La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36143/2024, ha confermato l'assoluzione di alcuni imputati dal reato di spaccio continuato (art. 73 D.P.R. 309/90), pur in presenza di una condanna definitiva per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio (art. 74 D.P.R. 309/90). La Corte ha stabilito che la responsabilità penale associativa non comporta un'automatica affermazione di colpevolezza per i singoli reati-fine, i quali devono essere provati con specifici elementi di prova che dimostrino il contributo individuale di ciascun associato. Il ricorso del Procuratore Generale, basato sull'assunto che la partecipazione al sodalizio implicasse la responsabilità per tutte le sue attività illecite, è stato dichiarato inammissibile per non aver affrontato le specifiche motivazioni della corte di merito, che aveva correttamente applicato il principio di diritto indicato da una precedente pronuncia della Cassazione.
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