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Giurisprudenza Civile

Indennità di mensa TFR: la Cassazione chiarisce
Un ospedale ha contestato una sentenza che includeva l'indennità di mensa nel calcolo del TFR di una ex dipendente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'ospedale, stabilendo che l'indennità di mensa TFR è un binomio generalmente non valido. Secondo la Corte, questa indennità è per legge esclusa dalla base di calcolo del trattamento di fine rapporto, a meno che un contratto collettivo non preveda esplicitamente il contrario. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Giudicato esterno: limiti a nuove azioni legali
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8080/2024, ha riaffermato la forza del giudicato esterno. Nel caso esaminato, dei privati, dopo una sentenza definitiva sull'indennità di esproprio, avevano iniziato una nuova causa per ottenere un risarcimento maggiore, tentando di riqualificare l'atto ablativo come "acquisizione sanante". La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che il giudicato formatosi sulla legittimità dell'esproprio impedisce di rimettere in discussione la stessa vicenda, anche se presentata sotto una diversa veste giuridica, in virtù del principio del "ne bis in idem".
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Manleva assicurativa: prova dell’attivazione polizza
La Corte d'Appello ha riformato una sentenza di primo grado, stabilendo che la prova dell'attivazione di una polizza assicurativa per la perdita del lavoro può essere fornita anche tramite presunzioni e prove circostanziali. Nel caso specifico, la stretta sequenza temporale tra il licenziamento, la richiesta di moduli all'assicurazione e l'invio di una lettera raccomandata è stata ritenuta sufficiente per provare la denuncia del sinistro, ordinando la manleva assicurativa a favore dei mutuatari e invertendo l'onere della prova a carico della compagnia.
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Ricognizione di debito: la fotocopia è prova valida
Un debitore si oppone a un decreto ingiuntivo basato sulla fotocopia di una scrittura di ricognizione di debito. La Corte di Appello di Ancona conferma la decisione di primo grado, stabilendo che la copia fotostatica costituisce piena prova se la sua conformità all'originale non viene contestata in modo specifico e circostanziato, come previsto dal Codice Civile. La Corte chiarisce che un'eccezione generica è inefficace, confermando l'obbligo di pagamento del debitore.
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Risarcimento danno Poste: la Cassazione cambia le regole
Una società ha perso un'importante gara d'appalto a causa di un ritardo nella consegna della sua offerta da parte del servizio postale nazionale. I tribunali di merito avevano limitato il risarcimento al solo costo della spedizione. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, stabilendo che il servizio postale è soggetto alle normali regole sulla responsabilità contrattuale. Pertanto, deve fornire un pieno risarcimento danno Poste per le perdite prevedibili, dichiarando nulle le clausole che limitano tale responsabilità.
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Responsabilità amministratori srl: la guida completa
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per 'responsabilità amministratori srl' nei confronti di un intero consiglio di amministrazione per 'mala gestio'. La sentenza chiarisce che, in caso di contabilità inaffidabile, il danno può essere liquidato con il criterio della differenza dei netti patrimoniali. Viene inoltre ribadita la responsabilità anche degli amministratori non esecutivi per omessa vigilanza e l'inapplicabilità della 'business judgment rule' a condotte illecite come l'omesso versamento di imposte.
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Restituzione immobile locato: cosa prevale?
Una locatrice contesta la dimensione di un immobile commerciale restituito dal conduttore, sostenendo che dovesse corrispondere agli originali 8 mq di un vecchio accordo. I giudici hanno dato ragione al conduttore, stabilendo che la corretta dimensione per la restituzione immobile locato era di 5,48 mq, come definito nel contratto più recente. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della locatrice per non aver contestato correttamente l'accertamento dei fatti operato dalla Corte d'Appello riguardo l'oggetto del contratto.
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Azione revocatoria: vendita tra padre e figlia provata
La Corte di Cassazione ha confermato l'inefficacia di una vendita immobiliare tra un padre e sua figlia, oggetto di un'azione revocatoria da parte di una società creditrice. La Suprema Corte ha stabilito che il rapporto di parentela stretto, unito al fatto che l'immobile venduto era l'unico bene del debitore, costituisce una presunzione sufficiente a dimostrare la consapevolezza della figlia del pregiudizio arrecato ai creditori, rendendo l'atto inefficace nei loro confronti.
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Dichiarazione del terzo: opposizione senza rettifica
La Corte di Cassazione ha chiarito che se la dichiarazione del terzo in un pignoramento è chiara e negativa, ma viene erroneamente interpretata dal giudice, il terzo può proporre opposizione agli atti esecutivi senza dover prima rettificare la dichiarazione. Il caso riguardava una società di gestione del risparmio che aveva specificato che dei fondi appartenevano a un soggetto diverso dal debitore. Il giudice aveva comunque ordinato la vendita, ma la sua ordinanza è stata legittimamente revocata in seguito all'opposizione.
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Azione revocatoria: la prova della consapevolezza
Un creditore avvia un'azione revocatoria per annullare la vendita di un immobile, ritenendo che l'acquirente fosse consapevole del pregiudizio arrecato. La Corte d'Appello accoglie la domanda basandosi su prove indiziarie come il prezzo basso e le modalità di pagamento anomale. Il caso giunge in Cassazione, ma il giudizio si estingue per rinuncia delle parti prima di una decisione nel merito.
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Canone depurazione: non è dovuto se il servizio manca
Un consumatore ha citato in giudizio una società di servizi idrici per ottenere il rimborso del canone di depurazione pagato per dieci anni, sostenendo che il servizio non era stato effettivamente fornito. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'azienda, ribadendo che il canone depurazione costituisce il corrispettivo per una prestazione specifica. Di conseguenza, se il servizio di depurazione è assente o inadeguato, il canone non è dovuto e l'utente ha diritto al rimborso. La Corte ha inoltre stabilito che il termine di prescrizione per tale richiesta è di dieci anni, non cinque.
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Abuso di dipendenza economica e competenza
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha stabilito che la competenza a decidere su un caso di presunto abuso di dipendenza economica spetta alla Prima Sezione Civile. La controversia nasceva da un contratto di fornitura in cui un'azienda fornitrice aveva imposto un aumento di prezzo dell'80%. Sebbene il Tribunale avesse inizialmente dato ragione alle aziende clienti, la Corte d'Appello aveva riformato la decisione. La Cassazione non ha deciso nel merito, ma ha rinviato il caso alla sezione specializzata in materia, sottolineando che il nucleo della questione è l'abuso di posizione dominante, a prescindere dal tipo di contratto.
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Clausola penale determinabile: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola penale non è nulla per indeterminatezza se, pur non indicando un importo fisso, fornisce i criteri per calcolarlo in un secondo momento. Il caso riguardava un contratto di somministrazione interrotto anticipatamente. La Corte d'Appello aveva ritenuto nulla la clausola che prevedeva il rimborso dei 'mancati guadagni', considerandola una clausola penale determinabile in modo incerto. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il riferimento ai guadagni passati per calcolare il danno futuro costituisce un criterio sufficientemente determinato, anche se richiede un'istruttoria per la quantificazione esatta. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Responsabilità notaio: il dovere di informazione
Una coppia acquista un immobile ma subisce l'evizione a causa di una precedente domanda giudiziale. La causa della perdita è la successiva dichiarazione di simulazione del contratto preliminare che avrebbe dovuto proteggerli. La Cassazione esclude la responsabilità del notaio, stabilendo che il professionista non poteva prevedere la natura fittizia dell'accordo. L'ordinanza chiarisce i limiti del dovere di informazione del notaio, legandolo ai rischi concretamente prevedibili al momento del rogito.
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Clausola risolutiva espressa: guida e analisi
Una società di ristorazione, conduttrice di un immobile, ometteva di pagare il primo canone di locazione. Sostenendo che il contratto si fosse risolto automaticamente per la presenza di un termine essenziale, si opponeva al decreto ingiuntivo per i canoni successivi. La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 8038/2024, ha chiarito che la clausola che prevede la risoluzione immediata in caso di mancato pagamento va interpretata come una clausola risolutiva espressa (art. 1456 c.c.) e non come un termine essenziale (art. 1457 c.c.). Di conseguenza, la risoluzione non è automatica ma richiede una dichiarazione della parte adempiente, che in questo caso non era avvenuta. La Corte ha quindi rigettato le pretese della società conduttrice, confermando il suo obbligo di pagamento.
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Canone depurazione acque non dovuto: la Cassazione
Una società di gestione idrica ha impugnato in Cassazione la condanna alla restituzione del canone depurazione acque a due utenti, i quali lamentavano la mancata erogazione del servizio. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il canone non è dovuto in assenza della controprestazione. La Corte ha ribadito che il diritto alla restituzione delle somme pagate indebitamente si prescrive in dieci anni e che spetta al gestore provare il corretto funzionamento degli impianti.
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Responsabilità del costruttore: l’obbligo di diligenza
Un'azienda costruttrice di componenti per velivoli ultraleggeri è stata ritenuta corresponsabile per un incidente mortale, nonostante avesse agito su progetto altrui. La Cassazione ha confermato la condanna, basando la responsabilità del costruttore sul principio del dovere generale di diligenza (art. 2043 c.c.) e non sulle norme contrattuali dell'appalto. Secondo la Corte, il produttore professionale ha l'obbligo di rilevare e segnalare palesi difetti di progettazione o dei materiali forniti dal committente.
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Forma scritta contratto: non serve per società in-house
Un condominio contestava la validità di un contratto di fornitura idrica, sostenendo che, essendo la controparte una società in-house di un ente pubblico, fosse necessaria la forma scritta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il requisito della forma scritta del contratto non si applica alle società in-house. Tali società, pur essendo interamente controllate da un ente pubblico, sono soggetti giuridici distinti e autonomi, per cui vige il principio della libertà delle forme contrattuali.
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Improcedibilità ricorso: il mancato deposito sentenza
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso presentato da un'impresa individuale contro una grande società energetica. La decisione si fonda su un vizio procedurale decisivo: il mancato deposito della copia autentica della sentenza impugnata entro i termini di legge. L'ordinanza sottolinea il rigore formale richiesto nei giudizi di legittimità e chiarisce che tale omissione preclude alla Corte l'esame del merito della controversia, rendendo l'impugnazione inefficace.
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Rinvio a nuovo ruolo: la decisione della Cassazione
In una complessa controversia sulla liquidazione di una società di fatto, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. La Corte ha disposto il rinvio a nuovo ruolo della causa per garantire una trattazione congiunta con un ricorso per revocazione pendente tra le stesse parti, relativo a una precedente sentenza. Questa decisione mira a garantire coerenza e a prevenire giudicati contrastanti in una vicenda giudiziaria che dura da decenni.
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