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Giurisprudenza Penale

Concordato in Appello: Limiti del Ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di un **concordato in appello**. L'imputato aveva rinunciato ai motivi di appello per concordare la pena, ma ha poi impugnato la decisione lamentando il mancato proscioglimento. La Corte ha ribadito che, accettando il concordato, si rinuncia a contestare questioni di merito, limitando il ricorso a vizi specifici dell'accordo stesso.
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Fatto di lieve entità: la Cassazione e la droga
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. Esclusa l'ipotesi del fatto di lieve entità a causa dell'ingente quantitativo e varietà di droghe, dell'organizzazione dello spaccio e dell'uso di una ricetrasmittente, elementi che indicano un'attività non occasionale ma strutturata.
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Concordato in Appello: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in secondo grado (concordato in appello), lamentava il mancato proscioglimento. La Suprema Corte ribadisce che l'accordo sulla pena implica una rinuncia a far valere altri motivi, compresi quelli relativi a una possibile assoluzione, limitando così le basi per un successivo ricorso.
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Detenzione di stupefacenti: quando scatta il reato
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio di una donna, ritenendo il suo comportamento attivo e non di mera connivenza. La ricorrente, durante una perquisizione, aveva consegnato spontaneamente agli agenti sia la sostanza illecita che i bilancini di precisione. Secondo la Corte, tale gesto dimostra una piena consapevolezza e un ruolo di custodia, superando la semplice conoscenza passiva dell'attività illecita del compagno e configurando un concorso nel reato.
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Ricorso concordato in appello: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello, contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha ribadito che il cosiddetto ricorso concordato in appello è un patto processuale vincolante e unitario. Una volta ratificato dal giudice, non può essere impugnato per motivi cui si è rinunciato, salvo il caso di pena illegale, non riscontrato nella fattispecie.
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Ricorso inammissibile: i limiti secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per false dichiarazioni finalizzate a ottenere un beneficio statale. Il ricorso è stato giudicato generico, ripetitivo e finalizzato a una non consentita rivalutazione dei fatti di merito. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di appello, sottolineando che l'ignoranza della legge è inescusabile e che le motivazioni del ricorso devono confrontarsi specificamente con la sentenza impugnata per non risultare un ricorso inammissibile.
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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 35669/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha stabilito che l'accordo sulla pena preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni relative alla mancata assoluzione ex art. 129 c.p.p., in quanto tali motivi si considerano rinunciati.
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Falsa dichiarazione redditi: inammissibile il ricorso
Un cittadino presenta una falsa dichiarazione redditi per ottenere il gratuito patrocinio, omettendo parte del reddito della figlia. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, confermando che il reato si perfeziona con la sola presentazione della dichiarazione mendace, a prescindere dall'effettiva concessione del beneficio. La Corte sottolinea la natura del reato come di pura condotta e l'irrilevanza di eventi successivi.
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Ricorso patteggiamento inammissibile: Cassazione spiega
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La decisione sottolinea che, dopo la Riforma Orlando, i motivi di impugnazione sono limitati a vizi di volontà, errata qualificazione giuridica o illegalità della pena. Non è più possibile contestare la valutazione della colpevolezza. Il caso si è concluso con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando che un ricorso patteggiamento inammissibile ha conseguenze economiche dirette.
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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento. La decisione si fonda sui limiti introdotti dalla Riforma Orlando (L. 103/2017), che escludono la possibilità di impugnare la sentenza per motivi legati alla valutazione della prova o alla mancata assoluzione ex art. 129 c.p.p. L'ordinanza ribadisce che il ricorso patteggiamento è consentito solo per vizi specifici, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso patteggiamento inammissibile: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso patteggiamento presentato da un imputato che lamentava la mancata traduzione della sentenza in una lingua a lui nota. La Corte ha ribadito che, a seguito della riforma del 2017, i motivi di ricorso contro le sentenze di patteggiamento sono tassativamente limitati e la mancata traduzione non rientra tra questi. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Concordato in appello: i limiti al ricorso in Cassazione
Un imputato ha proposto ricorso in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello, lamentando la mancata motivazione sul proscioglimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'accordo sulla pena implica la rinuncia a contestare la responsabilità, inclusa la mancata valutazione delle cause di non punibilità.
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Pena concordata: il ricorso in cassazione è nullo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di appello che ratificava una pena concordata. Secondo la Corte, l'accordo sulla pena è un negozio giuridico processuale che vincola le parti e non può essere modificato unilateralmente tramite impugnazione, salvo il raro caso di illegalità della pena stessa. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Recidiva specifica: quando è legittima l’applicazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di stupefacenti, confermando la legittimità dell'applicazione della recidiva specifica. La decisione si fonda sulla valutazione concreta della pericolosità del reo, desunta da una precedente condanna per reati della stessa indole. Viene inoltre convalidata la confisca del denaro, ritenuto provento illecito in assenza di fonti di reddito lecite.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi presentati dall'imputato erano generici e non affrontavano specificamente le motivazioni della sentenza d'appello. La Corte ha sottolineato che un ricorso non può limitarsi a vaghe affermazioni ma deve contestare puntualmente la decisione impugnata. Di conseguenza, l'imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Fatto di lieve entità: no se lo spaccio è sistematico
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di cocaina. Viene confermato che l'attività di spaccio sistematica, continuativa e fonte primaria di sostentamento non può essere qualificata come fatto di lieve entità, giustificando la pena severa e la confisca dei beni sproporzionati rispetto ai redditi leciti.
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Dosimetria della pena: quando il ricorso è inammissibile
Un imputato ricorre in Cassazione lamentando una pena eccessiva. La Corte dichiara il ricorso inammissibile perché generico e non specifico. La decisione sottolinea che la dosimetria della pena è un potere discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e congrua, specialmente in presenza di numerosi precedenti penali a carico del ricorrente.
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Ricorso inammissibile: quando non si può prescrivere
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi erano generici e già respinti in appello. La decisione sottolinea che un ricorso manifestamente infondato impedisce di dichiarare la prescrizione del reato, anche se maturata. L'imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.
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Coltivazione domestica: quando è reato? La Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per coltivazione di stupefacenti. La difesa sosteneva si trattasse di una coltivazione domestica per uso personale, ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. Secondo l'ordinanza, il numero di piante e la quantità di dosi ricavabili escludevano sia la non punibilità della condotta sia la configurabilità del fatto di lieve entità.
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Ricorso inammissibile per motivi generici: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati dal ricorrente erano manifestamente infondati, generici e assertivi. L'imputato non ha contestato specificamente la motivazione della sentenza d'appello, limitandosi a generiche affermazioni. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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