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Procedura Civile

Occupazione illegittima: no usucapione senza prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25505/2024, ha rigettato il ricorso di un soggetto che, dopo aver occupato un immobile per decenni, ne rivendicava la proprietà per usucapione. La Corte ha stabilito che la semplice occupazione non basta: è necessario dimostrare l'inizio e le modalità del possesso con 'animus possidendi'. Inoltre, ha confermato che in caso di occupazione illegittima di un bene fruttifero, come un immobile in zona di pregio, il danno per il proprietario è presunto e non necessita di una prova specifica.
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Appello incidentale: i termini per non sbagliare
La Corte di Cassazione accoglie il ricorso di un istituto bancario, cassando la sentenza d'appello per vizi procedurali e di merito. La decisione chiarisce i termini perentori per la proposizione dell'appello incidentale, la cui tardività ne determina l'inammissibilità. Viene inoltre censurato il vizio di ultrapetizione, per aver la corte di merito condannato la banca a una restituzione non richiesta in appello, e l'errata applicazione retroattiva della normativa del 1998 a contratti di intermediazione finanziaria stipulati sotto la vigenza della legge del 1991.
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Danno da reato fiscale: il giudicato penale vincola
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di tre imprenditori condannati a risarcire lo Stato per un danno da reato fiscale. L'ordinanza stabilisce che, anche in caso di prescrizione del reato, gli accertamenti sui fatti illeciti contenuti nella sentenza penale hanno efficacia di giudicato nel successivo processo civile per la liquidazione del danno, impedendo una nuova discussione nel merito.
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Ricorso inammissibile: la Cassazione e l’abuso del processo
Un fideiussore impugna in Cassazione la sentenza d'appello che confermava un debito verso una banca. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per plurimi vizi, tra cui la genericità e la violazione della 'doppia conforme'. Sottolinea inoltre la funzione del nuovo art. 380-bis c.p.c., sanzionando il ricorrente per abuso del processo.
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Clausola vessatoria: quando è valida senza firma?
Una piccola azienda contesta una clausola vessatoria (foro competente) in un contratto con una multinazionale, sostenendo fosse imposta. La Cassazione rigetta il ricorso, affermando che la presenza di trattative individuali, anche se su altre parti del contratto, esclude l'applicazione dell'art. 1341 c.c. e rende valida la clausola vessatoria.
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Prova usucapione: i limiti del ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un proprietario che chiedeva l'accertamento dell'usucapione di un terreno e di una servitù di passaggio. La Corte ha ribadito che non è possibile utilizzare il ricorso di legittimità per ottenere una nuova valutazione delle prove, come le testimonianze. La decisione sottolinea la necessità di una prova dell'usucapione rigorosa e che il giudizio di Cassazione non può riesaminare il merito dei fatti.
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Onere della prova in appello: come non sbagliare
Una società di pressofusione ha visto respingere il suo ricorso in Cassazione a causa della genericità con cui aveva riproposto le istanze istruttorie in appello. La Corte ha sottolineato che l'onere della prova in appello impone all'appellante di formulare motivi specifici, indicando analiticamente la rilevanza delle prove richieste e non limitandosi a una mera reiterazione. La decisione finale ha comportato anche una condanna per responsabilità aggravata.
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Errore materiale: quando è inammissibile la correzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la correzione di un errore materiale relativo alla liquidazione delle spese legali. La Corte ha chiarito che la contestazione non può riguardare una valutazione di merito del giudice, ma solo una svista oggettiva. Inoltre, il ricorso è stato giudicato aspecifico perché non motivava adeguatamente il presunto valore della causa, presupposto fondamentale per la richiesta di correzione.
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Interpretazione contratto: la mappa catastale prevale
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli eredi di un acquirente che rivendicavano una superficie maggiore di un terreno rispetto a quella indicata nel contratto di compravendita. La Suprema Corte ha stabilito che, ai fini della corretta interpretazione del contratto, il tipo di frazionamento catastale allegato e richiamato nell'atto prevale su altre indicazioni, come la descrizione generica dei confini. Il caso evidenzia il valore probatorio primario dei documenti tecnici nella definizione dei diritti immobiliari.
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Interessi moratori e giudicato: la preclusione
Una società creditrice, dopo aver ottenuto una sentenza che le riconosceva il capitale e gli interessi legali, ha avviato un nuovo giudizio per ottenere i maggiori interessi moratori. La Corte d'Appello ha respinto la domanda, affermando che la questione degli interessi era coperta dal giudicato della prima sentenza. Non è possibile frazionare il credito e richiedere in un secondo momento accessori non domandati nel primo processo.
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Rinvio a nuovo ruolo per mancata notifica all’avvocato
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria che dispone il rinvio a nuovo ruolo di una causa avente ad oggetto il risarcimento danni per errata progettazione. La decisione è stata presa a causa di un vizio procedurale: la mancata comunicazione del decreto di fissazione dell'udienza al difensore di una delle parti, ledendo così il principio del contraddittorio.
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Rinvio della causa: accordo tra le parti in Cassazione
Un professionista si oppone a un decreto ingiuntivo ottenuto da una società per servizi geotecnici. Dopo la condanna in appello, ricorre in Cassazione. Le parti, avendo raggiunto un accordo transattivo, chiedono e ottengono il rinvio della causa per finalizzare la conciliazione. La Cassazione accoglie l'istanza e rinvia la trattazione.
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Occupazione sine titulo: risarcimento del danno agrario
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema del risarcimento del danno per l'occupazione sine titulo di fondi agricoli. Il caso riguarda una controversia tra due sorelle. La Corte chiarisce i criteri per la quantificazione del danno, affermando che non si tratta di un danno automatico ma di un lucro cessante da provare. Viene inoltre stabilito che il proprietario ha diritto al risarcimento per la perdita di contributi europei (AGEA) anche se l'occupante non li ha percepiti. Infine, si ribadisce l'obbligo del giudice di pronunciarsi sull'eccezione di compensazione sollevata da una delle parti.
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Responsabilità funzionario pubblico: quando paga di tasca sua
Un funzionario pubblico ha autorizzato un servizio professionale per un ente locale senza una formale delibera di spesa. La Corte di Cassazione ha confermato la sua responsabilità personale per il pagamento, ribadendo che il finanziamento generale di un progetto non sostituisce il necessario impegno contabile specifico. La decisione sottolinea la stringente responsabilità del funzionario pubblico in assenza delle corrette procedure amministrative.
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Contratto per relationem: la modifica del normativo
Una Società di Servizi ottiene il pagamento da un Istituto Scolastico per servizi di pulizia. La Cassazione conferma la decisione, stabilendo che la modifica del contratto normativo, avvenuta tramite scambio di comunicazioni, si estende al contratto attuativo in virtù del meccanismo del contratto per relationem. L'Istituto aveva inoltre riconosciuto il debito.
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Soccombenza sostanziale e spese legali: la Cassazione
In un caso di responsabilità medica, la Cassazione ha chiarito il principio di soccombenza sostanziale. Anche se l'importo del risarcimento viene ridotto in appello, la parte la cui responsabilità è confermata rimane la "sostanzialmente soccombente" e non può ottenere la condanna della controparte vittoriosa al pagamento delle spese legali del grado. La Corte ha accolto il ricorso del paziente, cassando la decisione d'appello che lo aveva erroneamente condannato a rifondere le spese legali all'azienda sanitaria, nonostante la conferma della colpa di quest'ultima.
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Perdita di chance: come provare il danno risarcibile?
Un dirigente pubblico ha citato in giudizio un'amministrazione regionale per non essere stato selezionato per incarichi dirigenziali, lamentando procedure illegittime. La Corte d'Appello aveva riconosciuto un risarcimento per la perdita di chance, calcolandolo sulla base di una probabilità di successo pari a quella degli altri candidati. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il risarcimento per perdita di chance non è automatico. Il lavoratore deve dimostrare una 'elevata probabilità, prossima alla certezza' di ottenere il risultato sperato, non essendo sufficiente provare la mera illegittimità della procedura o una generica possibilità di successo.
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Rinuncia al ricorso: conseguenze e inammissibilità
Un caso riguardante una controversia agraria per l'occupazione di un immobile giunge in Cassazione. I ricorrenti, tuttavia, presentano una rinuncia al ricorso a seguito di un accordo transattivo. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuto difetto di interesse, chiarendo che in questi casi non si applica la sanzione del doppio contributo unificato, prevista solo per l'inammissibilità originaria.
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Omessa pronuncia: il curatore può eccepire la nullità
La Corte di Cassazione ha annullato un decreto del Tribunale che aveva ammesso al passivo fallimentare i crediti di due istituti bancari. La curatela aveva eccepito la nullità dei contratti di finanziamento, ma il Tribunale non si era pronunciato su questo punto, commettendo un vizio di omessa pronuncia. La Suprema Corte ha chiarito che il curatore ha piena legittimità a sollevare eccezioni di merito per paralizzare le pretese creditorie e ha rinviato la causa al Tribunale per un nuovo esame.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio agrario
Un'ordinanza della Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio in materia agraria a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente e dell'adesione della controparte. La controversia originale verteva su un contratto di affitto agrario e sulla tardività dell'appello, ma si è conclusa prima di una decisione nel merito grazie all'accordo tra le parti, evidenziando l'efficacia della rinuncia al ricorso come strumento di definizione del contenzioso.
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