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Giurisprudenza Civile

Responsabilità precontrattuale e nomina del terzo
Una società immobiliare ha citato in giudizio una persona fisica per responsabilità precontrattuale a seguito dell'interruzione delle trattative per una locazione. L'individuo aveva agito 'per persona da nominare', designando successivamente una società terza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la responsabilità per la rottura delle trattative non ricade sullo stipulante originario, ma sulla società nominata, la quale subentra retroattivamente in tutti i rapporti, inclusi quelli della fase negoziale.
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Licenziamento periodo di prova: quando è legittimo?
Un lavoratore è stato licenziato per mancato superamento del periodo di prova. Ha contestato il licenziamento, sostenendo che la clausola di prova fosse nulla perché le mansioni non erano specificate nel contratto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la legittimità del licenziamento periodo di prova. I giudici hanno stabilito che le mansioni potevano essere desunte da un accordo pre-assuntivo collegato e che il lavoratore non è riuscito a dimostrare che il licenziamento fosse ritorsivo o basato su motivi illeciti.
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Contratto part time verticale: Orario e Turni Certi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13495/2024, ha stabilito che in un contratto part time verticale è illegittima l'assegnazione a turni non specificati nell'accordo iniziale. La mera previsione generica di lavoro su turni 'in caso di necessità' non soddisfa il requisito di legge di 'puntuale indicazione' della collocazione temporale dell'orario, poiché lascia al datore di lavoro un potere discrezionale che la normativa intende limitare per tutelare la programmabilità della vita del lavoratore.
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Contributi previdenziali: la rinuncia è nulla
La Corte di Cassazione ha stabilito che i contributi previdenziali derivanti da leggi per il prepensionamento sono un diritto indisponibile del lavoratore. Un accordo transattivo con cui il dipendente rinuncia a tali contributi è nullo. La Corte d'Appello aveva erroneamente qualificato la contribuzione come 'volontaria' e quindi 'disponibile'. La Cassazione, ribaltando la decisione, ha chiarito che la natura obbligatoria di tali versamenti, imposta dalla legge, impedisce qualsiasi forma di rinuncia, cassando la sentenza e rinviando il caso per un nuovo esame.
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Anzianità di servizio lettori: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13494/2024, interviene in una lunga controversia tra alcuni lettori universitari e un ateneo. Il caso riguarda il corretto inquadramento retributivo a seguito della trasformazione del loro rapporto di lavoro a tempo indeterminato. La Suprema Corte ha stabilito un principio fondamentale: nel calcolare la retribuzione, l'anzianità di servizio dei lettori deve decorrere dalla data del primo contratto di lavoro, anche se stipulato decenni prima. La Corte ha invece respinto la richiesta dei lavoratori di essere pagati per un monte ore minimo non effettivamente lavorato, qualificandola come domanda nuova e inammissibile in quella fase del giudizio.
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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile
Un'azienda ha chiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto revocatorio riguardo la decorrenza di un termine di decadenza in un caso di fusione societaria. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che non si trattava di un errore percettivo, ma di una valutazione giuridica dei fatti, non sindacabile tramite revocazione.
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Inquadramento lavorativo: prova delle mansioni svolte
Un lavoratore chiede un superiore inquadramento lavorativo dopo un trasferimento d'azienda. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, affermando che la valutazione delle prove documentali (attestato di servizio vs verbale di trasferimento) per determinare le mansioni effettive spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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Indennità di coordinamento nel TFR: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente pubblico che si rifiutava di includere l'indennità di coordinamento nel trattamento di fine servizio di un suo legale dipendente. L'ordinanza sottolinea che, se la contrattazione collettiva la qualifica come parte strutturale della retribuzione, tale indennità deve essere computata. Il ricorso è stato respinto anche per vizi formali nella sua stesura.
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Procura alle liti: appello nullo se depositata tardi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13482/2024, ha confermato la decisione della Corte d'Appello che dichiarava inammissibile un ricorso. La causa dell'inammissibilità era la presentazione di una procura alle liti valida solo per il primo grado di giudizio. La società ricorrente aveva depositato una nuova e corretta procura il giorno successivo al deposito dell'appello, ma i giudici hanno stabilito che tale deposito tardivo non può sanare il vizio di una procura originariamente inesistente, rendendo l'impugnazione giuridicamente nulla sin dall'inizio.
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Mutuo consenso: fine rapporto dopo 9 anni di silenzio
Una lavoratrice, formalmente impiegata da un'agenzia, agisce in giudizio contro l'azienda utilizzatrice nove anni dopo la cessazione del rapporto per ottenerne il riconoscimento. La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, stabilendo che un ritardo così prolungato e ingiustificato, unito al reperimento di un'altra occupazione, configura un'ipotesi di risoluzione del rapporto per mutuo consenso, anche nel contesto di un contratto di somministrazione.
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Collaboratori linguistici: diritto alla retribuzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13490/2024, ha affrontato il caso di due collaboratori linguistici contro un'università per il corretto inquadramento retributivo e previdenziale. La Corte ha rigettato il ricorso dell'ateneo, confermando la natura privatistica del rapporto di lavoro. Il punto cruciale della decisione è il riconoscimento del diritto alla retribuzione per un collaboratore anche per il periodo di lavoro svolto dopo una dichiarazione di decadenza per cumulo di impieghi, stabilendo che le norme sull'incompatibilità del pubblico impiego non si applicano a questa categoria.
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Notifica Appello Lavoro: le conseguenze dell’omissione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13517/2024, ha confermato l'improcedibilità di un appello in materia di lavoro a causa della totale omissione della notifica del ricorso agli avversari. La Suprema Corte ha chiarito che, a differenza di una notifica viziata, la mancata notifica appello lavoro è un vizio insanabile che non consente la concessione di un nuovo termine per adempiere, determinando la chiusura del processo.
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Ferie non godute: obbligo di contribuzione per l’azienda
Una società del settore aereo contestava una richiesta di pagamento dell'ente previdenziale per contributi su ferie non godute e altre indennità per i propri piloti. La Corte di Cassazione ha stabilito che le ferie sono un diritto irrinunciabile e non possono essere assorbite da altri periodi di riposo. Di conseguenza, l'obbligo di versare i contributi previdenziali sulle ferie non godute sorge per l'azienda anche se non viene corrisposta alcuna indennità sostitutiva al lavoratore, confermando la posizione dell'ente.
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Onere della prova appalto: chi prova l’adempimento?
In una controversia tra un'impresa edile e un condominio per il saldo di lavori, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale sull'onere della prova appalto. Se il committente contesta l'adempimento, spetta all'impresa appaltatrice dimostrare di aver eseguito i lavori a regola d'arte come pattuito. La semplice emissione di una fattura non costituisce prova sufficiente nel giudizio di merito, invertendo così la decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente addossato la prova al condominio.
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Potere del giudice: no alla riduzione della sanzione
La Corte di Cassazione ha stabilito che il potere del giudice non include la possibilità di ridurre una sanzione disciplinare ritenuta sproporzionata, salvo casi eccezionali. Se un datore di lavoro chiede genericamente al giudice di applicare una sanzione "ritenuta di giustizia", sta impropriamente delegando il proprio potere disciplinare. Di conseguenza, la sanzione originaria deve essere dichiarata illegittima e annullata, non rimodulata.
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Impugnazione lodo arbitrale: limiti e motivi di ricorso
Un lavoratore, dopo aver subito una sanzione disciplinare ridotta da un collegio arbitrale, ha tentato di annullare la decisione (lodo) davanti al Tribunale, lamentando presunte irregolarità. Il Tribunale ha respinto il ricorso. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo i rigidi limiti dell'impugnazione lodo arbitrale: non è possibile contestare la valutazione dei fatti compiuta dagli arbitri, ma solo specifici vizi procedurali. La Corte ha inoltre giudicato inammissibili i motivi di ricorso generici e non adeguatamente documentati.
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Produzione tardiva documenti: poteri del giudice
Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento per contributi omessi, lamentando una duplicazione della pretesa. L'ente previdenziale ha dimostrato un annullamento parziale del debito tramite la produzione tardiva documenti. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che nel rito del lavoro il giudice può ammettere prove indispensabili anche se tardive, esercitando i propri poteri istruttori d'ufficio per accertare la verità dei fatti.
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Licenziamento disciplinare: la falsa laurea lo giustifica
Un dipendente pubblico è stato licenziato per aver falsamente dichiarato di possedere una laurea in due diverse procedure di progressione economica. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, ritenendolo una sanzione proporzionata alla gravità della condotta. La Corte ha sottolineato che la dichiarazione mendace, intenzionale e ripetuta nel tempo, ha irrimediabilmente compromesso il rapporto fiduciario con l'amministrazione, a prescindere dal fatto che il titolo fosse o meno indispensabile per la progressione di carriera.
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Trattamento retributivo C.E.L.: No a parità con ricercatore
Una collaboratrice esperta linguistica (C.E.L.) assunta dopo il 1995 ha richiesto il medesimo trattamento retributivo C.E.L. di un ricercatore universitario, lamentando una discriminazione. La Corte di Cassazione ha rigettato la domanda, chiarendo che la normativa più favorevole si applica esclusivamente agli "ex lettori" per tutelare diritti pregressi. Per i C.E.L. di nuova assunzione, la retribuzione è correttamente definita dalla contrattazione collettiva, senza che ciò costituisca discriminazione. La Corte ha inoltre accolto il ricorso dell'Università sul divieto di cumulo tra interessi e rivalutazione monetaria.
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Inquadramento lavorativo dopo incorporazione: la Guida
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un lavoratore che, a seguito dell'incorporazione della sua azienda in un nuovo ente, chiedeva il mantenimento del suo precedente inquadramento lavorativo di 'Quadro'. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la nuova classificazione deve avvenire sulla base del contratto collettivo dell'ente incorporante e non è automatica. Ha sottolineato la legittimità del processo di reinquadramento gestito da un commissario straordinario, basato su tabelle di equiparazione sindacali e vincoli di invarianza finanziaria, come previsto da una legge speciale che disciplinava il trasferimento.
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