La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20301/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di detrazione IVA frode. Il caso riguardava una società a cui era stata negata la detrazione dell'IVA per l'acquisto di beni tramite fatture soggettivamente inesistenti, nell'ambito di una frode intracomunitaria. La Corte ha cassato la decisione del giudice di merito che richiedeva all'Amministrazione Finanziaria la prova della piena "conoscenza" della frode da parte della società. La Suprema Corte ha ribadito che per negare il diritto alla detrazione è sufficiente dimostrare la "conoscibilità" dell'operazione fraudolenta, ovvero che l'imprenditore, usando la normale diligenza, avrebbe potuto e dovuto accorgersi delle anomalie dell'operazione.
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