La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30513/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di pene sostitutive. Il caso riguardava un uomo condannato a quattro anni e otto mesi per detenzione di stupefacenti, il quale sosteneva che il limite di quattro anni per l'applicazione delle pene sostitutive dovesse calcolarsi sulla pena residua, detratto il presofferto. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che il limite si riferisce alla pena concretamente irrogata dal giudice in sentenza, non a quella residua da espiare. Questa decisione chiarisce che la valutazione sulla sostituibilità della pena avviene in fase di cognizione e si basa sulla gravità del reato, non su calcoli successivi propri della fase esecutiva.
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