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Giurisprudenza Civile

Delibera condominiale annullabile: il caso Cassazione
Una società costruttrice, esentata dal pagamento delle spese condominiali per le unità invendute da un regolamento contrattuale, si è vista addebitare tali costi da una delibera assembleare. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale delibera non è nulla, ma si tratta di una delibera condominiale annullabile. Di conseguenza, doveva essere impugnata entro il termine di 30 giorni, altrimenti diventa definitiva. La ripetizione della violazione in più delibere non trasforma il vizio in nullità.
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Modifica servitù di passaggio: l’accordo è vincolante
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18004/2024, ha stabilito che un accordo scritto per la modifica servitù di passaggio, completo di planimetria, costituisce un contratto definitivo e vincolante. La parte che ha sottoscritto l'accordo non può rifiutarsi di adempiere, essendo obbligata a realizzare il nuovo percorso a proprie spese. La Corte ha rigettato il ricorso della proprietaria del fondo servente, che sosteneva la natura meramente preliminare e indeterminata dell'accordo, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Legittimazione processuale condominio: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18003/2024, ha stabilito principi fondamentali sulla legittimazione processuale del condominio. Ha chiarito che i singoli condomini possono agire per tutelare i beni comuni in modo concorrente con l'amministratore. Inoltre, ha precisato che un giudice non può sindacare incidentalmente la validità di una delibera assembleare annullabile e che, in caso di difetto di autorizzazione, deve essere concesso un termine per la regolarizzazione.
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Responsabilità del mandatario: quando è contrattuale?
Un investitore ha affidato la gestione del proprio patrimonio a un conoscente, subendo ingenti perdite a causa di operazioni speculative e in conflitto di interessi. Le corti di merito hanno qualificato il rapporto come un mandato, accertando la responsabilità contrattuale del gestore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la consegna di procure e credenziali bancarie sono elementi sufficienti a provare l'esistenza di un contratto di mandato, e ha ribadito i limiti del proprio sindacato sulla motivazione delle sentenze di merito. Questa ordinanza definisce i contorni della responsabilità del mandatario.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
Una società, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un decreto della Corte d'Appello, ha successivamente dichiarato di rinunciare al ricorso stesso. La controparte ha accettato la rinuncia e ha acconsentito alla compensazione delle spese legali. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio, ponendo fine al contenzioso.
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Scioglimento preliminare: quando è valido nel concordato?
Una famiglia di promissari acquirenti ha contestato lo scioglimento dei propri contratti preliminari, previsto nel piano di concordato preventivo di una società immobiliare. La Corte di Cassazione ha accolto il loro ricorso, annullando la decisione della Corte d'Appello. La Suprema Corte ha stabilito che i giudici di merito non avevano verificato adeguatamente se lo scioglimento fosse avvenuto tramite un valido accordo scritto (mutuo consenso) o attraverso la necessaria autorizzazione del tribunale, come richiesto dalla legge fallimentare per lo scioglimento preliminare dei contratti pendenti.
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Compenso avvocato revocatoria: il valore della causa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17996/2024, chiarisce i criteri per la liquidazione del compenso dell'avvocato in un'azione revocatoria. La Corte stabilisce che il valore della causa non è indeterminato, ma deve essere calcolato in base al valore effettivo della controversia, permettendo al giudice di adeguare l'onorario in caso di manifesta sproporzione con il valore formale della domanda. Viene inoltre confermato che la richiesta di compensi separati per più avvocati, se non avanzata in primo grado, è inammissibile in sede di reclamo.
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Termine ricorso cassazione concordato: 30 giorni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17995/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da un'agenzia governativa contro una società in concordato preventivo. La decisione si fonda sulla tardività del ricorso, depositato oltre il termine perentorio di trenta giorni. La Corte ha ribadito che, in materia di concordato, il termine per il ricorso per cassazione decorre dalla comunicazione del decreto della Corte d'Appello e non è soggetto a sospensione feriale, sottolineando l'esigenza di celerità che caratterizza le procedure concorsuali.
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Consulenza tecnica di parte: la Cassazione chiarisce
Una società in liquidazione ha citato in giudizio un istituto bancario per usura su un contratto di conto corrente. Dopo la reiezione in appello, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che un giudice può legittimamente fondare la propria decisione su una consulenza tecnica di parte (CTP), in quanto costituisce un'allegazione difensiva a contenuto tecnico. Ha inoltre ribadito l'irrilevanza dell'usura sopravvenuta e qualificato il ricorso come un tentativo inammissibile di riesaminare il merito dei fatti.
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Licenziamento collettivo ente pubblico: la Cassazione rinvia
Un'azienda pubblica per la promozione turistica, in liquidazione, avvia una procedura di licenziamento collettivo. Gli ex dipendenti impugnano i licenziamenti, sostenendo che l'ente, per sua natura, non avrebbe potuto applicare la normativa prevista per le imprese private. La Corte d'Appello dà ragione all'ente sulla sua natura 'economica', ma rileva un vizio di procedura per un dirigente. La Corte di Cassazione, investita della questione da entrambe le parti, ritiene la definizione della natura giuridica dell'ente un punto di diritto di particolare rilevanza e, con ordinanza interlocutoria, rinvia la causa alla pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza ancora decidere nel merito.
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Concordato preventivo e fallimento: cosa succede?
Una società alimentare, dopo la revoca dell'omologazione del suo concordato preventivo, ricorre in Cassazione. Tuttavia, nelle more del giudizio, viene dichiarata fallita con sentenza definitiva. La Suprema Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso, affermando che il rapporto tra concordato preventivo e fallimento è di assorbimento: la successiva dichiarazione di fallimento assorbe l'intera controversia sulla crisi d'impresa, rendendo impossibile proseguire il giudizio separato sul concordato.
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Diritto di uso esclusivo: la Cassazione nega validità
La Cassazione, con sent. 17991/2024, ha stabilito che il diritto di uso esclusivo su una corte condominiale non può essere creato come diritto reale atipico. Un "patto speciale" in una compravendita successiva non può validamente "concentrare" tale diritto su una sola unità, privandone altre che ne avevano titolo in base all'atto costitutivo del condominio. La pattuizione è stata dichiarata illegittima, accogliendo il ricorso della condomina esclusa.
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Legge straniera applicabile e regime patrimoniale
La Corte di Cassazione chiarisce come determinare la legge straniera applicabile al regime patrimoniale di coniugi con diverse nazionalità e residenza all'estero. In un caso riguardante un acquisto immobiliare in Italia, la Corte ha applicato la legge dello Stato della Virginia (USA), luogo di prevalente vita matrimoniale, escludendo il regime di comunione legale dei beni poiché non previsto da tale ordinamento per gli acquisti in costanza di matrimonio, ma solo in sede di divorzio.
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Dolus causam dans: annullamento per contachilometri
Una società venditrice di auto usate è stata citata in giudizio da una concessionaria acquirente per l'annullamento di due contratti di compravendita a causa della manomissione dei contachilometri. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha cassato la sentenza d'appello per motivazione contraddittoria, chiarendo la fondamentale distinzione tra dolus causam dans, che determina l'annullamento del contratto poiché il raggiro è stato essenziale per il consenso, e dolus incidens, che porta solo al risarcimento del danno perché il contratto sarebbe stato comunque concluso, ma a condizioni diverse. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Deposito telematico: la data che conta è la ricevuta
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla tempestività del deposito telematico. Un ricorso, inizialmente dichiarato inammissibile perché ritenuto tardivo, è stato giudicato tempestivo. La Corte ha chiarito che la data che fa fede non è quella di registrazione dell'atto da parte della cancelleria, ma il momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna (RdAC) dal sistema di posta elettronica certificata del Ministero della Giustizia. Questa decisione protegge il cittadino da ritardi non imputabili a lui.
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Pagamento in contanti: risoluzione contratto slot
Un gestore di un locale risolve un contratto con una società installatrice di slot machine a causa dei pagamenti ricevuti in contanti. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 17985/2024, ha confermato la decisione, stabilendo che il divieto di pagamento in contanti nel settore dei giochi è una norma imperativa che si applica a tutta la filiera, giustificando la risoluzione del contratto per inadempimento.
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Impugnazione delibera: la prova della notifica
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17984/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di impugnazione di delibera condominiale. In caso di contestazione, spetta al condominio, in qualità di mittente, fornire la prova certa dell'avvenuta consegna della raccomandata contenente il verbale al condomino assente. La semplice tracciatura online che riporta una dicitura ambigua non è sufficiente a far scattare la presunzione di conoscenza e, di conseguenza, il termine per l'impugnazione. La Corte ha accolto il ricorso di un condomino, cassando la decisione di merito che aveva ritenuto tardiva la sua opposizione basandosi su una prova di notifica inadeguata.
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Legittimazione passiva equa riparazione: chi paga?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17982/2024, interviene su un caso di 'Pinto su Pinto', ovvero una richiesta di equa riparazione per il ritardo nell'esecuzione di un precedente indennizzo. La Corte chiarisce la questione della legittimazione passiva equa riparazione, stabilendo che la responsabilità per il ritardo va ripartita: il Ministero della Giustizia risponde per la fase ordinaria, mentre il Ministero dell'Economia per la fase del giudizio amministrativo di ottemperanza. Viene quindi accolto il motivo sulla carenza di legittimazione passiva del solo Ministero della Giustizia per la seconda fase del processo.
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Istanza di prelievo: obbligo per l’indennizzo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una cittadina che chiedeva un indennizzo per l'irragionevole durata di un processo amministrativo. La domanda era stata respinta perché non era stata presentata l'istanza di prelievo. La Corte ha confermato che tale istanza non è una mera formalità, ma un rimedio preventivo obbligatorio ed efficace, la cui omissione preclude il diritto all'equa riparazione, in linea con la giurisprudenza della Corte Costituzionale.
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Eccezione nuova in appello: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17979/2024, ha ribadito i rigidi limiti alla proposizione di un'eccezione nuova in appello. Nel caso esaminato, alcuni fideiussori avevano sollevato la questione della nullità del contratto per violazione della normativa antitrust solo nelle memorie finali del giudizio di secondo grado. La Corte ha dichiarato tale eccezione inammissibile, chiarendo che le comparse conclusionali servono solo a illustrare domande e difese già ritualmente introdotte. Anche il potere del giudice di rilevare d'ufficio la nullità presuppone che i fatti costitutivi della stessa siano già stati allegati tempestivamente nel corso del processo. La decisione sottolinea l'importanza di una strategia difensiva completa fin dal primo grado di giudizio.
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