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Giurisprudenza Civile

Stabilizzazione precariato: la data del contratto è decisiva
Un gruppo di dipendenti a tempo determinato ha richiesto la conversione del proprio rapporto di lavoro in indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che per la stabilizzazione del precariato, ai sensi della normativa speciale esaminata, è fondamentale la data di stipula del contratto. La legge si applica solo ai contratti già in essere alla sua entrata in vigore, risultando irrilevante che la procedura di selezione fosse iniziata in data anteriore.
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Licenziamento disciplinare: quando non serve il codice
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un licenziamento disciplinare di un vice-direttore di supermercato per violazione dei doveri di fedeltà e diligenza. La Corte ha stabilito che, in casi di condotte che ledono direttamente il rapporto fiduciario, non è necessaria la preventiva affissione del codice disciplinare, poiché tali doveri sono connaturati al rapporto di lavoro stesso, specialmente per figure con ruoli di responsabilità.
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Stabilizzazione del personale: diritto all’assunzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21120/2024, ha confermato il diritto di un lavoratore all'assunzione a tempo indeterminato al termine di un percorso di stabilizzazione del personale presso un ente pubblico. Il lavoratore, dopo anni di contratti atipici, aveva superato una selezione e completato un triennio a tempo determinato previsto dalla procedura. La Corte ha stabilito che tale percorso genera un diritto soggettivo all'assunzione. Tuttavia, ha negato il diritto alle retribuzioni per il periodo di ritardata assunzione, chiarendo che il lavoratore può chiedere solo il risarcimento del danno, che deve essere specificamente provato.
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Prescrizione spese di custodia: 10 anni, non 5
Due cittadini ricorrono contro un'ingiunzione di pagamento per i costi di custodia di un motociclo sequestrato, sostenendo l'avvenuta prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 21119/2024, ha respinto il ricorso, chiarendo che la prescrizione spese di custodia segue il termine ordinario di dieci anni, non quello di cinque anni previsto per le sanzioni amministrative. Il termine decennale decorre dal momento in cui l'amministrazione anticipa le spese al custode.
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Stabilizzazione precari: il bando non garantisce il posto
Un lavoratore precario ha citato in giudizio un'Università per ottenere la stabilizzazione dopo aver superato un'apposita selezione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. È stato chiarito che la partecipazione a tali selezioni crea una graduatoria di idonei, ma non un diritto soggettivo all'assunzione immediata. L'assunzione, infatti, resta subordinata ai piani di fabbisogno dell'ente pubblico e ai posti effettivamente disponibili, come previsto dalla normativa sulla stabilizzazione precari.
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Uso della cosa comune: limiti e servitù di veduta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21117/2024, ha chiarito i limiti dell'uso della cosa comune. Nel caso di una lite tra fratelli comproprietari di un terreno, è stato stabilito che l'apertura di finestre e terrazzi da una proprietà esclusiva su un'area comune non rientra nell'uso consentito dall'art. 1102 c.c., ma costituisce l'imposizione di una servitù di veduta. Tale servitù è illegittima se non costituita con il consenso di tutti i comproprietari e in forma scritta, pertanto la Corte ha confermato l'ordine di rimozione delle opere.
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Impugnazione ratio decidendi: l’errore che costa caro
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni lavoratori per la stabilizzazione del rapporto di lavoro. L'errore fatale è stato non contestare specificamente ogni 'ratio decidendi' della sentenza di primo grado, rendendo la decisione su un punto cruciale definitiva. Questa ordinanza sottolinea l'importanza di una corretta tecnica di impugnazione ratio decidendi in appello.
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Deroga distanze legali: quando non si applica?
La Cassazione chiarisce che la deroga distanze legali, prevista per i piani di recupero urbano, non si applica se solo uno dei due edifici confinanti è incluso nel piano. La Corte ha cassato la sentenza d'appello solo per l'omessa pronuncia sulla domanda di manleva, confermando la condanna all'arretramento della costruzione.
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Lavoro subordinato: la motivazione della sentenza
La Corte di Cassazione conferma una sanzione a un locale notturno per l'impiego di 42 lavoratori in nero, ritenendo pienamente provato il rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d'appello era adeguata, basandosi su indici chiari come la retribuzione fissa, le direttive impartite e l'inserimento stabile nell'organizzazione aziendale, respingendo il ricorso del titolare basato su un presunto difetto di motivazione.
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Riassunzione procedimento fallimentare: rinvio udienza
La Corte di Cassazione analizza un ricorso contro una dichiarazione di fallimento, incentrato sulla corretta procedura da seguire dopo un precedente regolamento di competenza. Nello specifico, si discute la necessità della riassunzione del procedimento fallimentare. Data la particolare rilevanza della questione di diritto, la Corte, con ordinanza interlocutoria, ha deciso di non definire il caso in camera di consiglio, ma di rinviarlo a una pubblica udienza per un esame più approfondito.
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Sanzioni antiriciclaggio: annullamento per errore
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di una Corte d'Appello che aveva condannato un ex responsabile di filiale al pagamento di ingenti sanzioni antiriciclaggio. La decisione è stata motivata da un palese errore di calcolo commesso dalla corte territoriale, la quale aveva quantificato la sanzione basandosi su un importo delle operazioni sospette doppio rispetto a quello effettivamente contestato, alterando così la valutazione sulla gravità della violazione.
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Prescrizione e amministrazione straordinaria: il rinvio
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza la trattazione di un ricorso. La questione centrale, ritenuta di particolare rilevanza, riguarda l'efficacia interruttiva permanente della prescrizione nell'ambito di una procedura di amministrazione straordinaria e del successivo fallimento. La Corte non decide nel merito ma ritiene necessario un approfondimento data la complessità del tema.
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Ricorso per revocazione: quando è un errore di diritto?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione presentato da alcuni dirigenti farmacisti contro il Ministero della Salute. L'ordinanza chiarisce che una presunta errata interpretazione di norme o di precedenti giurisprudenziali costituisce un errore di diritto, non un errore di fatto, e pertanto non può essere motivo di revocazione. Il caso evidenzia i limiti stringenti di questo strumento processuale.
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Responsabilità banca IBAN errato: cosa dice la Cassazione
Una società, vittima di una truffa, ha citato in giudizio un istituto di credito per aver eseguito un bonifico verso un conto con IBAN corretto ma intestatario errato. La Corte di Cassazione ha confermato che, in base alla normativa europea e nazionale (PSD2), la responsabilità della banca è esclusa. L'operazione di pagamento si considera correttamente eseguita se conforme all'identificativo unico (IBAN) fornito dall'ordinante, a prescindere da altre informazioni come il nome del beneficiario. La ratio è garantire la rapidità e l'automazione dei pagamenti nel mercato unico europeo.
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Canone demaniale marittimo: calcolo e opere
Una società di gestione portuale ha contestato l'aumento del canone demaniale marittimo imposto dalla Finanziaria 2007, sostenendo che il calcolo includeva erroneamente le aree con opere da essa realizzate. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per violazione del principio di autosufficienza, poiché la società non ha fornito nel ricorso i documenti necessari a dimostrare l'errore di calcolo dell'amministrazione. La decisione sottolinea l'importanza dei requisiti procedurali formali nei ricorsi.
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Licenziamento tardivo: il principio di immediatezza
La Corte di Cassazione conferma l'illegittimità di un licenziamento tardivo inflitto a un dirigente. La società datrice di lavoro ha atteso oltre un anno e mezzo prima di contestare una presunta negligenza, violando il principio di immediatezza. Tale ritardo ha reso la sanzione illegittima, poiché ha ingenerato nel lavoratore il legittimo affidamento sulla tolleranza della sua condotta, a prescindere dalla fondatezza dell'addebito.
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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio in Cassazione
Una controversia su un contratto di affitto d'azienda è giunta fino alla Corte di Cassazione, che ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione chiarisce che la Suprema Corte non può riesaminare i fatti o le prove già valutate nei gradi di merito. L'ordinanza sottolinea i rigorosi requisiti procedurali necessari per l'ammissibilità di un ricorso, come la corretta formulazione delle eccezioni processuali e la riproposizione delle istanze istruttorie in appello.
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Onere della prova nella chiamata di terzo: una guida
Una conduttrice, citata in giudizio per canoni di locazione non pagati, ha chiamato in causa la società cessionaria del suo ramo d'azienda chiedendo di essere tenuta indenne. Sia la Corte d'Appello che la Cassazione hanno rigettato le sue pretese, stabilendo un principio fondamentale sull'onere della prova nella chiamata di terzo: la parte che agisce in rivalsa deve fornire prove concrete dei fatti a fondamento della propria domanda, senza poter fare affidamento sui poteri istruttori del giudice per colmare le proprie lacune probatorie. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Regolamento di competenza: i termini per sollevarlo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento di competenza sollevato da un Tribunale perché tardivo. La decisione ribadisce che il rilievo d'ufficio dell'incompetenza deve avvenire non oltre la prima udienza di trattazione, anche in caso di rinvio per acquisizione di atti. Questo principio garantisce la certezza e la celerità del processo.
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Canone alloggi di servizio: la Cassazione decide
Un dipendente pubblico ha contestato l'aumento retroattivo dell'affitto per il suo alloggio di servizio. La Corte di Cassazione ha affrontato la complessa questione di come determinare il corretto canone alloggi di servizio. Ha stabilito che, sebbene la legge sull'equo canone sia stata superata, i suoi principi continuano ad applicarsi ai rapporti esistenti fino a quando la Pubblica Amministrazione non ridetermina formalmente il canone secondo i nuovi criteri di mercato. Di conseguenza, la decisione della Corte d'Appello è stata annullata.
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