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Giurisprudenza Civile

Incarico dirigenziale a termine: no abuso, sì mansioni
Una dipendente pubblica di ruolo ha ricevuto per oltre 15 anni un incarico dirigenziale a termine. A seguito della cessazione dell'incarico, dovuta a una sentenza della Corte Costituzionale, ha chiesto un risarcimento per abuso del contratto a termine. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che non si tratta di un rapporto di lavoro precario, ma di un'ipotesi di svolgimento di mansioni superiori all'interno di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato già esistente. Pertanto, la disciplina sull'abuso dei contratti a termine non è applicabile.
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Responsabilità PA per falso affidamento su slot machine
L'Agenzia statale, successore dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, è stata condannata a risarcire i danni subiti da alcuni operatori del settore del gioco. Gli operatori avevano acquistato apparecchi da intrattenimento basandosi su nulla osta rilasciati dall'amministrazione, che si sono poi rivelati non conformi alla legge. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità della PA per aver generato un 'falso affidamento', respingendo la tesi difensiva che la colpa fosse dell'ente terzo incaricato della certificazione tecnica. La Corte ha chiarito che, anche se l'attività di verifica è esternalizzata, la Pubblica Amministrazione rimane direttamente responsabile verso i terzi per i propri atti ufficiali.
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Ferie non godute supplenti: diritto all’indennità
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di alcuni insegnanti precari, affermando il loro diritto all'indennità per ferie non godute supplenti relative all'anno scolastico 2012-2013. La Corte ha stabilito che la normativa nazionale che vieta la monetizzazione delle ferie non si applicava in quel periodo, in quanto le regole del contratto collettivo, che permettevano tale indennizzo, sono rimaste in vigore fino al 31 agosto 2013, in linea con i principi del diritto europeo. La sentenza della Corte d'Appello è stata annullata con rinvio.
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Inquadramento superiore infermiere: la Cassazione decide
Un infermiere con mansioni di coordinamento ha ottenuto in un primo giudizio l'indennità specifica e, in un secondo, l'inquadramento superiore. L'azienda sanitaria ha contestato la seconda richiesta, ma la Cassazione ha respinto il ricorso. La Corte ha stabilito che la richiesta di inquadramento superiore per l'infermiere non costituisce un frazionamento abusivo del credito rispetto alla precedente richiesta di indennità, essendo diritti distinti e autonomi. La sentenza chiarisce i presupposti per il passaggio al livello DS, basati sullo svolgimento effettivo delle funzioni di coordinamento.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo
Una società di servizi ambientali aveva presentato ricorso in Cassazione in una controversia relativa alla restituzione dell'IVA su una tariffa. Successivamente, le parti hanno raggiunto un accordo, portando la società a presentare una formale rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo, chiarendo un punto fondamentale: in caso di rinuncia al ricorso, non si applica il raddoppio del contributo unificato, sanzione prevista invece per i ricorsi respinti o inammissibili.
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Termine breve ricorso: quando la revocazione conta
Un'ordinanza della Cassazione chiarisce che la notifica di un ricorso per revocazione avvia il termine breve ricorso di 60 giorni per impugnare la stessa sentenza in Cassazione. Nel caso esaminato, l'Agenzia delle Entrate-Riscossione ha proposto ricorso oltre tale scadenza, vedendoselo dichiarare inammissibile per tardività, poiché il contribuente aveva precedentemente notificato un'istanza di revocazione.
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Scorrimento graduatoria: limiti e interpretazione bando
Una candidata, idonea in una graduatoria di un concorso pubblico, ha citato in giudizio un'università per non averla assunta tramite scorrimento graduatoria, preferendo candidati da concorsi successivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'interpretazione del bando di concorso, che in questo caso limitava l'uso della graduatoria a un dipartimento specifico, è di competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per palesi violazioni delle norme ermeneutiche.
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Cessione del credito: notifica al debitore è decisiva
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di una notifica formale della cessione del credito, il debitore è liberato dal suo obbligo se paga al creditore originario o ai suoi eredi. Il caso riguardava un acquirente immobiliare incerto su a chi versare il saldo del prezzo dopo la morte della venditrice, data una presunta cessione del credito al procuratore di quest'ultima. La Suprema Corte ha cassato la decisione d'appello, affermando che la semplice conoscenza del rapporto tra venditrice e procuratore non implica la conoscenza della cessione, rendendo inefficace la pretesa del cessionario nei confronti del debitore.
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Opposizione atti esecutivi: no a contestazioni tardive
Una società debitrice ha presentato opposizione agli atti esecutivi contro un decreto di trasferimento, lamentando che l'immobile venduto all'asta fosse diverso da quello originariamente pignorato a seguito di una riduzione del pignoramento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che ogni presunta irregolarità relativa alla riduzione del pignoramento o all'ordinanza di vendita doveva essere contestata tempestivamente con un'apposita opposizione e non dopo l'emissione del decreto di trasferimento. La Corte ha inoltre ribadito che il "prezzo giusto" per la sospensione della vendita è quello raggiunto tramite una procedura regolare, non il valore di mercato.
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Ordine di esibizione bancario: onere della prova
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due clienti contro un istituto di credito, confermando che l'onere della prova spetta al correntista. Un ordine di esibizione bancario per ottenere la documentazione può essere concesso solo se il cliente ha già richiesto i documenti alla banca ai sensi dell'art. 119 T.U.B. e quest'ultima non li ha forniti senza giustificato motivo. L'istanza al giudice non può essere uno strumento per eludere il proprio onere probatorio.
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Mansioni superiori: quando spetta la qualifica?
Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento delle mansioni superiori di livello dirigenziale, ma la sua domanda è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che, in base al regolamento aziendale applicabile, era necessario non solo svolgere compiti di alto livello, ma anche essere formalmente preposto alla direzione di un ufficio. Poiché il lavoratore non ricopriva tale ruolo, il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso in una causa tra vicini per il mancato deposito della relazione di notificazione della sentenza impugnata. L'ordinanza sottolinea come questo adempimento formale sia un requisito indispensabile, la cui omissione rende inevitabile la sanzione processuale, anche se nel ricorso si dà atto dell'avvenuta notifica. La decisione ribadisce il rigore richiesto negli adempimenti per l'accesso al giudizio di legittimità.
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Giudicato esterno: vincolante per il trattamento economico
Una collaboratrice linguistica ha citato in giudizio un'università per ottenere differenze retributive basandosi su una precedente sentenza passata in giudicato. I tribunali di merito avevano respinto la richiesta, ritenendo che una nuova legge avesse superato il precedente giudicato. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che il giudicato esterno formatosi su un rapporto di durata è vincolante anche per il futuro, a meno che non intervengano fatti o norme *successive* alla sua formazione. Poiché la legge in questione era preesistente alla formazione del giudicato, quest'ultimo mantiene la sua piena efficacia.
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Incarico extraistituzionale: obbligo autorizzazione
Un infermiere del servizio sanitario pubblico è stato licenziato per aver svolto un incarico extraistituzionale come presidente di una cooperativa senza autorizzazione, oltre che per un'assenza ingiustificata e un debito orario. La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento, stabilendo che anche se l'attività in cooperativa non rientra nell'incompatibilità assoluta, essa richiede sempre una preventiva autorizzazione formale da parte dell'amministrazione. La mancata richiesta costituisce un grave illecito disciplinare.
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Principio dell’apparenza: appello inammissibile
Un debitore ha impugnato con appello ordinario una decisione che il giudice di primo grado aveva qualificato come opposizione agli atti esecutivi. La Corte d'Appello ha dichiarato l'impugnazione inammissibile, poiché per tale tipo di decisione è previsto solo il ricorso straordinario in Cassazione. La Suprema Corte ha confermato la decisione, ribadendo l'importanza del principio dell'apparenza: il mezzo di impugnazione corretto è determinato dalla qualificazione data dal primo giudice, anche se errata.
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Distanze tra costruzioni: Stato vs Regione, chi vince?
Un costruttore edifica un immobile violando le distanze legali, invocando una norma regionale. La Corte di Cassazione interviene, confermando che la normativa statale sulle distanze tra costruzioni prevale. Le deroghe regionali sono ammesse solo se inserite in piani urbanistici complessi e non per singoli interventi edilizi. Di conseguenza, l'ordine di arretramento della costruzione è stato confermato.
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Contratto di franchising: obblighi e buona fede
Una società affiliata ha risolto unilateralmente il proprio contratto di franchising, accusando l'affiliante di concorrenza sleale per l'apertura di nuovi punti vendita. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo illegittima la risoluzione dell'affiliato e configurandola come un grave inadempimento. La sentenza chiarisce i limiti dell'obbligo di buona fede in assenza di una clausola di esclusiva territoriale, sottolineando l'importanza della chiara pattuizione contrattuale.
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Scorrimento graduatoria: chi decide? Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9829/2024, ha stabilito che le controversie relative allo scorrimento graduatoria nei concorsi pubblici rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha chiarito che, una volta conclusa la procedura concorsuale, la pretesa del candidato idoneo all'assunzione costituisce un diritto soggettivo, poiché l'amministrazione agisce con la capacità di un datore di lavoro privato e non esercita più un potere autoritativo. Di conseguenza, è stato annullato il verdetto della Corte d'Appello che aveva erroneamente declinato la giurisdizione in favore del giudice amministrativo.
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Mansioni superiori: qualifica di inviato speciale
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, riconoscendo le mansioni superiori di 'inviato speciale' a una giornalista, nonostante la mancanza di una nomina scritta. La Suprema Corte ha stabilito che lo svolgimento effettivo delle mansioni prevale sui requisiti formali. Il ricorso dell'azienda radiotelevisiva, basato sulla necessità di un atto scritto e sulla natura del programma televisivo, è stato respinto. La sentenza sottolinea che l'interpretazione dei requisiti contrattuali, come il periodo di 'biennio solare', rientra nella competenza del giudice di merito se logicamente motivata.
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Distanze tra costruzioni: la Cassazione e la CTU
In un caso di violazione delle distanze tra costruzioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di merito che condannava un proprietario alla riduzione in pristino del proprio terrazzo. La Corte ha stabilito che i giudici d'appello hanno errato nel qualificare l'opera come 'nuova costruzione' senza un'adeguata motivazione e discostandosi immotivatamente dalle conclusioni della Consulenza Tecnica d'Ufficio (CTU), che aveva escluso un aumento di volume. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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