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Procedura Civile

Concordato: relazione attestatore incompleta, sì ricorso
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un creditore, annullando l'omologa di un concordato preventivo a causa di una relazione dell'attestatore carente. La relazione non valutava correttamente tutti gli asset del debitore, inclusi l'avviamento aziendale e partecipazioni societarie, impedendo ai creditori una scelta informata. La Corte ha invece respinto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, ribadendo che solo chi si oppone in primo grado può impugnare l'omologa.
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Distrazione spese legali: la Cassazione corregge l’errore
La Corte di Cassazione ha corretto una propria ordinanza che aveva omesso di disporre la distrazione delle spese legali a favore del difensore di una società, nonostante quest'ultimo ne avesse fatto esplicita richiesta. Riconoscendo l'omissione come un mero errore materiale, la Corte ha integrato la precedente decisione, riaffermando il diritto dell'avvocato antistatario a ricevere il pagamento diretto dalla parte soccombente.
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Definizione agevolata: estinzione del giudizio
Un professionista aveva impugnato in Cassazione una sentenza relativa a contributi previdenziali. Durante il processo, ha aderito alla cosiddetta "rottamazione-quater", una forma di definizione agevolata dei debiti. Avendo documentato il pagamento integrale, la Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio e cessata la materia del contendere, in quanto l'adesione a tale procedura implica la rinuncia alla lite.
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Pensione consortile: prova del requisito di anzianità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che richiedeva il diritto alla pensione consortile a seguito della soppressione del suo posto di lavoro. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte del lavoratore, del possesso dei requisiti di anzianità e di inquadramento 'di ruolo' richiesti dalla contrattazione collettiva alla data del 31 luglio 1994. I giudici hanno ritenuto i motivi del ricorso generici e non idonei a superare le decisioni conformi dei precedenti gradi di giudizio, sottolineando l'importanza di una rigorosa formulazione delle censure in sede di legittimità.
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Giudicato esterno e contributi: ricorso inammissibile
Un ente previdenziale ha proposto ricorso contro una sentenza che dichiarava prescritti i contributi richiesti a un professionista per l'anno 2007. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, non entrando nel merito, a causa della presenza di un precedente giudicato esterno. Una precedente ordinanza aveva già definitivamente accertato la prescrizione del credito tra le stesse parti, rendendo impossibile una nuova pronuncia sulla medesima questione in virtù del principio del "ne bis in idem".
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Ineleggibilità sindaco: leave gaps e incompatibilità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16920/2024, ha stabilito che la breve interruzione dell'aspettativa non retribuita di un dipendente comunale, eletto sindaco, avvenuta subito dopo la proclamazione, non costituisce una causa di ineleggibilità sindaco, bensì una sopravvenuta incompatibilità. Se tale incompatibilità viene rimossa tempestivamente, come nel caso di specie con una nuova richiesta di aspettativa il giorno successivo, l'elezione rimane valida. La Corte ha sottolineato la distinzione fondamentale tra ineleggibilità, che deve essere rimossa prima della candidatura per garantire la par condicio, e l'incompatibilità, che può essere sanata entro dieci giorni dall'elezione.
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Competenza territoriale contributi: decide la residenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16910/2024, ha stabilito la competenza territoriale per le controversie sui contributi previdenziali dei lavoratori autonomi. Un commerciante si era opposto a degli avvisi di addebito INPS, ma il caso è stato rimbalzato tra diversi tribunali. La Suprema Corte ha chiarito che, in base all'art. 444 c.p.c., la competenza territoriale contributi spetta al tribunale, in funzione di giudice del lavoro, nella cui circoscrizione risiede l'attore, anche se non coincide con il capoluogo di provincia.
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Cessazione materia del contendere: accordo e fine lite
La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in una controversia tra due enti di assistenza sanitaria e alcuni loro iscritti. Le parti, durante il giudizio di legittimità, hanno raggiunto un accordo transattivo che ha risolto la lite, rendendo superflua una pronuncia nel merito e privando di efficacia la precedente sentenza della Corte d'Appello. La Corte ha quindi compensato le spese legali.
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Domanda nuova in appello: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito che specificare in appello la non retroattività di un re-inquadramento contributivo non costituisce una domanda nuova in appello, se il tema era già parte della contestazione originaria. La Corte ha annullato la decisione d'appello che aveva dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro una pretesa dell'ente previdenziale, rinviando la causa per un nuovo esame nel merito.
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Onere della prova: come provare i danni subiti
In un caso di fornitura alimentare difettosa, la Corte di Cassazione ha stabilito che per ottenere il risarcimento dei danni, l'acquirente deve rispettare un rigoroso onere della prova. Non è sufficiente dimostrare la spesa potenziale per beni sostitutivi o consulenze legali, ma è necessario provare l'effettivo esborso economico. La sentenza annulla parzialmente la decisione precedente e rinvia il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione delle prove fornite.
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Rinuncia ricorso cassazione: no contributo unificato
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti in una causa immobiliare. Il punto chiave della decisione è che la rinuncia al ricorso in Cassazione non comporta l'obbligo di versare il doppio del contributo unificato, poiché tale misura sanzionatoria si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità e non può essere estesa per analogia.
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Prescrizione rimborso ritenute: quando inizia a correre?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16889/2024, ha stabilito un principio cruciale in tema di prescrizione del rimborso ritenute fiscali versate in eccesso dal datore di lavoro. Il caso riguardava la richiesta degli eredi di un lavoratore per la restituzione di somme trattenute erroneamente su un fondo pensione. La Corte ha chiarito che il termine di prescrizione decennale per l'azione del lavoratore contro il datore di lavoro decorre dal momento in cui è stata effettuata la trattenuta illegittima e non da quando il datore di lavoro ottiene a sua volta il rimborso dall'Agenzia delle Entrate. La Suprema Corte ha rigettato la tesi della Corte d'Appello che inquadrava la fattispecie nella 'negotiorum gestio', affermando invece che si tratta di un'azione di inesatto adempimento di un'obbligazione derivante dal rapporto di lavoro.
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Ricorso inammissibile: gli oneri di specificità
Un istituto di credito ha impugnato una decisione della Corte d'Appello relativa alla costituzione di una rendita vitalizia per un ex dipendente a causa di contributi omessi. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancata specificità. L'istituto di credito non ha trascritto nel ricorso documenti cruciali, come una precedente sentenza passata in giudicato e relazioni tecniche, impedendo così alla Corte di valutare nel merito i motivi di doglianza. La decisione sottolinea la fondamentale importanza del principio di autosufficienza nei ricorsi di legittimità.
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Appalto non genuino: chi prova la simulazione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16885/2024, ha rigettato il ricorso di una lavoratrice che contestava la genuinità di un contratto di appalto. La Corte ha ribadito che l'onere di provare che si tratta di un appalto non genuino grava interamente sul lavoratore. Inoltre, ha precisato che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere un nuovo esame dei fatti, ma solo per contestare errori di diritto. La decisione sottolinea anche che il mancato accoglimento di istanze istruttorie non costituisce vizio di omessa pronuncia.
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Diritto di difesa fallimento: quando si sana il vizio?
Una società dichiarata fallita lamentava la violazione del diritto di difesa a causa di una notifica tardiva. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha stabilito che il vizio procedurale del primo grado è stato sanato dalla piena possibilità di difendersi in sede di reclamo. L'analisi del diritto di difesa fallimento ha chiarito che, se la notifica non è inesistente, il giudice d'appello deve decidere nel merito, convertendo la nullità in motivo d'impugnazione.
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Clausola risolutiva espressa: prevale sul recesso?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un curatore fallimentare, pur avendo esercitato il recesso da un contratto di affitto d'azienda, può legittimamente eccepire l'inadempimento della controparte avvalendosi di una clausola risolutiva espressa. Tale eccezione, se fondata, prevale sul recesso e fa venir meno il diritto all'indennizzo della controparte. La Corte ha cassato la decisione del tribunale che aveva erroneamente escluso questa possibilità, non tenendo conto che l'eccezione di risoluzione era stata sollevata nel corso del giudizio di merito. L'uso della clausola risolutiva espressa non richiede un atto stragiudiziale preventivo e può essere manifestato anche in via di difesa processuale.
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Restituzione contributi INPS: quando scatta la prescrizione
Un lavoratore ha richiesto la riliquidazione della pensione e la restituzione dei contributi INPS versati ma non utilizzati. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. È stato stabilito che il diritto alla restituzione dei contributi si prescrive in dieci anni. Il termine non decorre dalla data di liquidazione della pensione, ma dal momento in cui il lavoratore ha avuto conoscenza dell'inutilizzabilità dei versamenti, in questo caso a seguito di una comunicazione dell'ente previdenziale.
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Estinzione del giudizio: niente doppio contributo
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio a seguito di una rinuncia al ricorso accettata dalla controparte. La decisione chiarisce un punto fondamentale: in caso di estinzione del giudizio, non è dovuto il versamento del doppio contributo unificato, poiché tale sanzione ha natura eccezionale e si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell'impugnazione, non potendo essere estesa ad altre ipotesi.
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Contratto sanità accreditata: no a pagamenti extra
Una struttura sanitaria ha richiesto un pagamento extra a un'azienda sanitaria locale, basato su "economie di macroarea". La Corte di Appello ha respinto la richiesta, chiarendo un punto fondamentale: sebbene un contratto sanità accreditata possa essere firmato retroattivamente, qualsiasi pagamento aggiuntivo deve essere esplicitamente previsto nel testo scritto del contratto. In assenza di tale clausola, la pretesa è infondata.
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Giurisdizione contributi consortili: decide il G.O.
Un ente governativo per le risorse idriche ha contestato una cartella di pagamento emessa da un consorzio di bonifica per quote consortili. La Corte di Cassazione, dirimendo la questione sulla giurisdizione per i contributi consortili, ha stabilito la competenza del giudice ordinario e non di quello tributario. La decisione si fonda sulla natura contrattuale delle somme dovute, derivanti da una specifica convenzione per l'utilizzo delle infrastrutture consortili, escludendone quindi la natura di tributo imposto unilateralmente.
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