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Procedura Penale

Sequestro preventivo autocarro: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione conferma il sequestro preventivo di un autocarro di proprietà di un terzo, utilizzato dal figlio per commettere un reato ambientale. Nonostante la successiva regolarizzazione amministrativa del veicolo e la cessazione del rapporto di lavoro che faceva da sfondo al reato, la Corte ha ritenuto persistente il pericolo di reiterazione del crimine, poiché l'autocarro rimaneva nella disponibilità della famiglia. Il ricorso della proprietaria è stato quindi dichiarato inammissibile.
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Rinuncia impugnazione: quali sono le conseguenze?
Analisi di un'ordinanza della Corte di Cassazione in cui un ricorso avverso un sequestro probatorio viene dichiarato inammissibile a seguito di una rinuncia impugnazione da parte del ricorrente. La decisione comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di un'ammenda.
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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Procuratore contro l'annullamento di un sequestro preventivo per un'opera demaniale. La sentenza ribadisce che il ricorso per cassazione in materia cautelare è consentito solo per violazione di legge e non per una diversa interpretazione dei fatti o degli atti amministrativi, che attiene al merito della vicenda.
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Ordine di demolizione: quando si può sospendere?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31127/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un proprietario contro un ordine di demolizione per un immobile abusivo. La Corte ha stabilito che la sospensione dell'ordine è possibile solo se è ragionevolmente prevedibile un provvedimento amministrativo o giurisdizionale imminente e in insanabile contrasto con la demolizione. Il mero trascorrere del tempo o l'inerzia della P.A. non generano un legittimo affidamento che possa bloccare l'esecuzione, e chi invoca il principio di proporzionalità deve fornire prove concrete della propria situazione abitativa ed economica.
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Confisca doganale del veicolo: quando è legittima?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del proprietario di un furgone sottoposto a confisca doganale per contrabbando di tabacco. La Corte ha stabilito che la confisca doganale è una misura di sicurezza che non richiede una condanna penale, essendo sufficiente l'accertamento del fatto reato e il nesso strumentale tra questo e il bene. Nel caso specifico, il veicolo era stato modificato con un doppiofondo per occultare la merce, rendendo la confisca obbligatoria, anche se il procedimento penale contro il conducente era stato archiviato. L'onere di provare la propria estraneità e la dovuta vigilanza gravava sul proprietario, che non lo ha assolto.
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Errore di fatto: quando è inammissibile il ricorso?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto, chiarendo che tale rimedio non può essere utilizzato per contestare la valutazione giuridica o probatoria della Corte, ma solo per correggere sviste materiali e percettive. Nel caso specifico, un uomo condannato per reati di droga aveva tentato, senza successo, di utilizzare questo strumento per ottenere un nuovo esame del merito del suo precedente ricorso, lamentando una presunta errata comprensione dei motivi da parte dei giudici.
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Indagini difensive preventive: no accesso a luoghi privati
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diniego del Giudice di autorizzare l'accesso a luoghi privati per lo svolgimento di indagini difensive preventive non costituisce un atto abnorme. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tale diniego non paralizza il procedimento, potendo la parte interessata avviare l'azione penale tramite una denuncia e solo successivamente richiedere l'accesso.
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Sequestro preventivo: quando la buona fede non basta
La Corte di Cassazione ha confermato un sequestro preventivo su automezzi ceduti a una società terza dopo l'inizio delle indagini per contrabbando. La Corte ha ritenuto l'acquirente non in 'buona fede', considerando la vendita un espediente per evitare la confisca. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le motivazioni del Tribunale del riesame sono state giudicate logiche e sufficienti, e il ricorrente non ha dimostrato una reale violazione di legge.
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Compro Oro: la licenza non è reato penale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31122/2024, ha stabilito un'importante distinzione per gli operatori del settore Compro Oro. Esercitare l'attività senza la licenza del Questore, prevista dal TULPS, non costituisce più reato ma un semplice illecito amministrativo a seguito della depenalizzazione. Di conseguenza, viene a mancare il presupposto del 'fumus commissi delicti' per un sequestro penale su questa base. Tuttavia, la Corte ha confermato che l'omessa iscrizione nell'apposito registro degli operatori (O.A.M.), come richiesto dal D.Lgs. 92/2017, rimane un reato a tutti gli effetti, giustificando il mantenimento delle misure cautelari per questa specifica violazione.
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Annullamento Convalida DASPO: termine 48 ore violato
La Corte di Cassazione ha proceduto all'annullamento della convalida di un DASPO con obbligo di presentazione, poiché il GIP aveva emesso la sua decisione prima dello scadere del termine di 48 ore concesso alla difesa per presentare memorie. Questo vizio procedurale, secondo la Corte, integra una nullità di ordine generale per violazione del diritto di difesa, comportando la perdita di efficacia della misura dell'obbligo di presentazione, pur lasciando intatta la parte amministrativa del divieto di accesso agli stadi.
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Carenza di interesse: ricorso inammissibile se i beni tornano
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un sequestro per sopravvenuta carenza di interesse, poiché i beni erano stati restituiti prima della decisione. Di conseguenza, non è dovuta alcuna condanna alle spese processuali.
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DASPO: il termine di 48 ore e il diritto di difesa
Un soggetto ricorre contro la convalida di un provvedimento DASPO, lamentando la violazione del termine di 48 ore concesso per la difesa. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che, nonostante l'inosservanza del termine da parte del giudice, l'assenza di un pregiudizio concreto ed effettivo al diritto di difesa del ricorrente impedisce la declaratoria di nullità dell'atto. La Corte ha sottolineato che il ricorrente non ha mai tentato di esercitare il proprio diritto, non depositando memorie difensive.
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Vizio di motivazione: sentenza annullata dalla Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per un vizio di motivazione. Il giudice di primo grado aveva omesso di pronunciarsi su specifiche richieste della difesa, come l'applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, la concessione delle attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice ha l'obbligo di rispondere, anche implicitamente, a tutte le istanze difensive, pena l'annullamento della decisione.
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Ricorso inammissibile: onere della prova e motivi nuovi
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile di un imprenditore condannato per reati ambientali. I motivi sono la genericità delle censure, l'introduzione di motivi nuovi non proposti in appello e il mancato assolvimento dell'onere della prova da parte del ricorrente. Confermata la condanna.
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Sospensione patente e tenuità del fatto: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la sanzione amministrativa accessoria della sospensione patente non può essere applicata in caso di proscioglimento per particolare tenuità del fatto per il reato di rifiuto di sottoporsi agli accertamenti alcolimetrici. La Corte ha sottolineato che, a differenza del reato di guida in stato di ebbrezza, la normativa per il reato di rifiuto (art. 186, comma 7, C.d.S.) lega esplicitamente l'applicazione della sanzione accessoria a una sentenza di 'condanna', che non sussiste nel caso di proscioglimento ex art. 131-bis c.p. Pertanto, la sentenza di appello che aveva confermato la sospensione è stata annullata senza rinvio su questo punto.
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Molestie olfattive: prova testimoniale è sufficiente
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di molestie olfattive a carico della titolare di un impianto di biogas. Il ricorso, basato sulla presunta prescrizione del reato e sull'inattendibilità delle prove testimoniali, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito che le dichiarazioni dei testimoni che hanno percepito le emissioni odorigene sono una prova sufficiente per accertare il reato, senza necessità di una perizia tecnica, e che la durata del reato permanente è stata correttamente fissata sulla base di tali prove.
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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro una sentenza di assoluzione per bancarotta fraudolenta. La decisione si fonda sul fatto che il ricorso è stato presentato ben oltre il termine perentorio di 15 giorni, configurandosi così come un ricorso tardivo e precludendo ogni esame nel merito.
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Ricorso straordinario: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario proposto contro una sua precedente decisione. Il ricorrente lamentava un errore percettivo e la mancata declaratoria di prescrizione, ma la Corte ha chiarito che il ricorso mirava, in realtà, a una nuova valutazione di merito, non consentita da questo strumento eccezionale. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.
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Inammissibilità del ricorso: i limiti del giudizio
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per violenza privata aggravata. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, sulla natura fattuale delle doglianze e sulla ripetitività di censure già esaminate nei gradi di merito, ribadendo i rigorosi limiti del giudizio di legittimità.
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Prescrizione reato: annullata sentenza di appello
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello che aveva assolto un imputato per particolare tenuità del fatto. Il motivo dell'annullamento risiede nel fatto che la prescrizione del reato era già maturata prima della pronuncia della sentenza di secondo grado. Di conseguenza, il giudice d'appello avrebbe dovuto dichiarare l'estinzione del reato e non entrare nel merito della questione. Il ricorso, presentato dal Procuratore Generale, è stato quindi accolto.
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