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Giurisprudenza Civile

Accertamento subordinazione: non si prescrive l’azione
Una lavoratrice ottiene il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato dopo 34 anni di collaborazioni fittizie. Il datore di lavoro ricorre in Cassazione eccependo la prescrizione dell'azione di accertamento subordinazione. La Suprema Corte rigetta il ricorso, stabilendo che l'azione per qualificare un rapporto è imprescrittibile, mentre i diritti economici che ne derivano si prescrivono a partire dalla cessazione del rapporto stesso, confermando la condanna al pagamento di tutte le indennità dovute.
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Copertura finanziaria: contratto nullo senza impegno
Un contratto tra un professionista e un Comune per la progettazione di un'opera è stato dichiarato nullo a causa della mancata indicazione della copertura finanziaria nella delibera di incarico. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, specificando che la previsione di un finanziamento esterno non esonera l'ente pubblico dal registrare formalmente nel proprio bilancio l'impegno di spesa per la sua quota. La mancanza di questa formale copertura finanziaria rende l'atto nullo e il ricorso del professionista inammissibile.
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Correzione errore materiale: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione interviene per la correzione di un errore materiale in una propria ordinanza. Una società farmaceutica aveva ottenuto una vittoria in giudizio, ma nel provvedimento finale la controparte, un'agenzia governativa, era stata indicata con un nome errato. Su ricorso della società, la Corte ha disposto la rettifica, sostituendo il nome dell'ente errato con quello corretto, ribadendo le regole procedurali per questo tipo di intervento, anche alla luce della Riforma Cartabia.
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Cambio appalto: obbligo di assunzione e tutele
Una lavoratrice è stata illegittimamente esclusa dalla riassunzione da parte di una nuova società in seguito a un cambio appalto per servizi di pulizia. La Corte di Cassazione ha confermato l'obbligo della nuova azienda di assumere la lavoratrice alle medesime condizioni contrattuali precedenti (mansioni, livello e retribuzione). Il rifiuto è stato qualificato come inadempimento contrattuale, comportando il diritto della lavoratrice al risarcimento integrale del danno, pari alle retribuzioni perse. La sentenza chiarisce che la clausola del CCNL Multiservizi crea un vero e proprio diritto soggettivo all'assunzione per il lavoratore.
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Straordinario base pensionabile: no al ricalcolo pensione
Un ex dipendente di un'azienda di trasporto pubblico ha richiesto il ricalcolo della propria pensione, sostenendo che il compenso per lavoro straordinario dovesse essere incluso nella base pensionabile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, per questo specifico settore, la normativa di riferimento (L. 889/1971) esclude categoricamente e in toto il compenso per straordinario dalla retribuzione utile ai fini pensionistici. La Corte ha chiarito che tale compenso è un concetto unitario e non può essere scisso in una quota base e una maggiorazione, confermando l'orientamento consolidato sul tema dello straordinario base pensionabile.
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Incarichi dirigenziali PA: no abuso a termine
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli incarichi dirigenziali nella Pubblica Amministrazione, conferiti a funzionari già assunti con contratto a tempo indeterminato, non costituiscono contratti a termine. Di conseguenza, non si applica la disciplina sull'abuso dei contratti a termine e non è dovuto il relativo risarcimento del danno. La Corte ha qualificato tale situazione come una semplice assegnazione di mansioni superiori all'interno di un unico e continuativo rapporto di lavoro permanente.
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Indebito previdenziale: la dichiarazione falsa e il dolo
La Corte di Cassazione conferma la condanna alla restituzione di somme percepite a titolo di pensione a causa di una falsa dichiarazione sulla data di ripresa dell'attività lavorativa. L'ordinanza stabilisce che una dichiarazione non veritiera all'ente previdenziale integra una presunzione di dolo a carico del pensionato, legittimando la richiesta di rimborso dell'indebito previdenziale. La Corte ha ritenuto irrilevante il ritardo nei controlli da parte dell'ente.
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Decorrenza pensione: la domanda di computo è decisiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12882/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza pensione in caso di computo di contributi versati in gestioni diverse. La Corte ha chiarito che, qualora un lavoratore eserciti la facoltà di computare la contribuzione pregressa per ottenere una pensione a carico della Gestione Separata, il trattamento pensionistico decorre dal primo giorno del mese successivo alla data di presentazione della domanda di computo, e non dalla precedente data di maturazione del diritto. Questa decisione ribalta le sentenze di merito che avevano concesso una decorrenza retroattiva, sottolineando la natura opzionale e costitutiva della domanda di computo.
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Consorzi obbligatori: la responsabilità del Comune
La Cassazione ha stabilito che nei consorzi obbligatori di enti locali, il singolo Comune risponde in solido con il Consorzio per le obbligazioni assunte da quest'ultimo nell'interesse dei consorziati. Il caso riguardava il mancato pagamento di una società per il servizio di gestione rifiuti. La Corte ha applicato per analogia la disciplina dei consorzi privati (art. 2615 c.c.), confermando la condanna solidale del Comune e del Consorzio.
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Tariffa di depurazione: quando non va pagata?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12887/2024, ha stabilito che la tariffa di depurazione non è dovuta qualora il servizio, pur esistente, non rispetti gli standard di qualità previsti dalla legge. In questi casi, il servizio si considera come non reso. La Corte ha inoltre confermato che il diritto degli utenti al rimborso delle somme indebitamente pagate si prescrive in dieci anni, non in cinque. La decisione estende l'efficacia di una precedente sentenza della Corte Costituzionale a tutti i casi di servizio di depurazione non appropriato.
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Decadenza pensione: l’azione legale tardiva è nulla
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che riconosceva il requisito sanitario per una pensione di inabilità. La Corte ha stabilito che l'azione legale, intentata dall'erede oltre dieci anni dopo la domanda amministrativa, era inammissibile per intervenuta decadenza del diritto. Anche se il requisito sanitario sussisteva, la tardività dell'azione ha comportato la carenza di interesse ad agire, estinguendo ogni possibile pretesa economica e rendendo inutile l'accertamento tecnico.
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Appello incidentale: perché è obbligatorio?
Un consorzio, dopo aver venduto un impianto industriale, ha versato una somma all'acquirente per sanare dei vizi, con riserva di ripetizione. Vinta la causa in primo grado per la restituzione della somma, il consorzio ha visto la decisione ribaltata in appello. La Cassazione ha rigettato il ricorso del consorzio, sottolineando l'errore processuale di non aver proposto un appello incidentale su un'eccezione di decadenza respinta dal primo giudice, confermando l'importanza di tale strumento per la parte parzialmente soccombente.
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Prescrizione lavoro pubblico: decorre durante il rapporto
Una lavoratrice ha citato in giudizio un ente pubblico, sostenendo che una serie di contratti di collaborazione e a tempo determinato costituissero in realtà un unico rapporto di lavoro subordinato. La Corte d'Appello le aveva dato ragione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla prescrizione nel lavoro pubblico: ogni contratto è autonomo e il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi decorre durante lo svolgimento di ciascun singolo rapporto, non dalla fine dell'intero periodo di collaborazione. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Falsus procurator: i limiti della ratifica del contratto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12843/2024, ha stabilito i rigidi confini per la ratifica di un contratto preliminare di vendita immobiliare stipulato da un falsus procurator, ovvero un rappresentante senza poteri. La Corte ha chiarito che né una procura generica all'avvocato, né una ratifica condizionata, né la semplice immissione in possesso dell'immobile sono sufficienti a sanare il difetto di rappresentanza, specialmente per atti che richiedono la forma scritta. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d'appello che aveva disposto il trasferimento dell'immobile.
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Perdita di chance: no risarcimento se l’assenza è scelta
Un funzionario pubblico chiede il risarcimento per la perdita di chance professionale, non avendo potuto frequentare un corso per mancata autorizzazione alla missione. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando le decisioni di merito. I giudici hanno stabilito che l'autorizzazione non era indispensabile e il dipendente avrebbe potuto partecipare a proprie spese o assentandosi dal servizio, escludendo così una responsabilità risarcibile dell'amministrazione.
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Accordo verbale: i costi extra non sono dovuti
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un fornitore che richiedeva il pagamento di costi extra per trasporto e installazione non esplicitamente inclusi in un accordo verbale. La Corte ha stabilito che i preventivi non firmati dalla controparte sono documenti unilaterali e non costituiscono prova di un'intesa su tali spese aggiuntive. La decisione si fonda sul principio che, in assenza di un contratto scritto, le pattuizioni devono essere provate da chi le rivendica, e la condotta delle parti può essere determinante per l'interpretazione del contratto.
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Risoluzione del contratto: non basta un piccolo errore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12842/2024, ha stabilito che non si può chiedere la risoluzione del contratto se l'inadempimento della controparte è di scarsa importanza. Nel caso specifico, un acquirente aveva versato un saldo leggermente inferiore al dovuto per un errore di calcolo sulle imposte. I giudici hanno respinto la richiesta di risoluzione del contratto avanzata dal venditore, evidenziando come quest'ultimo avesse agito contro la buona fede, intentando subito una causa invece di chiedere l'integrazione del pagamento.
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Responsabilità soci dopo cancellazione: parola alla S.U.
L'Agenzia delle Entrate ha contestato a soci e amministratori di fatto la responsabilità per i debiti fiscali di una società cancellata dal registro imprese. I giudici di merito hanno respinto la pretesa, negando l'applicazione retroattiva di norme specifiche. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso il giudizio e rinviato la questione sulla responsabilità soci alle Sezioni Unite per ottenere un principio di diritto definitivo.
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Indennità di preavviso agenti: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12860/2024, ha affrontato il caso di un'agente di commercio licenziata per un presunto storno di clienti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito sull'insussistenza della giusta causa, ma ha accolto il ricorso dell'agente riguardo al calcolo dell'indennità di preavviso. È stato stabilito che tale indennità deve essere calcolata su una base diversa rispetto a quella di fine rapporto (ex art. 1751 c.c.), correggendo così un errore della Corte d'Appello e rinviando per la corretta quantificazione.
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Assunzione art. 110 TUEL: No al limite dei 36 mesi
Un funzionario assunto da un Comune con contratti a termine per alta specializzazione ha chiesto la conversione del rapporto in tempo indeterminato, lamentando il superamento del limite di 36 mesi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per l'assunzione art. 110 TUEL, comma 2, si applica una disciplina speciale che lega la durata del contratto al mandato del Sindaco, derogando così alla normativa generale sul pubblico impiego e prevenendo l'abuso.
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