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Giurisprudenza Civile

Prescrizione crediti INPS: la Cassazione conferma 5 anni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9024/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di prescrizione dei crediti INPS. La Corte ha stabilito che la notifica di una cartella di pagamento non opposta dal contribuente non trasforma il termine di prescrizione da quello breve di cinque anni a quello ordinario di dieci. La sentenza chiarisce che solo un provvedimento giudiziale definitivo può determinare tale conversione. Di conseguenza, il credito previdenziale si è estinto per il decorso del quinquennio.
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Revocatoria fallimentare: quando si applica?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un pagamento ricevuto da un professionista, effettuato da una società dopo la presentazione di una domanda di concordato preventivo poi dichiarata inammissibile, non può essere automaticamente dichiarato inefficace ai sensi dell'art. 167 della legge fallimentare. La Corte ha chiarito che, in assenza di ammissione alla procedura di concordato, l'unica azione esperibile dal curatore fallimentare è la revocatoria fallimentare, disciplinata dall'art. 67 l. fall., che consente al convenuto di sollevare specifiche eccezioni di irrevocabilità. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Principio di acquisizione probatoria in appello: il caso
Una Pubblica Amministrazione ha impugnato un'ordinanza di pagamento, ma la Corte d'Appello ha respinto il ricorso rifiutandosi di esaminare i documenti chiave perché l'Amministrazione non si era formalmente costituita in giudizio. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, riaffermando il principio di acquisizione probatoria: una volta prodotta, la prova appartiene al processo e deve essere valutata dal giudice, anche nelle fasi successive del giudizio.
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Relazione attestatore: quando è insufficiente?
La Corte di Cassazione ha confermato il fallimento di una società, respingendo il suo ricorso. La decisione si fonda sull'inadeguatezza della relazione attestatore presentata a supporto della domanda di concordato preventivo. I giudici hanno ritenuto il documento vago, generico e privo di un'analisi approfondita sulla concreta fattibilità del piano, considerandolo una ragione sufficiente e autonoma per rigettare le doglianze dell'impresa.
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Inammissibilità del ricorso: il difetto di specificità
Una società ha impugnato una cartella esattoriale per multe non notificate. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso. La decisione non si basa sul merito della questione, ma su un vizio procedurale: l'atto di ricorso mancava della necessaria specificità, non riportando i motivi d'appello in modo adeguato. Questo caso sottolinea l'importanza del principio di autosufficienza negli atti giudiziari.
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Ricorso inammissibile: gli errori da non fare
L'appello di una società di trasporti alla Corte di Cassazione è stato dichiarato un ricorso inammissibile. L'azienda cercava il riconoscimento di un credito privilegiato nei confronti di una società in concordato preventivo. La Corte ha riscontrato che il ricorso era proceduralmente viziato, in quanto criticava la sentenza di primo grado anziché quella d'appello e sollevava questioni di fatto impropriamente formulate come violazioni di legge, impedendo qualsiasi esame nel merito.
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Responsabilità banca: il promotore infedele e il nesso
Un cliente consegna una cospicua somma in contanti a un promotore finanziario nei locali dell'istituto di credito. La Corte di Cassazione cassa la sentenza d'appello che negava la responsabilità della banca, ritenendo la motivazione insufficiente. Il caso viene rinviato per una nuova valutazione del nesso di occasionalità e della responsabilità della banca.
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Caparra e cauzione: la Cassazione fa chiarezza
Una società immobiliare ricorre in Cassazione dopo che i giudici di merito le avevano dato torto in una causa di compravendita immobiliare. La Suprema Corte accoglie due motivi di ricorso cruciali. In primo luogo, censura la Corte d'Appello per non aver adeguatamente motivato la qualificazione di una somma come 'caparra confirmatoria' anziché 'cauzione', definendo il ragionamento 'apparente'. In secondo luogo, stabilisce che l'eccezione di nullità del contratto per difformità catastale, anche se sollevata tardivamente, doveva essere esaminata. La sentenza viene cassata con rinvio per un nuovo esame su questi punti.
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Accreditamento sanitario: obbligatorio il contratto
Una società di factoring ha agito in giudizio contro un'Azienda Sanitaria Locale per ottenere il pagamento di prestazioni sanitarie erogate da un centro diagnostico privato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'accreditamento sanitario, anche se transitorio, non è sufficiente a fondare l'obbligo di pagamento. È indispensabile la stipula di un contratto scritto individuale tra l'ASL e la struttura, che definisca prestazioni, limiti di spesa e corrispettivi. Un protocollo d'intesa generale con le associazioni di categoria non può sostituire tale accordo specifico.
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Indennità di buonuscita: ferie non godute incluse
Un ex dipendente pubblico ha citato in giudizio l'ente previdenziale per ottenere il ricalcolo della sua indennità di buonuscita, chiedendo di includere l'importo ricevuto per le ferie non godute. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale importo, avendo natura retributiva ed essendo soggetto a contribuzione previdenziale, deve essere obbligatoriamente considerato nella base di calcolo della buonuscita, rigettando così il ricorso dell'ente.
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Clausola penale: cumulo con risarcimento del danno
Due costruttori non completano un edificio pattuito come compenso per un professionista. La Corte di Cassazione conferma la loro condanna a pagare sia la clausola penale per il ritardo, sia il risarcimento per il definitivo inadempimento, chiarendo i criteri di prevalenza della colpa e di cumulo dei rimedi risarcitori.
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Inammissibilità ricorso cassazione: requisiti formali
Un gruppo di società concessionarie di scommesse ha impugnato in Cassazione la sentenza della Corte d'Appello che annullava un lodo arbitrale a loro favorevole. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione principale di tale inammissibilità risiede nel mancato rispetto dei requisiti formali, in particolare la carente esposizione dei fatti e l'omessa contestazione della sentenza richiamata dalla Corte d'Appello come motivazione principale della sua decisione (motivazione 'per relationem').
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Pignoramento pertinenza: i limiti del ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante un'opposizione agli atti esecutivi. I ricorrenti sostenevano che il pignoramento di un'autorimessa dovesse estendersi a un'area adiacente, quale pertinenza. La Corte ha stabilito che la valutazione sull'estensione del bene pignorato, basata sulla perizia catastale, costituisce una "quaestio facti" (questione di fatto) non sindacabile in sede di legittimità, ribadendo i confini tra giudizio di merito e ricorso in Cassazione.
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Rinuncia tacita al credito: la Cassazione chiarisce
Due ex soci di una società di consulenza ricorrono in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva dichiarato cessata la materia del contendere in una causa per risarcimento danni contro una società energetica. La Corte d'Appello aveva interpretato la cancellazione della società dal registro imprese come una rinuncia tacita al credito, poiché il credito non era stato ancora accertato al momento della cancellazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza per un vizio di notifica dell'atto d'appello a uno degli ex soci. La notifica, avvenuta a un indirizzo errato, è stata dichiarata nulla, rendendo illegittima la dichiarazione di contumacia e assorbendo le questioni di merito sulla rinuncia tacita al credito.
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Servitù padre di famiglia: Cassazione chiarisce
Una controversia tra parenti su un diritto di passaggio porta la Cassazione a confermare importanti principi. La Corte rigetta il ricorso, stabilendo che la servitù per destinazione del padre di famiglia nasce dallo stato di fatto preesistente alla divisione, senza che sia necessaria l'interclusione del fondo dominante. Inoltre, vengono dichiarate inammissibili le questioni sollevate per la prima volta in sede di legittimità, come quella sull'uso civico dei terreni.
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Licenziamento per rifiuto trasferimento: quando è ok?
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per rifiuto trasferimento di una lavoratrice. L'azienda, in crisi economica, aveva disposto il trasferimento per comprovate ragioni tecnico-organizzative, come la soppressione di posizioni lavorative nella sede di provenienza e la disponibilità di posti in quella di destinazione. Secondo la Corte, l'azienda ha assolto il suo onere probatorio e la scelta della dipendente è avvenuta nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, rendendo il rifiuto della lavoratrice ingiustificato e, di conseguenza, il licenziamento legittimo.
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Compensazione spese processuali: la Cassazione decide
Una società si opponeva a una cartella di pagamento milionaria. Pur vincendo la causa nel merito, le spese legali venivano compensate. La Cassazione conferma la compensazione spese processuali, spiegando che l'accoglimento di solo uno dei motivi di opposizione configura una soccombenza reciproca tra le parti, giustificando la decisione.
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Apparenza della servitù: la prova è essenziale
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di riconoscimento di una servitù di passaggio per usucapione. Il caso sottolinea l'importanza di dimostrare l'apparenza della servitù, ovvero la presenza di opere visibili e permanenti create in modo inequivocabile per servire il fondo dominante. La semplice esistenza di una strada non è sufficiente a provare il diritto. La Corte ha chiarito che il requisito dell'apparenza della servitù richiede una prova specifica, un 'quid pluris', che dimostri la destinazione della strada a vantaggio del fondo che ne reclama l'uso.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese in Cassazione
In una controversia edilizia giunta in Cassazione, la parte ricorrente ha presentato una rinuncia al ricorso a seguito di una transazione. La Corte Suprema ha dichiarato estinto il processo, chiarendo che, a differenza dei gradi di merito, in Cassazione la rinuncia è un atto unilaterale efficace senza accettazione. Quest'ultima rileva solo per evitare la condanna alle spese. È stato inoltre escluso l'obbligo di versare il doppio del contributo unificato, non applicabile in caso di rinuncia.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia all’impugnazione
Una società di legname aveva presentato ricorso in Cassazione contro una società fornitrice di energia elettrica. Prima dell'udienza, il difensore della ricorrente ha depositato un atto di rinuncia. La Corte Suprema ha dichiarato l'estinzione del giudizio, confermando la validità della rinuncia e stabilendo che non fossero dovute spese legali, dato che le controparti non si erano costituite.
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