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Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del giudizio: la Cassazione decide
Una società cooperativa navale impugna avvisi Tares. Durante il ricorso in Cassazione, le parti raggiungono un accordo e la società rinuncia al ricorso. La Corte dichiara l'estinzione del giudizio per rinuncia, compensando le spese come pattuito e chiarendo la non applicabilità del doppio contributo unificato.
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Cessazione materia del contendere: accordo e spese
Una società alberghiera e un Comune erano in lite riguardo il pagamento dell'IMU per l'anno 2013, a causa di disaccordi sulla corretta rendita catastale da applicare. Durante il giudizio in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo stragiudiziale. La Corte Suprema ha quindi dichiarato la cessazione materia del contendere, estinguendo il giudizio e compensando le spese legali. La decisione chiarisce che in caso di estinzione del giudizio non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.
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Rinuncia al ricorso: come estinguere il processo
Una società cooperativa del settore navale aveva impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole relativa al pagamento della tassa sui rifiuti (TARI) per gli specchi d'acqua. Durante il processo, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, a seguito del quale la società ha effettuato la rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto dell'accordo e dell'accettazione della controparte, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando integralmente le spese legali tra le parti.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza ICI
Una contribuente ha impugnato un avviso di accertamento ICI su un'area fabbricabile. Dopo una decisione favorevole in primo grado, la Commissione Tributaria Regionale ha dato ragione al Comune. La Corte di Cassazione ha annullato quest'ultima sentenza per motivazione apparente, ritenendo che la decisione mancasse di un reale percorso logico-giuridico e non rispondesse alle specifiche censure della contribuente. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Rettifica catastale: rimborso ICI-IMU retroattivo
La Corte di Cassazione conferma il diritto al rimborso retroattivo dell'ICI-IMU in caso di rettifica catastale per un errore attribuito all'ufficio. Il caso riguardava un capannone tassato erroneamente, per il quale i proprietari avevano chiesto la restituzione delle somme versate. La Corte ha respinto il ricorso del Comune, chiarendo che non è possibile riesaminare i fatti in sede di legittimità e confermando che la correzione di un errore dell'amministrazione deve avere efficacia fin dall'origine, a differenza degli errori del contribuente.
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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio
Un'associazione sportiva e un Comune, dopo una lunga controversia fiscale sulla TARI giunta in Cassazione, hanno raggiunto un accordo transattivo. A seguito di ciò, hanno presentato una nota congiunta di rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della volontà delle parti, ha dichiarato estinto il giudizio, compensando integralmente le spese di lite e chiarendo che in caso di rinuncia non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.
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Decadenza Tarsu: i termini per l’accertamento comunale
Un contribuente impugna un avviso di accertamento Tarsu per l'anno 2012 notificato nel 2018. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo la decadenza Tarsu del potere impositivo del Comune. Il termine quinquennale per la notifica era scaduto il 31 dicembre 2017, rendendo tardiva la notifica dell'ottobre 2018 e annullando la pretesa tributaria.
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Estinzione del giudizio: accordo tra le parti ferma tutto
Una società di servizi aveva impugnato una decisione della Commissione Tributaria Regionale in materia di IMU. Durante il processo in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, rinunciando reciprocamente al giudizio. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, specificando che in questi casi non si applica l'obbligo del pagamento del doppio del contributo unificato, dato che la norma ha carattere sanzionatorio e va interpretata restrittivamente.
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Domande assorbite: l’onere di riproposizione in appello
Un contribuente perde in appello perché non ripropone le domande assorbite in primo grado. La Cassazione conferma che la mancata riproposizione equivale a rinuncia, rendendo inammissibili i motivi di merito sul valore dell'immobile.
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Accertamento induttivo: mutuo > prezzo, cosa decide?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la differenza tra il prezzo di vendita di un immobile e il maggior importo del mutuo concesso all'acquirente costituisce una presunzione grave, precisa e concordante per un accertamento induttivo da parte dell'Amministrazione Finanziaria. La Corte ha annullato la decisione di merito che aveva svalutato tale indizio, ritenendo erroneo l'uso del 'fatto notorio' secondo cui le perizie per i mutui sono spesso sovrastimate. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Rinuncia al ricorso: effetti della conciliazione
Una società cooperativa aveva impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in materia di tassa sui rifiuti (Tarsu/Tia) applicata a specchi d'acqua portuali. Nelle more del giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, a seguito del quale la società ha presentato una rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiarendo che la rinuncia è valida anche se firmata dal solo difensore, purché munito di procura speciale per transigere, e che in tal caso non si applica il raddoppio del contributo unificato.
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Accertamento induttivo: onere della prova del Fisco
Una società in liquidazione ha impugnato un avviso di accertamento basato su indagini bancarie. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25852/2024, ha annullato la decisione di merito, stabilendo che in un accertamento induttivo il giudice non può ignorare le prove fornite dal contribuente. È necessaria una valutazione analitica della documentazione prodotta per superare la presunzione legale. La Corte ha inoltre ribadito il diritto al riconoscimento dei costi occulti e ha censurato la motivazione apparente del giudice di secondo grado, rinviando la causa per un nuovo esame.
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Appello tributario: l’onere di riproposizione domande
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente in una disputa IMU. La decisione si fonda su un errore procedurale: il contribuente, vittorioso in primo grado, non ha rispettato l'onere di riproposizione delle questioni assorbite nel giudizio d'appello promosso dal Comune. L'impugnazione in Cassazione è stata respinta perché non ha contestato la vera ragione della decisione d'appello, ovvero la violazione di tale onere procedurale, concentrandosi invece su questioni di merito ormai precluse.
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Principio di competenza: la consegna per il Fisco
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25845/2024, interviene sul principio di competenza fiscale. Il caso riguarda un'azienda produttrice di macchinari a cui l'Agenzia delle Entrate contestava l'imputazione di ricavi all'anno in cui i beni erano stati resi disponibili nel proprio magazzino, anziché nell'anno successivo in cui erano stati effettivamente spediti e installati. La Corte ha stabilito che, ai fini fiscali, la 'consegna' che determina il momento impositivo non è la mera messa a disposizione, ma il trasferimento materiale della disponibilità del bene dal venditore all'acquirente. Pertanto, i ricavi devono essere imputati all'esercizio in cui i beni escono dalla sfera di controllo del venditore.
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Litisconsorzio necessario: appello nullo senza soci
Una società di persone e i suoi soci ricorrono in Cassazione contro un avviso di accertamento. La Corte rileva che l'appello non è stato notificato a un terzo socio, parte necessaria del giudizio. In applicazione del principio del litisconsorzio necessario, i giudici non decidono il merito ma ordinano di integrare il contraddittorio, sospendendo il processo. La decisione sottolinea l'inscindibilità della posizione della società e dei soci nel contenzioso tributario.
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Riunione procedimenti: la decisione della Cassazione
In una controversia relativa all'IMU, i contribuenti hanno presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, hanno informato la Corte della pendenza di altri due ricorsi tra le stesse parti e sulla stessa questione, chiedendo la riunione dei procedimenti. La Suprema Corte, pur non decidendo immediatamente sulla riunione, ha riconosciuto la connessione tra le cause e ha disposto il rinvio della trattazione per consentire una discussione congiunta di tutti e tre i casi, al fine di garantire una valutazione unitaria ed evitare decisioni contrastanti.
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Legittimazione socio: appello dopo sequestro quote
Un'ordinanza interlocutoria della Cassazione esamina la questione della legittimazione del socio ed ex amministratore a impugnare un avviso di accertamento fiscale notificato alla società, le cui quote sono state sottoposte a sequestro preventivo con nomina di un custode giudiziario. Data la rilevanza del quesito, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione congiunta con un caso analogo, senza ancora decidere nel merito della legittimazione socio.
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Dies a quo impugnazione: da quando decorre il termine?
La Cassazione rinvia a pubblica udienza il caso sul 'dies a quo impugnazione' per un socio le cui quote societarie erano sotto sequestro preventivo. La questione è se il termine per impugnare un avviso di accertamento decorra dalla notifica al custode giudiziario o dalla conoscenza effettiva del socio, eccezionalmente legittimato ad agire.
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Legittimazione ex legale rappresentante: Cassazione rinvia
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza una causa sulla legittimazione dell'ex legale rappresentante di una società fallita a impugnare atti fiscali. La società era coinvolta in una frode IVA e sottoposta a sequestro preventivo. Di fronte all'inerzia del curatore fallimentare, l'ex amministratore ha agito in giudizio. La Corte ha ritenuto la questione sulla legittimazione ex legale rappresentante troppo complessa per una decisione in camera di consiglio, richiedendo un'analisi più approfondita e l'acquisizione del fascicolo completo.
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Specificità motivi appello: basta reiterare i motivi?
Una società in fallimento si è vista dichiarare inammissibile l'appello contro un avviso di accertamento perché ritenuto meramente ripetitivo delle difese iniziali. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25813/2024, ha ribaltato la decisione, affermando che la riproposizione delle proprie ragioni è sufficiente a soddisfare il requisito della specificità dei motivi d'appello, a condizione che da essa emerga una critica chiara e inequivocabile alla decisione di primo grado.
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