La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23921/2024, è intervenuta in un complesso caso di frode carosello, chiarendo la distinzione tra la detraibilità dell'IVA e la deducibilità dei costi. La Corte ha stabilito che, mentre per detrarre l'IVA il contribuente deve provare la propria buona fede e l'estraneità alla frode, la deducibilità dei costi ai fini delle imposte dirette è ammessa se si dimostra che i costi sono stati effettivamente sostenuti e sono inerenti all'attività d'impresa, anche se le operazioni sono soggettivamente inesistenti. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio limitatamente a questo punto, in quanto il giudice di merito non aveva esaminato la questione della deducibilità costi.
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