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Giurisprudenza Civile

Affitto d’azienda: quando si applica e conseguenze
La Corte di Cassazione chiarisce che due contratti, uno per un immobile e l'altro per attrezzature medicali funzionalmente collegate, costituiscono un unico affitto d'azienda. Questa qualificazione esclude l'applicazione delle norme sulla rinnovazione tacita previste per le locazioni immobiliari. Di conseguenza, il contratto si è estinto alla sua scadenza naturale. La Corte ha inoltre negato il diritto all'indennità per ritardata consegna, avendo accertato che la società concedente aveva riacquistato la disponibilità dei beni, stipulando un nuovo accordo con un terzo soggetto per l'utilizzo degli stessi.
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Lavoro subordinato PA: la prova della subordinazione
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una lavoratrice che, dopo un contratto di somministrazione e una serie di contratti di collaborazione (co.co.co.) con un Comune, chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda, non trovando prove sufficienti del vincolo di subordinazione. La Cassazione ha confermato questa decisione, rigettando il ricorso della lavoratrice. È stato sottolineato che, per qualificare un rapporto come lavoro subordinato, non basta la reiterazione dei contratti, ma è necessario dimostrare con prove concrete l'assoggettamento del lavoratore al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro, elementi che nel caso di specie sono risultati mancanti.
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Giurisdizione giudice ordinario: fondi retributivi PA
La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra dipendenti e un'Agenzia Regionale Ambientale. Il caso riguarda la mancata corresponsione di retribuzione accessoria. La Corte ha chiarito che, quando la richiesta si fonda su un diritto soggettivo di natura contrattuale e non sulla contestazione di un atto di macro-organizzazione, la competenza è del giudice del lavoro, anche se ciò richiede una valutazione incidentale degli atti amministrativi.
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Giurisdizione giudice ordinario: i fondi salariali
La Corte di Cassazione stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra dipendenti pubblici e un'agenzia regionale. I lavoratori chiedevano il pagamento di differenze retributive accessorie, lamentando un calcolo dei fondi salariali inadeguato rispetto all'aumento del personale. A differenza dei giudici di merito, la Cassazione ha ritenuto che la domanda riguardasse un diritto soggettivo al pagamento di natura contrattuale, e non un'impugnazione di atti di macro-organizzazione, radicando così la competenza del giudice del lavoro.
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Impugnazione estratto di ruolo: inammissibile ricorso
Un contribuente ha impugnato un estratto di ruolo davanti alla Corte di Cassazione. Tuttavia, prima della decisione, ha rinunciato al ricorso. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse. Le spese legali sono state compensate tra le parti a causa di importanti modifiche legislative e giurisprudenziali intervenute sulla materia dell'impugnazione estratto di ruolo, che hanno ridefinito i presupposti dell'azione legale.
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Retribuzione di posizione: no senza qualifica formale
Un ex dipendente di un ente esterno, impiegato presso un'Amministrazione Regionale con contratti a termine, ha richiesto la parte fissa della retribuzione di posizione prevista per i dirigenti. La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, stabilendo che l'equiparazione economica prevista dalla legge non conferisce la qualifica formale di dirigente, requisito indispensabile per ottenere tale indennità, la quale è strettamente legata a una nomina formale e all'assunzione delle relative responsabilità.
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Prescrizione incentivo esodo: quando è quinquennale?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31240/2024, ha stabilito che la prescrizione per l'incentivo all'esodo è quinquennale, non decennale. Il caso riguardava la richiesta degli eredi di un lavoratore contro un ente regionale. La Corte ha qualificato l'incentivo come retribuzione corrisposta in occasione della fine del rapporto, soggetta quindi al termine breve previsto dall'art. 2948, n. 5) c.c., respingendo il ricorso.
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Compensazione spese legali: quando è legittima?
La Cassazione analizza un caso di compensazione spese legali. A seguito della rinuncia al ricorso principale da parte di un ente previdenziale, la Corte rigetta il ricorso incidentale dei pensionati, confermando che la 'complessità della materia' è un valido motivo per compensare le spese, esercitando un potere discrezionale del giudice.
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Indennità per mancata riconsegna: chi prova cosa?
Una società, successore di un ex conduttore di un cinema, è stata citata per l'indennità di occupazione relativa al periodo 2002-2014, nonostante il contratto fosse scaduto nel 1990. Un precedente giudicato aveva già stabilito il diritto al risarcimento. La Cassazione ha respinto il ricorso della società, chiarendo che l'onere di provare l'avvenuta restituzione del bene grava sull'ex conduttore. La Corte ha confermato che l'indennità per mancata riconsegna è dovuta fino a tale prova, indipendentemente da eventuali cessioni a terzi.
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Accesso ZTL NCC: la Cassazione chiarisce le regole
Un operatore di Noleggio con Conducente (NCC), titolare di licenza rilasciata da un comune diverso da Roma, si è visto annullare dalla Corte di Cassazione una serie di multe per accesso ZTL non autorizzato nel 2018. L'ordinanza chiarisce che, a causa della sospensione di normative più restrittive, in quel periodo vigeva la legge originaria che equiparava gli NCC ai taxi per l'uso delle corsie preferenziali e l'accesso ZTL. La Corte ha ritenuto le sanzioni illegittime, sottolineando però che i Comuni mantengono il potere di regolare la materia con specifici regolamenti, che in questo caso non sono stati provati in giudizio.
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Legittimazione amministratore condominio: la Cassazione
Una società costruttrice ricorre in Cassazione contro la condanna al risarcimento danni per gravi vizi in un condominio. La Corte conferma la legittimazione amministratore condominio ad agire per i difetti originati nelle parti comuni, anche se causano danni alle proprietà private, quando l'edificio è compromesso nella sua unitarietà. Accoglie invece il motivo sul compenso non dovuto al professionista per l'attività di mediazione immobiliare svolta senza iscrizione all'albo.
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Motivazione apparente: sentenza annullata dalla Cassazione
Una società committente contestava gli onorari di un professionista, adducendo un grave inadempimento. La Corte d'Appello confermava la decisione di primo grado a favore del professionista, basandosi sulla perizia tecnica (CTU). La Cassazione ha annullato tale decisione, ravvisando una motivazione apparente. I giudici d'appello, infatti, non avevano risposto alle specifiche critiche mosse dalla società alla CTU, limitandosi ad affermarne l'affidabilità. Questa carenza di un percorso logico-giuridico comprensibile rende nulla la sentenza. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio d'appello.
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Abuso personalità giuridica: Ente Pubblico risponde
Una professionista ha svolto un'attività per una fondazione interamente controllata da un Comune. A seguito del fallimento della fondazione, la professionista ha richiesto il pagamento al Comune. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità del Comune, ravvisando un abuso della personalità giuridica, poiché la fondazione agiva come mero braccio operativo dell'ente pubblico, priva di reale autonomia decisionale e patrimoniale.
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Caparra confirmatoria: recesso legittimo e proroghe
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del recesso di una promittente venditrice che ha trattenuto una cospicua caparra confirmatoria, pari a circa il 45% del prezzo di vendita. Nonostante le numerose proroghe concesse al promissario acquirente, il suo inadempimento finale, seguito a una formale diffida ad adempiere, ha giustificato la risoluzione del contratto. La Corte ha ritenuto che le proroghe precedenti non escludessero la gravità dell'inadempimento finale, respingendo così il ricorso del compratore.
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Contratto misto vendita appalto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di contratto misto vendita appalto relativo alla fornitura e posa in opera di serramenti. L'ordinanza stabilisce che, in base al principio di prevalenza, se il valore della fornitura supera nettamente quello della manodopera, si applicano le regole della compravendita. La Corte ha confermato la condanna al pagamento del prezzo, ridotto per i vizi accertati, ritenendo irrilevanti il ritardo nella consegna (poiché l'opera era stata accettata) e il mancato collaudo (imputabile allo stesso committente).
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Licenziamento disciplinare: rifiuto DAD è giusta causa
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare di una docente che si era rifiutata di svolgere la didattica a distanza durante l'emergenza pandemica. Le giustificazioni addotte, come la fobia per le telecamere e la mancanza di competenze informatiche, non sono state provate. La Corte ha stabilito che l'assenza prolungata e ingiustificata costituisce un grave inadempimento contrattuale che giustifica la sanzione espulsiva, e che spetta al lavoratore l'onere di provare l'esistenza di cause di giustificazione.
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Accesso pubblico impiego: condanna penale e diniego
La Corte di Cassazione ha stabilito che una Pubblica Amministrazione può legittimamente negare l'assunzione a un candidato per una condanna penale che, sebbene non sia causa di esclusione automatica, costituirebbe motivo di licenziamento. Questa decisione sottolinea il principio di parallelismo tra i requisiti per l'accesso pubblico impiego e quelli per il mantenimento del rapporto di lavoro, affidando all'ente una valutazione discrezionale ma motivata sulla compatibilità della condanna con le mansioni da svolgere.
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Cessione di cubatura: obblighi del Comune venditore
Una società edile acquista diritti edificatori (cessione di cubatura) da un Comune. Quando successive modifiche urbanistiche limitano l'uso di tali diritti, la società cita in giudizio l'ente. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che il Comune, agendo come venditore privato, non è responsabile per le sue future azioni come ente pubblico regolatore. Il contratto era valido poiché i diritti erano stati trasferiti ed erano utilizzabili al momento della vendita.
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Vendita franco partenza: la garanzia per vizi
Un'azienda acquista una partita di mele con clausola 'vendita franco partenza'. La merce arriva difettosa. La Cassazione chiarisce che il venditore rimane responsabile per i vizi preesistenti alla consegna al trasportatore. Spetta al venditore, non al compratore, provare che i difetti sono sorti durante il trasporto.
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Improcedibilità del ricorso: Cassazione inflessibile
Una società ricorre in Cassazione ma omette di depositare la relata di notifica della sentenza impugnata. La Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso, confermando che tale omissione è insanabile e non superabile dalla mancata contestazione della controparte. La decisione sottolinea il rigore delle norme procedurali e sanziona la parte ricorrente per abuso del processo.
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