La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43625/2024, ha stabilito che la revoca dell'affidamento in prova, pur legittima a seguito di un nuovo reato anche in assenza di condanna definitiva, deve essere specificamente motivata riguardo alla sua decorrenza. In particolare, una revoca con effetto retroattivo (ex tunc) non può essere automatica, ma richiede una valutazione approfondita dell'intero percorso del condannato e della gravità del comportamento che ha causato la revoca, per giustificare un fallimento del processo rieducativo sin dal suo inizio.
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