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Diritto Tributario

Interpello inammissibile: il nesso con società del gruppo
La Corte di Cassazione esamina un caso di interpello inammissibile presentato da una società madre a conoscenza di una verifica fiscale in corso sulla propria controllata. L'ordinanza interlocutoria rinvia la causa a pubblica udienza per approfondire la nozione di 'formale conoscenza' e le sue implicazioni nei gruppi societari, sottolineando la complessità della questione.
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Iscrizione ONLUS enti religiosi: no al regolamento
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'Agenzia delle Entrate non può negare l'iscrizione ONLUS a enti religiosi per la mancata adozione di un regolamento interno se tale obbligo deriva solo da una circolare ministeriale e non dalla legge. Le circolari, non essendo fonti di diritto, non possono imporre adempimenti aggiuntivi ai contribuenti. La decisione sottolinea il principio di legalità e la gerarchia delle fonti nel diritto tributario, confermando che i requisiti per l'iscrizione ONLUS enti religiosi sono solo quelli tassativamente previsti dalla normativa primaria.
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Prescrizione sanzioni: 5 anni è la regola ferrea
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23522/2024, ha confermato che la prescrizione sanzioni e interessi sui debiti tributari è quinquennale. La Corte ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate Riscossione, che sosteneva l'applicazione del termine decennale. È stato chiarito che le sanzioni seguono una disciplina speciale (D.Lgs. 472/1997) e gli interessi una norma autonoma del codice civile (art. 2948, n. 4), entrambe con un termine di cinque anni, indipendentemente dalla prescrizione del tributo principale.
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Triangolazione IVA: la volontà delle parti è decisiva
Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che in una triangolazione IVA extra-UE, la prima cessione tra due operatori italiani rimane non imponibile se la loro volontà comune e originaria era quella di destinare i beni all'esportazione. La Corte ha ritenuto irrilevante una sosta logistica intermedia dei beni, dando prevalenza al principio della "teoria della volontà" rispetto a una rigida interpretazione del requisito dell'unicità del trasporto. La decisione sottolinea l'importanza di una documentazione contrattuale e commerciale chiara che dimostri fin dall'inizio la finalità dell'operazione.
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Fondo pensione complementare: deducibilità e limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23520/2024, ha stabilito che la prestazione in capitale erogata da un fondo pensione complementare è interamente tassabile. Non si applica la franchigia di deducibilità del 4% sui contributi versati dal lavoratore prima del 1995 se questi hanno natura volontaria e derivano da accordi aziendali anziché da obblighi di legge. La Corte ha così accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, negando il rimborso IRPEF richiesto da un ex dipendente.
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Accertamento socio società estinta: quando è valido?
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una ex socia contro un avviso di accertamento. L'atto era fondato su debiti tributari propri della contribuente e non su quelli della società, ormai estinta. La Corte ha ritenuto che l'impugnazione non contestasse la reale motivazione della sentenza di secondo grado, rendendo il ricorso inammissibile per difetto di specificità. Si chiarisce la validità dell'accertamento socio società estinta in queste circostanze.
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Notifica atto tributario: ecco quando è sanabile
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23518/2024, stabilisce un principio fondamentale in materia di notifica atto tributario. Se un contribuente impugna un atto successivo, come un'intimazione di pagamento, lamentando la mancata notifica dell'atto presupposto (es. cartella esattoriale), tale impugnazione sana il vizio di notifica. La notifica, infatti, non è un elemento costitutivo dell'atto, ma serve a renderlo efficace. Pertanto, il giudice non deve limitarsi a dichiarare la nullità dell'atto successivo, ma deve procedere all'esame del merito della pretesa tributaria, poiché il contribuente ha dimostrato di averne avuto conoscenza.
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Redditometro: la prova contraria del contribuente
Un contribuente con reddito dichiarato nullo viene sottoposto ad accertamento basato sul redditometro per il possesso di beni. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni dei giudici di merito, chiarisce che per superare la presunzione legale dell'Agenzia delle Entrate, il contribuente deve fornire una prova documentale rigorosa e specifica sulla provenienza delle somme utilizzate, non essendo sufficienti giustificazioni generiche o elementi irrilevanti come spese sostenute in altri anni.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza
L'Agenzia Fiscale contesta a una società la deducibilità di un costo ritenuto fittizio. Dopo un primo annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione per motivazione inadeguata, il giudice d'appello si pronuncia nuovamente a favore del contribuente con una motivazione apparente, ignorando le indicazioni della Suprema Corte. La Cassazione, con la presente ordinanza, annulla anche questa seconda decisione, ribadendo l'obbligo del giudice del rinvio di fornire una motivazione completa e pertinente, basata sui principi di diritto enunciati.
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Tassazione servitù prediale: l’8% è l’aliquota giusta
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23512 del 2024, ha stabilito che l'atto di costituzione di una servitù prediale su un terreno agricolo è soggetto all'imposta di registro con aliquota dell'8% e non del 15%. La decisione chiarisce che la costituzione di un diritto reale non equivale a un trasferimento di proprietà. La corretta tassazione della servitù prediale si basa quindi sulla natura dell'atto, che crea un nuovo diritto limitando quello del proprietario, senza trasferire beni o diritti esistenti da un soggetto a un altro.
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Giudicato esterno: la vittoria di uno salva tutti
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23510/2024, ha annullato un accertamento fiscale emesso nei confronti di una società acquirente di una partecipazione totalitaria. La decisione si fonda sull'applicazione del principio del giudicato esterno: una precedente sentenza definitiva, favorevole ai soci venditori (coobbligati in solido), ha esteso i suoi effetti anche alla società, rendendo irrilevante l'esame nel merito della riqualificazione dell'operazione da parte del Fisco.
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Credito d’imposta decadenza: la Cassazione decide
Una società perde il diritto a un credito d'imposta per l'incremento occupazionale a causa dell'invio tardivo, anche se di un solo giorno, della comunicazione annuale obbligatoria. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23505/2024, ha stabilito che il termine per tale adempimento è perentorio, equiparando il ritardo al mancato invio e confermando la decadenza dal beneficio. La sentenza ribalta la decisione della corte regionale, sottolineando come il rispetto delle scadenze sia un requisito sostanziale per l'accesso alle agevolazioni fiscali.
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Condono IVA: requisiti per l’indebita detrazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23503/2024, ha stabilito i principi sull'efficacia del condono IVA in caso di indebita detrazione. Il caso riguardava una società che aveva aderito a un condono per una detrazione IVA contestata dall'Amministrazione Finanziaria. La Corte ha ritenuto il condono valido, poiché era stato provato che la società fornitrice aveva già versato l'IVA relativa alle operazioni contestate, eliminando così ogni pregiudizio per l'Erario. La sentenza di un precedente giudizio tra il fornitore e il Fisco è stata considerata come prova fattuale di tale pagamento, rendendo l'operazione fiscalmente neutra e legittimando l'applicazione del condono IVA.
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Appellato contumace: rinuncia alle domande non accolte
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23500/2024, ha stabilito che l'appellato contumace si presume rinunciatario rispetto alle domande ed eccezioni non accolte o assorbite in primo grado. Nel caso specifico, una società ha perso la possibilità di far valere la nullità di un avviso di accertamento fiscale perché, pur avendo ottenuto una declaratoria di cessazione della materia del contendere in primo grado, non si è costituita nel giudizio di appello promosso dall'Agenzia delle Entrate per sanzioni e interessi.
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Appello tributario inammissibile: motivi nuovi e nullità
La Corte di Cassazione ha stabilito che un appello tributario inammissibile non può essere 'salvato' da un intervento del giudice che sollevi d'ufficio una questione di nullità. La Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia Fiscale contro una società fallita, chiarendo che l'introduzione di nuovi motivi di doglianza in appello determina l'inammissibilità del gravame, precludendo qualsiasi esame nel merito. La sentenza ha anche precisato che la notifica di una cartella di pagamento a un'impresa in procedura fallimentare non è di per sé nulla.
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Sanzioni amministrazione straordinaria: Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità delle sanzioni tributarie per debiti IVA di una società in amministrazione straordinaria. Con ordinanza, ha stabilito un principio dirimente: le sanzioni sono dovute solo se la scadenza del versamento era anteriore all'apertura della procedura concorsuale. Per le scadenze successive, l'impossibilità giuridica di pagare, dovuta al rispetto della par condicio creditorum, esclude la colpevolezza e quindi l'applicabilità della sanzione. Il ricorso della società è stato parzialmente accolto su questo punto.
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Imposta registro servitù: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23494/2024, ha stabilito che l'atto di costituzione di una servitù su un terreno agricolo è soggetto all'imposta di registro con l'aliquota prevista per gli atti costitutivi di diritti reali di godimento (8%) e non a quella più onerosa per i trasferimenti di terreni agricoli (15%). La Corte ha chiarito la distinzione fondamentale tra "costituzione" e "trasferimento" di un diritto. La servitù non viene trasferita ma creata ex novo, comprimendo il diritto di proprietà del fondo servente. Questa pronuncia consolida un importante principio sull'imposta registro servitù.
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Estratto di ruolo non impugnabile: la Cassazione
Un contribuente ha impugnato un estratto di ruolo relativo a diverse cartelle di pagamento, sostenendo di non averle mai ricevute. La Corte di Cassazione, applicando una nuova legge (ius superveniens) e conformandosi a una precedente decisione delle Sezioni Unite, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha ribadito che l'estratto di ruolo è un documento meramente informativo e non un atto autonomamente impugnabile, a meno che non si dimostri un pregiudizio specifico e concreto, come previsto dalla normativa.
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Fondato pericolo per la riscossione: il caso esaminato
La Corte di Cassazione chiarisce che la messa in liquidazione di una società non è, da sola, prova di un fondato pericolo per la riscossione, ma nemmeno lo esclude a priori. Il giudice deve valutare ulteriori elementi. Errata la decisione che considerava la successiva iscrizione ipotecaria come superamento del pericolo, essendo essa una conseguenza e non una causa.
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Notifica cartella di pagamento: serve la raccomandata?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23490/2024, ha stabilito due principi fondamentali in materia fiscale. In primo luogo, ha chiarito che la notifica di una cartella di pagamento, se consegnata a un familiare convivente, richiede sempre l'invio di una seconda raccomandata informativa al destinatario. In secondo luogo, ha affermato che gli interessi di mora, maturando dopo l'emissione della cartella, possono essere contestati separatamente, anche se la cartella originaria non è stata impugnata. La sentenza impugnata è stata quindi cassata con rinvio per non aver applicato correttamente le norme speciali sulla notifica cartella di pagamento.
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