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Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del liquidatore: esclusa per debiti IRAP
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20857/2024, ha stabilito un importante principio in materia di responsabilità del liquidatore di una società estinta. Il caso riguardava un avviso di accertamento per IRES e IRAP notificato al liquidatore dopo la cancellazione della società dal registro delle imprese. La Corte ha confermato che il liquidatore può essere chiamato a rispondere dei debiti tributari della società anche se non definitivamente accertati prima dell'estinzione. Tuttavia, ha accolto il ricorso del contribuente su un punto cruciale: per il periodo d'imposta 2006, la responsabilità del liquidatore, ai sensi dell'art. 36 del D.P.R. 602/1973, era limitata alle sole imposte sui redditi (IRES) e non si estendeva all'IRAP. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio per rideterminare il debito escludendo l'imposta regionale.
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Classamento catastale cava: quando è unitario?
Una società che gestisce una cava situata su due comuni ha contestato il suo classamento catastale unitario. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che una cava, in quanto impianto produttivo unico con funzionalità e redditività autonome, deve essere oggetto di un classamento catastale unitario, anche se si estende su più territori comunali. La presenza di impianti fissi giustifica l'iscrizione nel catasto fabbricati (categoria D/1).
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Accertamento bancario: onere della prova del Fisco
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20854/2024, ha stabilito che in caso di accertamento bancario, spetta all'Agenzia delle Entrate l'onere di provare la specifica natura del reddito contestato. La sola iscrizione a un albo professionale non è sufficiente per qualificare i versamenti ingiustificati come reddito da lavoro autonomo. La Corte ha quindi confermato la classificazione dei proventi come 'redditi diversi', rigettando il ricorso del Fisco.
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Notifica cartella al socio: vale quella alla società?
Un ex socio ha impugnato una cartella di pagamento per debiti della sua vecchia società, sostenendo che la notifica fosse tardiva. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la notifica della cartella di pagamento, anche se tardiva ma non impugnata dalla società (debitore principale), consolida l'azione di riscossione. Di conseguenza, il socio coobbligato non può più eccepire la decadenza, che è una difesa personale del soggetto che ha ricevuto l'atto. La notifica a uno dei coobbligati interrompe la decadenza per tutti.
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Qualificazione del reddito: onere della prova Fisco
Un professionista riceve un avviso di accertamento per un maggior reddito basato su movimentazioni bancarie non giustificate. L'Agenzia delle Entrate presume che tali somme derivino dalla sua attività professionale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20852/2024, ha annullato la decisione di merito, stabilendo che la qualificazione del reddito non può basarsi su mere presunzioni. Spetta all'Amministrazione finanziaria l'onere di provare, anche tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, la natura del reddito accertato, non potendo semplicemente collegarlo all'attività professionale del contribuente senza adeguata motivazione.
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Patrocinio a spese dello Stato: i limiti del ricorso
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20850/2024, ha rigettato un ricorso contro il diniego del patrocinio a spese dello Stato. La decisione sottolinea che una motivazione concisa è sufficiente per il rigetto e che il ricorso in Cassazione deve essere autosufficiente, specificando i punti contestati senza critiche generiche, altrimenti è inammissibile.
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Imposta unica scommesse: la Cassazione si pronuncia
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la sua responsabilità solidale per l'evasione dell'imposta unica scommesse da parte di un centro trasmissione dati (CTD) italiano. La Corte ha stabilito che, per l'anno d'imposta 2011, sia il bookmaker che il CTD sono soggetti passivi del tributo, respingendo le eccezioni relative alla mancata traduzione dell'atto, alla presunta violazione del diritto UE e all'incertezza normativa.
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Accertamento studi di settore: onere della prova
Un contribuente ha impugnato un avviso di accertamento basato sugli studi di settore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che se il contribuente, pur invitato, non partecipa al contraddittorio preventivo, l'onere di provare l'infondatezza della pretesa fiscale grava interamente su di lui. L'accertamento studi di settore è legittimo se il contribuente non fornisce prove concrete a sua discolpa.
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Ricorso per cassazione: il principio di autosufficienza
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un contribuente contro un accertamento fiscale induttivo. La decisione si fonda sul mancato rispetto del principio di autosufficienza, poiché il ricorrente non ha trascritto integralmente nel ricorso per cassazione il contenuto dell'avviso di accertamento e dei relativi allegati, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure.
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Rimborso IVA e fallimento: la Cassazione sui termini
Una società fallita si è vista negare un rimborso IVA poiché la richiesta era stata presentata oltre il termine di decadenza biennale. La Corte di Cassazione ha confermato che la scelta iniziale di destinare il credito alla compensazione, e non al rimborso, vincola il contribuente a tale termine breve, anche in caso di successivo fallimento. La sentenza sottolinea la distinzione cruciale tra le due opzioni e le relative conseguenze temporali.
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Prescrizione sanzioni tributarie: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20829/2024, ha chiarito i termini della prescrizione sanzioni tributarie. È stato stabilito che sanzioni e interessi seguono un termine di prescrizione quinquennale autonomo, distinto da quello del tributo principale. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente unificato i termini, rinviando la causa per un nuovo esame.
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Società cartiera: la responsabilità dell’amministratore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20825/2024, chiarisce la responsabilità personale per sanzioni fiscali dell'amministratore di una società cartiera. Sebbene la norma generale preveda che delle violazioni risponda solo l'ente, tale principio non si applica quando la società è un mero schermo utilizzato per il vantaggio esclusivo della persona fisica. In questi casi, la responsabilità per le sanzioni ricade direttamente sull'amministratore. La Corte ha cassato la decisione di merito per 'motivazione apparente', rinviando il caso per un nuovo esame.
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Cessazione materia del contendere: ricorso inammissibile
Un ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile per cessazione della materia del contendere. Mentre l'appello era pendente, la sentenza di secondo grado impugnata è stata revocata da una nuova pronuncia, annullando l'atto tributario originario. Questo evento ha fatto venir meno l'interesse del ricorrente a proseguire il giudizio, portando la Corte a dichiarare l'inammissibilità del ricorso.
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Concorso persone illecito tributario: la sanzione è personale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20823/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di sanzioni tributarie. Il caso riguardava una società di consulenza sanzionata per aver presumibilmente contribuito a un'operazione di evasione fiscale. La Corte ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, chiarendo che il concorso di persone nell'illecito tributario, ai sensi dell'art. 9 del D.Lgs. 472/1997, presuppone una condotta attribuibile a una persona fisica. Di conseguenza, una sanzione per concorso non può essere irrogata direttamente a una società (persona giuridica), ma deve essere indirizzata all'individuo che ha materialmente o moralmente contribuito alla violazione.
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Sanzioni azienda ospedaliera: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che le sanzioni per l'azienda ospedaliera sono legittime in caso di mancata regolarizzazione dell'IVA su fatture erroneamente ritenute esenti. Anche se l'ente agisce per scopi istituzionali, quando opera sul mercato come soggetto economico è tenuto al rispetto degli obblighi fiscali. La Corte ha chiarito che l'evoluzione normativa ha eliminato i vecchi privilegi fiscali, equiparando le aziende sanitarie agli altri operatori economici per le attività non svolte in veste di pubblica autorità.
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Crisi di liquidità: non è forza maggiore per le sanzioni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20817/2024, ha stabilito che la crisi di liquidità di un'impresa, anche se causata da gravi ritardi nei pagamenti da parte di una pubblica amministrazione, non costituisce una causa di forza maggiore. Di conseguenza, l'azienda non può essere esentata dal pagamento delle sanzioni per l'omesso versamento di imposte e ritenute. La Corte ha chiarito che le difficoltà economiche rientrano nel normale rischio d'impresa e non integrano quell'evento imprevedibile e inevitabile richiesto per configurare la forza maggiore, annullando così le decisioni favorevoli al contribuente emesse nei gradi di merito.
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Accertamento conti coniuge: la Cassazione decide
Un contribuente ha impugnato un avviso di accertamento basato su indagini bancarie estese al conto corrente della moglie. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la presunzione di riferibilità delle operazioni al contribuente è legittima se il vincolo familiare è supportato da altri elementi indiziari, come un pregresso rapporto di lavoro e la riconducibilità di alcune specifiche operazioni. L'accertamento sui conti del coniuge è stato quindi ritenuto valido.
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Credito d’imposta: la comunicazione è obbligatoria
Una società si è vista negare un credito d'imposta per non aver inviato la comunicazione annuale sul mantenimento dei livelli occupazionali. Nonostante i tribunali di merito avessero considerato la violazione meramente formale, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. L'ordinanza stabilisce che l'invio della comunicazione è un requisito sostanziale, la cui omissione comporta la decadenza automatica dal beneficio, anche se i requisiti di fondo sono stati rispettati.
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Imposta unica scommesse: Cassazione conferma obbligo
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la legittimità dell'avviso di accertamento per l'imposta unica scommesse relativa al 2011. La Corte ha stabilito che sia il bookmaker estero sia il centro di trasmissione dati (CTD) italiano sono coobbligati al pagamento. È stata esclusa qualsiasi violazione del diritto dell'Unione Europea, affermando che la normativa non è discriminatoria e non costituisce una restrizione alla libera prestazione di servizi. Le sanzioni sono state ritenute applicabili, poiché l'incertezza normativa sulla soggettività passiva era cessata prima del periodo d'imposta in questione.
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Sanzioni IVA Azienda Ospedaliera: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che un'Azienda Ospedaliera pubblica è soggetta a sanzioni IVA per l'omessa regolarizzazione di fatture erroneamente ritenute esenti. La Corte ha chiarito che l'operare in assolvimento dei compiti istituzionali non costituisce un'immunità dalle sanzioni fiscali, poiché anche gli enti pubblici, quando compiono operazioni di natura economica, sono tenuti al rispetto della normativa IVA. La sentenza di merito che aveva annullato le sanzioni è stata cassata con rinvio.
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