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Giurisprudenza Civile

Inquadramento dipendente pubblico: anzianità non basta
Un dipendente pubblico, trasferito dal Ministero della Giustizia a un'Azienda Sanitaria Locale, ha richiesto un inquadramento in una fascia economica superiore basandosi sull'anzianità di servizio maturata. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'inquadramento del dipendente pubblico si fonda sul 'maturato economico' per garantire lo stesso livello retributivo, e non sull'anzianità, la quale non comporta un'automatica progressione di carriera.
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Inquadramento dipendente pubblico: no a fascia alta
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel passaggio di un dipendente da un'amministrazione pubblica a un'altra, il corretto inquadramento dipendente pubblico non garantisce l'accesso a una fascia retributiva superiore basata unicamente sull'anzianità di servizio maturata. La normativa mira a proteggere il trattamento economico già percepito, anche tramite un assegno 'ad personam', ma le progressioni economiche nel nuovo comparto seguono le regole specifiche del contratto di destinazione, spesso basate su criteri selettivi e non sulla mera anzianità.
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Improcedibilità ricorso per cassazione: i termini
Un'Azienda Sanitaria Locale ha impugnato una sentenza della Corte d'Appello sfavorevole in una causa di lavoro. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso per cassazione perché depositato oltre il termine perentorio di 20 giorni dalla notifica, ribadendo che tale vizio procedurale deve essere rilevato d'ufficio dal giudice.
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Responsabilità aggravata: quando è inammissibile?
Una società immobiliare, pur vincitrice in appello, ricorre in Cassazione per ottenere il risarcimento per responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c. a carico della controparte. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo due principi fondamentali: la valutazione sulla mala fede o colpa grave è un apprezzamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità, e la richiesta di condanna per responsabilità aggravata è incompatibile con la decisione del giudice di merito di compensare le spese di lite.
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Stato di insolvenza: i criteri per la valutazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro la sua liquidazione giudiziale. Viene confermato che, per la valutazione dello stato di insolvenza, non è sufficiente la mera contestazione di un credito, se altri elementi dimostrano l'incapacità strutturale dell'impresa di adempiere alle proprie obbligazioni.
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Rinnovazione notifica: Cassazione fissa le regole
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha disposto la rinnovazione della notifica di un ricorso. Il caso nasce da una disputa immobiliare tra vicini. La Corte ha rilevato un vizio nella notifica postale a due delle parti, la cui consegna era fallita per irreperibilità. Secondo la Corte, per perfezionare la notifica in tali casi, è indispensabile produrre l'avviso di avvenuto deposito (C.A.D.), cosa che non era avvenuta. Di conseguenza, il procedimento è stato sospeso in attesa che la notifica venga correttamente eseguita.
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Società in house: stipendi e blocco della spesa
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società in house che aveva bloccato gli aumenti stipendiali previsti dal contratto collettivo, giustificandosi con i limiti di spesa pubblica. La Corte ha stabilito che i rapporti di lavoro in tali società sono di natura privatistica e che la riduzione dei costi del personale deve avvenire tramite la contrattazione di secondo livello, non con decisioni unilaterali, anche se sollecitate dall'ente pubblico controllante.
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Iscrizione ipotecaria: guida alla giurisdizione
Un contribuente ha impugnato un'iscrizione ipotecaria basata sia su debiti tributari che contributivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando un principio fondamentale: la giurisdizione per l'impugnazione dipende dalla natura del credito sottostante. Pertanto, per i debiti tributari è competente il giudice tributario, mentre per i contributi previdenziali è competente il giudice del lavoro. La sentenza chiarisce la necessità di adire il giudice corretto per evitare declaratorie di inammissibilità o difetto di giurisdizione.
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Risarcimento del danno: onere di allegazione preciso
La Corte di Cassazione chiarisce che per ottenere il risarcimento del danno da ridotto godimento di un immobile, non è sufficiente una richiesta generica. Il proprietario deve allegare fin dall'inizio i fatti specifici che dimostrano il pregiudizio subito, come la perdita di guadagni da un'attività commerciale. In un caso di infiltrazioni in un condominio, la Corte ha annullato la condanna al risarcimento per mancati introiti di un'attività di affittacamere perché tale circostanza non era stata specificamente dedotta nella domanda iniziale, ribadendo l'importanza dell'onere di allegazione per la corretta definizione del processo.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide
Una società aveva impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in una controversia bancaria. Durante il processo, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando la società a rinunciare al ricorso. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese legali come pattuito.
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Prescrizione Sentenza: come opporsi dopo 10 anni
Un creditore avvia un pignoramento sulla base di una sentenza del 2009, divenuta definitiva nello stesso anno. Il debitore si oppone eccependo la prescrizione decennale del diritto. Il Tribunale di Brescia accoglie l'opposizione, confermando che la prescrizione della sentenza si era compiuta nel 2019 e annullando il diritto del creditore di procedere per la sorte capitale. Tuttavia, condanna il debitore al pagamento dell'imposta di registro, versata di recente dal creditore, in quanto tale credito non era prescritto.
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Inammissibilità ricorso per cassazione: la guida
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità di un ricorso contro una procedura esecutiva. La decisione si fonda sulla genericità, confusione dei motivi e sull'errato strumento processuale utilizzato dalla ricorrente, che lamentava l'estinzione del processo. La sentenza sottolinea l'importanza del rispetto dei requisiti formali per evitare una declaratoria di inammissibilità ricorso per cassazione.
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Qualifica di consumatore: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che la qualifica di consumatore spetta a chi investe per scopi privati, indipendentemente dall'entità del capitale o dalle competenze tecniche. L'ordinanza ha annullato la decisione di merito che negava la giurisdizione italiana in una controversia tra due risparmiatori e una società di intermediazione finanziaria estera. La Corte ha chiarito che, per definire un investitore come consumatore, conta solo la finalità extra-professionale dell'operazione, rendendo inefficace la clausola contrattuale che prevedeva la competenza di un tribunale straniero.
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Obblighi informativi banca: doveri dopo l’acquisto
La Corte di Cassazione stabilisce che gli obblighi informativi della banca non cessano con la vendita di un prodotto finanziario. In un caso riguardante obbligazioni poi fallite, la Corte ha sancito che l'intermediario ha il dovere di comunicare al cliente ogni aggravamento del rischio, specialmente in presenza di garanzie contrattuali specifiche che implicano un monitoraggio post-vendita. La sentenza chiarisce che il dovere di diligenza e trasparenza persiste anche dopo l'acquisto.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide sulle spese
Una garante, dopo aver proposto ricorso in Cassazione, vi rinuncia. La Corte Suprema dichiara l'estinzione del giudizio ma, analizzando i motivi del ricorso, ne individua uno fondato relativo a un vizio procedurale. Di conseguenza, pur estinguendo la causa, decide per la compensazione delle spese legali, applicando il principio della soccombenza virtuale.
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Nullità atto di citazione: quando è indispensabile
Un'attività commerciale cita in giudizio quella del piano superiore per danni da infiltrazioni d'acqua. La Corte di Cassazione ha stabilito la nullità atto di citazione perché la parte attrice, agendo per responsabilità extracontrattuale ex art. 2043 c.c., aveva omesso di allegare lo specifico fatto colposo (la condotta negligente) che avrebbe causato il danno, limitandosi a descrivere l'evento dannoso. Questo vizio, non sanato, ha comportato la cassazione della sentenza.
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Responsabilità solidale autonoleggio: ricorso inammissibile
Una società di autonoleggio ha ricevuto un'ingente cartella di pagamento per multe commesse dai propri clienti. La società ha contestato la richiesta, sostenendo di non essere responsabile avendo comunicato i dati dei conducenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha stabilito che ogni contestazione sulla responsabilità solidale dell'autonoleggio deve essere fatta impugnando i singoli verbali di infrazione al momento della loro notifica, e non attendendo la cartella di pagamento. Inoltre, il ricorso è stato giudicato inammissibile anche per la sua formulazione confusa e non conforme alle regole processuali.
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Rinuncia al ricorso: quando è valida in Cassazione
Una controversia su un contratto d'appalto, iniziata con un'ingiunzione di pagamento e proseguita fino in Cassazione, si conclude con l'estinzione del giudizio. Le parti hanno formalizzato una reciproca rinuncia al ricorso, atto ritenuto valido dalla Suprema Corte in quanto i legali erano muniti di mandato speciale idoneo a concludere la lite.
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Contratto quadro nullo se firmato da un solo cointestatario
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito, dichiarando nullo un contratto quadro di intermediazione finanziaria perché sottoscritto da uno solo dei due cointestatari. Secondo la Corte, questa nullità formale travolge anche i successivi ordini di acquisto di titoli, come le obbligazioni di una nota società emittente poi fallita. La decisione sottolinea l'importanza della sottoscrizione di tutti gli investitori per la validità del contratto quadro.
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Negoziate assistita avvocato: quando è obbligatoria?
Un avvocato ha citato in giudizio una società per il mancato pagamento di compensi professionali. I tribunali di merito e la Corte di Cassazione hanno dichiarato la domanda improcedibile per il mancato esperimento della procedura di negoziazione assistita avvocato. La Suprema Corte ha confermato che tale procedura è obbligatoria per le richieste di pagamento inferiori a 50.000 euro, anche nel caso in cui il legale si difenda personalmente in giudizio.
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