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Giurisprudenza Civile

Termine accertamento illecito: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul termine accertamento illecito in materia di sanzioni finanziarie. Annullando una decisione della Corte d'Appello, ha chiarito che il termine di 180 giorni per contestare una violazione non decorre dalla semplice conoscenza iniziale dei fatti, ma dal momento in cui l'organo di vigilanza completa l'istruttoria e acquisisce tutti gli elementi necessari per una valutazione definitiva. La sentenza rafforza l'autonomia dell'autorità nel condurre indagini complesse, limitando il sindacato del giudice alla verifica di un'inerzia ingiustificata, da valutarsi con un giudizio 'ex ante' e non con il senno di poi.
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Mansioni superiori LSU: quando è dovuto il compenso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni ex lavoratori socialmente utili (LSU) che chiedevano il riconoscimento di mansioni superiori LSU e le relative differenze retributive. Gli eredi dei lavoratori sostenevano di aver svolto compiti equivalenti a quelli di un cancelliere. La Corte ha confermato la decisione d'appello, la quale aveva negato il diritto per carenza di prova, ritenendo le attività svolte solo "complementari ed accessorie". L'inammissibilità del ricorso è stata motivata da vizi procedurali e dal tentativo di ottenere un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Lavoro volontario: quando è impiego subordinato
Un'Azienda Sanitaria Pubblica ricorre in Cassazione contro il riconoscimento del rapporto di lavoro volontario di una dottoressa come impiego subordinato. La Corte rigetta il ricorso, confermando che la presunzione di onerosità del lavoro non è superata dalla mera speranza di un vantaggio futuro e che l'ente, essendo pubblico economico, non rientra nella normativa sul volontariato puro.
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Privilegio finanziamenti pubblici: quando sorge?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il privilegio finanziamenti pubblici a garanzia della restituzione sorge al momento dell'erogazione dei fondi e non al momento della successiva revoca o risoluzione del contratto. L'ordinanza chiarisce che la natura pubblicistica del credito è il fondamento della prelazione, rendendola efficace anche se attivata dopo l'inizio di una procedura concorsuale. La risoluzione contrattuale è equiparata alla revoca amministrativa ai fini dell'attivazione del privilegio.
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Riacquisto area industriale: la delibera è sufficiente
La Corte di Cassazione stabilisce che nel contesto del riacquisto di aree industriali disciplinato da normative speciali, la delibera di revoca emessa dall'ente pubblico (consorzio) è sufficiente a ritrasferire la proprietà del bene, senza la necessità di un formale decreto di esproprio. Questa procedura, di natura pubblicistica, prevale sulle ordinarie regole civilistiche, rendendo inefficace il pignoramento successivo da parte di un creditore dell'acquirente inadempiente.
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Autotutela Covid e licenziamento: quando è legittimo
Un lavoratore è stato licenziato per assenza, giustificandola come un atto di autotutela Covid per la presunta mancanza di misure di sicurezza aziendali. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento, dichiarando il ricorso inammissibile. È stato accertato che il lavoratore non ha provato l'inadempimento dell'azienda, la quale, al contrario, aveva adottato le cautele necessarie. L'assenza non era stata preannunciata né motivata secondo buona fede.
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Agente monomandatario: indennità e decisione Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27355/2024, ha stabilito una distinzione cruciale tra agente con patto di esclusiva e agente monomandatario. La Corte ha chiarito che un agente con un semplice divieto di concorrenza non è automaticamente un agente monomandatario, e ciò incide sull'importo dell'indennità di preavviso dovuta. È stato accolto il ricorso della società preponente su questo punto, cassando la sentenza d'appello e rinviando per una nuova determinazione. È stato invece respinto il motivo relativo alla quantificazione dell'indennità di fine rapporto ex art. 1751 c.c.
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Condanna alle spese: no alla parte vittoriosa
La Corte di Cassazione ha stabilito che la parte sostanzialmente vittoriosa in un giudizio non può essere condannata a rimborsare le spese legali della controparte, neppure per una singola fase processuale. Il caso riguardava il rifiuto di un'offerta di pagamento considerata incompleta. La Suprema Corte ha chiarito che il principio di causalità non può portare a condannare la parte vittoriosa, specialmente se la proposta transattiva della controparte non includeva il rimborso delle spese legali già maturate. Di conseguenza, la condanna alle spese inflitta dalla Corte d'Appello è stata annullata.
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Estinzione del processo: effetti sulla prescrizione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27352/2024, ha chiarito gli effetti dell'estinzione del processo sulla prescrizione. Se un giudizio si estingue, anche se dichiarato in appello ribaltando la decisione di primo grado, viene meno l'effetto sospensivo permanente della prescrizione. Rimane solo l'effetto interruttivo istantaneo della domanda iniziale, con la conseguenza che il termine di prescrizione ricomincia a decorrere dalla data della prima notifica. Nel caso di specie, un'azione di riduzione per lesione di legittima è stata quindi dichiarata prescritta.
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Certificato di destinazione urbanistica: valore legale
La Corte di Cassazione ha stabilito che il certificato di destinazione urbanistica (CDU) ha natura meramente dichiarativa e ricognitiva, non essendo un atto insindacabile. In un caso di esproprio, la Corte d'appello aveva erroneamente negato la possibilità di valutare le critiche mosse dal proprietario di un terreno riguardo alla correttezza del CDU su cui si basava la stima dell'indennità. La Suprema Corte ha cassato la sentenza, affermando che il giudice di merito ha il dovere di verificare la reale situazione urbanistica del bene, anche disapplicando le risultanze del certificato se contestate e provate come erronee, poiché esso non è un atto provvedimentale costitutivo di diritti.
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Dimissioni giusta causa e Cassa Integrazione COVID
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27350/2024, ha rigettato il ricorso di un lavoratore che si era dimesso per giusta causa lamentando un demansionamento e un uso illegittimo del Fondo di Integrazione Salariale (FIS) durante l'emergenza COVID-19. La Corte ha stabilito che la normativa emergenziale ha derogato agli obblighi di comunicazione standard per l'accesso alla cassa integrazione e che la sospensione temporanea del rapporto non costituisce di per sé una giusta causa di dimissioni. Di conseguenza, il lavoratore è stato condannato a pagare l'indennità di mancato preavviso e la penale per violazione del patto di stabilità.
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Abuso di dipendenza economica: Cassazione e contratti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda subfornitrice che lamentava un abuso di dipendenza economica. La decisione si fonda sul principio di irretroattività della legge: la normativa in materia (L. 192/1998) non può essere applicata a un contratto stipulato nel 1996, ovvero prima della sua entrata in vigore. La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso relativi a un patto di non concorrenza e a vizi procedurali, ribadendo i limiti del proprio giudizio.
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Buoni postali: prevale il timbro o la stampa?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di buoni postali fruttiferi emessi su moduli di serie precedenti e aggiornati con un timbro recante nuovi tassi di interesse, sono questi ultimi a prevalere, anche se il timbro non copre integralmente la tabella dei rendimenti originaria. La normativa ministeriale che modifica i tassi è considerata fonte imperativa di legge che integra il contratto, superando le indicazioni pre-stampate e escludendo la tutela dell'affidamento del risparmiatore basato su una mera incompletezza materiale.
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Compenso custode giudiziario: contraddittorio esteso
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione relativa al compenso di un custode giudiziario di beni sequestrati. Il motivo non riguarda l'ammontare del compenso, ma un vizio di procedura: nel giudizio di opposizione non erano stati coinvolti gli imputati del procedimento penale originario, i quali sono potenziali soggetti obbligati al pagamento. La Corte ha stabilito che la loro partecipazione è necessaria (litisconsorzio necessario) e, in sua assenza, l'intero procedimento è nullo. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo giudizio che includa tutte le parti necessarie.
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Voto concordato: l’astensione non è dissenso
La Cassazione chiarisce che l'astensione dal voto concordato preventivo non qualifica il creditore come 'dissenziente'. Di conseguenza, non ha diritto alla notifica personale dell'udienza di omologa, e il suo reclamo contro il decreto emesso in assenza di opposizioni è inammissibile. La Corte distingue nettamente tra l'astensione, che non esprime un giudizio, e il voto contrario, che manifesta una disapprovazione attiva della proposta.
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Servitù di passaggio: i requisiti per l’usucapione
Una proprietaria agiva in giudizio per far dichiarare l'inesistenza di una servitù di passaggio sul suo fondo. I vicini chiedevano in via riconvenzionale l'accertamento dell'acquisto della servitù per usucapione. La Corte d'Appello accoglieva la domanda dei vicini, ma la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza. La Suprema Corte ha chiarito che per l'usucapione di una servitù di passaggio non basta un semplice percorso, ma servono opere visibili e permanenti (il cosiddetto 'quid pluris') che dimostrino in modo inequivocabile l'asservimento del fondo. La Corte d'Appello aveva errato ignorando le risultanze della Consulenza Tecnica d'Ufficio (CTU) che negavano l'esistenza del passaggio per il tempo necessario.
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Danno da fermo amministrativo: la prova è necessaria
Un automobilista chiede il risarcimento per l'illegittima iscrizione di un fermo sul suo veicolo. La Cassazione rigetta il ricorso, affermando che il danno da fermo amministrativo non è presunto (in re ipsa) ma deve essere concretamente provato, sia per il danno patrimoniale che per quello non patrimoniale, che non può consistere in meri disagi.
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Contrattazione collettiva medici: ACN prevale su AIR
Una pediatra ha richiesto il pagamento di un incremento retributivo previsto dall'Accordo Collettivo Nazionale (ACN). L'Azienda Sanitaria si era opposta, sostenendo che tali fondi fossero destinati alla contrattazione regionale (AIR). La Corte di Cassazione ha dato ragione alla dottoressa, stabilendo un principio cardine nella contrattazione collettiva medici: l'accordo decentrato non può mai peggiorare le condizioni stabilite a livello nazionale. La sentenza di appello è stata quindi annullata con rinvio.
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Correzione errore materiale: il contraddittorio è sacro
Un contribuente chiede la correzione di errore materiale di un decreto che liquidava spese legali sproporzionate rispetto al valore della causa. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma stabilisce un principio fondamentale: la richiesta di correzione deve essere notificata alla controparte per garantire il principio del contraddittorio, anche quando l'errore potrebbe essere rilevato d'ufficio.
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Ente non commerciale: quando perde la qualifica?
Un'organizzazione ecclesiastica non-profit, in amministrazione straordinaria, ha contestato l'ammissione di debiti fiscali sostenendo la sua qualifica di ente non commerciale, che le darebbe diritto alla sospensione dei pagamenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'ammissione a una procedura concorsuale per grandi imprese presuppone intrinsecamente la natura commerciale dell'ente. La Corte ha ribadito che è l'attività concretamente svolta a prevalere sulla finalità statutaria, determinando così la perdita dei benefici legati allo status di ente non commerciale.
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