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Giurisprudenza Civile

Licenziamento post Facebook: quando è illegittimo?
La Corte di Cassazione conferma l'illegittimità di un licenziamento per un post su Facebook. I giudici hanno ritenuto che il commento, condiviso in una chat per consolare una persona non assunta, non avesse contenuto diffamatorio. La valutazione del carattere non offensivo del messaggio, data la sua genericità e l'assenza di riferimenti specifici, è un apprezzamento di merito non sindacabile in sede di legittimità, portando al rigetto del ricorso dell'azienda.
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Ricognizione di debito: la prova spetta al debitore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26240/2024, ha affrontato un caso di licenziamento e una richiesta di risarcimento danni. Mentre ha confermato l'illegittimità del licenziamento di un autista per assenze ingiustificate, ritenendo legittimo il suo rifiuto a un trasferimento comunicato senza preavviso, ha ribaltato la decisione sul risarcimento danni. La Corte ha stabilito che una dichiarazione scritta del lavoratore, in cui ammetteva la propria responsabilità per un danno, costituisce una ricognizione di debito. Di conseguenza, inverte l'onere della prova: spetta al lavoratore (debitore) dimostrare l'inesistenza del debito, e non al datore di lavoro (creditore) provarne il fondamento.
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Errore di Fatto: la Cassazione chiarisce i limiti
Una società ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione per un presunto errore di fatto relativo a un avviso di addebito per contributi non versati. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l'errore lamentato era di natura interpretativa e non un errore di fatto percettivo, come richiesto dalla legge. Inoltre, il ricorso è stato presentato oltre i termini di legge.
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Prescrizione lavoro domestico: quando decorre?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26236/2024, ha rigettato il ricorso di un datore di lavoro, confermando che la prescrizione nel lavoro domestico per i crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto. La Corte ha ribadito che la mancanza di stabilità reale in questo tipo di contratto giustifica il posticipo del termine, a tutela del lavoratore che potrebbe temere ritorsioni.
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Giudicato: appello inammissibile e la sua efficacia
La Corte di Cassazione chiarisce che l'inammissibilità dell'appello per tardività rende definitiva la sentenza di primo grado, formando un giudicato sostanziale che impedisce di riproporre la stessa questione in un nuovo processo. Nel caso di specie, la natura non subordinata di un rapporto di lavoro, già decisa in primo grado in un precedente giudizio, non poteva essere nuovamente contestata.
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Retrocessione d’azienda: la responsabilità del locatore
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità del proprietario di un'azienda in caso di retrocessione d'azienda. L'ordinanza stabilisce che, se l'azienda viene restituita dal primo affittuario e immediatamente concessa a un secondo, il proprietario non è solidalmente responsabile per i debiti di lavoro del primo affittuario, a meno che non si provi che abbia proseguito direttamente l'attività. La mancata prova della continuità aziendale da parte del proprietario esclude l'applicazione dell'art. 2112 c.c.
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Rimborso buono postale: il superstite incassa tutto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26231/2024, ha stabilito che in caso di buono postale fruttifero cointestato con clausola di 'pari facoltà di rimborso', il cointestatario superstite ha diritto a ottenere il rimborso dell'intera somma senza la necessità della quietanza congiunta degli eredi del cointestatario defunto. La decisione si fonda sulla specifica natura dei buoni, che sono rimborsabili 'a vista' e non cedibili, distinguendoli dai libretti di risparmio a cui si applica una disciplina differente in materia di successione.
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Opposizione a precetto: motivi e decisione del Giudice
Il Tribunale ha rigettato un'opposizione a precetto promossa da due garanti. Le eccezioni sulla nullità della procura speciale del creditore, sull'estinzione delle fideiussioni e sulla carenza di legittimazione attiva a seguito di una cessione in blocco sono state ritenute infondate. La corte ha stabilito che le contestazioni di merito dovevano essere sollevate contro il decreto ingiuntivo originario, ormai definitivo, e che il creditore aveva adeguatamente provato la propria titolarità del credito.
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Liquidazione spese legali: la regola del decisum
In una lunga controversia per un posto barca, la Corte di Cassazione chiarisce i criteri per la liquidazione delle spese legali. Con l'ordinanza n. 26230/2024, la Corte ha stabilito che nel giudizio di rinvio, se la decisione è limitata alla quantificazione di una somma, lo scaglione di valore per calcolare i compensi legali deve basarsi sull'importo effettivamente riconosciuto (il "decisum") e non sul valore complessivo originario della causa.
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Deposito tardivo sentenza: ricorso in Cassazione fermato
La Corte di Cassazione ha dichiarato improcedibile un ricorso a causa del deposito tardivo della sentenza impugnata, avvenuto ben oltre il termine di 20 giorni previsto dalla legge. Il caso, originato da una disputa su canoni di locazione non pagati, evidenzia il rigore delle norme processuali e la non sanabilità di tale omissione, anche se la controparte si costituisce. La Corte ha ribadito che il rispetto dei termini è essenziale per la rapida definizione dei giudizi.
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Litisconsorzio necessario: causa rinviata al 1° grado
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello, rinviando la causa al tribunale di primo grado per un difetto di litisconsorzio necessario. In un'azione per il rilascio di un immobile occupato da una coppia di conviventi, il ricorrente aveva citato in giudizio solo la compagna del fratello, omettendo quest'ultimo. La Corte ha stabilito che, poiché l'azione mirava a far cessare un rapporto di comodato che coinvolgeva entrambi i conviventi, entrambi avrebbero dovuto essere convenuti in giudizio fin dall'inizio.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una società aveva impugnato in Cassazione una sentenza d'appello che confermava un ordine di rilascio di un immobile. Durante il procedimento, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, la società ricorrente ha formalizzato la rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, specificando che, in questi casi, non si procede né alla condanna alle spese né al raddoppio del contributo unificato.
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Patto commissorio: quando il lease back è nullo?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società fallita che chiedeva la nullità di un contratto di 'sale and lease back', sostenendo che violasse il divieto di patto commissorio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali non avevano riscontrato la prova dei tre indici sintomatici (situazione debitoria preesistente, difficoltà economica del venditore, sproporzione del prezzo) necessari a configurare l'illecito. È stato ribadito che tale accertamento è un'indagine di fatto, non rivalutabile in sede di legittimità, e che la presenza di un 'patto marciano' nel contratto rafforza la sua validità.
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Nullità fideiussione ABI: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di opposizione a decreto ingiuntivo basato, tra l'altro, sulla presunta nullità di una fideiussione per violazione della normativa antitrust (schema ABI). L'ordinanza rigetta il ricorso, dichiarando inammissibili gran parte dei motivi. La Corte ha ribadito che, per contestare la nullità fideiussione ABI, è necessario trascrivere le clausole specifiche nel ricorso per cassazione, in ossequio al principio di autosufficienza. Inoltre, ha confermato che la Corte non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.
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Ordinanza Cassazione: Analisi n. 26226 del 2024
Analisi preliminare dell'ordinanza Cassazione n. 26226/2024. Il documento fornito riporta solo i dati di testata, impedendo un'analisi di merito. Si discute il ruolo della Prima Sezione Civile.
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Litisconsorzio necessario: terzi pignorati in causa
In una complessa vicenda di esecuzione forzata, un creditore ha avviato un pignoramento contro un istituto di credito. La banca si è opposta, eccependo un controcredito in compensazione. La disputa sulla competenza territoriale è giunta in Cassazione. La Suprema Corte, prima di decidere nel merito, ha rilevato un vizio procedurale: la mancata notifica del ricorso ai terzi pignorati (altre società finanziarie), ritenuti parti essenziali del processo. Di conseguenza, ha ordinato l'integrazione del contraddittorio, sottolineando il principio del litisconsorzio necessario.
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Azione causale: la copia della cambiale non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 26210/2024, chiarisce un punto fondamentale sull'azione causale basata su cambiali. Un creditore aveva agito contro il garante di alcune cambiali producendo solo le copie dei titoli. I giudici, in tutti i gradi di giudizio, hanno respinto la domanda, affermando che la produzione degli originali è un requisito indefettibile sia per l'azione cartolare che per quella causale. Questa regola serve a proteggere il debitore dal rischio di essere citato in giudizio più volte per lo stesso debito. La mancata contestazione delle copie da parte del debitore è irrilevante di fronte a questo principio fondamentale.
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Concorso di colpa: spedire un assegno è rischioso
Una società assicurativa ha citato in giudizio il servizio postale per l'incasso fraudolento di due assegni spediti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che attribuiva un concorso di colpa alla società mittente. Anche se uno degli assegni era stato inviato tramite posta raccomandata, la società non ha utilizzato gli strumenti di tracciamento per monitorare la spedizione e prevenire il danno, violando così il dovere di diligenza.
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Licenziamento per assenza prolungata: è legittimo?
Un lavoratore, assente per oltre un anno a causa di arresti domiciliari, è stato licenziato sulla base di una clausola del CCNL. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del recesso, qualificandolo come licenziamento per assenza prolungata dovuta a impossibilità sopravvenuta della prestazione. La Corte ha stabilito che, decorso un congruo periodo, l'interesse del datore di lavoro alla prestazione viene meno, indipendentemente dall'esito del procedimento penale a carico del dipendente.
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Docenti civili scuole militari: è lavoro subordinato
La Corte di Cassazione ha stabilito che il rapporto di lavoro dei docenti civili presso le scuole militari, anche se basato su convenzioni annuali, deve essere qualificato come lavoro subordinato di pubblico impiego. L'ordinanza accoglie il ricorso degli eredi di un professore, cassando la precedente decisione della Corte d'Appello che aveva negato la natura subordinata del rapporto. La Suprema Corte ha ribadito un proprio orientamento consolidato, sottolineando l'applicazione del principio di non discriminazione per i lavoratori a tempo determinato e rinviando il caso per una nuova valutazione.
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