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Giurisprudenza Penale

Ricorso inammissibile per reati fiscali: la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per reati fiscali. I motivi dell'appello sono stati giudicati troppo generici e manifestamente infondati, in particolare riguardo la richiesta di attenuanti generiche, negate a causa dei precedenti penali dell'imputato. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
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Ricorso per Cassazione: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione poiché sottoscritto personalmente dall'imputato e non da un difensore iscritto all'apposito albo speciale. La Corte ribadisce che, a seguito delle modifiche legislative, tale vizio formale impedisce l'esame nel merito del ricorso, comportando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Esclusione 131-bis: quando il reato non è lieve
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per un reato di lieve entità in materia di stupefacenti, stabilendo la corretta esclusione dell'art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto). La decisione si fonda su due elementi chiave: le modalità professionali della condotta illecita e la presenza di una successiva condanna per un reato analogo. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
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Attenuanti generiche negate per precedenti penali
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la condanna a un anno di reclusione. Il ricorso si basava sulla mancata concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo corretta l'esclusione delle attenuanti a causa dei numerosi precedenti penali dell'imputato, indicativi di una sua personalità proclive a delinquere.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché il motivo di appello era generico e non criticava specificamente la sentenza di condanna emessa dalla Corte d'Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso in Cassazione: firma dell’avvocato obbligatoria
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso in Cassazione presentato da un imputato perché sottoscritto personalmente e non da un difensore iscritto all'albo speciale. La decisione ribadisce la regola formale introdotta dalla riforma del 2017, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Morte imputato e pena sotto minimo: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna nei confronti di un imputato deceduto nelle more del giudizio. Per gli altri due coimputati, il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato: lamentavano una pena eccessiva, sebbene quella inflitta fosse già inferiore al minimo edittale previsto dalla legge. La parola chiave è morte imputato.
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Ricorso inammissibile per scelta pena alternativa
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un condannato che lamentava la mancata motivazione sulla scelta della detenzione domiciliare. La Corte ha stabilito che, avendo l'imputato stesso optato per la pena detentiva nel corso di un'udienza, i giudici di merito non erano tenuti a fornire ulteriori spiegazioni. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.
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Ricorso inammissibile: spaccio e attenuanti negate
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti. I giudici hanno confermato la decisione di merito che escludeva l'ipotesi di reato di lieve entità e negava le attenuanti generiche, poiché il fatto era stato commesso durante gli arresti domiciliari. Di conseguenza, l'imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso tardivo: l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché presentato oltre i termini di legge. L'ordinanza sottolinea come il mancato rispetto della scadenza di 15 giorni per l'impugnazione di una sentenza emessa in camera di consiglio renda il ricorso tardivo e, di conseguenza, inaccoglibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Spaccio di droga: quando è inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di droga. La difesa sosteneva l'uso personale o, in subordine, un reato di lieve entità. La Corte ha respinto entrambe le tesi basandosi su elementi oggettivi quali la fuga dell'imputato, l'ingente quantitativo di stupefacenti (817 dosi) e il possesso di una cospicua somma di denaro, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Stato di necessità: quando non esclude la pena
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per vari reati. I giudici hanno respinto l'applicazione dello stato di necessità, ritenendo che il reato non fosse l'unica via per l'imputato per provvedere alla sua famiglia. Confermato anche il calcolo della pena.
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Dosimetria della pena: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la dosimetria della pena per un reato di spaccio. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d'Appello fosse logica e giuridicamente corretta, confermando la condanna dell'imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché le contestazioni del ricorrente erano generiche e non affrontavano specificamente le motivazioni della sentenza di appello. Questa decisione sottolinea l'importanza di formulare motivi di ricorso precisi. A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
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Recidiva penale: gravità dei reati precedenti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava l'aggravante della recidiva penale. L'imputato sosteneva che i suoi reati precedenti fossero di minore gravità rispetto a quello attuale. La Corte ha stabilito che la gravità relativa dei reati passati è un fattore irrilevante ai fini dell'integrazione della contestata recidiva, confermando la condanna e addebitando al ricorrente le spese processuali e una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. L'imputato, condannato in appello per un reato legato a sostanze stupefacenti, aveva lamentato un vizio di motivazione. La Corte ha ritenuto le motivazioni della sentenza di secondo grado ampiamente argomentate e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di € 3.000,00.
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Ricorso cassazione sottoscritto: Inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso proposto da un condannato avverso una sentenza del Tribunale. La ragione dell'inammissibilità risiede nel fatto che il ricorso per cassazione sottoscritto era stato firmato personalmente dall'imputato e non da un avvocato iscritto all'albo speciale, come richiesto dalla legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricettazione supporti digitali: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione di supporti digitali illecitamente duplicati. La Corte ha stabilito che, in assenza di prove sul possesso di attrezzature per la masterizzazione, si presume che l'imputato abbia ricevuto i supporti da terzi, configurando così il reato di ricettazione. L'appello è stato ritenuto manifestamente infondato, con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.
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Art. 131-bis c.p.: No a precedenti penali analoghi
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l'applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sulla presenza di numerosi precedenti penali analoghi e non remoti, considerati ostativi alla concessione del beneficio previsto dall'art. 131-bis c.p. e confermando la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.
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Prescrizione reato: errore di calcolo e inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che aveva basato la sua difesa su un errato calcolo della prescrizione del reato. L'ordinanza chiarisce che il termine corretto era di 10 anni e non, come sostenuto dal ricorrente, di 7. A causa della manifesta infondatezza del motivo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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