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Giurisprudenza Civile

Prova del danno: la Cassazione sui gioielli rubati
Un proprietario di casa ha citato in giudizio una società di vigilanza a seguito di un furto, chiedendo il risarcimento per i gioielli sottratti il cui valore superava la copertura assicurativa. I tribunali, inclusa la Corte di Cassazione, hanno respinto la richiesta per una carente prova del danno. Il ricorrente non è riuscito a dimostrare in modo conclusivo che tutti i gioielli dichiarati fossero effettivamente presenti al momento del furto e che il loro valore eccedesse l'indennizzo già ricevuto dall'assicurazione.
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Durata irragionevole processo: calcolo unitario
Una cittadina ha cercato compensazione per la morte dei suoi familiari in un disastro. La Corte di Cassazione ha affrontato il tema della durata irragionevole processo, stabilendo che quando una richiesta di risarcimento danni inizia in un processo penale e prosegue in sede civile per la quantificazione, la durata totale deve essere calcolata come un unico percorso unitario ai fini della Legge Pinto. Il ricorso del Ministero è stato respinto con sanzioni.
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Danno da ritardo aereo: non basta il disagio
Un passeggero ha citato in giudizio una compagnia aerea per un ritardo di cinque ore, chiedendo un risarcimento per stress e frustrazione. I tribunali di merito hanno concesso un indennizzo, considerando il danno come implicito nel ritardo stesso. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15352/2024, ha ribaltato questa decisione, stabilendo che il danno da ritardo aereo non è automatico. Per ottenere un risarcimento, il passeggero deve dimostrare di aver subito un pregiudizio serio e non futile a un diritto costituzionalmente protetto. Il semplice disagio o fastidio non è sufficiente. Di conseguenza, la domanda del passeggero è stata respinta.
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Variazioni appalto: quando la prova scritta non serve
Un committente si rifiutava di pagare lavori extra in un contratto d'appalto, sostenendo che le modifiche richiedessero un'autorizzazione scritta. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che se le variazioni appalto sono richieste o concordate dal committente, l'appaltatore può provarle con ogni mezzo, inclusa la testimonianza, senza necessità di un atto scritto. La decisione distingue nettamente tra modifiche proposte dall'appaltatore (che richiedono forma scritta) e quelle volute dal committente.
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Obbligo di sicurezza subappalto: le conseguenze
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto di subappalto per colpa del committente. La subappaltatrice aveva legittimamente interrotto i lavori a causa del grave rischio, ignorato dal committente, della presenza di ordigni bellici inesplosi. La mancata predisposizione di un piano di sicurezza aggiornato costituisce un grave inadempimento che giustifica lo scioglimento del contratto. La sentenza sottolinea la preminenza dell'obbligo di sicurezza nel subappalto.
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Fideiussione ABI: quando l’eccezione di nullità cade
Un debitore e il suo garante si sono opposti a un decreto ingiuntivo per uno scoperto di conto, eccependo la prescrizione del credito e la nullità della fideiussione ABI. Il Tribunale ha respinto l'opposizione, confermando il debito. La decisione chiarisce che la prescrizione era stata validamente interrotta e che la nullità della garanzia non era stata provata, poiché gli opponenti non hanno dimostrato la persistenza di un'intesa anticoncorrenziale al momento della stipula del contratto.
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Risarcimento volo ritardo: no a Reg. UE per extra-UE
Un passeggero ha citato in giudizio una compagnia aerea non comunitaria per un grave ritardo su un volo partito da un paese extra-UE. La Corte di Cassazione ha negato il risarcimento volo ritardo forfettario, chiarendo che il Regolamento UE 261/04 non è applicabile, neanche per analogia, in queste circostanze. Per ottenere un indennizzo, il passeggero deve dimostrare il danno effettivo subito secondo le norme del codice civile.
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Recesso ingiustificato: niente risarcimento dei costi
La Corte di Cassazione ha stabilito che una società che opera un recesso ingiustificato da un contratto di manutenzione non ha diritto al risarcimento dei costi sostenuti per affidare i lavori a una terza azienda. La decisione di recedere senza validi presupposti interrompe il nesso di causalità tra le lievi inadempienze della controparte e il danno lamentato, rendendo tali costi una conseguenza della propria scelta e non dell'altrui condotta.
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Danni fauna selvatica: chi paga? La Cassazione chiarisce
Un'azienda agricola ha citato in giudizio un ambito territoriale di caccia per i danni ai raccolti causati da animali selvatici. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha stabilito che l'ente responsabile verso i terzi per i danni da fauna selvatica è la Provincia. Le leggi regionali che attribuiscono compiti agli ambiti di caccia regolano solo la ripartizione interna dei costi e non la responsabilità esterna.
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Contestazione bollette acqua: onere della prova
Un'azienda ha promosso una contestazione per bollette dell'acqua ritenute eccessive. La Corte di Cassazione ha stabilito che la contestazione generica non è sufficiente a invertire l'onere della prova. Le fatture, basate sulle letture del contatore, godono di una presunzione di veridicità. Spetta all'utente, dopo la verifica del fornitore, dimostrare che il consumo anomalo non è a lui imputabile.
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Riconoscimento di debito: quando è valido per la P.A.?
La Cassazione chiarisce che il riconoscimento di debito da parte di un ente pubblico, per interrompere la prescrizione, deve provenire da un organo con rappresentanza legale ed essere diretto al creditore. Un atto interno, come una lettera tra uffici, non ha efficacia interruttiva. Il caso riguardava una società di costruzioni che chiedeva il pagamento per lavori del 1997, ma la sua pretesa è stata dichiarata prescritta.
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Soccombenza e spese legali: la Cassazione decide
Una società committente cita in giudizio la fornitrice di calcestruzzo e la ditta appaltatrice per una pavimentazione difettosa. La Corte d'Appello esclude la responsabilità della fornitrice. In Cassazione, la questione centrale diventa la ripartizione delle spese legali. La Suprema Corte, pur confermando l'assenza di responsabilità della fornitrice, cassa la sentenza d'appello nella parte in cui viola il principio di soccombenza, ponendo ingiustamente le spese a carico della parte vittoriosa senza adeguata motivazione.
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Recesso appalto: la clausola di rinnovo non lo esclude
Una società di trasporti si è opposta al recesso di una società committente da un contratto di appalto, sostenendo che la disdetta fosse tardiva a causa di una clausola di tacito rinnovo. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di recesso appalto del committente, previsto dall'art. 1671 c.c., coesiste con la clausola di rinnovo. Pertanto, il recesso era legittimo, sebbene potesse dar luogo a un indennizzo, che nel caso specifico non è stato riconosciuto perché richiesto tardivamente e non provato.
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Notifica sentenza appello: quando il ricorso è tardivo
Una committente si oppone a un decreto ingiuntivo per un assegno. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, ricorre in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile perché la notifica della sentenza d'appello via PEC al procuratore domiciliatario ha fatto decorrere il termine breve, rendendo tardiva l'impugnazione.
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Orario di lavoro: il tragitto casa-lavoro conta?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo di spostamento casa-lavoro per dei macchinisti non rientra nell'orario di lavoro. La decisione si basa sul fatto che i lavoratori, pur operando in più sedi, si recavano presso una "base operativa" con un numero predeterminato di impianti, non trovandosi quindi in una situazione di assenza di un luogo di lavoro fisso e non essendo sotto il pieno potere direttivo del datore durante il tragitto.
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Termine deposito note scritte: ordinatorio, non perentorio
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15331/2024, ha stabilito un principio cruciale riguardo al processo civile durante l'emergenza Covid-19. La Corte ha chiarito che il termine per il deposito delle note scritte, previsto per sostituire l'udienza in presenza, è da considerarsi ordinatorio e non perentorio. Di conseguenza, il deposito tardivo delle note non può essere equiparato alla loro totale omissione e non comporta l'estinzione del processo, la quale si verifica solo se nessuna delle parti deposita alcunché. La sentenza ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente dichiarato estinto il giudizio per un tardivo deposito.
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Inadempimento grave per servizio lento: sì alla risoluzione
Una società cliente ha ottenuto la risoluzione di un contratto per servizi IT a causa di un grave inadempimento del fornitore. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la lentezza del sistema, rendendolo inadatto allo scopo, costituisce un inadempimento grave. La responsabilità è stata attribuita al fornitore, che aveva rassicurato il cliente sull'adeguatezza della connessione, elemento essenziale per la fruizione del servizio. La Corte ha anche chiarito che l'appello sulla questione principale del grave inadempimento riapre la discussione su punti logicamente collegati, come la legittimità del recesso.
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Decorrenza pensione cumulo: quando inizia il diritto?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15329/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza pensione cumulo. Un pensionato, iscritto alla Gestione Separata, aveva chiesto il ricalcolo della pensione includendo contributi versati in un'altra gestione. La Corte ha chiarito che il diritto alla pensione unificata non decorre dal momento in cui si maturano i requisiti anagrafici e contributivi, ma dal momento della presentazione della domanda di cumulo. Questo perché solo con tale domanda si forma il montante contributivo unico su cui calcolare l'assegno.
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Regolamento di competenza: appello tardivo è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società edile contro una sentenza d'appello che aveva declinato la competenza del giudice ordinario in favore di un collegio arbitrale. La decisione si fonda sulla tardività del ricorso, che doveva essere proposto con lo specifico strumento del regolamento di competenza entro 30 giorni, termine non rispettato dalla ricorrente.
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Opposizione a decreto ingiuntivo e concordato
Una società ha presentato opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura commerciale, contestando una minima parte dell'importo richiesto. Durante la causa, la stessa società ha avviato una procedura di concordato preventivo. Il Tribunale ha stabilito che l'opposizione a decreto ingiuntivo deve comunque essere decisa nel merito, revocando il decreto iniziale per l'inesattezza dell'importo e condannando il debitore al pagamento della somma corretta, oltre alle spese legali.
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