La Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso riguardante reati in materia di armi, affrontando due questioni giuridiche di grande attualità. La prima riguarda l’utilizzabilità delle conversazioni su chat criptate, acquisite da autorità straniere tramite Ordine Europeo di Indagine (OEI). La Corte ha stabilito che tali dati, se già acquisiti e decrittati all’estero, circolano come prove documentali e non come intercettazioni, rendendoli pienamente utilizzabili. La seconda questione concerne il calcolo della pena per un imputato che ha collaborato con la giustizia. La Corte ha annullato con rinvio la sentenza d’appello su questo punto, ribadendo che la speciale attenuante per la “dissociazione attuosa” non può essere neutralizzata nel bilanciamento con le circostanze aggravanti, come la recidiva, ma deve essere applicata successivamente. I ricorsi degli altri imputati, basati principalmente sull’inutilizzabilità delle chat criptate, sono stati rigettati.
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