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Giurisprudenza Civile

Volume tecnico: quando è costruzione per le distanze?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una rampa garage coperta, che fuoriesce dal terreno, non può essere considerata un semplice volume tecnico irrilevante ai fini delle distanze legali. Il caso riguardava una disputa tra vicini in cui uno aveva costruito una rampa a ridosso del confine. I giudici di merito avevano escluso la violazione, ma la Cassazione ha cassato la sentenza, precisando che qualsiasi opera non completamente interrata, dotata di solidità e utilizzabilità, rientra nel concetto di "costruzione" e deve rispettare le distanze previste dai regolamenti. La Corte ha ribadito che la nozione di volume tecnico è riservata solo a opere prive di autonomia funzionale, destinate a contenere impianti serventi.
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Termine breve per cassazione: la revoca lo fa scattare
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante un contributo consortile, non perché la materia del contendere fosse cessata, ma per tardività originaria. L'ordinanza stabilisce un principio fondamentale: il termine breve per cassazione di 60 giorni decorre anche dalla data di notifica della citazione per la revocazione della sentenza d'appello, equiparandola alla notifica della sentenza stessa. Di conseguenza, l'aver notificato il ricorso oltre tale scadenza ne ha determinato l'inammissibilità preliminare.
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Notifica agli eredi e società estinta: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha affrontato un caso di revocazione di una propria precedente sentenza. La questione centrale riguarda la corretta instaurazione del contraddittorio quando la società controparte è estinta e uno dei soci successori è deceduto. La Corte ha stabilito la necessità di procedere alla notifica agli eredi del socio defunto, ordinando l'integrazione del contraddittorio e rinviando la causa per consentire tale adempimento, a garanzia del diritto di difesa.
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Cessione del credito del passeggero: è valida?
Una compagnia aerea ha contestato la validità di un contratto di cessione del credito stipulato da due passeggeri con una società specializzata per ottenere la compensazione per un volo cancellato. La compagnia sosteneva che l'accordo fosse un mandato nullo o un'attività finanziaria non autorizzata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, qualificando il contratto come una legittima compravendita di credito. La Corte ha stabilito che non si tratta di un'attività finanziaria, poiché il pagamento al passeggero è condizionato al successo del recupero del credito, escludendo così la causa di finanziamento. Questa ordinanza rafforza la legittimità della prassi della cessione del credito del passeggero.
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Liquidazione spese legali: discrezionalità del giudice
Un avvocato ha impugnato una decisione sulla liquidazione spese legali in un giudizio di ottemperanza, sostenendo che gli importi fossero inferiori ai minimi tariffari. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, specificando che gli importi liquidati, sebbene bassi, erano comunque superiori ai minimi inderogabili calcolati sul valore della causa. La sentenza ribadisce l'ampia discrezionalità del giudice nel fissare i compensi tra il minimo e il massimo della tariffa, senza necessità di motivazione specifica.
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Interposizione fittizia: prova e accordo simulatorio
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di presunta interposizione fittizia nella compravendita di un immobile. Un soggetto, co-amministratore della società venditrice, sosteneva di essere il reale acquirente per una quota del 50%, sulla base di una scrittura privata con l'acquirente formale. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che per provare l'interposizione fittizia è necessario un accordo simulatorio scritto a cui partecipino tutte e tre le parti coinvolte: il venditore, l'acquirente apparente (interposto) e l'acquirente effettivo (interponente). La sola scrittura privata tra interposto e interponente è stata ritenuta insufficiente, in quanto non dimostrava il consenso della società venditrice all'accordo simulatorio, anche se l'interponente ne era rappresentante legale.
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Correzione errore materiale: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7661/2024, ha chiarito l'ambito di applicazione della procedura di correzione errore materiale. Nel caso specifico, una sentenza era stata emessa con l'intestazione corretta ma con motivazione e dispositivo appartenenti a un'altra causa tra le stesse parti, a causa di uno scambio di file informatici. La Corte ha accolto l'istanza, affermando che la correzione è ammissibile anche in casi di sostituzione integrale del testo, purché l'errore sia palese e non incida sulla volontà del giudice.
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Distanze tra costruzioni: ricorso inammissibile
Un proprietario ha impugnato in Cassazione la costruzione del vicino, lamentando la violazione delle distanze tra costruzioni e delle norme antisismiche. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che nuove questioni che richiedono accertamenti di fatto, come il rispetto della normativa antisismica, non possono essere sollevate per la prima volta in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha ribadito che la contestazione della firma di un giudice su una sentenza richiede una specifica procedura di querela di falso, non essendo sufficiente un semplice motivo di ricorso.
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Indennità di trasferta negata: quando è trasferimento
Un lavoratore richiedeva un'indennità di trasferta, ma la Corte d'Appello, e poi la Cassazione, hanno respinto la richiesta. La decisione si è basata sull'interpretazione di un ordine di servizio che configurava lo spostamento come un trasferimento definitivo e non una trasferta temporanea. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del lavoratore, poiché non contestava la ratio decidendi della sentenza d'appello, ovvero l'accertamento di fatto che si trattasse di un trasferimento, rendendo irrilevanti le norme sulla indennità di trasferta.
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Improcedibilità ricorso: onere della prova notifica
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso presentato da un imprenditore contro l'esclusione dallo stato passivo di un fallimento. La causa dell'inammissibilità risiede nella mancata produzione, da parte del ricorrente, della prova della comunicazione del decreto impugnato, un adempimento essenziale per consentire alla Corte di verificare la tempestività dell'impugnazione. La sentenza sottolinea il principio di auto-responsabilità della parte che impugna.
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Comunicazione CIGS: gli obblighi per l’azienda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7642/2024, ha confermato l'illegittimità della collocazione in Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) di alcuni dipendenti a seguito della chiusura di un'unità produttiva. La Corte ha stabilito che la comunicazione CIGS iniziale inviata ai sindacati era generica e non specificava adeguatamente i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere, né le ragioni della mancata rotazione con il personale di altre sedi. Secondo i giudici, l'obbligo di informazione dettagliata sussiste sempre, anche in caso di cessazione totale dell'attività di una sede, per garantire la trasparenza e la verificabilità delle decisioni aziendali.
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Doppia conforme: ricorso inammissibile in Cassazione
In una causa relativa a confini di proprietà e usucapione, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul principio della "doppia conforme", che impedisce il riesame dei fatti quando la sentenza d'appello conferma la decisione di primo grado sulla base delle medesime ragioni fattuali. Il ricorrente non ha dimostrato la diversità delle motivazioni tra i due gradi di giudizio.
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Nullità parziale fideiussione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7633/2024, ha rigettato il ricorso di una società e dei suoi garanti contro un istituto bancario. Il caso verteva sulla validità di una fideiussione contenente clausole non conformi alla normativa antitrust. La Corte ha confermato il principio della nullità parziale fideiussione, stabilendo che solo le clausole illecite sono nulle, mentre il resto del contratto di garanzia rimane valido, a meno che il garante non dimostri che non avrebbe stipulato il contratto senza quelle specifiche clausole.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito
Un fratello appella alla Suprema Corte dopo aver perso una causa di usucapione sull'appartamento della sorella. La Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso perché l'appellante non ha depositato la copia notificata della sentenza impugnata, un requisito procedurale obbligatorio ai sensi dell'art. 369 c.p.c. La decisione sottolinea il principio di autoresponsabilità negli atti processuali.
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Distanze legali: accordi privati non validi
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni proprietari che avevano costruito un edificio senza rispettare le distanze legali previste dal piano regolatore comunale. La Corte ha stabilito che le norme sulle distanze legali, essendo poste a tutela di un interesse pubblico, sono inderogabili e non possono essere modificate da accordi privati, i quali devono considerarsi nulli. La decisione ribadisce la supremazia della normativa urbanistica sulla volontà delle parti.
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Perdita di chance: risarcimento e onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7611/2024, ha chiarito i principi relativi al risarcimento del danno per perdita di chance di un dipendente in seguito a una procedura di selezione interna (interpello) viziata. Il caso riguarda un funzionario che si era visto illegittimamente escluso dalla valutazione per un incarico dirigenziale temporaneo. La Corte ha cassato per la seconda volta la decisione della Corte d'Appello, ribadendo che il giudice del rinvio è vincolato ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione e non può rimettere in discussione l'illegittimità della procedura già accertata. Inoltre, ha specificato che il lavoratore che lamenta una perdita di chance deve fornire elementi, anche presuntivi, per dimostrare la probabilità che avrebbe avuto di ottenere il risultato sperato, senza che gli si possa addossare l'onere di provare l'esito certo della comparazione con altri candidati.
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Privilegio studio associato: no senza prova personale
Uno studio professionale associato ha richiesto il riconoscimento di un privilegio per i propri crediti nell'ambito di una procedura fallimentare. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che il privilegio studio associato spetta solo se viene fornita la prova rigorosa che la prestazione sia stata eseguita personalmente da un singolo professionista e che il compenso sia di sua pertinenza, anche se richiesto formalmente dall'associazione. La natura collettiva dell'incarico, in assenza di tale prova, esclude il diritto di prelazione.
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Privilegio studio associato: Cassazione rinvia il caso
Uno studio professionale associato ha richiesto l'ammissione privilegiata di un proprio credito nel passivo di un fallimento, ma il Tribunale ha concesso solo l'ammissione in via chirografaria. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non ha deciso il merito ma ha rinviato la causa a pubblica udienza, ritenendo necessario approfondire la questione giuridica su quando spetti il privilegio allo studio associato, in particolare sul requisito della 'pertinenza' del credito al singolo professionista che ha svolto la prestazione.
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Distanza tra costruzioni: tenda è costruzione?
Una società di gestione patrimoniale ha installato una grande tenda retrattile dotata di una complessa e fissa struttura metallica. I proprietari degli appartamenti vicini hanno intrapreso un'azione legale, sostenendo che l'opera violasse le normative sulla distanza tra costruzioni. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi di giudizio precedenti, ha stabilito che, a causa della sua struttura permanente e della creazione di nuovo volume, la tenda doveva essere considerata una "costruzione" a tutti gli effetti. Di conseguenza, era tenuta a rispettare le distanze legali minime dalle vedute dei vicini. Il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile.
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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?
Una società, dopo aver impugnato in Cassazione il rigetto di un reclamo per la trascrizione di una domanda giudiziale, decide per la rinuncia al ricorso. La controparte non accetta la rinuncia, chiedendo la condanna alle spese. La Corte dichiara estinto il giudizio e, data la mancata accettazione, condanna la società ricorrente al pagamento delle spese legali.
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