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Giurisprudenza Tributaria

Imposta unica scommesse: Cassazione e operatori esteri
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22208/2024, ha stabilito che i bookmaker esteri, anche se privi di concessione statale, sono tenuti al pagamento dell'imposta unica scommesse per le giocate raccolte in Italia. La Corte ha confermato la responsabilità solidale tra il bookmaker e il suo intermediario locale (CTD), rigettando il ricorso della società di scommesse. La decisione si fonda sul principio che il presupposto del tributo è la 'gestione' dell'attività di scommessa sul territorio nazionale, attività svolta congiuntamente da entrambi i soggetti, rendendo la normativa italiana conforme al diritto dell'Unione Europea.
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Vendite in nero: la Cassazione contro le fatture fittizie
Una società impugna un accertamento fiscale per vendite in nero, sostenendo di aver emesso solo fatture pro-forma per ottenere finanziamenti, senza reali cessioni di beni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. L'esistenza di bonifici bancari da parte dei clienti, che indicavano gli estremi delle fatture, è stata ritenuta prova sufficiente delle operazioni commerciali reali, rendendo inverosimile la tesi difensiva della società.
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Imposta unica scommesse: il bookmaker estero paga
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22205/2024, ha stabilito che l'imposta unica scommesse è dovuta anche dai bookmaker esteri che operano in Italia senza la necessaria concessione statale. Il caso riguardava una società di scommesse straniera che contestava avvisi di accertamento per gli anni 2008-2009. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la normativa italiana non viola i principi dell'Unione Europea sulla non discriminazione e sulla libera prestazione di servizi. È stato chiarito che la tassazione si applica a chiunque raccolga scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dalla sede legale dell'operatore o dal possesso di una concessione. La Corte ha inoltre escluso la necessità di un contraddittorio preventivo per questo tipo di imposta e ha distinto la responsabilità fiscale da quella penale.
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Imposta unica scommesse: Cassazione e operatori esteri
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la sua soggezione all'imposta unica scommesse per le giocate raccolte in Italia tramite un centro di trasmissione dati. La Corte ha stabilito che il presupposto dell'imposta è la "gestione" dell'attività sul territorio nazionale, rendendo il bookmaker estero e la ricevitoria locale coobbligati solidali. La decisione ribadisce la compatibilità della normativa con il diritto dell'Unione Europea, escludendo qualsiasi discriminazione.
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Integrazione del contraddittorio: appello e litisconsorzio
Una società impugnava una cartella esattoriale. In appello, ometteva di notificare l'atto all'Ente impositore, parte del primo grado. La Commissione Tributaria Regionale dichiarava l'appello inammissibile. La Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che in caso di litisconsorzio processuale il giudice deve ordinare l'integrazione del contraddittorio, notificando l'atto alla parte omessa, e non dichiarare l'inammissibilità del gravame.
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Litisconsorzio necessario nel processo tributario
Un socio di una società in accomandita semplice ha impugnato un avviso di accertamento relativo a maggiori redditi non dichiarati. La Corte di Cassazione ha annullato l'intero procedimento giudiziario per violazione del principio del litisconsorzio necessario, stabilendo che nei contenziosi fiscali riguardanti le società di persone, la causa deve necessariamente coinvolgere tutti i soci. Poiché un altro socio non era stato parte del giudizio, il processo è stato dichiarato nullo e rinviato al primo grado per essere celebrato nuovamente con la partecipazione di tutti i soggetti interessati.
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Imposta unica scommesse: Cassazione sulla tassazione
Una società di scommesse estera, operante in Italia tramite centri di trasmissione dati (CTD) senza concessione nazionale, ha contestato un avviso di accertamento per l'imposta unica scommesse. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la responsabilità solidale tra la società estera e il gestore del CTD. I giudici hanno stabilito che l'imposta è legittima, non discriminatoria e conforme al diritto dell'Unione Europea, poiché si applica alla "gestione" dell'attività di scommessa svolta sul territorio italiano, indipendentemente dalla sede o dallo status giuridico dell'operatore. Essendo l'annualità contestata (2012) successiva ai chiarimenti legislativi, è stata esclusa qualsiasi violazione del legittimo affidamento.
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Dichiarazione integrativa: come calcolare i termini
Un contribuente ha presentato una dichiarazione integrativa, ricevendo poi una cartella di pagamento. Impugnando l'atto per tardività, sosteneva che i termini di accertamento dovessero decorrere dalla dichiarazione originale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, per le modifiche apportate, il termine di decadenza per l'accertamento decorre dalla data di presentazione della dichiarazione integrativa. Questo principio serve a non ridurre il tempo a disposizione dell'Amministrazione Finanziaria per i controlli. Il ricorrente è stato condannato anche al pagamento delle spese legali e a una sanzione per lite temeraria.
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Comunicazione di irregolarità: quando è obbligatoria?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'Amministrazione Finanziaria deve inviare una comunicazione di irregolarità prima di emettere una cartella di pagamento se la rettifica non è un mero controllo formale ma una sostanziale rideterminazione del debito d'imposta. In un caso riguardante un'ingente pretesa IRPEF, la Corte ha annullato la cartella perché l'Ufficio, riscontrando una rettifica significativa rispetto al dichiarato, ha omesso di instaurare il preventivo contraddittorio con il contribuente, violando così il suo diritto di difesa.
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Assoluzione penale e accertamento: la nuova legge
Un professionista, destinatario di avvisi di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA, si è visto confermare in appello la pretesa fiscale basata sul raddoppio dei termini, nonostante una precedente assoluzione penale. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione per valutare l'impatto di una nuova legge ('ius superveniens') che attribuisce efficacia di giudicato all'assoluzione penale nel processo tributario, cambiando potenzialmente l'esito della controversia.
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Rinuncia al ricorso: estinzione per rottamazione-quater
Una società di trasporti, sanzionata per indebita compensazione, ha presentato ricorso in Cassazione. Durante il processo, ha aderito alla "rottamazione-quater", presentando una formale rinuncia al ricorso. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese legali tra le parti in virtù dell'avvenuta definizione agevolata della controversia.
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Imposta Unica Scommesse: Tassabili anche operatori esteri
Una società di scommesse estera ha impugnato un avviso di accertamento per l'imposta unica scommesse, sostenendo di non essere soggetto passivo in quanto priva di concessione statale e denunciando una violazione del diritto UE. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che chiunque gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano, anche se stabilito all'estero e tramite intermediari locali (CTD), è coobbligato al pagamento del tributo. La Corte ha escluso qualsiasi discriminazione, ritenendo la normativa conforme ai principi dell'Unione Europea.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del processo tributario
Una contribuente ha impugnato un'intimazione di pagamento basata su diverse cartelle esattoriali, contestando vizi di notifica. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, ha deciso di rinunciare all'azione. A seguito dell'accettazione della rinuncia da parte dell'Agenzia delle Entrate, la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del processo, compensando le spese legali tra le parti. La parola chiave è rinuncia al ricorso.
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Definizione agevolata: estinzione del giudizio
Una società fornitrice di gas contestava la duplicazione di sanzioni per un ritardato pagamento di accise. Durante il processo in Cassazione, l'azienda ha aderito alla definizione agevolata delle controversie tributarie prevista dalla Legge di Bilancio 2023. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, applicando la normativa sulla tregua fiscale e stabilendo che le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate.
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Autotutela tributaria: quando è inammissibile
Una società energetica ha impugnato un atto di autotutela tributaria che riduceva la rendita catastale di un suo impianto, mentre era già pendente un giudizio contro il primo atto di accertamento. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di interesse, poiché l'atto riduttivo non è autonomo ma una mera revoca parziale del precedente, e le questioni di merito erano già state decise in un altro giudizio.
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Udienza pubblica tributaria: nullo il giudizio senza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della commissione tributaria regionale che aveva negato a una società la discussione del caso in un'udienza pubblica tributaria, nonostante la richiesta esplicita. La Corte ha stabilito che decidere la causa in camera di consiglio in tali circostanze viola il diritto di difesa e comporta la nullità della sentenza, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Compensazione crediti fiscali: Cassazione chiarisce
Una società in liquidazione, dopo un concordato fallimentare, chiede un rimborso IVA. L'Agenzia delle Entrate si oppone, eccependo la compensazione crediti fiscali con un vecchio debito IRES. La Corte di Cassazione, con sentenza n. 22153/2024, annulla la decisione dei giudici di merito. Stabilisce che l'eccezione di compensazione è ammissibile anche senza l'insinuazione del credito al passivo fallimentare e che, in caso di procedure concorsuali consecutive, la data di inizio dell'insolvenza retroagisce a quella della prima domanda di concordato. Il caso è stato rinviato per accertare la corretta data di insorgenza dei rispettivi crediti e debiti.
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Prescrizione crediti erariali: la Cassazione conferma i 10 anni
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una contribuente per vizi procedurali e accolto quello dell'Amministrazione finanziaria. Il punto centrale della decisione riguarda la prescrizione dei crediti erariali. La Corte ha stabilito che per tributi come IRPEF, IRAP e IVA si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni, non quello breve di cinque anni. Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale in materia di riscossione dei tributi.
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Motivi di appello: divieto di nuove censure tardive
La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi dell'Agenzia delle Entrate e dell'Agente della riscossione, annullando la decisione di secondo grado. Il caso riguardava l'impugnazione di un avviso di intimazione basato su una cartella di pagamento la cui notifica era contestata. La Corte ha stabilito che i motivi di appello del contribuente non possono contenere nuove censure non sollevate in primo grado. Le eccezioni relative a vizi specifici della notifica, introdotte tardivamente tramite memorie in appello, sono state ritenute inammissibili, riaffermando il principio del divieto di 'jus novorum' e la necessità di definire l'oggetto del contendere sin dall'atto introduttivo.
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Accertamento induttivo: mutui e valore OMI sono prove
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22146/2024, ha stabilito che un accertamento induttivo per redditi non dichiarati dalla vendita di immobili è legittimo se fondato su un insieme di prove presuntive. In particolare, la stipula di mutui da parte degli acquirenti per un importo superiore al prezzo di vendita dichiarato, unita alla discrepanza con le quotazioni OMI, costituisce un quadro di indizi gravi, precisi e concordanti, che il giudice di merito non può ignorare. La Corte ha quindi cassato la decisione precedente che aveva svalutato tali elementi probatori.
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