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Giurisprudenza Civile

Rappresentanza sindacale: i criteri di accesso
Un sindacato, pur avendo numerosi iscritti, si è visto negare il diritto di costituire una rappresentanza sindacale aziendale (RSA) perché escluso dalla negoziazione collettiva. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione sul ricorso. Il rinvio a pubblica udienza è stato motivato dalla pendenza di una questione di legittimità costituzionale sullo stesso tema, sollevata da un altro tribunale, la cui imminente decisione potrebbe modificare i criteri di accesso alla rappresentanza sindacale.
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Convenzione di Varsavia: quando si applica al bagaglio
Una passeggera ha citato in giudizio una compagnia aerea per il ritardo e il danneggiamento del bagaglio. I tribunali di merito le hanno dato ragione, ma la compagnia ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo l'applicazione della Convenzione di Varsavia, come previsto dal contratto. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che i giudici di merito avevano errato nel non considerare la clausola contrattuale che richiamava la Convenzione, fornendo una motivazione apparente. La sentenza è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione basata sulla Convenzione di Varsavia.
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Azione diretta art. 1676: sì anche con pignoramenti
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'azione diretta art. 1676 c.c., con cui i dipendenti di un appaltatore possono chiedere il pagamento dei loro crediti direttamente al committente, non è bloccata dalla presenza di pignoramenti sulle somme dovute dal committente all'appaltatore. Finché non interviene un'ordinanza di assegnazione, il debito del committente verso l'appaltatore sussiste e l'azione è proponibile, anche in caso di fallimento dell'appaltatore.
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Giurisdizione giudice amministrativo per poteri P.A.
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito la giurisdizione del giudice amministrativo in una controversia tra un'amministrazione provinciale e una società concessionaria autostradale. Il caso riguardava una sanzione per l'occupazione di soprassuolo con un viadotto. La Corte ha chiarito che, poiché la contestazione investe il potere autoritativo dell'ente di imporre una concessione, la competenza è del giudice amministrativo e non di quello ordinario, nonostante la natura pecuniaria della sanzione.
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Condotta antisindacale e riorganizzazione aziendale
La Cassazione chiarisce i limiti della condotta antisindacale in caso di riorganizzazione aziendale. Se l'azienda convoca i sindacati prima di attuare il piano, rispettando le procedure di informazione, e i sindacati non provano un danno concreto, non si configura un illecito. Il ricorso è inammissibile se contesta l'accertamento dei fatti del giudice di merito.
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Conguaglio divisione: quando si diventa proprietari?
La Corte di Cassazione chiarisce che nella divisione giudiziale, l'assegnazione di un bene ha effetti reali immediati, trasferendo subito la proprietà. L'obbligo di pagare un conguaglio divisione è una mera obbligazione pecuniaria che non sospende l'efficacia del trasferimento. Pertanto, l'assegnatario può legittimamente chiedere il rilascio dell'immobile anche prima di aver versato la somma dovuta agli altri coeredi.
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Compensazione spese legali: motivazione e limiti
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una fondazione contro la decisione della Corte d'Appello di disporre la compensazione spese legali. La Corte ha stabilito che la motivazione, basata sulla "qualità delle parti" e sulla "controvertibilità dell'accertamento", non è meramente apparente, ma sufficiente a giustificare la deroga al principio della soccombenza, confermando così la decisione di merito.
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Risarcimento per furto: la prova della proprietà
Un cittadino subisce un furto in casa facilitato da un ponteggio. In appello, il suo risarcimento viene ridotto perché non ha fornito prova rigorosa della proprietà di alcuni gioielli appartenuti alla moglie defunta. La Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che nell'azione per risarcimento per furto, di natura personale, è sufficiente una prova presuntiva della riconducibilità del danno, senza la necessità di una 'probatio diabolica' sulla titolarità dei beni. Viene confermata la responsabilità dell'impresa edile.
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Inadempimento del venditore: quando scatta la risoluzione
Un acquirente cita in giudizio un venditore per l'inadempimento del venditore nella consegna di un'imbarcazione, chiedendo la risoluzione del contratto e la restituzione del prezzo. Dopo una prima decisione sfavorevole, la Corte d'Appello accoglie la richiesta, condannando il venditore. Il ricorso di quest'ultimo in Cassazione viene dichiarato estinto per un vizio procedurale (deposito tardivo di un atto), rendendo definitiva la condanna alla restituzione della somma versata.
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Certificato agibilità: responsabilità del committente
Una società di gestione alberghiera, che aveva appaltato i servizi di animazione a un'altra impresa, è stata multata per l'impiego di lavoratori privi del certificato di agibilità. La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità del committente non è automatica. Per essere sanzionato, il committente deve essere effettivamente consapevole della mancanza del certificato; la semplice negligenza non è sufficiente. L'onere di provare tale consapevolezza spetta all'ente che irroga la sanzione.
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Minimale contributivo: obbligo anche senza stipendio?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo di versare i contributi previdenziali, basati sul minimale contributivo, sussiste anche durante i periodi di sospensione del rapporto di lavoro concordati tra le parti e senza retribuzione. Il ricorso di un'azienda di trasporti è stato rigettato perché il rapporto contributivo è autonomo da quello retributivo, e le sospensioni non previste dalla legge o dal CCNL non giustificano il mancato versamento.
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Nullità di protezione: abuso del diritto dopo consegna
La Corte di Cassazione stabilisce che l'acquirente di un immobile in costruzione non può invocare la nullità di protezione del contratto per mancata fideiussione dopo che l'opera è stata ultimata e consegnata. Tale azione tardiva costituisce un abuso del diritto, poiché l'interesse protetto dalla norma (il rischio di insolvenza del costruttore) è venuto meno. La Corte ha inoltre confermato che il venditore può trattenere la caparra e chiedere un risarcimento separato per l'occupazione illegittima dell'immobile, e che la caparra confirmatoria non è soggetta a riduzione giudiziale.
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Errore di fatto revocatorio: onere della prova in appello
La Cassazione chiarisce i limiti dell'errore di fatto revocatorio. Un ricorso è stato respinto perché la parte non ha provato la presenza degli atti nel fascicolo, fallendo nel suo onere probatorio. La Corte ha confermato che l'omessa acquisizione d'ufficio del fascicolo non costituisce un errore di fatto.
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Sanzioni CONSOB: la Cassazione e la legge nel tempo
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di sanzioni CONSOB inflitte a un istituto bancario e ai suoi esponenti. La Corte accoglie parzialmente il ricorso, stabilendo un principio fondamentale sugli illeciti continuati: una nuova legge più severa si applica solo alla condotta successiva alla sua entrata in vigore, non retroattivamente. Viene invece confermato che il principio della legge più favorevole (favor rei) non si applica automaticamente a queste sanzioni amministrative, che non hanno natura penale.
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Risarcimento danni futuri: prova e allegazione
Una società di costruzioni ha citato in giudizio un'azienda idrica per i danni strutturali a un complesso immobiliare causati da perdite dalla rete idrica. I tribunali hanno riconosciuto un risarcimento per i costi già sostenuti ma hanno respinto la richiesta di risarcimento danni futuri. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che il danneggiato ha l'onere di fornire prove concrete e allegazioni specifiche sui danni futuri, non potendo demandare tale accertamento a una consulenza tecnica meramente esplorativa.
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Risarcimento lucro cessante e tasse: la Cassazione
Una società immobiliare ha subito un danno a causa di difetti strutturali in un immobile, che hanno impedito la vendita di alcune unità. La Corte di Cassazione, intervenendo sul calcolo del risarcimento lucro cessante, ha stabilito un principio fondamentale: l'importo liquidato deve tener conto della tassazione. Poiché il risarcimento sostituisce un reddito che sarebbe stato tassato, per evitare un ingiusto arricchimento del danneggiato, il danno deve essere calcolato al netto delle imposte che sarebbero state pagate su quel mancato guadagno.
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Responsabilità da contatto sociale del professionista
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un geometra al risarcimento dei danni in favore del proprietario di un immobile, nonostante l'assenza di un contratto diretto tra i due. L'incarico per la ristrutturazione era stato conferito dalla società conduttrice dell'immobile, ma i lavori erano risultati non conformi. I giudici hanno stabilito che l'affidamento riposto dal proprietario nella competenza del professionista ha generato una responsabilità da contatto sociale, con conseguenti obblighi di protezione la cui violazione ha dato luogo al risarcimento.
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Correzione errore materiale: quando è duplicazione spese
La Cassazione ha ordinato la correzione di un errore materiale in una sua precedente ordinanza. Aveva erroneamente liquidato le spese legali 'per ciascuno' dei resistenti difesi da un unico avvocato, creando una duplicazione delle spese. La Corte ha eliminato tale dicitura, chiarendo che il compenso è unico in caso di difesa congiunta.
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Difetto di rappresentanza: sanatoria non automatica
La Corte di Cassazione accoglie il ricorso di un fideiussore, stabilendo principi chiave sul difetto di rappresentanza processuale. Se l'eccezione viene sollevata dalla controparte, la parte interessata deve sanare il vizio immediatamente, senza poter contare su una concessione automatica di un termine da parte del giudice. La Corte ha annullato la decisione di merito che aveva concesso la sanatoria tardiva, sottolineando la necessità di una prova rigorosa dei poteri di chi conferisce la procura alle liti.
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Lavori extracontrattuali: la prova in appalto
Una società committente si opponeva a un decreto ingiuntivo per il pagamento di lavori di ristrutturazione, contestando l'esistenza di lavori extracontrattuali. L'impresa appaltatrice, tramite domanda riconvenzionale, chiedeva il pagamento di un importo maggiore per le opere aggiuntive. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha rigettato il ricorso della committente, stabilendo che le prove, incluse le perizie e le pratiche edilizie, dimostravano una modifica sostanziale del progetto originario, legittimando la rideterminazione dell'intero compenso. Il caso evidenzia i limiti del sindacato della Cassazione sulla valutazione delle prove compiuta dai giudici di merito.
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