LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisprudenza Penale

Art. 131-bis: non basta il precedente penale
Un artigiano viene condannato per porto ingiustificato di un coltello. La Cassazione conferma il reato ma annulla la sentenza riguardo all'applicazione dell'art. 131-bis (non punibilità per tenuità del fatto). La Corte ha stabilito che la sola esistenza di un precedente penale non è sufficiente per escludere il beneficio, essendo necessario per il giudice accertare se il precedente reato sia "della stessa indole" per poter configurare l'abitualità della condotta.
Continua »
Art. 131-bis c.p.: Sentenza annullata per omessa motivazione
Un individuo viene condannato in appello per porto di coltello. Ricorre in Cassazione lamentando, tra l'altro, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ex art. 131-bis c.p. La Suprema Corte respinge i motivi relativi alla giustificazione del porto e alla prescrizione, ma accoglie quello sull'omessa motivazione. La Corte di Appello, infatti, non aveva in alcun modo motivato il diniego dell'applicazione dell'art. 131-bis c.p., nonostante la richiesta specifica della difesa. La sentenza viene quindi annullata con rinvio, affinché un nuovo giudice valuti e motivi su questo specifico punto.
Continua »
Foglio di via obbligatorio: reato anche senza ritorno
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23535/2024, ha chiarito che il reato di violazione del foglio di via obbligatorio si configura non solo contravvenendo al divieto di ritorno in un determinato comune, ma anche omettendo di rientrare nel proprio luogo di residenza entro i termini prescritti. La Corte ha annullato una precedente assoluzione, stabilendo che l'ordine di rimpatrio e il divieto di ritorno sono due componenti inscindibili della stessa misura di prevenzione, la cui inosservanza, anche parziale, integra la fattispecie penale.
Continua »
Reati stessa indole: Cassazione chiarisce abitualità
Un soggetto, inizialmente assolto per "particolare tenuità del fatto" dal reato di guida senza patente durante la sorveglianza speciale, veniva condannato in appello. La Corte d'appello aveva ravvisato l'abitualità del comportamento basandosi su precedenti per reati ambientali, considerandoli "reati della stessa indole". La Cassazione ha annullato la condanna, ritenendo la motivazione della Corte d'appello troppo generica e insufficiente. Ha stabilito che per definire dei reati come della stessa indole non basta un vago riferimento all'"attività imprenditoriale", ma serve un'analisi concreta dei fatti e delle motivazioni, specie se i reati tutelano beni giuridici diversi.
Continua »
Prescrizione del reato: Orlando e le riforme
La Corte di Cassazione chiarisce il calcolo della prescrizione del reato alla luce delle riforme succedutesi nel tempo. Per un reato commesso nel 2017, si applica la disciplina più favorevole della Riforma Orlando, che prevede una sospensione massima di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo e secondo grado. La Corte ha quindi respinto il ricorso dell'imputato, stabilendo che il reato non era ancora prescritto al momento della condanna in appello.
Continua »
Dichiarazioni spontanee indagato: quando sono valide?
Un individuo è stato condannato per possesso di un'arma clandestina trovata nella sua proprietà. In Cassazione, ha contestato l'uso delle sue dichiarazioni rese senza avvocato. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo una distinzione cruciale: mentre le sommarie informazioni testimoniali rese da chi è già indagato sono inutilizzabili, le dichiarazioni spontanee dell'indagato, fornite liberamente durante una perquisizione, sono prove valide nel giudizio abbreviato, soprattutto se corroborate da altri elementi oggettivi che confermano la colpevolezza.
Continua »
Potere del giudice d’appello: la rinnovazione probatoria
La Corte di Cassazione chiarisce l'ampio potere del giudice d'appello nel disporre la rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale. Nel caso specifico, la Corte d'Appello aveva legittimamente riformato una sentenza di primo grado che aveva escluso la punibilità per la particolare tenuità del fatto, condannando gli imputati per danneggiamento seguito da pericolo di incendio. La Cassazione ha ritenuto inammissibili i ricorsi, confermando che il giudice di secondo grado può riaprire la fase probatoria se lo ritiene assolutamente necessario per decidere, anche su appello del Pubblico Ministero, fornendo una motivazione adeguata e rafforzata.
Continua »
Concorso in omicidio: la Cassazione sulla premeditazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di concorso in omicidio aggravato dal metodo mafioso. Per uno degli imputati, considerato il mandante, la Corte ha dichiarato la prescrizione del reato di porto d'armi, riducendone la pena. Per l'esecutore materiale, invece, ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando la condanna. La sentenza offre importanti chiarimenti sui criteri di applicazione dell'aggravante della premeditazione e dell'interruzione della prescrizione nel concorso di persone nel reato.
Continua »
Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'imputata contro una sentenza di secondo grado che applicava una pena ridotta a seguito di un concordato in appello. La Corte ha stabilito che, avendo l'imputata concordato la pena con la Procura Generale, non può successivamente contestarne la congruità. L'ordinanza chiarisce che l'accordo tra le parti preclude la possibilità di dolersi della dosimetria della pena, rendendo il relativo motivo di ricorso manifestamente infondato.
Continua »
Gravi indizi di colpevolezza: limiti del riesame
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro l'annullamento di una misura di custodia cautelare. La Corte ha ribadito che il suo compito non è rivalutare le prove, ma solo verificare la logicità della motivazione del giudice del riesame. In questo caso, il Tribunale del riesame aveva annullato la misura per assenza di gravi indizi di colpevolezza, motivando in modo non manifestamente illogico, rendendo così l'appello una richiesta di riesame nel merito, non consentita in sede di legittimità.
Continua »
Ricusazione del giudice: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la ricusazione del giudice. L'imputato sosteneva che il giudice fosse incompatibile perché, in un altro processo, lo aveva già giudicato per associazione mafiosa, reato considerato la causale dell'omicidio per cui era a giudizio. La Corte ha chiarito che la precedente valutazione su un reato diverso (associazione) non costituisce una valutazione di merito sul fatto specifico dell'omicidio, rendendo la richiesta di ricusazione infondata.
Continua »
Sequestro crediti Superbonus: legittimo verso terzi
Due istituti di credito hanno presentato ricorso contro un'ordinanza di sequestro preventivo riguardante crediti fiscali derivanti dal "Superbonus 110%", acquisiti da un consorzio edile indagato per truffa e autoriciclaggio. I ricorrenti sostenevano di essere terzi in buona fede e che i crediti non fossero più rintracciabili una volta entrati nel loro cassetto fiscale. La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi, stabilendo la piena legittimità del sequestro crediti Superbonus. La Corte ha chiarito che tali crediti costituiscono "cose pertinenti al reato" e che la loro cessione non ne sana l'origine illecita. Di conseguenza, possono essere sequestrati anche presso terzi acquirenti, indipendentemente dalla loro buona fede, per impedire la continuazione degli effetti del reato.
Continua »
Pascolo abusivo: possesso basta per la querela
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23518/2024, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per il reato di pascolo abusivo. La Corte ha stabilito due principi fondamentali: primo, per sporgere querela è sufficiente la qualifica di possessore del fondo danneggiato, non essendo necessaria la prova della proprietà; secondo, il reato può configurarsi anche a titolo di dolo eventuale, qualora il proprietario degli animali li abbandoni senza adeguata custodia, accettando il rischio che invadano i terreni altrui.
Continua »
Opposizione decreto penale: mandato specifico non serve
Un'opposizione a un decreto penale di condanna era stata dichiarata inammissibile perché il difensore non era munito di un mandato specifico posteriore all'emissione del decreto, come richiesto dalle nuove norme per le impugnazioni. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che i rigidi requisiti della Riforma Cartabia sul mandato ad impugnare non si applicano alla specifica procedura di opposizione decreto penale. La Corte ha basato la sua decisione sia sulle norme transitorie che ritardavano l'entrata in vigore della riforma, sia sulle differenze sostanziali tra un'opposizione, che mira ad instaurare il contraddittorio, e un'impugnazione in senso stretto.
Continua »
Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da tre imputate, condannate nei primi due gradi di giudizio per un reato connesso al possesso di pneumatici di provenienza furtiva. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, incentrati su una presunta illogicità della motivazione e su una rivalutazione delle prove, non rientrano nei limiti del giudizio di legittimità. La sentenza sottolinea che, in presenza di una 'doppia conforme', il ricorso inammissibile non può limitarsi a proporre una lettura alternativa dei fatti, ma deve dimostrare un palese vizio logico o un travisamento della prova, cosa non avvenuta nel caso di specie.
Continua »
Lista testi e cambio giudice: la Cassazione decide
Un imputato per ricettazione ricorre in Cassazione lamentando la mancata ammissione della sua lista testi a seguito del cambio del giudice. La Suprema Corte rigetta il ricorso, chiarendo che, sebbene sia possibile presentare una nuova lista testi, questa deve essere specifica e non generica, altrimenti viene legittimamente esclusa. La sentenza affronta anche la revoca della sospensione condizionale della pena.
Continua »
Recidiva: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d'Appello. La richiesta di riduzione della pena e di non applicazione della recidiva è stata respinta perché i motivi del ricorso erano generici e infondati. La Corte ha confermato che la valutazione della pena e della recidiva era sorretta da una motivazione adeguata, basata sulla gravità dei fatti e sulla pericolosità sociale del soggetto, desunta dai suoi numerosi precedenti.
Continua »
Particolare tenuità del fatto: quando è inapplicabile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l'applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sulla valutazione dei precedenti penali dell'imputato, che, indicando un'abitualità nella condotta e la presenza di reati violenti, sono stati ritenuti ostativi alla concessione del beneficio, confermando la valutazione del giudice di merito.
Continua »
Particolare tenuità del fatto: no se la condotta è grave
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l'applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. L'imputato si era allontanato senza autorizzazione e aveva addirittura lasciato il paese. La Corte ha ritenuto tale condotta di 'estrema gravità' e indicativa di una 'notevole intensità di dolo', escludendo così la possibilità di applicare il beneficio previsto dall'art. 131 bis c.p. e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.
Continua »
Dolo di calunnia: la Cassazione sul falso smarrimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per calunnia. L'imputato aveva falsamente denunciato lo smarrimento di un assegno, precedentemente consegnato a un creditore a seguito di un accordo, con lo scopo di tutelarsi. La Corte ha stabilito che tale ammissione è sufficiente a dimostrare il dolo di calunnia, rendendo il ricorso manifestamente infondato.
Continua »