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Giurisprudenza Civile

Contribuzione previdenziale: un diritto irrinunciabile
Un lavoratore ha richiesto il corretto calcolo della contribuzione previdenziale per il suo prepensionamento. La Corte d'Appello aveva rigettato la domanda basandosi su un accordo transattivo. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il diritto a una corretta contribuzione previdenziale è indisponibile e non può essere oggetto di rinuncia tramite transazione, data la sua natura pubblica e obbligatoria. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Prescrizione vittime del dovere: decennale, non breve
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14489/2024, ha rigettato il ricorso del Ministero della Difesa, stabilendo che la prescrizione per i benefici economici dovuti alle vittime del dovere è di dieci anni e non di cinque. Questa decisione si fonda sulla natura assistenziale di tali prestazioni e sul principio che il termine decennale si applica ai crediti non ancora liquidati, ovvero non determinati nel loro esatto ammontare tramite un completo procedimento amministrativo. La Corte ha ribadito che la prescrizione vittime del dovere segue la regola più lunga per garantire una maggiore tutela.
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Assegnazione alloggio popolare: no a leggi successive
Una cittadina, occupante un alloggio pubblico, si è vista respingere la richiesta di assegnazione formale. La sua domanda si basava su una legge che richiedeva l'occupazione entro una data specifica, requisito che non è riuscita a provare. Successivamente, ha tentato di avvalersi di una nuova legge più permissiva, ma la Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso. La Corte ha stabilito che la nuova legge non è retroattiva e che invocarla costituisce una domanda nuova, inammissibile nelle fasi avanzate del processo. La decisione conferma che i requisiti per l'assegnazione alloggio popolare devono esistere al momento della richiesta originaria e che una semplice autodichiarazione non è prova sufficiente.
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Obbligo di repêchage: reintegro se violato
Una lavoratrice viene licenziata per giustificato motivo oggettivo. La Cassazione, accogliendo il suo ricorso, stabilisce che la violazione dell'obbligo di repêchage da parte del datore di lavoro integra l'insussistenza del fatto e comporta la reintegrazione nel posto di lavoro, non un semplice indennizzo, alla luce delle recenti sentenze della Corte Costituzionale.
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Criteri scelta CIGS: legittimità e accordi sindacali
Una lavoratrice ha impugnato il suo collocamento in Cassa Integrazione a zero ore, sostenendo la genericità dei criteri di scelta adottati dall'azienda. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo la legittimità dei criteri scelta CIGS basati sulla non fungibilità delle mansioni e concordati con le organizzazioni sindacali. Secondo la Corte, tali criteri, seppur non nominativi, erano sufficientemente specifici da consentire una verifica ex ante e non arbitraria, escludendo dalla rotazione le posizioni professionali infungibili e strategiche per la riorganizzazione aziendale.
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Responsabilità Ufficiale Giudiziario: quali limiti?
La Corte di Cassazione conferma la responsabilità dell'ufficiale giudiziario che aveva rifiutato di eseguire un pignoramento, ritenendo invalido il titolo esecutivo nonostante la presenza della formula esecutiva. La Corte ha chiarito che il potere dell'ufficiale è limitato a un controllo meramente formale e non può estendersi a una valutazione di merito, che spetta esclusivamente all'autorità giudiziaria. Di conseguenza, il rifiuto è stato considerato illegittimo e fonte di danno risarcibile.
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Revocatoria Fallimentare: imposta proporzionale o fissa?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14473/2024, ha stabilito che la pronuncia giudiziale di accoglimento di una revocatoria fallimentare relativa a un pagamento è soggetta a imposta di registro in misura proporzionale (3%) e non fissa. La Corte ha chiarito che tale sentenza non annulla l'atto originario, ma determina un effettivo trasferimento di ricchezza a favore della massa fallimentare, configurandosi come una condanna al pagamento di somme di denaro. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale costante, distinguendo nettamente gli effetti della revocatoria di pagamenti da quelli relativi ad atti come le compravendite immobiliari.
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Obblighi informativi intermediario: no a ricorsi generici
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un investitore contro un intermediario finanziario. Il caso riguardava le perdite subite in operazioni su derivati e i presunti inadempimenti agli obblighi informativi dell'intermediario. La Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, sottolineando la genericità delle contestazioni dell'investitore e la sua condotta contraddittoria, respingendo la richiesta di risarcimento danni per la chiusura delle posizioni in perdita.
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Dichiarazione falsa: licenziamento legittimo?
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di una dipendente pubblica per aver omesso di dichiarare due precedenti condanne penali al momento dell'assunzione. La Corte ha stabilito che la dichiarazione falsa viola i doveri di correttezza e buona fede, alterando il quadro conoscitivo dell'amministrazione e giustificando la risoluzione del rapporto di lavoro, a prescindere dalla natura dei reati omessi o dalla loro successiva estinzione.
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Indennità prima sistemazione: spetta ai non statali?
Una dirigente di un ente pubblico previdenziale si è vista negare l'indennità di prima sistemazione dopo un trasferimento d'ufficio, in base a una legge del 2011 volta a ridurre la spesa pubblica. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto a ricevere l'indennità, stabilendo che la norma che sopprimeva tali benefici si applica esclusivamente ai dipendenti statali e non al personale degli enti pubblici non statali, la cui disciplina è demandata alla contrattazione collettiva e a specifiche norme di settore.
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Assegno ad personam: la guida alla riassorbibilità
Un ex dipendente delle ferrovie, trasferito a un ente previdenziale, ha richiesto il controvalore di un benefit di viaggio. Una precedente sentenza aveva già riconosciuto il suo diritto. La Corte di Cassazione ha stabilito che il calcolo del valore deve rispettare i criteri fissati dalla precedente sentenza (giudicato), ma ha anche chiarito che la somma risultante, qualificata come assegno ad personam, è soggetta a riassorbimento con i futuri aumenti stipendiali, affermando un principio generale per il pubblico impiego.
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Assegno ad personam: la Cassazione e la riassorbibilità
In un caso riguardante un ex dipendente delle ferrovie trasferito al settore pubblico, la Corte di Cassazione ha stabilito due principi chiave. In primo luogo, l'assegno ad personam, concesso per mantenere il livello retributivo precedente, è di norma riassorbibile nei futuri aumenti stipendiali. In secondo luogo, se una precedente sentenza definitiva (giudicato) ha già stabilito i criteri per calcolare un'indennità, il giudice successivo non può discostarsene, garantendo così la certezza del diritto.
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Trasformazione eterogenea: imposta fissa, non prop.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14465/2024, ha stabilito che la trasformazione eterogenea regressiva di una società a responsabilità limitata in una fondazione è soggetta all'imposta di registro in misura fissa e non proporzionale. Secondo i giudici, tale operazione costituisce una modifica statutaria e non un atto di trasferimento patrimoniale oneroso, rendendo inapplicabile la tassazione più gravosa richiesta dall'Amministrazione Finanziaria.
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Assegno ad personam: riassorbimento e calcolo
Un ex dipendente delle Ferrovie dello Stato, trasferito a un ente previdenziale, ha rivendicato il controvalore economico di un benefit di viaggio perso. La Corte di Cassazione ha stabilito che il calcolo deve basarsi su un precedente giudicato che indicava uno specifico prontuario prezzi. Ha inoltre affermato il principio generale secondo cui l'assegno ad personam risultante è riassorbibile nei futuri aumenti stipendiali, riformando la decisione della Corte d'Appello.
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Ricorso LSU inammissibile: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di ex lavoratori socialmente utili (LSU) che, dopo una lunga battaglia legale, avevano ottenuto la stabilizzazione nei ruoli del Ministero dell'Istruzione. Il ricorso, volto al riconoscimento dell'anzianità di servizio pregressa, è stato respinto per gravi vizi formali nella sua stesura e per la sopravvenuta carenza di interesse sulle domande originarie. La Corte ha sottolineato come la stabilizzazione ottenuta durante il processo abbia reso inammissibili le censure relative alla mancata assunzione, e come le restanti doglianze non abbiano adeguatamente contestato la decisione della Corte d'Appello. Questo caso evidenzia l'importanza del rigore tecnico nella redazione degli atti di impugnazione.
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Vizi della merce: onere della prova del compratore
Il Tribunale di Roma ha rigettato l'opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura di prodotti ittici. La sentenza chiarisce che spetta al compratore l'onere della prova riguardo ai vizi della merce. Una contestazione generica, non supportata da prove concrete e tempestive, non è sufficiente per invalidare la richiesta di pagamento del venditore, il quale aveva già provato l'esistenza del credito tramite i documenti di trasporto.
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Titolarità passiva: la Cassazione chiarisce i termini
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14462/2024, ha rigettato il ricorso di una società di gestione ambientale contro un ente governativo. La società si opponeva a un'ingiunzione di pagamento, eccependo in compensazione dei controcrediti vantati verso soggetti terzi. La Corte ha confermato le decisioni di merito, stabilendo che la contestazione della titolarità passiva del debito da parte dell'ente non costituisce un'eccezione in senso stretto, ma una mera difesa, proponibile in ogni fase del giudizio. La società ricorrente non è riuscita a provare che l'ente fosse subentrato nei debiti dei soggetti terzi, rendendo impossibile la compensazione.
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Domanda tardiva: quando si perde il diritto in appello
Una società ha citato in giudizio un Comune per i danni da infiltrazioni a un immobile. In appello, la richiesta di risarcimento per canoni di locazione persi è stata respinta perché basata su una prospettazione ritenuta nuova e tardiva. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso e chiarendo che ogni domanda, inclusa quella per misure coercitive, deve essere formulata entro i termini perentori del primo grado. Questa pronuncia sottolinea l'importanza di presentare una domanda tardiva entro i tempi processuali corretti per non vederla dichiarata inammissibile.
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Prova ricezione raccomandata: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul tema della prova della ricezione di una raccomandata ai fini dell'interruzione della prescrizione. In un caso riguardante un medico che chiedeva un risarcimento allo Stato, la Corte ha stabilito che la sola prova di spedizione non è sufficiente se il destinatario contesta specificamente di aver ricevuto la comunicazione. In assenza di avviso di ricevimento, il mittente ha l'onere di fornire prove più concrete, poiché altrimenti si imporrebbe al destinatario una prova negativa quasi impossibile (probatio diabolica). La Corte ha quindi respinto il ricorso del medico, confermando che la sua pretesa era prescritta.
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Contratto a termine PA: no alla conversione automatica
Un operatore socio-sanitario con contratti a termine illegittimi presso un'Azienda Sanitaria ha chiesto la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo il principio fondamentale per cui nel settore pubblico non è ammessa la conversione del contratto a termine PA. La Corte ha chiarito che l'art. 36 del D.Lgs. 165/2001 prevale sulla normativa generale e che le Aziende Sanitarie rientrano a pieno titolo tra le pubbliche amministrazioni soggette a tale disciplina, escludendo anche l'applicabilità di norme regionali sulla stabilizzazione in contrasto con i principi statali.
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