Due imputate, condannate per tentato furto, hanno presentato ricorso in Cassazione chiedendo l'estinzione del reato tramite un'offerta riparatoria di 300 euro, comunicata alla parte lesa via PEC. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che un'offerta riparatoria, per essere valida, deve seguire le rigide procedure dell'offerta reale previste dal codice civile e non può essere una semplice comunicazione via email, anche se certificata. Inoltre, l'offerta è stata ritenuta tardiva, consolidando un principio di rigore formale e temporale per l'applicazione di questa causa di estinzione del reato.
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