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Giurisprudenza Civile

Occupazione terreno demaniale: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un privato cittadino condannato a risarcire un Comune per l'occupazione terreno demaniale gravato da uso civico. La Corte ha confermato che l'occupazione è illegittima fino all'eventuale provvedimento di legittimazione, che ha efficacia solo per il futuro. È stata inoltre ribadita l'inammissibilità di censure in Cassazione sui fatti già accertati conformemente da due giudici di merito (cd. 'doppia conforme').
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Distanze tra costruzioni: la Cassazione chiarisce
Un proprietario di un immobile ha contestato la violazione delle distanze tra costruzioni da parte di un'impresa edile. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha stabilito principi fondamentali per il calcolo: la misurazione va effettuata considerando l'intera facciata degli edifici e non solo le parti prospicienti, e deve includere anche elementi aggettanti come gli sbalzi tamponati, in quanto parte integrante della sagoma del fabbricato.
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Credito prededucibile: quando le spese non spettano
Una società di trasporti ha richiesto l'ammissione di un credito prededucibile per le spese di recupero di propri vagoni dalla sede di un'azienda fallita. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che i costi derivanti da una scelta discrezionale del creditore, e non da un'azione diretta della curatela, non costituiscono un credito prededucibile. Tali spese, originate dall'inadempimento della società poi fallita, avrebbero potuto al massimo essere ammesse come credito chirografario, domanda che però non è stata correttamente formulata.
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Acqua non potabile: rimborso garantito dalla Cassazione
Un utente ha citato in giudizio la propria società idrica per aver ricevuto acqua non potabile per un triennio. Dopo aver pagato le bollette per intero a seguito di una diffida, ha richiesto il rimborso del 50%. I tribunali di merito avevano respinto la domanda, applicando la prescrizione breve di un anno per i vizi della cosa. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la fornitura di acqua non potabile non è un vizio, ma un grave inadempimento contrattuale (aliud pro alio), soggetto alla prescrizione ordinaria di dieci anni. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame.
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Privilegio studio associato: la Cassazione fa chiarezza
In un caso riguardante la richiesta di ammissione privilegiata di un credito professionale da parte di uno studio associato, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Pur ribadendo il principio secondo cui il privilegio è legato alla prestazione personale, la Corte ha ritenuto necessario un approfondimento in pubblica udienza sul significato del requisito della "pertinenza del credito" al singolo professionista, sospendendo la decisione finale per chiarire questo aspetto cruciale per il riconoscimento del privilegio studio associato.
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Improcedibilità ricorso: errore fatale in Cassazione
La Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso per un vizio procedurale. Gli acquirenti di un immobile, dopo aver perso in appello, hanno omesso di depositare la copia autentica della sentenza notificata, un adempimento essenziale per verificare il rispetto dei termini di impugnazione. Questa omissione ha reso il ricorso improcedibile, confermando il principio di autoresponsabilità della parte.
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Rinvio per trattative: la Cassazione attende l’accordo
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha disposto un rinvio per trattative su richiesta congiunta delle parti. Il provvedimento sospende il giudizio per consentire il perfezionamento di un accordo bonario, evidenziando la prassi di favorire la risoluzione extragiudiziale delle liti anche in sede di legittimità.
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Modifica della domanda: quando è lecita in giudizio?
Una società fornitrice di energia ottiene un decreto ingiuntivo per bollette non pagate. Il cliente si oppone, contestando sia la prova della fornitura sia una successiva modifica della domanda da parte del creditore. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che nel regime di salvaguardia la prova della fornitura può basarsi su dati di consumo e che la precisazione del credito in corso di causa non costituisce una modifica della domanda vietata.
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Errore materiale: Cassazione corregge la sua ordinanza
La Corte di Cassazione interviene per correggere un palese errore materiale contenuto in una sua precedente ordinanza. Il caso riguardava una richiesta di demolizione per violazione delle distanze legali. La decisione precedente conteneva un'affermazione contraddittoria sulla trascrizione della domanda giudiziale. Con la nuova ordinanza, la Corte rettifica il testo, specificando che la domanda non era mai stata trascritta e sanando così l'incoerenza logica del provvedimento.
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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?
Una società propone ricorso in Cassazione ma successivamente vi rinuncia. Le controparti non accettano la rinuncia, insistendo per il pagamento delle spese. La Corte Suprema, pur dichiarando estinto il giudizio a seguito della rinuncia al ricorso, condanna la società rinunciante a pagare tutte le spese legali del procedimento, applicando il principio secondo cui la mancata accettazione comporta l'addebito dei costi.
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Calcolo TFR: quali voci includere? La Cassazione chiarisce
Due ex dipendenti di un ente ospedaliero hanno contestato il calcolo del TFR, sostenendo la mancata inclusione di alcune indennità. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7590/2024, ha rigettato il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sulla base di computo del trattamento di fine rapporto. L'analisi si è concentrata sulla natura dell'indennità integrativa speciale e sui limiti procedurali per le nuove contestazioni in appello, offrendo una guida precisa per il corretto calcolo TFR.
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Espromissione nulla: no al credito nel fallimento
Un professionista chiede l'ammissione al passivo fallimentare di un suo credito, basato su un accordo di espromissione. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando la nullità dell'accordo a causa di una condizione meramente potestativa, come già stabilito da una precedente sentenza passata in giudicato. Viene inoltre respinta la domanda subordinata per ingiustificato arricchimento, in quanto non esperibile quando la pretesa contrattuale principale è rigettata per nullità del titolo.
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Prescrizione crediti INPS: 5 o 10 anni?
Una società si opponeva a un'iscrizione ipotecaria per crediti previdenziali, sostenendone l'avvenuta prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione, pur rigettando il ricorso dell'Agente di riscossione per motivi specifici, ha ribadito un principio fondamentale sulla prescrizione crediti INPS: se la cartella di pagamento non viene impugnata nei termini, il diritto alla riscossione si prescrive nel termine ordinario di dieci anni e non più in quello breve di cinque.
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Opposizione stato passivo: termini per i documenti
Un professionista ha presentato opposizione allo stato passivo di un consorzio in liquidazione per vedersi riconoscere un credito. La sua domanda è stata rigettata in primo grado e la Corte di Cassazione ha confermato la decisione. L'ordinanza sottolinea un principio fondamentale: nell'opposizione allo stato passivo, i documenti a sostegno della domanda devono essere depositati contestualmente al ricorso introduttivo, a pena di inammissibilità. La produzione successiva di prove documentali non è consentita, neanche per replicare alle difese della procedura.
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Danno da occupazione illegittima: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7553/2024, ha affrontato il caso di un danno da occupazione illegittima di un immobile. Una curatela fallimentare contestava la condanna al risarcimento in favore della proprietaria dell'immobile, occupato da beni mobili del soggetto fallito dopo la risoluzione del contratto di locazione. La Corte ha rigettato il ricorso, qualificando la responsabilità come extracontrattuale e non contrattuale. Ha inoltre stabilito che, per ottenere il risarcimento, il proprietario deve allegare la concreta possibilità di sfruttamento economico del bene persa a causa dell'occupazione, non essendo sufficiente la mera indisponibilità. Il valore locativo del bene è stato ritenuto un criterio valido per la liquidazione del danno.
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Privilegio associazione professionale: la Cassazione
Un'associazione professionale ha richiesto il riconoscimento del privilegio per un credito derivante da un incarico di progettazione nell'ambito del fallimento di una S.p.A. Il tribunale di primo grado aveva negato il privilegio, ammettendo il credito solo in via chirografaria. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che il privilegio per associazione professionale spetta se si fornisce la prova rigorosa che la prestazione sia stata svolta personalmente e prevalentemente da un professionista specifico, anche se il rapporto è formalmente intestato all'associazione. La Corte ha cassato il decreto per motivazione contraddittoria e ha rinviato la causa al tribunale per una nuova valutazione.
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Consegna anticipata immobile: quando è risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7548/2024, ha stabilito che la consegna anticipata di un immobile, prevista in un contratto preliminare, non autorizza il promissario acquirente a un'occupazione illimitata. Se l'acquirente prolunga la detenzione oltre lo scopo pattuito (es. verifiche), contestando vizi solo alla scadenza del termine per il rogito, tale condotta è abusiva e fonte di risarcimento del danno per occupazione senza titolo, anche se ottiene una riduzione del prezzo per i vizi stessi.
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Prove in appello: limiti e inammissibilità
In una causa nata per l'installazione di un citofono, la Cassazione conferma la decisione di merito. Il caso diventa l'occasione per ribadire i rigidi limiti alla produzione di nuove prove in appello, specialmente dopo la riforma del 2012. La Corte sottolinea che non è sufficiente che la prova sia 'indispensabile', ma occorre dimostrare l'impossibilità di produrla prima per causa non imputabile. L'appello viene quindi rigettato, consolidando un'interpretazione restrittiva delle norme procedurali.
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Probatio diabolica: prova attenuata con dante causa
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7539/2024, chiarisce un importante principio in materia di prova della proprietà. In un'azione di rivendicazione, la rigorosa "probatio diabolica" a carico di chi agisce è attenuata se entrambe le parti derivano il loro titolo da un dante causa comune. In questo caso, il rivendicante deve solo provare la validità del proprio titolo di acquisto e di quello dei suoi predecessori fino al comune autore, senza dover risalire a un acquisto a titolo originario. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente richiesto la prova piena, riaffermando un principio consolidato. Ha inoltre rigettato il ricorso incidentale volto a far riconoscere un vincolo pertinenziale non chiaramente stabilito.
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Interventore adesivo dipendente: quando può impugnare?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società di riscossione, intervenuta nel giudizio come interventore adesivo dipendente. La Corte chiarisce che l'interventore non ha un'autonoma legittimazione a impugnare la sentenza se la parte principale, in questo caso l'ente impositore, non ha presentato a sua volta impugnazione, prestando così acquiescenza alla decisione.
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