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Giurisprudenza Civile

Prescrizione contributi: il DPCM sposta la decorrenza
Un professionista si opponeva a una richiesta di contributi previdenziali per la Gestione Separata, ritenendola prescritta. La Corte d'Appello gli dava ragione, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza in esame, la Suprema Corte ha stabilito che il termine per la prescrizione contributi non decorre dalla scadenza originaria, ma da quella posticipata da un DPCM. Di conseguenza, la richiesta di pagamento dell'ente previdenziale era tempestiva e il debito non era estinto.
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Licenziamento per motivo oggettivo: i limiti fissati
Con l'ordinanza 32435 del 2024, la Corte di Cassazione interviene sul tema del licenziamento per motivo oggettivo, chiarendo i confini dell'onere probatorio del datore di lavoro. La Corte ha ribadito che non basta dimostrare la soppressione della posizione lavorativa, ma è necessario provare l'impossibilità di ricollocare il lavoratore in altre mansioni, anche inferiori (c.d. obbligo di repechage).
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Mansioni superiori: prova della direzione e controllo
Un dipendente pubblico ha richiesto il riconoscimento di mansioni superiori, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che, per ottenere un inquadramento superiore, non è sufficiente dimostrare autonomia e responsabilità, ma è necessario provare l'effettivo esercizio di compiti di direzione e coordinamento, come l'emanazione di direttive, elemento che il dipendente non è riuscito a dimostrare.
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Lavoro marittimo: contratto stabile vs CCNL a termine
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un lavoratore marittimo, il cui rapporto di lavoro era stato giudizialmente trasformato in tempo indeterminato. L'azienda datrice di lavoro aveva successivamente tentato di applicare un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) che, di fatto, frammentava il rapporto in una serie di imbarchi a termine. La Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda, stabilendo che un rapporto di lavoro marittimo a tempo indeterminato accertato in sede giudiziale non può essere unilateralmente modificato in una serie di contratti precari attraverso l'applicazione di una disciplina collettiva. Tale condotta rappresenta un'illegittima novazione del rapporto di lavoro.
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Licenziamento per giusta causa: la confessione vale?
Una dipendente di una struttura sanitaria, dopo un licenziamento per giusta causa dovuto all'appropriazione di materiale aziendale, ha fatto ricorso fino in Cassazione. La lavoratrice contestava il valore della sua confessione, resa durante una perquisizione, e la proporzionalità della sanzione. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il furto di beni aziendali, a prescindere dal valore, lede irrimediabilmente il vincolo di fiducia. Ha inoltre chiarito che una confessione stragiudiziale, anche se raccolta in un contesto penale, può essere liberamente valutata dal giudice civile come prova nel procedimento di licenziamento per giusta causa.
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Contratto regionale: inammissibile appello in Cassazione
Un ente pubblico ricorre in Cassazione contro la sentenza che riconosceva differenze retributive a un dipendente sulla base di un contratto collettivo regionale. La Corte dichiara l'appello inammissibile, poiché la violazione di un contratto regionale non è un motivo di ricorso valido, a differenza dei contratti nazionali. L'interpretazione del contratto regionale è riservata al giudice di merito.
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Transazione novativa: come estingue il contratto
Un locatore ha trattenuto il deposito cauzionale dopo una disputa su una locazione commerciale, risolta con un accordo a tre parti. La Corte d'Appello ha confermato che tale accordo costituiva una transazione novativa, estinguendo il contratto di locazione originale. Di conseguenza, il locatore ha perso il diritto di trattenere il deposito basato sul vecchio contratto ed è stato condannato a restituirlo. La sentenza chiarisce che i diritti e le garanzie legati a un rapporto giuridico si estinguono se questo viene sostituito da un nuovo accordo incompatibile con il precedente.
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Recesso per sequestro: motivazione del licenziamento
Un'impresa soggetta a sequestro di prevenzione recedeva dal rapporto di lavoro con un dipendente. La Corte d'Appello aveva ritenuto illegittimo il recesso per carenza di motivazione. La Corte di Cassazione, riformando la decisione, ha stabilito che per la validità del recesso per sequestro è sufficiente che l'atto dell'amministratore giudiziario richiami la procedura di prevenzione e il decreto autorizzativo del giudice delegato, senza necessità di esporre dettagliatamente le ragioni sottostanti, che risiedono negli atti della procedura stessa.
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Contratto a viaggio nullo: sì alla conversione
La Corte di Cassazione conferma la conversione di un contratto a viaggio in un contratto a tempo indeterminato a causa della mancata specificazione dei viaggi. La sentenza chiarisce che l'azione per far valere la nullità del contratto è imprescrittibile e non soggetta al termine biennale previsto dal Codice della Navigazione. Viene inoltre ribadita l'inammissibilità dell'eccezione di decadenza sollevata per la prima volta in appello.
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Risarcimento contratti a termine: sì al lavoratore
Un lavoratore marittimo, dopo aver ottenuto la conversione del suo rapporto di lavoro da tempo determinato a indeterminato, ha richiesto il risarcimento del danno per i periodi non lavorati. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32426/2024, ha stabilito che l'indennità onnicomprensiva prevista dalla legge per il risarcimento contratti a termine illegittimi si applica anche al settore marittimo, nonostante la sua specialità. Questa indennità non richiede la prova del danno né la messa in mora del datore di lavoro.
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24 CFU abilitazione: non bastano per la II fascia
La Corte di Cassazione ha stabilito che il possesso di una laurea e dei 24 CFU non è sufficiente per l'inserimento nella seconda fascia delle graduatorie di istituto. Questa pronuncia chiarisce la distinzione fondamentale tra i requisiti di accesso al concorso per docenti e la vera e propria abilitazione all'insegnamento. La Corte ha accolto il ricorso del Ministero dell'Istruzione, annullando la precedente decisione della Corte d'Appello e respingendo la domanda dell'aspirante docente, che deve quindi essere inserito in terza fascia. La sentenza sottolinea che l'abilitazione si consegue solo superando il concorso, non semplicemente possedendone i titoli di ammissione.
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Contratti a termine fondazioni liriche: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza il caso sui contratti a termine nelle fondazioni liriche. Una lavoratrice aveva ottenuto in primo grado la conversione del suo rapporto a tempo indeterminato, ma la Corte d'Appello aveva riformato la decisione, ritenendo legittimi i contratti successivi al D.Lgs. 81/2015. La Cassazione ha sollevato un dubbio di compatibilità tra la normativa nazionale, che sembra consentire l'uso acausale e illimitato di tali contratti, e la direttiva europea che impone misure contro gli abusi, rendendo necessario un approfondimento.
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Contratti a termine: la Cassazione e la non contestazione
Un percussionista, impiegato da una fondazione lirica con numerosi contratti a termine dal 1995, ha fatto causa per ottenere la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando la legittimità dei contratti a termine. La Corte ha sottolineato come la mancata contestazione da parte del lavoratore delle specifiche ragioni artistiche indicate nel contratto sia stata decisiva. Questo principio, noto come 'relevatio ad onere probandi', ha sollevato il datore di lavoro dall'onere di provare tali ragioni. Gli altri motivi di ricorso, relativi alla durata massima e al pensionamento di un collega, sono stati giudicati inammissibili o irrilevanti.
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Mansioni superiori: ricorso inammissibile in Cassazione
Due dipendenti pubbliche, dopo aver ottenuto in primo grado il riconoscimento delle differenze retributive per mansioni superiori, si sono viste rigettare la domanda in appello. La Corte di Cassazione ha dichiarato il loro successivo ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile richiedere in sede di legittimità una nuova valutazione dei fatti già esaminati dal giudice di merito. L'ordinanza sottolinea i rigorosi limiti del sindacato sulla motivazione della sentenza impugnata.
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Contratti a termine e fondazioni liriche: la Cassazione
Un artista di coro ha impugnato una serie di contratti a termine con una fondazione lirico-sinfonica, chiedendone la conversione in un rapporto a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'incertezza normativa o il timore di ritorsioni non giustificano il mancato rispetto dei termini di decadenza per l'impugnazione. Inoltre, ha confermato che l'utilizzo di contratti a termine successivi è legittimo se fondato su ragioni oggettive e concrete, come la necessità di integrare l'organico per specifici spettacoli programmati.
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Contratti a termine: quando la successione è lecita
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due musicisti d'orchestra che chiedevano la conversione dei loro contratti a termine in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. I giudici hanno confermato la legittimità della successione di contratti, basandosi sulla non contestazione da parte dei lavoratori delle specifiche e obiettive ragioni temporanee indicate dall'ente lirico in ogni contratto. Secondo la Corte, se il lavoratore non contesta di essere stato impiegato esclusivamente per le produzioni indicate, il datore di lavoro non ha l'onere di fornire ulteriori prove, rendendo i contratti a termine validi.
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Inquadramento dipendente pubblico: il caso di trasferimento
Una dipendente pubblica, trasferita da un comune al Dipartimento della Protezione Civile tramite una procedura speciale, è stata inquadrata in una posizione economica inferiore a quella spettantele. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto a un corretto inquadramento da dipendente pubblico, basato sull'effettiva equivalenza retributiva, rigettando l'uso di tabelle obsolete da parte dell'amministrazione e le sue argomentazioni sulla neutralità finanziaria.
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Litisconsorzio necessario: tutti i comproprietari
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di usucapione di una servitù di passaggio perché non tutti i comproprietari del fondo servente erano stati citati in giudizio. L'ordinanza ribadisce il principio del litisconsorzio necessario in materia di diritti reali, disponendo la regressione del processo al primo grado per integrare correttamente il contraddittorio. Il caso evidenzia l'importanza di identificare e coinvolgere tutti i titolari dei diritti fin dall'inizio della causa.
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Giurisdizione giudice ordinario: la Cassazione decide
Un dipendente pubblico contesta la riorganizzazione del suo ufficio e la revoca di un incarico. La Corte di Cassazione conferma la giurisdizione del giudice ordinario su tutte le domande, anche se connesse ad atti amministrativi. Tuttavia, cassa la decisione della Corte d'Appello per aver erroneamente rimesso l'intera causa al primo giudice, specificando che la rimessione doveva limitarsi alla sola domanda su cui era stato dichiarato il difetto di giurisdizione.
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Fallimento: la dichiarazione integrativa non basta
Una società di servizi, dichiarata fallita, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che una dichiarazione integrativa dimostrava il mancato superamento delle soglie di fallibilità. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Questi ultimi avevano ritenuto la dichiarazione integrativa tardiva e inattendibile, dando maggior peso al bilancio originario e alla scoperta di un ingente debito non dichiarato verso un Ente Pubblico. L'insistenza nel ricorso è stata sanzionata come abuso del processo.
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