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Giurisprudenza Civile

Giudicato esterno: effetti sul licenziamento
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'azienda contro il licenziamento di una dipendente. La decisione si fonda sull'esistenza di un giudicato esterno, formatosi in un altro processo tra le stesse parti, che aveva già accertato in via definitiva la natura a tempo indeterminato del rapporto di lavoro. Tale giudicato esterno ha risolto la controversia, rendendo illegittimo il recesso basato sulla presunta scadenza del termine.
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Competenza fideiussione antitrust: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene su un conflitto di giurisdizione tra un tribunale ordinario e una sezione specializzata in materia di impresa. Il caso riguarda l'opposizione a un decreto ingiuntivo e una domanda riconvenzionale per la nullità di una fideiussione basata su violazioni della normativa antitrust. La Suprema Corte stabilisce la separazione delle cause: il tribunale ordinario che ha emesso il decreto è competente per l'opposizione, mentre la sezione imprese è competente per la domanda riconvenzionale sulla competenza fideiussione antitrust, riaffermando il carattere inderogabile della competenza funzionale del giudice dell'opposizione.
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Elezione di domicilio: la Cassazione chiarisce la prova
Una società creditrice notifica un precetto a una società debitrice estera, effettuando un'elezione di domicilio in una città italiana dove presume esistano beni pignorabili. La società debitrice contesta la competenza di quel tribunale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, stabilisce che la competenza è correttamente radicata nel luogo dell'elezione di domicilio, a condizione che il creditore fornisca la prova, anche solo di crediti ipotetici verso terzi, della presenza di beni del debitore in quel circondario. Viene così chiarito l'onere probatorio a carico del creditore.
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Licenziamento illegittimo: quando scatta la reintegra?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22300/2024, ha stabilito che in caso di licenziamento illegittimo per giustificato motivo oggettivo, qualora il fatto posto a base del recesso si riveli insussistente, il giudice deve ordinare la reintegrazione del lavoratore. La Corte ha applicato i principi sanciti da due sentenze della Corte Costituzionale, eliminando la necessità che l'insussistenza del fatto sia "manifesta". Il caso riguardava un marinaio licenziato per il disarmo di un motopeschereccio, una circostanza poi ritenuta non sufficiente a giustificare il licenziamento.
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Addebito per violenza: l’infedeltà non conta
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un marito contro l'addebito per violenza, a cui era stata attribuita la colpa esclusiva della separazione. L'uomo sosteneva che l'infedeltà precedente della moglie fosse la vera causa della crisi. La Corte ha stabilito che la violenza fisica è una violazione talmente grave dei doveri coniugali da essere considerata la causa principale della rottura, rendendo irrilevanti altri comportamenti, specialmente se superati da una riconciliazione.
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Cancellazione albo consulenti: la Cassazione riesamina
Un consulente finanziario viene cancellato dall'albo professionale dopo che la sua società di intermediazione è stata posta in amministrazione straordinaria. La Corte d'Appello conferma la cancellazione. La Corte di Cassazione, rilevando la complessità delle questioni giuridiche, in particolare sulla giurisdizione e sul diritto di difesa del professionista, non decide in camera di consiglio ma rinvia il caso a una pubblica udienza per un esame approfondito. La questione centrale riguarda la natura del potere dell'Organismo di Vigilanza nella procedura di cancellazione albo consulenti.
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Liquidazione spese legali: il DM 55/2014 si applica
Un cittadino vince una causa milionaria contro l'amministrazione finanziaria, ma gli vengono liquidate spese legali irrisorie. La Cassazione accoglie il suo ricorso, stabilendo che la liquidazione spese legali per tutti i gradi di giudizio deve avvenire secondo i parametri in vigore al momento della decisione finale (D.M. 55/2014), commisurando gli importi al reale valore della causa e rispettando i minimi tariffari.
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Onere della prova pagamento: chi deve dimostrare?
Un fornitore ottiene un decreto ingiuntivo per fatture non pagate. Il cliente si oppone, sostenendo di aver pagato con due assegni. La Corte d'Appello chiarisce che, in un rapporto commerciale continuativo, non basta provare di aver pagato; l'onere della prova pagamento ricade sul debitore, che deve dimostrare il nesso specifico tra il pagamento e il debito contestato. La Corte ha quindi riformato la sentenza di primo grado, condannando il debitore al pagamento.
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Contratto preliminare inadempimento: chi paga?
La Corte d'Appello di Napoli ha confermato la sentenza di primo grado in un caso di contratto preliminare inadempimento. La promittente venditrice è stata ritenuta la parte inadempiente per non aver cancellato un'ipoteca, fornito i certificati necessari e saldato i debiti condominiali. Di conseguenza, è stata rigettata la sua richiesta di risoluzione del contratto ed è stata confermata l'esecuzione in forma specifica a favore del promissario acquirente, che aveva designato un terzo per l'acquisto.
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Competenza giudice ordinario su terreni ex demaniali
Una società ha ricevuto un terreno da un comune, poi scoperto essere un ex alveo fluviale appartenente al demanio. La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di giurisdizione, affermando la competenza del giudice ordinario. La decisione si basa sul fatto che la disputa riguarda la proprietà di un terreno che ha perso la sua natura demaniale, non richiedendo quindi le indagini tecniche specialistiche del Tribunale delle Acque Pubbliche.
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Errore revocatorio: l’analisi della Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore revocatorio. Il caso riguardava una società fallita che accusava la Corte di aver erroneamente percepito l'assenza di contestazioni su una clausola di compensazione. La Suprema Corte ha chiarito che la sua precedente decisione si basava su un'interpretazione giuridica degli atti processuali, non su una svista fattuale, ribadendo la netta distinzione tra errore di giudizio ed errore di fatto, l'unico che può giustificare la revocazione.
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Appalto fittizio: obblighi fiscali dell’utilizzatore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22233/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di appalto fittizio. Se un contratto di appalto di servizi maschera una somministrazione illecita di manodopera, l'azienda utilizzatrice è considerata l'effettivo datore di lavoro. Di conseguenza, essa è tenuta a versare le ritenute fiscali per i lavoratori, indipendentemente da un'azione legale da parte di questi ultimi. Inoltre, i costi fatturati e l'IVA relativa a tale contratto non sono deducibili né detraibili, poiché l'operazione è considerata inesistente.
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Giudizio di rinvio: limiti del giudice e onere prova
La Corte di Cassazione chiarisce i poteri del giudice nel giudizio di rinvio. In un caso di contratto a termine, la Corte ha stabilito che il giudice di rinvio, incaricato di rivalutare la sussistenza del mutuo consenso alla risoluzione del rapporto, ha agito correttamente considerando nuove circostanze, come la mancata iscrizione della lavoratrice in graduatorie per future assunzioni, per dedurre un suo disinteresse alla prosecuzione del rapporto. L'ordinanza conferma che il giudice del rinvio non è vincolato alla sola analisi dei punti specifici indicati, ma può compiere una nuova e complessiva valutazione dei fatti.
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Riassunzione tardiva: processo estinto e somme dovute
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un intero processo a causa della riassunzione tardiva del giudizio di rinvio da parte di un lavoratore. A seguito di questa decisione, tutte le sentenze precedenti sono state annullate e il lavoratore è stato condannato a restituire le somme precedentemente ricevute a titolo di risarcimento del danno dalla società datrice di lavoro. La Corte ha sottolineato come il mancato rispetto del termine per la riassunzione manifesti un disinteresse alla prosecuzione della causa, giustificando la conseguenza drastica dell'estinzione.
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Trattenute sindacali: il rifiuto del datore è illegittimo
La Corte di Cassazione ha confermato che il rifiuto di un'azienda di effettuare le trattenute sindacali richieste da un lavoratore costituisce condotta antisindacale. La richiesta del lavoratore è stata qualificata come una cessione di credito a favore del sindacato. L'azienda, per legittimare il proprio rifiuto, avrebbe dovuto dimostrare un aggravamento insostenibile della propria posizione, cosa che non ha fatto. La Corte ha stabilito che, anche dopo il referendum del 1995 che ha abrogato l'obbligo di trattenuta, i lavoratori possono liberamente disporre del proprio credito retributivo tramite la cessione, e il rifiuto ingiustificato del datore di lavoro lede sia i diritti individuali del lavoratore sia quelli del sindacato.
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Interpretazione accordi sindacali: il ruolo del merito
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di una società di trasporti in materia di inquadramento professionale dei dipendenti a seguito di una fusione. La Corte ribadisce che l'interpretazione degli accordi sindacali è un'indagine di fatto riservata al giudice di merito. L'azienda sosteneva che dovesse valere l'anzianità totale, mentre i giudici di merito, con decisione confermata, hanno ritenuto corretto basarsi sull'anzianità maturata nella mansione specifica, come previsto dalla corretta interpretazione degli accordi sindacali applicabili.
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Pensione di vecchiaia invalidità: adeguamenti età
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la pensione di vecchiaia invalidità è soggetta all'adeguamento dell'età pensionabile in base all'incremento della speranza di vita. La Corte ha cassato la precedente decisione della Corte d'Appello, la quale aveva escluso tale adeguamento, chiarendo che lo stato di invalidità costituisce solo una condizione per accedere anticipatamente al trattamento di vecchiaia, senza però alterarne la natura. Pertanto, si applicano le regole generali sull'aumento dell'età pensionabile.
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Contestazione disciplinare: limiti e reintegra
La Corte di Cassazione conferma l'annullamento di un licenziamento per assenza ingiustificata. Poiché la contestazione disciplinare iniziale non menzionava l'insubordinazione e il codice aziendale prevedeva una sanzione conservativa per il fatto provato (assenza di due ore), il licenziamento è stato ritenuto illegittimo, con conseguente ordine di reintegrazione della lavoratrice.
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Pensione invalidi: si applica la finestra mobile?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la cosiddetta "finestra mobile", ovvero il differimento di 12 mesi per l'accesso alla pensione, si applica anche alla pensione di vecchiaia anticipata per gli invalidi con una percentuale superiore all'80%. La Corte ha chiarito che la normativa del 2010 ha un'applicazione generale, non escludendo questa categoria di lavoratori. La successiva riforma Fornero, che ha abolito le finestre dal 2012, non ha effetto retroattivo sui diritti maturati in precedenza. Di conseguenza, l'Ente previdenziale ha legittimamente richiesto il rispetto del periodo di attesa prima di erogare la prestazione.
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Pensione anticipata invalidi: si applica la finestra?
Un lavoratore con invalidità all'80% si era visto riconoscere dalla Corte d'Appello il diritto alla pensione anticipata senza l'applicazione della cosiddetta 'finestra mobile' di 12 mesi. L'ente previdenziale ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che la finestra mobile si applica anche alla pensione anticipata invalidi, poiché la normativa che l'ha introdotta ha una portata generale e la successiva riforma Fornero non ha modificato questa specifica categoria. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello.
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