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Giurisprudenza Civile

Prescrizione polizza vita: la Cassazione decide rinvio
In un caso riguardante la riscossione di una polizza vita, negata da una compagnia assicurativa per decorrenza dei termini, la Corte di Cassazione emette un'ordinanza interlocutoria. A seguito di una sopravvenuta sentenza della Corte Costituzionale (n. 32/2024) che ha dichiarato illegittima la prescrizione polizza vita biennale, ripristinando quella decennale, la Suprema Corte ha rinviato la causa a nuovo ruolo per permettere alle parti di discutere alla luce del nuovo quadro normativo, senza decidere nel merito.
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Usucapione comproprietario: quando è esclusa la prova
Una comproprietaria costruisce su un cortile comune e rivendica la proprietà esclusiva tramite usucapione del comproprietario. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, confermando l'ordine di demolizione. La Corte chiarisce che, affinché l'usucapione tra comproprietari sia valida, il possesso deve essere esclusivo e palesemente incompatibile con i diritti degli altri, impedendo loro l'uso del bene. La semplice costruzione su una porzione di cortile, lasciando accessibile il resto, non soddisfa questo requisito.
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Competenza tabellare: rinvio tra sezioni in Cassazione
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha affrontato una questione di competenza tabellare. La Terza Sezione Civile, investita di un ricorso, ha rilevato che le tematiche sollevate appartenevano alla competenza della Prima Sezione Civile. Di conseguenza, ha disposto il rinvio del caso a nuovo ruolo e la sua trasmissione alla sezione specializzata per la trattazione, senza entrare nel merito della controversia.
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Azione revocatoria: onere della prova sul debitore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 7121/2024, ha affrontato un caso di azione revocatoria su una compravendita immobiliare tra coniugi. I creditori avevano impugnato l'atto, ritenendolo lesivo delle loro ragioni. La Corte ha stabilito che, in un'azione revocatoria, l'onere di provare che la vendita era l'unico mezzo per estinguere debiti scaduti grava sul debitore. Non avendo fornito prove sufficienti, il ricorso del debitore è stato respinto e la vendita è stata dichiarata inefficace nei confronti dei creditori.
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Giudicato amministrativo sfavorevole: no risarcimento
Una dirigente pubblica, dopo aver ottenuto sentenze favorevoli dal TAR per un incarico, non eseguite dall'Amministrazione, aveva avviato una causa per risarcimento danni. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha successivamente annullato tali sentenze. La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, stabilisce che il giudicato amministrativo sfavorevole finale elimina la base della pretesa risarcitoria, poiché fa venire meno l'elemento del 'danno ingiusto'. Di conseguenza, la domanda di risarcimento è stata respinta.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una società di servizi idrici, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, vi rinuncia. La Suprema Corte dichiara estinto il giudizio e chiarisce un importante principio: in caso di rinuncia al ricorso, la parte ricorrente deve rimborsare le spese legali alla controparte costituitasi, ma non è tenuta al versamento del raddoppio del contributo unificato, in quanto tale misura sanzionatoria non si applica a questa fattispecie.
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Ritardo cancellazione ipoteca: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7118/2024, ha stabilito che in caso di richiesta di risarcimento danni per ritardo cancellazione ipoteca, spetta al debitore dimostrare il momento esatto in cui ha richiesto il consenso alla banca. In assenza di tale prova, non è possibile addebitare alla banca un ritardo colpevole. La vicenda riguarda dei garanti ipotecari che, dopo aver estinto un debito, non sono riusciti a vendere l'immobile a causa del presunto ritardo della banca nel fornire il consenso alla cancellazione, perdendo così la caparra e subendo un danno. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la decisione d'appello che negava il risarcimento per difetto di prova.
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Onere della prova in appello: chi produce i documenti?
Una società ottiene un'ingiunzione di pagamento per un abbonamento non pagato. Il cliente si oppone e, in appello, il Tribunale gli dà ragione perché la società non ha ri-depositato il contratto. La Cassazione ribalta la decisione, chiarendo che l'onere della prova in appello grava sull'appellante, che deve fornire tutti gli elementi a sostegno della sua impugnazione, inclusi i documenti già prodotti in primo grado dalla controparte.
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Risarcimento danni linea telefonica: la prova è a carico del danneggiato
Uno studio legale ha citato in giudizio una compagnia di telecomunicazioni per i danni derivanti da una prolungata interruzione della linea telefonica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso finale, stabilendo che per ottenere un risarcimento danni linea telefonica è necessaria una prova rigorosa del nesso di causalità tra il disservizio e le perdite economiche lamentate. La semplice affermazione di un calo di reddito non è sufficiente senza prove concrete che colleghino i due eventi.
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Aiuti di Stato: la competenza della Sezione Prima
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha affrontato una complessa vicenda legale sugli aiuti di Stato. Invece di decidere nel merito, la Terza Sezione Civile ha rimesso gli atti al Primo Presidente, evidenziando che la materia degli aiuti di Stato è di competenza tabellare della Prima Sezione Civile, già pronunciatasi in passato sullo stesso caso. La decisione sottolinea l'importanza della specializzazione delle sezioni giudiziarie per garantire coerenza e competenza.
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Abilitazione insegnamento: 24 CFU non bastano (Cass.)
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7084/2024, ha stabilito che il possesso di una laurea e di 24 crediti formativi universitari (CFU) non è sufficiente per essere considerati titolari di abilitazione all'insegnamento. Di conseguenza, un aspirante docente con tali titoli non ha diritto all'inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto, riservata ai soli docenti abilitati, ma deve essere collocato in III fascia. La Corte ha chiarito che i 24 CFU sono un requisito di accesso al concorso pubblico, non un titolo equipollente all'abilitazione.
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Mancata riconferma direttore sanitario e spoils system
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex Direttore Sanitario che contestava la sua mancata riconferma a seguito del cambio del vertice aziendale. La Corte ha stabilito che la decisione non configurava un'ipotesi di decadenza automatica (c.d. spoils system), in quanto l'ente aveva fornito una specifica motivazione basata sulla rottura del rapporto fiduciario e sulla mancanza di una collaborazione costruttiva. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché non affrontava il nucleo centrale della decisione impugnata, ovvero la presenza di una giustificazione puntuale per la non prosecuzione del rapporto.
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Rinuncia al ricorso: niente doppia tassa per chi cede
La Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia al ricorso. Con l'ordinanza n. 7105/2024, ha stabilito che la parte rinunciante non è tenuta al versamento del doppio del contributo unificato, a differenza di chi prosegue con un ricorso incidentale infondato, che viene invece condannato al pagamento. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio principale e rigettato quello incidentale, condannando entrambi i ricorrenti in solido al pagamento delle spese legali della controparte.
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Usucapione P.A.: sì all’acquisto senza esproprio
Un comune ha occupato un terreno privato negli anni '60 a seguito di una trattativa privata, realizzando un'opera pubblica senza un formale esproprio. La Corte di Cassazione ha confermato l'acquisto della proprietà da parte dell'ente per usucapione. La Corte ha specificato che quando la Pubblica Amministrazione agisce come un soggetto privato (iure privatorum) e non esercitando poteri autoritativi, si applicano le normali regole sull'usucapione P.A., con il termine che decorre dall'inizio del possesso e non da successive leggi in materia di espropriazione.
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Rinuncia al ricorso: costi e contributo unificato
Una società di servizi pubblici ha rinunciato al proprio ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato estinto il giudizio, condannando la società rinunciante a pagare le spese legali al controricorrente. L'ordinanza chiarisce un punto fondamentale: in caso di rinuncia al ricorso, non è dovuto il versamento dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato, poiché tale misura si applica solo in casi tassativi come rigetto o inammissibilità dell'impugnazione.
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Detenzione e possesso: la Cassazione chiarisce
Un soggetto occupava un immobile da decenni, usandolo come laboratorio, e sosteneva di averlo usucapito. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, chiarendo la differenza tra detenzione e possesso. Poiché l'occupante aveva ottenuto l'immobile con il consenso dei proprietari (suoi parenti), la sua era una mera detenzione e non un possesso utile all'usucapione. In assenza di un atto di "interversione", cioè di una chiara opposizione al diritto dei proprietari, la domanda di usucapione è stata respinta.
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Demansionamento pubblico impiego: Cassazione chiarisce
Un dirigente della Polizia Municipale, rimosso dal suo incarico, ha citato in giudizio il Comune per demansionamento. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 7103/2024, ha respinto il ricorso, chiarendo i criteri per valutare il demansionamento pubblico impiego. La Corte ha stabilito che l'equivalenza delle mansioni va valutata secondo un criterio 'formale', basato sulla categoria contrattuale, e non sulla professionalità acquisita. Inoltre, la revoca di un incarico dirigenziale a termine non costituisce automaticamente demansionamento, ma rientra nel principio di turnazione degli incarichi.
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Onere della prova lavoro agricolo: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7079/2024, ha stabilito che in caso di disconoscimento del rapporto di lavoro agricolo da parte dell'INPS, l'onere della prova sull'effettiva esistenza e durata del rapporto grava interamente sul lavoratore. L'iscrizione negli elenchi previdenziali perde la sua efficacia probatoria una volta contestata dall'ente. La Corte ha inoltre chiarito che il provvedimento di cancellazione non è un atto amministrativo discrezionale e, pertanto, non è soggetto all'obbligo di motivazione previsto dalla Legge 241/1990.
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Scorrimento graduatoria: quando sorge il diritto?
Un candidato idoneo in un concorso pubblico, classificatosi oltre il numero dei posti disponibili, ha intrapreso un lungo percorso legale per ottenere l'assunzione a seguito di rinunce da parte dei vincitori. La Corte di Cassazione ha esaminato il caso, incentrato sulla determinazione della corretta data di decorrenza giuridica del rapporto di lavoro e sul risarcimento del danno. La decisione finale ha dichiarato inammissibile il ricorso del candidato per motivi procedurali, in particolare per la violazione del principio di autosufficienza. La Suprema Corte ha confermato la decisione di merito che aveva limitato le pretese del lavoratore sulla base di un precedente giudicato amministrativo, evidenziando come lo scorrimento graduatoria non determini un diritto automatico e immediato all'assunzione dalla data della rinuncia dei vincitori.
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Servitù di veduta: Cassazione su usucapione e prove
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7055/2024, ha rigettato il ricorso di una proprietaria condannata a demolire parzialmente una sopraelevazione per violazione di una servitù di veduta. La Corte ha stabilito che la valutazione delle prove testimoniali, che avevano dimostrato l'acquisto del diritto per usucapione da parte del vicino, spetta ai giudici di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, anche se in apparente contrasto con atti pubblici.
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