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Giurisprudenza Civile

Inefficacia contratto locazione: no al canone
Un sublocatore perde il diritto a riscuotere i canoni di sublocazione dopo che il contratto di locazione originario è stato dichiarato inefficace a seguito del fallimento del proprietario. La Cassazione ha stabilito che la sentenza di inefficacia del contratto di locazione, una volta divenuta definitiva, estingue gli obblighi del subconduttore verso il sublocatore, legittimando un nuovo contratto diretto con la curatela fallimentare.
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Risoluzione del contratto: affitto non pagato
La Corte di Cassazione ha confermato la risoluzione del contratto di locazione a uso diverso per grave inadempimento del conduttore, consistito nel mancato pagamento di diversi canoni. La Corte ha ritenuto irrilevanti, ai fini di escludere la gravità, le presunte inadempienze del locatore, come la mancanza del certificato di agibilità, e ha chiarito che la mediazione obbligatoria si considera esperita anche se le parti, dopo il primo incontro, non proseguono la procedura.
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Estinzione processo Cassazione: rinuncia e spese
Un professionista, dopo aver impugnato in Cassazione il diniego di prededuzione per un suo credito professionale in un fallimento, ha rinunciato al ricorso. A seguito dell'accettazione della controparte, la Corte ha dichiarato l'estinzione del processo in Cassazione. La decisione chiarisce che, in caso di estinzione, il ricorrente non è tenuto al pagamento del doppio del contributo unificato.
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Responsabilità professionale avvocato: compenso negato
La richiesta di compenso di un avvocato per attività in procedure concorsuali è stata respinta a causa di grave negligenza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che la presentazione di ricorsi inammissibili costituisce un inadempimento che giustifica il mancato pagamento. L'ordinanza chiarisce i limiti della responsabilità professionale avvocato e le conseguenze di una condotta imperita.
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Qualificazione giuridica credito: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18482/2024, chiarisce un importante principio processuale in materia fallimentare. Il caso riguarda la qualificazione giuridica del credito di una società consorziata verso il consorzio fallito. Sebbene il credito fosse stato ammesso per l'intero importo, il giudice delegato ne aveva modificato la natura giuridica, qualificandolo come finanziamento soci. La Suprema Corte ha stabilito che il creditore, non potendo impugnare un provvedimento economicamente favorevole, ha il diritto di riproporre le proprie tesi sulla natura commerciale del credito nel giudizio di opposizione promosso da altri creditori, senza che si formi alcun giudicato interno sulla qualificazione.
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Inadempimento appalto: come tutelarsi dai vizi
Un committente cita in giudizio un'impresa edile per grave inadempimento appalto, vizi e ritardi nei lavori di ristrutturazione. Il Tribunale di Torino accoglie le richieste, condannando l'impresa (rimasta contumace) al pagamento di una penale per il ritardo, al risarcimento dei danni per i difetti costruttivi, alla restituzione delle somme pagate in eccesso e alla consegna delle certificazioni di conformità.
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Protezione speciale: no alla domanda diretta al Questore
Il Tribunale di Torino ha respinto il ricorso d'urgenza di un cittadino straniero che chiedeva di poter presentare domanda di protezione speciale direttamente al Questore. Secondo l'ordinanza, a seguito della riforma introdotta dalla Legge n. 50/2023, tale richiesta può essere avanzata unicamente all'interno del procedimento per il riconoscimento della protezione internazionale, escludendo la via diretta alla Questura. Il giudice ha ritenuto insussistente il 'fumus boni iuris', ovvero la parvenza di fondatezza del diritto vantato.
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Decadenza sanzioni contributive: annullata ingiunzione
Una sentenza del Tribunale di Torino ha annullato un'ordinanza di ingiunzione per omesso versamento di contributi. La decisione si fonda sulla decadenza sanzioni contributive, in quanto l'ente previdenziale ha notificato la violazione oltre il termine perentorio di 90 giorni dal suo accertamento, perdendo così il diritto di irrogare la sanzione.
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Correzione errore materiale: come si rettifica un atto
Un istituto di credito ha richiesto la correzione di un errore materiale in un'ordinanza della Corte di Cassazione. Il provvedimento precedente indicava un importo errato di € 378.219,56 anziché quello corretto di € 327.408,52, come stabilito dalla Corte d'Appello. La Cassazione, riconoscendo l'evidente svista, ha accolto la richiesta e ordinato la rettifica della cifra, ripristinando la corretta quantificazione del debito.
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Giurisdizione danno ambientale: la parola alla Cassazione
Un'associazione sportiva ha citato in giudizio due società industriali per i danni derivanti da inquinamento. Le società hanno sollevato una questione di difetto di giurisdizione, sostenendo la competenza esclusiva dell'autorità amministrativa. La Corte di Cassazione, pur dichiarando inammissibile il ricorso per un vizio di procura, ha statuito sulla questione, affermando la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha stabilito che le domande di risarcimento e di inibitoria a tutela di diritti soggettivi come proprietà e salute rientrano nella competenza del giudice ordinario, anche in presenza di procedimenti amministrativi di bonifica in corso, poiché questi ultimi non escludono ma si aggiungono alla tutela privatistica.
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Remunerazione medici specializzandi: Cassazione rinvia
Un gruppo di medici specializzatisi tra il 1991 e il 2005 ha citato in giudizio lo Stato per ottenere una remunerazione adeguata, lamentando il tardivo recepimento delle direttive europee. Dopo la sconfitta nei primi due gradi di giudizio, il caso è giunto in Cassazione. La Corte, con ordinanza interlocutoria, ha deciso di sospendere la decisione e rinviare la causa a nuovo ruolo. Il motivo è l'attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite su una questione di massima importanza strettamente connessa: l'adeguamento triennale delle borse di studio. La questione sulla corretta remunerazione medici specializzandi resta quindi aperta.
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Remunerazione medici specializzandi: attesa per la Corte
Un gruppo di medici specializzandi tra il 1991 e il 2005 ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un'adeguata remunerazione, lamentando il mancato adeguamento all'inflazione delle borse di studio previsto dalla normativa europea e nazionale. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione in attesa del pronunciamento delle Sezioni Unite su una questione di diritto fondamentale per il caso, relativa alla rivalutazione triennale degli importi.
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Liquidazione spese legali appello: il criterio del disputatum
Un cittadino ha impugnato una sentenza d'appello relativa alla liquidazione delle spese legali in una causa contro il Ministero della Salute. La Corte di Cassazione ha stabilito che, quando l'appello riguarda unicamente la condanna alle spese del grado precedente, il valore della controversia per la nuova liquidazione spese legali appello (il cosiddetto 'disputatum') è l'importo delle spese contestate, non il valore originario della domanda. Di conseguenza, ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva liquidato un importo eccessivo.
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Remunerazione medici: Cassazione chiarisce il diritto
La Corte di Cassazione ha stabilito che la specializzazione in Medicina del Lavoro rientra pienamente tra quelle per cui è prevista un'adeguata remunerazione secondo le direttive europee. Il caso riguarda un medico a cui era stato negato il compenso. La Suprema Corte ha annullato la decisione d'appello, che aveva erroneamente escluso tale specializzazione, e ha rinviato la causa per la valutazione della prescrizione del diritto. La decisione rafforza la tutela della remunerazione medici specializzandi.
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Licenziamento dirigente: i limiti del giudice del rinvio
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d'appello che aveva ritenuto legittimo il licenziamento di un dirigente basandosi su fatti già giudicati insussistenti in una precedente pronuncia. L'ordinanza stabilisce che il giudice del rinvio non può rivalutare circostanze coperte da giudicato, ma deve fondare la propria decisione su elementi nuovi e diversi, qualora presentati. In assenza di tali nuovi elementi, il licenziamento dirigente basato sui medesimi fatti precedentemente non provati è illegittimo.
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Patrimonio separato: scudo legale per le società veicolo
Una società e i suoi soci avevano ottenuto in appello la condanna di una banca e della società veicolo (SPV) cessionaria del credito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che in un'operazione di cartolarizzazione, i crediti acquisiti costituiscono un patrimonio separato. Tale patrimonio è destinato esclusivamente a soddisfare i portatori dei titoli emessi per finanziare l'operazione e non può essere aggredito con domande riconvenzionali del debitore relative al rapporto con la banca originaria. L'SPV, quindi, non risponde delle passività del cedente.
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Costituzione tardiva: conseguenze sulla prescrizione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18450/2024, ha stabilito che la costituzione tardiva del convenuto in giudizio comporta la decadenza dalla facoltà di sollevare l'eccezione di prescrizione. Nel caso esaminato, riguardante la richiesta di remunerazione di alcuni medici specializzandi contro la Presidenza del Consiglio, la Corte ha chiarito le modalità di calcolo dei termini processuali 'a ritroso', precisando che se la scadenza cade di sabato, il termine è anticipato al giorno lavorativo precedente. La tardività ha reso l'eccezione di prescrizione inammissibile, portando alla cassazione della sentenza impugnata con rinvio alla Corte d'Appello.
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Decadenza processuale: errore del legale non scusabile
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, rigettando il ricorso di un lavoratore che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La controversia è stata decisa su una questione preliminare: la tardiva costituzione in giudizio del lavoratore nel grado precedente, causata da un errore del suo avvocato nel deposito telematico. La Suprema Corte ha ribadito che l'errore del difensore non costituisce una "causa non imputabile" che possa giustificare una rimessione in termini. Questa decadenza processuale ha impedito l'utilizzo delle prove testimoniali, risultando decisiva per il rigetto della domanda nel merito.
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Giudicato esterno: limiti alla nuova azione bancaria
Una società, dopo aver ottenuto un giudizio definitivo per il ricalcolo del saldo del proprio conto corrente a causa dell'anatocismo, ha avviato una nuova causa per altre nullità (interessi usurari, etc.). La Corte di Cassazione, applicando il principio del giudicato esterno, ha stabilito che la prima sentenza, avendo già determinato il saldo del conto a una data specifica, preclude ogni nuova azione basata su questioni che si sarebbero potute sollevare nel primo processo. La decisione ribadisce l'ampia portata preclusiva del giudicato.
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Onere della prova: chi prova il danno da carburante?
Una società di autotrasporti ha citato in giudizio un gestore di una stazione di servizio per danni al motore di un camion, attribuiti a carburante contaminato con acqua. Il tribunale, basandosi su una perizia tecnica (CTU) che indicava la condensa come causa dell'acqua, ha respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere della prova del nesso causale tra il rifornimento e il danno spetta a chi agisce in giudizio per il risarcimento.
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