La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43145/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di bancarotta documentale. La condanna per questo reato non può basarsi unicamente sulla mancata consegna delle scritture contabili o sulla non collaborazione dell'amministratore con il curatore fallimentare. È necessaria la prova del 'dolo specifico', ovvero l'intenzione di procurare un ingiusto profitto o di danneggiare i creditori. La Corte ha quindi annullato con rinvio la condanna per questo capo d'accusa, confermando invece quella per bancarotta per distrazione di fondi, ribadendo che spetta all'amministratore giustificare la destinazione dei beni sociali scomparsi.
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