La Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta di specifici alimenti da parte di un carcerato, come farina e lievito, non rientra nel nucleo essenziale del diritto del detenuto a un'alimentazione sana. Tale scelta rappresenta una mera modalità di esercizio del diritto, la cui regolamentazione spetta alla discrezionalità dell'amministrazione penitenziaria per ragioni di sicurezza. Di conseguenza, il magistrato di sorveglianza non ha giurisdizione per annullare un divieto di acquisto di tali prodotti, a meno che questo non comprometta il diritto fondamentale in sé. La Corte ha quindi annullato l'ordinanza che consentiva l'acquisto, affermando la carenza di potere del giudice di sorveglianza sulla materia.
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