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Giurisprudenza Civile

Principio di prevenzione su fondi non edificabili
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8405/2024, ha stabilito che il principio di prevenzione in materia di distanze tra costruzioni non si applica se il fondo del vicino, che dovrebbe costruire per secondo, non è edificabile. Nel caso specifico, un terreno era interamente gravato da una servitù di passaggio, rendendolo di fatto non edificabile. Pertanto, il proprietario di tale fondo non poteva contestare la costruzione del vicino eretta a distanza inferiore da quella legale dal confine, poiché non aveva un diritto a costruire da tutelare.
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Servitù di passaggio coattivo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la costituzione di una servitù di passaggio coattivo a favore di un fondo intercluso. La ricorrente sosteneva l'esistenza di percorsi alternativi, tra cui un fondo in comproprietà e un accesso pedonale. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la comproprietà di un fondo vicino non è un'alternativa valida e che l'accesso pedonale non esclude la necessità di un passaggio veicolare. La decisione si è basata sulla valutazione di fatto che il passaggio imposto era l'unica soluzione possibile e la meno dannosa.
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Concordato con continuità e creditori a ‘zero’ utility
Una società, dichiarata fallita dopo il rigetto della sua proposta di concordato con continuità per aver offerto zero soddisfazione ai creditori chirografari, ha fatto ricorso in Cassazione. Sostiene che l'utilità per i creditori possa consistere nella prosecuzione dei rapporti commerciali, legittimando una 'classe a zero'. La Corte di Cassazione, riconoscendo l'elevata importanza giuridica della questione, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per la decisione finale.
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Giudicato interno e appello: una lezione cruciale
La Corte di Cassazione chiarisce la portata del giudicato interno in un caso di responsabilità professionale di un architetto. Non avendo impugnato una sentenza non definitiva che ne affermava la colpa per dei danni, l'architetto non ha potuto ridiscutere la questione in Cassazione. Il ricorso è stato accolto solo per l'errata applicazione del tasso di interesse, non applicabile ratione temporis al caso di specie, iniziato prima della riforma.
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Corrispondenza chiesto e pronunciato: la Cassazione
Un avvocato ha impugnato la decisione che ammetteva solo parzialmente il suo credito per onorari professionali nella liquidazione di una banca. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo la violazione del principio di corrispondenza chiesto e pronunciato, poiché il tribunale di merito aveva omesso di pronunciarsi su cinque specifiche cause. Ha invece rigettato il motivo relativo all'omesso esame di un fatto decisivo per altre pratiche, ritenute genericamente formulate. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo esame sulle domande omesse.
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Sosta vietata per guasto: non basta per evitare la multa
Un automobilista ha lasciato il proprio veicolo in sosta vietata per guasto per 37 giorni in una Zona a Traffico Limitato, ricevendo multiple sanzioni. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, affermando che il guasto meccanico non è una scusante sufficiente se l'automobilista non agisce con diligenza per rimuovere il veicolo e avvisare le autorità competenti. La Corte ha sottolineato che vige una presunzione di colpa a carico del trasgressore, il quale ha l'onere di provare la propria assenza di negligenza.
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Mala gestio assicurativa: quando è legittima?
Una società di trasporti ha accusato la propria compagnia assicurativa di mala gestio assicurativa per aver gestito in modo inadeguato un sinistro e aver revocato un'offerta di risarcimento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che un'offerta transattiva non equivale a un riconoscimento di debito e che la sua revoca, motivata dal comportamento dell'assicurato (come la mancata restituzione di documenti), non configura una gestione in malafede. La decisione sottolinea l'importanza di valutare la condotta complessiva delle parti.
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Litisconsorzio necessario: co-owner must be sued
Una comproprietaria ha presentato opposizione di terzo contro una sentenza che ordinava la demolizione di un muro comune, lamentando la mancata partecipazione al giudizio (litisconsorzio necessario). La Corte d'Appello aveva respinto la sua richiesta. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che quando un'azione legale comporta la demolizione di un bene in comproprietà, tutti i proprietari devono obbligatoriamente partecipare al processo, rendendo fondata la tesi del litisconsorzio necessario.
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Polizza claims made: quando è inefficace?
La Cassazione rigetta il ricorso degli eredi di un dirigente pubblico. La corte conferma che una polizza claims made è inefficace se, al momento della stipula, il danno e la responsabilità erano già noti all'assicurato, mancando l'elemento del rischio. L'azione di regresso basata su una provvisionale penale è legittima.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione conferma un decreto di estinzione del giudizio, respingendo l'opposizione dei ricorrenti. La Corte ha stabilito che la mancata richiesta di decisione entro 40 giorni dalla notifica di una proposta di definizione anticipata, ai sensi del nuovo art. 380-bis c.p.c., equivale a una rinuncia al ricorso, portando all'estinzione del procedimento. È stato accertato che la comunicazione era stata regolarmente inviata ai difensori, rendendo l'inerzia successiva determinante per la chiusura del caso.
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Dichiarazione di fallimento: la sequenza procedurale
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una società contro la propria dichiarazione di fallimento. La Corte ha confermato che la dichiarazione di fallimento deve seguire logicamente e cronologicamente il decreto di inammissibilità della proposta di concordato preventivo. Anche se emessi lo stesso giorno, la sequenza è stata ritenuta valida sulla base del contenuto degli atti, che indicava la priorità logica della decisione sul concordato. La sentenza affronta anche la legittimità dell'azione del Pubblico Ministero e la corretta valutazione dello stato di insolvenza.
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Onere della prova: la Cassazione chiarisce i limiti
Un proprietario ha citato in giudizio due fratelli per l'occupazione illegale di un suo terreno. I fratelli hanno perso in primo e secondo grado. In Cassazione, hanno contestato errori procedurali e la valutazione delle prove del giudice, sostenendo che l'onere della prova fosse stato gestito in modo errato. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando che un semplice disaccordo con la valutazione delle prove da parte del giudice non costituisce un motivo valido per il ricorso e ha chiarito le rigide condizioni per denunciare una violazione delle norme sulle prove e sull'onere della prova.
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Errore di fatto: quando la revocazione è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. Il ricorrente contestava la condanna alle spese, sostenendo un difetto di notifica del controricorso. La Corte ha stabilito che la valutazione sulla regolarità di un atto processuale costituisce un errore di giudizio e non un errore di fatto, confermando una distinzione cruciale e rigettando la richiesta.
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Appalto: certificato mancante, colpa del committente
Un condominio ha citato in giudizio l'impresa appaltatrice e il direttore dei lavori per il mancato rilascio del certificato di prevenzione incendi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze precedenti. È stato stabilito che le opere erano idonee e che il certificato mancante era da imputare alla condotta dello stesso condominio, che aveva interrotto i rapporti con l'impresa, impedendo così la raccolta della documentazione necessaria.
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Riunione dei ricorsi: l’obbligo ex art. 335 c.p.c.
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8379/2024, ha disposto la riunione dei ricorsi proposti separatamente contro la stessa sentenza della Corte d'Appello. La decisione si fonda sull'applicazione dell'art. 335 del codice di procedura civile, che impone la trattazione congiunta di tutte le impugnazioni relative alla medesima decisione per garantire coerenza e economia processuale. Questo provvedimento sottolinea l'obbligatorietà della riunione dei ricorsi, anche d'ufficio, per evitare pronunce contrastanti.
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Competenza uso area condominiale: decide il Tribunale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8420/2024, ha stabilito un importante principio sulla competenza in materia di uso delle aree comuni in condominio. Quando la controversia non riguarda le semplici modalità d'uso, ma contesta l'esistenza stessa del diritto di un condomino a un determinato utilizzo che impedisce agli altri il pari godimento, la competenza spetta al Tribunale e non al Giudice di Pace. Il caso riguardava l'occupazione di un cortile condominiale con tavolini e sedie da parte di un'attività commerciale, un uso che era stato negato da una delibera assembleare.
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Responsabilità distributore energia: la Cassazione chiarisce
Una società ha citato in giudizio un distributore di energia per danni derivanti da presunti errori di fatturazione dovuti a un contatore difettoso. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, definendo i limiti della responsabilità del distributore di energia. La Corte ha stabilito che le interruzioni processuali possono essere sollevate solo dalla parte interessata e che il ricorso di un giudice a una perizia tecnica (CTU) è valido se le critiche sono generiche e non specifiche.
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Uso più intenso bene comune: la Cassazione decide
Una disputa tra vicini sull'uso di un pilastro comune per sostenere una tettoia privata arriva in Cassazione. La Corte annulla la decisione dei giudici di merito, che avevano ordinato la rimozione dell'opera. Il principio chiave è che un 'uso più intenso del bene comune' è lecito se non altera la destinazione del bene e non impedisce agli altri comproprietari di farne parimenti uso. La Corte ha chiarito che non basta constatare l'uso esclusivo di una parte del bene, ma bisogna verificare in concreto se i limiti imposti dall'art. 1102 c.c. siano stati violati. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Riunione ricorsi Cassazione: quando è obbligatoria?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha disposto la riunione dei ricorsi proposti contro la medesima sentenza. La decisione si fonda sull'applicazione dell'art. 335 c.p.c., che impone la trattazione congiunta di più impugnazioni relative allo stesso provvedimento per garantire l'uniformità della decisione ed evitare giudicati contrastanti. Il caso specifico riguardava un secondo ricorso presentato contro una sentenza d'appello già oggetto di una precedente impugnazione, rendendo la riunione un atto processuale dovuto.
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Cancellazione trascrizione domanda di riduzione: quando?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8413/2024, ha stabilito che la cancellazione della trascrizione di una domanda di riduzione deve essere ordinata quando la richiesta di reintegrazione in natura della quota di legittima viene respinta in via definitiva, anche se al legittimario viene riconosciuto un indennizzo monetario. La persistenza della trascrizione è giustificata solo dalla possibilità che l'immobile venga restituito, venuta meno tale possibilità, la trascrizione perde la sua funzione e va cancellata per non gravare ingiustificatamente sul bene.
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