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Giurisprudenza Tributaria

Saldo di cassa negativo: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25676/2024, ha stabilito che la presenza di un saldo di cassa negativo in contabilità costituisce una presunzione di ricavi non dichiarati. Tale anomalia inverte l'onere della prova, ponendo a carico del contribuente il compito di dimostrare la provenienza delle somme utilizzate per coprire le spese eccedenti gli introiti registrati. La Corte ha inoltre annullato la sentenza di merito per motivazione apparente riguardo la deducibilità di alcuni costi.
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Tassazione rifiuti speciali: la Cassazione decide
Una società operante nel settore del commercio all'ingrosso ha contestato gli avvisi di accertamento per la tassa rifiuti (TARES e TARI) emessi da un Comune, sostenendo il proprio diritto all'esenzione per le aree in cui vengono prodotti e gestiti autonomamente rifiuti speciali, in particolare imballaggi terziari. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della società, ha stabilito che la commissione tributaria regionale aveva errato nel non distinguere adeguatamente la natura dei rifiuti. La Suprema Corte ha chiarito che per le superfici dove si producono in via prevalente e continuativa rifiuti speciali, come gli imballaggi terziari non assimilabili agli urbani, l'azienda ha diritto all'esclusione dalla componente variabile della tassa, a condizione di provare l'avvio a recupero o smaltimento autonomo. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata sui corretti principi in materia di tassazione rifiuti speciali.
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Rendita catastale retroattiva: no per l’ICI 2010
La Corte di Cassazione ha stabilito che per il calcolo dell'ICI di un anno d'imposta non si può utilizzare una rendita catastale attribuita e notificata solo in anni successivi. In assenza di una rendita iscritta in catasto, per gli immobili di categoria D posseduti da imprese, si deve applicare il criterio del valore contabile. La Corte ha rigettato il ricorso di un Comune che pretendeva una rendita catastale retroattiva per un'area demaniale in concessione, la cui registrazione catastale era avvenuta anni dopo il periodo d'imposta contestato.
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Tassazione redditi IPAB: la Cassazione conferma
Un'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB) ha contestato la tassazione dei redditi derivanti dai suoi immobili. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la tassazione redditi IPAB provenienti da immobili non strettamente strumentali all'attività caritatevole è legittima, anche se i proventi sono interamente destinati a scopi benefici. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, distinguendo tra l'attività istituzionale esente e la produzione di reddito fondiario, che rimane soggetto a imposta.
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Nullità notifica atto: quando è sanata dal ricorso?
Una contribuente contesta un avviso di accertamento per plusvalenza immobiliare, eccependo la nullità della notifica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: se il destinatario impugna l'atto nel merito, qualsiasi vizio di notifica si considera sanato per raggiungimento dello scopo. La Corte ha chiarito che tale vizio non integra una "inesistenza" giuridica, ma una mera "nullità", superabile dimostrando di aver potuto esercitare il proprio diritto di difesa. Respinte anche le censure su una presunta motivazione apparente e sulla richiesta di riesame dei fatti, preclusa in sede di legittimità.
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Credito d’imposta inesistente: la Cassazione decide
Una società si è vista contestare un credito d'imposta per R&S, maturato nel 2007 e utilizzato nel 2009. L'Amministrazione Finanziaria lo ha qualificato come credito d'imposta inesistente a causa di una normativa successiva (del 2008) che introduceva un'autorizzazione preventiva. La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso dell'azienda, cassando la sentenza precedente per omessa pronuncia sulla motivazione dell'atto e sull'applicazione delle sanzioni. Pur confermando la legittimità della legge retroattiva, la Corte ha sottolineato la necessità di distinguere correttamente tra credito inesistente e credito non spettante ai fini sanzionatori, rinviando il caso a un nuovo esame.
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Robin Hood Tax: no rimborsi per il passato. Cassazione
Una società operante nel settore energetico ha richiesto il rimborso della cosiddetta Robin Hood Tax versata per gli anni 2009 e 2010, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità del tributo. La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. La Corte ha stabilito che la dichiarazione di incostituzionalità della norma (sentenza Corte Cost. n. 10/2015) produce effetti solo per il futuro, ovvero dal giorno successivo alla sua pubblicazione. Di conseguenza, non è possibile ottenere il rimborso per i periodi d'imposta antecedenti al 12 febbraio 2015, poiché l'obbligazione tributaria sorta in quegli anni resta valida. La decisione si fonda sulla scelta della Corte Costituzionale di bilanciare i principi in gioco, tutelando l'equilibrio del bilancio statale.
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Tassazione Enti Caritatevoli: redditi da immobili
Un'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB) ha ricevuto una cartella esattoriale per non aver dichiarato i redditi derivanti dai suoi immobili. L'ente sosteneva di essere esente da imposte data la sua finalità caritatevole. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la tassazione enti caritatevoli si applica ai redditi immobiliari non direttamente strumentali all'attività istituzionale. La Corte ha chiarito che la locazione di immobili costituisce un'attività che genera reddito fondiario imponibile, anche se i proventi vengono reinvestiti nella missione dell'ente.
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Robin Hood Tax: nessun rimborso per il passato
Una società del settore energetico ha richiesto il rimborso della cosiddetta Robin Hood Tax per gli anni 2011-2014, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della norma da parte della Corte Costituzionale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che gli effetti della sentenza di incostituzionalità non sono retroattivi. La decisione mira a salvaguardare gli equilibri di bilancio dello Stato, stabilendo che la norma illegittima cessa di avere efficacia solo per i periodi d'imposta successivi al 12 febbraio 2015.
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Imposta di registro: ricalcolo e sanzioni in giudizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25641/2024, ha stabilito un importante principio in materia di imposta di registro. Anche se l'importo richiesto dall'Agenzia delle Entrate viene ridotto in giudizio a seguito di una sentenza civile che modifica la base imponibile, l'atto impositivo originale non deve essere annullato. Il giudice tributario ha il potere di rideterminare la corretta imposta dovuta e le relative sanzioni sul nuovo importo. Nel caso specifico, l'imposta era stata ridotta da circa 76.000 euro a 44.000 euro, ma il ricorso del contribuente per l'annullamento totale è stato respinto.
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Impugnazione estratto di ruolo: quando è ammissibile?
Un contribuente avvia un'azione legale dopo aver scoperto un debito tramite un estratto di ruolo, sostenendo la prescrizione del credito per mancata notifica della cartella di pagamento. La Corte di Cassazione, applicando una nuova normativa (ius superveniens), dichiara l'azione inammissibile. La Corte stabilisce che la semplice conoscenza del debito tramite l'impugnazione estratto di ruolo non è sufficiente a fondare un interesse ad agire. È necessario un pregiudizio specifico e concreto per il contribuente, che giustifichi un'azione giudiziaria 'anticipata'. Di conseguenza, la Corte cassa le precedenti sentenze senza rinvio, chiudendo il caso.
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Rimborso Robin tax: la Cassazione nega la retroattività
Una società del settore energetico ha richiesto il rimborso della cosiddetta Robin tax per gli anni d'imposta dal 2011 al 2014, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che l'aveva dichiarata illegittima. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25637/2024, ha respinto il ricorso, confermando che la dichiarazione di incostituzionalità ha efficacia solo per il futuro (dal 12 febbraio 2015 in poi). Di conseguenza, non è dovuto alcun rimborso Robin tax per i periodi d'imposta precedenti a tale data, in quanto le obbligazioni tributarie sorte in passato restano valide.
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Improcedibilità del ricorso: errore nel deposito
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da un istituto di credito contro l'Agenzia delle Entrate. La causa dell'improcedibilità è un errore materiale del ricorrente, che ha depositato una sentenza completamente diversa da quella oggetto di impugnazione. La Corte ha stabilito che il deposito della copia autentica della decisione impugnata è un requisito essenziale, la cui mancanza non può essere sanata tardivamente. Di conseguenza, il ricorrente è stato anche condannato per lite temeraria ai sensi dell'art. 96 c.p.c. per aver insistito nella trattazione nonostante la palese inammissibilità.
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Saldo negativo di cassa: presunzione di ricavi in nero
L'Agenzia delle Entrate ha emesso un avviso di accertamento a carico del socio di una società, basandosi su un saldo negativo di cassa che faceva presumere l'esistenza di ricavi non contabilizzati. La Commissione Tributaria Regionale aveva annullato l'atto, ma la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'Agenzia. La Suprema Corte ha ribadito che un saldo di cassa negativo costituisce una presunzione legale di maggiori ricavi, invertendo l'onere della prova a carico del contribuente. Ha inoltre cassato la sentenza per motivazione apparente riguardo la deducibilità di alcuni costi, rinviando il caso a un nuovo esame.
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Contributo unificato: come si calcola il valore?
La Corte di Cassazione ha chiarito le modalità di calcolo del contributo unificato tributario in caso di impugnazione di un atto di pignoramento. Con l'ordinanza n. 25625/2024, è stato stabilito che il valore della controversia deve essere identificato con l'importo della pretesa tributaria originaria (tributi dovuti al netto di interessi e sanzioni) e non con il valore dell'atto di pignoramento stesso. La Corte ha accolto il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria, riformando la decisione dei giudici di merito che avevano erroneamente collegato il valore della lite all'importo del pignoramento.
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COSAP Autostrade: la Cassazione conferma il pagamento
La Corte di Cassazione ha stabilito che una società concessionaria autostradale è tenuta al pagamento del COSAP (Canone per l'Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche) per l'occupazione di suolo e soprassuolo comunale con piloni e viadotti. La Corte ha chiarito che l'esenzione prevista per lo Stato non si estende alla società concessionaria, in quanto soggetto privato che agisce con finalità di lucro. Il canone di concessione statale e il COSAP comunale non costituiscono una duplicazione di pagamento, avendo presupposti diversi: il primo remunera lo sfruttamento economico della rete, il secondo l'occupazione fisica del territorio locale.
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Contributo unificato tributario: come si calcola?
Un contribuente contesta le sanzioni per un insufficiente pagamento del contributo unificato tributario in una causa relativa a un pignoramento. La Cassazione chiarisce che il valore della lite non è il credito pignorato, ma l'importo del tributo originario che ha generato l'azione esecutiva, accogliendo il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria.
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Tassazione dipendente pubblico: la regola dello Stato
Un dipendente pubblico, cittadino italiano residente in Francia e impiegato presso un comune italiano, ha richiesto il rimborso dell'IRPEF versata in Italia, sostenendo che il suo reddito dovesse essere tassato solo in Francia. L'Agenzia delle Entrate ha negato il rimborso. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25608/2024, ha dato ragione all'Agenzia, stabilendo che, in base alla convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Francia, la remunerazione pagata da uno Stato per servizi resi a tale Stato è imponibile esclusivamente in quello Stato. La Corte ha chiarito che questa regola sulla tassazione del dipendente pubblico si applica a tutte le funzioni, non solo a quelle di natura autoritativa.
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Contributo unificato cumulativo: come si calcola?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25607/2024, ha stabilito che in caso di ricorso cumulativo, ovvero un'impugnazione che contesta più atti fiscali contemporaneamente (es. avviso di accertamento e pignoramento), il contributo unificato non si calcola sul valore di un solo atto, ma è dato dalla somma dei contributi dovuti per ciascun singolo atto impugnato. La Corte ha chiarito che la possibilità di un ricorso cumulativo rappresenta un'economia processuale ma non un risparmio economico per il contribuente, riformando la decisione dei giudici di merito.
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Intermediazione abusiva: la Cassazione fa chiarezza
L'Agenzia Fiscale ha contestato la legittimità di un contratto di subappalto, ritenendolo una dissimulazione di una intermediazione abusiva di manodopera. Di conseguenza, ha negato la deducibilità dei costi e la detraibilità dell'IVA. Le corti di merito avevano dato ragione all'azienda basandosi sulla formulazione del contratto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per distinguere un appalto lecito da una fornitura illecita di personale non basta esaminare il testo contrattuale (nomen iuris), ma è necessario un accertamento in concreto, basato su come il rapporto si è effettivamente svolto, valorizzando gli elementi indiziari raccolti dall'amministrazione finanziaria.
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