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Diritto Tributario

Recupero crediti fiscali UE: Comunicazioni e Statuto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18411/2024, ha stabilito che la comunicazione con cui l'Amministrazione Finanziaria informa della richiesta di un'autorità fiscale estera di proseguire la procedura di recupero crediti fiscali UE, nonostante un contenzioso pendente, non è un atto impositivo. Pertanto, non è soggetta ai rigidi obblighi di motivazione e allegazione previsti dall'art. 7 dello Statuto del contribuente. Tale comunicazione ha una mera funzione conoscitiva e va valutata come prova del fatto che la richiesta di prosecuzione è stata effettuata.
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Errore revocatorio: quando è inammissibile? Analisi
Una società ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore revocatorio riguardo la data di inizio del rapporto con un amministratore. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l'errore di fatto deve essere una svista percettiva, evidente "ictu oculi" e decisiva ai fini del giudizio, condizioni non riscontrate nel caso di specie, dove l'errore lamentato era frutto di una valutazione e comunque non decisivo.
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Difesa Agente Riscossione: quando serve l’Avvocatura
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell'Ente di Riscossione. La decisione si fonda sulla nullità della procura conferita a un avvocato privato, in assenza della necessaria delibera motivata che giustifichi la scelta di non avvalersi dell'Avvocatura dello Stato, come richiesto per la difesa Agente Riscossione.
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Compensazione e ritenute fiscali: quando sono dovute?
Un professionista si oppone al versamento delle ritenute fiscali da parte della sua cassa previdenziale su ratei pensionistici non pagati, ma usati in compensazione. La Cassazione chiarisce che la compensazione e ritenute fiscali sono collegate: la ritenuta è dovuta anche su somme non materialmente versate.
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Avvocato libero foro per ADER: quando il ricorso è nullo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione perché rappresentata da un avvocato del libero foro senza una specifica e motivata delibera. La Corte ha stabilito che la nomina di un legale privato è un'eccezione alla regola del patrocinio dell'Avvocatura dello Stato e la sua mancanza rende nulla la procura, invalidando l'atto processuale.
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Notifica PEC cartella: il PDF è valido, dice la Cassazione
Una società contribuente ha contestato la validità di alcune cartelle di pagamento ricevute tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) in formato .pdf, sostenendo che fosse necessario il formato .p7m con firma digitale. Mentre i giudici di merito avevano dato ragione alla società, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con una recente ordinanza, ha stabilito che la notifica PEC cartella è perfettamente valida anche con un allegato .pdf non firmato digitalmente, poiché la cartella non richiede una sottoscrizione autografa e il sistema PEC garantisce già la provenienza dell'atto. La causa è stata rinviata alla Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo esame.
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Definizione agevolata: rinvio a nuovo ruolo del caso
Una contribuente, durante un giudizio in Cassazione relativo alla prescrizione di alcune cartelle di pagamento, ha aderito alla "rottamazione quater". La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha preso atto dell'avvenuta adesione alla definizione agevolata e, in attesa del completamento del piano di rateizzazione, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, sospendendo di fatto il giudizio sul merito.
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Limite compensazione crediti: Retroattività e abolitio
Una società cooperativa veniva sanzionata per aver superato, negli anni 2009, 2010 e 2011, il limite di compensazione crediti allora vigente. Successivamente, diverse leggi hanno innalzato tale limite fino a 2 milioni di euro. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18377/2024, ha respinto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, stabilendo che il nuovo limite più favorevole si applica retroattivamente. La Corte ha qualificato l'innalzamento della soglia come una "abolitio criminis parziale", in quanto ha ampliato l'area della condotta lecita, rendendo non più sanzionabili le compensazioni che, sebbene eccedenti il vecchio limite, rientrano nel nuovo. Di conseguenza, le sanzioni sono state annullate.
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Estinzione giudizio tributario: il caso risolto
Un contribuente aveva impugnato un avviso di accertamento fiscale. Durante il processo in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata delle controversie. L'Agenzia delle Entrate ha confermato la regolarità della procedura. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio tributario per cessata materia del contendere, ponendo fine alla lite.
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Errore di fatto: quando non si può revocare una sentenza
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione, ribadendo che l'errore di fatto deve consistere in una svista materiale e percettiva, non in un presunto errore di valutazione o di giudizio. Il caso riguardava una contestazione di abuso del diritto in ambito fiscale, ma il principio enunciato ha valenza generale nel processo civile.
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Compensi CTU e IVA: quando si applica l’imposta
Un medico, dipendente pubblico e Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU), ha ricevuto un avviso di accertamento per IVA non versata sui compensi. La Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene i compensi del CTU in ambito penale siano di norma esclusi da IVA, la titolarità di una partita IVA per altre attività professionali inverte la regola. In questo caso, i compensi CTU e IVA diventano un binomio inscindibile, e spetta al contribuente dimostrare di non aver svolto altre attività per evitare l'imposta.
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Esenzione IVA chiropratico: la Cassazione cambia rotta
Un professionista chiropratico si è visto negare l'esenzione IVA per le sue prestazioni. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18363/2024, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: l'esenzione IVA per il chiropratico è possibile anche in assenza di un regolamento attuativo che disciplini la professione. Ciò che conta è la qualifica professionale adeguata a garantire un alto livello di cura, in linea con i principi del diritto dell'Unione Europea.
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Esenzione IVA chiropratico: sì anche senza decreti
Un professionista chiropratico si è visto negare il diritto all'esenzione IVA in quanto la sua professione, sebbene riconosciuta dalla legge, mancava dei decreti attuativi. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, stabilendo un principio fondamentale: per l'esenzione IVA chiropratico, ciò che conta è la natura sanitaria della prestazione e l'adeguata qualifica del professionista, non la presenza di regolamenti attuativi. La Corte ha quindi annullato la decisione precedente, riconoscendo il diritto del chiropratico all'esenzione.
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Esenzione IVA chiropratico: sì anche senza albo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18359/2024, ha stabilito che le prestazioni sanitarie svolte da un chiropratico beneficiano dell'esenzione IVA anche in assenza di un albo professionale e dei decreti attuativi. La Corte, allineandosi alla giurisprudenza europea, ha chiarito che l'esenzione non dipende dalla formale regolamentazione della professione, ma dalla natura della prestazione come cura alla persona e dalla comprovata qualifica professionale del prestatore. Di conseguenza, è stato accolto il ricorso di una società di chiropratica contro l'accertamento dell'Agenzia delle Entrate, affermando che il giudice di merito deve valutare la sussistenza di un adeguato livello di formazione e qualità del servizio per concedere l'esenzione IVA chiropratico.
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Legittimazione ex amministratore per rimborso IVA
Una società, sebbene cancellata dal registro delle imprese, ha richiesto un rimborso IVA agendo tramite il suo ex legale rappresentante. La Corte di Cassazione, di fronte a un contrasto giurisprudenziale sulla legittimazione ex amministratore in questi casi, ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Invece di decidere, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per approfondire la questione e risolvere l'incertezza legale.
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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18358/2024, ha rigettato il ricorso di una società di scommesse e di un bookmaker estero, confermando la loro responsabilità solidale per il pagamento dell'imposta unica scommesse. La Corte ha stabilito che la tassazione si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, anche da operatori privi di concessione, senza violare i principi del diritto dell'Unione Europea.
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Notifica nulla: quando l’atto del Fisco è annullato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18352/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di notifica nulla degli atti tributari. Nel caso di specie, un avviso di accertamento per evasione dell'imposta sulle scommesse è stato notificato in modo irregolare. Sebbene il contribuente abbia impugnato l'atto, sanando così il vizio dal punto di vista processuale, la Corte ha confermato che tale sanatoria non impedisce la decadenza del potere impositivo dell'Amministrazione finanziaria, il cui termine era già scaduto al momento dell'impugnazione. Di conseguenza, l'accertamento è stato definitivamente annullato.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza
Una società del settore dei metalli preziosi ha impugnato un avviso di accertamento IVA. Il ricorso è stato respinto sia in primo che in secondo grado. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d'appello per motivazione apparente, poiché i giudici di secondo grado si erano limitati a condividere la decisione precedente senza analizzare criticamente i motivi specifici dell'appello, violando l'obbligo di fornire una giustificazione effettiva e autonoma.
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Imposta unica scommesse: CTD responsabile in solido
Un gestore di un centro trasmissione dati (CTD) che raccoglieva scommesse per un bookmaker estero è stato ritenuto responsabile per il pagamento della imposta unica scommesse. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando il principio della responsabilità solidale tra il gestore del CTD e il bookmaker. La Corte ha ribadito che l'imposta si applica a tutte le scommesse raccolte in Italia, indipendentemente dalla sede dell'operatore, basandosi su una giurisprudenza ormai consolidata.
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Responsabilità amministratore di fatto: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18341/2024, ha stabilito che la responsabilità dell'amministratore di fatto per le sanzioni fiscali è personale quando la società è una mera 'cartiera', creata al solo scopo di commettere illeciti. In questi casi, non si applica il principio generale che attribuisce la responsabilità esclusivamente all'ente. La Corte ha rigettato i ricorsi degli amministratori di fatto di una società coinvolta in una frode carosello, confermando che lo schermo societario non può essere usato per eludere le conseguenze sanzionatorie personali.
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