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Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Obblighi del bookmaker
Una società di scommesse estera ha contestato un avviso di accertamento per l'Imposta Unica Scommesse relativa all'anno 2010, sostenendo di non essere dovuta in base a una sentenza della Corte Costituzionale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l'obbligo di pagamento grava sul bookmaker anche per le annualità antecedenti al 2011, poiché la pronuncia di incostituzionalità riguardava esclusivamente le ricevitorie locali e non gli organizzatori del gioco.
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Estinzione del giudizio per definizione agevolata
Una società di autotrasporti aveva impugnato un avviso di accertamento fiscale fino alla Corte di Cassazione. Durante il processo, ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti, pagando le somme dovute. La Suprema Corte, preso atto del pagamento, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la controversia senza una decisione nel merito.
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Annotazione di ruralità: basta per l’esenzione ICI/IMU
Una società cooperativa ha impugnato un avviso di accertamento per l'ICI relativa a immobili strumentali. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22031/2024, ha stabilito che per il riconoscimento della ruralità di un fabbricato e la conseguente esenzione fiscale, è sufficiente la specifica annotazione di ruralità negli atti catastali. Questa annotazione, introdotta da una complessa evoluzione normativa, supera la necessità di una variazione del classamento catastale, semplificando l'onere probatorio per il contribuente. La Corte ha quindi cassato la decisione del giudice di merito che aveva negato l'esenzione.
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Esenzione accise energia: No per consorzi
Una società consortile, che produceva energia da fonti rinnovabili e la cedeva alle imprese consorziate, si è vista negare il diritto all'esenzione dalle accise. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22030/2024, ha stabilito che la cessione di energia ai soci, anche se membri del consorzio, costituisce una fornitura a terzi e non un autoconsumo. Di conseguenza, non spetta l'esenzione accise energia, in quanto questa agevolazione è riservata esclusivamente all'energia consumata direttamente dal soggetto produttore. La Corte ha chiarito che la nozione di "autoproduttore" valida ai fini fiscali è più restrittiva di quella prevista dalle norme sul mercato dell'energia.
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Annotazione di ruralità: ICI e IMU sugli immobili
Una cooperativa ha contestato un avviso di accertamento per l'ICI 2010, sostenendo la ruralità dei propri immobili. Dopo il rigetto nei primi gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: a seguito dell'evoluzione normativa, per il riconoscimento della ruralità ai fini fiscali è sufficiente la specifica annotazione di ruralità negli atti catastali. Questo requisito supera la precedente necessità di una variazione della categoria catastale. La sentenza del giudice precedente è stata annullata perché basata su un presupposto giuridico superato.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società di commercio di prodotti energetici, coinvolta in una disputa su accise non versate, ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022. Nonostante il ricorso pendente in Cassazione da parte dell'Agenzia Fiscale, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio. La presentazione della domanda di definizione, in assenza di importi da versare, è stata sufficiente a perfezionare la procedura, rendendo irrilevante l'analisi nel merito dei motivi di ricorso e lasciando le spese a carico delle parti che le hanno anticipate.
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Fabbricati rurali: annotazione catastale decisiva
Una cooperativa agricola ha impugnato un avviso di accertamento ICI relativo ai propri immobili. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale per i fabbricati rurali: ai fini del riconoscimento della ruralità e della conseguente esenzione fiscale, l'elemento decisivo è la specifica "annotazione" nei registri catastali, non più la variazione della categoria. La Corte ha censurato la decisione dei giudici di merito per essersi concentrati su aspetti procedurali superati, invece di verificare l'esito finale della richiesta di annotazione.
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Rimborso accise: quando il PVC non è obbligatorio
Una società si è vista negare un rimborso accise per presunte irregolarità contabili. I giudici di merito le avevano dato ragione per la mancata emissione di un Processo Verbale di Constatazione (PVC) da parte del Fisco. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che in caso di diniego di un'istanza di rimborso, l'amministrazione non è tenuta al contraddittorio preventivo tramite PVC, poiché l'onere della prova grava interamente sul contribuente che avanza la pretesa.
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Reverse charge oro: quando si applica? La Cassazione
L'Agenzia delle Entrate ha contestato a un contribuente l'applicazione del regime del reverse charge oro su cessioni di beni usati. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell'Agenzia, ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel non verificare i presupposti essenziali per l'applicazione di tale regime. In particolare, non è stata accertata né la purezza del materiale d'oro ceduto né la sua effettiva destinazione a un processo di trasformazione industriale, elementi cruciali per escludere il bene dal consumo immediato e giustificare l'inversione contabile dell'IVA. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Responsabilità deposito fiscale: la Cassazione decide
Una società petrolifera, titolare di un deposito fiscale, è stata chiamata a rispondere per accise non versate a seguito di un ammanco di carburante. La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità del deposito fiscale è solidale con chiunque commetta un'irregolarità nella circolazione dei prodotti, cassando la precedente decisione di merito. La sentenza chiarisce che la semplice constatazione di una differenza quantitativa è sufficiente a far scattare l'obbligazione tributaria, senza necessità per l'erario di provare un comportamento elusivo diretto del depositario.
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Notifica atto impositivo: nulla se all’erede del liquidatore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21981/2024, ha stabilito che la notifica di un atto impositivo a una società cancellata da meno di cinque anni è nulla se indirizzata all'erede del liquidatore defunto. In base a una 'fictio iuris' normativa, la società continua a esistere per fini fiscali per un quinquennio dopo la cancellazione. Pertanto, l'atto deve essere notificato alla società stessa, la quale mantiene la propria soggettività passiva d'imposta, e non a soggetti terzi come gli eredi del rappresentante legale.
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Esenzione IVA giocate: no al subappalto raccolta
Una società di gestione di apparecchi da gioco aveva subappaltato il servizio di raccolta delle giocate, ricevendo fatture in esenzione IVA. L'Agenzia delle Entrate ha contestato tale regime. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'esenzione IVA giocate si applica solo ai rapporti diretti tra concessionario statale e gestori/esercenti da esso incaricati, escludendo i subappalti. Tale servizio è quindi soggetto a IVA ordinaria.
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Notifica avviso accertamento: la Cassazione decide
Una società contesta due avvisi di accertamento per vizi di sottoscrizione e di notifica. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha respinto il ricorso, confermando principi fondamentali. È stata ribadita la validità della delega di firma al funzionario, anche se priva di un termine di scadenza, e la piena legittimità della notifica dell'avviso di accertamento esecutivo effettuata direttamente a mezzo posta dall'Amministrazione Finanziaria, senza l'obbligo di ricorrere a un intermediario abilitato.
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Esenzione IVA giochi: limiti e subcontracting
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21963/2024, ha stabilito che l'esenzione IVA giochi non si applica ai servizi di raccolta delle giocate forniti in subappalto. Una società operante nel settore delle apparecchiature da gioco aveva subappaltato il servizio di raccolta incassi a un'altra azienda, la quale emetteva fatture in regime di esenzione. L'Agenzia delle Entrate ha contestato tale regime, e la Suprema Corte le ha dato ragione, specificando che le norme agevolative vanno interpretate restrittivamente. L'esenzione è limitata ai soli rapporti diretti tra concessionario statale e gestori o esercenti, escludendo qualsiasi rapporto di subaffidamento. La Corte ha anche ribadito che l'affidamento a un professionista non esonera il contribuente dal proprio dovere di diligenza.
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Reverse charge oro: la purezza è decisiva, dice la Corte
Un contribuente, accusato di evasione IVA per la vendita di rottami aurei, ha fatto ricorso sostenendo l'applicabilità del regime del reverse charge oro. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che il giudice di merito ha errato nel non verificare la natura e la purezza del materiale ceduto. Secondo la Corte, per applicare il reverse charge oro, il fattore decisivo è che si tratti di materiale d'oro con una specifica purezza non destinato al consumo finale, a prescindere dalla qualifica formale dell'attività del venditore.
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Rimborso IVA: obbligatoria la nota di credito
Una società di trasporti ha chiesto un rimborso IVA per un'imposta versata per errore su un servizio ritenuto esente. La Corte di Cassazione ha negato il rimborso perché la società non aveva emesso una nota di credito per neutralizzare la detrazione già operata dal cliente (un ente pubblico). La decisione sottolinea che il rimborso IVA è subordinato alla salvaguardia del principio di neutralità dell'imposta e all'esclusione di qualsiasi rischio di perdita di gettito per l'Erario.
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Esenzione IVA giochi: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21948/2024, ha stabilito che l'esenzione IVA giochi per la raccolta delle giocate si applica solo ai servizi resi direttamente al concessionario statale. Di conseguenza, il servizio di raccolta fornito da un esercente a una società di gestione, che non è il concessionario, è soggetto a IVA ordinaria. La Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, affermando il principio di interpretazione restrittiva delle norme agevolative fiscali.
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Responsabilità commercialista: quando esclude il Fisco?
Una società ha ricevuto una cartella di pagamento per irregolarità fiscali, attribuendo la colpa al proprio commercialista. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, sottolineando che la responsabilità del commercialista non esonera il contribuente dal proprio dovere di vigilanza ('culpa in vigilando'). La richiesta di rateizzazione del debito è stata inoltre interpretata come un'ammissione della pretesa fiscale, rendendo le successive contestazioni inammissibili.
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Onere della prova frode fiscale: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una società di rivendita auto, confermando gli accertamenti fiscali per ricavi non dichiarati e indebita detrazione IVA in un contesto di frode carosello. La sentenza ribadisce i principi sull'onere della prova nella frode fiscale: l'Amministrazione Finanziaria può dimostrare la consapevolezza del contribuente tramite presunzioni gravi, precise e concordanti. Una volta fornita tale prova, spetta al contribuente dimostrare la propria buona fede e di aver agito con la massima diligenza, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.
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Imposta unica scommesse: Cassazione e operatori esteri
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21940/2024, ha respinto il ricorso di una società di scommesse estera, confermando il suo obbligo di versare l'imposta unica sulle scommesse per le giocate raccolte in Italia tramite centri di trasmissione dati, anche in assenza di una concessione statale. La Corte ha stabilito che l'imposta si applica a chiunque gestisca scommesse sul territorio italiano, escludendo qualsiasi discriminazione ai sensi del diritto dell'Unione Europea. È stata inoltre chiarita la natura paritetica della solidarietà fiscale tra il bookmaker estero e il centro di trasmissione locale, entrambi considerati soggetti passivi d'imposta.
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