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Giurisprudenza Civile

Compenso pubblico impiego: no a pagamenti extra
Un dipendente pubblico ha citato in giudizio un Comune per ottenere un compenso extra relativo a un progetto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che senza un valido e preventivo 'impegno di spesa' e senza la prova di aver svolto prestazioni aggiuntive rispetto ai normali doveri d'ufficio, non è dovuto alcun pagamento. La decisione sottolinea come un accordo di compenso pubblico impiego, se basato su una copertura finanziaria solo preventivata ma non effettiva, abbia carattere meramente programmatico e non dia diritto al corrispettivo.
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Protezione speciale: legami familiari non bastano
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9604/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro il diniego del permesso di soggiorno per protezione speciale. La Corte ha stabilito che la mera presenza di un familiare in Italia non è sufficiente a dimostrare un'integrazione tale da giustificare la protezione, se mancano una reale consuetudine di vita e una progettualità comune. La decisione sottolinea l'importanza di una valutazione complessiva dell'effettivo radicamento sociale e familiare del richiedente.
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Vizio del consenso: annullata la conciliazione
Un gruppo di lavoratrici ha firmato accordi di conciliazione con una nuova società, rinunciando ai diritti derivanti da un trasferimento d'azienda, sotto la presunta minaccia di non assunzione. La Corte d'Appello ha annullato tali accordi per vizio del consenso. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso dell'azienda in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che un accordo in sede protetta è comunque annullabile se il consenso è viziato.
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Compensazione spese legali per novità della questione
Un collaboratore scolastico ha ottenuto il riconoscimento del servizio pre-ruolo, ma la Corte d'Appello ha disposto la compensazione spese legali a causa della novità della questione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione sulle spese. La Suprema Corte ha chiarito che la valutazione della novità della questione va fatta con riferimento allo stato della giurisprudenza al momento della decisione impugnata, non a posteriori. Poiché la sentenza d'appello precedeva un'importante pronuncia chiarificatrice della stessa Cassazione, la motivazione sulla compensazione era da considerarsi congrua e legittima.
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Domanda protezione internazionale: obbligo di sospensione
La Corte di Cassazione ha stabilito che, qualora venga presentata una domanda di protezione internazionale dopo l'emissione di un decreto di espulsione, il giudice che valuta l'opposizione a tale decreto ha l'obbligo di sospenderne l'efficacia. Sebbene la domanda non annulli l'espulsione, ne congela gli effetti fino alla decisione sulla richiesta di protezione. Il caso riguardava un cittadino straniero il cui ricorso contro l'espulsione era stato respinto dal Giudice di Pace senza la dovuta sospensione.
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Incompatibilità del giudice: la decisione della Cassazione
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che non sussiste l'incompatibilità del giudice che, dopo aver redatto la proposta di definizione accelerata di un ricorso ai sensi del nuovo art. 380-bis c.p.c., partecipa poi al collegio giudicante chiamato a decidere nel merito. La Corte ha chiarito che la proposta non costituisce un giudizio anticipato, ma uno strumento processuale che non crea una fase autonoma di giudizio, salvaguardando così i principi di efficienza e del giusto processo.
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Risarcimento mancata assunzione: limiti e colpa
Un lavoratore ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno da mancata assunzione da parte di un ente pubblico. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9613/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso del lavoratore, confermando la decisione di merito che aveva ridotto l'ammontare del risarcimento per il suo concorso di colpa, derivante dalle dimissioni volontarie da un altro impiego. La Corte ha ribadito che la valutazione del concorso di colpa è un giudizio di fatto non sindacabile in sede di legittimità e ha confermato la competenza esclusiva dell'Ufficio del Lavoro nell'individuazione dei soggetti da avviare all'impiego.
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Motivazione proroga trattenimento: Cassazione annulla
La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento di proroga del trattenimento di un cittadino straniero a causa di una motivazione apparente. La decisione del Giudice di Pace, basata su un modulo prestampato con una semplice crocetta, è stata ritenuta generica e priva di una reale motivazione sulla proroga trattenimento, violando così i principi costituzionali e di legge.
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Protezione internazionale: quando conta la domanda?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro un decreto di espulsione. Il ricorrente sosteneva di aver manifestato la volontà di chiedere protezione internazionale prima dell'emissione del decreto, ma la Corte ha ritenuto che il documento prodotto non fosse una prova adeguata di tale intenzione, confermando la legittimità del provvedimento espulsivo.
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Omesso esame documento: quando il ricorso è inammissibile
Un cittadino straniero ha impugnato un'ordinanza di espulsione, lamentando l'omesso esame di un documento decisivo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che se il giudice di merito accerta la mancata produzione di un documento, il vizio non può essere fatto valere con il ricorso per cassazione, ma, se ne ricorrono i presupposti, con l'istituto della revocazione.
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Protezione internazionale: basta la PEC per fermare l’espulsione
Un cittadino straniero, dopo aver ricevuto un decreto di espulsione, ha manifestato la volontà di chiedere protezione internazionale tramite PEC. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa semplice manifestazione di volontà, anche se non immediatamente formalizzata, è sufficiente a sospendere l'efficacia del provvedimento di espulsione. La decisione del Giudice di Pace, che aveva rigettato l'opposizione, è stata annullata perché errata, in quanto non ha distinto tra la presentazione della domanda e la sua successiva registrazione formale.
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Società in house: no a pagamenti extra contratto
Una società di servizi pubblici, interamente partecipata da un Comune (una "società in house"), ha richiesto il pagamento di una cospicua somma per prestazioni ritenute aggiuntive rispetto al contratto di servizio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per i servizi extra-contrattuali è necessario un accordo specifico. L'approvazione del bilancio societario da parte del Comune socio non costituisce un riconoscimento del debito, e non è ammissibile l'azione di indebito arricchimento se l'ente non ha voluto o non era consapevole di tali prestazioni, definite come "arricchimento imposto".
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Appello incidentale: quando non è necessario
Una società di leasing ha agito contro un utilizzatore per il mancato pagamento dei canoni. La Corte d'Appello ha negato sia la condanna al pagamento, per carenza di prova, sia la restituzione dei beni, ritenendo necessario un appello incidentale. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione sulla richiesta economica ma l'ha riformata sulla restituzione. Ha chiarito che, se una domanda non viene esaminata in primo grado pur essendo la parte vittoriosa nel complesso, non serve un appello incidentale, ma è sufficiente riproporre la domanda in appello.
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Trattazione unitaria ricorsi: la Cassazione rinvia
In una controversia su un contratto di affitto agrario, la Corte di Cassazione ha disposto il rinvio della decisione. La ragione risiede nella pendenza di un altro ricorso, relativo a una sentenza non definitiva dello stesso procedimento. Per garantire una valutazione coerente e unitaria, la Corte ha optato per la trattazione unitaria ricorsi, posticipando la causa per consentire una decisione congiunta ed evitare possibili contrasti tra giudicati.
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Domanda riconvenzionale avvocato: la Cassazione decide
Un cliente si oppone al pagamento degli onorari e presenta una domanda riconvenzionale avvocato per malpractice. La Cassazione, di fronte alla complessa questione sull'ammissibilità di tale domanda nel rito speciale ex d.lgs. 150/2011, non decide ma rimette gli atti al Primo Presidente per una possibile assegnazione alla Sezione specializzata, vista la pendenza di un caso analogo.
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Datio in solutum: quando è valida l’estinzione del debito
Un ex partner ha ottenuto un'ingiunzione di pagamento per un debito derivante da un accordo privato. La debitrice si è opposta, sostenendo che l'obbligazione fosse stata estinta tramite una datio in solutum, ovvero la rinuncia al suo status di beneficiaria di una polizza assicurativa. La Corte d'Appello ha accolto questa tesi. Il creditore ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando errori procedurali e un'errata applicazione della legge. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendo le doglianze procedurali infondate e le altre inammissibili, in quanto miravano a un riesame dei fatti. Di conseguenza, è stata confermata l'estinzione del debito tramite datio in solutum.
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Responsabilità avvocato: cosa succede nel passaggio di consegne?
Un comune ha citato in giudizio il suo ex legale per negligenza professionale, avendo quest'ultimo omesso di comunicare la notifica di una sentenza che ha portato alla tardiva proposizione del ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del comune inammissibile, confermando che la responsabilità dell'avvocato non sussiste. La motivazione risiede nel fatto che il nuovo legale incaricato aveva ricevuto la documentazione con tempo sufficiente per agire, interrompendo di fatto il nesso di causalità con la presunta negligenza del primo professionista.
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Querela di falso: termini e differenze col disconoscimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9575/2024, ha annullato una decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato inammissibile una querela di falso perché proposta tardivamente. I giudici supremi hanno ribadito la netta distinzione tra il disconoscimento della scrittura privata, soggetto a stretti termini di decadenza, e la querela di falso, proponibile in ogni stato e grado del giudizio per contestare l'autenticità di un documento. Il caso riguardava un'opposizione a un decreto ingiuntivo in cui un professionista aveva contestato un contratto prodotto in copia dalla controparte.
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Riscatto agrario: criteri di scelta tra più confinanti
In caso di conflitto tra più proprietari confinanti per il riscatto agrario, la Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta non può basarsi sulla mera libertà contrattuale del venditore. Il giudice deve valutare quale acquirente garantisca meglio la ricomposizione fondiaria e l'efficienza aziendale, secondo la finalità della legge. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver applicato questi principi.
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Responsabilità del notaio: nesso causale e onere prova
La Corte di Cassazione interviene sulla responsabilità del notaio per omessa informazione al cliente in un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La Corte ha stabilito che la successiva decisione del cliente di proseguire il rapporto, nonostante l'inadempimento del venditore, non interrompe il nesso causale con la negligenza originaria del notaio. Quest'ultimo, infatti, aveva privato il cliente delle informazioni necessarie per valutare la rischiosità dell'operazione. Spetta al professionista, e non al cliente, provare che quest'ultimo avesse acquisito piena consapevolezza dei rischi da altre fonti prima di prendere decisioni successive. La sentenza d'appello, che aveva ridotto il risarcimento, è stata cassata con rinvio.
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