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Giurisprudenza Penale

Bancarotta distrattiva: finanziamenti ai soci
La Corte di Cassazione conferma una condanna per bancarotta distrattiva a carico di un socio che aveva ricevuto la restituzione di finanziamenti erogati alla società. La sentenza chiarisce la differenza fondamentale tra versamenti in conto capitale, la cui restituzione è distrazione, e mutui, la cui restituzione può integrare la bancarotta preferenziale. La Corte ha inoltre annullato con rinvio una parte della condanna per un vizio di motivazione della sentenza d'appello.
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Minaccia grave: quando la reazione è sproporzionata?
Un assistente di polizia, dopo aver ricevuto un pugno durante un litigio, reagisce estraendo la pistola di servizio e sparando un colpo. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per minaccia grave, ritenendo il ricorso inammissibile. Secondo i giudici, l'intento di intimidire era evidente dalla condotta e la reazione è stata giudicata sproporzionata rispetto all'aggressione subita, escludendo così l'attenuante della provocazione.
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Patteggiamento e ricorso: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver concordato una pena tramite patteggiamento per rapina aggravata e reati in materia di armi, aveva impugnato la sentenza lamentando un'errata qualificazione giuridica. Secondo la Corte, il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per questo motivo è consentito solo se l'errore è 'palesemente eccentrico' rispetto all'imputazione, condizione non riscontrata nel caso di specie, dove il rilievo è stato giudicato generico e basato su una valutazione dei fatti non permessa in sede di legittimità.
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Bancarotta fraudolenta: la distrazione del software
Una recente sentenza della Cassazione analizza un caso di bancarotta fraudolenta distrattiva, realizzato tramite una complessa operazione societaria che ha portato alla cessione del principale asset aziendale, un software, senza un reale corrispettivo. La Corte ha confermato le condanne, chiarendo che la finalità distrattiva di un'operazione prevale sulla sua forma giuridica, e che per la configurazione del reato è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza di depauperare il patrimonio sociale a danno dei creditori.
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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile
Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello per il reato di rapina aggravata (il cosiddetto "concordato in appello"), ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la violazione del diritto di difesa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'adesione al concordato in appello implica la rinuncia a contestare la responsabilità penale, rendendo inammissibili le successive doglianze su tale punto.
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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di 'patteggiamento in appello' (art. 599-bis c.p.p.). La Corte ha stabilito che l'accordo sulla pena preclude la possibilità di impugnare la sentenza per motivi generici, come la carenza di motivazione, in quanto l'adesione all'accordo implica una rinuncia a tali censure. Il ricorso resta possibile solo per vizi specifici legati alla formazione dell'accordo o all'illegalità della pena.
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Presunzione di adeguatezza: Cassazione su mafia e carcere
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto in custodia cautelare per estorsione con aggravante mafiosa. La Suprema Corte ha confermato che la presunzione di adeguatezza della detenzione in carcere non era stata superata, poiché non sono emersi elementi nuovi tali da indebolire le esigenze cautelari, già cristallizzate in un precedente giudicato cautelare. La richiesta di sostituzione della misura con gli arresti domiciliari è stata così definitivamente respinta.
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Ricorso inammissibile: l’avvocato è obbligatorio?
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché presentato personalmente dall'imputata e non da un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori. La decisione sottolinea l'importanza dei requisiti formali per l'accesso alla Suprema Corte, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione pecuniaria.
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Misure cautelari e parola della vittima: la Cassazione
Una donna agli arresti domiciliari per estorsione aggravata ricorre in Cassazione, sostenendo l'inattendibilità della vittima. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che per le misure cautelari la parola della persona offesa può essere sufficiente, specialmente se, come in questo caso, è supportata da riscontri esterni (video e documenti). La pericolosità sociale, desunta dalle modalità del fatto, ha giustificato il mantenimento della misura.
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Inammissibilità ricorso cassazione: motivi generici
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di un uomo contro un provvedimento di sequestro preventivo di orologi e gioielli. Il ricorso è stato respinto perché basato su motivi generici e sulla riproposizione di questioni di fatto, non consentite in sede di legittimità. La sentenza sottolinea che non è possibile introdurre per la prima volta in Cassazione argomenti non discussi nelle fasi precedenti del giudizio.
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Confisca riciclaggio: confiscabile l’intera somma
Un soggetto condannato per riciclaggio ha impugnato la confisca di 700.000 euro, sostenendo che dovesse limitarsi al suo profitto personale (2%). La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34666/2024, ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale sulla confisca riciclaggio: l'oggetto della misura ablativa è l'intera somma di denaro illecitamente movimentata, in quanto considerata 'prodotto' del reato, e non solo la commissione percepita dal riciclatore. La Corte ha aderito all'orientamento giurisprudenziale più rigoroso, che identifica il profitto del riciclaggio con la totalità del capitale 'ripulito'.
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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. Il ricorso era basato sulla presunta omessa valutazione, da parte del giudice di merito, di cause di non punibilità. La Corte ha ribadito che, in base all'art. 448, comma 2-bis c.p.p., non è possibile presentare un ricorso patteggiamento per tale motivo, confermando la stretta limitazione dei motivi di impugnazione per questo rito speciale.
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Ricorso cassazione personale: inammissibile senza avvocato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34664/2024, ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso presentato personalmente dall'imputato. La decisione si fonda sull'art. 613 c.p.p., che impone la sottoscrizione dell'atto da parte di un avvocato cassazionista, a pena di invalidità. Viene così ribadito che il ricorso per cassazione personale non è consentito dalla normativa vigente, anche qualora la firma sia autenticata da un legale.
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Metodo mafioso: il capo risponde dei reati del clan?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un presunto capo clan, confermando la misura cautelare per estorsione aggravata dal metodo mafioso. La sentenza stabilisce che il ruolo di vertice, unito a prove di una direzione continua delle attività illecite anche durante latitanza e detenzione, è sufficiente a dimostrare il concorso nei reati commessi dagli affiliati, senza necessità di una partecipazione diretta.
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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso una misura cautelare per usura. La decisione sottolinea che la richiesta di rivalutare le prove non costituisce un valido motivo di ricorso, confermando la misura basata su un grave quadro indiziario, come il possesso della carta del reddito di cittadinanza della vittima.
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Concorso extraneus bancarotta: la decisione della Corte
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto indagato per concorso extraneus in bancarotta fraudolenta. L'uomo, destinatario di una misura di arresti domiciliari, era accusato di aver contribuito a svuotare le casse di una società, ricevendo ingenti somme su un'altra società estera a lui riconducibile. La Corte ha stabilito che le censure del ricorrente miravano a una rivalutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità, confermando la solidità del quadro indiziario e la correttezza della motivazione del Tribunale del riesame.
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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame cautelare
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro un'ordinanza di arresti domiciliari per usura. La sentenza chiarisce che il ricorso in Cassazione non può comportare una nuova valutazione dei fatti, ma solo un controllo sulla logicità e correttezza giuridica della motivazione del provvedimento impugnato, confermando i limiti del giudizio di legittimità.
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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di concordato in appello. La Corte ha ribadito che, salvo vizi sulla volontà o sulla pena, non è possibile contestare la mancata valutazione di cause di proscioglimento, poiché l'accordo sulla pena implica una rinuncia a tali motivi.
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Misura cautelare metodo mafioso: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato che chiedeva la sostituzione della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari. L'accusa era di estorsione aggravata dal metodo mafioso. La Corte ha basato la sua decisione sul principio del 'giudicato cautelare' riguardo all'aggravante, sulla presunzione di pericolosità e sul rinvenimento di armi, ritenendo irrilevante il tempo trascorso dalla commissione dei fatti ai fini della sostituzione della misura.
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Liquidazione spese patrocinio: la Cassazione corregge
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza, ha corretto un proprio errore materiale in una precedente sentenza. Aveva erroneamente liquidato le spese legali di una parte civile ammessa al patrocinio a spese dello Stato, compito che spetta al giudice del merito. L'ordinanza chiarisce che la Cassazione può solo emettere una condanna generica al pagamento in favore dell'Erario, mentre la specifica quantificazione, ovvero la liquidazione spese patrocinio a spese dello Stato, deve essere effettuata dal giudice che ha emesso la sentenza passata in giudicato o dal giudice del rinvio.
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