La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38232/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto aggravato. L'imputato sosteneva l'invalidità della querela orale presentata dalla persona offesa, ritenendo che una formula standard non esprimesse una chiara volontà di punire. La Corte ha ribadito che, in base al principio del "favor querelae", non sono necessarie formule sacramentali. La volontà punitiva può essere desunta dall'intero contesto dell'atto, e la frase "sporgo formale denuncia/querela" è stata ritenuta una manifestazione sufficiente e chiara di tale intenzione, confermando la procedibilità dell'azione penale.
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