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Giurisprudenza Penale

Resistenza a pubblico ufficiale: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per condanne relative a spaccio di stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. Il ricorso è stato respinto perché contestava la valutazione dei fatti, materia riservata ai giudici di merito. La Corte ha confermato che strattonare un agente costituisce resistenza attiva e che la presenza di strumenti organizzati esclude l'ipotesi di spaccio di lieve entità.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: i motivi di fatto
Un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti presenta ricorso in Cassazione sostenendo l'uso personale. La Suprema Corte dichiara l'inammissibilità del ricorso in Cassazione, ribadendo che la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di merito e non possono essere riesaminate in sede di legittimità, se la motivazione della sentenza impugnata è logica e congrua.
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Appello patteggiamento: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo un'applicazione della pena su richiesta (patteggiamento) per reati di droga, chiedeva il proscioglimento. La Suprema Corte ha ribadito che l'appello patteggiamento è consentito solo per i motivi tassativamente elencati dall'art. 448, comma 2-bis, c.p.p., tra i quali non figura una rivalutazione nel merito finalizzata all'assoluzione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un'ammenda.
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Attenuanti generiche negate per precedenti penali
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per un reato minore legato a sostanze stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche, motivando tale scelta con la presenza di precedenti penali specifici a carico del ricorrente. È stata inoltre confermata l'adeguatezza della pena, ritenuta non lontana dal minimo edittale, e condannato il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.
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Aumento di pena: quando è insindacabile in Cassazione
Due imputati ricorrono in Cassazione contro un aumento di pena per un reato fiscale, lamentando un vizio di motivazione. La Corte dichiara i ricorsi inammissibili, affermando che la determinazione della pena, se logicamente motivata sulla base della gravità del reato e della personalità degli imputati, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Spaccio in carcere: l’aggravante vale per la cessione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per spaccio in carcere. Si chiarisce che l'aggravante specifica per i reati commessi in istituti penitenziari si applica solo a chi compie l'atto di 'cessione' o 'offerta' della sostanza, e non può essere esclusa per analogia con la posizione di un coimputato accusato di sola 'detenzione'.
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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per un reato di droga. La Corte chiarisce che il ricorso patteggiamento è limitato a specifici motivi, escludendo la generica contestazione sulla motivazione della pena. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.
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Inammissibilità del ricorso: no a motivi generici
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sulla totale genericità dei motivi di appello, che non specificavano le ragioni di diritto e di fatto a sostegno della richiesta, violando così i requisiti essenziali previsti dal codice di procedura penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
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Spaccio e uso personale: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La distinzione tra spaccio e uso personale, secondo la Corte, è una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione della corte d'appello è logica e completa. Nel caso specifico, la finalità di spaccio è stata desunta dalla quantità di droga (133 dosi), dal ritrovamento di materiale per il confezionamento e dalle attività di indagine che avevano registrato un viavai di assuntori.
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Avvocato non cassazionista: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché proposto da un avvocato non cassazionista. La Corte chiarisce che la regola vale anche se l'impugnazione, nata come appello, è stata poi convertita in ricorso per cassazione. Di conseguenza, l'imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Attenuanti generiche negate senza elementi positivi
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di oltre due kg di cocaina. La Corte conferma che le attenuanti generiche non possono essere concesse solo sulla base dell'assenza di precedenti penali, ma richiedono elementi positivi concreti, come il pentimento, che nel caso di specie mancavano del tutto. La pena è stata ritenuta adeguata alla gravità del reato.
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Spaccio stupefacenti: indizi e prova in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per spaccio di stupefacenti. La condanna era basata su una serie di indizi convergenti: il possesso di diverse tipologie di droghe (cocaina e hashish), banconote di piccolo taglio e un comportamento elusivo alla vista delle forze dell'ordine. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione di tali elementi fattuali spetta ai giudici di merito e non può essere ridiscussa in sede di legittimità, confermando che tali indizi sono sufficienti a dimostrare la finalità di spaccio e non di semplice uso personale.
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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento presentato per motivi generici relativi al trattamento sanzionatorio. La decisione ribadisce che l'impugnazione di una sentenza di patteggiamento è consentita solo per le ragioni tassativamente elencate dall'art. 448, comma 2-bis del codice di procedura penale, escludendo doglianze generiche sulla pena concordata.
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Spaccio di lieve entità: no se l’attività è fiorente
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due soggetti condannati per spaccio. La Corte ha escluso l'ipotesi di spaccio di lieve entità, confermando la decisione della Corte d'Appello, poiché l'attività era svolta in modo sistematico, su larga scala e con una consolidata clientela, elementi incompatibili con la minore gravità del fatto.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per un reato continuato, ritenendolo manifestamente infondato. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria, poiché la pena originale era stata giudicata congrua e non era stato applicato alcun aumento per la continuazione con la condotta di un coimputato.
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Trattamento sanzionatorio: limiti al ricorso Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una condanna per spaccio di lieve entità. Il trattamento sanzionatorio, se motivato in modo logico dal giudice di merito considerando precedenti e comportamento dell'imputato, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Ricorso inammissibile contro patteggiamento: i limiti
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza di patteggiamento per reati di droga. L'appello si basava unicamente sulla contestazione della pena, un motivo non previsto dall'art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen. per questo tipo di sentenze. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: limiti del concordato
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di 'concordato in appello' per un reato legato a sostanze stupefacenti. L'imputata lamentava la mancata concessione dell'ipotesi di minore gravità, ma la Corte ha ribadito che i motivi di ricorso in questi casi sono limitati ai vizi nella formazione dell'accordo o all'illegalità della pena, non potendo riguardare questioni a cui si è rinunciato aderendo al patteggiamento. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso patteggiamento: i limiti della Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento relativo a reati di droga. L'appello contestava la gestione delle circostanze attenuanti, ma la Corte ha ribadito che i ricorsi contro le sentenze di patteggiamento sono strettamente limitati dall'art. 448, c. 2-bis, c.p.p., a motivi specifici che non erano presenti nel caso di specie, confermando la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.
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Attenuanti generiche: no se l’imputato non si pente
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati di droga. La Corte conferma la decisione di non concedere le attenuanti generiche a causa della fuga dell'imputato e della mancanza di pentimento, sottolineando che un casellario pulito non è più sufficiente dopo la riforma del 2008.
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