Un professionista riceve un avviso di accertamento per un maggior reddito basato su movimentazioni bancarie non giustificate. L'Agenzia delle Entrate presume che tali somme derivino dalla sua attività professionale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20852/2024, ha annullato la decisione di merito, stabilendo che la qualificazione del reddito non può basarsi su mere presunzioni. Spetta all'Amministrazione finanziaria l'onere di provare, anche tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, la natura del reddito accertato, non potendo semplicemente collegarlo all'attività professionale del contribuente senza adeguata motivazione.
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