Una lavoratrice con mansioni di sacrista ha citato in giudizio il suo datore di lavoro, un ente ecclesiastico, rivendicando l'inquadramento superiore per aver svolto compiti amministrativi e contabili. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. L'ordinanza sottolinea che per ottenere il riconoscimento di mansioni superiori, il lavoratore ha l'onere di provare che tali compiti sono stati svolti in modo continuativo e prevalente, e non solo occasionale. Inoltre, i compiti meramente complementari alla figura professionale principale, come la registrazione delle offerte per una sacrista, non giustificano un avanzamento di livello.
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