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Giurisprudenza Civile

Indennizzo durata irragionevole: l’erede non ha diritto
La Corte di Cassazione nega il diritto all'indennizzo per durata irragionevole del processo all'erede di una parte deceduta durante la causa. La decisione si basa su due principi: il defunto non aveva maturato il diritto prima di morire, e l'erede, in un successivo giudizio, non ha utilizzato i rimedi preventivi per accelerare i tempi, requisito essenziale per la richiesta di risarcimento.
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Inquadramento mobilità volontaria: il caso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'amministrazione pubblica contro la sentenza che riconosceva a una dipendente, trasferita da un'università, il diritto a un corretto inquadramento nella mobilità volontaria. La decisione conferma che l'appello deve contestare specificamente la ratio decidendi della sentenza impugnata, in questo caso basata sulle tabelle di trasposizione dei CCNL, e non su principi generali di valutazione delle mansioni.
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Progressione verticale: quando il diritto è acquisito
Un lavoratore vince una selezione interna per una progressione verticale. L'Ente Pubblico si rifiuta di formalizzare il nuovo inquadramento, adducendo nuove normative e limiti finanziari. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto del lavoratore, stabilendo che le leggi successive alla procedura non sono retroattive e che i presunti vincoli di bilancio devono essere concretamente provati dall'Amministrazione, non solo affermati.
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Contratto di solidarietà: quando è valido nel P.I.?
Un'amministrazione comunale, a fronte di difficoltà finanziarie, ha ridotto unilateralmente l'orario di lavoro dei propri dipendenti, stipulando in un secondo momento un contratto di solidarietà. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la procedura, stabilendo che l'eccedenza di personale deve essere individuata in specifiche posizioni lavorative e non in un generico monte ore. Inoltre, ha chiarito che il contratto di solidarietà non può sanare retroattivamente l'illegittimità della precedente riduzione unilaterale, potendo disporre solo per il futuro. La sentenza del giudice d'appello è stata quindi annullata con rinvio.
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Compravendita immobile inesistente: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16034/2024, ha stabilito l'impossibilità di una compravendita di un immobile inesistente. Il caso riguardava una terrazza costruita dopo la stipula del contratto di vendita. Poiché il bene non esisteva al momento dell'accordo, non poteva essere oggetto del trasferimento di proprietà. La Corte ha rigettato il ricorso, condannando i ricorrenti per abuso del processo.
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Clausola penale: come si chiede in giudizio?
In un caso di ritardo nella consegna di un immobile, la Cassazione ha stabilito che la richiesta di pagamento della clausola penale è valida se chiaramente esposta nella parte narrativa dell'atto introduttivo, anche se non ripetuta formalmente nelle conclusioni. La Corte ha rigettato il ricorso di un'impresa costruttrice, confermando la condanna al pagamento della penale per il ritardo e chiarendo i principi sul cumulo tra penale e risarcimento del danno.
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Giurisdizione giudice ordinario su mandato di incasso
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra un'Unione di comuni e una società privata incaricata, tramite contratto di mandato, di riscuotere sanzioni amministrative. La Corte ha chiarito che la giurisdizione si determina in base alla natura privatistica del rapporto (il mandato), e non sulla base della natura pubblica del denaro gestito. Pertanto, la richiesta di rendiconto derivante dal contratto spetta al giudice ordinario e non alla Corte dei Conti.
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Interessi legali: no al tasso maggiorato senza specifica
Una società ha pagato una somma richiesta tramite atto di precetto, la quale includeva interessi calcolati con un tasso maggiorato. Successivamente, ha intentato una causa per la restituzione della differenza, sostenendo che fossero dovuti solo gli interessi legali standard, dato che la sentenza originaria non specificava il tasso. Il Tribunale ha accolto la richiesta, basandosi su una recente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione, e ha ordinato la restituzione dell'importo pagato in eccesso, stabilendo che un pagamento effettuato sotto la minaccia di un'azione esecutiva non può essere considerato spontaneo.
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Carta Docente precari: Sentenza riconosce il bonus
Il Tribunale di Monza ha riconosciuto il diritto di un insegnante con contratti a tempo determinato a ricevere il bonus della Carta Docente. La sentenza stabilisce che escludere i precari da questo beneficio costituisce una discriminazione vietata dalla normativa europea. L'amministrazione scolastica è stata condannata a erogare la somma di 1.500,00 euro per tre annualità scolastiche. La decisione si fonda sul principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, disapplicando la legge nazionale in contrasto con la direttiva UE.
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Carta del docente a precari: la guida completa
Una docente precaria ha citato in giudizio l'Amministrazione scolastica per ottenere la carta del docente, il bonus annuale di 500 euro per la formazione. Il Tribunale, richiamando i principi di non discriminazione dell'UE e le sentenze della Cassazione, ha riconosciuto il diritto della ricorrente. Tuttavia, ha accolto la domanda solo per due dei quattro anni scolastici richiesti, dichiarando prescritti i diritti per i primi due anni a causa del decorso del termine di cinque anni. La sentenza conferma quindi che la carta del docente spetta ai supplenti annuali, ma sottolinea l'importanza di agire tempestivamente per non perdere il diritto.
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Carta del docente: spetta anche ai precari, ecco perché
Una docente con contratti a tempo determinato si è vista negare la Carta del docente. Il Tribunale di Monza ha accolto il suo ricorso, stabilendo che l'esclusione dei precari dal beneficio di 500 euro annui per la formazione è discriminatoria e contraria al diritto dell'Unione Europea. Di conseguenza, ha condannato l'Amministrazione a erogare le somme dovute per gli anni scolastici contestati.
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Liquidazione Giudiziale: prova dell’insolvenza
Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società per un credito di lavoro non pagato. La società non si è presentata in giudizio né ha depositato i bilanci. Il Tribunale ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale basandosi su diversi indizi di insolvenza, tra cui il mancato pagamento del debito, un'ingente esposizione debitoria verso l'INPS e la totale inerzia della società, considerati sufficienti a provare l'incapacità di adempiere alle proprie obbligazioni.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura
Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società debitrice. Quest'ultima non si è costituita in giudizio né ha depositato la documentazione contabile. Il Tribunale, sulla base di prove acquisite d'ufficio, come ingenti debiti erariali e previdenziali, un protesto e il mancato deposito dei bilanci, ha dichiarato lo stato di insolvenza della società, aprendo la procedura di liquidazione giudiziale e nominando un curatore.
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Rinnovazione notificazione: ricorso inammissibile
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso dell'agente della riscossione. La causa è la mancata e tempestiva rinnovazione notificazione al debitore, risultato irreperibile. La Corte sottolinea l'onere della parte di riattivare subito il processo notificatorio per non incorrere in decadenze processuali.
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Omessa pronuncia spese: la Cassazione decide
Un avvocato ricorre in Cassazione lamentando la mancata decisione sulle spese legali in un giudizio di revocazione. La Corte Suprema accoglie il ricorso, affermando che l'omessa pronuncia spese costituisce un vizio della sentenza da impugnare. Decide poi nel merito, compensando i costi del giudizio di appello e di legittimità a causa del comportamento processuale dello stesso ricorrente che aveva dato origine alla nullità del primo grado.
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Spese registrazione ordinanza assegnazione: chi paga?
La Corte di Cassazione ha stabilito che le spese di registrazione dell'ordinanza di assegnazione gravano sul debitore originario e non sul terzo pignorato, a meno che non vi sia un espresso addebito nell'ordinanza stessa. Di conseguenza, il creditore non può ottenere un decreto ingiuntivo per tali spese contro il terzo. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente condannato un istituto di servizi, in qualità di terzo pignorato, a rimborsare tali costi a un avvocato.
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Buona fede assicurazione: la Cassazione decide
Una società si è vista negare l'indennizzo per il furto di un'auto perché non aveva inviato personalmente il certificato di installazione del localizzatore satellitare. Tuttavia, l'assicurazione lo aveva già ricevuto dall'installatore. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, sottolineando che il principio di buona fede assicurazione prevale sul mero formalismo, dato che lo scopo della clausola (ridurre il rischio) era stato raggiunto e la compagnia aveva accettato i premi per anni senza sollevare obiezioni. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Giudizio di rinvio e limiti del ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16018/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex dipendente condannato al risarcimento danni per appropriazione indebita. Il caso verteva sui limiti del giudizio di rinvio seguito all'annullamento di una precedente sentenza. La Corte ha ribadito che in sede di rinvio non è possibile riproporre questioni già decise dalla Cassazione, né contestare la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito, se non per specifici vizi di motivazione. La decisione sottolinea la natura "chiusa" del giudizio di rinvio, finalizzato unicamente ad applicare i principi di diritto stabiliti dalla Suprema Corte.
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Acquisizione documenti CTU: il contratto di mutuo
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo basato su un contratto di mutuo, lamentando tassi usurari. Nonostante la mancanza del contratto agli atti, il Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU) lo acquisiva dalla banca durante le operazioni peritali. I giudici di merito annullavano la CTU, ritenendo illegittima tale acquisizione. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che nell'ambito della consulenza contabile, l'acquisizione documenti CTU è legittima se avviene nel contraddittorio e con il consenso delle parti, anche se il documento prova un fatto principale. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Spese processuali contumace vittorioso: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che non possono essere liquidate le spese processuali al contumace vittorioso. Un cittadino si era opposto alla condanna al pagamento delle spese di primo grado a favore di una compagnia assicurativa che, in quella fase, era rimasta assente (contumace). La Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e ribadendo che il rimborso spese presuppone un'effettiva attività difensiva, assente nel caso della parte contumace.
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