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Giurisprudenza Civile

Ricorso inammissibile: l’onere di specificità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un avvocato contro il rigetto di una domanda tardiva di ammissione al passivo fallimentare. La decisione si fonda sulla violazione dell'onere di specificità dei motivi: il ricorso è risultato generico, privo dei necessari riferimenti normativi e non autosufficiente. La Corte ha ribadito che un ricorso inammissibile non consente l'esame del merito della questione, sottolineando l'importanza di una redazione tecnica e precisa degli atti di impugnazione.
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Omesso esame di fatto: Cassazione chiarisce i limiti
Un ex dipendente ha impugnato in Cassazione la decisione della Corte d'Appello relativa alla quantificazione di un suo credito di lavoro. Il ricorso, fondato principalmente sul vizio di omesso esame di fatto decisivo, è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito che tale motivo di ricorso non può essere utilizzato per sollecitare una nuova valutazione delle prove o per criticare l'interpretazione del giudice di merito, ma deve riguardare un fatto storico specifico e decisivo completamente ignorato nel giudizio precedente.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13451/2024, ha stabilito che il termine di decadenza triennale per le azioni di ricalcolo pensione, introdotto nel 2011, si applica anche alle pensioni con decorrenza anteriore a tale data. Tuttavia, il termine non decorre retroattivamente, ma inizia a partire dalla data di entrata in vigore della nuova legge. La Corte ha accolto il ricorso dell'ente previdenziale, cassando la precedente decisione della Corte d'Appello e rinviando la causa per un nuovo esame alla luce di questo principio sulla decadenza per il ricalcolo pensione.
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Vizi occulti immobile vetusto: la Cassazione decide
Una società immobiliare ha citato in giudizio i venditori di un vecchio edificio per presunti difetti nascosti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che nel caso di vizi occulti immobile vetusto, i difetti legati all'età non sono considerati "occulti" se l'acquirente è un professionista del settore che avrebbe dovuto prevederli. La richiesta di risarcimento danni della società è stata respinta.
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Licenziamento per giusta causa: furto e fiducia
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa inflitto a un lavoratore addetto allo smistamento postale che si era appropriato di un portafoglio rinvenuto sul nastro trasportatore. La Corte ha stabilito che la violazione del rapporto di fiducia e del "minimum etico" del dipendente è sufficiente a giustificare il recesso, indipendentemente dal valore del bene sottratto e dalla mancanza di una specifica procedura aziendale per la gestione degli oggetti smarriti.
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Condotta extralavorativa: quando non è giusta causa
La Corte di Cassazione conferma l'illegittimità di un licenziamento per giusta causa inflitto a un assistente di volo per un'offesa a colleghi. L'episodio, avvenuto al di fuori dell'orario di lavoro, è stato giudicato una condotta extralavorativa disciplinarmente irrilevante, in quanto non idonea a ledere il vincolo di fiducia con l'azienda. La Corte ha quindi disposto la reintegrazione del lavoratore, chiarendo che l'insussistenza del fatto che la giustifica non riguarda solo l'inesistenza materiale dell'evento, ma anche la sua mancanza di illiceità disciplinare.
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Onere della prova nel trasferimento: la Cassazione decide
Un lavoratore ha rivendicato il diritto al trasferimento presso una nuova società concessionaria di un servizio pubblico, a seguito di un cambio di gestione. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando le sentenze precedenti. Il principio chiave affermato è che l'onere della prova di essere stato assegnato specificamente al ramo d'azienda ceduto spetta interamente al lavoratore. I tentativi di far riesaminare le prove nel merito dalla Suprema Corte sono stati dichiarati inammissibili, poiché tale Corte giudica solo la legittimità e non i fatti.
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Contratto preliminare: risoluzione per vincolo
La Corte di Cassazione stabilisce che un contratto preliminare di vendita immobiliare può essere risolto se, dopo la stipula, sorge un vincolo preordinato all'esproprio. Tale vincolo, alterando le qualità essenziali del bene e frustrando l'operazione economica voluta dalle parti, costituisce il venir meno della "presupposizione", ovvero di una condizione implicita fondamentale per il consenso, legittimando così la richiesta di scioglimento del contratto da parte del promissario acquirente.
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Lavoro straordinario: onere della prova e timbrature
Un lavoratore ha richiesto il pagamento di lavoro straordinario sostenendo che le timbrature del cartellino fossero inesatte per ordine del datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. È stato ribadito che l'onere della prova del lavoro straordinario spetta interamente al dipendente, il quale deve dimostrare in modo rigoroso le ore di lavoro prestate oltre quelle registrate, non essendo sufficiente la sola allegazione della non veridicità delle timbrature.
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Remunerazione medici specializzandi: il diritto al risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13438/2024, ha respinto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, confermando il diritto al risarcimento per la mancata adeguata remunerazione dei medici specializzandi. La Corte ha stabilito che anche i medici che hanno iniziato il corso di specializzazione prima del 1° gennaio 1983 hanno diritto a un indennizzo per il periodo di formazione successivo a tale data, in conformità con le direttive europee e una precedente sentenza della Corte di Giustizia UE.
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Ricorso inammissibile: chiarezza e specificità
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della sua esposizione confusa, disorganica e priva di specificità. L'ordinanza sottolinea che la mancanza di chiarezza nella formulazione dei motivi di ricorso impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione, violando i principi del giusto processo. Il caso ha origine da un'azione di revocazione, anch'essa dichiarata inammissibile in primo grado per ragioni simili, confermando l'importanza fondamentale della precisione negli atti giudiziari.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione chiarisce
L'Ente Previdenziale ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva accolto la domanda di un pensionato per il ricalcolo della pensione. L'Ente eccepiva la decadenza triennale dell'azione. La Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che la decadenza per il ricalcolo pensione, introdotta nel 2011, si applica solo ai ratei maturati oltre il triennio precedente la domanda giudiziale e non estingue il diritto in sé. La nuova norma non è retroattiva.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione decide
Un pensionato ha richiesto il ricalcolo della propria pensione. L'ente previdenziale ha eccepito la decadenza triennale, introdotta da una legge successiva all'inizio della pensione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13429/2024, ha stabilito che la decadenza per il ricalcolo pensione si applica anche ai trattamenti già in essere, ma il termine decorre dalla data di entrata in vigore della nuova legge e non retroattivamente. La decadenza, inoltre, riguarda solo i ratei arretrati maturati oltre il triennio precedente la domanda giudiziale, non il diritto al ricalcolo stesso.
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Licenziamento disciplinare: la Cassazione decide
Una cassiera di banca viene licenziata per gravi irregolarità in operazioni bancarie, incluse violazioni della normativa antiriciclaggio e transazioni non autorizzate su conti di clienti. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, respingendo il ricorso della lavoratrice. La Corte ha chiarito che i principi di tempestività e specificità della contestazione sono stati rispettati, dato il tempo necessario per le indagini, e ha ribadito la propria impossibilità di riesaminare i fatti già accertati dai tribunali di merito.
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Ferie non godute: il diritto all’indennità
Alcuni insegnanti a tempo determinato hanno richiesto il pagamento per le loro ferie non godute alla scadenza del contratto. La Corte d'Appello aveva negato tale diritto. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il diritto all'indennità per le ferie non godute si perde solo se il datore di lavoro dimostra di aver formalmente invitato il dipendente a usufruirne, avvisandolo della loro perdita in caso contrario. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Acquisto da fallimento: chi paga per i rifiuti?
Una società che acquista un immobile da un fallimento non può richiedere il rimborso dei costi per lo smaltimento di rifiuti preesistenti se era a conoscenza della loro presenza al momento dell'acquisto. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della società acquirente, sottolineando che l'acquisto era avvenuto 'nello stato di fatto e di diritto in cui si trovava', senza alcuna garanzia da parte della procedura fallimentare. La piena consapevolezza delle condizioni dell'immobile, evidenziata nel bando di vendita, è stata la ragione decisiva per rigettare la richiesta di ammissione al passivo del fallimento.
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Licenziamento ritorsivo: quando è inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di un licenziamento ritorsivo, dichiarando inammissibile il ricorso dell'azienda. La Corte ha applicato il principio della 'doppia conforme', poiché la decisione d'appello confermava pienamente quella di primo grado, impedendo un nuovo esame dei fatti. Il licenziamento era stato giudicato una reazione illegittima alle richieste economiche del dipendente.
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Ammissione tardiva al passivo: onere della prova
Un professionista presenta una domanda di ammissione tardiva al passivo di un fallimento. La Cassazione la dichiara inammissibile perché l'istante non ha provato la non imputabilità del ritardo, né ha censurato specificamente tale motivo nel gravame. La Corte sottolinea l'importanza di una puntuale contestazione della ratio decidendi del provvedimento impugnato.
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Permuta di cosa futura: risarcimento pieno, no sconti
La Corte di Cassazione ha stabilito che in un contratto di permuta di cosa futura, se il bene promesso (es. un immobile) non viene mai ad esistenza, il risarcimento del danno dovuto alla parte adempiente deve essere integrale. Il valore di eventuali manufatti diversi realizzati dal costruttore non può essere detratto, poiché la proprietà di un bene non conforme a quello pattuito non si trasferisce mai all'acquirente.
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Contribuzione obbligatoria: non si rinuncia con accordo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13432/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di diritti previdenziali. Un lavoratore aveva contestato il calcolo dei contributi per il suo prepensionamento. La Corte d'Appello aveva respinto la sua richiesta basandosi su un accordo transattivo in cui il lavoratore sembrava rinunciare a ulteriori pretese. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la contribuzione obbligatoria, derivante dalla legge e non dalla volontà delle parti, è un diritto indisponibile. Di conseguenza, qualsiasi accordo di rinuncia a tali contributi è da considerarsi nullo e non può estinguere il diritto del lavoratore a veder regolarizzata la propria posizione.
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