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Giurisprudenza Civile

Danno da occupazione: non è in re ipsa, serve prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21130/2024, ha esaminato un caso di compravendita immobiliare contestata. Pur rigettando la richiesta del venditore di rescindere il contratto per lesione a causa della mancanza di prove scritte, ha accolto il motivo di ricorso relativo al risarcimento del danno. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il danno da occupazione senza titolo non è presunto (in re ipsa), ma deve essere specificamente provato dal proprietario, dimostrando la concreta perdita di opportunità di guadagno, come la mancata locazione del bene.
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Vendita fallimentare: nullità e rimedi per i terzi
Una società alberghiera, acquirente di un immobile da una procedura fallimentare, agiva in giudizio per l'accertamento di una servitù di passaggio. I proprietari del fondo vicino contestavano la titolarità del diritto, eccependo la nullità del decreto di trasferimento per presunte violazioni delle norme sulla competitività della vendita fallimentare. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che i vizi procedurali interni alla procedura concorsuale (vizi endofallimentari) devono essere fatti valere con gli appositi rimedi previsti dalla legge fallimentare (reclamo), e non possono essere invocati da terzi in un autonomo giudizio per invalidare l'acquisto, proteggendo così la stabilità delle vendite giudiziarie.
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Compenso CTU e aumento: la Cassazione chiarisce
In una causa successoria, alcuni eredi hanno contestato il compenso CTU, lamentando la decadenza del diritto al pagamento e l'illegittimità di una maggiorazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la determinazione dell'onorario, inclusi gli aumenti previsti dalla tariffa, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile la doglianza sulla tardività della perizia, poiché sollevata per la prima volta in sede di legittimità.
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Sospensione processo civile: quando è illegittima?
In una complessa causa ereditaria, il tribunale aveva sospeso il giudizio in attesa della decisione della Cassazione su una sentenza non definitiva emessa nello stesso procedimento. La Suprema Corte ha annullato tale provvedimento, chiarendo che la sospensione processo civile ai sensi dell'art. 337, co. 2, c.p.c. è illegittima in questo contesto. Tale norma presuppone che la sentenza pregiudicante provenga da un processo diverso, non dallo stesso. La Corte ha quindi ordinato la prosecuzione del giudizio di primo grado per evitare inutili ritardi.
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Assegno ad personam: quali voci include? La Cassazione
Un dipendente pubblico, trasferito da una società partecipata a un Ministero, si è visto riconoscere il diritto a includere nel proprio assegno ad personam anche le indennità di funzione, rischio e produzione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21126/2024, ha respinto il ricorso del Ministero, stabilendo che, ai fini della tutela della retribuzione, conta la natura fissa e continuativa dell'emolumento, non la sua classificazione formale nel contratto collettivo. Il principio di non riducibilità della retribuzione prevale, garantendo al lavoratore la conservazione del trattamento economico goduto prima del trasferimento.
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Abuso diritto di abitazione: chi può agire in giudizio?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21125/2024, chiarisce un punto fondamentale sull'abuso del diritto di abitazione. Un nuovo proprietario che acquista un immobile all'asta, consapevole della presenza di difformità edilizie, non può chiedere la cessazione del diritto di abitazione per tali abusi preesistenti. Il diritto di agire per il danno spetta solo a chi era proprietario al momento in cui le irregolarità sono state commesse. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello, affermando che il nuovo proprietario ha acquistato il bene nello stato di fatto e di diritto in cui si trovava, senza subire alcun pregiudizio per le difformità già note.
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Stabilizzazione precariato: la data del contratto è decisiva
Un gruppo di dipendenti a tempo determinato ha richiesto la conversione del proprio rapporto di lavoro in indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che per la stabilizzazione del precariato, ai sensi della normativa speciale esaminata, è fondamentale la data di stipula del contratto. La legge si applica solo ai contratti già in essere alla sua entrata in vigore, risultando irrilevante che la procedura di selezione fosse iniziata in data anteriore.
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Licenziamento disciplinare: quando non serve il codice
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un licenziamento disciplinare di un vice-direttore di supermercato per violazione dei doveri di fedeltà e diligenza. La Corte ha stabilito che, in casi di condotte che ledono direttamente il rapporto fiduciario, non è necessaria la preventiva affissione del codice disciplinare, poiché tali doveri sono connaturati al rapporto di lavoro stesso, specialmente per figure con ruoli di responsabilità.
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Stabilizzazione del personale: diritto all’assunzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21120/2024, ha confermato il diritto di un lavoratore all'assunzione a tempo indeterminato al termine di un percorso di stabilizzazione del personale presso un ente pubblico. Il lavoratore, dopo anni di contratti atipici, aveva superato una selezione e completato un triennio a tempo determinato previsto dalla procedura. La Corte ha stabilito che tale percorso genera un diritto soggettivo all'assunzione. Tuttavia, ha negato il diritto alle retribuzioni per il periodo di ritardata assunzione, chiarendo che il lavoratore può chiedere solo il risarcimento del danno, che deve essere specificamente provato.
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Prescrizione spese di custodia: 10 anni, non 5
Due cittadini ricorrono contro un'ingiunzione di pagamento per i costi di custodia di un motociclo sequestrato, sostenendo l'avvenuta prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 21119/2024, ha respinto il ricorso, chiarendo che la prescrizione spese di custodia segue il termine ordinario di dieci anni, non quello di cinque anni previsto per le sanzioni amministrative. Il termine decennale decorre dal momento in cui l'amministrazione anticipa le spese al custode.
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Stabilizzazione precari: il bando non garantisce il posto
Un lavoratore precario ha citato in giudizio un'Università per ottenere la stabilizzazione dopo aver superato un'apposita selezione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. È stato chiarito che la partecipazione a tali selezioni crea una graduatoria di idonei, ma non un diritto soggettivo all'assunzione immediata. L'assunzione, infatti, resta subordinata ai piani di fabbisogno dell'ente pubblico e ai posti effettivamente disponibili, come previsto dalla normativa sulla stabilizzazione precari.
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Uso della cosa comune: limiti e servitù di veduta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21117/2024, ha chiarito i limiti dell'uso della cosa comune. Nel caso di una lite tra fratelli comproprietari di un terreno, è stato stabilito che l'apertura di finestre e terrazzi da una proprietà esclusiva su un'area comune non rientra nell'uso consentito dall'art. 1102 c.c., ma costituisce l'imposizione di una servitù di veduta. Tale servitù è illegittima se non costituita con il consenso di tutti i comproprietari e in forma scritta, pertanto la Corte ha confermato l'ordine di rimozione delle opere.
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Impugnazione ratio decidendi: l’errore che costa caro
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni lavoratori per la stabilizzazione del rapporto di lavoro. L'errore fatale è stato non contestare specificamente ogni 'ratio decidendi' della sentenza di primo grado, rendendo la decisione su un punto cruciale definitiva. Questa ordinanza sottolinea l'importanza di una corretta tecnica di impugnazione ratio decidendi in appello.
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Deroga distanze legali: quando non si applica?
La Cassazione chiarisce che la deroga distanze legali, prevista per i piani di recupero urbano, non si applica se solo uno dei due edifici confinanti è incluso nel piano. La Corte ha cassato la sentenza d'appello solo per l'omessa pronuncia sulla domanda di manleva, confermando la condanna all'arretramento della costruzione.
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Lavoro subordinato: la motivazione della sentenza
La Corte di Cassazione conferma una sanzione a un locale notturno per l'impiego di 42 lavoratori in nero, ritenendo pienamente provato il rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d'appello era adeguata, basandosi su indici chiari come la retribuzione fissa, le direttive impartite e l'inserimento stabile nell'organizzazione aziendale, respingendo il ricorso del titolare basato su un presunto difetto di motivazione.
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Riassunzione procedimento fallimentare: rinvio udienza
La Corte di Cassazione analizza un ricorso contro una dichiarazione di fallimento, incentrato sulla corretta procedura da seguire dopo un precedente regolamento di competenza. Nello specifico, si discute la necessità della riassunzione del procedimento fallimentare. Data la particolare rilevanza della questione di diritto, la Corte, con ordinanza interlocutoria, ha deciso di non definire il caso in camera di consiglio, ma di rinviarlo a una pubblica udienza per un esame più approfondito.
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Sanzioni antiriciclaggio: annullamento per errore
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di una Corte d'Appello che aveva condannato un ex responsabile di filiale al pagamento di ingenti sanzioni antiriciclaggio. La decisione è stata motivata da un palese errore di calcolo commesso dalla corte territoriale, la quale aveva quantificato la sanzione basandosi su un importo delle operazioni sospette doppio rispetto a quello effettivamente contestato, alterando così la valutazione sulla gravità della violazione.
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Prescrizione e amministrazione straordinaria: il rinvio
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza la trattazione di un ricorso. La questione centrale, ritenuta di particolare rilevanza, riguarda l'efficacia interruttiva permanente della prescrizione nell'ambito di una procedura di amministrazione straordinaria e del successivo fallimento. La Corte non decide nel merito ma ritiene necessario un approfondimento data la complessità del tema.
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Ricorso per revocazione: quando è un errore di diritto?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione presentato da alcuni dirigenti farmacisti contro il Ministero della Salute. L'ordinanza chiarisce che una presunta errata interpretazione di norme o di precedenti giurisprudenziali costituisce un errore di diritto, non un errore di fatto, e pertanto non può essere motivo di revocazione. Il caso evidenzia i limiti stringenti di questo strumento processuale.
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Responsabilità banca IBAN errato: cosa dice la Cassazione
Una società, vittima di una truffa, ha citato in giudizio un istituto di credito per aver eseguito un bonifico verso un conto con IBAN corretto ma intestatario errato. La Corte di Cassazione ha confermato che, in base alla normativa europea e nazionale (PSD2), la responsabilità della banca è esclusa. L'operazione di pagamento si considera correttamente eseguita se conforme all'identificativo unico (IBAN) fornito dall'ordinante, a prescindere da altre informazioni come il nome del beneficiario. La ratio è garantire la rapidità e l'automazione dei pagamenti nel mercato unico europeo.
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