcolo TFR. La Corte ha chiarito che, per legge, tutte le somme corrisposte in modo non occasionale devono essere incluse nella base di calcolo del TFR. Un contratto collettivo può derogare a questa regola solo con una previsione esplicita e inequivocabile, non per implicita esclusione. L'onere di provare tale esclusione spetta al datore di lavoro. La sentenza d'appello, che aveva erroneamente invertito l'onere della prova, è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.
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Lite temeraria: ricorso inammissibile dopo accordo
Una società propone ricorso in Cassazione contro una sentenza di risarcimento danni a favore di un ex dipendente, nonostante avesse già firmato una conciliazione giudiziale rinunciando all'azione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile per carenza di interesse ad agire e condanna la società per lite temeraria, sanzionando l'abuso dello strumento processuale e la violazione dei doveri di lealtà e probità.
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Rivalutazione redditi pensione: il calcolo corretto
Un professionista ha richiesto il ricalcolo della propria pensione, sostenendo l'applicazione di un coefficiente di rivalutazione dei redditi più favorevole. La Cassa di previdenza si è opposta. La Corte di Cassazione, pur confermando il coefficiente di rivalutazione corretto come indicato dal professionista, ha stabilito un principio fondamentale sulla rivalutazione redditi pensione: la prestazione pensionistica deve essere sempre proporzionata ai contributi effettivamente versati. Se i contributi sono stati pagati su un reddito rivalutato con un coefficiente inferiore, la pensione deve essere calcolata su quella base, non su un importo teorico più elevato per cui non è stata versata la contribuzione corrispondente.
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Rivalutazione contributi: l’anno di riferimento corretto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che per il calcolo delle pensioni dei professionisti forensi, la rivalutazione contributi sui redditi deve iniziare dal 1980. Tuttavia, la Corte ha precisato che il diritto alla prestazione pensionistica è strettamente legato ai contributi 'effettivamente versati'. Pertanto, se un professionista ha versato meno del dovuto a causa di un calcolo errato basato su un indice di rivalutazione inferiore, la sua pensione dovrà essere calcolata sulla base di quanto versato. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per valutare se l'errore del professionista nel versamento fosse 'scusabile'.
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Onere della riserva: la Cassazione chiarisce i limiti
La Cassazione stabilisce che il mancato rispetto dell'onere della riserva in un appalto pubblico comporta la decadenza da ogni pretesa, incluse quelle per danno extracontrattuale. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente ritenuto una domanda di risarcimento svincolata dalla tardività delle riserve, affermando che la tardività preclude l'esame di qualsiasi pretesa collegata, a prescindere dal titolo giuridico invocato.
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Rimborso spese legali: no a consulenti esterni
La Corte di Cassazione ha negato il rimborso delle spese legali a un consulente esterno di un ente locale, anche se assolto in un procedimento penale. La sentenza stabilisce che non esiste un principio generale che garantisca tale rimborso. Esso è ammissibile solo se previsto contrattualmente e a condizione che l'ente pubblico possa verificare 'ex ante' l'assenza di un conflitto di interessi. La richiesta di indennizzo per arricchimento ingiustificato è stata considerata una domanda nuova e quindi inammissibile in appello.
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Maggiorazione retribuzione: serve l’atto aziendale
Un dirigente sanitario ha richiesto una maggiorazione della retribuzione per aver diretto una struttura complessa. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo un principio chiaro: senza un formale "atto aziendale" che definisca e gradui le funzioni, la maggiorazione retributiva non è dovuta. La Corte ha sottolineato che l'onere di dimostrare l'esistenza di tale atto ricade sul dirigente e che le sole responsabilità di fatto non sono sufficienti per giustificare l'aumento.
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Contratti a termine e prescrizione: la Cassazione decide
Un lavoratore impiegato per anni con contratti a termine presso un ente pubblico chiedeva la conversione del rapporto e differenze retributive. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che i contratti a termine illegittimi nel pubblico impiego non si convertono in tempo indeterminato e che la prescrizione dei crediti retributivi decorre durante il rapporto, non dalla sua cessazione, data l'assenza di 'metus' (timore) del dipendente verso la pubblica amministrazione.
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Prescrizione crediti lavoro: la Cassazione e il pubblico
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione dei crediti di lavoro nel pubblico impiego decorre dal momento in cui il diritto sorge, e non dalla cessazione del rapporto. La sentenza chiarisce che la stabilità del rapporto di lavoro pubblico esclude il "metus" (timore reverenziale) del dipendente, giustificando la decorrenza immediata della prescrizione crediti lavoro. Un lavoratore ha così perso il diritto a differenze retributive perché richieste oltre il termine quinquennale, nonostante fosse stato accertato il suo diritto all'assunzione.
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Opposizione liquidazione compensi: onere della prova
Un avvocato ha impugnato un decreto di liquidazione dei compensi per gratuito patrocinio. La Corte di Cassazione ha stabilito che, nell'ambito di una opposizione a liquidazione compensi, è onere del ricorrente produrre il provvedimento impugnato, pena il rigetto per carenza di prova. La Corte ha inoltre accolto il motivo relativo alla condanna alle spese, affermando che se la controparte ne chiede la compensazione, il giudice non può condannare la parte soccombente al pagamento.
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Compenso fase istruttoria: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un avvocato ammesso al gratuito patrocinio, stabilendo un principio fondamentale sulla liquidazione delle spese legali. La Corte ha chiarito che il compenso per la fase istruttoria è sempre dovuto, in quanto parte integrante e inscindibile della 'fase di trattazione' prevista dai parametri forensi. La precedente decisione della Corte d'Appello, che aveva omesso di liquidare tale fase, è stata cassata con rinvio per una nuova e corretta determinazione del compenso.
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Notifica telematica PA: l’indirizzo PEC corretto
La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica telematica a una Pubblica Amministrazione (PA) è nulla se eseguita presso l'indirizzo PEC generico presente nell'Indice delle PA (IPA) anziché a quello specifico, destinato agli atti giudiziari, inserito nel registro PP.AA. (art. 16, d.l. 179/2012). Nel caso di specie, un appello del Ministero era stato erroneamente dichiarato tardivo a causa di una notifica errata. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso, ha annullato la decisione e ha chiarito che l'uso dell'indirizzo PEC corretto è un requisito di validità essenziale per la notifica telematica PA.
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Compensazione spese legali: Cassazione e scuola
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una dipendente scolastica, confermando la legittimità della compensazione spese legali decisa dai giudici di merito. La decisione si fonda sull'incertezza giurisprudenziale esistente al momento dell'avvio della causa (2017) riguardo al pieno riconoscimento dell'anzianità di servizio pre-ruolo per il personale ATA, incertezza risolta solo da sentenze successive nel 2019. Tale situazione integra le 'gravi ed eccezionali ragioni' che giustificano la deroga al principio della soccombenza.
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Prescrizione risarcimento medici: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha rigettato il ricorso di un medico specializzando che chiedeva il risarcimento dei danni per la tardiva attuazione di direttive europee. Il punto centrale è la prescrizione del risarcimento medici. La Corte ha confermato il suo orientamento consolidato, stabilendo che il termine di prescrizione decennale decorre dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della L. 370/1999. Tale legge, pur non risolvendo del tutto la questione, ha creato la certezza giuridica necessaria per poter agire in giudizio, rendendo infondata la tesi di una perdurante incertezza.
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