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Giurisprudenza Penale

Ricorso personale Cassazione: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso personale in Cassazione presentato da un imputato contro una sentenza di patteggiamento per ricettazione. La decisione si fonda sulla violazione dell'art. 613 c.p.p., che, a seguito della riforma del 2017, impone l'obbligatoria assistenza di un difensore iscritto all'albo speciale per questo tipo di impugnazione. L'appellante è stato condannato al pagamento delle spese e di un'ammenda.
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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per usura e tentata estorsione. L'imputato lamentava la mancata esclusione della recidiva, ma la Corte ha stabilito che tale motivo non rientra tra le cause tassative previste dalla legge per impugnare un accordo di pena. Questo caso ribadisce i rigidi limiti del ricorso patteggiamento, confermando che la contestazione su una circostanza aggravante non costituisce motivo di 'illegalità della pena' ai sensi dell'art. 448, comma 2-bis, c.p.p.
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Accordo in appello valido senza l’imputato: Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la mancata traduzione in udienza. L'accordo in appello, raggiunto dal suo difensore munito di procura speciale, ha sanato ogni presunto vizio procedurale, confermando la condanna per ricettazione ed altro.
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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione di un indagato contro un'ordinanza di arresti domiciliari per tentata rapina. La sentenza ribadisce che il giudizio di legittimità non può rivalutare le prove, ma solo verificare la logicità della motivazione del giudice di merito. In questo caso, la motivazione del Tribunale del Riesame è stata ritenuta congrua e coerente, respingendo le censure difensive sulla ricostruzione dei fatti e sull'identificazione del coindagato.
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Rescissione giudicato: onere della prova imputato
Un individuo, condannato in via definitiva per truffa, ha richiesto la rescissione del giudicato sostenendo di non essere stato a conoscenza del processo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la nomina di un avvocato di fiducia e l'elezione di domicilio presso il suo studio costituiscono prove sufficienti della conoscenza del processo. La Corte ha sottolineato che spetta all'imputato l'onere di mantenere i contatti con il proprio difensore, e la sua negligenza in tal senso preclude la possibilità di ottenere la rescissione del giudicato.
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Estorsione o esercizio arbitrario: la linea di confine
La Cassazione chiarisce la distinzione tra estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Se la violenza o la minaccia per recuperare un credito si estende a familiari del debitore, estranei al rapporto, si configura il più grave reato di estorsione. La Corte ha annullato l'ordinanza del Tribunale del riesame che aveva derubricato il reato e liberato l'indagato, sottolineando come la minaccia a terzi trasformi la pretesa in una richiesta estorsiva.
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Lavoro agli arresti domiciliari: prova rigorosa
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato che chiedeva l'autorizzazione al lavoro agli arresti domiciliari. La Corte ha stabilito che la concessione di tale permesso è eccezionale e richiede una prova rigorosa e completa dello stato di indigenza, non essendo sufficiente la sola indicazione di un basso reddito familiare. Inoltre, ha dichiarato inammissibili le argomentazioni economiche presentate per la prima volta in sede di legittimità.
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Sequestro e periculum in mora: nuova guida Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29983/2024, ha affrontato il tema del sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. La Corte ha stabilito che la motivazione sul periculum in mora, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni, è sempre necessaria. Tuttavia, ha chiarito che il Tribunale del Riesame può integrare la motivazione del giudice di primo grado, a condizione che questa non sia radicalmente assente. Nel caso specifico, l'appello di un indagato per spaccio è stato respinto perché la motivazione, seppur basata su un orientamento superato, era presente e il Riesame l'ha legittimamente rafforzata con elementi fattuali.
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Partecipazione associazione criminale: la Cassazione
Un individuo, accusato di essere fornitore di droga per un gruppo organizzato, ricorre in Cassazione contro la custodia in carcere. Sostiene che le singole cessioni non provino la sua partecipazione all'associazione criminale. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile perché generico, non avendo contestato gli specifici elementi probatori (intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori, stabilità del rapporto) che dimostravano un inserimento consapevole e stabile nel sodalizio, andando ben oltre la semplice vendita di stupefacenti.
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Sequestro preventivo truffa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'ingegnere contro un'ordinanza di sequestro preventivo per truffa aggravata legata ai bonus edilizi. La Corte ha stabilito che la condotta dell'indagata, pur intervenuta in una fase avanzata, rientrava in un disegno criminoso unitario. Per disporre il sequestro preventivo per truffa è sufficiente il 'fumus boni iuris', e nel concorso di persone ogni partecipe risponde per l'intero reato.
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Sequestro Superbonus: legittimo per falsa attestazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un professionista contro un sequestro Superbonus di 464.000 euro. La sentenza stabilisce che attestare falsamente il 30% dei lavori, anche a fronte del solo acquisto di materiali, costituisce 'fumus boni iuris' per il reato di truffa aggravata. La Corte ha ritenuto legittimo il sequestro preventivo, sottolineando che l'effettiva esecuzione delle opere è condizione imprescindibile per la maturazione del credito d'imposta.
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Rimessione in termini: no se l’avvocato attende l’ultimo giorno
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un avvocato che aveva depositato un appello tardivamente, invocando la mancata connessione internet su un treno nell'ultimo giorno utile. La Corte ha stabilito che attendere l'ultimo momento per un adempimento processuale espone a rischi che ricadono sulla parte, e un impedimento temporaneo non costituisce forza maggiore tale da giustificare una rimessione in termini.
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Sequestro preventivo truffa: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un'ordinanza di sequestro preventivo per truffa aggravata. Il caso riguarda un imprenditore che, dopo aver acquisito terreni con patto di riservato dominio e non aver pagato le rate, li concedeva a una propria cooperativa per ottenere illecitamente contributi pubblici. La Corte conferma che la valutazione del fumus commissi delicti spetta al giudice di merito e il ricorso in Cassazione è limitato alla sola violazione di legge, non potendo riesaminare i fatti.
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Reato continuato: come si calcola la pena satellite?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29977/2024, chiarisce i criteri per il calcolo della pena in caso di reato continuato, confermando la necessità di motivare distintamente l'aumento per ogni reato satellite. La Corte dichiara inammissibili i ricorsi presentati da quattro imputati per rapina, furto e spaccio, ribadendo principi sulla valutazione dell'attenuante del danno lieve nella rapina e sui requisiti di specificità dei motivi di ricorso.
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Reformatio in pejus: pena più grave annullata
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva aumentato la pena a un imputato durante un giudizio di rinvio. La decisione riafferma il principio del divieto di reformatio in pejus, stabilendo che la pena non può essere peggiorata se l'impugnazione è stata proposta solo dall'imputato, anche attraverso successivi gradi di giudizio.
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Concordato in appello: quando il giudice può rigettarlo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per usura aggravata, confermando la decisione della Corte d'Appello di respingere un concordato in appello. La sentenza stabilisce che il giudice può negare l'accordo sulla pena se la ritiene non congrua, basando la sua valutazione sulla gravità dei fatti emersi nel processo, senza necessità di una motivazione autonoma e dettagliata, potendo fare riferimento agli atti del giudizio.
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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29971/2024, ha annullato con rinvio una decisione della Corte d'Appello di Torino che aveva escluso l'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a un caso di tentata rapina aggravata e lesioni. La Suprema Corte ha chiarito che, a seguito della Riforma Cartabia, i nuovi limiti di pena consentono di valutare l'applicazione dell'art. 131-bis c.p. anche per questi reati, correggendo l'erronea interpretazione del giudice di merito.
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Pene sostitutive: no al diniego per precedenti penali
Un imputato, condannato per frode assicurativa, ricorre in Cassazione. La Corte conferma la condanna ma annulla la parte della sentenza che negava le pene sostitutive. Secondo i giudici, è contraddittorio infliggere la pena minima, indicando una bassa pericolosità, e poi negare le sanzioni alternative sulla base di una presunta elevata pericolosità desunta solo dai precedenti penali.
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Notifica nulla: quando un errore è davvero insanabile?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per furto e ricettazione, che lamentava una notifica nulla. La Corte ha stabilito che la notifica del decreto di citazione in appello al difensore anziché al domicilio eletto dall'imputato costituisce una nullità a regime intermedio, sanabile se non viene provato un concreto pregiudizio al diritto di difesa. Nel caso di specie, non essendo stata dimostrata l'impossibilità per l'imputato di conoscere l'atto, il vizio non è stato ritenuto assoluto e insanabile.
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Reato continuato pena: calcolo e limiti legali
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una sentenza di condanna per un errore nel calcolo della reato continuato pena. I giudici di merito avevano inflitto una pena superiore al triplo della sanzione base per il reato più grave, violando l'art. 81 c.p. La Suprema Corte ha stabilito che la Corte d'Appello, nel rideterminare la sanzione, non può partire da una pena illegale, ma deve prima ricondurla al limite legale e solo successivamente operare le eventuali riduzioni.
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