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Giurisprudenza Penale

Misura cautelare: quando la custodia in carcere è lecita
La Cassazione conferma la misura cautelare in carcere per un giovane incensurato trovato con droga e un'arma. Il ricorso è inammissibile: né l'intenzione di accedere a un rito alternativo né la presunta mancanza di prove sull'arma sono state ritenute sufficienti a invalidare la decisione del GIP, data l'alta pericolosità sociale e il rischio di recidiva.
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Discarica abusiva: prescrizione e sequestro del sito
Un soggetto, condannato per aver realizzato una discarica abusiva legata alla sua attività di autoriparatore, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte, pur confermando la correttezza della qualificazione del reato, annulla la sentenza per intervenuta prescrizione. Viene chiarito che il termine di prescrizione per questo reato permanente inizia a decorrere dal momento del sequestro dell'area, che ne interrompe la condotta illecita.
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Pene accessorie stupefacenti: annullamento Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per coltivazione di un'ingente piantagione di stupefacenti, ma ha annullato la sentenza riguardo le pene accessorie stupefacenti. La Corte ha stabilito che la revoca della patente e il divieto di espatrio, essendo pene facoltative, richiedono una motivazione specifica che non era stata fornita dal giudice di merito, il quale si era limitato a un generico riferimento alla non occasionalità della condotta.
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Pene accessorie: obbligatorie nel patteggiamento?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20016/2024, ha affermato che nel contesto di un patteggiamento per reati tributari, l'applicazione delle pene accessorie previste dalla legge è obbligatoria. Anche se l'accordo tra imputato e pubblico ministero non le menziona, il giudice ha il dovere di disporle, in quanto non sono negoziabili. Di conseguenza, è stata annullata la sentenza di un GUP che aveva omesso di applicare tali sanzioni.
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Spaccio di droga: condanna anche con poche dosi
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per spaccio di droga, confermando la sentenza di merito. Nonostante la modesta quantità di stupefacente sequestrata (3,48 dosi) e l'assenza di strumenti per il confezionamento, la condanna è stata ritenuta legittima. Secondo la Corte, le modalità della condotta, come l'attesa di acquirenti in strada e le cessioni osservate, costituiscono prova sufficiente della destinazione della sostanza allo spaccio, rendendo irrilevanti gli altri elementi.
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Recidiva e pena: quando i precedenti contano
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per detenzione di stupefacenti. La sentenza chiarisce che la recidiva e i precedenti penali di un imputato, anche se non formalmente applicati per aumentare la sanzione, sono elementi rilevanti che il giudice può considerare per negare la massima estensione delle attenuanti generiche e per valutare la pericolosità sociale del soggetto.
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Particolare tenuità del fatto: no se c’è abitualità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per una violazione in materia di sicurezza sul lavoro. La richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta perché, nonostante la lieve entità del reato, i precedenti specifici dell'imputato configurano un comportamento abituale, condizione che osta all'applicazione del beneficio.
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Aumento pena recidiva: limiti con precedenti pecuniari
La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato una sentenza, stabilendo un principio fondamentale sull'aumento pena recidiva. Se la condanna precedente è solo pecuniaria (una multa), l'aumento della pena detentiva per il nuovo reato non può superare la durata che risulterebbe dalla conversione della multa in pena detentiva. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per il ricalcolo della pena, respingendo gli altri motivi di ricorso relativi a circostanze attenuanti e sostituzione della pena.
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Somministrazione fraudolenta: annullata condanna
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per somministrazione fraudolenta di manodopera. Il motivo risiede nella genericità della motivazione del Tribunale, che non aveva specificato quali norme inderogabili di legge o di contratto collettivo fossero state violate, né quantificato il presunto danno economico per i lavoratori. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.
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Prescrizione reati tributari: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per omessa dichiarazione. L'analisi si concentra sulla prescrizione reati tributari, confermando che il termine base è aumentato di un terzo (da 6 a 8 anni) e ulteriormente estendibile di un quarto in caso di interruzioni. Rigettate anche le eccezioni su incompetenza territoriale e prove.
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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra reato di lieve entità per stupefacenti e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Pur accogliendo il ricorso per un errore di calcolo sulla confisca, la Corte ha respinto le censure sulla gravità del reato, ritenendo i due istituti non sovrapponibili e confermando la condanna nel resto.
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Dispositivo e motivazione: quale prevale in caso di errore?
La Corte di Cassazione ha analizzato un caso di discrepanza tra il dispositivo e la motivazione di una sentenza penale. Un imputato era stato condannato a una pena detentiva indicata in 1 anno e 6 mesi nel dispositivo, ma calcolata in 1 anno e 2 mesi nella motivazione. La Corte ha stabilito che, sebbene il dispositivo prevalga di norma, tale regola non è assoluta. Quando la motivazione contiene elementi logici e certi che rivelano un errore materiale nel dispositivo, e la sua correzione va a favore dell'imputato, è la motivazione a dover essere considerata per rettificare la pena. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata con rinvio per la rideterminazione della sanzione.
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Interesse a ricorrere: no appello se neghi il bene
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro di denaro, poiché gli indagati avevano negato ogni legame con la somma. La sentenza chiarisce che per l'impugnazione è necessario un concreto interesse a ricorrere, che manca se non si vanta un diritto alla restituzione del bene.
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Revisione prova nuova: quando non è decisiva per la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore che chiedeva la revisione di una condanna per turbativa d'asta. La richiesta si basava su una revisione prova nuova, ovvero una perizia grafologica che attestava la falsità della sua firma su un'offerta di gara. La Corte ha ritenuto la prova non decisiva, poiché la condanna si fondava su un ampio quadro probatorio (intercettazioni e legami con la criminalità organizzata) che dimostrava il suo consapevole coinvolgimento nell'illecito, a prescindere dall'autenticità della firma.
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Violenza domestica: no al ricorso se c’è pericolo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo indagato per violenza domestica contro la moglie e la figlia minorenne. La Corte ha confermato la misura del divieto di avvicinamento, stabilendo che la separazione e il diritto di visita possono aggravare il rischio, rendendo prioritaria la tutela del minore rispetto agli interessi del genitore violento.
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Revoca confisca prevenzione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato un decreto della Corte d'appello che negava la revoca di una confisca di prevenzione. Il caso riguarda beni confiscati perché ritenuti nella disponibilità di un soggetto legato alla criminalità organizzata, ma i cui titolari formali erano stati poi assolti in un separato processo penale dall'accusa di intestazione fittizia. La Cassazione ha stabilito che la Corte d'appello non ha seguito il principio di diritto indicato in una precedente sentenza di annullamento, omettendo di verificare se l'assoluzione penale avesse escluso in modo assoluto la disponibilità dei beni da parte del proposto. La questione chiave è quindi la corretta valutazione dell'impatto di un giudicato penale favorevole su una misura di prevenzione patrimoniale, portando a una nuova valutazione sulla legittimità della revoca confisca prevenzione.
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Sequestro preventivo quote: no a norme civilistiche
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza che dichiarava inammissibile la richiesta di sostituire delle quote societarie, sottoposte a sequestro preventivo, con una somma di denaro. Il Tribunale del Riesame aveva erroneamente basato la sua decisione sull'inosservanza delle norme civilistiche relative all'offerta reale (art. 1209 c.c.). La Suprema Corte ha stabilito che tali norme, relative all'adempimento delle obbligazioni, non sono applicabili al sequestro penale, che segue una logica pubblicistica. Il caso è stato rinviato al Tribunale affinché valuti nel merito la possibilità di sostituire il bene sequestrato.
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Confisca per sproporzione: onere della prova familiari
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro un decreto di confisca per sproporzione. La sentenza ribadisce che per i beni intestati a familiari conviventi del proposto (soggetto a misura di prevenzione), vige una presunzione legale sulla disponibilità dei beni in capo a quest'ultimo. Spetta ai familiari fornire la prova rigorosa della provenienza lecita delle risorse economiche utilizzate per gli acquisti, prova che nel caso di specie non è stata raggiunta.
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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di "concordato in appello". L'imputato contestava il calcolo della pena, ma la Corte ha ribadito che l'impugnazione è limitata ai soli vizi di formazione dell'accordo, non al suo contenuto. L'inammissibilità del ricorso, basato sul concordato in appello, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Omessa trasmissione atti: quando la misura non decade
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato che lamentava l'omessa trasmissione atti al Tribunale del Riesame. La Corte ha chiarito che la misura cautelare non perde efficacia se gli atti mancanti non sono 'determinanti' per la decisione e se le informazioni cruciali sono desumibili da altri documenti presenti nel fascicolo.
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