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Giurisprudenza Civile

Patrocinio a spese dello Stato: fase cautelare autonoma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30481/2025, ha stabilito che nei giudizi amministrativi la liquidazione dei compensi per il patrocinio a spese dello Stato deve riconoscere un compenso autonomo per la fase cautelare. La Corte ha accolto il ricorso di un avvocato, chiarendo che tale fase non può essere assorbita in altre, come quella istruttoria, data la sua specifica previsione nelle tabelle ministeriali. È stato inoltre confermato che il Ministero dell'Economia è il soggetto passivo corretto in questi procedimenti.
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Compensazione spese legali per mancata costituzione
Un avvocato ha agito contro il Ministero della Giustizia per ottenere il pagamento dei compensi per una difesa d'ufficio. Nonostante la vittoria nel merito, il Tribunale aveva disposto la compensazione spese legali poiché il Ministero non si era costituito in giudizio. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la mancata costituzione della controparte è un comportamento processualmente neutro e non giustifica la deroga al principio per cui la parte soccombente deve rimborsare le spese legali al vincitore.
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Omessa pronuncia: Cassazione cassa con rinvio
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello per omessa pronuncia. Il giudice di secondo grado aveva omesso di esaminare uno dei tre motivi di appello proposti da una società contro un avviso di addebito dell'ente previdenziale, relativo a presunti sgravi contributivi illegittimamente fruiti. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione del motivo ignorato.
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Specificità del ricorso: Cassazione su ultrapetizione
L'ente previdenziale ricorre in Cassazione lamentando un vizio di ultrapetizione da parte della Corte d'Appello, che aveva annullato un avviso di addebito per intero, nonostante una parte della pretesa contributiva fosse passata in giudicato. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile per difetto di specificità del ricorso. L'ente non ha chiarito se le due contestazioni (distacco illecito e mancanza di certificato di agibilità) fossero autonome e a quali importi specifici si riferissero, impedendo di valutare l'effettiva sussistenza del vizio denunciato.
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Impugnazione estratto di ruolo: il giudicato vince
Un contribuente impugna un estratto di ruolo per prescrizione del debito. Nonostante una nuova norma preveda l'inammissibilità di tale azione, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso dell'ente previdenziale. La ragione risiede nel principio del 'giudicato interno': l'ente non aveva appellato la decisione di primo grado che ammetteva il ricorso, rendendo tale punto definitivo e non più contestabile, neppure alla luce della nuova legge. La decisione finale ha confermato la nullità degli avvisi di addebito per prescrizione.
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Omessa pronuncia e CCNL: il caso in Cassazione
Un'azienda ottiene in appello l'annullamento di una richiesta di contributi INPS perché basata su un CCNL errato. La Corte di Cassazione, tuttavia, cassa la sentenza per omessa pronuncia, stabilendo che il giudice d'appello avrebbe dovuto esaminare la domanda subordinata dell'ente, volta a ricalcolare i contributi sulla base del CCNL corretto. La Corte ha chiarito che il rigetto della pretesa principale non esime il giudice dal decidere su tutte le domande formulate.
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Minimale contributivo: prevale il contratto individuale
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del calcolo del minimale contributivo, la retribuzione prevista nel contratto individuale prevale se è superiore a quella del contratto collettivo. La cessazione di un accordo aziendale che prevedeva un'indennità non esonera il datore di lavoro dal versare i contributi su tale indennità, se questa è ancora prevista dai singoli contratti di lavoro. Il principio del minimale contributivo garantisce una base di calcolo inderogabile, fondata sulla retribuzione astrattamente dovuta e non solo su quella concretamente erogata.
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Ricollocazione dirigente: l’obbligo prima del concorso
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di riorganizzazione aziendale che porta alla soppressione di un incarico dirigenziale, l'azienda sanitaria ha l'obbligo di tentare la ricollocazione del dirigente prima di indire una nuova selezione pubblica per le posizioni neocostituite. La sentenza chiarisce che il semplice carattere di 'novità' delle nuove strutture non è sufficiente a giustificare l'immediato ricorso a una procedura comparativa, ignorando l'obbligo di repechage previsto dalla contrattazione collettiva. La Corte ha accolto il ricorso della dirigente, il cui incarico era cessato ante tempus, cassando la precedente decisione della Corte d'Appello.
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Ricalcolo pensione: la Cassazione sui contributi
Un professionista ha richiesto il ricalcolo della propria pensione, basandosi su una rivalutazione dei redditi più favorevole. La Cassa di Previdenza si è opposta, sollevando questioni sulla decorrenza della rivalutazione e sulla contribuzione parziale. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: il ricalcolo pensione deve basarsi esclusivamente sui redditi per i quali i contributi sono stati effettivamente versati. Se il diritto a richiedere i maggiori contributi è caduto in prescrizione, la pensione non può essere calcolata sul reddito più alto, ma su quello corrispondente alla contribuzione effettivamente pagata.
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Minimale contributivo: accordi peggiorativi illegittimi
Un consorzio logistico ha perso in Cassazione una causa contro l'Ente Previdenziale. La Corte ha stabilito che il calcolo del minimale contributivo deve basarsi sulla retribuzione prevista dal contratto collettivo nazionale (CCNL), e non su accordi aziendali che prevedono paghe inferiori per straordinari e malattia. La Corte ha confermato che tali accordi non possono ridurre l'imponibile previdenziale.
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Orario di lavoro medico: la Cassazione e il giudicato
Un medico, ex condotto, contestava la riduzione del suo orario di lavoro disposta dall'Azienda Sanitaria. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità del provvedimento e l'esistenza di un giudicato interno per le pretese antecedenti, basando la decisione sull'orario di lavoro medico fissato in base al numero di assistiti.
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Compenso medico convenzionato: la Cassazione decide
Un medico pediatra ha agito contro un'Azienda Sanitaria Provinciale per ottenere il pagamento del compenso per la compilazione periodica dei libretti sanitari. L'ASP sosteneva che il compenso fosse dovuto una sola volta, mentre il medico rivendicava il suo carattere annuale. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, favorevoli al medico, dichiarando inammissibile il ricorso dell'ASP. La Suprema Corte ha ribadito che l'interpretazione letterale del contratto, che parlava di "quota annua", era corretta e che l'ASP non poteva rideterminare unilateralmente il compenso medico convenzionato.
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Illecito permanente: chi risarcisce il nuovo vicino?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30448/2025, ha chiarito la natura di illecito permanente dell'occupazione abusiva di un fondo confinante. Il caso riguardava una sopraelevazione che invadeva la proprietà vicina per 20 cm. La Corte ha stabilito che il diritto al risarcimento del danno spetta al proprietario attuale del fondo danneggiato, anche se l'abuso è stato commesso prima del suo acquisto, poiché la lesione del diritto di proprietà perdura nel tempo. È stato respinto il ricorso che mirava a un riesame dei fatti, confermando che la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito.
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Usucapione immobile: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso degli eredi che rivendicavano la proprietà di un terreno, confermando la sentenza di merito che aveva riconosciuto l'usucapione immobile in favore di una società. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione delle prove, che dimostravano un possesso ultraventennale, pacifico e ininterrotto da parte della società e dei suoi danti causa, è di competenza esclusiva dei giudici di merito e non può essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità.
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Actio negatoria: difesa della proprietà e limiti
Una proprietaria ha citato in giudizio due sorelle per l'utilizzo illegittimo di una striscia di terreno come passaggio. Le sorelle avevano replicato chiedendo l'usucapione. I tribunali, inclusa la Corte di Cassazione, hanno dato ragione alla proprietaria, confermando il suo diritto. La decisione della Cassazione si è concentrata sulla corretta qualificazione dell'azione legale come actio negatoria, dichiarando inammissibili le nuove argomentazioni delle ricorrenti, quali l'abuso del diritto e l'abbandono della proprietà, poiché sollevate per la prima volta in sede di legittimità.
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Cessazione materia del contendere: la Cassazione decide
Una controversia su distanze tra immobili, giunta in Cassazione, si è conclusa a seguito di un accordo tra le parti. La Suprema Corte ha dichiarato la cessazione materia del contendere, annullando di fatto la sentenza d'appello impugnata e compensando le spese legali. Questa decisione chiarisce che l'accordo tra le parti durante il giudizio di legittimità estingue il processo.
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Specificità della domanda: ricorso inammissibile
Un promissario acquirente, inadempiente a un contratto preliminare, ha impugnato la condanna al risarcimento del danno per l'indisponibilità dell'immobile, sostenendo la genericità della domanda iniziale della venditrice. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di specificità, ribadendo che l'appellante ha l'onere di dimostrare, tramite la trascrizione degli atti essenziali, la novità della pretesa avversaria. La decisione sottolinea l'importanza della specificità della domanda sin dal primo grado di giudizio.
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Minimale contributivo: obbligatorio anche con assenze
Una società di autotrasporti ha contestato la richiesta di contributi INAIL calcolati sulla base del minimale salariale previsto dal contratto collettivo, sostenendo di aver correttamente pagato i contributi sulla retribuzione inferiore effettivamente corrisposta ai dipendenti a causa di assenze concordate. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il principio del minimale contributivo è inderogabile. La base di calcolo per i contributi previdenziali non può scendere al di sotto di quanto stabilito dai contratti collettivi nazionali, anche in presenza di accordi individuali per assenze non retribuite, a tutela del sistema di protezione sociale.
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Retribuzione medico ex condotto: estinzione del processo
Un medico specialista, ex condotto, aveva avviato un'azione legale contro un'azienda sanitaria per ottenere differenze retributive maturate in un lungo periodo. Dopo essere risultato soccombente in primo e secondo grado, il medico ha proposto ricorso in Cassazione. Tuttavia, nelle more del giudizio, un nuovo decreto ministeriale ha previsto un meccanismo transattivo per la liquidazione di tali crediti, a condizione della rinuncia a ogni azione legale. Il medico ha quindi rinunciato al ricorso, portando la Corte di Cassazione a dichiarare l'estinzione del processo con compensazione delle spese legali, data la natura concordata della rinuncia.
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Adempimento parziale medico: sì al compenso parziale
Un medico ha richiesto il pagamento per la compilazione di schede sanitarie, ma l'ente sanitario ha rifiutato a causa di errori in alcune di esse. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, stabilendo che in caso di adempimento parziale medico, se la prestazione è divisibile (come un compenso 'per scheda'), il professionista ha diritto a essere pagato per la parte di lavoro eseguita correttamente. Il ricorso dell'ente sanitario è stato dichiarato inammissibile.
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