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Giurisprudenza Civile

Cessazione materia del contendere: il caso del concordato
Un creditore aveva impugnato in Cassazione il decreto del Tribunale relativo alla sua opposizione allo stato passivo di una società fallita. Nelle more del giudizio, è intervenuta l'omologazione di un concordato fallimentare proposto da un terzo, che prevedeva il pagamento integrale dei crediti oggetto di opposizione. Le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando la Corte a dichiarare la cessazione della materia del contendere, essendo venuto meno ogni motivo di contrasto.
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Credito prededucibile: quando non è ammesso
La Corte di Cassazione ha negato il riconoscimento di un credito prededucibile a un professionista per l'assistenza in una procedura di concordato preventivo. La Corte ha stabilito che la rinuncia alla domanda di concordato da parte della società, prima del decreto di ammissione, interrompe il nesso di funzionalità necessario, rendendo il credito non prededucibile nel successivo fallimento.
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Permuta cosa futura: nullità se l’oggetto è incerto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17961/2024, ha confermato la nullità di un contratto preliminare di permuta cosa futura. Il caso riguardava lo scambio di un terreno con appartamenti da costruire. La Corte ha stabilito che, per la sua validità, il contratto deve contenere criteri oggettivi e prestabiliti per individuare con certezza i futuri immobili, non potendo rimettere la loro determinazione a un successivo accordo o alla scelta discrezionale di una delle parti.
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Risoluzione permuta cosa futura: è inadempimento?
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risoluzione permuta cosa futura. La controversia nasce da un contratto preliminare per lo scambio di un terreno contro due villette da costruire. I proprietari del terreno avevano richiesto la risoluzione per inadempimento, accusando il costruttore di aver agito in malafede richiedendo i permessi a proprio nome. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il promissario acquirente era legittimato a richiedere il titolo edilizio e che il comportamento dei proprietari, che si erano rifiutati di collaborare per la creazione di un vincolo a parcheggio, era contrario a buona fede.
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Azione revocatoria: il debito pagato non la invalida
Una professionista avvia un'azione revocatoria contro la costituzione di un fondo patrimoniale da parte di una sua debitrice. Sebbene il debito venga saldato durante il processo, la Cassazione stabilisce che l'azione revocatoria era originariamente fondata. La Corte d'Appello ha errato nel rigettarla; avrebbe dovuto dichiarare la cessata materia del contendere e decidere le spese secondo il principio della soccombenza virtuale, condannando la parte che avrebbe perso la causa.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso riguardante un'opposizione allo stato passivo di un fallimento. La decisione è stata presa a seguito della rinuncia formale al ricorso da parte del creditore ricorrente, alla quale ha aderito anche la società fallita. La controversia, originata dal rigetto di una domanda di insinuazione per un credito di notevole importo, si conclude quindi senza una pronuncia nel merito da parte della Suprema Corte, ma con la terminazione del processo.
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Diritto d’uso e servitù: chi prova la compatibilità?
Un acquirente non riesce a utilizzare il posto auto acquistato a causa di una servitù di passaggio preesistente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17956/2024, stabilisce un principio fondamentale: in caso di conflitto tra diritto d'uso e servitù, spetta al venditore, e non all'acquirente, dimostrare la compatibilità tra i due diritti. La sentenza chiarisce che la coesistenza di diritti reali limitati sullo stesso bene crea una presunzione di conflitto, invertendo l'onere probatorio a carico di chi ha concesso il nuovo diritto.
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Clausola rischio cambio nel leasing: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17958/2024, ha annullato una decisione di merito che aveva dichiarato la nullità di una clausola rischio cambio in un contratto di leasing. La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione della 'meritevolezza' di una clausola atipica, ai sensi dell'art. 1322 c.c., non deve basarsi su un'analisi astratta della sua convenienza economica o del suo squilibrio, ma deve indagare lo scopo pratico (causa concreta) perseguito dalle parti, verificando che non sia in contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento come solidarietà e parità. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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Responsabilità venditore costruttore: la Cassazione chiarisce
La Cassazione, con l'ordinanza n. 17955/2024, ha stabilito che la responsabilità del venditore costruttore per gravi difetti si applica anche se non ha costruito direttamente l'immobile. È sufficiente che abbia mantenuto un potere di direzione o controllo sui lavori, invertendo l'onere della prova. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso tale responsabilità basandosi solo su un contratto d'appalto con terzi, ordinando un nuovo esame del caso.
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Eccezione di inadempimento: il curatore può usarla?
Un professionista ha richiesto il pagamento del proprio compenso a una società fallita per l'assistenza prestata in una procedura concorsuale. La curatela ha sollevato un'eccezione di inadempimento, sostenendo che la prestazione del professionista fosse stata negligente e dannosa. La Corte di Cassazione ha confermato che il curatore può legittimamente sollevare nuove eccezioni in sede di opposizione allo stato passivo, respingendo il ricorso del professionista e negandogli il compenso a causa della sua grave negligenza professionale.
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Lavoro straordinario: pagamento dovuto anche senza ok
Una infermiera ha richiesto il pagamento per ore di lavoro aggiuntive svolte in un servizio di 'dialisi estiva'. L'Azienda Sanitaria si opponeva per la mancanza delle autorizzazioni specifiche per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in assenza dei requisiti per le 'prestazioni aggiuntive', il lavoro svolto oltre l'orario ordinario con il consenso del datore di lavoro deve essere comunque retribuito come lavoro straordinario, in applicazione dei principi costituzionali di giusta retribuzione.
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Lavoro straordinario pubblico impiego: il diritto al pago
Un infermiere ha richiesto il pagamento per prestazioni svolte in un servizio di 'dialisi estiva'. Inizialmente la richiesta è stata respinta per mancanza delle autorizzazioni specifiche per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha però ribaltato la decisione, stabilendo che il lavoro svolto oltre l'orario normale con il consenso del datore di lavoro costituisce lavoro straordinario e deve essere retribuito ai sensi dell'art. 2126 c.c., indipendentemente da vizi formali e nel rispetto del diritto a una giusta retribuzione sancito dalla Costituzione.
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Diritti di segreteria: no se non lavori in Comune
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17930/2024, ha stabilito che un segretario comunale, sebbene 'utilizzato' presso altre amministrazioni pubbliche, non ha diritto a percepire i diritti di segreteria. Tale emolumento è strettamente legato all'effettivo svolgimento delle funzioni di ufficiale rogante presso l'ente locale. La Corte ha inoltre dichiarato nullo qualsiasi accordo individuale che riconosca tale diritto in assenza di una previsione della contrattazione collettiva, ribadendo che la determinazione della retribuzione nel pubblico impiego è materia riservata esclusivamente al CCNL.
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Compenso prestazioni aggiuntive: quando è dovuto?
Un dipendente di un'azienda sanitaria pubblica ha svolto prestazioni lavorative extra per un progetto di 'dialisi estiva'. La Corte d'Appello aveva negato il pagamento per la mancanza dei requisiti formali previsti per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il lavoro svolto con il consenso, anche implicito, del datore di lavoro deve essere retribuito come straordinario ai sensi dell'art. 2126 c.c., garantendo così il diritto al compenso per prestazioni aggiuntive.
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Finanziamento enti pubblici: limiti per società multiutility
La Cassazione chiarisce i limiti del finanziamento a enti pubblici, stabilendo che le società di capitali multiutility non sono soggette al divieto di indebitamento per spese correnti previsto per gli enti territoriali. La Corte ha cassato la decisione che dichiarava nullo un contratto di finanziamento, affermando che tali società godono di autonomia negoziale secondo il codice civile, anche se partecipate da enti pubblici.
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Giudicato implicito interno: la Cassazione alle Sezioni Unite
Una società immobiliare chiede un risarcimento per lite temeraria. La Corte d'Appello dichiara la domanda inammissibile. In Cassazione, sorge un contrasto giurisprudenziale sul concetto di giudicato implicito interno: può il giudice d'appello rilevare d'ufficio l'inammissibilità se il primo giudice ha deciso nel merito senza pronunciarsi sul punto? La questione è rimessa alle Sezioni Unite per risolvere il conflitto e stabilire i poteri del giudice del gravame.
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Competenza acque pubbliche: rinvio alle Sezioni Unite
Una società agricola ha citato in giudizio un consorzio di bonifica per i danni subiti a causa di un'interruzione nella fornitura d'acqua. Il tribunale di primo grado si è dichiarato incompetente, indicando il Tribunale regionale delle acque pubbliche come foro corretto. La Corte di Cassazione, investita della questione sulla competenza acque pubbliche, ha riscontrato un contrasto giurisprudenziale sul tema e ha disposto il rinvio della decisione, in attesa di un pronunciamento chiarificatore da parte delle Sezioni Unite.
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Notifica appello: l’errore del giudice non danneggia
Una società di costruzioni si era vista dichiarare inammissibile l'appello dalla Corte territoriale, nonostante avesse rinnovato la notifica appello entro il nuovo termine concesso dallo stesso giudice a seguito del fallimento del primo tentativo. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il giudice non può penalizzare la parte che si conforma a un suo ordine, in virtù del principio del legittimo affidamento e del giusto processo. Se l'ordine di rinnovazione è errato, il giudice deve revocarlo e concedere un nuovo termine, non dichiarare l'atto inammissibile.
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Adeguamento triennale: Cassazione attende le Sezioni Unite
La Corte di Cassazione ha sospeso la decisione su un ricorso riguardante il diritto all'adeguamento triennale per alcuni dipendenti pubblici. La causa è stata rinviata in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite sulla medesima questione, già sollevata in un altro procedimento, per garantire uniformità interpretativa.
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Lavoro straordinario: il diritto alla retribuzione
Un operatore sanitario ha richiesto il pagamento di ore di lavoro extra svolte per un progetto estivo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in assenza dei requisiti formali per le "prestazioni aggiuntive", il lavoro svolto oltre l'orario standard con il consenso del datore di lavoro deve essere retribuito come lavoro straordinario, in applicazione dell'art. 2126 c.c. che tutela la prestazione lavorativa effettivamente resa.
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