LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisprudenza Penale

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per un reato continuato, ritenendolo manifestamente infondato. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria, poiché la pena originale era stata giudicata congrua e non era stato applicato alcun aumento per la continuazione con la condotta di un coimputato.
Continua »
Trattamento sanzionatorio: limiti al ricorso Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una condanna per spaccio di lieve entità. Il trattamento sanzionatorio, se motivato in modo logico dal giudice di merito considerando precedenti e comportamento dell'imputato, non è sindacabile in sede di legittimità.
Continua »
Ricorso inammissibile contro patteggiamento: i limiti
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza di patteggiamento per reati di droga. L'appello si basava unicamente sulla contestazione della pena, un motivo non previsto dall'art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen. per questo tipo di sentenze. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Continua »
Ricorso inammissibile: limiti del concordato
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di 'concordato in appello' per un reato legato a sostanze stupefacenti. L'imputata lamentava la mancata concessione dell'ipotesi di minore gravità, ma la Corte ha ribadito che i motivi di ricorso in questi casi sono limitati ai vizi nella formazione dell'accordo o all'illegalità della pena, non potendo riguardare questioni a cui si è rinunciato aderendo al patteggiamento. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Continua »
Ricorso patteggiamento: i limiti della Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento relativo a reati di droga. L'appello contestava la gestione delle circostanze attenuanti, ma la Corte ha ribadito che i ricorsi contro le sentenze di patteggiamento sono strettamente limitati dall'art. 448, c. 2-bis, c.p.p., a motivi specifici che non erano presenti nel caso di specie, confermando la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.
Continua »
Attenuanti generiche: no se l’imputato non si pente
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati di droga. La Corte conferma la decisione di non concedere le attenuanti generiche a causa della fuga dell'imputato e della mancanza di pentimento, sottolineando che un casellario pulito non è più sufficiente dopo la riforma del 2008.
Continua »
Inammissibilità ricorso per spaccio: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso per spaccio di sostanze stupefacenti, confermando la decisione dei giudici di merito. Il ricorso sollevava questioni relative alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e al mancato riconoscimento di varie attenuanti. La Suprema Corte ha stabilito che le censure proposte erano questioni di merito, non di legittimità, e che la motivazione della corte territoriale era congrua e priva di vizi logici, specialmente riguardo alla reiterazione della condotta e alla pericolosità sociale del ricorrente.
Continua »
Prescrizione abusivismo edilizio: quando inizia?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per abusi edilizi. La Corte conferma che per la prescrizione dell'abusivismo edilizio, se i lavori sono in corso, il termine decorre dalla data dell'accertamento e non da un'ipotetica data di inizio lavori non provata.
Continua »
Spaccio di stupefacenti e carattere imprenditoriale
Un individuo condannato per spaccio di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il reato fosse di minore gravità e la pena eccessiva. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la valutazione della corte d'appello che descriveva l'attività come imprenditoriale, escludendo così la possibilità di una pena più lieve. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.
Continua »
Inammissibilità ricorso Cassazione: quando è valido?
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. Il motivo, basato sulla presunta inattendibilità del testimone chiave, è stato ritenuto una mera riproposizione di censure già vagliate e respinte dalla Corte d'Appello. La decisione sottolinea che non è compito della Cassazione rivalutare nel merito la credibilità dei testi se la motivazione del giudice inferiore è logica e completa. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Continua »
Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. L'impugnazione era basata unicamente sulla motivazione del trattamento sanzionatorio, un motivo non consentito. La Corte ha ribadito che il ricorso contro tale tipo di sentenza è possibile solo per vizi relativi alla formazione dell'accordo o per un contenuto della pronuncia difforme da quanto pattutito, e non per rimettere in discussione la congruità della pena accettata dalle parti.
Continua »
Reato continuato: come si calcola la pena?
Un soggetto condannato per abusi edilizi, invasione di terreni e violazione di sigilli ha impugnato la sentenza contestando l'aumento di pena applicato per il reato continuato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la determinazione della pena da parte del giudice di merito non è sindacabile se sorretta da una motivazione logica e priva di vizi giuridici. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.
Continua »
Pericolo di fuga estradizione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26647/2024, ha stabilito che la valutazione del pericolo di fuga estradizione segue criteri più stringenti rispetto ai procedimenti interni. Il caso riguardava un cittadino straniero in attesa di estradizione per furto. La Corte ha confermato la custodia in carcere, ritenendo che il suo precedente viaggio clandestino per arrivare in Italia costituisse un elemento concreto e non meramente presuntivo per dimostrare un elevato rischio di fuga, tale da rendere inadeguata qualsiasi altra misura cautelare.
Continua »
Sentenza abnorme: quando un ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una parte civile contro una sentenza di non luogo a procedere, definita dall'appellante come 'sentenza abnorme'. La Corte ha chiarito che la decisione presa in udienza predibattimentale, basata sulla mancanza di una 'ragionevole previsione di condanna', rientra nei poteri del giudice e non costituisce abnormità, specialmente se il diritto al contraddittorio è stato garantito.
Continua »
Ragionevolezza temporale nel sequestro: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato un'ordinanza di sequestro preventivo su un immobile, rigettando il ricorso della moglie di un imputato. La Corte ha stabilito che il Tribunale ha correttamente motivato il nesso di ragionevolezza temporale tra l'acquisto del bene e le attività illecite, anche se alcuni pagamenti sono avvenuti poco prima del periodo formale di contestazione del reato, ritenendo plausibile che l'attività criminosa fosse già in corso.
Continua »
Corruzione per funzione: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha confermato una misura cautelare per un professionista accusato di corruzione per funzione. Il caso riguardava presunte sponsorizzazioni fittizie a favore della squadra sportiva di un funzionario pubblico in cambio della sua generica disponibilità a curare gli interessi del professionista. La Corte ha stabilito che per integrare il reato è sufficiente la 'vendita' della funzione pubblica, anche senza il compimento di specifici atti illegittimi. È stata inoltre ritenuta legittima la riqualificazione del reato da parte del giudice.
Continua »
Interesse all’impugnazione e misura cautelare revocata
La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per la persistenza dell'interesse all'impugnazione di una misura cautelare revocata. La sentenza analizza il caso di un ricorso dichiarato inammissibile perché, a seguito della revoca della misura, il ricorrente non aveva specificato e motivato personalmente il suo interesse a una futura richiesta di riparazione per ingiusta detenzione. Viene ribadito che tale interesse non è implicito e deve essere esplicitamente dedotto.
Continua »
Sequestro per autoriciclaggio: il periculum in mora
La Corte di Cassazione conferma un sequestro per autoriciclaggio, chiarendo che il rischio di dispersione del profitto del reato (periculum in mora) deve essere motivato. La Corte ha ritenuto sufficienti, a tal fine, elementi come una significativa esposizione debitoria e passate operazioni immobiliari sospette, respingendo le argomentazioni della difesa basate sulla tracciabilità delle operazioni e sull'adesione a una 'pace fiscale'.
Continua »
Mandato ad impugnare: appello inammissibile senza
Un individuo, condannato per resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto dell'alcoltest, ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile. La causa risiede nella mancanza di uno specifico mandato ad impugnare conferito al suo difensore d'ufficio, un requisito fondamentale per gli imputati processati in assenza secondo le nuove norme procedurali. La Corte ha ribadito la legittimità di questa regola, volta a garantire la consapevolezza e la volontà dell'imputato nel proseguire l'iter giudiziario.
Continua »
Responsabilità ente 231: quando il modello non basta
La Cassazione ha confermato la condanna di una società per responsabilità ente 231, derivante da un reato di corruzione. I giudici hanno respinto il ricorso, chiarendo che la mera adozione di un modello organizzativo, se non correttamente introdotto nel processo, non è sufficiente a escludere la colpa. La Corte ha inoltre precisato che il vantaggio per l'ente può consistere anche in un risparmio di spesa e che il danno patrimoniale può derivare direttamente dall'accordo corruttivo.
Continua »