La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32578/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La Corte ha chiarito che i beni utilizzati per commettere il reato sono considerati 'strumenti' e possono essere oggetto di sequestro e successiva confisca per il loro intero valore, anche se questo supera l'ammontare del debito tributario. Questa decisione si basa sulla qualificazione dei beni come 'instrumentum sceleris' ai sensi dell'art. 240 c.p., superando la limitazione della confisca al solo 'profitto' del reato e rendendo irrilevante il principio di proporzionalità tra valore del bene e debito evaso. Viene così annullata la decisione del Tribunale del riesame che aveva limitato il sequestro all'importo del debito fiscale.
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