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Giurisprudenza Civile

Onere della prova: chi paga il lavoro supplementare?
La Corte di Cassazione, con la sentenza 6894/2024, ha chiarito la ripartizione dell'onere della prova nelle cause per lavoro supplementare. Una lavoratrice part-time ha dimostrato di aver svolto ore aggiuntive; la Corte ha stabilito che, una volta provata la prestazione, spetta al datore di lavoro dimostrare di averla retribuita. Non riuscendo a fornire tale prova, l'azienda è stata condannata al pagamento delle differenze retributive. Il ricorso del datore di lavoro è stato rigettato, consolidando il principio che l'onere della prova del pagamento incombe su di esso.
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Assegno ad personam: cosa include dopo un passaggio?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di passaggio di personale da un ente soppresso a un Ministero, l'assegno ad personam garantisce solo le componenti retributive fisse e continuative. L'anzianità di servizio pregressa non è un diritto assoluto per la progressione di carriera nel nuovo ente. Sono state respinte le richieste dei lavoratori di includere nell'assegno premi di produttività, versamenti a fondi pensione e assicurazioni, in quanto non aventi carattere di fissità e continuità.
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Credito da lavoro: inammissibile il ricorso del MISE
Un Ministero ha presentato ricorso in Cassazione contro la condanna al pagamento di un credito da lavoro (premio di produzione) a favore di una ex dipendente di un ente soppresso. Il Ministero ha basato il suo ricorso su norme relative al trattamento economico dei dipendenti trasferiti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le argomentazioni erano totalmente irrilevanti rispetto alla questione decisa: il debito era maturato prima di un eventuale trasferimento e il Ministero era tenuto a pagarlo in qualità di successore legale dell'ente soppresso.
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TFR operai agricoli: accesso al Fondo di Garanzia
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una lavoratrice agricola a tempo determinato che chiedeva il pagamento del TFR al Fondo di Garanzia dell'INPS. La decisione si fonda su un vizio procedurale: la ricorrente non aveva adeguatamente provato di aver tentato tutte le vie esecutive per recuperare il credito dal datore di lavoro. Questo aspetto, una delle due 'rationes decidendi' della sentenza d'appello, non è stato specificamente contestato nel ricorso, rendendolo così inammissibile a prescindere dalla questione sull'applicabilità del Fondo di Garanzia a questa categoria di lavoratori.
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Assegno ad personam: bonus e anzianità nel pubblico
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6915/2024, ha stabilito i criteri per il calcolo dell'assegno ad personam per i dipendenti pubblici trasferiti a seguito della soppressione del loro ente. La Corte ha chiarito che l'anzianità di servizio pregressa non è un diritto assoluto e non può essere utilizzata per rivendicare progressioni di carriera nel nuovo ente. Inoltre, ha escluso dall'assegno ad personam le componenti retributive variabili, come il premio di produttività, in quanto non dotate dei requisiti di fissità e continuità richiesti dalla normativa speciale che disciplina tali passaggi.
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Spese generali avvocato: sempre dovute anche senza menzione
Un avvocato agisce per il recupero dei suoi onorari, inclusi accessori come le spese generali. La cliente si oppone contestando proprio le spese generali. La Cassazione, pur dichiarando cessata la materia del contendere per la caducazione del titolo esecutivo, stabilisce, in base alla soccombenza virtuale, che le spese generali dell'avvocato sono sempre dovute in via automatica, anche se non menzionate esplicitamente nel provvedimento, condannando la cliente al pagamento delle spese legali.
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Remunerazione medici specializzandi: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 6886/2024, ha stabilito il diritto alla remunerazione per i medici specializzandi iscritti prima del 1982, ma ancora in corso di formazione dopo il 1° gennaio 1983. L'ordinanza accoglie il ricorso di due medici, cassando la sentenza d'appello e affermando che il compenso è dovuto per il periodo successivo alla scadenza del termine di recepimento della direttiva UE, in linea con la più recente giurisprudenza europea e nazionale.
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Bacheche sindacali: spazi differenziati per sindacato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6909/2024, ha stabilito che un datore di lavoro, in presenza di spazi limitati, può legittimamente assegnare bacheche sindacali di dimensioni diverse alle organizzazioni sindacali, basandosi su criteri di proporzionalità legati alla loro rappresentatività. La Corte ha sottolineato che l'obbligo di fornire uno spazio per le affissioni deve essere adempiuto secondo i principi di correttezza e buona fede, consentendo una differenziazione ragionevole che tenga conto delle diverse esigenze comunicative dei sindacati.
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Prescrizione Medici Specializzandi: Cassazione conferma
Un gruppo di medici specializzandi ha richiesto un risarcimento per la mancata remunerazione durante la specializzazione tra il 1984 e il 1993. La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, dichiarando la prescrizione del diritto. Il termine decennale per l'azione di risarcimento è stato fissato al 27 ottobre 1999. La domanda, presentata nel 2015, è stata ritenuta tardiva, consolidando un orientamento giurisprudenziale sulla prescrizione per i medici specializzandi.
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Prescrizione crediti di lavoro: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6880/2024, ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando un principio consolidato in materia di prescrizione crediti di lavoro. La Corte ha stabilito che, a seguito delle riforme del mercato del lavoro (come la Legge n. 92/2012), il rapporto di lavoro a tempo indeterminato non gode più di un regime di stabilità reale. Di conseguenza, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi del lavoratore non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione, per via del timore di ritorsioni da parte del datore di lavoro. La società ricorrente è stata anche condannata per abuso del processo.
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Estinzione del giudizio: no al raddoppio contributo
Una società di servizi ambientali ha rinunciato al proprio ricorso in Cassazione contro un contribuente in una causa per il rimborso dell'IVA. La Corte Suprema ha dichiarato l'estinzione del giudizio, stabilendo un principio importante: il raddoppio del contributo unificato non si applica in caso di rinuncia, poiché è una misura sanzionatoria prevista solo per i ricorsi respinti, inammissibili o improcedibili.
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Inefficacia pignoramento: il rimedio corretto
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6873/2024, chiarisce un punto cruciale in materia di espropriazione immobiliare. Se il giudice dell'esecuzione rigetta l'istanza di un debitore volta a far dichiarare l'inefficacia pignoramento per vizi formali (come la tardiva trascrizione), l'unico rimedio esperibile non è il reclamo, ma l'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c. La Corte ha cassato senza rinvio la sentenza di merito, sottolineando come l'utilizzo di un mezzo di impugnazione errato precluda l'esame della questione, rendendo la decisione definitiva.
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Perdite consorzio: no divieto di ripianamento
La Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto per gli enti pubblici di coprire le perdite delle società partecipate non si applica ai consorzi tra enti locali. Di conseguenza, una clausola statutaria che impone ai comuni membri di ripianare le perdite consorzio è pienamente valida. La Corte ha cassato la sentenza di merito che, tramite un'errata applicazione analogica della legge, aveva dichiarato nullo un lodo arbitrale favorevole al consorzio, rinviando il caso alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
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Causa Petendi: quando una precisazione è ammissibile
Una società aveva chiesto di essere dichiarata proprietaria di un terreno per usucapione. In corso di causa, ha precisato che il suo possesso si sommava a quello di una società che aveva precedentemente incorporato. La Corte d'Appello ha ritenuto tale precisazione una modifica tardiva e inammissibile della domanda. La Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che non si trattava di una modifica della causa petendi. Poiché l'atto di incorporazione era stato menzionato fin dall'inizio, specificare la conseguente e automatica continuazione del possesso è una legittima puntualizzazione dei fatti e non un'alterazione della domanda originaria.
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Notifica ricorso cassazione tardiva: le conseguenze
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso dell'Agenzia delle Entrate a causa di una notifica tardiva. L'Amministrazione finanziaria aveva rinnovato la notifica del ricorso per cassazione al curatore fallimentare di una società oltre il termine perentorio previsto dalla legge. Di conseguenza, la Corte non ha potuto esaminare nel merito la questione tributaria, sottolineando come un vizio procedurale possa essere fatale per l'esito del giudizio.
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Opposizione successiva: la guida della Cassazione
Una società proponeva opposizione a un'esecuzione per rilascio di un immobile con atto di citazione anziché con ricorso. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6892/2024, ha dichiarato l'opposizione improponibile, chiarendo che l'opposizione successiva all'esecuzione deve sempre essere introdotta con ricorso al giudice dell'esecuzione. Questo principio si applica anche quando non è stato ancora formalmente creato un fascicolo dell'esecuzione, come nel caso delle esecuzioni per rilascio, e impone una necessaria struttura bifasica del procedimento.
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Servitù di passaggio: quando un ostacolo è illegittimo
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di servitù di passaggio, originato dal posizionamento di un paletto su un viale. I proprietari del fondo servente lamentavano una limitazione del loro diritto. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, la questione è giunta in Cassazione. La Corte, tuttavia, ha emesso un'ordinanza interlocutoria, decidendo di unire questo ricorso a un altro pendente tra le stesse parti e relativo alla medesima servitù, al fine di garantire una decisione coerente e unitaria.
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Frode alla legge somministrazione: tutela oltre la decadenza
Un lavoratore ha contestato centinaia di contratti di somministrazione a termine, sostenendo fossero un meccanismo per mascherare un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. I tribunali di merito avevano respinto la domanda per la scadenza dei termini di impugnazione (decadenza). La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che, nonostante la decadenza per i singoli contratti, il giudice deve comunque valutare se la reiterazione sistematica costituisca una "frode alla legge", finalizzata a eludere le norme a tutela del lavoratore.
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Riduzione fondi contrattuali: la Cassazione decide
Una dirigente medica ha contestato la riduzione forfettaria del 30% del suo stipendio accessorio da parte di un'Azienda Sanitaria Locale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6872/2024, ha dichiarato illegittima tale modalità di taglio. Sebbene la riduzione fondi contrattuali sia prevista dalla legge per il contenimento della spesa pubblica, non può essere applicata con un taglio percentuale arbitrario e uguale per tutti. La Corte ha annullato la decisione d'appello e ha rinviato la causa, stabilendo che il calcolo corretto deve basarsi sulla cristallizzazione dei fondi al 2010 e sulla loro riduzione proporzionale in base alle cessazioni del personale, al fine di determinare l'esatta somma da restituire.
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Riduzione fondi contrattuali: la Cassazione decide
Un dirigente medico ha contestato la decurtazione del 30% della sua retribuzione accessoria da parte di un'azienda sanitaria locale. La Corte di Cassazione ha stabilito l'illegittimità di un taglio forfettario, precisando che la riduzione fondi contrattuali deve seguire un calcolo specifico: cristallizzazione del fondo al valore del 2010, riduzione proporzionale in base alle cessazioni di personale e successiva ripartizione. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per effettuare il corretto calcolo del dare-avere tra le parti.
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