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Giurisprudenza Civile

Domanda di manleva: Giudice Ordinario per acqua inquinata
Una consumatrice ha citato in giudizio la società fornitrice per aver ricevuto acqua con arsenico oltre i limiti. La società ha a sua volta presentato una domanda di manleva contro l'ente regionale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione su entrambe le cause, inclusa la domanda di manleva, spetta al Giudice Ordinario e non a quello Amministrativo, poiché la richiesta del gestore è una conseguenza diretta della pretesa risarcitoria del consumatore.
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Licenziamento collettivo: poteri e criteri di scelta
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di licenziamento collettivo, confermando la legittimità della procedura gestita dal Direttore generale della società. La Corte ha ritenuto valido sia il potere di rappresentanza del dirigente, sia l'applicazione di criteri di scelta che limitavano la platea dei lavoratori a specifici profili professionali, in quanto concordati con i sindacati. L'ordinanza chiarisce che l'accordo concluso da un rappresentante senza poteri non è nullo, ma può essere ratificato con effetto retroattivo.
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Servitù di passaggio carrabile: conta l’opera visibile
La Corte di Cassazione ha stabilito che per riconoscere una servitù di passaggio carrabile, l'elemento decisivo è la presenza di opere visibili e permanenti (come un garage con accesso per auto), non la frequenza con cui il passaggio viene effettivamente utilizzato. In un caso riguardante l'accesso a un garage, la Corte ha annullato la decisione d'appello che limitava il transito a pedoni e veicoli a due ruote, sottolineando che la natura discontinua della servitù rende irrilevante l'uso sporadico. La sentenza chiarisce che la possibilità di esercitare il diritto, dimostrata dalle strutture esistenti, prevale sulla sua effettiva e costante utilizzazione.
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Licenziamento collettivo: obblighi in caso di chiusura
La Corte di Cassazione ha statuito su un caso di licenziamento collettivo derivante dalla chiusura di una scuola materna. L'ordinanza chiarisce che, in caso di cessazione totale dell'attività, la comunicazione iniziale ai sindacati non deve specificare tutte le possibili misure alternative ai licenziamenti. È sufficiente esporre chiaramente le ragioni della chiusura che impediscono la prosecuzione dell'attività, ribadendo che la scelta imprenditoriale non è sindacabile nel merito dal giudice.
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Successione tra enti pubblici: chi paga la pensione?
La Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità nel pagamento del trattamento pensionistico integrativo in caso di soppressione di un ente e subentro di un nuovo soggetto. La sentenza analizza un caso di successione tra enti pubblici, stabilendo che, concluse le operazioni di liquidazione dell'ente originario, l'obbligo di corrispondere la pensione integrativa si trasferisce al nuovo istituto, garantendo così la continuità dei diritti acquisiti dal pensionato.
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Assegno ad personam: quali voci sono incluse?
Ex dipendenti di un ente soppresso chiedono di includere nel loro assegno ad personam il TEP e i premi di polizze assicurative. La Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che tali voci non hanno natura fissa e continuativa, requisito essenziale per l'inclusione.
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Assegno ad personam: la retribuzione va garantita
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20958/2024, ha stabilito che l'assegno ad personam spettante a un dipendente pubblico trasferito deve includere tutte le componenti retributive fisse e continuative, anche se contrattualmente definite come "variabili". Il caso riguardava una dipendente passata da una società a partecipazione pubblica a un Ministero, la quale si era vista decurtare l'assegno di alcune indennità. La Corte ha chiarito che la natura di un emolumento non dipende dalla sua classificazione formale, ma dalla sua effettiva modalità di erogazione. Se una voce è corrisposta stabilmente, non legata al raggiungimento di specifici obiettivi, deve essere considerata parte del trattamento economico da salvaguardare per evitare una riduzione dello stipendio.
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Buono pasto turno notturno: Cassazione conferma il diritto
Un'azienda sanitaria ha negato il buono pasto a un infermiere per i turni notturni. La Corte d'Appello ha riconosciuto il diritto del lavoratore, considerando il turno di notte una 'particolare articolazione dell'orario di lavoro'. L'azienda ha presentato ricorso in Cassazione, ma è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali. La decisione, di fatto, consolida il diritto al buono pasto per il turno notturno del dipendente.
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Occupazione appropriativa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si pronuncia su una controversia tra proprietari confinanti, chiarendo la natura di una strada che li separa. Il ricorrente lamentava la violazione delle distanze legali e l'esistenza di servitù a suo danno, ma la sua domanda è stata respinta. La Corte ha confermato che la striscia di terreno non era privata ma pubblica, a seguito di una precedente occupazione appropriativa da parte del Comune. Tale circostanza, già accertata in un giudizio precedente, rendeva le proprietà non contigue, facendo decadere il fondamento delle pretese del ricorrente. La Cassazione ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso, ribadendo che l'istituto dell'occupazione appropriativa è distinto dalla 'dicatio ad patriam' e che la valutazione delle consulenze tecniche da parte del giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
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Assegno ad personam: cosa include dopo il trasferimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20955/2024, ha chiarito la composizione dell'assegno ad personam per i dipendenti pubblici trasferiti da una società statale a un Ministero. La Corte ha stabilito che le indennità di funzione, di rischio e il premio di produzione, se corrisposti con continuità, devono essere inclusi nell'assegno per garantire la parità di trattamento economico. Ha invece escluso il controvalore della polizza sanitaria, poiché la sua funzione è sostituita dal sistema assistenziale dell'ente di destinazione. La decisione si fonda sul principio della continuità sostanziale della retribuzione, prevalendo sulla classificazione formale delle singole voci.
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Mobilità volontaria: diritto all’assegno ad personam
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20953/2024, ha stabilito che un dipendente pubblico trasferito tramite mobilità volontaria ha diritto a un assegno 'ad personam' per conservare il trattamento economico acquisito. Il principio del divieto di 'reformatio in peius' (peggioramento della condizione economica) prevale, anche dopo le modifiche legislative all'art. 30 del D.Lgs. 165/2001. La mobilità si configura come una cessione del contratto di lavoro, garantendo la continuità giuridica ed economica del rapporto.
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Sanzioni amministrative bancarie: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni ex-amministratori e sindaci di un istituto finanziario, confermando le sanzioni amministrative bancarie irrogate dall'Autorità di Vigilanza. L'ordinanza chiarisce la piena cognizione del giudice nel determinare l'entità della sanzione e sottolinea la responsabilità solidale degli organi di controllo per violazioni omissive e permanenti, anche in caso di diversa durata degli incarichi.
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Socio lavoratore subordinato: quando il rapporto è fittizio
A seguito di un accertamento ispettivo, alcuni soci lavoratori di una cooperativa venivano riclassificati come dipendenti subordinati. La società cooperativa ha impugnato tale decisione, ma sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno confermato la natura subordinata del rapporto, basandosi su indici quali la retribuzione fissa, l'assenza di rischio d'impresa e l'eterorganizzazione delle mansioni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso finale della cooperativa, ribadendo che la modalità effettiva di svolgimento della prestazione prevale sulla qualificazione formale del contratto, confermando così lo status di socio lavoratore subordinato.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una società propone ricorso in Cassazione contro una sentenza d'appello sfavorevole in materia di diritto del lavoro. Prima della decisione, le parti raggiungono un accordo e la società effettua una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte Suprema dichiara l'estinzione del giudizio e stabilisce che non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, data la natura concordata della chiusura del procedimento.
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Sanzioni short selling: la Cassazione e la lex mitior
Una società di investimento ha impugnato una sanzione di 550.000 euro per violazione delle normative europee sullo short selling. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la multa. La Corte ha stabilito l'inammissibilità delle censure non sollevate nel giudizio di primo grado e ha precisato che, sebbene il principio della lex mitior sia applicabile alle sanzioni amministrative punitive, spetta al ricorrente dimostrare che la nuova normativa avrebbe comportato un trattamento più favorevole. La decisione rafforza l'onere di diligenza per gli operatori professionali e i limiti procedurali dell'appello.
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Sanzioni amministrative: Cassazione su favor rei
La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di alcuni ex amministratori di una banca di credito cooperativo contro le sanzioni amministrative pecuniarie inflitte dalla Banca d'Italia per carenze organizzative e di controllo. I ricorrenti lamentavano la violazione di vari principi, tra cui il favor rei per una legge sopravvenuta più mite, la tardività del procedimento e la genericità delle accuse. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che le sanzioni amministrative in questione non hanno natura punitiva e, pertanto, non è applicabile il principio del favor rei. Ha inoltre chiarito la corretta decorrenza dei termini procedurali e ribadito l'onere della prova a carico di chi invoca un'esimente.
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Indennità TFR dirigente: fringe benefit e calcolo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20938/2024, ha respinto il ricorso di un'azienda, confermando che l'indennità TFR dirigente deve includere il valore reale dei fringe benefit, come l'auto aziendale, e non solo l'importo forfettario in busta paga. La Corte ha inoltre stabilito che l'inadempimento del datore di lavoro, come il mancato pagamento di premi assicurativi, non può ridurre la base di calcolo del TFR. Il caso riguardava un dirigente dimessosi a seguito di un demansionamento, il cui diritto a un'indennità sostitutiva del preavviso è stato confermato.
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Errore procedurale: la Cassazione rinvia la causa
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha corretto un errore procedurale relativo a un ricorso precedentemente non esaminato. In una complessa causa intentata da un gruppo di medici per il mancato compenso durante la specializzazione, la Corte aveva omesso di decidere su uno dei ricorsi presentati. L'ordinanza attuale rimedia a un successivo errore di calendarizzazione, disponendo il rinvio della causa a un nuovo ruolo per garantire che il ricorso dimenticato venga finalmente trattato e deciso nel merito.
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Danno da ritardo aereo: la prova spetta al passeggero
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20941/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di risarcimento del danno da ritardo aereo. Analizzando il caso di due passeggeri bloccati per 58 ore in aeroporto, la Corte ha chiarito che, secondo la Convenzione di Montreal, il semplice ritardo non dà diritto a un indennizzo automatico. Spetta al viaggiatore l'onere di dimostrare concretamente sia il danno patrimoniale (spese extra) sia quello non patrimoniale, il quale deve consistere in un pregiudizio grave che superi il mero disagio o stress.
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Coassicurazione e accise: limiti del risarcimento
Una distilleria subisce un furto di alcol e, dopo aver ricevuto l'indennizzo base, si trova a dover pagare le accise sulla merce sottratta. La società cita in giudizio le compagnie di coassicurazione per ottenere il rimborso di tali imposte, comprensive di interessi e sanzioni. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20935/2024, stabilisce che la polizza di coassicurazione copre il solo importo dell'accisa, escludendo sanzioni e interessi di mora. Viene inoltre riaffermato il principio della responsabilità parziaria dei coassicuratori, che rispondono ciascuno solo per la propria quota.
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