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Giurisprudenza Civile

Rinuncia tacita al credito: la Cassazione chiarisce
Due ex soci di una società di consulenza ricorrono in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva dichiarato cessata la materia del contendere in una causa per risarcimento danni contro una società energetica. La Corte d'Appello aveva interpretato la cancellazione della società dal registro imprese come una rinuncia tacita al credito, poiché il credito non era stato ancora accertato al momento della cancellazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza per un vizio di notifica dell'atto d'appello a uno degli ex soci. La notifica, avvenuta a un indirizzo errato, è stata dichiarata nulla, rendendo illegittima la dichiarazione di contumacia e assorbendo le questioni di merito sulla rinuncia tacita al credito.
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Servitù padre di famiglia: Cassazione chiarisce
Una controversia tra parenti su un diritto di passaggio porta la Cassazione a confermare importanti principi. La Corte rigetta il ricorso, stabilendo che la servitù per destinazione del padre di famiglia nasce dallo stato di fatto preesistente alla divisione, senza che sia necessaria l'interclusione del fondo dominante. Inoltre, vengono dichiarate inammissibili le questioni sollevate per la prima volta in sede di legittimità, come quella sull'uso civico dei terreni.
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Licenziamento per rifiuto trasferimento: quando è ok?
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per rifiuto trasferimento di una lavoratrice. L'azienda, in crisi economica, aveva disposto il trasferimento per comprovate ragioni tecnico-organizzative, come la soppressione di posizioni lavorative nella sede di provenienza e la disponibilità di posti in quella di destinazione. Secondo la Corte, l'azienda ha assolto il suo onere probatorio e la scelta della dipendente è avvenuta nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, rendendo il rifiuto della lavoratrice ingiustificato e, di conseguenza, il licenziamento legittimo.
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Compensazione spese processuali: la Cassazione decide
Una società si opponeva a una cartella di pagamento milionaria. Pur vincendo la causa nel merito, le spese legali venivano compensate. La Cassazione conferma la compensazione spese processuali, spiegando che l'accoglimento di solo uno dei motivi di opposizione configura una soccombenza reciproca tra le parti, giustificando la decisione.
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Apparenza della servitù: la prova è essenziale
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di riconoscimento di una servitù di passaggio per usucapione. Il caso sottolinea l'importanza di dimostrare l'apparenza della servitù, ovvero la presenza di opere visibili e permanenti create in modo inequivocabile per servire il fondo dominante. La semplice esistenza di una strada non è sufficiente a provare il diritto. La Corte ha chiarito che il requisito dell'apparenza della servitù richiede una prova specifica, un 'quid pluris', che dimostri la destinazione della strada a vantaggio del fondo che ne reclama l'uso.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese in Cassazione
In una controversia edilizia giunta in Cassazione, la parte ricorrente ha presentato una rinuncia al ricorso a seguito di una transazione. La Corte Suprema ha dichiarato estinto il processo, chiarendo che, a differenza dei gradi di merito, in Cassazione la rinuncia è un atto unilaterale efficace senza accettazione. Quest'ultima rileva solo per evitare la condanna alle spese. È stato inoltre escluso l'obbligo di versare il doppio del contributo unificato, non applicabile in caso di rinuncia.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia all’impugnazione
Una società di legname aveva presentato ricorso in Cassazione contro una società fornitrice di energia elettrica. Prima dell'udienza, il difensore della ricorrente ha depositato un atto di rinuncia. La Corte Suprema ha dichiarato l'estinzione del giudizio, confermando la validità della rinuncia e stabilendo che non fossero dovute spese legali, dato che le controparti non si erano costituite.
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Servitù padre di famiglia: vale in vendita forzata
Un proprietario, a seguito di una vendita forzata di una porzione del suo terreno, tentava di impedire l'accesso ai nuovi proprietari attraverso una strada preesistente. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, confermando che la servitù per destinazione del padre di famiglia si costituisce validamente anche quando la divisione dei fondi deriva da un'esecuzione forzata e non da un atto volontario. La Corte ha inoltre chiarito che il requisito dell'unico proprietario sussiste anche in caso di comproprietà.
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Onere prova modifica contratto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8979/2024, ha stabilito principi chiari sull'onere della prova in caso di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali. In una controversia tra una società di servizi e una compagnia telefonica, la Corte ha affermato che la semplice emissione di fatture con un nuovo piano tariffario non è sufficiente a dimostrare l'accettazione della modifica da parte del cliente. Spetta al fornitore, in base al principio di vicinanza della prova, dimostrare l'effettivo consenso alla variazione, specialmente se il contratto originale prevedeva la forma scritta per qualsiasi modifica. L'ordinanza ribadisce che l'onere della prova modifica contratto grava sulla parte che la afferma.
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Rinvio dell’udienza per accordo: la Cassazione decide
In una complessa vicenda giudiziaria relativa a marchi e concorrenza sleale, la Corte di Cassazione ha concesso il rinvio dell'udienza. La decisione è stata presa su richiesta congiunta delle parti, che hanno avviato trattative per un accordo transattivo. Questo provvedimento interlocutorio mira a facilitare una risoluzione bonaria della controversia, sospendendo temporaneamente il procedimento.
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Concessione pubblica e mercato illegale: la Cassazione
Una società titolare di una concessione pubblica per la raccolta di scommesse ha citato in giudizio le Amministrazioni concedenti, lamentando i danni derivanti dalla mancata repressione del mercato illegale. Dopo una condanna in sede arbitrale, confermata in appello, le Amministrazioni si sono rivolte alla Cassazione. La Suprema Corte, riconoscendo la novità e l'importanza della questione sulla responsabilità dello Stato in una concessione pubblica, ha disposto il rinvio della causa a pubblica udienza per un esame approfondito.
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Improcedibilità del ricorso: le conseguenze del mancato deposito
Una contribuente ha impugnato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale, notificando il ricorso all'Agenzia delle Entrate, ma senza poi depositarlo in Cancelleria. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso. Questa decisione sottolinea come il deposito dell'atto sia un adempimento fondamentale, la cui omissione rende l'impugnazione inefficace, anche se la controparte non solleva la questione. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese legali e al versamento di un ulteriore contributo unificato.
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Reddito immobile pignorato: chi paga le tasse?
La Corte di Cassazione chiarisce che il reddito derivante dalla locazione di un immobile pignorato concorre a formare il reddito imponibile del proprietario-debitore esecutato, anche se i canoni sono percepiti dal custode giudiziario. L'obbligo fiscale sorge in capo al proprietario, poiché i canoni, pur non incassati direttamente, incrementano l'attivo destinato a soddisfare i suoi debiti. La Corte distingue nettamente questa fattispecie dal sequestro giudiziario.
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Licenziamento falsa attestazione: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico contro il licenziamento per falsa attestazione della presenza. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva ritenuto provata la condotta e proporzionata la sanzione espulsiva.
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Nullità relativa urbanistica: chi può invocarla?
La Corte di Cassazione analizza un contratto di vendita immobiliare del 1982, relativo a un'area apparentemente edificabile ma su cui sorgevano immobili abusivi. La Corte ha stabilito che la nullità prevista dalla L. 10/1977 è una nullità relativa urbanistica. Pertanto, può essere fatta valere solo dall'acquirente ignaro dell'abuso e non può essere rilevata d'ufficio dal giudice a danno dello stesso. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio.
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Licenziamento falsa timbratura: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico contro il licenziamento per falsa timbratura. Il lavoratore era stato licenziato per essersi allontanato dal servizio in più occasioni senza registrare l'uscita. La Suprema Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, confermando così la validità del licenziamento deciso nei gradi di merito.
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Licenziamento dipendente pubblico: Cassazione e limiti
Un dipendente pubblico è stato licenziato per essersi allontanato ripetutamente dal posto di lavoro senza timbrare il cartellino. Dopo la conferma della legittimità del licenziamento in primo e secondo grado, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo ruolo non è quello di riesaminare nel merito i fatti, ma di verificare la corretta applicazione della legge. La decisione sul licenziamento dipendente pubblico è quindi divenuta definitiva.
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Responsabilità committente: quando la prova non basta
Una società fallita ha citato in giudizio l'acquirente dei suoi beni per i danni subiti al capannone durante le operazioni di asporto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione d'appello. La Corte ha stabilito che, a causa della negligenza della stessa curatela fallimentare nel supervisionare le operazioni, non era possibile raggiungere la prova certa della colpevolezza dell'incaricato all'asporto. Di conseguenza, è venuta meno anche la responsabilità committente della società acquirente.
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Litisconsorzio necessario: reintegro e controinteressati
Un dirigente pubblico impugna la revoca anticipata del suo incarico a seguito di una riorganizzazione aziendale. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, confermando la correttezza del giudizio di merito che aveva stabilito il litisconsorzio necessario con il dirigente subentrato. La Corte chiarisce che la richiesta di reintegrazione incide direttamente sulla posizione del terzo, rendendo indispensabile la sua partecipazione al processo. Inoltre, i motivi volti a una nuova valutazione dei fatti sono stati dichiarati inammissibili.
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Petizione di eredità: limiti e beni recuperabili
Un erede agiva in giudizio contro la sorella per ottenere la sua quota di eredità, sostenendo che quest'ultima si fosse appropriata indebitamente di somme e titoli dai conti cointestati ai defunti genitori. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito i limiti della petizione di eredità. Ha stabilito che tale azione può essere utilizzata solo per recuperare i beni che facevano parte dell'asse ereditario al momento dell'apertura della successione. Di conseguenza, le somme trasferite dai conti prima del decesso dei genitori non possono essere reclamate con questo strumento, poiché non rientravano più nel loro patrimonio. Il ricorso dell'erede è stato quindi rigettato.
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