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Giurisprudenza Penale

Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché le censure presentate erano una mera ripetizione di argomenti già valutati e respinti dalla Corte d'Appello con motivazione adeguata. La mancanza di una critica specifica alla sentenza impugnata ha portato alla condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: limiti alla Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato un ricorso inammissibile, ribadendo i propri limiti di giudizio. I motivi, incentrati su una presunta erronea valutazione delle prove e sull'illogicità della pena, sono stati rigettati perché miravano a un riesame del merito, precluso alla Suprema Corte. Quest'ultima può solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non agire come un terzo grado di giudizio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
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Ricorso inammissibile: quando è una mera ripetizione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22367/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi erano una semplice reiterazione di doglianze già esaminate e respinte nei gradi di merito. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di rivalutare i fatti, ma di giudicare la legittimità della decisione. Anche la contestazione sulla provvisionale è stata giudicata inammissibile, confermando un orientamento consolidato.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo dichiara
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, ribadendo il proprio ruolo di giudice di legittimità. L'ordinanza chiarisce che la Corte non può rivalutare le prove o sostituire il proprio giudizio a quello dei tribunali di merito. I motivi del ricorrente, volti a contestare la valutazione dei fatti, l'applicazione delle pene e il diniego di attenuanti, sono stati ritenuti manifestamente infondati, in quanto non evidenziavano vizi di legge o motivazioni illogiche, ma un mero dissenso rispetto alla decisione impugnata.
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Assoluzione art. 129 cpp: quando è impossibile?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l'assoluzione per appropriazione indebita ai sensi dell'art. 129 c.p.p., nonostante l'estinzione del reato. La Corte ha stabilito che l'assoluzione in questi casi è possibile solo se l'innocenza emerge 'ictu oculi' dagli atti, senza necessità di alcuna valutazione. Nel caso specifico, la presenza di dichiarazioni della vittima e di una scrittura privata escludeva tale evidenza, rendendo impossibile l'assoluzione.
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Ricettazione: Quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per ricettazione di cellulari contraffatti. I motivi di appello, tra cui la prescrizione e la presunta illogicità della motivazione, sono stati ritenuti infondati e generici. La Corte ha confermato che la mancata giustificazione del possesso di beni illeciti è sufficiente a provare l'elemento soggettivo del reato.
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Ricorso inammissibile per motivi ripetitivi
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per riciclaggio. La decisione si fonda sul fatto che i motivi di ricorso erano puramente ripetitivi di argomentazioni già respinte dalla Corte d'Appello e miravano a una inammissibile rivalutazione delle prove. La Suprema Corte ha confermato la correttezza della decisione impugnata, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo dichiara
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. I motivi, relativi a vizi di motivazione sulla responsabilità penale e sulla mancata concessione delle attenuanti, sono stati giudicati manifestamente infondati. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza impugnata logica, coerente e sufficiente, basata su prove concrete e sulla valutazione dei precedenti penali dell'imputato.
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Pascolo abusivo: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22358/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di pascolo abusivo. I giudici hanno ritenuto manifestamente infondati tutti i motivi di ricorso, confermando la decisione di merito sulla sussistenza del reato, sul diniego delle attenuanti generiche e sull'esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la recidiva e il danno causato a proprietà pubblica.
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Dichiarazioni persona offesa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22356/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato. La Corte ha stabilito che le dichiarazioni della persona offesa, deceduta prima del processo, sono legittimamente utilizzabili ai sensi dell'art. 512 c.p.p., in quanto il decesso rappresenta un'oggettiva impossibilità di esame. Tale utilizzo non viola il diritto al contraddittorio sancito dalla CEDU. La Corte ha inoltre ribadito l'impossibilità di rivalutare nel merito la concessione di attenuanti in sede di legittimità.
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Truffa contrattuale online: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un venditore online condannato per truffa contrattuale. La Corte ha stabilito che la mancata consegna della merce, unita a un prezzo vantaggioso e a un falso indirizzo di residenza, prova l'intento fraudolento iniziale (dolo), distinguendo il reato dal semplice inadempimento civile.
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Ricorso inammissibile: no alla rivalutazione dei fatti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'imputata condannata per truffa aggravata. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o l'attendibilità delle prove, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Poiché il ricorso mirava a una nuova valutazione del merito, è stato dichiarato inammissibile, con condanna della ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.
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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che, se la decisione del giudice di merito è supportata da una motivazione sufficiente e non illogica, il ricorso non può essere accolto, in quanto non spetta alla Suprema Corte una nuova valutazione dei fatti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Inammissibilità ricorso per rivalutazione prove
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso presentato da quattro imputati condannati per l'uso illecito di una carta di credito. La Corte ha stabilito che il ricorso era volto a una inammissibile rivalutazione delle prove (immagini e modalità degli acquisti) e non a contestare vizi di legittimità della sentenza impugnata, confermando la condanna e il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Vizio motivazionale: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato su un presunto vizio motivazionale. L'ordinanza stabilisce che se la motivazione della sentenza impugnata è logica, coerente e basata su un'analisi completa delle prove, il ricorso è manifestamente infondato. L'appellante viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: motivi di appello infondati
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d'Appello. I motivi, riguardanti un presunto difetto di notifica e la mancata concessione di attenuanti, sono stati rigettati. Il primo è risultato infondato in fatto, mentre il secondo è stato giudicato una contestazione di merito non sindacabile in sede di legittimità, data la motivazione adeguata della sentenza impugnata.
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Dolo eventuale e ricettazione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22353/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. La Corte ha ribadito la netta distinzione tra il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) e la contravvenzione di acquisto di cose di sospetta provenienza (art. 712 c.p.). L'elemento chiave che differenzia le due fattispecie è il 'dolo eventuale': si ha ricettazione quando l'agente, pur non avendo la certezza, accetta consapevolmente il rischio che il bene acquistato provenga da un delitto. Una semplice mancanza di diligenza nel verificare la provenienza integra invece il reato minore.
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Attenuante minima partecipazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento dell'attenuante della minima partecipazione al reato (art. 114 c.p.). La Corte ha stabilito che la valutazione sulla sussistenza di tale attenuante è una questione di fatto, riservata ai giudici di merito. Poiché la Corte d'Appello aveva fornito una motivazione adeguata, la decisione non è sindacabile in sede di legittimità.
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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi generici
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati dall'imputato erano una semplice ripetizione delle argomentazioni già respinte dalla Corte d'Appello. La Suprema Corte ha sottolineato che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, e non limitarsi a riproporre le stesse difese. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Prescrizione e recidiva: quando il reato non si estingue
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. L'imputato sosteneva l'avvenuta prescrizione del reato, ma la Corte ha chiarito che il corretto calcolo, tenendo conto della recidiva reiterata specifica, sposta il termine di estinzione del reato a una data futura. La decisione sottolinea l'importanza della recidiva nel calcolo della prescrizione e recidiva.
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