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Giurisprudenza Civile

Onere della prova nel mutuo: chi deve dimostrare?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16331/2024, ha rigettato il ricorso di un creditore che non era riuscito a dimostrare l'esistenza di un contratto di mutuo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l'onere della prova nel mutuo grava su chi chiede la restituzione delle somme. Non è sufficiente provare la consegna del denaro; è necessario dimostrare anche il titolo giuridico che obbliga alla restituzione, ovvero il contratto di mutuo stesso. Il fallimento nel fornire tale prova ha portato al rigetto definitivo della domanda del creditore.
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Donazione indiretta: cosa accade se si paga solo una parte?
In una disputa ereditaria tra sorelle, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della donazione indiretta. Una sorella sosteneva che il contributo economico della madre per l'acquisto di un suo immobile costituisse una donazione indiretta di una quota del bene. La Corte ha stabilito che quando un donante paga solo una parte del prezzo, si configura una donazione indiretta del denaro e non dell'immobile. Di conseguenza, in sede di collazione ereditaria, si deve considerare il valore del denaro donato e non la quota di valore dell'immobile. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione.
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Risarcimento danno pubblico impiego: quando è esente?
Una dipendente pubblica aveva ricevuto una somma a titolo di risarcimento per l'illegittima reiterazione di contratti a termine. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale somma è esente da imposizione fiscale. La motivazione risiede nel fatto che il risarcimento danno pubblico impiego, in questo contesto, non ristora un mancato guadagno (lucro cessante), bensì la 'perdita di chance' di ottenere un'occupazione migliore, configurandosi quindi come un danno emergente non tassabile.
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Mansioni superiori: onere della prova e compiti affini
Una lavoratrice con mansioni di sacrista ha citato in giudizio il suo datore di lavoro, un ente ecclesiastico, rivendicando l'inquadramento superiore per aver svolto compiti amministrativi e contabili. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. L'ordinanza sottolinea che per ottenere il riconoscimento di mansioni superiori, il lavoratore ha l'onere di provare che tali compiti sono stati svolti in modo continuativo e prevalente, e non solo occasionale. Inoltre, i compiti meramente complementari alla figura professionale principale, come la registrazione delle offerte per una sacrista, non giustificano un avanzamento di livello.
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Valutazione delle prove: limiti del ricorso in Cassazione
Una lavoratrice ottiene il riconoscimento di differenze retributive per un rapporto di lavoro non regolarizzato. Il datore di lavoro ricorre in Cassazione contestando la valutazione delle prove e la mancata disposizione di una perizia contabile (CTU). La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità.
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Contratti a termine agricoltura: i limiti per gli enti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16313/2024, ha stabilito che un ente pubblico non economico operante nel settore agricolo non può essere equiparato a un imprenditore agricolo privato. Di conseguenza, non può beneficiare delle deroghe previste per la reiterazione dei contratti a termine basate su una generica ciclicità del settore. L'ordinanza chiarisce che la nozione di 'lavoro stagionale' deve essere interpretata in modo rigoroso, escludendo mansioni continuative come la manutenzione. Questo principio rafforza la tutela contro l'abuso dei contratti a termine agricoltura nel pubblico impiego.
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Onere della prova appalto: chi deve provare il contratto?
Una società costruttrice richiedeva il pagamento per lavori di finitura in un appartamento. Il proprietario negava di aver mai commissionato tali lavori. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova appalto spetta all'impresa, che deve dimostrare l'esistenza del contratto. È stato annullato il verdetto precedente che aveva erroneamente addossato tale onere all'acquirente dell'immobile.
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Documenti indispensabili in appello: quando ammetterli
Una controversia sul rimborso di oneri edilizi tra comproprietarie giunge in Cassazione, che si pronuncia sulla possibilità di produrre nuovi documenti in appello. La Corte ha chiarito che, nel rito sommario, il giudice deve valutare se i nuovi documenti indispensabili siano essenziali per la decisione, anche se prodotti tardivamente. La sentenza d'appello è stata annullata per non aver compiuto tale valutazione.
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Produzione documenti in appello: limiti e regole
Un istituto di credito ha agito contro una società debitrice e i suoi fideiussori. In appello, questi ultimi hanno eccepito la nullità delle fideiussioni per violazione della normativa antitrust, basandosi su un provvedimento della Banca d'Italia prodotto per la prima volta in quella sede. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di merito, ha chiarito che la produzione di documenti in appello è soggetta a limiti rigorosi. Poiché il provvedimento costituiva una prova nuova e non era stato dimostrato che fosse impossibile produrlo in primo grado, la sua introduzione nel processo è stata ritenuta inammissibile. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa per un nuovo esame.
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Giurisdizione appalti privati: decide il giudice civile
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che la giurisdizione per le controversie relative ad appalti indetti da un concessionario autostradale privato spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo. La decisione si fonda sull'assenza di un obbligo di legge, per il concessionario, di seguire le procedure di evidenza pubblica, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della norma che lo imponeva. Secondo la Corte, la scelta volontaria di adottare tali procedure (c.d. 'autovincolo') non è sufficiente a spostare la giurisdizione, che resta radicata nella natura privata del rapporto contrattuale.
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Risarcimento medici: prescrizione decennale confermata
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16278/2024, ha respinto il ricorso di un gruppo di medici che chiedevano il risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione a causa della tardiva attuazione di direttive europee. La Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato, stabilendo che il diritto al risarcimento si prescrive in dieci anni, con decorrenza dal 27 ottobre 1999. I ricorsi sono stati giudicati inammissibili e i ricorrenti condannati anche per lite temeraria.
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Improcedibilità appello: le note scritte mancate
La Corte di Appello di Salerno ha dichiarato l'improcedibilità di un appello riguardante la prescrizione di contributi previdenziali. La decisione non si basa sul merito della controversia, ma sulla condotta processuale dell'appellante, che ha omesso per due volte consecutive di depositare le note di trattazione scritta, un'inadempienza equiparata alla mancata comparizione in udienza, che ha comportato la sanzione dell'improcedibilità dell'appello.
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Principio di specificità: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l'esecuzione di una sentenza di divisione immobiliare. La decisione si fonda sulla violazione del principio di specificità, in quanto l'atto di appello era stato redatto in modo confuso e disorganico, mescolando fatti, argomentazioni e riferimenti senza esporre chiaramente i motivi di censura contro la sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che un ricorso deve essere chiaro e autosufficiente per essere esaminato nel merito.
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Cessazione materia del contendere: accordo in appello
Una società, condannata in primo grado al pagamento di oltre 37.000 euro per un finanziamento, ha proposto appello. Durante il giudizio di secondo grado, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. La Corte di Appello ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, statuendo che tale pronuncia annulla gli effetti della sentenza precedente e ha compensato integralmente le spese legali tra le parti.
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Estinzione processo esecutivo: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso volto a ottenere l'estinzione di un processo esecutivo. I debitori sostenevano che il creditore non avesse versato le spese per la pubblicità della vendita entro un termine stabilito, ma la Corte ha ritenuto il ricorso non sufficientemente specifico. L'appello si concentrava su una diversa interpretazione dei fatti anziché su una chiara violazione di legge, violando l'onere di specificità dei motivi richiesto per il ricorso in Cassazione. La decisione finale ha confermato la validità della procedura esecutiva.
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Minaccia di far valere un diritto: quando è illecita?
Un creditore ottiene un'ingiunzione di pagamento per un assegno, ma il debitore si oppone sostenendo di averlo emesso sotto la minaccia di far valere un diritto in un'asta immobiliare. La Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che la promessa di pagamento è nulla. La Corte chiarisce che la minaccia di far valere un diritto, se finalizzata a ottenere un vantaggio ingiusto e non dovuto, costituisce un illecito e rende nullo l'accordo per mancanza di causa meritevole di tutela.
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Raddoppio contributo unificato: non è una sanzione
La Corte di Cassazione chiarisce la natura del raddoppio del contributo unificato. In un caso di fallimento revocato, la Corte ha stabilito che tale onere non è una sanzione basata sulla colpa, ma una conseguenza fiscale oggettiva che si applica solo alla parte il cui gravame viene integralmente respinto o dichiarato inammissibile. Pertanto, non poteva essere addebitato alla parte creditrice, convenuta in un giudizio di reclamo poi accolto.
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Responsabilità intermediario: quando è esclusa?
Una coppia di investitori aveva citato in giudizio un istituto di credito per i danni causati da un promotore infedele. La Cassazione ha escluso la responsabilità dell'intermediario finanziario, confermando la decisione d'appello. La condotta degli investitori, considerata consapevolmente acquiescente a un'operazione anomala e speculativa, è stata ritenuta idonea a interrompere il nesso di causalità tra le mansioni del promotore e il danno subito.
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Equa riparazione: risarcimento per processo lento
Un cittadino ha citato in giudizio il Ministero della Giustizia per la durata eccessiva di un processo civile. La Corte di Appello di Salerno ha accolto la domanda di equa riparazione, calcolando la durata totale del giudizio presupposto (oltre 5 anni) e sottraendo i periodi di sospensione per l'emergenza sanitaria e i rinvii richiesti dalle parti. La Corte ha così identificato un ritardo ingiustificato di oltre un anno, liquidando un indennizzo di 400 euro in favore del ricorrente, oltre al pagamento delle spese legali.
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Cessazione materia del contendere: accordo e processo
La Corte di Appello di Salerno ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in una causa di lavoro riguardante l'inquadramento superiore di alcuni dipendenti. Dopo una prima sentenza favorevole ai lavoratori, la società datrice di lavoro aveva proposto appello. Tuttavia, durante il giudizio di secondo grado, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, eliminando la necessità di una decisione giudiziale e portando alla chiusura del processo con compensazione delle spese legali.
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