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Giurisprudenza Penale

Commercializzazione cannabis: quando è reato
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per l'invio all'estero di 4,4 kg di marijuana. La sentenza ribadisce che la commercializzazione di cannabis e dei suoi derivati costituisce reato ai sensi dell'art. 73 D.P.R. 309/90, anche con un basso contenuto di THC, a meno che il prodotto non sia concretamente privo di qualsiasi effetto psicotropo.
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Oltre ragionevole dubbio e ricorso: i limiti fissati
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 37070/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha ribadito che il principio dell'oltre ragionevole dubbio non consente al giudice di legittimità di riesaminare le prove, ma solo di verificare la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Il ricorso è stato giudicato un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in Cassazione.
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Inammissibilità ricorso patteggiamento: i motivi
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La decisione sottolinea che l'impugnazione è consentita solo per i motivi tassativamente elencati dall'art. 448, comma 2-bis c.p.p., escludendo censure generiche. Il caso in esame, non rientrando in tali categorie, ha portato alla dichiarazione di inammissibilità ricorso patteggiamento, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: Cassazione e stupefacenti
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due individui condannati per l'organizzazione del trasporto di 57 kg di hashish. La Corte ribadisce che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma solo verificare la logicità della motivazione della sentenza d'appello, che è stata ritenuta corretta e rispettosa del principio 'oltre ogni ragionevole dubbio'.
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Appello patteggiamento: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l'appello patteggiamento presentato da un imputato, poiché i motivi del ricorso non rientravano tra quelli tassativamente previsti dall'art. 448, comma 2-bis, c.p.p. La decisione sottolinea che l'impugnazione di una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti è consentita solo per vizi specifici. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle Ammende.
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Inammissibilità ricorso patteggiamento: limiti ex art. 448
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La decisione sottolinea che i motivi di impugnazione sono tassativamente previsti dall'art. 448, comma 2-bis, c.p.p. e non includono censure generiche. La declaratoria di inammissibilità ricorso patteggiamento ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 4.000 euro alla Cassa delle Ammende.
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Consumo di gruppo: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. L'imputato sosteneva si trattasse di un 'consumo di gruppo', ma la Corte ha ribadito che per escludere il reato è necessario fornire la prova rigorosa di un mandato ricevuto dagli altri consumatori per l'acquisto della sostanza, prova che nel caso di specie era del tutto assente. L'ordinanza sottolinea come la semplice allegazione non sia sufficiente a superare l'impianto accusatorio.
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Particolare tenuità del fatto: no allo spaccio reiterato
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa della reiterazione delle condotte e della dimestichezza dell'imputato con l'attività illecita. La Corte ha sottolineato che spetta all'imputato fornire elementi specifici per dimostrare la tenuità, non potendosi limitare a una generica critica della sentenza impugnata.
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Fatto di lieve entità: la Cassazione conferma condanna
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per spaccio di stupefacenti. Gli imputati chiedevano il riconoscimento del fatto di lieve entità e la concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che la valutazione sulla lieve entità del fatto deve essere complessiva e non può basarsi su un singolo elemento. Nel caso specifico, l'elevato numero di dosi cedute e la continuità dell'attività di spaccio, tale da generare un profitto certo, escludono la configurabilità del reato minore. Anche le attenuanti generiche sono state negate a causa della gravità oggettiva dei fatti.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è tardivo
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per il reato di fuga dopo un incidente stradale. L'inammissibilità è stata decretata per un duplice motivo: il ricorso è stato presentato oltre il termine perentorio di quindici giorni e, in ogni caso, i motivi addotti sono stati ritenuti manifestamente infondati, in quanto generici e ripetitivi di tesi già respinte dai giudici di merito. La Corte ha confermato la solidità dell'impianto accusatorio basato su prove video, testimonianze e riconoscimenti fotografici.
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Recidiva guida senza patente: quando è reato?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida senza patente. La sentenza chiarisce un punto fondamentale sulla recidiva guida senza patente: non è necessaria una precedente condanna penale, ma è sufficiente un verbale di accertamento amministrativo divenuto definitivo (perché non impugnato) per trasformare la seconda violazione in un reato. La Corte ha inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei precedenti penali del ricorrente.
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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento proposto contro una sentenza per reati legati agli stupefacenti. Il motivo del ricorso, relativo al mancato accoglimento di un'istanza di pena sostitutiva, non rientra tra i casi tassativamente previsti dalla legge per l'impugnazione di una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Determinazione della pena: i limiti del ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte di Appello. La Corte ha chiarito i limiti del sindacato di legittimità sulla determinazione della pena, stabilendo che la scelta del giudice di merito è insindacabile se la pena è fissata in misura media o prossima al minimo edittale. L'analisi si è concentrata sulla corretta applicazione dei criteri di dosimetria della pena e sulla valutazione delle attenuanti generiche.
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Gratuito patrocinio falsa dichiarazione: il ricorso
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per gratuito patrocinio falsa dichiarazione. L'imputato aveva autocertificato un reddito nullo, omettendo redditi per oltre 60.000 euro. Il ricorso è stato giudicato reiterativo e non confrontato con le motivazioni della sentenza d'appello, che aveva già escluso la mancanza di dolo e l'incapacità di intendere e volere.
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Destinazione stupefacenti: quando è spaccio?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di eroina. L'imputato, trovato in possesso di 113 dosi, sosteneva fossero per uso personale. La Corte ha confermato che la destinazione stupefacenti allo spaccio può essere provata tramite indizi gravi, precisi e concordanti, come l'ingente quantitativo, le modalità di confezionamento in ovuli e la natura stessa della sostanza. È stato inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche per la gravità del fatto e la condotta dell'imputato.
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Offerta di droga: quando è reato per la Cassazione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 37055/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per l'offerta di droga. Anche se la vendita non si è conclusa, le intercettazioni hanno dimostrato l'effettiva disponibilità della sostanza, elemento sufficiente a configurare il reato. La Corte ha ribadito che l'offerta di droga, se collegata a una disponibilità reale, è punibile a prescindere dall'esito della trattativa.
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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che la gravità oggettiva del fatto, desumibile dalle modalità del reato di spaccio, giustifica il diniego, rendendo irrilevante la successiva ammissione di colpa di fronte a un quadro probatorio già solido.
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Ricorso inammissibile concordato: i limiti stretti
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di 'concordato in appello'. La Suprema Corte ribadisce che, una volta raggiunto un accordo sulla pena, non è più possibile impugnare la decisione per motivi relativi alla quantificazione della stessa, come il bilanciamento delle attenuanti, se non in casi eccezionali. La decisione consolida il principio secondo cui il ricorso inammissibile concordato è una strada con vie d'uscita molto limitate.
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Detenzione per spaccio: gli indizi secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione per spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte ha confermato che la destinazione allo spaccio può essere provata attraverso una serie di indizi, quali il rinvenimento di bilancini, denaro contante, elenchi di nomi e un numero di dosi incompatibile con l'uso personale. La motivazione della corte di merito è stata ritenuta logica e coerente, escludendo così la possibilità di una rivalutazione in sede di legittimità.
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Prova etilometro: onere della prova a carico dell’imputato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 37051/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Si è ribadito che la prova etilometro è pienamente valida e costituisce prova legale dello stato di ebbrezza. L'onere di dimostrare un eventuale malfunzionamento dello strumento ricade esclusivamente sulla difesa, che in questo caso non ha fornito elementi concreti a supporto delle proprie tesi.
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