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Diritto Penale

Ragionevolezza temporale nel sequestro: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato un'ordinanza di sequestro preventivo su un immobile, rigettando il ricorso della moglie di un imputato. La Corte ha stabilito che il Tribunale ha correttamente motivato il nesso di ragionevolezza temporale tra l'acquisto del bene e le attività illecite, anche se alcuni pagamenti sono avvenuti poco prima del periodo formale di contestazione del reato, ritenendo plausibile che l'attività criminosa fosse già in corso.
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Corruzione per funzione: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha confermato una misura cautelare per un professionista accusato di corruzione per funzione. Il caso riguardava presunte sponsorizzazioni fittizie a favore della squadra sportiva di un funzionario pubblico in cambio della sua generica disponibilità a curare gli interessi del professionista. La Corte ha stabilito che per integrare il reato è sufficiente la 'vendita' della funzione pubblica, anche senza il compimento di specifici atti illegittimi. È stata inoltre ritenuta legittima la riqualificazione del reato da parte del giudice.
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Sequestro per autoriciclaggio: il periculum in mora
La Corte di Cassazione conferma un sequestro per autoriciclaggio, chiarendo che il rischio di dispersione del profitto del reato (periculum in mora) deve essere motivato. La Corte ha ritenuto sufficienti, a tal fine, elementi come una significativa esposizione debitoria e passate operazioni immobiliari sospette, respingendo le argomentazioni della difesa basate sulla tracciabilità delle operazioni e sull'adesione a una 'pace fiscale'.
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Mandato ad impugnare: appello inammissibile senza
Un individuo, condannato per resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto dell'alcoltest, ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile. La causa risiede nella mancanza di uno specifico mandato ad impugnare conferito al suo difensore d'ufficio, un requisito fondamentale per gli imputati processati in assenza secondo le nuove norme procedurali. La Corte ha ribadito la legittimità di questa regola, volta a garantire la consapevolezza e la volontà dell'imputato nel proseguire l'iter giudiziario.
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Responsabilità ente 231: quando il modello non basta
La Cassazione ha confermato la condanna di una società per responsabilità ente 231, derivante da un reato di corruzione. I giudici hanno respinto il ricorso, chiarendo che la mera adozione di un modello organizzativo, se non correttamente introdotto nel processo, non è sufficiente a escludere la colpa. La Corte ha inoltre precisato che il vantaggio per l'ente può consistere anche in un risparmio di spesa e che il danno patrimoniale può derivare direttamente dall'accordo corruttivo.
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Confisca per sproporzione: i limiti temporali
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore contro la revoca di una confisca per sproporzione. La decisione sottolinea un principio fondamentale: la misura non può estendersi illimitatamente nel tempo, ma deve essere ancorata a un periodo ragionevole e cronologicamente connesso al 'reato spia'. Nel caso specifico, la Corte d'Appello aveva correttamente limitato l'analisi patrimoniale a un decennio (cinque anni prima e cinque dopo il reato del 2008), revocando la confisca per assenza di sproporzione in quel lasso temporale, decisione ora confermata dalla Suprema Corte.
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Sospensione termini processuali: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente dichiarato inammissibile un appello per tardività. La Cassazione ha chiarito che la sospensione dei termini processuali, introdotta durante l'emergenza COVID-19, rendeva l'appello tempestivo. Tuttavia, il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione, portando all'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna.
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Resistenza a pubblico ufficiale: la fuga è reato?
Un automobilista è stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale per aver effettuato manovre pericolose al fine di fuggire a un controllo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che per integrare il reato non è necessaria una violenza diretta contro l'agente, ma è sufficiente una condotta pericolosa volta a ostacolare l'atto d'ufficio. La sentenza chiarisce anche la rilevanza della recidiva ai fini della prescrizione.
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Prescrizione e messa alla prova: la Cassazione chiarisce
Una donna, condannata per violenza contro un pubblico ufficiale, ricorre in Cassazione. La Corte annulla la condanna penale, dichiarando il reato estinto per prescrizione. Viene chiarito che i rinvii disposti dal giudice per ritardi dell'ufficio di esecuzione penale non sospendono la prescrizione, a differenza di quelli richiesti dalla difesa. Le statuizioni civili a favore della vittima sono confermate.
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Strage politica: la lieve entità del fatto attenua la pena
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte di assise di appello che aveva riconosciuto l'attenuante del fatto di lieve entità in un caso di strage politica. Il caso riguardava un attentato con ordigni esplosivi presso una scuola allievi carabinieri. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore generale, stabilendo che la valutazione della 'lieve entità' deve considerare il fatto nel suo complesso, inclusa l'effettiva offensività verso la sicurezza dello Stato, che nel caso di specie è stata ritenuta modesta. Di conseguenza, è stata confermata la riduzione della pena per gli imputati, nonostante la gravità del reato contestato.
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Revisione patteggiamento: sì con giudicati opposti
La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di patteggiamento può essere soggetta a revisione se inconciliabile con una successiva sentenza irrevocabile di assoluzione dei coimputati. Il caso riguardava un imputato che aveva patteggiato per reati contro la pubblica amministrazione, mentre i suoi concorrenti erano stati assolti in un diverso giudizio "perché il fatto non sussiste". La Corte ha chiarito che l'inconciliabilità non riguarda solo il mero accadimento storico, ma anche gli elementi costitutivi del reato. Se la sentenza di assoluzione nega l'esistenza della condotta costrittiva (per la concussione) o del patto illecito (per la corruzione), si crea un contrasto di giudicati che giustifica la revisione patteggiamento. La Corte ha quindi annullato con rinvio la decisione che negava la revisione per i reati di concussione e corruzione, rigettando invece il ricorso per la turbativa d'asta.
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Resistenza a pubblico ufficiale: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni durante una manifestazione. La sentenza sottolinea che il ricorso in Cassazione non può riesaminare i fatti già accertati nei gradi di merito. Inoltre, chiarisce come i periodi di sospensione del processo, richiesti dalla difesa, posticipino la maturazione della prescrizione del reato, rendendo infondata l'eccezione sollevata da uno dei ricorrenti.
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Co-responsabilità penale: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per una rapina a un portavalori. La sentenza ribadisce il principio della co-responsabilità penale, secondo cui tutti i partecipanti a un'azione criminale pianificata rispondono anche dei reati satellite, come la detenzione di armi. La Corte ha inoltre confermato la correttezza del calcolo della pena, ritenendolo adeguatamente motivato e proporzionato.
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Notifica PEC difensore: valida anche se unica per più
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di quattro imputati condannati per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. La sentenza stabilisce che la notifica PEC al difensore è valida anche se effettuata con un unico atto per più assistiti, purché i nominativi siano indicati nel documento. Inoltre, chiarisce che il principio del 'ne bis in idem' non si applica se i reati, pur derivando dalla stessa azione, tutelano beni giuridici diversi (es. getto pericoloso di cose vs. lesioni), non essendoci identità del fatto storico-naturalistico.
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Revoca indulto: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione ha annullato la revoca di un indulto, stabilendo un principio cruciale: in caso di condanna per reato continuato, la revoca indulto scatta solo se la pena per uno dei singoli reati supera la soglia di legge, non se a superarla è solo la pena complessiva. La decisione sottolinea l'importanza del principio del 'favor rei' in caso di sentenze ambigue.
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Reato continuato: la proprietà transitiva spiegata
La Corte di Cassazione annulla un'ordinanza che, nel calcolare la pena per un reato continuato, non ha considerato una precedente unificazione di pene. Viene affermato il principio della 'proprietà transitiva', per cui tutti i reati legati da un unico disegno criminoso devono essere considerati insieme, e il giudice non può peggiorare la pena già determinata in precedenza.
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Liberazione condizionale collaboratore: la Cassazione
Un collaboratore di giustizia si è visto negare la liberazione condizionale dal Tribunale di Sorveglianza, che non ha ritenuto provato il suo 'sicuro ravvedimento' per la mancanza di un adeguato risarcimento alle vittime. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, ritenendola contraddittoria e apparente. Secondo la Suprema Corte, la valutazione sulla liberazione condizionale collaboratore deve considerare tutti gli elementi del percorso rieducativo, senza che l'assenza del risarcimento possa essere, da sola, un ostacolo determinante se altri indici dimostrano un reale cambiamento.
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Disegno criminoso e continuazione: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso tra un tentato omicidio e un successivo porto abusivo d'armi. La Suprema Corte ha ribadito che la sola vicinanza temporale tra i due reati non è sufficiente per provare un piano unitario preordinato, negando così l'applicazione del più favorevole istituto della continuazione.
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Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva l'applicazione del reato continuato a diverse sentenze per gravi reati. La Corte ha stabilito che per riconoscere un unico disegno criminoso non basta la vicinanza temporale o il legame con la criminalità organizzata, ma serve la prova di un programma deliberato prima del primo reato, assente nel caso di specie dove le azioni sono state giudicate espressione di una generica e impulsiva tendenza a delinquere.
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Pene sostitutive: competenza del giudice dell’esecuzione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26604/2024, ha annullato un'ordinanza del giudice dell'esecuzione che aveva applicato delle pene sostitutive. La Corte ha chiarito che, per le sentenze emesse dopo l'entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022), la richiesta di pene sostitutive deve essere avanzata al giudice della cognizione, non in fase esecutiva, la cui competenza è solo eccezionale e limitata ai casi previsti dalla disciplina transitoria.
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