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Giurisprudenza Civile

Usucapione speciale: la prova dell’attività agricola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21789/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per l'accertamento dell'usucapione speciale di un terreno agricolo. La Corte ha stabilito che, ai fini dell'applicazione dell'art. 1159 bis c.c., non è sufficiente che il fondo sia catastalmente rustico o destinato ad uso agricolo dal piano urbanistico. È invece indispensabile fornire la prova di un'effettiva e concreta destinazione del terreno all'attività agricola, intesa come attività produttiva. Nel caso di specie, il terreno era utilizzato solo come deposito di macchinari, un uso ritenuto non idoneo a integrare il requisito richiesto dalla norma.
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Nozione di veduta: quando si viola la distanza?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21778/2024, ha chiarito la nozione di veduta, specificando che un semplice spazio a piano terra, come un cortile non delimitato da parapetto, non costituisce veduta illegittima. Il caso riguardava una disputa tra proprietari confinanti, in cui uno negava l'accesso al fondo per lavori, lamentando la presenza di una veduta illegale. La Corte ha stabilito che per aversi veduta è necessaria un'opera costruita appositamente per consentire un affaccio comodo e sicuro, escludendo quindi la violazione delle distanze nel caso di specie e rigettando il ricorso.
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Compensazione spese legali: quando è legittima?
Una cittadina vince un appello relativo alla condanna alle spese di primo grado ma il giudice d'appello dispone la compensazione delle spese del secondo grado. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della cittadina, chiarendo che la compensazione spese legali era giustificata da una pluralità di ragioni. Poiché la ricorrente non le ha contestate tutte, il suo ricorso non può essere accolto.
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Responsabilità soci società estinta: la Cassazione attende
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un caso riguardante la responsabilità soci società estinta per debiti fiscali. La questione centrale, sulla quale esistono interpretazioni contrastanti, è se l'amministrazione finanziaria debba provare che i soci abbiano effettivamente ricevuto somme dalla liquidazione per poter agire nei loro confronti. In attesa di un pronunciamento chiarificatore delle Sezioni Unite, a cui la questione è già stata rimessa, il giudizio è stato rinviato a nuovo ruolo.
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Revoca concordato: Cassazione conferma il fallimento
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di costruzioni contro la sentenza che ne aveva dichiarato il fallimento. La decisione si fonda sulla conferma della revoca del concordato preventivo, originariamente disposta per il mancato rispetto dei termini perentori per il deposito della documentazione e per la presenza di un sequestro penale sui beni aziendali. La Corte ha ritenuto sufficiente a sostenere la decisione la mancata decadenza dai termini, rendendo inammissibili le altre censure.
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Licenziamento proporzionalità: quando è illegittimo?
Una società automobilistica ha licenziato un dipendente per violazioni procedurali. La Corte d'Appello ha ritenuto il licenziamento illegittimo per mancanza di proporzionalità, considerando la lunga anzianità di servizio e l'assenza di precedenti disciplinari. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso dell'azienda e ribadendo che la valutazione sulla proporzionalità del licenziamento è una questione di fatto riservata ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per vizi specifici non sollevati nel caso di specie.
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Rinuncia al ricorso: guida all’estinzione del giudizio
Una società in liquidazione, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, vi ha formalmente rinunciato. A seguito della rinuncia al ricorso e dell'accettazione di una delle controparti, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio. La Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese tra le parti che hanno definito il loro rapporto processuale e ha escluso l'obbligo per la ricorrente di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.
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Bancarotta patrimoniale: fondo e distrazione di beni
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'imputata condannata per bancarotta patrimoniale. La Corte ha stabilito che la segregazione di beni immobili in un fondo patrimoniale, seguita dal loro trasferimento a una nuova società, costituisce un'operazione distrattiva idonea a configurare il reato. La natura di 'reato di pericolo' della bancarotta rende irrilevante la potenziale esperibilità dell'azione revocatoria da parte degli organi fallimentari, in quanto il reato si perfeziona con la sola messa in pericolo della garanzia patrimoniale dei creditori.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?
Un creditore richiede la liquidazione giudiziale di una società debitrice per un cospicuo credito non pagato, attestato da un decreto ingiuntivo. La debitrice si oppone, sostenendo che il debito non sussiste e che il decreto è stato notificato in modo irregolare. La Corte d'Appello, riformando la decisione di primo grado, ritiene plausibile l'esistenza del credito, inammissibile l'opposizione della debitrice e provato il suo stato di insolvenza sulla base di pignoramenti falliti e dati finanziari negativi, aprendo così la procedura di liquidazione giudiziale.
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Usura bancaria: il calcolo TAEG non cumula interessi
La Corte d'Appello di Napoli ha respinto l'appello di un debitore che contestava un'ingiunzione di pagamento per usura bancaria. La Corte ha stabilito che, ai fini della verifica del superamento del tasso soglia, è metodologicamente errato sommare algebricamente gli interessi corrispettivi con gli interessi di mora nel calcolo del TAEG, data la loro diversa natura. L'appello è stato ritenuto infondato per la genericità delle allegazioni e l'erroneità del calcolo proposto.
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Bancarotta fraudolenta: la vendita a prezzo vile
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di due amministratrici. Il caso riguarda la cessione di un ramo d'azienda, comprensivo di un immobile di grande valore, a un prezzo irrisorio a una società collegata. La Corte ha stabilito che tale operazione, unita alla mancata dimostrazione della destinazione del ricavato, integra il reato di distrazione, anche se avvenuta prima della dichiarazione di fallimento. Questa sentenza ribadisce i severi obblighi di trasparenza e corretta gestione per gli amministratori.
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Nesso causale: prova del danno da ipoteca illegittima
Un contribuente ha citato in giudizio l'Agente della Riscossione per i danni derivanti da un'ipoteca illegittima. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le sentenze dei gradi precedenti. È stato stabilito che il ricorrente non è riuscito a dimostrare il nesso causale tra l'iscrizione ipotecaria e i presunti danni patrimoniali, come il blocco delle linee di credito. La valutazione delle prove, infatti, spetta ai giudici di merito.
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Opposizione all’esecuzione cessionario: quando è nulla
Un creditore, cessionario di un credito legale, avvia un'esecuzione forzata senza notificare nuovamente titolo e precetto. Il debitore si oppone e il tribunale gli dà ragione, annullando il pignoramento. Il creditore ricorre in Cassazione, ma il suo ricorso viene dichiarato inammissibile per gravi vizi procedurali, tra cui l'aver adito la corte sbagliata e non aver identificato tutte le parti necessarie. La decisione sottolinea l'importanza del corretto iter processuale nell'opposizione all'esecuzione del cessionario.
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Inammissibilità ricorso cassazione: guida ai requisiti
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di una debitrice contro una sentenza d'appello relativa a una procedura esecutiva immobiliare. Il motivo principale è la violazione del principio di autosufficienza: il ricorso era confuso e non esponeva chiaramente le vicende processuali e i motivi di doglianza, impedendo alla Corte di valutare il caso senza consultare altri atti. La Corte ha anche sanzionato la ricorrente per abuso del processo.
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Competenza territoriale contributi: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30579/2024, ha risolto un conflitto di competenza territoriale tra due Tribunali riguardo a un'opposizione a un'ingiunzione di pagamento per contributi previdenziali non versati. La Corte ha stabilito che la competenza territoriale contributi si determina in base al luogo dove la violazione è stata commessa. Tale luogo coincide con il domicilio del creditore, ovvero la sede dell'ufficio dell'ente previdenziale che ha emesso l'atto e dove il pagamento doveva essere effettuato, e non con la sede legale dell'impresa debitrice.
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Superminimo società in house: quando è nullo?
La Cassazione ha stabilito la nullità del superminimo per un dirigente di una società in house, in quanto non previsto dalla contrattazione collettiva. Tale trattamento economico è illegittimo da quando la normativa pubblicistica è divenuta applicabile al rapporto di lavoro, con conseguente obbligo per il dirigente di restituire le somme indebitamente percepite da quella data.
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Condotta incensurabile e assunzione pubblica: il caso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30577/2024, ha stabilito che la mancanza di una condanna penale definitiva non è sufficiente per l'assunzione in determinati settori pubblici. È necessario possedere il requisito della "condotta incensurabile", che implica una valutazione più ampia delle qualità morali e del comportamento del candidato. Nel caso specifico, è stata legittimamente negata l'assunzione a un soggetto coinvolto in un'inchiesta per il rilascio illecito di permessi di soggiorno, poiché la sua condotta è stata ritenuta non compatibile con le funzioni da svolgere, a prescindere dall'esito del processo penale.
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Legittimazione passiva: azione contro ex datore di lavoro
Due ex dipendenti citano in giudizio il loro precedente datore di lavoro, un ente in liquidazione, per ottenere il riconoscimento di un assegno personale da far valere presso le nuove amministrazioni di destinazione. La Cassazione dichiara l'azione inammissibile per difetto di legittimazione passiva, poiché l'azione doveva essere intentata contro i nuovi datori di lavoro, unici titolari del rapporto.
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Legittimazione passiva: Cassazione chiude il caso
Un lavoratore, dopo essere stato trasferito a una nuova amministrazione pubblica, ha citato in giudizio il suo ex datore di lavoro per ottenere un assegno personale. La Corte di Cassazione ha dichiarato la domanda inammissibile per difetto di legittimazione passiva, poiché l'azione legale è stata intentata contro un soggetto non più titolare del rapporto di lavoro. La sentenza è stata quindi annullata senza rinvio, chiudendo definitivamente la controversia.
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Presunzione di conoscenza: onere della prova del mittente
Una società edile si opponeva a una cartella esattoriale per contributi non versati, eccependo la prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di contestazione sulla ricezione di un atto, la presunzione di conoscenza viene meno. Spetta al mittente (in questo caso l'ente previdenziale) dimostrare l'avvenuta consegna producendo l'avviso di ricevimento, non essendo sufficiente la sola prova della spedizione. La contestazione di un fatto negativo, come la mancata ricezione, non può essere considerata generica.
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