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Diritto Tributario

Immobile collabente: quando non si paga l’ICI
Un comune ha richiesto il pagamento dell'ICI per un immobile collabente, tassandolo non come edificio ma come area edificabile. La contribuente ha contestato l'atto, e la Corte di Cassazione ha confermato la sua posizione. L'ordinanza stabilisce che un immobile collabente, pur essendo una rovina, mantiene la sua natura di fabbricato. Poiché è privo di rendita catastale, la base imponibile per l'ICI è zero. Non può essere tassato come area edificabile fino a quando non viene demolito, e i comuni non possono creare nuove basi imponibili tramite regolamenti locali.
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Raddoppio dei termini: la guida della Cassazione
La Cassazione analizza il raddoppio dei termini per l'accertamento. Se l'atto è notificato prima del 2 settembre 2015, è sufficiente la mera configurabilità del reato tributario, a prescindere dall'esito del procedimento penale, per legittimare un termine più lungo. Escluso per l'IRAP.
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Imposta unica scommesse per bookmaker esteri
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22279/2024, ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la sua soggezione all'imposta unica scommesse per l'attività di raccolta gioco svolta in Italia tramite centri di trasmissione dati. La Corte ha stabilito che la normativa non è discriminatoria né contraria al diritto UE, in quanto il presupposto impositivo è legato all'organizzazione del servizio sul territorio nazionale, rendendo il bookmaker estero soggetto passivo d'imposta, in solido con il gestore locale, anche per l'annualità 2010.
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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la legittimità dell'applicazione dell'imposta unica scommesse per l'anno 2012. La Corte ha stabilito che la normativa non viola il diritto UE e che sussiste la responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il centro di trasmissione dati operante in Italia, anche in assenza di concessione.
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Notifica società estera: le regole della Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22271/2024, ha stabilito che la procedura di notifica semplificata tramite raccomandata internazionale, prevista dall'art. 60 D.P.R. 600/1973, non si applica alle società estere "ab origine". Tale modalità è riservata esclusivamente a cittadini italiani iscritti all'AIRE o a società italiane con sede all'estero. Per una società genuinamente straniera, come una società lussemburghese nel caso di specie, è necessario seguire le forme ordinarie di notifica internazionale, come l'art. 142 c.p.c. Di conseguenza, la notifica dell'avviso di accertamento effettuata dall'Amministrazione Finanziaria è stata dichiarata inesistente.
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Saldo negativo di cassa: onere della prova del Fisco
Una società edile ha ricevuto un avviso di accertamento dall'Agenzia Fiscale a causa di un saldo negativo di cassa, da cui l'ufficio ha desunto un maggior reddito non dichiarato. Mentre in secondo grado la società aveva ottenuto ragione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'Agenzia. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d'appello era meramente apparente e generica. In presenza di un saldo negativo di cassa, spetta al contribuente fornire prove specifiche e univoche per giustificare l'anomalia contabile e superare la presunzione legale di redditi occulti, un onere che nel caso di specie non è stato assolto.
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Notifica atto impositivo: quando è valida la CAD?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione di un contribuente contro una precedente ordinanza. Il caso riguardava la validità di una notifica di un atto impositivo perfezionatasi per compiuta giacenza. Il contribuente lamentava un errore di fatto, sostenendo che la Corte avesse erroneamente presunto che la comunicazione di avvenuto deposito (CAD) fosse stata ricevuta da un terzo autorizzato presso la sua abitazione. La Suprema Corte ha chiarito che non si trattava di un errore di fatto, ma di una valutazione giuridica. Ha ribadito che, per la regolarità della notifica, è irrilevante chi riceva la CAD o se sia specificata la sua qualità, essendo sufficiente il corretto invio della raccomandata informativa secondo le norme postali ordinarie.
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Accertamento sintetico: prova contraria del contribuente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22268/2024, interviene sul tema dell'accertamento sintetico. Il caso riguarda una contribuente a cui era stata contestata una maggiore capacità contributiva per l'acquisto e la ristrutturazione di un immobile. La Corte ha stabilito che, per vincere la presunzione del Fisco, non è sufficiente dimostrare di aver ricevuto somme da terzi (nel caso di specie, i genitori), ma è necessario provare anche la 'durata' e la 'continuità' del possesso di tali somme fino al momento della spesa. Questo per escludere che il denaro sia stato utilizzato per altri scopi, rendendo l'accertamento sintetico legittimo.
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Iscrizione ipotecaria: interrompe la prescrizione?
Un contribuente ha impugnato una comunicazione di iscrizione ipotecaria sostenendo la mancata notifica della cartella esattoriale prodromica e l'avvenuta prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che per l'IRPEF si applica la prescrizione decennale e, soprattutto, ha stabilito che la formale comunicazione di iscrizione ipotecaria al debitore ha efficacia interruttiva della prescrizione, in quanto manifesta la volontà del creditore di far valere il proprio diritto.
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Estinzione giudizio tributario per definizione agevolata
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio tributario riguardante un accertamento per IRPEG e IRAP. La decisione non entra nel merito della controversia, ma prende atto dell'avvenuta definizione agevolata da parte della società contribuente. Avendo pagato tutte le rate previste dalla procedura di 'pace fiscale', la materia del contendere è cessata, portando alla chiusura definitiva del processo. Le spese legali sono state compensate tra le parti.
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Presunzione distribuzione utili: la Cassazione decide
Una società a ristretta base partecipativa e i suoi soci hanno impugnato un avviso di accertamento per maggiori redditi non dichiarati. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della presunzione di distribuzione degli utili extracontabili ai soci. L'ordinanza ribadisce che spetta ai contribuenti fornire la prova contraria, dimostrando che i maggiori ricavi sono stati reinvestiti o accantonati. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili i motivi relativi a presunti vizi di forma dell'atto e alla valutazione delle prove, per difetto di autosufficienza del ricorso.
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Presunzione distribuzione utili: La Cassazione decide
Un socio di una società a ristretta base ha impugnato un avviso di accertamento fondato sulla presunzione distribuzione utili non dichiarati. Il ricorso si basava su presunti vizi procedurali, tra cui la mancata notifica dell'accertamento alla società. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'accertamento al socio è indipendente da quello alla società. Pertanto, un vizio di notifica all'ente non invalida l'atto verso il socio, il quale deve provare la mancata produzione o distribuzione dei profitti. La Corte ha inoltre confermato la legittimità del raddoppio dei termini di accertamento in presenza di presupposti per una denuncia penale.
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Termine breve impugnazione: ricorso tardivo è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'amministrazione statale contro una società alimentare. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine breve impugnazione, poiché l'appello è stato depositato oltre la scadenza decorrente dalla notifica della sentenza di secondo grado, evidenziando l'importanza cruciale delle scadenze processuali.
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Esenzione IVA leasing nautico: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22261/2024, ha rigettato il ricorso di una società di leasing, confermando il recupero dell'IVA su operazioni di leasing nautico. La Corte ha stabilito che per l'esenzione IVA leasing nautico non basta la potenziale idoneità alla navigazione, ma è necessaria la prova dell'uso effettivo in alto mare, prova che spetta al cedente. Inoltre, ha ribadito l'obbligo di massima diligenza per il venditore nelle cessioni intracomunitarie al fine di non essere coinvolto in frodi fiscali.
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Liquidazione spese legali: inderogabili i minimi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22260/2024, ha accolto il ricorso di una contribuente contro una decisione che aveva liquidato le spese legali a suo favore in misura inferiore ai minimi tariffari. La Corte ha ribadito il principio secondo cui la liquidazione delle spese legali da parte del giudice deve rispettare i parametri minimi previsti dalla legge, i quali hanno carattere inderogabile. Di conseguenza, ha cassato la sentenza impugnata e rinviato il caso alla Corte di giustizia tributaria per una nuova valutazione.
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Spese legali minime: la Cassazione ribadisce il limite
Una contribuente vinceva una causa contro l'Agenzia delle Entrate, ma il giudice liquidava le spese legali a un importo irrisorio. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della contribuente, ribadendo che le spese legali minime previste dalla legge sono inderogabili e il giudice non può scendere al di sotto di tali soglie. La sentenza è stata annullata con rinvio per una corretta liquidazione.
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Motivazione per relationem: valido l’atto fiscale
La Corte di Cassazione ha stabilito che un avviso di accertamento fiscale basato su informazioni segrete provenienti da un'altra autorità fiscale europea (tramite modello SCAC) è legittimo anche se il documento originario non è allegato. È sufficiente che l'atto fiscale riporti il contenuto essenziale di tali informazioni, applicando il principio di motivazione per relationem. In questo caso, l'onere di provare la realtà delle operazioni contestate ricade sul contribuente, che non può limitarsi a eccepire la mancata allegazione del documento segreto.
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Cessioni intracomunitarie: la prova della consegna
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di una società in fallimento, confermando che per le cessioni intracomunitarie l'esenzione IVA è subordinata alla prova, a carico del venditore, dell'effettiva uscita dei beni dal territorio nazionale e della loro consegna in un altro Stato membro. La mancanza di tale prova concreta rende l'operazione imponibile in Italia, escludendo il beneficio della non imponibilità.
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Litisconsorzio necessario: Cassazione annulla tutto
La Corte di Cassazione ha annullato un intero procedimento tributario per violazione del litisconsorzio necessario. Un socio di una s.a.s. cancellata aveva impugnato un avviso di accertamento IRPEF, ma il giudizio si era svolto senza la partecipazione dell'altro socio. La Corte ha stabilito che, nei contenziosi relativi ai redditi delle società di persone, la causa è inscindibile e deve coinvolgere obbligatoriamente sia la società che tutti i soci, pena la nullità assoluta degli atti. Il caso è stato rinviato al giudice di primo grado.
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Errore nome cartella: quando è valida la notifica?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un errore nome cartella di pagamento, consistente in una leggera imprecisione nel cognome, non invalida l'atto se altri elementi consentono di identificare con certezza il destinatario. Nel caso specifico, il codice fiscale, il nome di battesimo, la data di nascita e l'indirizzo PEC erano corretti, rendendo l'errore materiale irrilevante e l'individuazione del contribuente inequivocabile. L'appello del contribuente è stato quindi respinto.
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