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Giurisprudenza Civile

Conversione collaborazione: part-time e retribuzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10969/2025, ha stabilito che la conversione collaborazione coordinata e continuativa senza progetto in un rapporto di lavoro subordinato non implica automaticamente il riconoscimento di un orario full-time. Ai fini delle differenze retributive, si deve applicare il principio di corrispettività, calcolando la paga in base all'orario di lavoro effettivamente svolto dal lavoratore. Nel caso specifico, essendo stato accertato un impegno part-time, la richiesta del lavoratore di un riconoscimento full-time è stata respinta. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo a un inquadramento professionale superiore, in quanto implicava una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità.
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Impugnazione licenziamento: i motivi specifici
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10966/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di impugnazione licenziamento: il lavoratore deve indicare tutti i specifici motivi di illegittimità nell'atto introduttivo. Il giudice non può annullare il licenziamento per una ragione procedurale, come la mancata contestazione degli addebiti, se questa non è stata espressamente sollevata dal ricorrente. La sentenza chiarisce che l'oggetto del processo è definito dalle parti e il giudice non può ampliarlo d'ufficio.
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Spese di lite per frasi offensive: la decisione
Un sindacato era intervenuto in una causa di lavoro, chiedendo anche un risarcimento per frasi offensive usate dalla società datrice di lavoro. Pur avendo vinto la causa principale in primo grado, la richiesta di risarcimento è stata respinta in appello, con condanna del sindacato al pagamento delle spese legali. La Cassazione ha confermato questa decisione, stabilendo che la domanda di risarcimento per espressioni offensive è autonoma rispetto alla causa principale. Di conseguenza, le relative spese di lite seguono l'esito di questa specifica domanda, applicando il principio della soccombenza.
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Responsabilità civile magistrati: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino che chiedeva un risarcimento allo Stato per i danni derivanti dalla prescrizione di un reato di cui era stato vittima, attribuendo la causa all'inerzia del Pubblico Ministero. La Corte ha stabilito che la richiesta basata sulla responsabilità civile magistrati è inammissibile, poiché la persona offesa non è considerata 'parte' nella fase delle indagini preliminari e, inoltre, avrebbe potuto e dovuto agire autonomamente in sede civile per tutelare i propri diritti, senza attendere l'esito del procedimento penale. La negligenza del danneggiato nell'intentare l'azione civile è stata ritenuta la causa esclusiva del danno lamentato.
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Licenziamento dirigente: quando è inammissibile il ricorso
Un dirigente impugnava il proprio licenziamento, motivato da una riorganizzazione aziendale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. La sentenza ribadisce i rigidi limiti del giudizio di legittimità, sottolineando che non è possibile richiedere una nuova valutazione dei fatti o contestare l'apprezzamento delle prove del giudice di merito, se non in casi specifici. Il licenziamento dirigente è stato ritenuto legittimo poiché basato su una reale e documentata riorganizzazione aziendale.
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Licenziamento disciplinare: la valutazione del giudice
Un lavoratore del settore logistico impugna il suo licenziamento disciplinare per violazione delle procedure. La Cassazione conferma la decisione, ribadendo che la valutazione sulla gravità della condotta spetta al giudice, anche al di là delle ipotesi previste dal contratto collettivo. L'elemento decisivo è la rottura del rapporto di fiducia.
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Servitù di veduta: Cassazione su distanze e spese
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di violazione della servitù di veduta a causa di una nuova costruzione. La Corte ha confermato che il diritto di veduta può essere acquisito per usucapione e che la sua esistenza è una valutazione di fatto insindacabile in sede di legittimità. Il punto cruciale della decisione, però, riguarda le spese legali: la Cassazione ha annullato la sentenza d'appello perché, pur avendo parzialmente riformato la decisione di primo grado, non aveva ricalcolato le spese processuali. Viene ribadito il principio secondo cui il giudice d'appello deve sempre procedere a una nuova regolamentazione delle spese dell'intero giudizio in caso di modifica, anche parziale, della sentenza impugnata.
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Licenziamento disciplinare: la prova del furto in azienda
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro la reintegrazione di un dipendente, precedentemente oggetto di un licenziamento disciplinare per presunto furto. La Corte d'Appello aveva ritenuto insufficienti le prove fornite dal datore di lavoro, in particolare giudicando inattendibile un testimone chiave. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge, confermando così la decisione a favore del lavoratore.
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Responsabilità P.A.: sospensione aiuti e assoluzione
Un'agenzia pubblica sospendeva l'erogazione di aiuti comunitari a un agricoltore a seguito di un'indagine penale. Dopo l'assoluzione, l'agricoltore ha chiesto il risarcimento del danno. La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità della P.A. non deriva automaticamente dall'assoluzione, ma deve essere valutata 'ex ante', cioè sulla base delle informazioni disponibili al momento della sospensione. Il risarcimento è dovuto solo se si prova che il sospetto iniziale era 'manifestamente infondato', e l'onere della prova spetta al danneggiato.
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Contributo di solidarietà: illegittimo per la Cassazione
Una cassa di previdenza professionale ha impugnato in Cassazione la sentenza che la condannava a restituire a un pensionato il contributo di solidarietà prelevato sulla sua pensione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo la consolidata giurisprudenza che considera illegittimo tale prelievo. È stato inoltre confermato che il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni e non in cinque. L'ente è stato condannato per abuso del processo per aver insistito in un ricorso senza nuove argomentazioni.
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Principio pro rata: no a tagli retroattivi sulle pensioni
La Corte di Cassazione ha confermato la tutela dei diritti pensionistici acquisiti, applicando il principio pro rata. Un ente previdenziale non può ridurre retroattivamente la quota di pensione maturata da un iscritto prima del 2007, anche se la modifica è introdotta da un proprio regolamento per garantire l'equilibrio finanziario. La decisione ribadisce che le modifiche peggiorative non possono incidere sui periodi contributivi già consolidati.
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Contributo di solidarietà illegittimo: la Cassazione
Un ente previdenziale professionale ha impugnato una decisione che dichiarava illegittimo il contributo di solidarietà applicato sulla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che tali trattenute sono illegittime e che il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni, non in cinque. L'ente è stato inoltre sanzionato per abuso del processo.
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Requisito dimensionale: come si calcolano i dipendenti
La Corte di Cassazione ha confermato che per il calcolo del requisito dimensionale, necessario a stabilire la tutela applicabile in caso di licenziamento, devono essere sommati tutti i dipendenti che lavorano in diverse sedi dello stesso datore di lavoro all'interno del medesimo Comune. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda, stabilendo che la valutazione delle prove spetta ai giudici di merito e che non possono essere introdotte nuove questioni nel giudizio di legittimità.
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Licenziamento disciplinare: uso improprio fuel card
Un'azienda ha licenziato un dipendente per un presunto uso irregolare della carta carburante aziendale. Tuttavia, la contestazione si limitava a un disallineamento tra la carta usata e il mezzo di servizio, senza accusare il lavoratore di furto per fini personali. La Corte d'Appello ha annullato il licenziamento, decisione confermata dalla Corte di Cassazione. I giudici hanno stabilito che l'irregolarità procedurale, non essendo qualificabile come furto e non rientrando tra le ipotesi di sanzione espulsiva previste dal CCNL, non era così grave da giustificare un licenziamento disciplinare e rompere il rapporto di fiducia.
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Responsabilità del mandatario: quando agire?
Un'associazione di categoria agricola (mandatario), incaricata da un allevatore (mandante) di gestire una pratica per contributi comunitari, commette un errore che causa la perdita dei fondi. La Corte di Cassazione, nel confermare la decisione di merito, stabilisce un principio cruciale sulla responsabilità del mandatario: sebbene l'errore iniziale sia imputabile all'agente, una volta che il mandante ne viene a conoscenza, sorge a suo carico un dovere di agire per mitigare i danni futuri. L'inerzia del mandante nell'evitare ulteriori pregiudizi, quando possibile, interrompe il nesso causale e gli preclude il diritto al risarcimento per i danni che avrebbe potuto evitare.
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Errore revocatorio: Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione presentato da un ex dipendente contro un istituto di credito. Il ricorso mirava a ribaltare una precedente decisione che aveva confermato l'annullamento di una transazione. L'ex dipendente sosteneva che la Corte fosse incorsa in un errore revocatorio, basando implicitamente la sua decisione sulla sua presunta colpevolezza in illeciti, fatto smentito da una successiva assoluzione penale. La Suprema Corte ha respinto la richiesta, chiarendo che l'errore rilevante ai fini dell'annullamento della transazione era quello dell'istituto di credito al momento della firma, ovvero l'ignoranza delle indagini a carico del dipendente. L'esito del procedimento penale, successivo alla transazione, è stato ritenuto irrilevante per valutare la volontà della banca in quel preciso momento, e il fatto era già stato discusso nel precedente giudizio, escludendo così i presupposti per l'errore revocatorio.
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Confine tra fondi: il frazionamento più antico vince
In una disputa sul confine tra fondi, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: per determinare la linea esatta tra due proprietà originariamente unite, si deve fare riferimento al tipo di frazionamento allegato al primo atto di acquisto che le ha separate. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente basato la sua decisione su un frazionamento più recente, senza verificare quale fosse il titolo originario. Inoltre, ha censurato la motivazione della corte territoriale sulla distanza degli alberi, ritenendola 'apparente' e quindi nulla.
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Licenziamento dirigente: la Cassazione sui motivi di ricorso
Una società contesta il licenziamento di un dirigente, giudicato illegittimo in due gradi di giudizio. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, confermando il diritto del dirigente a diverse indennità. La Corte dichiara i principali motivi di ricorso inammissibili per la scorretta mescolanza di questioni di fatto e di diritto e per l'applicazione della regola della "doppia conforme", fornendo chiarimenti sul calcolo dell'indennità nel contesto del licenziamento dirigente.
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Licenziamento disciplinare: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un licenziamento disciplinare a carico di un direttore sanitario per comportamento gravemente scorretto verso un'infermiera durante un'emergenza. La Corte ha stabilito che la valutazione della 'particolare gravità' della condotta, che giustifica il licenziamento, spetta al giudice di merito e, se ben motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Nuova costruzione e distanze: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che una ristrutturazione che modifica la sagoma e l'altezza di un edificio deve essere considerata a tutti gli effetti una nuova costruzione. Di conseguenza, deve rispettare le distanze minime legali dai confini e dagli altri fabbricati. La controversia nasceva dalla modifica di un garage, il cui tetto era stato trasformato da piano a spiovente con un conseguente aumento di altezza. La Corte d'Appello aveva escluso che si trattasse di nuova costruzione, ma la Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che qualsiasi alterazione della conformazione planivolumetrica e del profilo estetico-architettonico qualifica l'opera come nuova, imponendo l'applicazione delle norme sulle distanze.
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