La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21398/2024, ha stabilito un importante principio sul valore probatorio delle dichiarazioni di terzi negli accertamenti fiscali. Nel caso di un professionista, l'Agenzia delle Entrate aveva basato un accertamento sulla scoperta di una contabilità parallela e su dichiarazioni di alcuni clienti. La corte di merito aveva svalutato le dichiarazioni dei clienti non riscontrate nella contabilità parallela. La Cassazione ha ribaltato tale decisione, affermando che le dichiarazioni di terzi, pur avendo natura di elementi indiziari, non possono essere scartate a priori solo perché non trovano corrispondenza in altre prove documentali come una contabilità 'in nero'. Il giudice deve invece valutarle nel loro complesso, insieme a tutti gli altri elementi raccolti, per determinare se l'onere della prova si sposta sul contribuente.
Continua »