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Giurisprudenza Civile

Success fee avvocato: vale anche con rigetto totale
La Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola contrattuale che prevede una 'success fee' per l'avvocato, calcolata sulla base della riduzione della somma richiesta dalla controparte, è valida e applicabile anche quando la domanda avversaria viene integralmente rigettata. Secondo la Corte, il rigetto totale rappresenta il massimo risultato utile per il cliente e, di conseguenza, la massima riduzione possibile della pretesa, facendo scattare il diritto al compenso variabile pattuito. La decisione ribalta una precedente interpretazione restrittiva che escludeva il compenso in caso di rigetto totale, sottolineando il principio dell'interpretazione letterale del contratto quando la volontà delle parti è chiara.
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Inammissibilità ricorso per giudicato dopo rinuncia
Un professionista ha intentato ricorso in Cassazione per il mancato pagamento di compensi da parte di un ente pubblico, dopo aver rinunciato a un precedente appello. La Corte ha dichiarato l'inammissibilità ricorso per giudicato, stabilendo che la rinuncia all'appello rende la sentenza di primo grado definitiva e non più impugnabile, precludendo ogni ulteriore esame del merito.
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Regolamento di condominio: non prova la proprietà
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30153/2024, ha stabilito che un Regolamento di condominio, anche se di natura contrattuale, non costituisce un titolo di proprietà idoneo a dimostrare la natura condominiale di un'area. In una controversia sulla costruzione di un muro di confine, la Corte ha chiarito che per dirimere la questione sulla proprietà del suolo è necessario fare riferimento ai titoli petitori (atti di acquisto), non potendo il regolamento prevalere su di essi né essere opposto a un terzo, anche se quest'ultimo è un condomino proprietario di un bene esterno al condominio.
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Prova presuntiva: i limiti nel giudizio di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare avverso una sentenza d'appello che aveva respinto le domande di revocatoria e simulazione. La decisione si fonda sul principio che la valutazione della prova presuntiva e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva del giudice di merito. La Suprema Corte non può sostituire il proprio apprezzamento, ma solo verificare la corretta applicazione dei criteri legali, ribadendo che la critica a un ragionamento indiziario non costituisce un valido motivo di ricorso per cassazione.
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Licenza scommesse: Cassazione e autorizzazioni TULPS
La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione amministrativa a un'operatrice per l'installazione di apparecchi da gioco senza la specifica licenza scommesse prevista dall'art. 88 TULPS. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che l'operatore che invoca il diritto dell'Unione Europea per giustificare la mancanza del titolo deve fornire la prova rigorosa di essere stato discriminato nell'accesso alle concessioni. È stata inoltre esclusa la buona fede, poiché l'operatrice era consapevole della necessità dell'autorizzazione.
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Equa riparazione: no a indennizzo extra per lungo processo
Un lavoratore, illegittimamente licenziato, ha subito un danno economico notevolmente superiore all'indennizzo risarcitorio (limitato per legge a 12 mensilità) a causa della durata eccessiva del processo. Ha quindi richiesto un'ulteriore equa riparazione per la durata irragionevole del giudizio, ma la Corte di Cassazione ha respinto la sua domanda. La Corte ha stabilito che i limiti di indennizzo previsti dalla 'Legge Pinto' sono rigidi e costituzionalmente legittimi, non ammettendo deroghe neppure in presenza di un danno patrimoniale specifico e maggiore.
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Licenza scommesse: quando è obbligatoria per VLT?
Una società che gestiva un centro scommesse è stata multata per aver installato apparecchi da intrattenimento (VLT) senza la specifica licenza scommesse richiesta dall'art. 88 TULPS. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, chiarendo che l'onere di dimostrare un'eventuale esclusione discriminatoria dalle gare pubbliche, che potrebbe giustificare la mancanza della licenza, spetta all'operatore. La Corte ha inoltre stabilito che il principio della retroattività della sanzione più favorevole non si applica a questa tipologia di illecito amministrativo.
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Termine Legge Pinto: quando inizia a decorrere?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30142/2024, ha stabilito un principio cruciale sul termine Legge Pinto. In un caso di ritardato pagamento di un indennizzo precedentemente ottenuto, il termine semestrale per richiedere una nuova equa riparazione (il cosiddetto 'Pinto su Pinto') decorre dal momento dell'effettiva soddisfazione del credito, ovvero dal pagamento, e non dalla data di conclusione formale delle procedure esecutive o di ottemperanza. La Corte ha rigettato il ricorso di alcuni cittadini, ritenendolo tardivo perché presentato oltre sei mesi dopo aver ricevuto il pagamento, anche se le procedure giudiziarie collegate si erano concluse successivamente.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: la guida completa
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità di un ricorso in una complessa disputa ereditaria. La causa dell'improcedibilità del ricorso in Cassazione è un vizio procedurale fatale: il mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata entro i termini di legge. La decisione sottolinea l'importanza inderogabile degli adempimenti formali, che non possono essere sanati neanche dalla mancata obiezione della controparte.
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Notifica PEC dopo le 21: come si calcola il termine
Un'erede impugna un testamento. L'appello viene dichiarato tardivo perché basato su una notifica PEC dopo le 21. La Cassazione interviene, stabilendo che una notifica PEC dopo le 21 si perfeziona per il destinatario il giorno successivo, rendendo l'appello tempestivo e rinviando il caso alla Corte d'Appello.
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Equo indennizzo: il limite del valore accertato
La Corte di Cassazione esamina il caso di due garanti che, dopo un processo decennale, hanno visto il loro debito ridotto da oltre 100.000 euro a meno di 500 euro. La Corte d'Appello aveva liquidato un equo indennizzo di 2.400 euro a testa per la durata irragionevole del processo. Il Ministero della Giustizia ha impugnato la decisione, sostenendo che l'indennizzo non potesse superare il valore del diritto accertato (circa 473 euro). Data la complessità della questione, la Cassazione ha rinviato la causa a pubblica udienza per approfondire l'applicabilità di tale limite alla parte convenuta la cui posizione è stata significativamente ridimensionata.
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Ineleggibilità Ordini: il limite dei due mandati è assoluto
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, stabilendo la sussistenza della causa di ineleggibilità ordini per due consiglieri che avevano già svolto due mandati, anche se parziali. Il ricorso è stato rigettato, chiarendo che la contestazione sull'ineleggibilità personale può essere sollevata anche dopo le elezioni e che il limite dei due mandati è una norma inderogabile volta a garantire l'avvicendamento delle cariche.
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Azione revocatoria e fallimento: chi agisce?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30140/2024, chiarisce le sorti dell'azione revocatoria quando il debitore fallisce. Se il curatore fallimentare subentra nel processo, il creditore individuale che aveva iniziato l'azione perde la legittimazione ad agire. La sua posizione viene assorbita nell'interesse della massa dei creditori, e l'azione prosegue a beneficio di tutti. Di conseguenza, il creditore originario deve essere estromesso dal giudizio e non ha diritto al rimborso delle spese legali per le fasi successive al subentro del curatore.
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Mandato irrevocabile all’incasso: revocatoria sicura
La Corte di Cassazione conferma che il pagamento ottenuto da una banca tramite un mandato irrevocabile all'incasso, conferito da una società poi fallita, è soggetto a revocatoria. Tale strumento, utilizzato per estinguere un debito preesistente, costituisce un mezzo di pagamento anormale che lede la parità di trattamento dei creditori, anche se coevo alla concessione di un finanziamento. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della banca, ribadendo che l'atto revocabile è la materiale riscossione della somma nel periodo sospetto, non il conferimento del mandato in sé.
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Visibilità autovelox: la Cassazione chiarisce tutto
Un Comune ha contestato una sentenza che annullava una multa per eccesso di velocità a causa della scarsa visibilità dell'autovelox. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene l'attestazione di visibilità sul verbale non goda di fede privilegiata, l'onere di provare la mancanza di visibilità spetta all'automobilista. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato il caso per un nuovo esame basato su questo principio.
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Revocatoria fallimentare pagamenti: la Cassazione chiarisce
Una società tipografica riceveva pagamenti da un terzo per conto di un'azienda editoriale, poi fallita. Le corti di merito hanno revocato i pagamenti, considerandoli anomali. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la revocatoria fallimentare pagamenti può essere esclusa anche in rapporti commerciali di breve durata, se i pagamenti sono funzionali e indispensabili alla continuità aziendale del debitore. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Improcedibilità del ricorso: errore fatale in Cassazione
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito la severità delle norme procedurali, dichiarando l'improcedibilità del ricorso di un legale che non aveva depositato tempestivamente la prova della notifica della sentenza impugnata. Questo errore formale, considerato insanabile, ha comportato non solo la reiezione dell'appello, ma anche pesanti sanzioni per abuso del processo a carico del ricorrente, evidenziando come la negligenza procedurale possa avere conseguenze economiche significative.
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Azione revocatoria: inammissibile contro fallito
Il curatore di un fallimento ha avviato un'azione revocatoria per annullare la restituzione di un'azienda a un'altra società, anch'essa fallita. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'azione inammissibile, chiarendo che dopo la dichiarazione di fallimento di una parte, non è possibile utilizzare l'azione revocatoria per recuperare un bene fisico. La procedura corretta consiste nel presentare una domanda di ammissione al passivo per il valore monetario del bene nel fallimento del convenuto, per proteggere l'integrità del suo patrimonio.
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Azione revocatoria donazione: la Cassazione decide
Un figlio riceve immobili in dono dal padre, la cui azienda successivamente fallisce. La Cassazione conferma l'inefficacia del dono verso i creditori. La decisione chiarisce i requisiti per un'azione revocatoria donazione, specificando che per gli atti gratuiti il danno è presunto ed è sufficiente provare la consapevolezza del pregiudizio da parte del debitore. La corte ha respinto le eccezioni procedurali relative alla composizione del tribunale e all'autorizzazione del curatore.
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Estinzione anticipata mutuo: quando non è revocabile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare volto a revocare l'estinzione anticipata di un mutuo fondiario. La Suprema Corte chiarisce che il pagamento, effettuato in virtù di una facoltà contrattuale, trasforma il debito in scaduto, rendendolo non assoggettabile all'azione revocatoria ai sensi dell'art. 2901 c.c., a prescindere dal potenziale pregiudizio per gli altri creditori.
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