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Giurisprudenza Civile

Domanda riconvenzionale avvocato: la Cassazione decide
Un cliente si oppone al pagamento degli onorari e presenta una domanda riconvenzionale avvocato per malpractice. La Cassazione, di fronte alla complessa questione sull'ammissibilità di tale domanda nel rito speciale ex d.lgs. 150/2011, non decide ma rimette gli atti al Primo Presidente per una possibile assegnazione alla Sezione specializzata, vista la pendenza di un caso analogo.
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Datio in solutum: quando è valida l’estinzione del debito
Un ex partner ha ottenuto un'ingiunzione di pagamento per un debito derivante da un accordo privato. La debitrice si è opposta, sostenendo che l'obbligazione fosse stata estinta tramite una datio in solutum, ovvero la rinuncia al suo status di beneficiaria di una polizza assicurativa. La Corte d'Appello ha accolto questa tesi. Il creditore ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando errori procedurali e un'errata applicazione della legge. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendo le doglianze procedurali infondate e le altre inammissibili, in quanto miravano a un riesame dei fatti. Di conseguenza, è stata confermata l'estinzione del debito tramite datio in solutum.
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Responsabilità avvocato: cosa succede nel passaggio di consegne?
Un comune ha citato in giudizio il suo ex legale per negligenza professionale, avendo quest'ultimo omesso di comunicare la notifica di una sentenza che ha portato alla tardiva proposizione del ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del comune inammissibile, confermando che la responsabilità dell'avvocato non sussiste. La motivazione risiede nel fatto che il nuovo legale incaricato aveva ricevuto la documentazione con tempo sufficiente per agire, interrompendo di fatto il nesso di causalità con la presunta negligenza del primo professionista.
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Querela di falso: termini e differenze col disconoscimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9575/2024, ha annullato una decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato inammissibile una querela di falso perché proposta tardivamente. I giudici supremi hanno ribadito la netta distinzione tra il disconoscimento della scrittura privata, soggetto a stretti termini di decadenza, e la querela di falso, proponibile in ogni stato e grado del giudizio per contestare l'autenticità di un documento. Il caso riguardava un'opposizione a un decreto ingiuntivo in cui un professionista aveva contestato un contratto prodotto in copia dalla controparte.
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Riscatto agrario: criteri di scelta tra più confinanti
In caso di conflitto tra più proprietari confinanti per il riscatto agrario, la Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta non può basarsi sulla mera libertà contrattuale del venditore. Il giudice deve valutare quale acquirente garantisca meglio la ricomposizione fondiaria e l'efficienza aziendale, secondo la finalità della legge. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver applicato questi principi.
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Responsabilità del notaio: nesso causale e onere prova
La Corte di Cassazione interviene sulla responsabilità del notaio per omessa informazione al cliente in un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La Corte ha stabilito che la successiva decisione del cliente di proseguire il rapporto, nonostante l'inadempimento del venditore, non interrompe il nesso causale con la negligenza originaria del notaio. Quest'ultimo, infatti, aveva privato il cliente delle informazioni necessarie per valutare la rischiosità dell'operazione. Spetta al professionista, e non al cliente, provare che quest'ultimo avesse acquisito piena consapevolezza dei rischi da altre fonti prima di prendere decisioni successive. La sentenza d'appello, che aveva ridotto il risarcimento, è stata cassata con rinvio.
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Cessazione materia del contendere: il caso in Cassazione
Un privato cittadino aveva presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello. Tuttavia, prima dell'udienza, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, risolvendo la loro controversia. Di conseguenza, hanno presentato un'istanza congiunta alla Corte Suprema, chiedendo di dichiarare la cessazione della materia del contendere. La Corte ha accolto la richiesta, ha dichiarato estinto il giudizio e ha compensato integralmente le spese legali tra le parti, come da loro accordo.
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Contratti agrari: la Cassazione rinvia il caso
Due fratelli hanno citato in giudizio un ente pubblico per vedersi riconosciuto lo status di affittuari di alcuni lotti di terreno in virtù di specifici contratti agrari. Dopo la sconfitta sia in primo grado che in appello, hanno presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, ravvisando la complessità e la novità delle questioni legali sollevate, ha emesso un'ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la trattazione del caso a una pubblica udienza, senza decidere nel merito.
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Conciliazione trasferimento azienda: quando è nulla?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9555/2024, ha rigettato il ricorso di una società, confermando la nullità di alcuni accordi di conciliazione stipulati in occasione di un trasferimento d'azienda. La Corte ha ritenuto inammissibili diversi motivi di ricorso per vizi procedurali e ha ribadito che l'interpretazione dei fatti e dei contratti spetta al giudice di merito. La decisione della Corte d'Appello, che aveva ravvisato la nullità degli accordi per assenza di assistenza sindacale, vizio del consenso e mancanza di causa, è stata quindi confermata, stabilendo la responsabilità solidale delle due società coinvolte nel trasferimento.
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Regolarità contributiva in liquidazione: diritto al fondo
Una società editrice in liquidazione coatta amministrativa si è vista negare un contributo pubblico per una presunta irregolarità contributiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che lo stato di liquidazione, imponendo uno stop ai pagamenti per legge, soddisfa il requisito della regolarità contributiva. Tuttavia, ha annullato la decisione di merito per non aver valutato il limite dei fondi pubblici disponibili, rimandando la causa per un nuovo esame su questo specifico punto.
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Liquidatore società estinta: chi impugna l’atto?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il liquidatore di una società estinta, cancellata dal Registro delle Imprese prima della riforma del 2014, non ha la legittimazione processuale per impugnare una cartella di pagamento notificata successivamente. La cancellazione, secondo la normativa all'epoca vigente, comportava l'immediata estinzione della società e la perdita di ogni potere di rappresentanza in capo al liquidatore. Di conseguenza, l'azione legale intrapresa è viziata da un difetto insanabile che porta alla nullità dell'intero giudizio.
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Regolarità contributiva e fallimento: il caso editoria
Un'azienda editoriale fallita si è vista negare i contributi pubblici a causa della mancata attestazione di regolarità contributiva (DURC). La Corte di Cassazione ha stabilito che la dichiarazione di fallimento, imponendo per legge il divieto di pagamenti, costituisce una causa di "sospensione legislativa" che non preclude il diritto a ricevere i fondi. La Corte ha quindi confermato che la società aveva diritto al contributo, poiché il requisito della regolarità contributiva si considera soddisfatto in questa specifica circostanza.
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Responsabilità Direttore Lavori: La Cassazione decide
Una società costruttrice cita in giudizio il direttore dei lavori per gravi vizi di umidità in un immobile. La Corte d'Appello esclude la colpa del professionista a causa della forte ingerenza del committente. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione, afferma che la responsabilità del direttore dei lavori non viene meno. È suo dovere impartire le corrette direttive tecniche, vigilare sulla loro esecuzione e, in caso di disaccordo, persino sospendere i lavori. La scelta di un'adeguata impermeabilizzazione rientra pienamente nei suoi compiti professionali, e spetta a lui dimostrare di aver adempiuto diligentemente al proprio incarico. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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TFR pubblico impiego: diritto alla liquidazione immediata
La Corte di Cassazione ha stabilito che un dipendente pubblico ha diritto alla liquidazione immediata del TFR maturato durante un contratto a tempo determinato, anche qualora questo sia seguito, senza interruzioni, da un'assunzione a tempo indeterminato presso lo stesso ente. La sentenza chiarisce che il presupposto per il diritto al TFR pubblico impiego è la cessazione giuridica del singolo rapporto di lavoro, non la continuità dell'iscrizione previdenziale.
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Imprenditore agricolo: quando non basta per evitare il fallimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9582/2024, ha stabilito che la mera iscrizione nel registro delle imprese come imprenditore agricolo non è sufficiente a garantire l'esenzione dal fallimento. È necessaria la prova concreta e continuativa dell'esercizio effettivo dell'attività agricola. Nel caso esaminato, una società, pur avendo modificato il proprio oggetto sociale, aveva affittato tutti i suoi terreni e non svolgeva alcuna attività colturale, venendo quindi considerata un'impresa commerciale e soggetta a fallimento.
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Corrispondenza tra chiesto e pronunciato: limiti al giudice
La Corte di Cassazione ha cassato una sentenza della Corte d'Appello per violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato. Il giudice di secondo grado aveva liquidato un risarcimento danni superiore alla somma specificamente richiesta dagli appellanti. Il caso riguardava la nullità di una compravendita immobiliare per abusi edilizi. La Cassazione ha ribadito che il giudice non può superare i limiti quantitativi della domanda, specialmente quando questa è formulata in modo preciso e non meramente indicativo.
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Cancellazione avvocato: diritto di difesa in Cassazione
In una causa per la restituzione di somme relative a contributi condominiali, la Corte di Cassazione affronta una questione procedurale cruciale: la cancellazione avvocato del difensore di una delle parti. L'ordinanza stabilisce che, sebbene la cancellazione non interrompa automaticamente il processo, la Corte deve rinviare l'udienza per garantire il diritto di difesa. Questa decisione permette alla parte di nominare un nuovo legale, riaffermando la preminenza del giusto processo.
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Clausola sociale: diritto all’assunzione garantito
Una società che subentra in un appalto di servizi di call center si rifiutava di assumere il personale della precedente azienda, sostenendo la mancanza dei presupposti per l'applicazione della clausola sociale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ribadendo che la clausola sociale configura un vero e proprio diritto soggettivo dei lavoratori all'assunzione, finalizzato a garantire la stabilità occupazionale. La Corte ha ritenuto che i lavoratori avessero adeguatamente provato i requisiti richiesti, quali l'impiego continuativo ed esclusivo nell'appalto.
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Responsabilità del notaio per mancata verifica
Un notaio è stato ritenuto responsabile per negligenza professionale per non aver adeguatamente indagato sull'atto di provenienza di un immobile, che si è rivelato trasferire quote consortili anziché la proprietà diretta. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del notaio, confermando che la responsabilità del notaio include una verifica approfondita dei titoli, specialmente se ambigui, e l'obbligo di informare le parti dei rischi. La Corte ha ribadito che l'interpretazione contrattuale dei giudici di merito è un accertamento di fatto, raramente sindacabile in sede di legittimità.
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Donazione informale e usucapione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9566/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di usucapione. Il caso riguarda un coltivatore che sosteneva di aver acquisito per usucapione un terreno agricolo a seguito di una donazione informale (orale) da parte della proprietaria. I giudici di merito avevano respinto la domanda, ritenendo nulla la donazione e insufficiente a fondare il possesso. La Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che, sebbene una donazione informale di un immobile sia nulla e non trasferisca la proprietà, la consegna del bene (traditio) che ne consegue può costituire un atto idoneo a trasformare la detenzione in possesso. Questo atto, proveniente da un terzo, legittima l'inizio del decorso del tempo necessario per l'usucapione, a prescindere dalla validità del titolo. La Corte ha quindi rinviato il caso per una nuova valutazione delle prove testimoniali relative alla donazione.
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