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Giurisprudenza Civile

Prezzo invariabile appalto: ricorso inammissibile
Una sentenza della Cassazione chiarisce l'importanza della clausola di prezzo invariabile appalto. Il ricorso di un'impresa edile per ottenere un compenso extra è stato dichiarato inammissibile perché la sentenza d'appello si basava su più ragioni autonome, inclusa la presenza di un prezzo forfettario non contestata efficacemente dal ricorrente.
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Domanda tardiva fallimento: il giudicato la blocca
Un'avvocatessa ritira una domanda tempestiva ma presenta una domanda tardiva in fallimento per lo stesso credito. La Cassazione la rigetta, non per identità di domande, ma per l'effetto del giudicato endofallimentare formatosi sulla prima ammissione, che ha reso inammissibile la nuova istanza.
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Responsabilità del superiore per omesso controllo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due dirigenti, confermando la loro condanna per i danni causati da un dipendente. La sentenza ribadisce la responsabilità del superiore per omesso controllo, specialmente di fronte a palesi e gravi anomalie gestionali, e sottolinea i rigorosi requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione, come il principio di autosufficienza.
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Accesso al fondo altrui: limiti e condizioni in edilizia
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21345/2024, ha chiarito i limiti del diritto di accesso al fondo altrui. Nel caso esaminato, i proprietari di un appartamento al piano terra chiedevano di passare attraverso il sottotetto privato del vicino per accedere al tetto comune. La Corte ha stabilito che tale diritto non include la facoltà di imporre modifiche permanenti alla proprietà altrui, come l'allargamento di una botola. La richiesta di accesso è stata respinta anche perché l'esistente passaggio era troppo piccolo e insicuro, e perché esisteva una soluzione alternativa, sebbene più costosa.
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Divieto di anatocismo: la Cassazione chiarisce
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto di anatocismo, introdotto con la legge di stabilità del 2013, è immediatamente applicabile dal 1° gennaio 2014, senza la necessità di attendere una delibera attuativa del CICR. Il caso nasce dall'azione di un'associazione di consumatori contro diversi istituti di credito per l'illegittima capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi. La Suprema Corte, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha affermato che la nuova norma ha sostituito la precedente, rendendo inapplicabile la vecchia disciplina che permetteva l'anatocismo a determinate condizioni e ripristinando il divieto generale previsto dal codice civile.
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Rito del lavoro: quando si applica all’esecuzione?
Un contribuente si oppone a un'intimazione di pagamento per cartelle esattoriali relative a sanzioni amministrative e multe. La Corte d'Appello dichiara l'appello inammissibile per tardività, ritenendo errata la forma del ricorso. La Corte di Cassazione ribalta la decisione, chiarendo che per crediti di natura previdenziale si applica il rito del lavoro. In questo contesto, è sufficiente il tempestivo deposito del ricorso per rispettare i termini, anche se la notifica avviene successivamente. Il rito del lavoro prevale anche in presenza di cause connesse soggette al rito ordinario.
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Soglia minima concordato: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21336/2024, ha confermato che la proposta di concordato preventivo liquidatorio deve garantire inderogabilmente il pagamento di almeno il 20% ai creditori chirografari. La Corte ha rigettato il ricorso di un consorzio la cui proposta, offrendo solo il 14%, era stata dichiarata inammissibile, portando alla dichiarazione di fallimento. È stato chiarito che la soglia minima concordato è un presupposto di ammissibilità della domanda, che non può essere sanato da successive argomentazioni, come la presunta prescrizione di alcuni debiti. La decisione ribadisce la rigidità di tale requisito a tutela dei creditori.
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Trasferimento lavoratore: quando è illegittimo?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro la sentenza che annullava il trasferimento di una lavoratrice. La dipendente, riammessa in servizio dopo una causa, era stata immediatamente trasferita in un'altra regione. L'azienda ha giustificato il provvedimento sulla base di un accordo sindacale per la gestione delle eccedenze di personale. La Suprema Corte ha stabilito che tale accordo non esonera il datore di lavoro dal provare le specifiche e concrete ragioni tecniche, organizzative e produttive che legittimano il singolo trasferimento lavoratore, confermando l'illegittimità della decisione aziendale.
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Legittimazione società fallita: l’inerzia del curatore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21333/2024, ha stabilito che la 'mera inerzia' del curatore fallimentare è sufficiente a far sorgere la legittimazione processuale straordinaria della società fallita, e quindi dei suoi ex amministratori, a impugnare un avviso di accertamento. Tuttavia, la mancata notifica dell'atto impositivo alla società fallita, ma solo al curatore, non comporta la nullità o la decadenza del potere accertativo, bensì la semplice inefficacia e inopponibilità dell'atto nei confronti della società stessa fino a quando non ne venga a conoscenza.
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Danno biologico iure proprio: quando allegare i fatti?
In un caso di responsabilità medica, la Cassazione ha stabilito che la richiesta di risarcimento per danno biologico iure proprio, subìto dai familiari di una vittima, è valida se formulata nell'atto di citazione. Le specifiche patologie, quali fatti secondari a sostegno della prova, possono essere introdotte successivamente, nei termini previsti per le memorie istruttorie. La Corte ha cassato la decisione d'appello che le aveva erroneamente ritenute tardive, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Rimborso spese legali: CCNL prevale sulla delibera
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di un dipendente pubblico al rimborso delle spese legali è strettamente vincolato alle condizioni previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), ovvero la connessione dei fatti con il servizio e l'assenza di conflitto di interessi. Una delibera comunale che promette un rimborso incondizionato, a seguito di assoluzione penale, non può derogare a tali requisiti. Nel caso specifico, l'azione del dipendente (timbrare il cartellino per un collega) non è stata ritenuta connessa al servizio, negando così il diritto al rimborso integrale.
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Azione revocatoria: valida contro gli eredi acquirenti
Un istituto di credito ha agito con un'azione revocatoria contro gli eredi di un debitore, i quali, prima della sua morte, avevano acquistato il suo intero patrimonio immobiliare. Nonostante gli eredi avessero rinunciato all'eredità, la Cassazione ha confermato la validità dell'azione, stabilendo che la vendita aveva leso la garanzia patrimoniale generica del creditore. La Corte ha chiarito che anche i creditori con garanzie speciali possono esperire tale azione e che la natura personale del debito originario non è un ostacolo.
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Successore nel processo: onere della prova in appello
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto subentrato nel diritto controverso tra il primo e il secondo grado di giudizio. La decisione si fonda sulla mancata prova documentale della propria qualità di successore nel processo, un onere imprescindibile per poter validamente impugnare la sentenza.
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Deroga distanze legali: nullo l’accordo tra privati
Una società costruttrice ha edificato un immobile violando la distanza minima dal confine, sulla base di un presunto accordo con i vicini. La Corte di Cassazione ha confermato che qualsiasi patto privato che preveda una deroga alle distanze legali è nullo, poiché le norme edilizie tutelano un interesse pubblico inderogabile. La Corte ha tuttavia accolto il ricorso riguardo l'inammissibilità di una nuova domanda di risarcimento danni, introdotta tardivamente nel processo.
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Servitù di passaggio: l’atto del 1921 è decisivo
Il caso riguarda una servitù di passaggio veicolare contestata tra proprietari confinanti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, stabilendo che per interpretare un atto di divisione del 1921, è fondamentale ricostruire la comune intenzione delle parti originarie, anche oltre il tenore letterale. Il contesto agricolo dell'epoca giustificava un passaggio carrabile, funzionale alla coltivazione dei fondi.
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Risoluzione contratto: Cassazione chiarisce recesso
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla risoluzione contratto preliminare per inadempimento. Un promittente venditore, a seguito del mancato pagamento da parte dell'acquirente, aveva agito per il recesso e la ritenzione della caparra. I giudici hanno riqualificato la domanda come risoluzione con clausola penale. La Suprema Corte ha confermato la decisione, chiarendo che quando è presente una caparra, le azioni di recesso e risoluzione sono funzionalmente equivalenti. Ha inoltre stabilito che la diffida ad adempiere inviata dall'avvocato senza procura scritta è valida se seguita dall'atto giudiziario, che funge da ratifica.
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Leasing traslativo: oneri del creditore nel fallimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing contro la decisione di un tribunale in un caso di fallimento. La controversia riguardava un contratto di leasing traslativo risolto prima della dichiarazione di fallimento dell'utilizzatore. La Corte ha ribadito che, in tali casi, si applica per analogia l'art. 1526 c.c. e che il concedente, per ottenere l'ammissione al passivo, deve fornire la prova del valore del bene recuperato per permettere al giudice di calcolare l'eventuale eccessività della penale. La mancata allegazione di una stima attendibile del valore del bene ha reso la domanda incompleta e ha giustificato il rigetto.
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Omessa pronuncia e servitù: la Cassazione decide
In una complessa disputa su una servitù di passaggio in un cortile, la Corte di Cassazione interviene per un vizio di omessa pronuncia. La Corte d'Appello aveva omesso di decidere su una specifica domanda riguardante l'esistenza del diritto di una delle parti. La Cassazione ha cassato la sentenza, rinviando il caso per un nuovo esame del punto tralasciato, chiarendo i limiti del sindacato sulla motivazione e i requisiti per denunciare un errore procedurale.
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Indennità di incasso: quando è dovuta all’agente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità di incasso non è dovuta in aggiunta alla provvigione se l'incarico di riscuotere i crediti è stato affidato all'agente sin dall'inizio del rapporto contrattuale. In tal caso, si presume che il compenso per tale attività sia già conglobato nella provvigione pattuita. Un compenso separato è previsto solo se l'incarico viene conferito in un momento successivo o se, secondo la contrattazione collettiva, l'agente è responsabile per errori contabili.
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Buoni pasto turno notturno: diritto anche di notte
Un operatore sanitario si è visto negare i buoni pasto per i turni notturni. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che il diritto ai buoni pasto per il turno notturno è intrinsecamente legato alla pausa obbligatoria per i turni superiori a sei ore, indipendentemente dalla fascia oraria, e non può essere limitato da accordi aziendali inferiori.
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