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Giurisprudenza Civile

Accertamento del credito: basta la verifica del passivo

Una società in liquidazione, dichiarata fallita su istanza dell’Agente della Riscossione, ha impugnato la decisione sostenendo la mancanza di un accertamento del credito definitivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per la dichiarazione di fallimento è sufficiente un accertamento incidentale del credito. La Corte ha inoltre precisato che le risultanze della verifica dello stato passivo costituiscono un valido elemento probatorio per dimostrare la legittimazione del creditore istante.

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Vendita forzata concordato: garanzia vizi esclusa

Una società acquirente ha citato in giudizio il fallimento di una società cedente dopo aver riscontrato gravi difetti in un complesso aziendale acquistato tramite una procedura competitiva in fase di concordato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la vendita forzata in concordato preventivo, essendo una procedura giudiziale volta a soddisfare i creditori, esclude l’applicazione della garanzia per vizi e difetti del bene venduto, secondo l’articolo 2922 del codice civile. La Corte ha chiarito che tale principio si applica anche alle vendite effettuate prima dell’omologa del concordato.

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Difensore di fiducia: omessa notifica e nullità

La Corte di Cassazione ha annullato il decreto di convalida del trattenimento di un cittadino rumeno in un CPR. La decisione si fonda sulla violazione del diritto di difesa, in quanto l’avviso di udienza non era stato notificato al difensore di fiducia nominato dall’interessato, ma a un omonimo. La Corte ha ribadito che tale vizio procedurale non può essere sanato dalla presenza di un avvocato d’ufficio, portando alla nullità dell’intero procedimento.

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Protezione internazionale: sospende l'espulsione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4777/2025, ha stabilito principi fondamentali in materia di protezione internazionale. Il caso riguarda un cittadino bengalese, destinatario di un decreto di respingimento. La Corte ha chiarito che la domanda di protezione internazionale, anche se presentata dopo l’emissione del provvedimento di espulsione, ne sospende automaticamente l’efficacia. Inoltre, ha ribadito il dovere inderogabile dell’amministrazione di informare in modo completo ed effettivo lo straniero, specialmente se giunto a seguito di salvataggio in mare, del suo diritto di chiedere protezione, non essendo sufficiente una generica attestazione.

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Valore immobile abusivo: no indennizzo per la costruzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4781/2025, ha stabilito che nel calcolo del prezzo di riacquisto di un’area industriale, il valore dell’immobile abusivo, specificamente quello privo di autorizzazione paesaggistica, non deve essere considerato. Anche se la normativa sul riacquisto da parte dei consorzi industriali è autonoma rispetto a quella sull’espropriazione, si applica il principio generale per cui il proprietario non può trarre vantaggio dalla propria attività illecita. Di conseguenza, l’indennizzo si basa solo sul valore del terreno e non sulla costruzione.

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Decreto di respingimento: nullo senza informativa

Un cittadino straniero, raggiunto da un decreto di respingimento dopo essere sbarcato in Italia, ha presentato ricorso. La Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento, ritenendolo nullo. Le motivazioni si basano sulla mancata traduzione dell’atto nella lingua conosciuta dal ricorrente e, soprattutto, sulla violazione dell’obbligo dell’amministrazione di fornire una completa informativa sul diritto a richiedere la protezione internazionale.

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Specificità dell'appello: inammissibile se generico

Una società ricorre in Cassazione dopo il rigetto della sua richiesta di pagamento da parte di un Comune. La Corte dichiara il ricorso inammissibile perché le censure si concentrano su motivazioni secondarie (obiter dictum) della sentenza d’appello, senza contestare la ragione principale del rigetto: la mancata specificità dell’appello stesso.

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Occupazione abusiva demanio: la Cassazione decide

Un caso di occupazione abusiva demanio ha portato la Cassazione a chiarire il calcolo dell’indennizzo per opere realizzate senza titolo su suolo pubblico. La Corte ha confermato la retroattività di una legge più severa, che basa l’indennizzo sul valore di mercato quando le opere sono considerate ‘inamovibili’, come tettoie stabili. La decisione ha respinto i ricorsi di alcuni cittadini, condannandoli al pagamento di un importo maggiore rispetto a quello previsto dalla normativa precedente.

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Ricorso per cassazione: inammissibile senza i fatti

Una società immobiliare ha presentato ricorso per cassazione contro una decisione della Corte d’Appello relativa al risarcimento per l’occupazione abusiva di un terreno. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per un vizio di forma: la mancata e completa esposizione dei fatti di causa, violando così il principio di autosufficienza del ricorso. Di conseguenza, la Corte non ha potuto esaminare il merito della questione, condannando la società al pagamento delle spese legali.

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Occupazione suolo pubblico: delibera vs contratto

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in tema di occupazione suolo pubblico, il contratto di locazione stipulato tra un Comune e un privato prevale su una precedente delibera comunale. Se il contratto esclude un’area esterna, l’occupazione della stessa è illegittima e soggetta al pagamento del relativo canone (COSAP), anche se la delibera iniziale la includeva nell’assegnazione.

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Indennizzo beni demaniali: opere e cambio d'uso

La Corte di Cassazione ha stabilito che per calcolare l’indennizzo per l’occupazione di beni demaniali marittimi in base al valore di mercato, non è sufficiente un mero cambio di destinazione d’uso dell’immobile (da cabina balneare a residenza). È necessario che il giudice accerti l’effettiva realizzazione di opere inamovibili. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva ritenuto superfluo tale accertamento, rinviando la causa per una nuova valutazione basata su questo principio fondamentale.

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Acquisizione sanante termine: la Cassazione chiarisce

Un proprietario ha contestato l’indennità per un’acquisizione sanante del suo terreno da parte di un Comune. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che l’acquisizione sanante termine per l’impugnazione dell’indennizzo non è il termine di decadenza di 30 giorni, ma quello ordinario di prescrizione di dieci anni. La Corte ha cassato la precedente decisione di inammissibilità e ha rinviato il caso alla Corte d’Appello.

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Termine procedimento disciplinare: quando inizia?

Un ente previdenziale licenziava un dipendente per irregolarità. La Corte d’Appello annullava il licenziamento ritenendo superato il termine procedimento disciplinare di 120 giorni. La Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che il termine non decorre dalla prima notizia, ma dal momento in cui l’ufficio competente ha un quadro completo dei fatti, a seguito di tutti gli accertamenti necessari per una corretta contestazione. La complessità dell’indagine può quindi giustificare uno slittamento dell’avvio del termine.

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Indennizzo beni demaniali: opere abusive e retroattività

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul calcolo dell’indennizzo beni demaniali per l’occupazione abusiva di aree marittime. L’ordinanza stabilisce che la norma che prevede un indennizzo pari al valore di mercato del bene, in caso di realizzazione di opere inamovibili, ha effetto retroattivo. Tuttavia, la Corte ha chiarito che il semplice mutamento della destinazione d’uso non è sufficiente per applicare tale criterio. È necessario un accertamento concreto dell’esistenza di tali opere abusive. La sentenza della Corte d’Appello è stata cassata con rinvio perché non aveva effettuato questa verifica cruciale.

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Travisamento della prova: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni cittadini contro un Comune in una causa per indennità di esproprio. I ricorrenti lamentavano un travisamento della prova, sostenendo che la Corte d’Appello avesse ignorato atti di compravendita da loro prodotti. La Suprema Corte ha chiarito che una mera svista del giudice su un fatto non costituisce un vizio di legittimità, ma un errore revocatorio, impugnabile con un diverso rimedio processuale. La decisione sottolinea i rigorosi limiti del sindacato della Cassazione sui fatti di causa.

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Compensazione minori introiti ICI: la Cassazione chiarisce

Un’ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della compensazione dei minori introiti ICI per i Comuni, derivanti dalla modifica del calcolo della base imponibile per gli immobili di categoria D. La Corte stabilisce due principi chiave: primo, nel calcolo annuale della perdita di gettito non si deve tener conto delle perdite già compensate e consolidate negli anni precedenti. Secondo, il Comune non è tenuto a presentare una nuova certificazione annuale se, dopo il consolidamento di un contributo, non si sono verificate ulteriori riduzioni di gettito. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questi principi.

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Licenziamento disciplinare: confermato per il dirigente

La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento disciplinare di un dirigente di un ente locale. Il dirigente si era autoliquidato per anni indennità di posizione e di risultato senza la preventiva costituzione del fondo previsto dalla normativa, inducendo in errore il Sindaco. La Corte ha ritenuto tale condotta, caratterizzata da dolo e reiterate violazioni di legge, una lesione irreparabile del rapporto di fiducia (vulnus fiduciario), giustificando pienamente il recesso per giusta causa. Il ricorso del dipendente è stato dichiarato inammissibile.

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Minori introiti ICI: calcolo del contributo statale

Un Comune ha citato in giudizio due Ministeri per ottenere la compensazione dei minori introiti ICI derivanti dall’autodeterminazione delle rendite di immobili di categoria D. Il dibattito verteva sul metodo di calcolo di tale compensazione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei Ministeri, stabilendo un principio di diritto: una volta che una perdita di gettito è stata compensata da un trasferimento statale, tale importo si “consolida” e non può più essere considerato come “minor introito” ai fini del superamento delle soglie per ottenere nuovi contributi negli anni successivi. Tuttavia, le perdite non ancora compensate possono essere cumulate. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello.

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Indennità dirigente pubblico: quando va restituita?

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un dirigente pubblico alla restituzione di somme percepite a titolo di indennità di posizione e risultato. La decisione si fonda sulla mancanza dei presupposti normativi e contrattuali per l’erogazione di tale indennità dirigente pubblico, nonché sulla condotta fraudolenta del dirigente stesso nell’autorizzare i pagamenti. Viene inoltre respinta la richiesta di indennizzo per arricchimento senza causa, data la sua natura sussidiaria.

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Condotta extralavorativa: quando giustifica il licenziamento

Un dipendente della polizia municipale è stato licenziato per atti persecutori verso la ex compagna. La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento, stabilendo che una simile condotta extralavorativa, per la sua gravità, rompe irrimediabilmente il vincolo di fiducia con l’amministrazione pubblica, anche se avvenuta nella sfera privata.

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