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Procedura Penale

Amministratore di fatto: la prova della gestione

La Corte di Cassazione conferma la condanna per il reato di occultamento di scritture contabili a carico di un amministratore di fatto. La sentenza chiarisce che la qualifica si prova con l’esercizio continuativo e significativo di poteri gestionali, a prescindere dalla nomina formale. Viene inoltre stabilito che la mancata opposizione tempestiva all’acquisizione di atti li rende utilizzabili nel processo e che un’assoluzione per un reato fiscale diverso non integra il principio del ‘ne bis in idem’.

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Prescrizione reato associativo: la Cassazione decide

La Cassazione interviene sulla prescrizione del reato associativo per traffico di stupefacenti. Pur confermando la durata dell’associazione fino al 2016, dichiara l’estinzione del reato per i semplici partecipi per decorrenza dei termini, rigettando invece i ricorsi dei capi dell’organizzazione.

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Tenuità del fatto: quando non si applica allo spaccio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento per un’ipotesi di spaccio di stupefacenti. Il Tribunale aveva applicato la causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto, ma il Procuratore ha impugnato la decisione. La Cassazione ha accolto il ricorso, sottolineando che la condotta abituale dell’imputato, evidenziata da vendite reiterate, possesso di droghe in più luoghi, ingenti somme di denaro e precedenti specifici, è incompatibile con il beneficio della tenuità del fatto.

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Sequestro preventivo: la Cassazione sui requisiti

La Corte di Cassazione ha confermato un’ordinanza di sequestro preventivo, respingendo i ricorsi di due amministratori di società. La sentenza chiarisce i criteri per determinare la competenza territoriale in caso di reati connessi e ribadisce che il ‘periculum in mora’ può essere desunto da elementi oggettivi (l’entità del profitto) e soggettivi (condotte che suggeriscono un rischio di dispersione dei beni). La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile un motivo di ricorso in quanto non precedentemente sollevato, applicando il principio del divieto di ‘novum’ anche alle impugnazioni cautelari reali.

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Metodo mafioso: Cassazione conferma la misura cautelare

La Corte di Cassazione ha confermato la misura degli arresti domiciliari per un indagato accusato di violenza privata aggravata dal metodo mafioso. L’indagato, figlio di un noto boss, aveva minacciato una persona evocando la sua appartenenza familiare per intimidirla. La Corte ha stabilito che per l’aggravante del metodo mafioso non è necessaria l’appartenenza formale a un clan, ma è sufficiente che l’agente evochi il potere intimidatorio dell’associazione per creare assoggettamento nella vittima. Il ricorso, basato anche sul ‘tempo silente’ trascorso, è stato rigettato.

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Particolare tenuità del fatto: furto in abitazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10410/2025, ha annullato un proscioglimento per il furto di un paio di scarpe del valore di 100 euro. La Corte ha chiarito che il reato di furto in abitazione non può beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa dei limiti di pena troppo elevati previsti dalla legge per tale crimine.

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Quasi flagranza e GPS: l'inseguimento virtuale basta

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’inseguimento del ladro di un’auto tramite GPS, effettuato dal proprietario, integra lo stato di quasi flagranza. La Corte ha annullato la decisione di un tribunale che non aveva convalidato l’arresto, affermando che il ‘virtuale inseguimento’ e il successivo ritrovamento del sospettato con il veicolo rubato costituiscono un nesso ininterrotto tra reato e autore, legittimando l’intervento della polizia giudiziaria.

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Falso ideologico: basta un file Word per il reato?

La Corte di Cassazione ha confermato una misura cautelare di sospensione dal servizio per un dipendente pubblico accusato di falso ideologico. Il caso riguarda la modifica di un verbale in formato digitale, ancora editabile, per alterare i risultati di una valutazione di performance a favore di un collega. La Corte ha stabilito che anche un documento interno e non definitivo (atto endoprocedimentale) costituisce atto pubblico se destinato a produrre effetti giuridici all’interno di un procedimento amministrativo complesso, rendendo così penalmente rilevante la sua alterazione.

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Confisca dopo prescrizione: necessaria una condanna

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che manteneva il sequestro di beni finalizzato alla confisca. Il caso verteva sulla legittimità della confisca dopo prescrizione del reato. La Corte ha chiarito che tale misura è possibile solo in presenza di una precedente sentenza di condanna che abbia accertato la responsabilità penale, presupposto assente nella vicenda specifica, conclusasi con un annullamento per intervenuta prescrizione.

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Ricorso cassazione patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. L’imputato contestava l’eccessività della pena e la carenza di motivazione, ma la Corte ha ribadito che, dopo la riforma del 2017 (art. 448, co. 2-bis c.p.p.), il ricorso per cassazione patteggiamento è consentito solo per motivi tassativamente indicati, tra cui non rientrano quelli proposti.

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Misure alternative: contraddittoria la motivazione

Un detenuto, con un percorso carcerario positivo, si vede negare le misure alternative alla detenzione. Il Tribunale di Sorveglianza, pur riconoscendo i progressi, rigetta l’istanza ritenendola ‘troppo anticipata’ a causa della gravità dei reati passati. La Corte di Cassazione annulla questa decisione, giudicando la motivazione illogica e contraddittoria, poiché non valuta adeguatamente gli elementi favorevoli emersi, specialmente a fronte di un residuo di pena inferiore a un anno.

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Falso in atto pubblico: quando un file Word è reato?

Un dirigente di un’azienda sanitaria, per ottenere incentivi economici, avrebbe indotto un collega a modificare un verbale di valutazione delle performance, ancora in formato digitale editabile. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso contro la misura cautelare della sospensione, stabilendo un principio chiave sul falso in atto pubblico: anche un documento intermedio e non definitivo, come una bozza di verbale, può essere considerato atto pubblico se destinato ad avere rilevanza giuridica all’interno di un procedimento amministrativo. La Corte ha confermato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.

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DASPO di gruppo: quando è legittimo l'obbligo di firma

La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento di DASPO di gruppo con obbligo di firma a carico di un tifoso. La Corte ha stabilito che la mera presenza fisica all’interno di un gruppo di tifosi autore di violenze non è sufficiente a giustificare una misura restrittiva della libertà personale come l’obbligo di comparizione. È necessario un ‘fumus’, ovvero un concreto indizio di partecipazione attiva del singolo agli atti di violenza, che nel caso di specie mancava totalmente.

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Incompatibilità del giudice: appello non immediato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni imputati che contestavano l’incompatibilità del giudice del dibattimento. Gli imputati sostenevano che il giudice, per decidere su una richiesta di patteggiamento, avesse visionato l’intero fascicolo del PM, esprimendo una valutazione di merito. La Suprema Corte ha chiarito che l’ordinanza che rigetta l’eccezione di incompatibilità non è immediatamente impugnabile, ma deve essere contestata solo insieme alla sentenza finale. Il ricorso è stato quindi respinto per un vizio procedurale.

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Lavoro arresti domiciliari: no se c'è rischio reato

La Corte di Cassazione conferma la decisione di negare l’autorizzazione al lavoro arresti domiciliari a un soggetto indagato per reati ambientali. Il permesso è stato rifiutato perché l’impiego proposto nel settore edile, lo stesso dei reati contestati, presentava un elevato rischio di reiterazione. La Corte ha ritenuto prevalente l’esigenza di prevenzione criminale rispetto allo stato di indigenza del ricorrente, peraltro non pienamente provato.

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Presunzione di pericolosità: il tempo non attenua

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo in custodia cautelare per reati di narcotraffico, che chiedeva la sostituzione della detenzione in carcere con gli arresti domiciliari. La Corte ha stabilito che, per superare la presunzione di pericolosità prevista dalla legge per tali reati, non è sufficiente il solo decorso del tempo dalla commissione dei fatti, ma sono necessari elementi nuovi e concreti che dimostrino un’effettiva attenuazione delle esigenze cautelari.

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Associazione mafiosa: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo in custodia cautelare per partecipazione ad un’associazione mafiosa. L’imputato, coinvolto nella gestione di scommesse illegali, ha presentato un ricorso ritenuto generico, in quanto non si confrontava specificamente con le motivazioni del tribunale del riesame. La Corte ha ribadito che, per reati di tale gravità, vige una presunzione di pericolosità che l’indagato ha l’onere di superare con elementi concreti, non essendo sufficiente il solo trascorrere del tempo dai fatti contestati.

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Nullità decreto di citazione: quando è abnorme?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza di un Tribunale che restituisce al Pubblico Ministero un decreto di citazione a giudizio per la mancata indicazione della persona offesa costituisce un provvedimento abnorme. Questa omissione, infatti, non rientra tra le cause tassative di nullità del decreto di citazione previste dall’art. 552 c.p.p., poiché non lede il diritto di difesa. Tale decisione crea un’indebita stasi del procedimento, sanabile solo con l’annullamento dell’ordinanza stessa.

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Misure cautelari: il tempo non basta a escluderle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte ha ribadito che, in tema di misure cautelari per reati associativi, la presunzione di pericolosità sociale non può essere superata dal solo decorso del tempo. È necessario che l’indagato fornisca prove concrete della rescissione dei legami con l’ambiente criminale, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Sospensione custodia cautelare: i criteri di liceità

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della sospensione custodia cautelare in un processo penale, chiarendo i criteri che definiscono la ‘particolare complessità’. La decisione si è basata sul numero elevato di imputati e capi d’accusa, sulla mole di intercettazioni e ha incluso tra le ragioni valide anche le criticità organizzative e il carico di lavoro dell’ufficio giudiziario.

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