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Giurisprudenza Penale

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono vaghi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20381/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per furto aggravato. La decisione si fonda sulla manifesta indeterminatezza e aspecificità dei motivi di ricorso, ritenuti astratti e non concretamente collegati alla motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: quando è solo riesame del fatto
La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile proposto da diversi imputati contro una condanna per rapina. La Corte ribadisce che il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti o della credibilità dei testimoni, se la motivazione della sentenza d'appello è logica e coerente.
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Errore di fatto: quando il ricorso in Cassazione è nullo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario, sottolineando la netta distinzione tra l'errore di fatto, inteso come svista percettiva, e l'errore di giudizio, che riguarda la valutazione delle prove. Il ricorso è stato respinto perché le censure sollevate dal ricorrente rientravano in quest'ultima categoria, non correggibile con lo strumento eccezionale dell'errore di fatto.
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Sequestro probatorio di smartphone: i limiti del potere
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20374/2024, ha rigettato il ricorso di un indagato per reati contro minori, confermando la legittimità del sequestro probatorio dei suoi dispositivi elettronici. La Corte ha chiarito che, in presenza di una notizia di reato già delineata, il sequestro non è 'esplorativo' ma 'istruttorio', finalizzato ad approfondire i fatti. La proporzionalità della misura è garantita non dalla preselezione dei dati, ma dalla limitazione temporale del vincolo, che deve durare solo il tempo necessario agli accertamenti tecnici.
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Ricorso per cassazione: inammissibile se critica i fatti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto contro un'ordinanza di sequestro probatorio di un'opera d'arte. Il ricorrente sosteneva che l'opera fosse una copia e che la motivazione del sequestro fosse apparente. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, pur presentati come violazioni di legge, costituivano in realtà una critica nel merito della valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Il ricorso per cassazione in materia di sequestro è limitato alla sola violazione di legge.
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Inammissibilità appello: la Cassazione sulla Cartabia
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20372/2024, ha confermato la decisione di inammissibilità appello per la mancata allegazione della dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dall'art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen. introdotto dalla Riforma Cartabia. La Corte ha ritenuto la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata, specificando che la norma non limita il diritto di difesa dell'imputato, ma regola le modalità di esercizio del potere del difensore, assicurando che l'impugnazione derivi da una scelta consapevole e personale dell'assistito.
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Errore di fatto Cassazione: i limiti del ricorso ex 625-bis
Un imputato presenta un ricorso straordinario, sostenendo che la Corte di Cassazione sia incorsa in un errore di fatto nel valutare le sue doglianze relative a un reato di spaccio. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo la netta distinzione tra l'errore di fatto, ovvero un errore percettivo sugli atti processuali, e l'errore di valutazione o di giudizio. Quest'ultimo, che consiste in una diversa interpretazione delle prove, non è impugnabile con il rimedio straordinario previsto dall'art. 625-bis c.p.p.
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Ricusazione del giudice: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la ricusazione del giudice d'appello. La Corte ha stabilito che la mera riunione di un procedimento a rito abbreviato con uno a rito ordinario non costituisce anticipazione di giudizio né motivo valido per la ricusazione del giudice, in quanto atto meramente procedurale.
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Obbligo di presentazione: quando è legittimo?
Un giovane contesta un divieto di accesso alle manifestazioni sportive (DASPO) e il connesso obbligo di presentazione alla polizia per cinque anni, sostenendo di avere in mano un'asta portabandiera. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice di merito. Secondo la Corte, le prove video dimostravano la partecipazione del ricorrente a episodi di guerriglia urbana tra tifoserie, armato di un bastone, giustificando così la gravità e la durata della misura preventiva.
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DASPO: il controllo del giudice sulla pericolosità
Un tifoso ha ricevuto un DASPO di cinque anni con obbligo di firma per aver partecipato a scontri violenti. Ha presentato ricorso, sostenendo che si trattava di un episodio isolato e che le sue azioni erano state fraintese. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione del GIP. La Corte ha stabilito che il giudice aveva correttamente valutato la pericolosità del ricorrente sulla base delle prove video che mostravano la sua partecipazione attiva alla 'guerriglia urbana' e ha ritenuto la misura, compreso il DASPO, proporzionata alla gravità della condotta.
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Termine difesa DASPO: la Cassazione annulla convalida
La Corte di Cassazione ha annullato l'ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di presentazione, poiché emessa dal GIP prima della scadenza delle 48 ore concesse all'interessato per presentare le proprie memorie. La sentenza ribadisce che il mancato rispetto del termine difesa DASPO costituisce una violazione del diritto al contraddittorio e causa la nullità insanabile del provvedimento del giudice.
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Diritto alla difesa: DASPO nullo se convalidato presto
La Corte di Cassazione ha annullato l'ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di firma, poiché emessa prima della scadenza del termine di 48 ore concesso all'interessato per presentare le proprie memorie. La Corte ha stabilito che questa procedura viola il diritto alla difesa, un principio fondamentale del nostro ordinamento. La decisione prematura del giudice ha impedito di valutare le argomentazioni difensive, portando all'annullamento senza rinvio del provvedimento.
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Specifico mandato: la Cassazione chiarisce i requisiti
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza di inammissibilità di un appello. La Corte d'Appello aveva respinto l'impugnazione per mancanza di uno specifico mandato ad impugnare, requisito per l'imputato giudicato in assenza. La Cassazione ha chiarito che un nuovo mandato difensivo, conferito dopo la sentenza e indirizzato alla corte competente, è sufficiente a dimostrare la conoscenza della condanna e la volontà di appellare, senza necessità di formule rigide.
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Reformatio in peius: no aumento pena in appello
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva aumentato la pena di un imputato per la continuazione tra reati, violando il divieto di reformatio in peius. Poiché l'appello era stato proposto solo dall'imputato, il giudice non poteva peggiorare il trattamento sanzionatorio, neanche nelle sue singole componenti. La Corte ha quindi ricalcolato direttamente la pena, escludendo l'aumento illegittimo, ma ha confermato la condanna e la confisca dei beni ritenuti provento del reato.
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Espulsione e patteggiamento: obbligo di motivazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20364/2024, ha annullato l'ordine di espulsione emesso nell'ambito di un patteggiamento per traffico di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la misura di sicurezza dell'espulsione richiede una motivazione specifica e concreta sulla pericolosità sociale dell'individuo, non essendo sufficiente un generico richiamo. La decisione chiarisce anche l'inammissibilità di una richiesta di sostituzione della pena non inclusa nell'accordo di espulsione e patteggiamento.
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Ignoranza età persona offesa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per atti sessuali con una minorenne. La difesa sosteneva l'ignoranza sull'età della persona offesa e vizi procedurali. La Corte ha stabilito che, in una relazione stabile e continuativa, l'ignoranza età persona offesa non è scusabile se non in caso di errore "inevitabile", un requisito non soddisfatto nel caso di specie. La sentenza ribadisce inoltre la validità delle notifiche presso il domicilio eletto, anche dopo la rinuncia del difensore.
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Prescrizione reati tributari: la decisione in Cassazione
La Corte di Cassazione analizza un caso di dichiarazione fraudolenta, chiarendo un importante principio sulla prescrizione reati tributari. La sentenza distingue tra la prescrizione maturata prima della decisione d'appello, che deve essere sempre dichiarata, e quella maturata successivamente, la cui applicabilità dipende dall'ammissibilità dei motivi di ricorso. In questo caso, la Corte ha annullato parzialmente la condanna per i reati già prescritti e dichiarato inammissibile il ricorso per le altre accuse, impedendo così la declaratoria di prescrizione sopravvenuta per queste ultime.
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Finalità di spaccio: quando la quantità è decisiva
Un soggetto condannato per detenzione di 102,15 grammi di marijuana ricorre in Cassazione, sostenendo che la finalità di spaccio fosse stata dedotta solo dalla quantità. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, confermando che il dato quantitativo, unito a elementi indiziari come il tentativo di disfarsi della sostanza e l'assenza di giustificazioni economiche, è sufficiente a provare l'intenzione di cedere a terzi la droga e a escludere la non punibilità per particolare tenuità del fatto.
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Appello generico: inammissibilità e ricusazione del giudice
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, ribadendo due principi fondamentali: un appello generico, che non si confronta specificamente con le motivazioni della sentenza di primo grado, è inammissibile. Inoltre, l'eventuale incompatibilità di un giudice deve essere eccepita tramite l'istituto della ricusazione, altrimenti la questione diventa irrilevante e non può essere usata per invalidare la decisione.
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Attendibilità persona offesa: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per violenza sessuale su minore, rafforzando il principio della attendibilità della persona offesa. La sentenza sottolinea che la testimonianza della vittima, se precisa, coerente e supportata da riscontri oggettivi, costituisce prova piena, anche in presenza di piccole discrasie. La Corte ha inoltre confermato la recidiva specifica, ravvisando una comune indole tra la violenza sessuale e un precedente tentato omicidio, entrambi reati violenti contro la persona.
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