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Giurisprudenza Civile

Calcolo TFR: la Cassazione sulle voci retributive
La Corte di Cassazione interviene sul corretto calcolo del TFR di una ex dipendente ospedaliera. La Corte ha annullato la decisione d'appello per errori di calcolo sul TFR ante-1982 e sull'applicazione delle norme transitorie relative all'indennità di contingenza. È stato inoltre stabilito che l'indennità di mensa può avere natura retributiva e rientrare nel TFR se il contratto collettivo prevede un'indennità sostitutiva in denaro. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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Verbale ispettivo tardivo: è prova valida? La Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7801/2024, ha stabilito che il deposito tardivo di un verbale ispettivo in un giudizio di opposizione a sanzione amministrativa non lo rende inutilizzabile. Il termine previsto dalla legge non è perentorio, ma ordinatorio, e la sua violazione costituisce una mera irregolarità. Di conseguenza, il ricorso di una datrice di lavoro, sanzionata per aver impiegato una lavoratrice in modo irregolare, è stato respinto, confermando il valore probatorio del verbale anche se prodotto oltre i termini.
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Procura dall’estero senza traduzione: Cassazione incerta
In una causa ereditaria, sorge una questione sulla validità di una procura rilasciata negli Stati Uniti e priva di traduzione giurata in italiano. A causa di un profondo contrasto giurisprudenziale sul punto, la Seconda Sezione Civile della Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria, rimettendo la decisione alle Sezioni Unite. L'intervento chiarirà se la procura dall'estero senza traduzione sia nulla o se la sua validità possa essere sanata.
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Ricorso in Cassazione: i limiti alla rivalutazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di prelazione agraria. La decisione si fonda sul principio che il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti o delle prove, ma solo un controllo sulla corretta applicazione della legge. Il ricorrente aveva chiesto alla Corte di riesaminare il merito della controversia, violando i limiti procedurali del ricorso in Cassazione.
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Clausola penale appalto: quando perde efficacia?
Una società committente chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare della sua subappaltatrice per un credito derivante da una clausola penale per ritardi nell'esecuzione dei lavori. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la stipula di un successivo atto integrativo, avvenuta ben oltre il termine di consegna originario e senza fissare una nuova scadenza, è incompatibile con la volontà di avvalersi della penale. Tale comportamento indica l'intenzione di proseguire il rapporto contrattuale, facendo venir meno l'efficacia della clausola penale originaria.
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Responsabilità da cose in custodia e fatto ignoto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7789/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di responsabilità da cose in custodia (art. 2051 c.c.). Nel caso di un lavoratore ferito dal crollo di un cancello, la Corte ha confermato che il proprietario/custode del bene è responsabile anche se la causa esatta del cedimento rimane ignota. Il 'fatto ignoto' non costituisce 'caso fortuito' e non è sufficiente a esonerare il custode, sul quale grava l'onere di provare un evento esterno, imprevedibile e inevitabile che abbia interrotto il nesso causale.
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Risarcimento appalti pubblici: la prova non è dovuta
Un'impresa edile si opponeva allo stato passivo del fallimento della società committente, chiedendo un cospicuo risarcimento per la risoluzione di un contratto d'appalto. Il tribunale aveva concesso solo una minima parte, negando il risarcimento per spese generali e mancato utile per assenza di prove. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che nel contesto degli appalti pubblici, il risarcimento per l'illegittima sospensione dei lavori e per il mancato utile non richiede una prova specifica del danno. Questo perché la normativa di settore prevede una quantificazione presuntiva, basata su percentuali fisse (come il 10% dell'importo dei lavori non eseguiti per il mancato utile), sollevando l'impresa dall'onere di dimostrare il pregiudizio subito.
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Data Certa: Prova del credito con assegno bancario
Una risparmiatrice si è vista negare un credito verso una cooperativa in liquidazione perché i contratti non avevano 'data certa'. La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il suo ricorso, stabilendo che il tribunale avrebbe dovuto valutare se la documentazione relativa a un assegno bancario incassato potesse, di per sé, costituire prova sufficiente con data certa dell'esistenza del credito, indipendentemente dal contratto. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame su questo specifico punto.
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Nuove prove in appello: limiti e preclusioni
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il tema delle preclusioni processuali, in particolare per le nuove prove in appello. Il caso riguarda una disputa immobiliare su servitù di veduta e occupazione di suolo, dove i convenuti, contumaci in primo grado, hanno visto respinte le loro richieste probatorie in appello. La Suprema Corte ha confermato la decisione, ribadendo la rigidità delle regole procedurali che impediscono di sanare in secondo grado le omissioni del primo, specialmente in caso di contumacia.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia formale al ricorso da parte di una società ospedaliera. La controparte, una curatela fallimentare, ha accettato la rinuncia. La Corte ha stabilito che nessuna spesa legale dovesse essere liquidata, applicando l'articolo 391 del codice di procedura civile. La decisione sottolinea come la rinuncia accettata ponga fine al procedimento senza una pronuncia nel merito.
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Motivazione apparente: sentenza nulla e rinvio al giudice
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che confermava la costituzione di una servitù di passaggio. Il motivo è la motivazione apparente: i giudici di secondo grado si erano limitati a un generico rinvio alla decisione del Tribunale, senza analizzare nel dettaglio le specifiche critiche sollevate dagli appellanti. La Corte ha stabilito che una motivazione è apparente quando non permette di comprendere il ragionamento logico-giuridico seguito, violando il requisito minimo costituzionale. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
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Distrazione delle spese: come correggere l’omissione
La Corte di Cassazione chiarisce che l'omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese legali in favore dell'avvocato costituisce un errore materiale. Pertanto, il rimedio corretto non è l'impugnazione, ma la più rapida procedura di correzione. La Corte ha accolto l'istanza di un legale, disponendo la modifica di una precedente ordinanza per includere la distrazione delle spese a suo diretto favore, sottolineando che la richiesta è implicitamente comprensiva della dichiarazione di anticipo delle somme.
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Inquadramento autista soccorritore: la Cassazione decide
Una lavoratrice, assunta come autista ma di fatto operante come "autista soccorritore", ha richiesto le differenze retributive. La Cassazione, con Ordinanza 7759/2024, ha chiarito che l'inquadramento autista soccorritore in un'area superiore è corretto se le mansioni svolte sono integrate nel servizio sanitario, distinguendosi dal mero ruolo di autista. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia chiude il caso
Una società in procedura fallimentare, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un decreto, ha dichiarato di rinunciare all'impugnazione. La società controparte ha accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio, specificando che, data l'adesione di entrambe le parti, non vi è condanna al pagamento delle spese legali.
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Distanze tra costruzioni: accordi privati nulli
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 7744/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di edilizia: le norme sulle distanze tra costruzioni sono inderogabili e tutelano un interesse pubblico. Di conseguenza, qualsiasi accordo privato in senso contrario è nullo. Nel caso specifico, un proprietario era stato condannato ad arretrare un manufatto costruito a distanza non legale, nonostante un'autorizzazione del rappresentante del vicino e un successivo condono edilizio. La Corte ha confermato che né il consenso privato né la sanatoria amministrativa possono pregiudicare il diritto del vicino a richiedere il rispetto delle distanze legali.
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Prededucibilità crediti concordato: la Cassazione riesamina
Un ente fiscale ha impugnato la decisione di un tribunale che negava la prededucibilità ai crediti sorti dopo l'omologazione di un concordato preventivo, poi sfociato in fallimento. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di tale rilevanza da rimetterla alla pubblica udienza. L'obiettivo è riesaminare l'orientamento consolidato sulla prededucibilità crediti concordato alla luce dei più recenti principi, in particolare quelli sulla 'funzionalità' del credito rispetto alla procedura concorsuale.
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Contratti stagionali: il ruolo del CCNL
Un lavoratore ha contestato la legittimità di una serie di contratti a termine con un consorzio di bonifica. La Corte di Cassazione ha stabilito che la successione di contratti stagionali era legittima, confermando che i contratti collettivi nazionali (CCNL) hanno il potere di individuare attività stagionali anche oltre l'elenco previsto dalla legge. Di conseguenza, per tali attività non si applica il limite massimo di durata di 36 mesi.
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Contratti stagionali: CCNL può ampliare le ipotesi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7727/2024, ha stabilito la legittimità di una successione di contratti a termine oltre il limite di 36 mesi, poiché l'attività lavorativa rientrava tra i contratti stagionali definiti dal CCNL di settore. La Corte ha confermato che la contrattazione collettiva ha il potere di individuare ulteriori attività stagionali rispetto a quelle già previste dal d.P.R. 1525/1963, respingendo il ricorso del lavoratore che ne chiedeva la conversione in rapporto a tempo indeterminato.
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Interesse ad agire: clausola usuraria mai applicata
Una società ha citato in giudizio una società di leasing per una clausola di interessi moratori ritenuta usuraria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di interesse ad agire. La motivazione fondamentale risiede nel fatto che la clausola contestata non è mai stata concretamente applicata dalla società di leasing, rendendo l'azione legale priva di un effetto pratico per il ricorrente.
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Legittimazione processuale del successore: la Cassazione
Una società in liquidazione ha citato in giudizio una compagnia assicurativa e un istituto bancario, ottenendo una sentenza favorevole in primo grado. La società succeduta alla compagnia assicurativa ha proposto appello, ma questo è stato dichiarato inammissibile per mancata prova della sua qualità di successore. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo il principio della legittimazione processuale per il successore che si limita ad allegare il proprio titolo nell'atto processuale, specialmente quando la successione deriva da atti soggetti a pubblicità legale. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione nel merito.
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