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Procedura Civile

Rigetto patrocinio a spese dello Stato: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un cittadino contro il diniego del patrocinio a spese dello Stato in una causa tributaria. La decisione sottolinea che i motivi di ricorso devono essere autosufficienti e specifici. La Corte ha dichiarato inammissibili le censure sulla motivazione e sulle spese legali, evidenziando il difetto di autosufficienza e la mancanza di interesse del ricorrente, che si doleva di una decisione sulle spese a lui più favorevole.
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Arricchimento senza causa: indennizzo senza profitto
Una società immobiliare esegue lavori extra-contratto per un ente pubblico. La Cassazione, decidendo sul ricorso per arricchimento senza causa, stabilisce che l'indennizzo dovuto dall'ente arricchito deve coprire solo i costi effettivi sostenuti dalla società, escludendo qualsiasi margine di profitto o utile d'impresa. Il caso viene rinviato per la rideterminazione dell'importo.
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Responsabilità direttore lavori: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione amministrativa a carico di un direttore dei lavori per la realizzazione di una strada di cantiere difforme dal progetto approvato. La sentenza chiarisce la sua responsabilità direttore lavori, non come mero obbligato in solido, ma come concorrente nell'illecito. Questo a causa della sua 'posizione di garanzia', che gli impone di vigilare sulla corretta esecuzione delle opere. La Corte ha stabilito che la colpa è presunta e spetta al professionista dimostrare la sua assenza.
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Usucapione tra coeredi: la Cassazione chiarisce
Un coerede ottiene la proprietà di un immobile ereditario per usucapione, dimostrando un possesso esclusivo e continuato per decenni. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21135/2024, ha respinto il ricorso degli altri eredi, i quali sostenevano si trattasse di mera tolleranza dovuta ai legami familiari. La Corte ha stabilito che la lunga durata del possesso e i lavori di miglioria sull'immobile sono prove decisive che escludono la tolleranza, confermando così l'avvenuta usucapione tra coeredi.
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Immissioni rumorose: quando manca l’interesse ad agire
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21134/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni residenti contro un supermercato per immissioni rumorose. La decisione si fonda sul principio del difetto di interesse ad agire: poiché le perizie tecniche avevano già accertato che i rumori non superavano la soglia di normale tollerabilità, qualsiasi discussione sulla legittimazione ad agire dei ricorrenti è stata ritenuta irrilevante. In sostanza, anche se avessero avuto il diritto di fare causa, la loro domanda sarebbe stata comunque respinta nel merito.
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Compenso avvocato dipendente: quando spetta?
Un avvocato dipendente di un ente pubblico ha richiesto il pagamento delle spese legali liquidate in una causa vinta dall'ente. L'ente ha rifiutato, eccependo in appello l'incompatibilità del ruolo del professionista. La Cassazione ha annullato la decisione d'appello, stabilendo che la questione dell'incompatibilità, richiedendo nuovi accertamenti di fatto, non poteva essere sollevata per la prima volta in secondo grado. La sentenza ribadisce l'importanza dei limiti processuali a tutela del diritto al compenso dell'avvocato dipendente.
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Vizio di motivazione: quando è inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'associazione contro il rigetto di un'istanza di gratuito patrocinio. La Corte ha stabilito che un presunto vizio di motivazione è censurabile solo se si riduce a una mancanza assoluta o apparente di ragioni, non a una mera sinteticità. Inoltre, è stato giudicato inammissibile per carenza di interesse il motivo relativo alla compensazione delle spese legali, sollevato dalla stessa parte soccombente.
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Danno da occupazione: non è in re ipsa, serve prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21130/2024, ha esaminato un caso di compravendita immobiliare contestata. Pur rigettando la richiesta del venditore di rescindere il contratto per lesione a causa della mancanza di prove scritte, ha accolto il motivo di ricorso relativo al risarcimento del danno. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il danno da occupazione senza titolo non è presunto (in re ipsa), ma deve essere specificamente provato dal proprietario, dimostrando la concreta perdita di opportunità di guadagno, come la mancata locazione del bene.
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Vendita fallimentare: nullità e rimedi per i terzi
Una società alberghiera, acquirente di un immobile da una procedura fallimentare, agiva in giudizio per l'accertamento di una servitù di passaggio. I proprietari del fondo vicino contestavano la titolarità del diritto, eccependo la nullità del decreto di trasferimento per presunte violazioni delle norme sulla competitività della vendita fallimentare. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che i vizi procedurali interni alla procedura concorsuale (vizi endofallimentari) devono essere fatti valere con gli appositi rimedi previsti dalla legge fallimentare (reclamo), e non possono essere invocati da terzi in un autonomo giudizio per invalidare l'acquisto, proteggendo così la stabilità delle vendite giudiziarie.
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Compenso CTU e aumento: la Cassazione chiarisce
In una causa successoria, alcuni eredi hanno contestato il compenso CTU, lamentando la decadenza del diritto al pagamento e l'illegittimità di una maggiorazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la determinazione dell'onorario, inclusi gli aumenti previsti dalla tariffa, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile la doglianza sulla tardività della perizia, poiché sollevata per la prima volta in sede di legittimità.
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Sospensione processo civile: quando è illegittima?
In una complessa causa ereditaria, il tribunale aveva sospeso il giudizio in attesa della decisione della Cassazione su una sentenza non definitiva emessa nello stesso procedimento. La Suprema Corte ha annullato tale provvedimento, chiarendo che la sospensione processo civile ai sensi dell'art. 337, co. 2, c.p.c. è illegittima in questo contesto. Tale norma presuppone che la sentenza pregiudicante provenga da un processo diverso, non dallo stesso. La Corte ha quindi ordinato la prosecuzione del giudizio di primo grado per evitare inutili ritardi.
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Abuso diritto di abitazione: chi può agire in giudizio?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21125/2024, chiarisce un punto fondamentale sull'abuso del diritto di abitazione. Un nuovo proprietario che acquista un immobile all'asta, consapevole della presenza di difformità edilizie, non può chiedere la cessazione del diritto di abitazione per tali abusi preesistenti. Il diritto di agire per il danno spetta solo a chi era proprietario al momento in cui le irregolarità sono state commesse. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello, affermando che il nuovo proprietario ha acquistato il bene nello stato di fatto e di diritto in cui si trovava, senza subire alcun pregiudizio per le difformità già note.
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Stabilizzazione precariato: la data del contratto è decisiva
Un gruppo di dipendenti a tempo determinato ha richiesto la conversione del proprio rapporto di lavoro in indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che per la stabilizzazione del precariato, ai sensi della normativa speciale esaminata, è fondamentale la data di stipula del contratto. La legge si applica solo ai contratti già in essere alla sua entrata in vigore, risultando irrilevante che la procedura di selezione fosse iniziata in data anteriore.
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Licenziamento disciplinare: quando non serve il codice
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un licenziamento disciplinare di un vice-direttore di supermercato per violazione dei doveri di fedeltà e diligenza. La Corte ha stabilito che, in casi di condotte che ledono direttamente il rapporto fiduciario, non è necessaria la preventiva affissione del codice disciplinare, poiché tali doveri sono connaturati al rapporto di lavoro stesso, specialmente per figure con ruoli di responsabilità.
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Stabilizzazione del personale: diritto all’assunzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21120/2024, ha confermato il diritto di un lavoratore all'assunzione a tempo indeterminato al termine di un percorso di stabilizzazione del personale presso un ente pubblico. Il lavoratore, dopo anni di contratti atipici, aveva superato una selezione e completato un triennio a tempo determinato previsto dalla procedura. La Corte ha stabilito che tale percorso genera un diritto soggettivo all'assunzione. Tuttavia, ha negato il diritto alle retribuzioni per il periodo di ritardata assunzione, chiarendo che il lavoratore può chiedere solo il risarcimento del danno, che deve essere specificamente provato.
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Prescrizione spese di custodia: 10 anni, non 5
Due cittadini ricorrono contro un'ingiunzione di pagamento per i costi di custodia di un motociclo sequestrato, sostenendo l'avvenuta prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 21119/2024, ha respinto il ricorso, chiarendo che la prescrizione spese di custodia segue il termine ordinario di dieci anni, non quello di cinque anni previsto per le sanzioni amministrative. Il termine decennale decorre dal momento in cui l'amministrazione anticipa le spese al custode.
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Stabilizzazione precari: il bando non garantisce il posto
Un lavoratore precario ha citato in giudizio un'Università per ottenere la stabilizzazione dopo aver superato un'apposita selezione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. È stato chiarito che la partecipazione a tali selezioni crea una graduatoria di idonei, ma non un diritto soggettivo all'assunzione immediata. L'assunzione, infatti, resta subordinata ai piani di fabbisogno dell'ente pubblico e ai posti effettivamente disponibili, come previsto dalla normativa sulla stabilizzazione precari.
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Impugnazione ratio decidendi: l’errore che costa caro
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni lavoratori per la stabilizzazione del rapporto di lavoro. L'errore fatale è stato non contestare specificamente ogni 'ratio decidendi' della sentenza di primo grado, rendendo la decisione su un punto cruciale definitiva. Questa ordinanza sottolinea l'importanza di una corretta tecnica di impugnazione ratio decidendi in appello.
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Deroga distanze legali: quando non si applica?
La Cassazione chiarisce che la deroga distanze legali, prevista per i piani di recupero urbano, non si applica se solo uno dei due edifici confinanti è incluso nel piano. La Corte ha cassato la sentenza d'appello solo per l'omessa pronuncia sulla domanda di manleva, confermando la condanna all'arretramento della costruzione.
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Lavoro subordinato: la motivazione della sentenza
La Corte di Cassazione conferma una sanzione a un locale notturno per l'impiego di 42 lavoratori in nero, ritenendo pienamente provato il rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d'appello era adeguata, basandosi su indici chiari come la retribuzione fissa, le direttive impartite e l'inserimento stabile nell'organizzazione aziendale, respingendo il ricorso del titolare basato su un presunto difetto di motivazione.
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