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Giurisprudenza Civile

Denuncia calunniosa: quando scatta il risarcimento?
Un imprenditore ha chiesto il risarcimento a una società appaltante per i danni subiti a seguito di una denuncia per false dichiarazioni in una gara d'appalto, dalla quale era stato poi prosciolto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per ottenere un risarcimento per denuncia calunniosa, non basta l'assoluzione, ma è necessario dimostrare il dolo, ovvero la consapevolezza del denunciante dell'innocenza dell'accusato. La denuncia, in assenza di tale prova, è considerata un atto legittimo e non una fonte di responsabilità.
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Responsabilità del vettore: prova del furto incerta
Una banca ha citato in giudizio una società di corrieri per la scomparsa del contenuto di due plichi contenenti valuta. I plichi sono stati ritrovati vuoti presso un hub della società convenuta. La Corte di Cassazione ha rigettato la domanda della banca, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La ragione principale del rigetto è stata la mancata prova da parte della banca su dove, quando e da chi fosse stato commesso il furto. Questa incertezza ha reso impossibile attribuire la responsabilità del vettore alla società di corrieri.
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Onere della prova dell’agente: no a richieste generiche
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13021/2024, ha rigettato il ricorso di una società agente contro la sua preponente. La Corte ha stabilito che l'agente ha l'onere della prova di specificare dettagliatamente i fatti alla base delle sue pretese economiche. Le domande generiche per il pagamento di provvigioni, non supportate da allegazioni precise sugli affari conclusi, sono inammissibili. Anche le richieste di esibizione documentale e CTU non possono essere utilizzate per sopperire a tale carenza probatoria, avendo carattere meramente esplorativo.
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Exceptio non adimpleti contractus: quando non si applica
Una conduttrice sospendeva il pagamento del canone a causa di gravi vizi dell'immobile, noti fin dall'inizio del rapporto e per i quali aveva pattuito di eseguire le riparazioni. La Cassazione ha negato l'applicabilità dell'exceptio non adimpleti contractus, ritenendo più grave l'inadempimento della conduttrice che, pur continuando a godere dell'immobile, aveva interrotto totalmente i pagamenti. La Corte ha confermato la risoluzione del contratto a suo carico.
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Estinzione del processo: la rinuncia chiude il caso
Un professionista aveva impugnato in Cassazione un avviso di addebito per contributi previdenziali. Successivamente, ha aderito a una definizione agevolata e ha rinunciato al ricorso. La Suprema Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del processo, senza pronunciarsi nel merito della questione né sulle spese legali, dato che le controparti non avevano svolto attività difensiva.
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Rigetto Ricorso Cassazione: Conseguenze e Costi
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, disponendo il rigetto del ricorso in Cassazione presentato da una società cooperativa agricola contro un privato. La decisione comporta per la ricorrente l'obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come previsto dalla normativa vigente in caso di impugnazione infondata.
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Lex mitior e sanzioni: guida alla sentenza 13071/2024
La Corte di Cassazione, con la sentenza 13071/2024, affronta il caso di un amministratore di un istituto scolastico sanzionato per lavoro nero e appalto illecito. La Corte stabilisce due principi chiave: primo, un processo penale concluso per prescrizione non impedisce l'applicazione di sanzioni amministrative per gli stessi fatti (principio del 'ne bis in idem' non violato). Secondo, e più importante, alle sanzioni amministrative di natura punitiva si deve applicare la legge più favorevole (lex mitior), anche se successiva alla violazione. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio per il ricalcolo delle sanzioni.
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Contratto di agenzia: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di consulenza contro una società di leasing in una disputa su un contratto di agenzia. La ricorrente lamentava inadempimenti come la violazione dell'esclusiva di zona e della normativa antiriciclaggio. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso non contestavano errori di diritto, ma miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. La decisione sottolinea che la condotta tollerata tra le parti, come operare fuori zona, può creare un legittimo affidamento che esclude l'inadempimento.
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Regolamentazione NCC: Stop a norme discriminatorie
Una società di noleggio con conducente ha contestato delle sanzioni emesse da un importante Comune italiano, basate su una regolamentazione locale che limitava l'accesso al proprio territorio acquatico (ZTL) ai soli operatori NCC con licenza rilasciata da altri comuni. La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di tale regolamentazione NCC, stabilendo che i Comuni non possono creare barriere discriminatorie basate sulla provenienza della licenza, in quanto ciò eccede le loro competenze e viola i principi di concorrenza. La Corte ha rigettato il ricorso del Comune, disapplicando la normativa locale e annullando le sanzioni.
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Indennità fine rapporto agente: no se mancano i target
Un'agenzia commerciale si è vista negare l'indennità di fine rapporto agente a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi di vendita. La Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che un inadempimento grave e persistente agli obiettivi contrattuali può giustificare la risoluzione per giusta causa del contratto di agenzia, escludendo il diritto all'indennità.
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Ricorso Corte dei conti: i limiti alla Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13003/2024, dichiara inammissibile un ricorso Corte dei conti avverso la revoca del gratuito patrocinio. La decisione conferma che il sindacato della Suprema Corte è limitato ai soli motivi di giurisdizione, escludendo errori di merito.
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Psicologo in carcere: lavoro autonomo o subordinato?
Una psicologa che lavorava in un istituto penitenziario ha richiesto il riconoscimento del suo rapporto come lavoro subordinato. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13059 del 2024, ha stabilito che si tratta di lavoro autonomo. La Corte ha precisato che gli elementi quali orari concordati, obbligo di comunicazione delle assenze e coordinamento con la direzione non indicano subordinazione, ma sono necessità organizzative e di sicurezza imposte dal peculiare contesto carcerario.
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Ricorso per cassazione: i requisiti di ammissibilità
Una società che gestiva un parcheggio ha citato in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla rovina di un edificio comunale che aveva bloccato una via d'accesso. La richiesta è stata respinta sia in primo grado che in appello. La società ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, la quale lo ha dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito i rigorosi requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione, sottolineando l'importanza del principio di autosufficienza e della corretta formulazione dei motivi, specialmente per quanto riguarda la presunta errata valutazione delle prove e la motivazione 'per relationem' della sentenza d'appello.
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Litispendenza: errore del giudice e prosecuzione
Un cittadino ha impugnato un'ordinanza del Tribunale che aveva erroneamente dichiarato la litispendenza tra la sua causa e un'altra, sebbene entrambe fossero pendenti presso lo stesso ufficio giudiziario. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, chiarendo che in tali circostanze non si applica l'istituto della litispendenza, ma quello della riunione dei procedimenti. Di conseguenza, l'ordinanza è stata cassata e il giudizio originario deve proseguire.
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Credito di valore INAIL: rivalutazione senza appello
La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito di valore INAIL, derivante da un'azione di regresso per infortunio sul lavoro, può essere adeguato in appello sulla base delle rivalutazioni ministeriali, anche senza che l'Istituto abbia proposto un appello incidentale. Tale richiesta viene considerata una semplice precisazione della domanda originaria, data la natura del credito stesso.
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Permesso retribuito scuola: la decisione del dirigente
Un dipendente scolastico si è visto negare un permesso retribuito per motivi familiari. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego, stabilendo che il dirigente scolastico ha il potere di valutare la specificità e l'idoneità delle ragioni addotte dal lavoratore, bilanciando le esigenze personali con quelle del servizio. Il caso chiarisce i limiti della discrezionalità dirigenziale nella concessione del permesso retribuito scuola.
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Motivazione contraddittoria: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello per motivazione contraddittoria. Il caso riguardava una richiesta di pagamento per forniture industriali, opposta dalla società committente per inadempimento. La Corte d'Appello aveva emesso una motivazione illogica riguardo al valore probatorio dei documenti di 'benestare all'emissione fatture'. Secondo la Cassazione, tale contraddizione rende la motivazione solo apparente, viziando la sentenza di nullità e richiedendo un nuovo giudizio.
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Onere della prova sgravi contributivi: chi deve provare?
Una società agricola ha presentato ricorso contro un verbale dell'Ente Previdenziale che contestava omissioni contributive e revocava parzialmente alcuni benefici. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando un principio consolidato: l'onere della prova per gli sgravi contributivi spetta sempre all'impresa che ne richiede l'applicazione. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili altri motivi di ricorso per vizi procedurali, come la mancata contestazione delle motivazioni della sentenza d'appello e l'introduzione di questioni non sollevate nei gradi di merito precedenti.
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Competenza territoriale contributi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione risolve un conflitto sulla competenza territoriale contributi tra due tribunali. In caso di sanzioni per omesso versamento, stabilisce che il foro competente è quello del domicilio del creditore (l'ente previdenziale), non quello della sede dell'azienda debitrice, trattandosi di obbligazioni portabili.
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Licenziamento medico: violazione dell’esclusività
Un medico dipendente di una ASL è stato licenziato per aver violato il patto di esclusività, svolgendo attività professionale presso una struttura privata. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12973/2024, ha confermato la legittimità del licenziamento medico, ritenendo il ricorso del professionista inammissibile. La Corte ha stabilito che la violazione dell'obbligo di esclusività costituisce un grave inadempimento lesivo del dovere di fedeltà, tale da giustificare la sanzione espulsiva, e che la valutazione sulla proporzionalità della sanzione è di competenza dei giudici di merito.
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